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Racconti di Dominazione

Patty, puttanella in erba

By 30 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Al mare i miei possedevano una casetta assieme agli zii; da sempre condividevo la camera con
mio cugino Gianfi, di alcuni anni più vecchio di me. Io ero ancora al liceo mentre lui era al quarto
anno d’università; ci raggiungeva ogni tanto fermandosi qualche giorno.
Una sera, i miei erano usciti con loro amici, ero in casa con mio cugino e un suo amico; a me lui
piaceva, aveva venticinque anni, mi atteggiavo a fare la grande.
Portavo un vestito leggero, con le spalline sottili, mi arrivava neanche a metà coscia;
Avevamo bevuto un pochino, io non ero per niente abituata ma non volevo fare brutta figura.
Eravamo seduti su un divano, io fra loro due
– carina tua cugina’-
– &egrave un po’ birichina, gli zii vogliono che le stia dietro, ma io dico loro di sì e poi che faccia
quello che vuole ‘
– cosa fa di birichino? ‘
– magari si chiude in camera con qualche amichetto’ oppure scompare in auto ‘
– non hai il ragazzo fisso? ‘
– io’ insomma.. ci siamo appena lasciati’sono libera ‘
– una ragazza come te’ non può restare libera a lungo, &egrave uno spreco ‘
Mentre diceva questo giocava con la spallina del vestito, mi accarezzava la spalla.
– facevi la birichina anche con lui? ‘
– stavamo insieme’-
– e cosa facevate? ‘
la spallina cominciava a scendere
– che curioso che sei! ‘
– non vuoi che tuo cugino senta? ‘
– no.. lui racconta tutto’-
– allora qualcosa da nascondere ce l’hai –
Il vestito scendeva, la pelle candida contrastava con l’abbronzatura, iniziava a vedersi l’aoreola
scura
Sentivo gli occhi di mio cugino e di Marco sul mio seno seminudo, mi vergognavo e mi eccitavo
contemporaneamente. Il capezzolo spuntava netto sotto la stoffa sottile.
Marco lo toccò appena con la punta dell’indice, forse attendeva un mio gesto, che non arrivò’
Continuò a titillarlo, ci girava sopra e intorno, lo sentivo sempre più duro, sempre più grosso.
Tirò ancora un po’ la spallina, la mia tetta era ormai completamente scoperta. Mi prese il
capezzolo tra le dita, pizzicandolo e tirandolo.
– lasciavi fare anche questo al tuo ragazzo? ‘ mi chiese ridendo
– mi vergogno, dai’c’&egrave mio cugino –
– non mi hai risposto, te le facevi toccare? ‘
– si ‘
– e ti piaceva? ‘
– s-si –
– anche adesso? ‘
Marco mi aveva scoperto completamente e mi stava palpando a piene mani, un mugolio
sommesso fu la mia risposta
– sei proprio birichina Patty, e hai anche due belle tettone! Cosa ne dici Gianfi?-
– a vederle son proprio splendide, mi piacerebbe sentire quei due capezzoli’-
– fai la brava, ora fai divertire anche tuo cugino ‘
Cercai di coprirmi con le mani ma Marco mi prese per i polsi impedendomelo; provai a liberarmi
ma i miei movimenti servirono solo ad eccitarli e a farmi risalire il vestito in modo indecente. Gianfi
si dedicò subito ai miei capezzoli, ne succhiava uno mentre mi stringeva l’altro tra le dita
– Marco, lasciami, mi fai male ‘
– Però devi stare ferma ‘
– Va bene ‘
Devo ammettere che Gianfi era bravo, il fatto che fosse mio cugino mi eccitava ulteriormente,
fremevo. Il mio vestito si era ridotto ad una fascia in vita, Marco mi stava accarezzando le gambe
nude, infilandosi tra la cosce, aveva un tocco leggero, sensuale. Risalì lungo il fianco, si spostò
sull’addome, e cominciò a scendere lentamente.
Si fermò con la punta delle dita contro l’elastico degli slip, sollevai appena il bacino, fu un
movimento involontario ‘
Passò con le dita sotto l’elastico, raggiunse i miei peli pubici, non mi radevo; cominciò a giocarci
– sfilali! ‘
– cosa? ‘ risposi
– gli slip ‘
– no –
– lo facciamo noi allora ‘
– Marco, ti prego, non fatelo ‘
– Perché? Non gliela mostravi al tuo ragazzo? ‘
– Nooo, non voglio, –
– Sei sicura? ‘
Mentre parlava mi accarezzava il monte di venere, il dito indice si intrufolava tra le labbra cercando
e trovando la mia nocciolina. Ero ormai semidistesa sul divano, il sedere oltre il bordo; poggiavo i
piedi a terra e mi inarcavo verso Marco, le gambe semiaperte, il bacino proteso
– si.. no’. ‘
Avevo le mani libere, feci scostare Gianfi, mi sfilai il vestito e mi tolsi le mutandine rimanendo
completamente nuda; vergogna ed eccitazione si sommavano, volevo far vedere che ero ‘grande’.
Gli sguardi pieni di voglia dei due ragazzi mi procuravano da soli piacere.
– ti piace farti guardare, vero? ‘
– molto ‘
– anche da tuo cugino? ‘
– si ‘
– allora sei proprio birichina ‘. ‘
– io direi porcellina ‘ Marco, intanto che mi parlava, aveva ripreso a giocare con la mia
fighetta, sempre più umida; si era inginocchiato di fronte a me, mi aprì le gambe
– il tuo ragazzo ti leccava la passerina? ‘
Non aspettò la mia risposta, cominciò a farlo; era per me un’esperienza nuova, e dopo pochi colpi
di lingua ero a gambe spalancate offrendomi alla bocca di Marco, respirando ad occhi chiusi
sempre più affannosamente mentre mi accarezzavo il corpo nudo.

Vedevo mia cugina Patty, nuda, ad occhi chiusi, dimenarsi sul divano mentre Marco le leccava la
figa; tirai fuori il cazzo e cominciai a strofinarglielo sul viso. Finalmente aprì gli occhi.
– cosa stai facendo? ‘
– lui lecca te, tu lecchi me! ‘ mentre glielo dicevo spinsi il cazzo tra le sue labbra
– no’ no’ non posso’ non devo’ –
– hai le labbra calde, dai’ –
Era presa tra due fuochi, me lo prese in mano, segandolo. I suoi capezzoli erano grossi duri,
circondati dalle ampie aoreole scure, la pelle candida intorno, le pastrugnavo le tette a piene mani.
Mugolava, era una cagnetta in calore’.

Patty colava, mi stava venendo in bocca; con una mano mi teneva la testa premuta contro la figa,
con l’altra segava il mio amico, i suoi movimenti erano sempre più incontrollati. Volevo ficcarglielo
dentro, ma mi piaceva quello che le stavo facendo e temevo di interrompere quel momento
magico; usai allora le dita; mentre con la lingua mi concentravo sul clitoride, duro come una
nocciolina, iniziai a penetrarla con indice e medio appaiati, affondai fino alle nocche. Ritirai le dita e
le affondai nuovamente, avanti e indietro! Non durò molto; la sentii contrarsi violentemente e
contemporaneamente inarcarsi.

Stavo segando mio cugino, il suo cazzo era a pochi centimetri dalla mia faccia, talora mi lambiva le
labbra; mi palpava le tette senza misericordia, le schiacciava, le spremeva, le stringeva; mi
prendeva i capezzoli tra le dita, li tirava. Quando Marco mi infilò le dita nella figa persi il controllo.
Mi portai il cazzo di Gianfi alla bocca, succhiandolo come un capezzolo; con la mano libera presi
quella di Marco per guidarlo dentro di me. Chiusi gli occhi.
Fu un orgasmo violento, forse il primo vero orgasmo della mia vita.

Mi stringeva il cazzo tra le labbra, succhiava come se mi volesse aspirare il contenuto delle palle;
non sapevo nulla della vita sessuale di Patty ma o era molto esperta o aveva un talento naturale.
Anch’io avevo raggiunto il mio limite, avevo le sue tette fra le mie mani e il mio cazzo fra le sue
labbra, le venni in bocca e in faccia, riempendola di sborra calda; ad ogni schizzo le spremevo le
poppe come fossero due arance mature.

