Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti sull'Autoerotismo

Nelle sue mani – 1

By 2 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Cosa le serve, Righini?’ ascolto il corpulento muratore dal pesante accento bergamasco farmi la lista delle cose che gli occorrono con un solo pensiero in mente:
‘Cazzo, non la tengo più!’ quello che venti minuti fa era un bisogno abbastanza urgente di fare pipì, ora è da scoppio di vescica. Purtroppo, però non posso allontanarmi dalla cassa, sono l’unico oggi, visto che Piero, il collega, è bloccato a letto con la schiena. Ancora un paio di rompiballe da servire, devo tenere duro.
‘Fanno 53 euro. Grazie e arrivederci!’
Mi avvio di corsa prima che entri qualche altro cliente, sto per farmela addosso. C’è un unico bagno nel negozio dove lavoro, un cesso lurido e piuttosto rivoltante che usano i clienti ma soprattutto gli operai che lavorano al deposito. La porta è semi aperta, e la luce accesa, qualcuno dev’essersela dimenticata. La apro di tutta fretta e me lo ritrovo davanti. E’ girato di tre quarti e, in parte, mi da le spalle, intento a svuotarsi la vescica. Lo scroscio s’interrompe e lui si volta.
‘Oops, scusami, credevo fosse libero!’ mi sorride. Ogni volta che lo fa le mie ginocchia vorrebbero piegarsi.
‘Figurati, vieni pure, ho finito!’ i suoi capelli, normalmente castano chiari, ma che ora, d’estate sono dorati e gli occhi marroni, il visetto aggraziato di chi piace a tutti, le labbra sottili e il naso un po’ a patata, si accostano da dio a quell’espressione da furbetto sornione che la sa molto, molto lunga.
Inghiotto, titubante ma entro.
‘Devo solo lavarmi le mani, esco subito” mento mentre chiudo la porta. Mi volto dalla parte opposta per non guardarlo mentre lui mormora un distratto assenso. Riprende a pisciare dopo la mia imprevista interruzione. Cerco di nascondere l’imbarazzo ma lo provo. L’unico rumore in quel bugigattolo puzzolente è lo scroscio di urina potente, deciso, odoroso e tremendamente maschio. E’ come un fulmine al cervello per me. Sapete, ho sempre pensato che la pisciata di un uomo sia un chiaro sintomo della sua mascolinità. Se ci pensate la stessa posa, sfrontata in cui un ragazzo, un maschio vero, solitamente urina, è di per sé quasi oscena, volgare, sprezzante. Ebbene, lui ce le ha tutte queste belle qualità e in quantità industriale.
Faccio comunque finta di niente, in fondo è tutto nel mio cervello, chiunque altro vedrebbe solo un giovanotto che fa pipì.
Sento lo scroscio diminuire d’intensità mentre tergiverso al lavandino.
Se lo sgrulla mentre sospira sollevato e sento la zip venire su. Poi tira su col naso e sputa nel cesso. Che gentiluomo inglese. Si volta:
‘Hai finito? Dovrei lavarle anch’io.’ mi dice mettendomi una mano davanti alla faccia, come a farmi vedere che è sporca. Gli faccio spazio e lo lascio fare.
‘Si, prego! Fai pure!’ non posso far altro che guardarlo mentre si sciacqua, ammirare lui, ogni suo movimento, ogni sua espressione, come faccio sempre, accidenti.
Quando ha finito mi sorride di nuovo:
‘A dopo!’ e mi lascia lì, ad annusare il suo piscio giallo e schiumoso di cui è pieno il cesso: a quanto pare i veri maschi lo sciacquone non lo tirano.
Chi è? Si chiama Vincenzo ed è, ahimè, mio cugino. Quando eravamo piccoli non volevo mai giocare con lui che era un marmocchio molto più piccolo di me. Oggi, nella virile gaiezza dei suoi vent’anni, lavora nel deposito dell’azienda di famiglia. Vendiamo materiali edili e abbiamo un importante ingrosso nella periferia di Brescia. Io lavoro alla cassa e gestisco gli ordini, lui fatica in magazzino a spostare sacchi e scatoloni
Per non girarci tanto intorno: ho un debole per lui. E come potrebbe non essere così. Insomma, non è solo il suo visetto sbruffone, (che comunque fa il suo bell’effetto!) quegli occhi dolci che all’occorrenza diventano famelici e possessivi, davanti a un bel paio di tette o a un bel culetto sodo (di una ragazza, s’intende). E’ anche il suo corpo che mi attrae. Non è molto alto, in effetti è più basso di me, ma ha un fisico talmente ben proporzionato, scolpito da anni di palestra e la sua dannata passione per il calcio. Due spalle larghe e le braccia muscolose su di un bacino stretto, coronato da un fondoschiena che è il suo vanto: si alza orgoglioso alla fine della vallata lombare, invitante, burroso, rotondo, ipnotico. Una meraviglia, cazzo! Una meraviglia! Passo le giornate a guardarglielo.
