Skip to main content
Racconti di Dominazione

Max il ginecologo

By 9 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Un’altra strana esperienza mi capitò quando padrona Rita mi chiese di andare dal Dottor Max, il ginecologo, per un pomeriggio: al dottore era arrivata all’orecchio la mia strabiliante performance che avevo interpretato dal conte; in realtà, il dottor Max non era un medico e tanto meno ginecologo, ma era così chiamato perché, grazie ai soldi ereditati, poteva permettersi di non lavorare e di sfogare le sue fantasie in uno studio attrezzato da ginecologo con tanto di infermiera alquanto porcona.

Quel pomeriggio mi recai al suo ‘studio’ situato in una villetta in fondo ad un viale cieco circondata da un bosco abbastanza folto; padrona Rita mi aveva messo un body blu con la solita listella tra le chiappette, la gabbietta e sopra un abitino azzurro abbastanza corto; suonai e mi aprì la famosa infermiera con tanto di uniforme regolamentare da paramedica e mi fece accomodare nello studio ginecologico.

Appena seduta, arrivò il dottor Max, una classica faccia da maialone sulla cinquantina ma con un fisico asciutto.

Mi trattò subito come una verginella alla prima visita, prese un questionario e iniziò a farmi domande sulla mia sessualità: si stava comportando molto professionalmente e insisteva a farmi domande strettamente legate alla sessualità femminile. Finito il questionario, chiamò Anita, l’infermiera, e la pregò di prepararmi per la visita; questa mi portò dietro un paravento e senza fiatare mi spogliò lasciandomi nuda con la gabbietta penzolante tra le cosce; mi prese per mano e mi aiutò ad accomodarmi sul lettino allargandomi le gambe per la visita. Il dottor Max, infilato un paio di guanti, iniziò la visita: per prima cosa diede una accurata e insistente palpeggiata alle mie tettine indugiando poi sui capezzoli sino a farmeli diventare alti due centimetri; scese poi sulla mia pancia, dove mi massaggiò in lungo ed in largo sino a compiere ristretti cerchi sul pube ed in particolare sul mio pisellino.

Ed arrivò finalmente l’ispezione interna; siccome purtroppo ero sprovvista di vagina biologica, iniziò con l’infilarmi il dito medio nel buchetto; professionalmente mi chiese se non ero vergine e ricevuto un si rassicurante, iniziò a spingere sempre più a fondo il dito. Chiese alla fida Anita uno speculum medio, perch&egrave disse che la signorina era ben larga; Anita prese un gelido e grosso aggeggio, lo lubrificò leccandolo sensualmente e lo porse al dottor Max che a sua volta introdusse nel mio buchetto; che sensazione strepitosa, era una dilatazione che poche volte avevo provato e il dottore, vedendo la mia goduria, la favoriva andando avanti e indietro con lo strumento. Col buchetto ben aperto di circa 5-6 centimetri, il dottore iniziò l’esplorazione: sentivo le sue dita perlustrare la mia intimità e nello stesso tempo sentii un irrefrenabile calore su tutto il corpo. Iniziai ad agitarmi sul lettino, sembravo una gattina in calore e il dottore, cogliendo l’occasione al balzo, pensò bene di massaggiarmi le tettine strappandomi dei mugolii di piacere.

‘Bene Anita, la paziente &egrave pronta per il consulto, chiami il professor Graziosi!’ disse rallentando il ritmo delle mani.

Anita tornò introducendo il professore, un brizzolato sulla sessantina, che vedendomi sul lettino con gambe e buchetto ben allargati sentenziò: ‘Ma che bella ragazza da studiare!’ e così dicendo si piazzò davanti a me.

‘Innanzitutto, cambiamo speculum, mi passi quello large e poi Anita le massaggi bene quelle tettine, le voglio belle alzate che poi le attacchiamo i tiralatte’.

Detto fatto, mi estrasse lo speculum e mi piazzò dentro quello più grosso che mi dilatava sempre più oscenamente mentre Anita, con le sue mani mi massaggiava all’insù le tettine e con pollici e indici mi stava tirando i capezzoli come due chiodoni.

‘Bene, ora procediamo con la seconda fase’ disse il professore.

Anita mi fece scendere dal lettino, con il grosso speculum piantato nel culetto sembravo una paperotta; il dottor Max si spogliò e sedette a cavalcioni sul lettino appoggiandosi alla testata mentre Anita mi fece risalire a quattro zampe sul lettino.

