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Racconti CuckoldRacconti di Dominazione

M’s story. Capitolo 50. Quando lui torna a casa…

By 13 Dicembre 2022No Comments

Ravenna. Al porto delle crociere c’è una delle grandi limousine che ci ha regalato Karcharias: la guida Rodolfo, che è venuto a prenderci, noi siamo tutte in divisa hostess. Balthazar dice che deve fermarsi a Ravenna e, infatti, vedo Camillo Ricci che lo attende poco lontano. Sto per mettermi a piangere di nuovo ma lui mi tranquillizza dicendomi che sicuramente, quando tornerà il mio Leòn, ci rivedremo e ci saranno novità importanti.

Torniamo a casa, e notiamo che Nadia, Nives, Naomi, Aurora e Sonia indossano già il primo collare (quello delle quattro prove iniziali, senza nome del padrone né niente), nessuna ha più il collare rosso, cioè tutte possono essere possedute. Concedono alle cinque reduci dalla crociera di andare subito a dormire. Domattina, sabato 6 gennaio, il Centro Estetico aprirà solo per noi e saremo in 12, forse 13 se Adelina ha convinto Leonida e Marta di essere cambiata.

Nella notte mi viene il ciclo: prendo un analgesico, posso tenere delle mutande nere, ma normali e coprenti, e sono obbligata a inserirmi la coda nera da gatta su per il sedere. A causa del mal di pancia non dormo quasi niente. Perciò, anziché al centro estetico, resto a casa, sola nella mansarda e Marta mi imbottisce di sonniferi: dormo fino alla mattina della domenica, ma con interruzioni. Aperti gli occhi, vado in bagno a sistemarmi, il mal di pancia è molto minore, ma noto che la nostra bella mansarda è un disastro: ci dovrò lavorare un sacco prima che lui torni.

A sorpresa, sento bussare: è Adelina, che mi chiede se ho tempo. “Sì, esco subito”, perché Leòn non vuole ospiti in casa nostra. Lei mi dice se possiamo star lì, davanti alla porta, senza scendere: ci sediamo per terra e… “Emme volevo ringraziarti. Stavo sbagliando tutto e solo grazie a te ho capito il mio posto nel mondo. Sono stata reintegrata in prova per 15 giorni da Leonida in persona. Ora ho un gran desiderio di venire umiliata, di servire e ubbidire, di venire usata, ma non ho più la fiducia dei nostri padroni né delle guardie. Ho visto un milione di film porno in questi 7 giorni e mi sembra di bagnarmi con molta più facilità. Se puoi aiutami: so che non hai l’intelligenza, ma nel tuo candore trovi sempre il modo per aiutarci tutte. Ti prego, ricordati di me, ho solo 15 giorni e sono disposta a tutto”. Mi schernisco, arrossisco, ma l’abbraccio forte forte e le do un bacino sul naso, ridendo di felicità per lei.

Poi aggiungo: “Se solo tu fossi stata con noi sullo yatch, c’erano 15 uomini e noi solo cinque… ci hanno usate allo sfinimento, tutte, è stato tutto molto dolce ma appassionato. Ma vedrai che la fortuna ci aiuterà! Nel frattempo, se vuoi, visto che il mal di pancia mi è ormai passato, io credo che andrò in sala da ballo oggi pomeriggio…”. Lei annuisce, mi giura che non mancherà più a nessuna lezione, che vuole perdere peso e che è disposta a subire di tutto. Infatti, il pomeriggio viene a ballare dietro a me e si si impegna al massimo, fino a massacrarsi di fatica e, a cena, mangia solo mezza ciotola.

E così trascorro le mie giornate da domenica a martedì 9: Marta mi esonera da tutto e io ballo per 3 ore ogni mattina, vado ad altre 3-4 ore di lezioni dei pomeriggi: ballo, yoga, ginnastica artistica, galateo, cucina, ecc. Naspisi non mi penetra più ogni volta, ora ha tanta scelta. E anche il cuoco usa il frustino molto meno: ha tanti nuovi culetti su cui far apparire umilianti strisce rosse. Nel tempo rimanente tiro a lucido ogni angolo della mansarda. La sera di martedì è tutto pronto, in ordine e pulito: ma sono tesissima, ho paura di aver dimenticato qualcosa e di non compiacere il mio padrone e marito che torna domani. Vado giù a mangiare nella ciotola con le altre, Marta capisce subito come sto e mi imbottisce di sonniferi. Ma ho un sonno tormentato dall’emozione di rivederlo e le paure di deluderlo.