Ha un lieve accenno di pancetta, perché da poco ha smesso di fumare, ma questo non inficia minimamente il suo sex appeal. Insomma, non credo esista donna che davanti a cotanto ben di dio e quel sorriso da stronzetto non spalancherebbe le gambe a comando per farsi chiavare da lui, perfino sul pavimento lercio di questo cesso.
Ma non voglio che pensiate che nutro per lui un mero interesse fisico. E’ un ragazzo sveglio, orgoglioso, tende ad innervosirsi facilmente e, d’acchito, può sembrare arrogante (non che ogni tanto non lo sia davvero) ma nasconde le sue debolezze dietro la corazza da macho e questo, dannazione, lo rende ancora più attraente ai miei occhi.
Tremendamente possessivo con Giulia, la sua ragazza, guarda in cagnesco chiunque le ronzi intorno, perfino me! E’ roba da matti: sa della mia omosessualità e che, di conseguenza, non ha niente da temere da me, eppure lo vedo il disappunto nelle sue occhiate infastidite quando la cingo, e la abbraccio, così, per gioco. E’ l’istinto del predatore, immagino, la territorialità del maschio dominante, un tratto decisamente animalesco, eppure abbondantemente presente nei maschietti alpha. Cosa che, è palese, non sono io. Non mi ci avvicino neanche, cazzo e non è solo perché sono dell’altra sponda, accanto a lui mi sento, e non mi vergogno a dirlo, una donna.

Come ho detto sa che sono gay e ci sono momenti in cui vorrei strangolarlo per i giochetti di parole, le frasi a metà, le battutine e gli ammiccamenti che mi riserva, giusto per divertirsi.
Ogni tanto mi chiede sarcasticamente di accompagnarlo in bagno, per poi ridere quando lo mando a quel paese.
Quando lo scorso settembre ha cominciato a fare nuoto, insieme al suo amico Matteo, poi, ci ha tenuto a confidarmi che era rimasto davvero impressionato dalle dimensioni del compagno.
‘Te lo giuro, ha un pisello così! Una roba mai vista!’ sorridendomi e osservando la mia reazione a parole che, sapeva, dovevano suscitare il mio interesse. Da allora, ogni volta che Matteo passa in negozio a salutarlo, il mio adorabile cuginetto mi chiede, con la sua aria da sbruffoncello:
‘E dai Gianni, sei sicuro di non voler venire a fare nuoto con noi, secondo me ti divertiresti!’ e puntualmente i due giovani ridacchiano e si scambiano un’esplicita occhiatina divertita, come a condividere una spassosissima battuta triviale e un tantino omofonica totalmente a mie spese.
Si diverte anche a raccontarmi delle sue numerose scappatelle con delle ‘amiche’ molto generose, non trascurando minimamente dettagli che forse sarebbe meglio non mi dicesse, lasciandomi trasognato ad immaginarmi le scene che mi descrive. Ci casco sempre.
Ogni tanto lo prendo in giro per la sua forma fisica che, sebbene sia assolutamente invidiabile, è meno perfetta di quanto non lo fosse qualche anno fa. Lui, da ragazzo scaltro qual è, si è ovviamente accorto del mio debole per lui, quindi in genere mi risponde a tono, tentando di provocarmi dopodiché, non so se apposta o no, si gratta oscenamente il pacco. Lo fa di continuo, cazzo, a volte s’infila persino la mano nei boxer per darsi una bella aggiustata dove non batte il sole, là dove i miei occhi sono perennemente incollati, anche se cerco di non farmene accorgere.

Ad ogni modo, quello che voglio raccontarvi comincia qui in effetti, proprio qualche giorno dopo la storia del bagno. La sera che ha cambiato la mia vita e la sua, la sera in cui entrambi ci siamo resi conto dello smisurato potere che lui, purtroppo, ha su di me.

E’ un venerdì sera in pieno luglio. Il caldo soffocante mi ha regalato un bel cerchio alla testa e, tanto per peggiorare la situazione, faccio zapping tra i canali, passando da un talk show a un filmetto di quart’ordine sulla guerra civile americana. Sbadiglio, annoiato passandomi una mano tra i capelli umidi. Poi lo sento. E’ la sua macchina, la riconosco, ormai non ho neanche bisogno di affacciarmi alla finestra ma lo faccio comunque. Tra i rami degli alberi, scorgo il logo Ford sul muso della sua Fiesta, ferma nel bel mezzo del giardino del casale di famiglia. Lo fa ogni volta. Ogni volta che ha voglia di scopare, intendo. Non può certo portarsi Giulia in camera: viviamo tutti insieme in questo enorme villone bifamiliare e i miei zii non approverebbero, quindi, come la maggior parte dei suoi coetanei, si apparta in macchina con l’amorosa di turno e se la sbatte di santa ragione. Dio quanto vorrei essere lei.