‘Da brava, ora prendi in bocca il mio uccello e succhia come sai fare’ disse il dottor Max; dal canto suo, il professore salì su un gradino di legno e, infilando il suo pene nello speculum, entrò nel mio culetto. Constatata la dilatazione del mio buchetto, il professore smise di stantuffarmi nello speculum, lo tolse ed entrò direttamente in me aumentando i colpi in modo da schiacciare la mia gola contro la punta del dottor Max. Il dolore era tanto, dietro mi sentivo un grande uccellone che strisciava avanti e indietro mentre in bocca un altrettanto siluro mi sbatteva contro l’ugola; ma non era finito, ad un cenno del professore, Anita mi attaccò delle coppe alle tette e accese una strana macchinetta che aspirando e scaricando l’aria, me le tirava a dismisura.

Ero proprio una vacca, anzi peggio perché non solo il toro mi montava e la mandriana mi mungeva, il mandriano mi stava scopando in bocca!

Ciò non fece altro che accrescere la mia goduria ma purtroppo i due vennero scaricandomi fiotti si sperma nel culo e nella bocca con conseguenti rigoli da entrambi le parti; si staccarono da me e per non terminare lo spettacolo, autorizzarono Anita a penetrarmi con un bel dildo a palline e non staccarono la ‘mungitrice’.

Anita sapeva come far soffrire e godere una persona con un dildo, in breve mi ritrovai a gemere come forse non mi era mai successo e, contenti e appagati, i due dottori se ne andarono non prima di aver ricordato all’assistente di prepararmi per le signore.

Anita smise poco dopo l’uscita dei due e, come da ordini ricevuti, sostituì al dildo la cannuccia di un clistere da due litri; mentre il liquido biancastro defluiva nelle mie viscere, pensò bene di farsi leccare la passera da me e quindi mi trovai ‘irrigato’ nel didietro, con la lingua schiacciata nella calda fessura della donna e la ‘mungitrice’ che mi stava tirando due belle poppe alte, sode e appuntite. Alla fine dei due litri, non riuscivo più a contenere il liquido che ormai stava pian piano defluendo dal culetto, Anita, presa a compassione e visibilmente soddisfatta dalla leccata e dallo spettacolo, mi staccò da tutto e mi trascinò nel bagno dello studio dove dovetti scaricarmi imbarazzatissima davanti a lei. Finito lo spiacevole spettacolo, mi liberò dalla gabbietta con la chiave che aveva trovato nel mio portafoglio e mi ordinò di lavarmi per bene, perché avrebbe guardato e controllato mentre lo facevo.

E così fu: mentre mi lavavo sotto la doccia, non smetteva un attimo di guardarmi e a volte passava le sue dita sul mio corpo per controllare lo stato della pulizia. Appena asciugata, mi prese per il pisello e mi portò in un’altra stanzetta, dove prese un gabbietta rosa a piccole barre con un cerchio alla base e imprigionò il mio uccellino chiudendo il tutto con un minuscolo lucchetto. Il colore rosa dell’aggeggio, donava un’aria molto ‘femminile’ al mio corpo ben depilato e soprattutto incorniciato da due splendide poppe sode ed appuntite; mi fece indossare un minuscolo perizoma molto contenitivo che schiacciò tra le mie cosce la gabbietta, una camicia bianca trasparente ed una minigonna in jeans; fu poi la volta di una parrucca corta di color biondo e un po’ di rossetto sulle labbra. Mi portò davanti allo specchio e anch’io fui molto sorpresa di come mi aveva agghindata; mi diede una palpatina alle tette ed una al pube e mi fece accomodare nella sala d’aspetto in attesa delle signore.

Le quali giunsero dopo circa mezzora; erano le mogli dei due ‘medici’: le classiche sfaccendate ben tenute anche se già sulla cinquantina.

Anche loro si meravigliarono della cerbiatta che i mariti le avevano procurato; chiesero ad Anita di mostrar loro i dettagli della bambolina e lei prese a slacciarmi la camicia, mi alzò la minigonna e abbassandomi il perizoma mostrò loro il mio pisellino nella gabbia rosa. Le sonore risate mi fecero capire che ero di loro gradimento ma mancava ancora qualcosa, infatti pregarono Anita di prendere la ‘sorpresa’. Aprì un cassetto ed estrasse un dildo anale non lungo ma abbastanza largo con uno strano scatolino: sempre con il perizoma abbassato, mi chinò a 90′ e mi infilò il dildo dopodiché porse lo scatolino ad Ambra, la moglie del professore.

Mi bastarono pochi secondi per capire cosa fosse lo strano aggeggio: era il telecomando del dildo! Iniziò infatti a vibrare nel mio culetto e tra una risata e l’altra, le donne mi avvisarono che il raggio d’azione arrivava sino a 15 metri e che quindi l’avrebbero azionato o spento a loro piacimento.