È mercoledì e, dalle 07:00 del mattino sono in ginocchio davanti al portone della villa: tremo, mi bagno continuamente nonostante l’assorbente interno, mi asciugo la passerina con dei fazzolettini che nascondo sotto al tappeto e ogni tanto li porto alla pattumiera. Non ho potuto andare al centro estetico, ma ho usato una montagna di strisce Veet e sono depilatissima ovunque, culetto compreso. Mi sono spazzolata i capelli per ore. Ho i capezzoli che sembrano voler scoppiare. Le sorelle che passano non capiscono, ma le marchiate sanno cosa mi sta succedendo e spiegano alle altre. Dicono da darmi un bacino e provare a distrarmi mentre fanno i lavori. Anche i due ragazzi argentini cercano di farmi ridere, di distrarmi, mi pizzicano i capezzoli, mi spingo le grandi dita su per il sedere: niente, capisco solo che il mio signore sta per tornare. Alle 11 Marta passa e mi dà un altro po’ di calmante. Funziona, ma ho un desiderio pazzesco di venire penetrata dal mio Leòn.

Finché, verso le 12:30, mentre è quasi pronto il pranzo, sento il rumore del cancello che si apre a 2 km di distanza: tremo senza controllo. Poi il motore di una grossa berlina che si avvicina: porto il viso a terra, lecco il pavimento, ho quasi le convulsioni. Il motore si spegne, si apre una portiera, dei passi di qualcuno molto pesante che diventano una corsa. La porta si spalanca, non ho il coraggio di alzare gli occhi, quando sento che qualcuno mi solleva come una piuma, mi porta all’ascensore, mi bacia con una passione: apro gli occhi. È lui. E godo, come una sgualdrina di infima categoria: godo solo per un bacio, ma un bacio suo. Non ha salutato nessuno, non ha visto altri che me e ora, nel nostro nido d’amore, si spoglia restando nudo, col corpo coperto dal suo vello di pelo nero e il sesso spaventosamente eretto. Tre ore dopo lui scende in cucina, chiede se è rimasto qualcosa, mangia con appetito: un sorriso di felicità gli attraversa permanentemente il viso, da orecchio a orecchio. Io dormo, senza coscienza, distrutta dalla violenza dei tanti orgasmi che mi ha provocato. Lui mi ha posseduta attentissimo a non farmi male, c’è voluto tempo, ma ha spruzzato tre volte, donandomi un mare di seme dappertutto.

Mi risveglio alle 17, lui è lì accanto che mi accarezza il corpo nudo, mi bacia quasi dappertutto e… lo ha di nuovo dritto e gonfio, mi sussurra: “Schiava del mio cuore, io avrei ancora… cioè… come ti senti? stai bene? Vuoi dormire ancora?”. Mi guardo, poi rispondo:
“Il padrone del mio cuore lo vede come sto… sto che brucio di passione per lui… e se volesse onorarmi di nuovo…”. Timidamente schiudo le gambe e gonfio il petto per fargli vedere che sono fradicia come la peggiore delle troiette e ho i capezzoli gonfi che mi bruciano. È di nuovo sopra di me, dentro di me, si muove lento per non sfondarmi o lacerarmi. E io, invece, allaccio le cosce sopra ai suoi fianchi, lo imprigiono dentro di me e miagolo come una disperata. Ogni orgasmo che mi provoca è come uno tsunami dentro al mio cervello: mi farà diventare una deficiente.

Tre ore dopo scendiamo a cena: mi tiene al guinzaglio e mi vuole vedere sempre a quattro zampe. Sono in abito cerimoniale, nuda ma senza coda: tutti potranno vedere quanto mi ha dilatata la fessura e l’ano, morirò di vergogna, ma pazienza: mi basta che sia contento di me. Lui mangia come un leone, io non ho fame, ho solo bisogno di coprirlo di baci, non solo sul sesso, che è di nuovo splendidamente eretto. Però si è calmato, riesce a ragionare e a parlare con gli altri a tavola, io no. Io sono sfinita, ma sento ancora fortissimo il bisogno di essere posseduta da lui: lo farà a fine cena, e poi prima di dormire, e poi a metà notte e poi la mattina dopo, appena svegli.

Mercoledì lui va negli uffici del piano terreno a lavorare, io dormo fino a ora di pranzo, devo recuperare. Alle 13, invece di mangiare mi rivuole, mi prende, mi penetra fino a quando si scarica dentro al mio sedere. Marta è preoccupata, bussa alla mansarda, mi ha portato qualcosa da mangiare: in un raro momento di lucidità apro e, quando mi vede raggiante in viso e con gli occhi verdissimi, ride contenta per me, mi dà una sculacciata e torna a occuparsi delle altre. Questa sequenza si ripete fino a domenica 14: sesso, dormire, un po’ di cibo per me. Vita quasi normale per lui: mi prende 5 volte al giorno, poi 4, verso la fine della settimana torna alle “normali” 3. E io finalmente riprendo a mangiare, con un appetito da leoncina!