La mia mano scende nei pantaloncini, succede sempre quando me lo immagino là sotto, libero dai vestiti che mi hanno sempre impedito di vederlo in tutta la sua nuda gloria.
Sorrido tra e me e me. Sono patetico, accidenti! Parlo, parlo ma è mio cugino ed è etero: niente succederà mai e niente DEVE succedere. Razionalmente so bene che è sbagliato e non farei mai niente nella realtà. Le mie sono solo innocue fantasie.
Mi scosto dalla finestra a malincuore per dare loro un po’ di privacy e torno a guardare la tv.

Dopo una mezz’ora, sento delle voci piuttosto concitate. Sono loro. Stanno litigando, anche se non riesco a capire per cosa. Poi sento uno sportello sbattere e il silenzio più assoluto.
Neanche cinque minuti dopo mi arriva un messaggio sul telefono:
‘Ti devo parlare” è lui. Aggrotto le ciglia.
‘Di cosa?’
‘Penso che lei mi tradisca, la troia” scuoto la testa, considerando che lui lo fa di continuo. Non so cosa rispondere e faccio finta di niente.
‘Dai, ma figurati! Ti ama e poi, scusa, cosa potrebbe pretendere di più?’
‘Ce ne sono tanti in giro. Cosa mi rende speciale? Gli uccelli si sprecano!’ è sempre così diretto, accidenti. Io decido di sfotterlo un po’ per smorzare la tensione.
‘Beh, fai tanto lo sbruffone, credevo avessi delle qualità nascoste oltre a quelle ben evidenti ;)’ ci mette un paio di minuti a rispondermi. Sento una goccia di sudore che mi cala sulla guancia..
‘Che porcello che sei’ se esci in giardino sono in macchina, dove la stronza mi ha mollato” leggo ed ingoio, forse un po’ nervosamente. Che cazzo vorrà da me? Che palle! Non ho tutta questa voglia di sentire le sue lamentele per l’ennesimo litigio con la sua fidanzatina.
Vabbeh, mi alzo dal letto e scendo le scale. In giardino c’è un umidità spaventosa. Mi dirigo verso la macchina, lo vedo fumare, erano mesi che non lo faceva più: non tira una bella aria. Apro la portiera ed entro. E’ senza maglietta, con i jeans attillati, tentatore maledetto.
‘Hai caldo?’ gli faccio sarcastico. Lui sbuffa, gli girano le palle vorticosamente.
‘No! Si da il caso che stavo leccando la figa a quella troia di Giulia, mi tolgo la maglietta e le arriva un messaggio sul quel cazzo di cellulare. Cerco di vedere chi è e lei me lo strappa di mano! A quel punto non c’ho visto più e l’ho sbattuta fuori! Mi tradisce! Quella puttana mi tradisce, lo sapevo! Altrimenti non avrebbe niente da nascondere, ti pare?’ non me lo sta chiedendo davvero, si sta sfogando e non è il caso d’interromperlo ‘Il risultato è che ora sono qui incazzato come una iena e con le palle piene!!’ conclude guardandomi, aspettando che io dica qualcosa. Sono un po’ sorpreso, in effetti, ma provo a fare lo spaccone.
‘E io cosa posso farci, scusa?’ lui mi risponde con calma, prima mi guarda e mi sorride un po’ sbruffone:
‘Beh, credevo che qualcosa ti saresti inventato vedendo questo” per poco non mi scoppiano gli occhi fuori dalle orbite. Mentre mi parla si sbottona i jeans e se lo tira fuori dalle mutande mezzo in tiro. Una rigogliosa peluria bionda fa da corona a un cazzo meravigliosamente ben proporzionato, rosa come il resto della sua pelle chiara e glabra. Due bei coglioni fieri e gonfi completano il quadretto. Rimango di sale non tanto per il suo pisello che, onestamente, è più che degno di nota, ma per la sua solita, arrogante sfacciataggine con cui mi sbatte in faccia la sua virilità.
‘Ma sei scemo?! Io’ io’.’ balbetto, incapace di trovare le parole. Lui sorride. Cazzo quant’è sicuro di sé!
‘Eh dai! Quando ti ricapita più? Dacci una leccatina che la voglia ti viene, eccome! Mi fai sempre due palle tu e il mio fisico eppure non fai altro che guardarmi in mezzo alle gambe! Beh! Eccoti servito, hehehe!!’ mi dice sprezzante ‘Anche se lo so che il tuo sogno segreto è il mio culo. Quante ore passi a guardarmelo, ogni giorno, eh? Te lo sogni anche la notte? Dì la verità! hahaha!!’ continua, ridacchiando. Io mi schiarisco la voce, profondamente in imbarazzo. Purtroppo ha ragione, cazzo. Come fa ad essere così odioso, eppure a piacermi così tanto? Che devo fare? Provo a non dargliela vinta:
‘Già’ però penso tu stia esagerando’ io’ in fondo siamo cugini” gli dico, cercando di guardarlo negli occhi, cosa non facile col cuore che mi va a mille. Lui mi osserva col pisello in mano, mi scruta, cerca di capire fino a che punto può spingersi. Sfortunatamente mi sa leggere molto, molto bene: il mio capo è chino, segno che omari ho già ceduto. Sorridendo tronfio, ne approfitta per darmi la prossima stoccata.