Sentii il cazzo di Gianfi irrigidirsi e subito dopo uno schizzo di liquido caldo in bocca associato ad
una violenta strizzata alle tette; allontanai il cazzo di mio cugino dalle labbra mentre continuava a
eruttarmi sperma caldo sulla faccia. Mi stava mungendo come una vacca.
Vidi Marco alzarsi, il cazzo duro in mano
– No Marco, non so se sono coperta’. Aspetta ‘
– Cosa vuoi dire? ‘
– Prendo la pillola da pochi giorni ‘
– Sarà più eccitante così ‘
Con la punta del suo cazzo giocava tra le mie labbra vaginali; volevo allontanarlo da me ma mio
cugino fu pronto a fermarmi.
Cercavo di liberarmi ma era piazzato tra le mie gambe aperte. Mi prese per i fianchi ed iniziò
lentamente a penetrarmi. Andò fino in fondo, si fermò contro il mio utero, si ritirò e rientrò, avanti e
indietro, lentamente.
– Potrei ingravidarti, Patty. Potremmo riempirti tutti e due, cosa ne dici? ‘
– Ti prego, lasciami, dimmi cosa vuoi ‘
– Siete venuti tutti e due e io sono rimasto con il cazzo duro ‘ –
Mentre parlava continuava a scoparmi lentamente, quando arrivava in fondo mi dava una forte
spinta, mi faceva ballare le tette
– Sono incerto se infilartelo in bocca o nel culo. Ti lascio la scelta, poi ti spedisco da un
ginecologo per vedere quando possiamo divertirci con te fino in fondo ‘

Patty prometteva bene; aveva sul viso gli schizzi di Gianfi, uno le colava su un lato della bocca. Le
tette erano un po’ arrossate per le strizzate ricevute, erano belle sode e ballavano appena quando
affondavo dentro di lei. Sentivo la sua vagina che mi stringeva il cazzo: ero sicuro che se l’avessi
pompata ancora un po’ sarebbe venuta un’altra volta.
– Allora? ‘
– Bocca ‘
– Qui, di fronte a me, in ginocchio! ‘
Obbedì
– Ora userò la tua bocca come una figa, ti verrò dentro e tu ingoierai tutto, chiaro? ‘

Ero inginocchiata di fronte a Marco, avevo il suo grosso cazzo davanti alla bocca, me lo spinse
dentro mentre con le mani mi teneva ferma la testa. Mantenne quello che aveva detto, mi scopava
la bocca come se fosse stata la figa, lo sentivo fino in gola, incurante dei miei conati di vomito e
dei miei tentativi di respingerlo. Per fortuna era già molto eccitato, dopo pochi colpi mi sentii
riempire la bocca e la gola del suo sperma. Me lo tenne dentro finch&egrave fu sicuro che avessi ingoiato
tutto.

– Domani ti faccio avere l’appuntamento con il ginecologo ‘

Passai la notte tranquilla, temevo Gianfi venisse a molestarmi, ma forse per presenza in casa dei suoi e dei miei genitori, non lo fece. Quando mi svegliai, erano quasi le dieci, il suo letto era vuoto, ma sentivo rumoreggiare in bagno. Gli altri abitanti della casa erano già in spiaggia; scesi in cucina per fare colazione. Ero seduta guardando distrattamente la televisione, voltando le spalle alla porta e mi accorsi di mio cugino solo quando, giunto alle mie spalle, mi infilò le mani nella scollatura per palparmi le tette.
– come sta la mia cuginetta preferita? –
– Gianfi! Cosa fai, lasciami stare –
– non mi sembrava ti dispiacesse tanto ieri sera –
Le sue mani si muovevano liberamente, dapprima palpeggiandomi poi cercando i capezzoli che prese tra le dita, stringendoli

Patrizia &egrave mia cugina, va al liceo, io sono più grande di lei e sono all’università. E’ sbocciata in questi ultimi due anni: non so da chi abbia preso i capelli biondi e gli occhi azzurri, in casa non ce n’è mio zio ha sempre preso in giro mia zia per questo, accusandola di averlo tradito. Ha una bocca ampia con due labbra carnose che secondo il mio amico Marco sono perfette per succhiare..E’ alta poco più di un metro e sessanta; su una figura abbastanza minuta spicca un bel paio di tette, non sono un esperto, ma direi una quarta piena. Due gambe snelle e un bel culo completano la sua figura.

Ho sempre considerato Gianfi come un cugino, ma dopo l’esperienza della scorsa serata lo guardo diversamente; le sue mani sul mio corpo mi imbarazzano ma mi eccitano più di quanto non voglia riconoscere.
– ti prego, stai fermo –
Ma i miei capezzoli duri dicevano il contrario. Mi girai verso di lui, aveva solo i pantaloncini del pigiama sotto i quali era impossibile non notare la sua erezione.
Mi fermai forse un momento di troppo a guardarlo..
– prendilo –
– no Gianfi sei mio cugino, non posso …-
– dai, non aspetti altro –

Le lasciai un capezzolo e mi scoprii, lo sguardo di Patrizia me lo aveva fatto venire ancora più duro; le presi una mano e gliela misi intorno al mio cazzo, guidandola.
– – ora vai avanti da sola, qualche sega l’avrai fatta ai tuoi amici –
– Gianfi… ti prego –
– le hai fatte o no? –
– si –
– dai che sei brava –
– non…mi fai male –
Avevo la sua tetta in mano e gliela stavo strizzando, mi piaceva farlo, mi dava un senso di possesso nei confronti di Patrizia. Stringevo e lasciavo, stringevo e lasciavo, ogni volta più forte, alla fine cedette e cominciò a segarmi.

Gianfi aveva un bel cazzo, non che ne avessi visti poi tanti, iniziai a masturbarlo; lo avevo proprio all’altezza del viso, era completamente scappellato, il glande era grosso, scuro. Mi teneva le mani sulle spalle, le tette si muovevano morbidamente a causa del movimento della mia mano. I capezzoli spuntavano duri sotto il tessuto sottile.
– toglila ‘ mi disse riferendosi alla maglietta che usavo per la notte
– no.. dai.. potrebbe arrivare qualcuno –
– non c’&egrave nessuno- mi disse accompagnando le sue parole con un crick con le dita sul mio capezzolo sinistro; mi aveva fatto veramente male e mi affrettai ad ubbidire rimanendo in mutandine.
– ti piace proprio farti strapazzare cuginetta. Ora chiudi gli occhi, apri la bocca e tira fuori la lingua e con le mani offrimi le tette, ho voglia di sborrarti addosso, ma dove lo sentirai all’ultimo –
– Gianf…. –
non feci in tempo a finire, mi arrivò una sberla sulla tetta nuda –
– sbrigati –
Obbedii ancora.

Era bellissima, seduta di fronte a me, a gambe aperte, vestita dei soli slippini da cui fuoriuscivano i peli della sua fighetta, le tettone sostenute dalle mani a coppa con i capezzoli eretti circondati dalle aereole scure, la bocca aperta con la lingua fuori e gli occhi chiusi; eai li ad attendere obbediente la mia sborra calda. Ormai ero pronto.
– Patty, sei una puttanella, ripetilo –
– si Gianfi, hai ragione sono una puttanella –
Ho sempre sborrato molto.
Il primo getto la centrò in bocca, gli altri la colpirono in faccia e sul seno.
– Ora spalmatelo bene e poi ti lecchi le dita –
Era proprio una brava puttanella obbediente, fece quanto le avevo detto
– alzati e togliti le mutandine –
Non era certamente mai stata una ragazza ribelle, tutti la descrivevano come mite, ma non pensavo certamente si lasciasse umiliare così. Era nuda di fronte a me. Il seno sinistro arrossato per lo schiaffo che le avevo dato
– girati, appoggiati con le tette sul tavolo e allarga bene le gambe –
Aveva proprio un bel culo, rotondo e come potei constatare subito, sodo; ma volevo verificare un’altra cosa; le infilai due dita tra le cosce e la penetrai
– sei bagnata fradicia, puttanella…. ora vestiti che ti aspetta il ginecologo – Salii per prepararmi, mi misi subito il bikini, nero senza spalline e sopra un miniabito, poco più di un copricostume
– Sbrigati, Marco ha preso l’appuntamento con il ginecologo tra un’ora, poi ci aspetta al molo per un giro in motoscafo. ‘
In moto raggiungemmo lo studio del ginecologo, Gianfi mi avrebbe aspettato in un bar lì vicino.
Suonai il campanello e mi venne ad aprire direttamente il medico, un uomo poco più che sessantenne, calvo, alto, un po’ sovrappeso.
– buongiorno dottore, ho un appuntamento con lei questa mattina ‘
– devi essere l’amica di Marco, mio nipote, mi ha chiamato infatti, entra ‘
Passammo dalla sala di attesa allo studio, il classico ambulatorio medico, una scrivania, due seggiole, un lettino ginecologico con un ecografo, un paravento dietro cui spogliarsi, un armadietto e una piccola libreria, un lavandino.
– siediti ‘
– ero venuta per un consiglio ‘
– facciamo le cose come si deve, non c’&egrave fretta
Mi sedetti di fronte a lui, le gambe accavallate, le cosce praticamente nude a causa del vestito, ma avendo sotto il costume invece che le mutandine non ero in imbarazzo.