Lunedì 15, come preannunciato, riceve la visita di Balthazar, che ha grandi novità per me ed è accompagnato dal figlio Karcharias. Pranziamo con tutti gli altri e altre: io ai suoi piedi, mangio di gusto e ogni tanto glieli bacio. Non mi importa se Balth e anche Karch mi vedranno sfondata e dilatata, anzi: se davvero mi vorrà come fidanzata, è bene che sappia quanto mi apre Leòn. A fine pranzo arrivano Giovanni, il capo degli italiani, e Daniele, l’avvocato: ciò significa che non si tratta solo del mio fidanzamento con Balth, ma di cose più importanti: sono cinque uomini attorno al tavolo, io ai piedi del mio signore, a cuccia.

Balth estrae delle carte dalla valigetta, Karcharias spiega: “Mio padre prova un tenero sentimento per Emme sin da quando vi ha conosciuti in Giamaica, all’Hedonism (vedi cap. 9 e succ.). Inoltre, condivide le finalità del vostro lavoro, al punto che ha fatto diventare socio pure me. Ora, avendo visto che il dott. Vigneti ha potuto donare a M. la grande villa al Lido delle Nazioni, desidera fare anche lui un regalo ad Emme: si tratta di un villaggio turistico a Marina di Ravenna, che vorrebbe chiamare “Shakira village” e diventasse una specie di Hedonism in piccolo, nel rispetto delle leggi italiane.

“Si tratta di circa 200 casette e bungalow, a pochi metri dalla spiaggia, con piscina, ristorante, campi da tennis e altri luoghi di animazione. Il villaggio verrebbe completamente rivisitato a sue spese. La gestione dovrebbe essere affidata a un socio, come per esempio il signor Eugenio che ora opera al vicino Lido delle Nazione. Il personale di sicurezza va, invece, ricercato. Il personale turistico dovrà essere fidatissimo e, a questo scopo, vorremmo coinvolgere un piccolo imprenditore romagnolo, che Emme già conosce: Camillo Ricci. Per farvi capire: i depositi della nostra petrolifera italo-greca sono in via Baiona, a 100 metri c’è la raffineria di Ricci, in Via Darsena. Il villaggio dista meno di 5km da queste due strutture.

“Pertanto, chiediamo a lei, nostro Maestro e marito di Emme se la donazione è possibile e se è nell’interesse della comunità dar vita a un Hedonism italiano, totalmente legale. Se così sarà, le carte del preliminare, catastali, licenze e autorizzazioni varie sono pronte per l’esame da parte del qui presente avvocato Daniele Capoccia”.

Leòn: “Nelle altre comunità, è proibito possedere qualcosa, tutto è in comune. Ma questo, per gli italiani, sarebbe è inconcepibile e, alla fine dei conti, il vostro modello operativo mostra più efficienza e felicità di quello d’altri. Quindi non è questo il problema. E nemmeno il fidanzamento di Balthazar con mia moglie è un problema: è stato corretto verso di noi fin dal primo giorno, so che mia moglie lo ama ed è per me un onore quando decide di possederla. Il problema, semmai, risiede nelle leggi italiane secondo cui non so se sia possibile costruire un villaggio come l’Hedonism qui. Sicuramente siete al corrente della repressione frequente da parte delle forze dell’ordine nel vicino Lido di Dante”.

Karcharias: “E’ proprio per questo che proponiamo l’imprenditore romagnolo con cui già collaboriamo. Costui gestisce mille iniziative, non escluse quelle del porno e dei club privé e conosce molto bene le problematiche sorte al Lido di Dante. Maestro, le chiediamo di incontrarlo sul posto, se possibile la mattina del giorno in cui, la sera, firmeremo il contratto di vendita. L’affare è importante, non creda che quel villaggio costi poco solo perché è nella riviera romagnola. E il tornaconto che chiediamo per noi Bakoyannis si limita al poter frequentare la sua schiava quando lei è via, e solo da parte di mio padre”.

Giovanni: “Se si riuscisse a far qualcosa di totalmente legale, sarebbe anche un modo per impegnare i soci, le guardie e le schiave che, per es. a Villa M, non hanno molto da fare”.