‘Hai ragione, cugino, sbatterti in faccia il mio cazzo così, senza ritegno” attacca con le scuse meno sentite della storia ”facciamo così’ vediamo se riesco a spiegarti’ io sono un maschio, non un frocet’ un gay’come te” corregge la scelta inopportuna ma, ne sono sicuro, totalmente voluta di quel termine ”tu, senza offesa, qui dentro sei come le donne” si indica la testa ”e non lo potrai mai capire, neanche se ci provi! Quindi credimi sulla parola! VOI potete resistere, ma per NOI uomini è come andare in bagno, punto e basta! Io ho sentito l’odore della figa di quella troia ora devo sborr’ scusa’ venire” mi dice edulcorando la sua bella lezioncina sociologica dalle parole ritenute offensive, non considerando che il contenuto stesso del discorso è ben più offensivo di darmi semplicemente del frocetto. Non so cosa cazzo rispondergli:
‘E io come posso aiutarti scusa?! La figa non ce l’ho, idiota!’ gli dico, forse un po’ più forte di come avrei voluto. Lui mi sorride, ogni secondo che passa assume toni sempre più autoritari, mascherati da quella dolcezza affabile e io riesco anche a sentirmi in colpa per lasciare il mio povero cuginetto in uno stato di chiaro bisogno.
‘Vero’ le mani le hai però, no?’ detto questo si indica il pisello con il mento. Non ci posso credere! Mi sta chiedendo di fargli una sega! Non posso, non lo posso fare! Faccio per andare via, senza rispondergli ma lui mi trattiene con una presa salda e sicura per il polso. Panico. Mi volto e lui mi sorride amichevole, cosa che, non so perché, mi calma appena.
‘Procediamo per gradi’ devo averti spaventato” mi dice, stavolta più sincero ”rimani con me in macchina mentre io mi masturbo ti va? Magari potresti masturbarti anche tu” mi tranquillizzo un attimo e il mio battito torna a livelli quassi normali. Questo è già meno anomalo. Insomma, due cugini che si segano insieme è quasi la norma, strano è non averlo fatto prima.
‘Ok, va bene” gli dico rilassandomi sul sedile. Mi calo la zip, confuso da tutte quelle emozioni. Schizza fuori come una molla! Non ci credo. Il solo pensiero di toccarglielo mi ha fatto eccitare di brutto. Alzo gli occhi, con la morte nel cuore. Lui mi sta guardando ma il suo sguardo è cambiato’ ed io so che sono fottuto!
‘Lo sapevo, cazzo! Lo sapevo!’ mi dice con un sorrisetto gongolante ‘Sei una checca che sbava sul cazzo del cugino, ma non ti vergogni? Hahaha!!’ Le sue risatine sembrano pugnali impietosi e crudeli.
‘Ti prego’ smettila’ è già abbastanza umiliante per me, non infierire.’ gli dico rimettendolo nelle mutande, con un’angoscia mai provata.
‘Umiliante dici?! Hahaha! Guarda che ci sono cose molto più umilianti di questa!’ mi dice spavaldo ‘Sei frocio e a meno di un metro da te c’è un cazzo, il MIO cazzo, il cazzo che hai sempre sognato! Persino l’altro giorno, quando sbirciavi al cesso! Avresti voluto leccarmelo anche sporco di piscio. Ecco cos’è umiliante! Che la vista di questo pezzo di carne ti fotte il cervello!’ non so cosa rispondere e lui incede inesorabile ‘Se vuoi posso continuare!’ mi dice con un ghigno ‘La verità è che sei talmente partito di testa che se io adesso ti chiedessi di leccarmi i piedi anziché l’uccello, tu lo faresti, o sbaglio?’ mi guarda fisso negli occhi, con una sicurezza che mi dice che sa già la risposta a questa domanda del tutto pleonastica. Sono nel panico mentre il porco continua a toccarsi oscenamente il pacco, come fa di solito, ma stavolta di proposito, in bella vista, e il suo cazzo prima barzotto è in piena e vigorosa erezione. Ingoio, incerto sul da farsi, poi abbasso lo sguardo e vuoto il sacco:
‘Mi vergogno di quello che provo in questo momento ma hai ragione io’ beh io’ si, lo farei”
Lui scuote la testa, poi divertito, mi dice.