Marco, figlio di mia sorella, mi aveva telefonato la sera prima, chiedendomi di vedere una sua amica; aveva un gran giro di puttanelle, e nulla incontrario se mi prendevo qualche passaggio con loro. Questa era decisamente notevole. Portava un leggero vestito di cotone, si poteva definirlo una canottiera lunga, che le copriva appena il culo. Seduta metteva in bella vista due belle gambe che seguii con lo sguardo fin quasi agli slip.
Estrassi una scheda da un cassetto, presi a compilarla chiedendole i i soliti dati anagrafici, che malattie aveva avuto, se era mai stata ricoverata in ospedale, se prendeva delle medicine, se era allergica a qualcosa
– vedi in medicina bisogna essere precisi, senza trascurare nulla, bisogna chiedere, ascoltare e soprattutto visitare ‘
– si dottore ‘
– bene; andiamo avanti: prime mestruazioni? ‘
– 13 anni ‘
– Regolari? ‘
– Si ‘
– Si dice sì, dottore; Primi rapporti sessuali ?-
– A 14 anni dottore-
– Quanti partner hai avuto? –
– Non capisco dottore ‘
– Vedrò di essere più chiaro: con quanti uomini sei andata a letto? ‘
– Non saprei, non tanti, meno di dieci di sicuro, dottore ‘
Era diventata rossa
– e hai anche avuto rapporti orali? ‘
– intende’ –
– hai fatto pompini? ‘
– si, dottore’
– l’ultimo quando ? ‘
Sapevo già la risposta, vista la chiamata di mio nipote Marco, ma volevo metterla a disagio; ed infatti diventò ancora più rossa, se possibile
– i-eri sera, dottore ‘
– mio nipote suppongo’. ‘
– si; dottore ‘
– solo? ‘
– no, dottore ‘
– in quanti erano? ‘
– due, ma’. ‘
– niente ma, rispondi e basta! Chiaro? ‘
– si, dottore ‘
– li hai succhiati tutti e due? ‘
– si dottore ‘
– ti sei fatta anche scopare? ‘
– no dottore –
– mai avuto rapporti anali? ‘
– no, quelli no dottore ‘
– quindi il culetto &egrave l’unica cosa vergine che ti &egrave rimasta ‘
– si’. dottore

Non mi ero mai vergognata tanto in vita mia; le domande del medico mi facevano sentire una puttana; il fatto che sapesse che la sera prima avevo spompinato a suo nipote mi faceva sentire ancora peggio.
– ora dimmi come mai sei qui ‘
– ho iniziato la pillola questo mese, volevo sapere se funziona già o se devo aspettare di avere finito la scatola. ‘
– ora ho capito perché Marco non ti ha scopata ieri sera’ vuole essere sicuro; e tu hai voglia di prenderlo, e non solo in bocca! ‘
Mi indicò il paravento
– ora spogliati e mettiti sul lettino ‘
Andai dietro al paravento, mi tolsi gli slip e mi diressi verso il lettino
– ho detto spogliati, puoi tenere solo i sandali, sei dal ginecologo non dall’oculista! ‘
Tornai dietro al paravento, mi tolsi il vestitino e il reggiseno rimanendo con i soli sandali; feci i pochi passi che mi separavano dal lettino.

Aveva proprio ragione mio nipote Marco, quella ragazzina era uno schianto. Le tette si muovevano appena mentre camminava nonostante fossero due bei meloncini; i capezzoli erano grossi, puntavano all’insù; il culetto rotondo prometteva sensazioni fantastiche. La fighetta era coperta da una fitta peluria bionda, solo parzialmente rasata. Ma soprattutto era una troietta nata.
– vedi Patrizia queste visite devono servire anche per far ‘educazione sanitaria, imparare a prevenire le malattie. Partiamo dalle mammelle, devi imparare l’autopalpazione, le hai grosse e quindi &egrave una manovra da fare accuratamente e almeno una volta al mese. ‘
Mi misi alla sua destra, e iniziai a palparla le con cura, facendole vedere come doveva fare; di tette ne avevo toccate tante ma queste erano sicuramente eccezionali, piene, sode, sensibili, morbide. Le stringevo tra le mani finch&egrave la sentivo gemere, feci ripetere a lei le stesse manovre.
– Delle volte fa un po’ male, ma devi essere accurata ‘
– Si dottore ‘
– Sei una brava ragazza; vediamo ora i capezzoli; vanno spremuti per essere sicuri che non ci siano secrezioni anomale ‘
Le presi prima un capezzolo stringendo sotto la attaccatura, spremendo e tirando
– Dottore mi fa male.. la prego-
– Coraggio ho quasi finito, ora spremo l’altro ‘
Si inarcava per il dolore che le causavo e che a me provocava invece un grande piacere.
– Bene, le tue mammelle sono sane, passiamo al resto

Ero nuda sul lettino ginecologico, le gambe spalancate, il culetto sul bordo, la fighetta pronta per essere esplorata; le tette erano arrossate e i capezzoli mi facevano male dopo la spremitura che mi aveva dato.
Era seduto di fronte a me, con una mano mi aprì le labbra vaginali
– mi scusi dottore, non mette i guanti? ‘
– tu sei sicuramente una ragazza pulita ed io, come hai visto, mi sono lavato le mani; senza guanti ho una maggiore sensibilità, non credi? ‘
– s-sì dottore, faccia pure ‘
– brava, rilassati; inumidisco un po’ le dita, così entrano più facilmente ?’
– come vuole, grazie dottore –
Si alzò e mi mise indice e medio della mano destra davanti alla bocca
– apri, coraggio ‘
– ma..mfff ‘
avevo appena aperto bocca che ci infilò le due dita
– bagnale bene Patty ‘
mi teneva le dita in bocca, sulla lingua, le muoveva appena
– sei brava, ora leccale, come una cagnolina ‘
Feci quello che mi aveva richiesto. Tornò a sedersi.

Aveva una bella figa, morbida, era solo un po’ rasata, giusto perché i peli non uscissero dagli slip; era appena socchiusa, si intravvedeva il colore rosa intenso all’interno. Con una mano le aprii, con le dita bagnate la penetrai.

Non ero stata tante volte dal ginecologo, ma quell’uomo non mi stava visitando mi stava scopando con le dita e intanto che con una mano mi frugava aveva posto l’altra sul mio monte di venere e con il pollice mi titillava il clitoride. Erano mani esperte che sapevano dove e come toccare’.
– Sei una cagna in calore ‘
Mi protendevo verso le sue mani cercando il piacere; con una mano continuò a tormentarmi la figa, con l’altra si aprì i pantaloni, tirando fuori il cazzo e portandosì di nuovo al mio fianco
– Scappellalo e preparalo ‘
Puzzava come un caprone
– Puzza! ‘
– Allora puliscilo ‘
– Ma’ –
Mi diede una sberla tra le gambe
– Obbedisci troietta! ‘
Glielo scoprii completamente ed iniziai a succhiarlo e a leccarlo, mi cresceva tra le labbra, sempre più duro, sempre più grosso. Intanto le sue mani vagavano libere sul mio corpo, palpando, sprento frugando
Ero diventata un docile strumento tra quelle mani esperte, succhiavo, leccavo. Gemevo, mugolavo.
– Sei una puttanella in erba Patrizia, Marco si divertirà molto con te, e farà divertire i suoi amici; ma ora tocca a me ‘
Si era spostato tra le mie gambe spalancate, il cazzone puntato verso la mia figa
– Dottore , no, l’ha detto anche lei’ non &egrave sicuro ‘
– Io sono sterile ‘ e si mise a ridere affondando contemporaneamente dentro di me.
Mi teneva per i fianchi, mi dava dei colpi potenti quasi violenti. Le tette ondeggiavano al ritmo dei suoi colpi, mi facevano male.

Aveva una bella figa ancora strettina, ma ben bagnata, la scopavo con foga aggrappandomi a lei; vedere quelle tettone ballare libere e sentire i suoi gemiti misti di piacere e dolore era straordinariamente eccitante. La pensavo scopata in bocca e nel culo, e quando mi strinse il cazzo nella sua fase orgasmica venni anch’io dentro di lei.