Ma stava per iniziare la nostra avventura, Anita mi ricompose mentre Ambra e Gianna, prendendomi sottobraccio come una vecchia amica mi portarono nella loro auto; ero molto imbarazzata: mi trovavo per la strada agghindata da bella fighetta, con due belle poppe ben in vista sotto la camicia e con il dildo acceso nel buchetto che mi impediva di camminare in modo naturale, anzi sembrava quasi evidente che avessi ‘qualcosa’ nel sedere!

Girammo per un po’ mentre Ambra, ogni tanto, palpeggiava le mie tette sotto gli occhi stupiti di alcuni passanti che riuscivano a vedere quella strana creatura che esibiva quelle belle poppe per strada.

Finalmente fermarono la macchina, pensai che mi avrebbero portato a casa di una delle due per poi divertirsi a modo loro, invece entrammo in un negozio di biancheria intima per donne e uomini; salutarono affettuosamente Renata, la titolare, che chiese subito se ero io la sorpresa di cui le avevano parlato. Non c’era dubbio, ero io; siccome non vi erano clienti al momento, mi trascinarono subito nel retro e Gianna iniziò a mostrare alle altre (compresa una graziosa commessa) la sorpresa promessa: mi slacciò la minigonna e mi tolse la camicia lasciandomi col solo perizoma. ‘Ed ora state a vedere!’ disse Ambra schiacciando il pulsante del telecomando. Ebbi un sobbalzo, il dildo riprese a vibrare nel culetto e le donne, scoppiando in una corale risata, vollero a tutti i costi provare l’ebbrezza di far partire l’infernale aggeggio nel mio buchetto.

Si fermarono solo quando entrò una giovane coppia nel negozio in cerca di biancheria intima per lei; mentre lei si chiudeva nel camerino, mi fecero entrare nel camerino attiguo e con la scusa di portarmi dei capi da provare, fecero in modo che il giovanotto mi vedesse nuda con il solo perizoma e il dildo ben in mostra.

L’effetto non tardò, il giovanotto sbalordito continuava a fissarmi mentre, con contorcimenti goduriosi, indossavo e toglievo sensualissimi reggiseni; la cosa mi stava facendo piacere, tant&egrave che ad un certo punto, mi girai di schiena e mi tolsi il perizoma mettendo in bella vista il dildo vibrante; presi un altro perizoma leopardato e girandomi mi accinsi ad indossarlo.

Non vi dico l’espressione del giovanotto alla vista del mio pube ben rasato da cui pendeva un minuscolo pisellino nella sua bella gabbietta rosa! Mi feci coraggio e mentre, con gesti sensuali, indossavo il perizoma lanciai delle occhiate vogliose verso di lui; questi, con mio sommo imbarazzo, prese per un braccio la sua donna e la spinse, anch’essa vestita con solo gli slip, nel mio camerino: in un attimo mi trovai le sue tette e il suo pube contro di me, la sua lingua sottile e vogliosa si stava facendo strada nella mia bocca, le sue mani toglievano e inserivano il dildo nel mio culo mentre quel porcone del marito abbracciando le sue due ninfette si stava inchiappettando la moglie.

Il momento deve essere stato molto arrapante per lui, in pochissimo venne e ordinò alla moglie di ripulirgli l’asta e a me di occuparmi del rigolo sbordante dalle chiappe di lei.

Finita la ripulitura, con fare furtivo, anche se le ‘mie amiche’ si erano accorte del fattaccio e gongolavano, i due tornarono nel loro camerino e uscendo non solo acquistarono quattro paia di completini intimi ma si complimentarono con Renata per il servizio della casa!

Anch’io ricevetti la mia dose di complimenti e per altre due ore dovetti fare il giochetto del camerino socchiuso, quasi tutti i maschi non disdegnavano occhiate arrapate verso di me e, per quanto riguarda le donne, ci fu qualche occhiata indignata ma anche qualche tentativo di approccio.

Infatti, entrò una matura signora molto formosa che vedendo il camerino socchiuso con me all’interno che indossavo un delizioso reggiseno a balconcino pensò bene di entrare con il pretesto di vedere l’articolo; dalle parole passò ai fatti e spogliatomi il reggiseno mi aiutò ad indossare un body di pizzo in raso molto aderente; con le mani mi accarezzò la schiena e si illuminò quando scoprì il dildo piazzato nel culetto, coprendomi di complimenti per come trattavo il mio buchetto; considerato che era un trattamento a lei caro, prese a stantuffarmelo su e giù con una mano mentre con l’altra stava accarezzandomi le tette ed il ventre; quando arrivò al mio pube, mi divaricò le gambe e si accorse finalmente dell’affarino che celavo. La sua gioia raddoppiò tanto che mi spogliò in un baleno per vedermi completamente nuda, poi, sedendosi sulla sedia del camerino mi fece sedere faccia a faccia su di se e mi ritrovai con le gambe divaricate oscenamente, le mie tettine in tensione a contatto con le sue enormi poppe e la sua lingua assatanata che mi leccava da tutte le parti. Non contenta, si alzò e appoggiando una gamba sulla sedia, mi presentò la sua passerona ben depilata affinché la leccassi fino a farla venire. Cosa che non tardò molto, fui ben felice di succhiare quel caldo umore che colava ed altrettanto lo fu lei, visto che, dopo essersi rivestita, mi piazzò in mano il suo numero di cellulare con la promessa di chiamarla appena possibile.