‘Beh, perché non lo fai, allora! A me sta bene! Ho sudato come un maiale al lavoro con quei cazzo di scarponi!’ molla finalmente il suo uccello, stende il sedile, con naturalezza si scalza prima le converse e già un tanfo investe l’abitacolo della macchina, poi si sfila i calzini. Infine sfila il jeans e i boxer aderenti che tante volte ho visto sporgergli dai pantaloni a lavoro rimanendo incantato dal solco del suo culo sodo con una leggera peluria bionda. SI accorge dei miei occhi su di lui e ridacchia:
‘Hehehe! Hey! Basta guardare!’ si sdraia sul sedile e muove la gamba fino a mettermi il piede davanti alla faccia. Io esito.
‘Beh, che aspettiamo? Vuoi fare l’alba?’ mi chiede sbruffone. Io inghiotto prima di rispondergli. Per quanto assurdo, in quella situazione paradossale è il male minore.
‘Ok’ lo faccio’ ma poi ti masturbi da solo. Io il cazzo non te lo tocco, non me lo chiedere!’ lui sorride sfrontato.
‘Certo! Certo! Leccami i piedi e io mi masturbo’ non ti chiedo di più” mi dice sornione. Puzzano! i suoi piedi così virili, puzzano maledettamente, cazzo! Muove i diti davanti ai miei occhi, poi me li accosta sulle labbra, lo stronzo. Disgustato, tiro fuori la lingua e inizio a leccare.
‘Aaahhh’ bravo cugino, così! Hehehe!!’
Ha ripreso a toccarsi il cazzo mentre mi guarda, intento a leccargli la pianta. Il sapore è acre, la pelle è sporca e terribilmente umida. Un ricchione feticista sarebbe al settimo cielo, ma io no. Mi fa schifo leccare il sudore dai piedi di un ragazzino’ è degradante, ha ragione lui, è una cosa immensamente umiliante eppure lo sto facendo. Ma lo sto facendo solo ed esclusivamente per permettere all’uomo dei suoi sogni di svuotarsi le palle. Solo perché me l’ha chiesto, in effetti! Chiudo gli occhi, non voglio vedere. E’ un incubo. Cazzo, spero venga presto! Spero di finirla in un attimo. Ma lui non ha alcuna fretta. Dopo diversi minuti passati a ripulirgli il piede destro, mi porge il sinistro. Io, a questo punto, lo guardo tra il sorpreso e l’incazzato. Ma lui mi sorride con la sua faccia da schiaffi:
‘Dai, non fare quella faccia! Ho quasi fatto, se continui altri due minuti vengo! Poi a casa non dovrò neanche lavarli, ci hai pensato tu, hahahahaha!!’ se la ride di gusto. Mi arrabbio.
‘Sei uno stronzo! Vedi di sbrigarti a venire, cazzo! Non sono mica il tuo bidet!’ nel momento stesso in cui pronuncio la parola so di aver fatto un clamoroso autogol. Mi sono paragonato ad un sanitario! Un fottuto sanitario! Non dissimile da uno di quelli che ogni giorno carichiamo assieme a lavoro. O meglio: io faccio una fatica tremenda e lui li alza sotto i miei occhi ammirati con i muscoli delle braccia grosse e della sua schiena perfetta che si contraggono sotto i miei sguardi avidi e sognanti. Sguardi che lui, lo stronzo, ovviamente nota sempre e sorride, beffardo.
‘Un bidet?! Hahahaha!!! Un bidet, dici?!’ io mi blocco col suo alluce in bocca e lui rigira l’idea nella sua mente, divertito.
‘Beh, me ne sono fatto uno veloce prima di uscire di casa però’ senti cugino’ non so’ non riesco a venire stasera’ sarà che forse la stronza mi ha fatto incazzare troppo” mi dice stropicciandomi la faccia col piede ”pensavo’ visto che ti piace così tanto’ non è che forse’ dai magari mi rilassa” io lo guardo allibito, immaginando il significato delle sue parole allusive.
‘Mi stai chiedendo di leccarti il culo per caso?! Sei fuori!?’ gli dico. Lui mi guarda con un sopracciglio alzato.
‘Cazzo! Ti stai leccando i miei piedi lerci da più di dieci minuti! Ti si legge lo schifo in faccia e quando ti chiedo di leccare il culo che tanto dici di ammirare ti tiri indietro?’ è scocciato ‘Dai lascia stare! Continuo da solo, vai! A domani!’ mi dice e i suoi piedi mi spariscono dalla faccia mentre lui si risiede composto sul sedile.
Rimango immobile. Nonostante le mie parole è più che evidente che il colpo di fortuna capitatomi quella sera non si ripresenterà MAI più. Avere la possibilità di immergere la faccia in quel culo che non lascia mai i miei pensieri, giorno e notte, giorno e notte, cazzo, senza darmi requie. Al lavoro sono completamente ipnotizzato mentre lo vedo ancheggiare in ogni suo movimento del suo incedere così virile. E dovrei lasciar perdere tutto solo perché è mio cugino? E poi vederlo, il mio sogno erotico per eccellenza, contrarsi tra gli spasmi e venire davanti ai miei occhi. Quante volte ho immaginato l’espressione da stronzetto che deve avere mentre erutta nella figa fortunata di turno. Figa che, qualora rimanesse gravida, avrebbe l’onore di farsi sbattere dal mio bel cuginetto stallone per tutta la vita. Oh dio, che devo fare?!