Sentii il suo sperma riempirmi, e quando uscì da me la sua sborra calda mi colò fino al culo

– puoi rivestirti ora, ma lascia qui la biancheria, metti solo il vestito ‘
Mi accompagnò alla porta non senza avermi prima infilato una mano sotto il vestito per accertarsi che avessi ubbidito. Uscendo sentii ancora la sborra che mi colava tra le cosce nude, mi pareva di sentirne l’odore, che chiunque potesse sentirlo.
Gianfi mi aspettava al bar di fronte
– fatto tutto? Siediti prendiamo qualcosa, poi andiamo da Marco ‘
mi sedetti di fronte a lui –
– devo passare da casa, prima ‘
– siamo già un po’ in ritardo, perché devi passare? ‘
– a vestirmi ‘
– mi pare tu sia vestita Patty ‘
– sotto non ho nulla, il maiale si &egrave tenuto tutto ‘
si mise a ridere
– non ci credo, fammi vedere ‘
– Gianfi, siamo in strada ‘
– allarga le gambe, puttanella ‘
Disaccavallai le gambe aprendole, il vestito già corto risalì ancora, avevo la figa appena coperta. Al cameriere che portò le ordinazioni in quel momento offrii certamente un bello spettacolo.
– puzzi di sborra come una puttana, ti sei fatta anche scopare ‘
– mi ha costretta ‘ –
– lasciamo perdere, vai dentro, c’&egrave un bagno decente, lavati, sennò mi sporchi la moto, poi andiamo ‘
Tornai dal bagno, e partimmo, non riuscii a fermare il vestito per cui feci il breve tragitto fino al porticciolo con il culo in bella vista
Arrivammo al parcheggio prima del molo, Gianfi chiuse la moto
– Sono pochi minuti a piedi Patty, Marco dovrebbe essere già li ‘
– Dove ha trovato la barca? ‘
– E’ il motoscafo di un suo amico, niente di particolare, una piccola cabina e spazio per prendere il sole ‘
– C’&egrave qualcun altro oltre a noi? ‘
– Credo suo fratello, dovrebbe avere più o meno la tua età ‘
– Non credo di conoscerlo ‘
– Neanche io ‘
Intanto che camminavamo mi aveva posto una mano sotto al vestito sul culo nudo
– Toglila, non ho niente sotto ‘
– Penseranno tu porti il tanga, cuginetta; comunque ha proprio un bel culetto’.-
– Grazie! ‘
– Lo zio di Marco, oltre a scoparti, cosa ti ha detto? ‘
– Che finch&egrave non ho finito la prima scatola non sono coperta, la pillola &egrave sicura dal secondo ciclo –
– Lui però ti ha presa lo stesso! ‘
– Mi ha detto che &egrave sterile ‘
– Lo sarà diventato, Marco ha due cugini, ti ha presa in giro ‘
– Comunque &egrave un maiale ‘
– E tu? ‘
Mentre me lo diceva mi palpava il culo
– Mi ha costretta! ‘
– Come ti costringo io adesso a farti palpare. Patty sei una porcellina, una porcellina obbediente ‘
Eravamo arrivati all’ormeggio, Marco e un ragazzo ci aspettavano seduti a prua del motoscafo; il ragazzo dimostrava 16 anni, moro, fisico un po’ minuto, bene abbronzato.
– Salite; lui &egrave Enrico, mio fratello, loro sono Patrizia e suo cugino Gianfi ‘
Marco liberò il motoscafo e uscì agevolmente dal porto
– Mettetevi in libertà
– Marco, Patty non ha niente sotto, ha lasciato tutto da tuo zio ‘
– La solita’.; vai sotto probabilmente ci sarà un costume da qualche parte ‘
– Si Marco ‘

Entrai nella piccola cabina cercando un costume; in un cassetto trovai qualcosa, ma non andava bene. Uscii.
– Marco, non c’&egrave niente che mi vada. Resto così ‘
– Allora resterai nuda ‘
Tornai in cabina e mi misi quello che c’era

Sapevo cosa c’era in cabina e quando Patty salì un po’ mi immaginavo come sarebbe stata. Ma era ancor meglio e l’espressione di mio fratello era di per sé esplicita. Patty aveva un corpo splendido, non alta, ma tutta curve. La parte superiore del bikini, in realtà poco più di due triangoli, non riusciva che a coprire molto parzialmente le tettone, una quarta sicura. La pelle candida strabordava da tutti i lati e i capezzoli spuntavano decisamente sotto il tessuto. La parte di sotto le copriva appena la passerina, i peli biondi uscivano di lato e sopra. Il culo rimaneva sostanzialmente scoperto
– bel costume Patty, anche se penso non ti servirà a molto oggi ‘ le disse con un sorrisino ironico dandole contemporaneamente una pacca sul culo
Si stese a pancia sotto sull’ampio spazio a prua a prendere il sole
– se non ti metti un po’ di crema ti scotterai, tra il vecchio e il nuovo costume c’&egrave una bella differenza di copertura ‘
– non ho niente con me ‘
– Enrico, vai sotto c’&egrave un flacone da qualche parte ‘
Enrico tornò poco dopo con il flacone in mano
– Ti dispiace se Enrico ti mette la crema? ‘
– no, dietro non ci arrivo ‘
– spalmale la crema soprattutto dove la pelle &egrave bianca, senza risparmio ‘
Enrico si inginocchiò a cavalcioni delle gambe, all’altezza delle cosce
– slacciale il reggiseno, sennò resta la riga bianca, poi parti dalle spalle e scendi ‘

Patty era distesa sotto di me, praticamente nuda.
Le misi un po’ di crema sulle spalle ed iniziai a spalmargliela. Per fare questo mi spostai un po’ in avanti, tra il mio cazzo e le chiappe di Patrizia c’era solo il mio costume.
Mi stava venendo duro. Mi appoggiai un po’ di più.

Enrico aveva cominciato a mettermi la crema, sentivo l’emozione e la timidezza delle sue mani. Il suo bacino era contro il mio fondo schiena, avvertivo che si stava eccitando, si era appoggiato a me con il cazzo duro.

Il cazzo mi era fuoriuscito dal costume, non sapevo cosa fare. Scesi con la crema velocemente sulla schiena, già abbronzata, ora toccava al culetto. Misi un po’ di crema sulle mani ed iniziai a spalmargliela lentamente. Non avevo mai palpato così il culo ad una ragazza. Il mio cazzo semiscoperto scivolava libero tra i glutei rotondi e sodi di Patrizia. Vidi le sue mani stringere l’asciugamano su cui era distesa.

La barca era ferma. Mi stavano certamente guardando. Ero li’ distesa con Enrico che mi stava palpando il culo a piena mani. Sentivo il suo cazzo tra le chiappe, si stava praticamente masturbando contro di me.
Spinsi il bacino verso di lui, fu un movimento quasi involontario. Mi stavo bagnando, stavo godendo, strinsi l’asciugamano.

Mi avvicinai ai due ragazzi; dai movimenti del bacino sembrava che mio fratello stesse montando Patrizia, poi vidi il cazzo duro sul culo di lei.
– guarda come hai ridotto il povero Enrico! ‘
Patty si voltò verso Enrico, dimenticandosi del costume slacciato e mettendo così in bella vista le tettone. Gianfi fu veloce nel sottrarle la parte di sopra del bikini.
– ora dovrai provvedere, non credi? ‘
– cosa intendi dire? ‘
– che glielo devi rimettere nel costume ‘
– ma’. ‘
Mi ero accucciato di fianco a Patrizia e le avevo preso una tetta in mano, cominciai a stringerla
– sono sicura che sai come fare, credo che mio fratello sia un po’ inesperto –
– ahiii, mi fai male, mollami ‘
allentai un po’ la presa, mi rivolsi ad Enrico –
– te l’hanno mai preso in bocca? ‘
– no, Marco ‘
– Patty &egrave giovane ma &egrave piena di talento, vero Gianfi? ‘
– Assolutamente ‘
Vidi Patty avvampare
– ti piacerebbe provare? ‘
– dici sul serio? ‘ il suo cazzo era marmoreo
– certo, vero Patty? ‘ avevo il suo capezzolo in mano, bastò una lieve pressione
– si –
– siediti li ‘ dissi a mio fratello indicandogli il basso sedile che contornava lo spazio prendisole
– Patty, per un po’ voglio che lavori solo con la lingua; raggiungi Enrico a quattro zampe da brava cagnetta obbediente ‘ le diedi una bella pacca sul culo

Mi sedetti come mi aveva detto Marco; Patty venne verso di me, le tette nude che si muovevano appena. Le mie esperienze sessuali si riducevano a qualche sega e qualche palpata strappate alla mia ragazza. Mi tolsi il costume. Patty era in ginocchio di fronte a me.
– mi vuoi? ‘
– s-si-
– vuoi toccarmi le tette? –
Aveva due bocce perfette con i capezzoli grossi ed eretti, le aoreole ampie scure che risaltavano sulla pelle candida, gliele accarezzavo sentendo i capezzoli duri contro il palmo della mano. Gliele strinsi un po’, erano morbide e sode contemporaneamente.
Intanto che la palpavo mi aveva preso il cazzo in mano, segandolo lentamente. Mi allargò le gambe, si appoggiò con le braccia alle mie cosce
– ora lascia fare a me ‘
Iniziò a leccarmi, a lingua piena, partendo da sotto lo scroto, si fermò sulle palle, le leccò accuratamente e risalì al pene. Lo passò tutto lentamente dalla radice fino alla punta. Sentivo la sua lingua calda e impaziente che non lasciava niente di inesplorato. Si dedicò alla punta con piccoli colpi alternati a colpi di pennello. Non sarei resistito a lungo.

