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Racconti di Dominazione

NEL BUIO

By 7 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

NEL BUIO

RACCONTO DI FANTASIA TRATTO DA:

IL RAMO RUBATO


Io lo sapevo perfettamente che tu saresti tornata. E sapevo pure, senza dubbio alcuno, che tu avresti violato le regole. Eppure ero stato chiaro: noi non ci saremmo mai dovuti vedere. Mai… Io, per te, dovevo rimanere un perfetto sconosciuto. Per sempre.

Ma certi giochi diventano sublimi droghe, di cui non si può più fare a meno. Certi giochi ti fanno scommettere corpo e ragione nelle cose più assurde. Certi giochi sono fuochi che non possono spegnersi con poche gocce d’acqua. Non quando diventano così vivi. Non quando ti toccano il fondo dell’anima. E tu, quell’anima, fino a qualche settimana fa, neppure sapevi di averla.

Ora sei qui, di nuovo, sotto il mio ufficio, violando il nostro accordo. Ti guardi in giro, in mezzo alla gente. Mi cerchi, senza darlo a vedere. Proprio come la prima volta che “ci” siamo incontrati. Fai finta di nulla, come se tutto ciò ti lasciasse perfettamente indifferente. Ma io so bene quale oscuro diavolo ti abbia portato di nuovo da me. Conosco bene quell’onda anomala che ti ha investito, mente e corpo. E’ sete proibita che cerca la mia sete, una sete di cui ti vuoi annegare.

Mentre da lontano, con la coda dell’occhio, seguo divertito i tuoi gesti, torno con la mente al pomeriggio del nostro primo incontro, in centro a Bologna. Ti sono passato accanto, anche quella volta, senza guardarti, in mezzo agli altri. Mi sembra di essere una nuova volta lì. La gente passa. La gente ti sfiora. La gente ti ignora. Io faccio come gli altri. Intanto i tuoi occhi scorrono interessati e divertiti quelle immagini proibite sul libro. La Feltrinelli &egrave zeppa di visitatori. Io potrei essere chiunque di loro. Ti trovo incantevole, amica mia. Come ti ho sognata ogni volta che ho parlato con te in chat. Il tuo volto &egrave il ritratto della tua anima. E’ l’anima che ha rubato la mia… Molto presto, farai l’amore con me. Con un perfetto sconosciuto. E’ quello che hai sempre desiderato, nelle tue più intime fantasie. E presto lo avrai nel più dolce dei modi. Tu ora non mi vedi, ma io sono qui accanto a te. Sei al reparto fumetti, come ti avevo indicato. Hai in mano il libro di cui ti avevo indicato il codice. Non lo sapevi, &egrave un libro di Manara. Mentre passo, guardi il disegno di una splendida Valentina, con i polsi legati dietro ad una sedia. Hai gli occhi fissi su di lei. Forse dentro di te stai pensando che devo essere una specie di maniaco. Forse stai pensando che ti stia proponendo giochi che non ti appartengono. Tu non li faresti mai. Tu non ci hai mai neppure pensato. Ti arriva un messaggio, da un numero sconosciuto. “…Guarda tra la rilegatura e il cartoncino…”. Non aspetti più di 3 secondi. Chiami subito il numero da cui ti viene il messaggio. Cerchi lo squillo in mezzo agli altri, ma non mi trovi. Io sono già fuori, da dieci minuti. Sapevo perfettamente che avresti violato le regole. Mi cerchi, eppure ti eccita trovarmi così sfuggente. Io sono ovunque. Io sono in nessun dove. Io non ho alcun volto, io assumo il volto di chiunque ti passi accanto. E’ un gioco proibito. E’ il richiamo alle tue fantasia più segrete. E’ il preludio della sottile estasi con cui tra qualche giorno ti sommergerò. Guardi dentro il cartoncino. Scritti a mano ci sono i versi di una poesia che non hai mai letto:

“… Ti chiedo, amica mia, un viaggio per un oscuro recinto.
Chiudi i tuoi sogni. Entra col tuo cielo nei miei occhi.
Estenditi nel mio sangue come un ampio fiume…”

E ora sei qui. Di nuovo sotto quell’ufficio dove sei venuta poche settimane fa. Di nuovo a cercare di me. Resti seduta ad un tavolino, davanti al bar sotto al mio ufficio. Stai cercando me. Come se niente fosse, stai leggendo un libro. Ma sei alla stessa pagina da venti minuti. Mentre fingi di leggere stai pensando a quello cha abbiamo fatto quella sera. Lo stai rivivendo in te. Lo sento. Lo leggo dai tuoi occhi. Mi avvicino al tuo tavolo e guardo con la coda dell’occhio cosa stai leggendo. Sono le poesie di Neruda. E il libro &egrave aperto proprio su quei versi che ti avevo lasciato in libreria. Mi stai aspettando.