‘Ok’ gli do una leccata veloce’ ma tu datti da fare con quella mano! Non avevi le palle piene?!’ gli dico un po’ scocciato ma lui mi legge gli occhi, serve a poco tentare di dissuaderlo.
Nemmeno mi risponde, mi rivolge solo il solito sorrisetto da stronzo. Mi fa abbassare il sedile del passeggero fino a sdraiarlo del tutto poi, completamente nudo, sale su di me. Il suo pisello mi passa per tutta la sua ragguardevole lunghezza davanti agli occhi, poi le palle. Quanto sono grosse, cazzo! E infine il suo buco del culo è sulla mia faccia. L’odore. Come posso descriverlo? E’ vero che si è lavato, per fortuna, ma con questo caldo infernale e tutta quell’eccitazione è sudato e il suo prepotente testosterone mi assale le narici, maschio e dispotico. La mia bocca è proprio sotto di lui che si sta allargando le natiche prima di sedermisi sulla faccia. Le palle mi coprono il naso e l’asta dritta svetta di fronte a me. Guardo i suoi occhi nocciola, scaltri e divertiti.
‘Comoda questa posizione, hehehe!!’ lo guardo male, impossibilitato a parlare e lui:
‘Dai, dai! Che sei in paradiso! Hahahaha!! Ricordati che dipende solo da te quanto ci metto a venire!’
Che stronzo che è! Secondo lui devo anche sentirmi in colpa perché non riesce a venire e la cosa che mi fa più imbestialire è che mi ci sento davvero, cazzo!!
Inizio a leccare. Con la punta della lingua gli carezzo l’ano e lui lo rilassa permettendomi di entrare. La sua pelle è davvero sudata, così come la mia faccia e il sapore è di nuovo acre. Lo sento gemere, il signorino, contento come una pasqua ora che suo cugino, più grande di lui, suo superiore in ambito lavorativo, è così gentile da fargli un bel bidet, docile e sottomesso come un fottuto agnellino.
La mano gli va su e giù per l’asta, lentamente e lui si morde il labbro, col peso quasi interamente abbandonato sul mio viso.
Mi vergogno di me stesso. Profondamente. Per la seconda volta quella sera, chiudo gli occhi per cercare una qualche salvezza per la mia anima. Lo sento ridacchiare ma non li riapro, non voglio sapere.
Dopo un po’ comincia a contorcersi. Muove il bacino avanti e indietro per farsi passare la lingua sull’intera fessura. Ormai scivola che è una meraviglia sulla mia faccia tra il sudore e la bava. Si sta segando più velocemente.
‘aaaahhhh’ sto per venire cugino’.. mmmmmm’. continua’ aaahhh’ infilami la lingua dentro, dai’.’ comincio a non poterne più, non ho aria, ma lo accontento e lo ripulisco internamente.
‘mmmm’ perfetto, così’ mmmm’ che bravo leccaculo, che sei’. mmmmmm’. lecca’ lecca’ leccati tutto!’ continua ad incitarmi sempre più aggressivo mentre slitta in avanti. Adesso sto soffocando, ho il naso piantato nel suo ano, però non mi dispiace. Contro la mia volontà ho il cazzo di marmo che vuole uscire dai boxer.
Poi mi fredda d’improvviso. Scivola all’indietro e mi si siede sul petto, continuando a menarsi l’uccello davanti alla mia faccia.
‘Voglio spararti tutto in gola checca, apri la bocca!’ E’ un ordine quello che mi da. Questo è veramente troppo. Lo spingo via e lui finisce a sedere sul sedile del guidatore, le sue gambe ancora su di me. E’ perplesso e infastidito:
‘Ma sei scemo?! Sborra nella bocca della tua fidanzata o sborrati in mano! Imbecille! Ho cercato solo di aiutarti’. ora basta!’ voglio andarmene. Lui è paonazzo. Un uomo che sta per venire non guarda in faccia a nessuno. Ora il mio cugino dolce cede il passo all’animale che deve gettare fuori sperma e gemere la sua mascolinità!
‘Sentimi bene frocio, non hai scelta, capito?! Ti è piaciuto raccontarmi delle tue avventure, sbavare sui miei compagni a lavoro, raccontare le tue porcate da ricchione e ora mi lasci sul più bello?! Dai un’occhiata a queste! Sei venuto proprio bene, guarda!’ con orrore assisto impotente mentre mi sbatte in faccia lo schermo del suo Iphone dove, in alta risoluzione, ci sono io con mezzo suo piede ficcato in bocca, oppure con la lingua tra i suoi diti, oppure con la faccia sepolta in mezzo alle sua gambe mentre lecco, ad occhi chiusi come un fottuto idiota. Mi ha fregato bene bene. Sono nelle sue mani. Il cuore mi batte martellante mentre cerco di trovare una qualunque via d’uscita da quella situazione di merda.