Ero con Gianfi dietro a Patty; china a leccare il cazzo di Enrico semidisteso, beato ad occhi chiusi. Aveva proprio un bel culo, appena coperto dal costume. Mi avvicinai e le sciolsi il nodo che fermava gli slip, lasciandola così completamente nuda. Potevamo ora vedere lo spacco finale della sua fighetta.
– Mi pare umida ‘
– Potremmo controllare ‘
– Fai tu? ‘
– Ok ‘

Enrico aveva un bel cazzo. Sentii del movimento dietro a me, una mano sulla schiena e poi una voce, Marco
– ora prendilo in bocca e non mollarlo finch&egrave non ti viene dentro, non durerà molto; bevi tutto, non perdere neanche una goccia ‘
Avvolsi il cazzo con le labbra, cominciai dalla punta e scesi piano piano fino alla base, risalii e ridiscesi mentre con le mani lo accarezzavo sulle cosce, sui coglioni, sul torace. Gli presi le palle delicatamente tra le labbra, succhiandole dolcemente, e mi ridedicai ancora al cazzo. Sentivo le sue mani sulle mie spalle spingermi verso il basso, lo sentivo spingere il suo bacino verso di me per affondarmi il suo bastone nel profondo della bocca, sentivo la sua voce dirmi che ero brava, che ero una brava puttanella, una grande succhia cazzi, che mi avrebbe riempita con sua sborra calda.

Vedevo la sua testa bionda salire e scendere sempre più velocemente, era in ginocchio le gambe appena divaricate. Misi la mano a cucchiaio sulla sua figa penetrandola con il pollice. Era tutta bagnata, la palpavo a mano piena.
– alla puttanella piace succhiare, non c’&egrave dubbio ‘

Sentii Enrico irrigidirsi, sollevare il bacino violentemente e ficcarmi il cazzo in gola, riempendomi di sborra calda. Ero giunta anch’io al limite, mugolavo come una cagna in calore venni contemporaneamente a lui. Ingoiai tutto come mi era stato ordinato.

Mi ero alzata. Un sottile filo di sborra mi colava da un lato della bocca. Cercavo il costume.
– resta così, ora devi fare divertire anche noi ‘
Erano nudi, i cazzi semieretti, vennero verso di me, Marco mi si pose davanti, mio cugino dietro.
– prendilo in mano, e segalo ‘
Mi aveva preso i capezzoli fra le dita e ci giocava mentre Gianfi mi teneva per le spalle, strusciandosi contro di me. Nei suoi occhi c’era una strana espressione.
– con le mani e con la bocca sei brava, chissà come te la cavi con il resto ‘
– lo sai cosa ha detto tuo zio, non sono coperta fino alla prossima scatola ‘
– la tua fighetta la prenderemo più avanti, hai qualcos’altro da offrire ‘ –
– le tette? ‘
– quelle ce le godiamo ogni volta che ne abbiamo voglia ‘
– c’&egrave ancora un dono che ci farai, o che ci prenderemo comunque ‘
Cominciai a capire
– no, Marco, no’. Gianfi dì qualcosa ‘
– tuo cugino &egrave d’accordo, anzi sarà il suo regalo di compleanno ‘
Cercai di spostarmi ma Gianfi mi prese per le braccia, bloccandomele dietro alla schiena.
– siamo qui isolati, non ti sente nessuno, sei la nostra puttanella obbediente, sei solo una cagnetta, magari anche in calore’. Fammi sentire ‘
– allarga le gambe! ‘ uno schiaffo mi colpi il seno sinistro
mi mise la mano destra tra le cosce, con le dita si fece strada tra le labbra vaginali penetrandomi brutalmente
– sei tutta umida, meriteresti una bella scopata qui dentro ‘
Provavo a liberarmi ma l’unico risultato che ottenevo era di eccitarlo di più, le mie tettone ballavano libere.
Frugava nella mia figa, cercò il clitoride e lo prese tra due dita
– che troietta che sei, &egrave gonfio di piacere ‘

Lo strinsi
– Marcooo, basta ‘
Strinsi ancora; era quasi piegata in due, le gambe chiuse sulla mia mano
Le ordinai di inginocchiarsi liberandole la passerina.
– Te lo devo succhiare? ‘
– Dopo, ora ti metti con la testa tra le braccia, le gambe aperte, culo e figa bene esposti ‘
– Vi prego.. non voglio, Gianfi ti farò un altro regalo, quello che vuoi ‘
Questa volta le colpii la tetta destra.
– Muoviti! ‘
Si mise come le avevo ordinato. Le tettone sfioravano il materassino.
– un bel culo, ancora vergine, pronto per essere rotto; sarà un compleanno che ti ricorderai per sempre ‘
– &egrave sempre stata la mia cuginetta preferita, generosa’. ‘
– Gianfi sono tua cugina, sei un porco ‘
Le mollò un sonoro sculaccione
– Patty, tu sei una puttanella succhia cazzi ‘
– Siete due, no, anzi tre maiali!!!! ‘
Le diedi un altro sculaccione
– Ripeti: sono una puttanella succhia cazzi ‘
Il culo bruciava;
– Si, sono una puttanella succhia cazzi ‘
– Brava! ‘

Marco aveva le mani pesanti, mi bruciavano le tette e il culo per gli schiaffi ricevuti. Ero in balia delle loro voglie; uno mi aveva già riempita la bocca del suo sperma e mio cugino era pronto a sverginarmi il culo. E io avevo veramente voglia di cazzo. Il fatto che mi avrebbero presa con o senza il mio consenso mi creava un senso di eccitazione perversa. Ma volevo scegliere io se e a chi darlo. Erano li con i loro cazzi duri, infoiati, pronti a riempirmi.
Qualcuno mi aveva divaricato le natiche, esponendo il mio buchetto; qualcuno, lo stesso?,mi stava leccando; sentivo la lingua scorrere tra le labbra della vagina, frugandola, cercava il clitoride, lo titillava e poi risaliva verso l’alto concentrandosi sul mio culetto inviolato.
Un dito mi entrò in vagina
– La zoccoletta &egrave bagnata ‘ era la voce di Gianfi

Le tolsi dalla fighetta il dito umido dei suoi umori; Marco le teneva le chiappe bene aperte; davanti a me il buchetto bagnato della mia saliva; appoggiai il dito roteandoci intorno,con cerchi sempre più stretti finch&egrave non arrivai al centro ed allora spinsi affondando fino alla nocca. La colsi di sorpresa, era rilassata cercò di sfuggirmi.
– Tenetela ferma! ‘
Fu una lotta breve, Patty fu immobilizzata da Marco ed Enrico.
– Ti farai del male inutilmente ‘
Le rimisi il dito nel culo, andavo su e giù lentamente; gemeva più per la vergogna e l’umiliazione che per il dolore. Tolsi il dito, gliene misi due tra le labbra
– Succhiali, sarà meno spiacevole ‘
Li leccò e li bagnò per bene; entrai ancora dentro di lei. Muoveva il culo cercando di liberarsi delle mie dita ma serviva solo ad eccitarmi e farle entrare meglio. Divaricai le dita e lanciò un urlo. Le tormentai ancora un po’ il culo, le mollai quattro schiaffoni. Vicino a me c’era il flacone della crema solare.. Le tolsi le dita, l’orifizio rimase socchiuso, lo unsi. Mi spalmai un bel po’di crema sul cazzo.
– Ora ti inculo! ‘
– Noooooooooo ‘
Le appoggiai la punta del cazzo sul buchetto, non l’avevo mai avuto così duro! Era la prima volta che sverginavo il culo di una ragazza, che nel caso era anche quella gran gnocca di mia cugina.
La presi per i fianchi e spinsi con tutta la forza e la voglia che avevo. Entrai nel culo di Patrizia con un urlo primordiale e mi fermai solo quando i miei coglioni sbatterono contro la sua figa.
Cominciai a pompare, avanti e indietro, prima con movimenti brevi, poi più lunghi, spingevo con forza, con violenza. La sentivo gemere, le lasciavo un fianco e le davo un sculaccione, dovevo domarla, dovevo farla mia. Mi stringeva il cazzo, urlava ‘porco’, io rispondevo ‘troia’ e ‘puttana’ e la scopavo.