Leòn tace a lungo, sembra di sentire il tic toc del suo cervello vulcanico. Alla fine, decide: “Proviamo, vediamo questo Ricci. Potrebbe andar bene mercoledì 17? Dopodomani? Io temo che tra pochi giorni dovrò andare a visitare le comunità dell’Est europeo. Daniele ce la fa per dopodomani con i contratti?”. Daniele annuisce.
Karcharias aggiunge: “Dopodomani è proprio il giorno della stipula, alle ore 18!”.

Io sono ai piedi del mio signore e con una manina gli tiro i calzoni. Se ne accorge, mi sorride e chiede: “Cosa c’è?”. Mi faccio coraggio e con la mia vocina da bimba buona lo supplico: “Mio signore, sono stata dal signor Ricci nella mia fase B. È stato traumatico, ma Ricci si è sempre comportato bene, mi ha aiutata e mi ha sostenuta. Siccome Claudio sicuramente non vorrà più andare da quelle persone, chiedo che la schiava Adelina, che ha 35 anni, è marchiata, si è appena pentita e ha la patente, ci accompagni”.
Leòn: “Va bene, glielo dirò io stesso”.

Io insisto: “Mio signore ancora una parola, la supplico. La sua schiava è innamorata di lei e finché lei starà in Italia è sgradevole per altri uomini possedermi: per questa ragione, il signor Balthazar sarebbe solo nei prossimi 20 giorni. Ma abbiamo qui una novizia timidissima, che ancora non si è bene inserita nel nostro modo di vivere, ma ha deciso di provare. Così, se ci fosse simpatia, padron Balthazar non sarebbe solo per i prossimi giorni. Sarebbe possibile che ci accompagnasse anche lei?”.
Leòn: “Stai diventando una sfacciata, dopo le prendi col frustino!”. Ride. Ridono tutti.
Giovanni; “Questa volta, se permetti, lo dico io che è una buona idea. Mister Baltahzar, Karcharias: her name is Sonia, 18 y.o., 169 tall, perfect body. She is very humble, shy and insecure. We just ask you to know her, nothing more”.

La riunione finisce, sono tutti contenti, forse perché il turismo mancava tra le nostre attività, forse perché ci sarà da fare per tanti e tante di noi. Leòn chiama Marta, Adelina e Sonia, le informa brevemente, lasciando a Marta la decisione sulla mise che dovremo indossare. Davanti alle mie sorelle allunga una manona per controllare la mia patatina: sono bagnatissima, mi vergogno di me stessa, cerco di giustificarmi: “Mio signore, io non riesco a starti vicina così tanto tempo, e poi, sentire il tuo odore e la tua voce… io… io divento matta”. Per tutta risposta, lui apre la giacca e mostra un bel pezzo del suo uccellone scoperto ben al di sopra della cintura dei suoi pantaloni.
Leòn: “E io come credi che stia? [ride] Giù, amore mio, succhia che si pranza tra poco”.

Le mie sorelle trasecolano: Adelina non stacca gli occhi dal suo membro, Sonia ne è affascinata e persino Marta, che pure non è la prima volta che vede il pene del mio padrone, non sa fare altro che inginocchiarsi e guardami fare un bocchino. Pian piano si inginocchiano anche le altre due, vicinissime alla mia bocca e al tronco di lui.

Marta, con lo sguardo fisso sul membro del mio padrone: “Mio signore, il permesso di…”.
Leòn: “Ma certo Marta, hai l’onore di darmi piacere… e anche voi, se volete… sarà un onore per tutte voi quattro”. Marta e Adelina già leccano il tronco o i testicoli, Sonia si aggiunge, dopo un momento di indecisione. Io, mentre continuo a tenere in bocca la cappellona e succhiarla quanto riesco, miagolo sottovoce.

Leòn ora geme sotto le coccole di quattro schiave, il suo cosone è gonfio da paura: “Emme, pronta a far posto, lascia che anche le altre assaporino il mio seme”. Il primo spruzzo è tutto per me, poi lascio il posto alle altre, spingendo velocemente in bocca a loro la cappellona: tutte ricevono il premio e io… godo! Felice di poter condividere la virilità del mio signore, ho un orgasmone di quelli importanti. Anche Marta, quando ha la bocca piena di seme, viene con le sue urla selvagge. Quando Leòn finisce di spruzzare è felice e stanco: noi pian piano ci allontaniamo. L’ultima a staccarsi è Adelina, che continua a leccarglielo, anche se ormai non c’è più nulla da pulire.

Lui mi aggancia il guinzaglio e mi porta a tavola facendomi camminare a quattro zampe. Mentre mi avvio, sento Adelina e Sonia che mi sussurrano qualcosa tipo: “Grazie Emme, solo dieci giorni fa non sarei riuscita a farlo e avrei perso la felicità che provo ora”.

Continua

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