‘Queste finiscono in giro fra tutti i miei amici! Chissà, magari viene voglia anche a loro!’ continua e io comincio a supplicare:
‘No! ma che fai?! Non puoi farmi questo, davvero Vincenzo! Ti masturbo, ok? Ma cancella quelle foto! Dai siamo cugini, io ti voglio un gran bene!’ gli dico poggiandomi coi gomiti all’indietro sullo schienale del sedile ancora sdraiato. Lui è seduto di traverso, con la schiena appoggiata alla portiera e ha ancora le gambe sul mio grembo. Mi guarda sprezzante:
‘Se mi volessi bene avresti capito il mio stato di bisogno, cazzo! Mi sbavi addosso da quanto? Tre, quattro anni? E invece di essere contento fai lo schizzinoso col mio uccello! Sai cosa?! Rivestiti, e vattene a casa, io mio masturbo alla faccia tua e domani le tue foto le posto in rete col tuo nome e il tuo numero! Vedrai in quanti ti chiamano per un servizietto!’ il suo tono sta tornando ad essere divertito. Ha capito di avere il controllo assoluto della situazione. Sempre più nel panico cerco di farlo ragionare.
‘Hai ragione, scusami’ però’ non puoi costringermi ad ingoiarti, ti prego’ ingoiare lo sperma di un altro uomo è come cedere tutta la propria virilità’ è come ammettere di essere una donna” lui ridacchia divertito:
‘hahaha! Ma tu praticamente sei una donna, cazzo! Te l’ho spiegato prima, non hai capito?! Hahaha!!’ cerco di esternargli quello che provo:
‘Ok, va bene’ ma farlo è come sottomettersi ad un altro totalmente’ ti prego non puoi costringermi ad una cosa così umiliante’ ti prego” lui mi guarda con un risolino sulla sua faccia da stronzetto mentre si gusta la scena.
‘E invece ti dirò di più! Per me puoi anche andare via ma quelle foto vanno in rete a meno che” muove una gamba e mi calpesta la faccia col piede destro, sbattendomi indietro sul sedile ”non sia tu a supplicarmi di sborrarti in gola. Dovrai farlo mentre mi baci il piede e dovrai convincermi che non vedi l’ora d’ingoiare! Che ne dici, frocio? E’ abbastanza umiliante per te?!’
L’odore del suo piede è ancora disgustoso, nonostante la mia lingua. Mi viene da piangere ma non lo faccio, peggiorerei solo le cose. Devo ubbidirgli, non c’è altro da fare o mi rovinerà la vita per sempre. Ingoio.
‘Ok’ vorrei bere” gli dico piano e le mie parole escono schiacciate dalla sua pianta odorosa.
‘T’ho detto di baciarmi il piede, o sbaglio? E poi non sento! Cosa dici?’ conversa senza violenza, divertito. Gli ubbidisco e alterno baci a parole:
‘Vorrei che mi venissi in bocca’ voglio bere il tuo sperma’ direttamente dal tuo cazzone duro’ ti prego” lo sento ridacchiare mentre riprende a menarselo. La cosa lo eccita.
‘Ma come?! Non ti faceva schifo due secondi fa?!’ L’odore nell’abitacolo è irrespirabile tra i suoi piedi e la sua pre eiaculazione. Mi sembra di sentire già il suo seme appiccicoso che m’incolla la lingua. Mi fa schifo, ma non posso dirlo, devo fingere che mi piaccia, devo farlo se voglio continuare a vivere.
‘Ti prego’ nulla mi fa schifo di te’ fammi bere’ ti supplico” prendo fiato e gli do un ultimo bacio su quella pianta disgustosa prima di chiamarlo ”padrone” scatta la sua risata di pancia, una risata che ben si abbina a al suo sguardo vittorioso e tronfio che mi appare non appena smette di calpestarmi la faccia.
‘hahaha!! Brava checca, bel discorsetto! Mi hai convinto! hahaha!’ muovendosi in quel soffocante abitacolo mi monta di nuovo addosso, sedendosi sul mio petto, come aveva fatto prima. Mi mette una mano sulla nuca:
‘Apri bene e succhiati ‘sta minchia, troietta!’ mi penetra la bocca e non lo fa dolcemente. Spinge quanto può col bacino e con la mano, tanto da immergere il mio naso nei suoi biondi peli pubici. La sua grossa cappella gonfia mi arriva in gola e a me viene un conato di vomito. Resisto, non può mancargli molto, maledizione!.