Avevo il cazzo di Gianfi piantato nel culo, non dovevano neanche tenermi. Affondava dentro di me. Le tette ballavano al ritmo dei suoi colpi, cedetti.
– Ti basta? ‘
– No, riempimi ‘
Mi diede l’ultimo colpo, sentii il suo cazzo che mi colpiva l’ultima volta, e lo sentii vuotarsi dentro di me. Urlai a mia volta.
Ero rimasta sul materassino, ansimante, appoggiata sulle ginocchia e sulle mani, la testa china, le tette mi facevano male, non solo per gli schiaffi ricevuti per quanto avevano ballato libere sotto i colpi di mio cugino.
– Cazzo, Gianfi le hai rotto il culo! ‘
– Alla fine le &egrave piaciuto, vero Patty? ‘
– Aiutami ad alzarmi ‘
– Dove credi di andare? ‘ disse Marco
Aveva il cazzo duro, e si stava segando lentamente.
– Ora tocca a me ‘
– Vuoi che te lo succhi un po’ ‘
– No puttanella, ho lasciato che tuo cugino ti sverginasse il culo come regalo di compleanno, ma ora tocca a me; o mi dai la figa o mi prendo il tuo fondoschiena
– Enrico’ Gianfi, vi prego aiutatemi ‘
Marco era ormai dietro di me

Era lì a pecorina, la sborra di Gianfi stava colando dal buchetto non ancora chiuso, scendeva bagnando la fighetta di Patrizia, colava tra le cosce.
Non feci molta fatica, era esausta mentre io ero caricato al massimo. La penetrai brutalmente, la scopai rudemente. Volevo il mio piacere e non il suo. La sentivo gemere e lamentarsi, ma per me era solo carne per il mio cazzo.
E la rempii a mia volta.

La mattina successiva mi svegliai dolentissima, non riuscivo quasi a sedermi.
– Cos’hai? ‘ mi chiese mia madre
– Niente ‘
– Sembri seduta sugli spilli ‘
– Ho un po’ di dolore qui in basso ‘ dissi indicandomi genericamente il basso addome
– Ti sta venendo il ciclo? Però non ti ha mai disturbata ‘
– Lascia stare mamma, non &egrave niente ‘
– Dovresti vedere la tua faccia! Gianfi il tuo amico Marco non aveva uno zio ginecologo qui al mare? Ci sono andata anch’io due estati fa, mi pare ‘
– Certo zia, se vuoi chiedo a Marco ‘
Diedi un calcio sotto al tavolo a mio cugino, ma ormai mia mamma aveva preso la sua decisione
Gianfi si attaccò al telefono e ovviamente riuscì ad avere un appuntamento per il pomeriggio.
– Così sarò più tranquilla; non so se riesco a venire, però ‘
– Se vuoi posso accompagnarla io zia ‘
– Grazie mi faresti proprio un piacere, sei proprio gentile ‘
– Zia, Patty &egrave la mia cuginetta preferita ‘
Arrivammo puntuali dal ginecologo. Gianfi mi aveva costretta a mettere un vestito corto con le spalline sottili senza nulla sotto, dicendomi che se faceva come per la vista precedente, si sarebbe tenuto lui la biancheria.
Venne ad aprire lui direttamente
– Vai avanti, conosci la strada ‘
– Si dottore ‘
Mi sedetti. Tenevo le gambe unite, anche se le cosce rimanevano abbondantemente scoperte. Mi guardava ostentatamente il seno;
– sei senza reggiseno oggi? ‘
– Si dottore ‘
– tira fuori le tette! ‘
– ma’ –
– devo farlo io? ‘
– no dottore ‘
Mi tirai giù le spalline del vestito, e mi scoprii il seno; sulla pelle bianca risaltavano i segni dei due schiaffi ricevuti
– vedo che qualcuno si &egrave arrabbiato con te ‘
– si dottore, suo nipote Marco ‘
– ora allarga le gambe ‘
le mossi appena, cercando di tirare giù il vestito
– vuoi un’altra sberla Patty? ‘
Obbedii, come sempre. La gonna risalì lasciandomi la fighetta scoperta
– sei già pronta’ che puttanella che sei ‘
– me l’ha ordinato mio cugino, dottore ‘
– e tu ben contenta, puttanella! Come mai sei qui anche oggi? ‘
Non sapevo cosa gli avesse detto Marco e così gli raccontai come mi avessero sverginato il culetto. Intanto che parlavo mi frugava con gli occhi e con la mano si massaggiava sulla parte anteriore dei pantaloni
– ora mi fa male, non riesco quasi a stare seduta ‘
– non resta che dare un’occhiata, lascia li il vestito e vieni sul lettino ‘
Iniziai a salire ma il medico mi fermò
– questa non &egrave una visita ginecologica ‘
Mi fece mettere ai piedi del lettino ginecologico, tra i gambali.
– appoggiati con il torace al materassino, le gambe divaricate ‘

La ragazzina aveva proprio un bel culo; come le tette anche sulle natiche risaltavano i segni degli sculaccioni ricevuti. Le divaricai le natiche così da mettere in evidenza il buchetto. Marco e suo cugino ci erano andati pesanti, considerando che per lei era la prima volta. Era tutto arrossato, edematoso.
– dovrò fare una visita interna Patrizia, per essere sicuro non ci siano delle lesioni, mi dovrai aiutare ‘
– come, dottore? ‘
– metti le mani al posto mio, e tieniti le chiappette bene aperte ‘
Era proprio uno spettacolo col culetto aperto di fronte a me, le tette schiacciate contro il lettino, le gambe aperte, lo spacco rosa della passerina circondata dalla peluria chiara.
– Dottore, per favore, non mi faccia male –
– Patrizia, farò il possibile, ma dovevi pensarci prima ‘
Avevo della pomata lenitiva e anestetica, mi unsi l’indice della mano ed la penetrai, facilmente. I due ragazzi erano ben dotati, pensai. Si lamentò appena, per cui aggiunsi anche il medio
– Basta’basta’ basta’ –
Mi fermai per dare tempo allo sfintere di adattarsi, poi inizia un lento ma progressivo movimento di avanti e indietro e poi di rotazione per spalmare la crema
– Dottore, si fermi’.. ahia’ basta ‘
– Porta pazienza, tra poco la crema farà effetto ‘
Tolsi le dita, il buchetto rimase semiaperto
– Vedrai che il dolore tra poco sarà passato ‘
– Lo spero dottore, mi faceva tanto male ‘
Intanto che parlavamo giocavo con la sua fighetta. Era una puttanella nata.

Il dolore mi stava passando ed intanto lo zio di Marco mentre con una mano mi palpeggiava il culo, con l’altra si divertiva con la mia passerina; spinsi il bacino verso quella mano adulta ed esperta che toccava i miei punti più nascosti e sensibili. Muovevo il culetto come una cagnetta in calore
– Mettimelo dentro, come ieri ‘
Lo sentii armeggiare con i pantaloni, e poco il suo cazzo era dentro di me. Mi scopava lentamente, con metodo; il suo grosso pene urtava contro il mio utero, mi squassava tutta. Ogni tanto mi mollava uno sculaccione
– Muovo il culo, puttana! ‘

Le infilai un pollice nel culo, era talmente infoiata che quasi non se ne accorse, la sculacciavo con la mano libera, la insultavo. Muoveva il culo come una puttana esperta. Il mio cazzo era lapideo.le misi anche l’altro pollice nel culo e allargai. Sfilai il cazzo dalla figa e glielo ficcai nel culo.

Il porcone mi aveva fregata, mi stava fottendo il culo, però non sentivo molto male, la pomata funzionava ed io ero in un mare di umori.
– Toccati puttana! ‘
Non durai molto, avevo la figa ipersensibile, e come iniziai a toccarmi venni. Il maiale dietro di me mi seguì a ruota, riempendomi l’intestino della sua sborra.