Cali gli occhi sul libro e una nuovo volta, dentro di te, rivivi incredula le stesse emozioni di quella notte. Come se le stessi per affrontare adesso. Come se tu fossi davanti a quel citofono.
“Lavoro fino a tardi, stasera. Ti aspetterò nel mio ufficio, amica mia… ma tu ricordati le regole del gioco. Non dimenticarle mai… Io dopo stanotte, per te, sarò sempre uno sconosciuto” Su MSN ti ho spiegato dove era il mio ufficio. Davvero sei venuta da me. Neppure tu ci avresti creduto. Suoni la porta. Vedo i tuoi occhi dal videocitofono. Vi leggo la più deliziosa delle inquietudini. Estasi e tormento. Paura e desiderio. Resto dietro la porta e ti faccio entrare. Mentre la chiudo, la luce dell’ascensore che hai alle tue spalle, scompare. E ora sei sola, nel buio più totale, con un perfetto sconosciuto. Non conosci il mio nome. Non conosci il mio volto. Ti senti soltanto morire di paura. Mi avvicino alle spalle, dolcemente. Resto nel silenzio più totale. Esploro, con molta delicatezza, il tuo corpo. Tu sei immobile. Il tuo respiro &egrave affannoso. Il tuo cuore &egrave impazzito. Metto una mano sul seno a cercarlo. Sta battendo a mille. Le mie labbra invadono il tuo collo. Le mie mani, dolcemente, avvolgono le tue mani. Le sento fredde, le sento tese come una corda che vuole essere recisa. Non ti sembra vero quello che stai vivendo. Io per te non sono un “uomo”. Io sono solo la proiezione dei tuoi sensi. Io ho mille volti, e nessun volto. Assumo la forma di ogni tuo desiderio. Cavalco il demone delle tue più sottili inquietudini. Non dico una sola parola. Ma in quel silenzio le mie mani camminano sulla tua pelle. E’ il solletico di mille carezze e ti sta facendo venire la pelle d’oca. Ti fai sfilare il vestito. Fai fare tutto a me, al confine tra il terrore e l’apoteosi. Immobile, in piedi, in un teatro senza alcuna luce, assisti al più proibito dei tuoi desideri.

Ti porto su una sedia. Nel buio. Nel silenzio più totale sento i tuoi sensi che si dilatano. Le mie mani ti legano i polsi dietro alla schiena. Ti senti la Valentina inquieta delle pagine che leggevi alla Feltrinelli. La mia bocca cerca la tua bocca. Rispondi al mio richiamo. Obbedisci rispettosa a tutte le indicazioni che ti do, senza che io proferisca alcuna parola. Senti, nel buio, un rumore di un barattolo che si apre. Le mie dita si affacciano alle tue labbra. Riconosci la dolcezza del miele di castagno. Mi dici, con la voce tremante, che il miele ti &egrave sempre piaciuto moltissimo. Tradisco al silenzio l’eco di un sorriso. Presto senti alle tue labbra un grosso corpo di carne, dolcemente vestito di miele. La tua bocca lo accoglie con un gemito incredulo. La tua bocca, del miele che lo avvolge, non ne lascia nemmeno una goccia. Mi rubi un sospiro. Ti aiuto a sistemarti in ginocchio sulla sedia. I tuoi gomiti appoggiano su un tavolo ora. Le mie mani ti aprono le gambe. Lentamente senti entrare in te il più forte dei piaceri. Accompagni i miei movimenti con gemiti di crescente intensità. Mai ti era capitato di essere travolta da una simile tempesta di emozioni. Mai ti era capitato di toccare così oscuri fondali del tuo mare. Ti riempo di baci. Tu giaci stremata e sudata, ancora in ginocchio. Mi dici che nessuno ti aveva mai fatto vivere simili sensazioni. Sorrido nel buio e ti accarezzo. Ti slego i polsi, e ti aiuto a vestirti. Nel buio e nel silenzio ti accompagno alla porta. Mentre dal mio ufficio ti vedo partire, mi chiedo solo quando ti rivedrò.

E ora rieccoti qui… vicina a me.

Io lo sapevo perfettamente che tu saresti tornata. E sapevo pure, senza dubbio alcuno, che tu avresti violato le regole. Eppure ero stato chiaro: noi non ci saremmo mai dovuti vedere. Mai…
Io, per te, dovevo rimanere un perfetto sconosciuto, per sempre.

Ma tu sai violare le regole, e questo &egrave il tuo miglior biglietto da visita con cui ti ripresenti a me, amica mia. Perch&egrave in quello che faremo noi, nei prossimi mesi, di regole non ne voglio proprio nessuna… Ora sai chi sei, e sai quello che cerchi da me. Dietro ai tuoi occhi innocenti vedo il tuo demone che cerca una nuova volta il mio. Mi avvicino al tavolo, e ti sorrido.

“Ce lo prendiamo un caff&egrave assieme?”

Sobbalzi mentre realizzi chi sono. Sei un fascio di nervi, ancora. Eppure, senza sapere chi ero, mi aspettavi qui da quasi un’ora. Resto freddo come il ghiacchio, mentre tu sei un fiume che straripa in un silenzioso mare di emozioni. Ti guardo negli occhi, e aspetto. Mi stai facendo una radiografia.

Questo sono io, amica mia. Nel bene e nel male. Questa &egrave la mia voce, eppure, come hai visto, io so parlare benissimo con i silenzi. Queste sono le mani che hanno legato i tuoi polsi, ma io posso legarti senza usare alcuna corda. L’anima dello sconosciuto che hai amato si riempie del mio volto, della mia identità. Io leggo negli occhi i tuoi pensieri, come se fossero scritti su un libro. E ti sorrido.
Capisci ciò che voglio da te. Con un filo di voce tremante, finalmente mi sorridi anche tu. E con divertita complicità, mentre la voce che ancora ti trema, mi dici “… Nel caff&egrave… per cortesia… ci vorrei anche un po’ di buon miele…”.

IL RAMO RUBATO

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