Le ‘mie donne’, ma ormai dovrei chiamarle padrone, furono tanto contente che mi regalarono un bikini molto sgambato e mi portarono con loro in un club per gustarmi una rilassante sauna.

Per tutto il tragitto non fecero altro che complimentarsi per lo spettacolo che avevo offerto, anzi mi comunicarono che sarei stata al loro servizio per tutta la notte; inutile dire che fu oggetto di particolari palpeggiamenti a uso e consumo dei passanti.

Giungemmo al Club In Forma, per un attimo credetti che forse era la giusta ricompensa per i miei servizi resi, ma ben presto però capii che, come per il negozio di Renata, ciò che avrei vissuto in quel ambiente faceva parte di un gioco ben organizzato. Dopo i convenevoli con Giulia, la direttrice, passammo negli spogliatoi; finalmente potevo vedere come erano sotto sotto le mie padrone: mi ordinarono di spogliarmi e di indossare il bikini ricevuto badando bene di celare la gabbietta tra le mie cosce in modo da apparire il più possibile come una bella bambolina. Dopodiché dovetti spogliarle e far loro indossare i loro bikini; onestamente pensai che, sebbene fossi un maschietto, il mio corpo così femminilizzato era migliore del loro; anche se le loro belle poppone e le loro belle passerotte mi stuzzicavano a leccargliele.

Passammo nella sauna, al momento c’erano sdraiati 2 signori ed una signora sulla quarantina; ci sedemmo anche noi e le due padrone iniziarono a parlottare con i presenti del più e del meno; ad un certo punto però, Ambra mi ordinò di iniziare a spogliarmi dei due pezzi in modo di presentarmi più sensualmente alle altre persone. Detto fatto, con modi lenti e morbosi mi sfilai il bikini e, senza far notare ciò che avevo tra le cosce, mi stesi a pancia in giù sulla panca; Gianna iniziò allora a massaggiarmi la schiena e i glutei mentre Ambra, avvicinandosi alla mia faccia, si sfilò anch’essa il costume e alzando sulla panca una gamba mi chiese di accarezzarla e baciarla sul pube. Un po’ per la goduria del massaggio e un po’ per meglio baciare la passera di Ambra, mi trovai con il culetto arcuato; ciò non sfuggì ai presenti: uno dei due uomini scostò Gianna e continuò il massaggio ma in breve si concentrò sul mio buchetto, stava infilandomi piano piano un dito; a quel punto anche l’altro pensò bene di approfittare dell’occasione e si avvicinò alla mia bocca con il pisellone con chiare intenzioni. A questo punto la sauna divenne più incandescente di come già era: i due uomini mi fecero alzare e superato lo stupore per il mio sesso mi chinarono verso un’alzata della sauna; mentre uno, con un colpo secco, mi spingeva il cazzo nel buchetto già ben dilatato, l’altro volle un vorace pompino; le padrone non stettero a guardare, anzi mentre una mi palpeggiava e stuzzicava le tettine, l’altra si divertiva a smanaggiare la gabbietta creandomi un forte dolore al pube. Come al solito, la stantuffata bestiale nel culetto mi spingeva ad accogliere sino in fondo alla mia bocca il pisello dell’altro; la resistenza era il loro forte, mi ci vollero ben dieci minuti per farli finalmente venire e per di più, dopo solo cinque minuti erano già pronti per un nuovo trattamento: uno dei due si sedette sulla panca e tirandomi a se mi impalò sul suo cazzo molto grosso mentre l’altro, che aveva goduto del mio buchetto, si accomodò nella mia bocca. Grondante della doppia scarica di sperma mi fecero uscire dalla sauna per passare nelle docce degli uomini! Qui non vi dico, c’erano ben tre giovanotti che non pensavano certo di avere tra le mani, ma anche tra i piselli, una bambolina così disponibile e ben fornita di poppette. Dovetti soddisfare anche loro, solo due mi scoparono nel culetto perché l’altro pensò bene nel frattempo di gustarsi una ‘spagnola’ tra le mie tettine e di scaricarmi il suo sperma nella bocca.

Finalmente si fermarono esausti, potei così lavarmi e tornare ben agghindata dalle mie padrone pronta per le nuove avventure di quella stessa notte.

Leave a Reply