Mi rimisi il vestito, anche questa volta mi impedì di lavarmi e uscii dallo studio colando tra le cosce nude.
Il medico mi aveva lasciato una confezione di pomata anestetica e antinfiammatoria. Mio cugino provvedeva a mettermela alla sera e alla mattina.
La sera, quando tutti dormivano, si infilava nel mio letto, mi sfilava le mutandine, mi faceva mettere supina, le gambe piegate e ben aperte; si ungeva un dito e me lo infilava nel culo. Mi massaggiava delicatamente e, quando ero ben rilassata ne infilava un secondo. Mi ficcava il pollice della stessa mano nella figa. Muoveva le tre dita insieme, masturbandomi fino a provocarmi un piacere intenso che mi costringeva a mordere il cuscino per non farmi sentire in tutta la casa. Toccava a me farlo contento.
Mi sedevo sul bordo del letto, lui in piedi davanti a me, il suo cazzo duro davanti alla mia bocca
– La tua bocca deve essere come una figa, calda e umida, non usare le mani, stringilo solo con le labbra, e lasciati scopare la bocca ‘
Mi metteva le mani sulle spalle, oppure mi teneva per la testa e mi usava per il suo piacere
Sentivo quando stava per venire, accelerava i movimenti, si irrigidiva, e sentivo il suo seme riempirmi la bocca mentre mi schiacciava la faccia contro il suo pube finch&egrave non avevo ingoiato tutto.

La terza sera le insegnai il 69. La puttanella non lo conosceva ma devo dire che imparò in fretta e con molto entusiasmo.
Ero steso sulla schiena con il cazzo ancora moscio. Patrizia era seduta sul mio torace voltandomi la schiena.
– ora chinati in avanti e prendilo in bocca, succhia, lecca, fai quello che vuoi. ‘
Avevo il culo e la figa di Patty a pochi centimetri dal mio viso. Sentivo le labbra di mia cugina intorno al mio cazzo mentre la sua lingua giocava intorno alla punta. Migliorava giorno per giorno. Le infilai la lingua tra le labbra vaginali, leccandola il più profondamente possibile. Avevo le mani libere e sentivo le sue tette sfiorarmi la pancia. Le presi tra le mani strizzandole.
Spingeva verso la mia faccia cercando la mia lingua. Strofinava il culo contro il mio viso. E mi stava facendo un pompino principesco. La sua passera era fradicia, sia per la mia saliva che per i suoi umori, per cui decisi di non usare la pomata. Le leccai il buchetto, cercavo di entrare con la punta della lingua; le lasciai le tette e mi dedicai alla figa; le succhiavo il clitoride mentre con le dita in vagina la pistonavo al ritmo con cui mi pompava il cazzo. Quando mi accorsi che non sarei resistito oltre tolsi le dita dalla figa e gliele ficcai nel culo.

Pompavo Gianfi; stringevo il suo cazzo tra le labbra scendendo dalla punta alla base; io scendevo e le sue dita mi penetraavasno; io risalivo e le sue dita quasi uscivano, scendevo ed entrava, salivo e uscivano. E la sua lingua era dappertutto, sul culo, sulla figa e soprattutto sul mio bottoncino duro e gonfio.
Seguiva con il bacino la mia bocca, come se avesse paura che mollassi la preda, ma mi piaceva troppo. Lui spingeva verso di me, io spingevo contro la sua bocca. Sentivo che mancava poco a me e a lui; improvvisamente mi tolse le dita dalla figa e me le infilò nel culo; fu una scossa di piacere violenta, inaspettata. Mi inarcai in maniera del tutto involontaria e in quel momento il suo cazzo sborrò riempiendomi la faccia della sua crema calda.
Mi voltai verso di lui che lentamente con la mano mi spalmò la sua sborra sul viso
– sei diventata una brava succhia cazzi, lo sai? ‘
– mi piace farlo, mi piace la tua sborra Gianfi ‘

La mattina mio cugino mi svegliava strofinandomi l’uccello sulle labbra; se mi svegliavo prima io, mi inginocchiavo di fianco al suo letto, gli aprivo i boxer e glielo leccavo. Lui poi mi metteva prona sulle sue ginocchia e mentre mi spalmava la pomata.con una mano, con l’altra si divertiva a tormentarmi le tette.
– Patty, hai le tette di una vacca, devi essere munta come una vacca e trattata come una vacca ‘
Me le strizzava, mi faceva male, ma ero bloccata sulle sue ginocchia e miei movimenti servivano solo a farmi sentire il suo cazzo che premeva duro contro il mio addome. Lo riprendevo allora in bocca succhiandolo fintanto che si prendeva cura del mio buchetto.

Dopo una settimana di cure il mio culetto era perfettamente guarito e ‘. pronto.
La famiglia di Marco era molto benestante, abitavano in una bella villa praticamente sul mare e durante la bella stagione organizzavano spesso delle feste in giardino.
Eravamo invitati tutti; Patty indossava un vestito a sottoveste, molto corto. Aveva messo un reggiseno senza spalline che le avevo fatto togliere subito. Le tette si muovevano così libere e morbide.
Sua madre voleva rimandarla indietro ma sua sorella, nonché mia mamma, le disse di lasciar perdere, che era una bella ragazza e che comunque alla festa c’erano anche loro.

Ero andato via per una settimana e Gianfi mi aveva raccontato come si era preso cura del culetto di Patrizia; la festa organizzata quella sera sarebbe stata una buona occasione per divertirsi un po’.
Il solo vederla mi provocò un’erezione immediata.
I capelli biondi incorniciavo il suo viso innocente dove risaltavano gli occhi azzurri. Un filo di rossetto dava luce alla labbra carnose che sapevo calde e abili. Il vestito le lasciava le spalle praticamente nude scendendo leggero neanche a mezza coscia. La scollatura era ampia anche se non profonda e mi immaginavo la vista che avrebbe offerto se appena si fosse chinata.
– Ciao Marco, sei tornato, grazie per l’invito ‘
Mi avvicinai per salutarla e baciarla, sussurrandole in un orecchio
– Ciao Patty, sei la più figa di tutte, senza contare quello che c’&egrave sotto al vestito ‘
– Dai’ –
– Ho sentito che tuo cugino ti ha fatto molta compagnia in questi giorni –
Avvampò visibilmente, ma notai anche i suoi capezzoli duri spuntare sotto la stoffa sottile del vestito.

La festa procedeva bene, conoscevo molti dei presenti, incontrai anche lo zio di Marco; era presente mia mamma
– Non l’ho più ringraziata dottore per quanto ha fatto per mia figlia ‘
– E’ una brava ragazza, &egrave sta una sciocchezza, una visita accurata e Patrizia ha poi seguito con cura i miei consigli ‘
– La vuole rivedere? ‘
– Mamma, sto bene, non occorre ‘ –
– Tesoro, lascia che decida il dottore ‘
– Si, ha ragione la mamma, ti aspetto domani per un controllo ‘
Gianfi e Marco mi avevano fatto bere un po’ più del dovuto; ad un certo punto avevo bisogno del bagno e me lo feci indicare
– In fondo al giardino, c’&egrave la casetta per gli ospiti, la chiave &egrave sulla porta. ‘
Attraversai il giardino, c’era una casetta in muratura, forse la vecchia casa del custode. Entrai direttamente in un soggiorno ‘ cucina, su cui davano due porte, una era aperta e si intravvedeva una camera da letto, l’altra doveva essere il bagno.
Quando uscii trovai i due amici nel soggiorno.
– Abbiamo pensato di divertirci un po’ con te, cosa ne dici? ‘ mi disse Marco venendo verso di me ‘ &egrave una settimana che sono all’asciutto e ho bisogno di un po’ d’aiuto, magari potresti provvedere tu –
– Marco noteranno la nostra mancanza ‘
– Se questo &egrave il problema, non preoccuparti, ho già detto che non ti sentivi bene e ti accompagnavamo a fare due passi lungo la spiaggia ‘
Capii di essermi cacciata in un vicolo cieco.
– E poi non sono ancora coperta dalla pillola ‘
– Lo sai che abbiamo altre strade da percorrere ‘ era davanti a me, aveva preso le spalline del vestito e le stava tirando giù, lentamente.
– Non voglio, fermati! ‘
– Come vuoi ‘ lasciò le spalline, avevo il seno semiscoperto. Fece scorrere il dito sul bordo del vestito, all’interno, si fermò contro il capezzolo destro
– E’ duro, Patty, come il mio cazzo ‘
– La sciami stare, Gianfi aiutami, sei mio cugino ‘ mi voltai verso di lui, il vestito rimase agganciato al dito di Marco e rimasi con le tette nude.
– Patty sei una puttanella, la nostra puttanella, lo sai –
Marco lasciò andare il vestito che scivolò a terra
– Togli gli slip ‘
– No! ‘
– Non farmelo ripetere ‘
– Ho detto no! ‘
Mi colpì le tette con due violenti schiaffi, in pochi secondi ero nuda. Si spogliarono anche loro.
– Gianfi mi ha detto che hai imparato a succhiare bene, fammi vedere ‘
Mio cugino si era seduto su un divano, le gambe aperte
– Dai, fai vedere a Marco come sei diventata brava ‘
– Fai la cagnetta, mettiti a quattro zampe ‘ Marco accompagnò quest’ordine con uno sculaccione sonoro.
Si accucciò al mio fianco, mi prese una tetta in mano, la strinse con forza
– Devi essere obbediente, non farti del male, capisci? ‘
Avevo le lacrime agli occhi per il dolore
– S-si Marco ‘
– Ora fai un bel pompino a tuo cugino, fallo godere; a te penso io ‘
Ero diventata la loro troietta, mi umiliavano e mi facevano fare quello che volevano; ero li che andavo a succhiare il cazzo di mio cugino, il culo nudo in bella vista, le tette arrossate e dolenti per il trattamento ricevuto. Ma se mi avessero messo due dita nella figa mi avrebbero trovata bagnata.