‘ooohhh’ brava, così!’ si rivolge a me usando il femminile e la cosa mi fa male nonostante tutte le mie lascive fantasie. Non era questo che volevo, o comunque non così! Il pungente odore di cazzo mi sta annebbiando tutti gli altri sensi, tanto che per un secondo mi chiedo se riuscirò mai più ad annusare qualcosa di diverso.
Grugnisce e geme mentre usa la mia bocca come uno sborratoio da due soldi. Anzi gratis! Tanto gli costa sbattermelo in gola e svuotarsi i coglioni. Assolutamente niente, visto che sono stato io ad averlo pregato con tanta deferenza. Sotto ricatto, certo! Ma che differenza può fare? Sto comunque per ingoiare un pieno della sua sborra mentre lui mi guarda ridacchiando e godendo come un porco. Pompata dopo pompata sto firmando col sangue la mia nuova posizione d’inferiore ai suoi occhi, una posizione dalla quale non ho idea di come potrò uscire.
‘mmmm’ è buono il mio cazzo, checca?! Rispondi!’ non gli posso rispondere ovviamente ma non credo lo voglia neppure, vuole solo godere ‘E’ quello che sogni da una vita, no?! Succhialo tutto, da brava! Dai! Dai! Dai!’ ormai è quasi in dirittura d’arrivo e spinge sempre più forte. Se ne sbatte altamente dei mie conati e dei mie gemiti piagnucolosi. Le lacrime mi rigano il volto, chiara manifestazione della summa di emozioni che provo, ma si mischiano al suo sudore, al sudore con cui continua a impregnarmi la pelle. Mi sento un pezza. Usato da mio cugino, un altro uomo, per soddisfare le sue voglie. Magari le troie che si scopa di continuo gli fanno qualche sega, facendolo venire in mano, qualcuna forse nella figa, mentre io domani lo guarderò in faccia sapendo che mi avrà marchiato col suo seme dall’interno e per la vita. Me l’avrà fatto bere, cazzo! Come una puttana da strada, godendo come non mai. Cos’altro può farmi di peggio? Mi chiedo, proprio mentre lui abbassa gli occhi e mi guarda con un sorrisero di scherno, poi mi afferra la testa con entrambe le mani ed esplode con la bocca aperta:
‘Aaaaaahhhhhh’.. Bevi! Troia di un cugino! Beviiiii, che questo toro t’ha fatto donna!! Beviiii!!!’
Il sapore dello sperma mi disgusta più di ogni altra cosa. Non riesco neanche a definirlo, è dolce e salato allo stesso tempo e poi è vischioso e si attacca alle pareti della mia bocca e della gola, come non volesse andar giù. Ma lo ingoio. Non posso fare altro, ho il suo cazzo piantato quasi fino allo stomaco. Non la smette più di sborrare, è un torrente che continuo a buttare giù a bocconate nauseanti tra un colpo di tosse e l’altro.
‘Cazzo! Che goduria!!’ commenta il signorino. Ne ha veramente un ettolitro e maledico Giulia per quel cazzo di messaggio. Niente di tutto questo sarebbe successo se quella stronzetta fedifraga avesse fatto la brava donnina fedele.
Il flusso diminuisce pian piano. Lui, col fiato corto guarda in basso e comincia a ridere. Ride contento e mi lascia la testa. Io la abbandono all’indietro e prendo a tossire mentre lui mi siede di nuovo sul petto. La sua cappella mi sfiora ancora le labbra. Poi si prende l’uccello e comincia a passarmelo su tutto il viso e mi dice semplicemente:
‘Sei mio ora, cugino” io non gli dico niente, continuo a guardarlo e lui, dopo un minuto o poco più, finito di spennellarmi il muso, torna a sedere sul suo sedile.
Sono attonito. Tiro su il sedile, come sta facendo anche lui. Si accende un’altra sigaretta e resta immobile a godersi ogni tiro. Non mi dice niente. Ha solo una bell’espressione soddisfatta sul viso.
‘Vincenzo’ ti prego, ho fatto quello che hai voluto, dimmi che non userai quelle foto” lui si volta e sorride:
‘Dipende da te.’ mi dice gonfio di quel senso di potere che, lo vedo, gli piace di brutto ‘Tu pensa a servirmi bene. Hai detto che sono il tuo padrone, no? Hehehehe!!’ mi dice arrogante e altezzoso. Io chiudo gli occhi disperato e sento la sua mano carezzarmi la testa.
‘Rilassati checca, per stasera hai finito! Va pure a spararti la sega più bella della tua vita, ora che hai il sapore di ‘sto cazzo ancora in bocca! Hehehe!!’ senza guardarlo mi riabbottono i pantaloni e apro lo sportello della macchina. Esito un attimo. Un milione di cose che vorrei dirgli ma non riesco a mettere insieme nemmeno la più stupida delle frasi. Alla fine mormoro un semplice:
‘A domani” e me ne vado.

Leave a Reply