Patty veniva verso di me, le sue tettone sode si muovevano appena sotto di lei. Avevo il cazzo pronto per le sue labbra. Mi guardava con gli occhi ancora umidi mentre lo prendeva in mano e cominciava a leccarlo. Le afferrai i capezzoli tra le dita, li stringevo e li rilasciavo come per una leggera mungitura.
Si lamentava appena, gemeva. Le davo il ritmo, più velocemente mungevo, più velocemente succhiava.

Mi inginocchiai dietro a lei, le divaricai le natiche esponendole bene il culetto e la figa. Usavo la lingua, profondamente, senza risparmio. Muoveva il culo, era un movimento sensuale, naturale.
Pompava Gianfi e godeva con me. Le infilai due dita nella figa mentre le leccavo il buchetto, cercando di infilarci la punta della lingua. Era partita. Spostai le dita dalla figa al culetto, prima una poi due. Gianfi aveva fatto un buon lavoro. vedevo la sua testa bionda andare su e giù lungo il cazzo di suo cugino. Era tempo. Le misi le mani sui fianchi, le appoggiai la cappella sul culo e spinsi. Si mosse anche il mio amico. Eravamo in ginocchio tutti e due, uno che la scopava in bocca e uno nel culo.
Lei si teneva ai fianchi di G:ianfi ed io a quelli di Patrizia. ogni tanto Gianfi le liberava la bocca per lasciarla respirare, io le davo delle sonore pacche sulle natiche.

Gianfi venne per primo, invece di sborrarmi in bocca lo fece sul mio viso, schizzandomi tutta. Lo seguì dopo qualche minuto Marco che preferì invece riempirmi il culo.
Ero in ginocchio, stavo per alzarmi, ma Marco mi fermò.
– non hai ancora finito ‘
– cosa vuoi che faccia ancora? ‘
– me lo devi pulire ‘
Si era seduto sul divano, a gambe aperte, il cazzo ancora semieretto, gocciolante
– me lo hai appena messo nel sedere, non voglio ‘
Con una mano mi prese per i capelli sollevandomi la testa, con l’altra il capezzolo sinistro; lo tirò verso di sé, poi lo torse, violentemente. Urlai per il dolore e per la sorpresa.
– Pulisci, puttanella succhiacazzi ‘
– Gianfi, aiutami, ti pre’ –
Mi arrivò un violento strattone al capezzolo, pensavo me lo volesse strappare. Iniziai a leccare il suo cazzo leccarlo come se fosse il gelato pi buono del mondo.
– Gianfi, tua cugina &egrave proprio brava, me lo sta già facendo tornare duro. ‘
– Me lo succhia tutte le mattine, mi sveglia così, &egrave un talento naturale, una troietta nata ‘
In quel momento si aprì la porta
– Marco che succede qui dentro? –
– Ci stiamo divertendo un po’ papà ‘ rispose, coprendomi la testa con il mio vestito agguantato sul divano

Ero entrato nella casetta perch&egrave avevo visto la luce accesa e volevo spegnerla. Sono il padre di Marco, ho cinquant’anni, ben portati secondo chi mi conosce. Non sono molto fedele, anche se i miei tradimenti non mi coinvolgono mai sentimentalmente. So che mio figlio Marco scopa allegramente, ma &egrave giovane e posso solo invidiarlo. Gli raccomando solo di stare attento e comunque fra noi c’&egrave sempre stata molta complicità.
Stava seduto nudo sul divano: una ragazza in ginocchio davanti a lui gli stava facendo un pompino. Vidi per un attimo, prima che la coprisse, una testa bionda che saliva e scendeva velocemente sul suo cazzo. Rimaneva comunque scoperto un bel culo, da cui colava quella che senza dubbio era sborra.
Vicino a lui, nudo, il suo amico Gianfi che istintivamente si coprì l’uccello con le mani
– Qualcuna che conosco suppongo, vero Marco ‘
– Si, papà ‘
– Deve essere una troietta a giudicare da quello che le esce da culo, e da quanti siete ‘
– Sai ha regalato il culetto a Gianfi per il suo compleanno, poi Gianfi ha voluto che lo provassi anch’io ‘
– Marco &egrave il mio migliore amico e la puttanella qui sotto non aspettava altro –

Avevo smesso di succhiare il cazzo di Marco; ascoltavo quei tre che parlavamo di me come una cagna in calore, di loro proprietà, di cui disporre come volevano. Avevo il terrore di essere riconosciuta e contemporaneamente l’essere lì, nuda, con le chiappe in bella vista mi creava un senso di eccitazione profonda.
– a vederla da qui sembra molto carina ‘
– vieni a vedere che tette che ha ‘
Sentii avvicinarsi il padre di Marco, ero appoggiata con le braccia alle gambe di suo figlio, in ginocchio, un novanta gradi perfetto che metteva bene in evidenza la curva del culo e del seno da cui sporgevano perfetti i miei capezzoli
– caz’ che meraviglia! ‘
– toccale papà ‘
Aveva una mano forte ma gentile ed esperta, mi prese in mano un seno, poi l’altro palpeggiandoli accuratamente, li spremeva fermandosi un momento prima di farmi male; mi prese i capezzoli tra le dita, li tirò delicatamente, li strinse ancora.
Mi sfuggì un gemito, strinse più forte. Non potevo parlare, avevo timore che riconoscesse la voce. Appoggiandomi a Marco misi una mano sulla sua, perché continuasse.
– vedi papà, le piace ‘
– &egrave una cagnetta in calore, avete ragione ‘
– senti che fighetta che ha, bella tonica, ancora stretta ‘
continuò a giocare con le mie tette cercando con la mano libera la mia passerina.

Accarezzai il pelo morbido che ricopriva il pube, mi piacevano le fighe col pelo, per poi prenderlo tra le dita e tirarlo, cosa che feci. Sentivo i suoi capezzoli duri, il seno tonico, abbondante, elastico, turgido. Gemeva. Trovai la sua fessura, socchiusa. Vi entrai facilmente con le dita. Arrivai fino in fondo. Se le stringevo un seno, la sua figa si stringeva attorno alle mie dita.
Vidi Marco premerle la testa contro il suo bacino.
– Continua a succhiare, chi ti ha detto di smettere? ‘
La sua testa si muoveva coperta dal vestito leggero; sentivo il suo corpo nudo fremere sotto le mie mani, vedevo l’espressione beata di mio figlio che si godeva quello che doveva essere un pompino fantastico.

Patrizia usava le labbra e la lingua con passione, sentivo che lo faceva per il piacere mio e per il suo, le sue mani scorrevano lievi sul mio corpo concentrandosi sui miei coglioni che accarezzava e stringeva appena. Oppure guidava la mano di mio padre sul suo corpo di ragazza vogliosa, si faceva spremere le tettone, mungere come se fossero piene di latte. Ormai stavo per venire, spinsi il mio cazzo quanto più possibile dentro quella bocca e le sparai dentro fino all’ultima goccia del mio sperma.

Marco mi schizzò la sua sborra schiacciandomi la testa contro il suo pube, infilandomi il suo uccello in bocca, e riempiendomela; mi tenne ferma finch&egrave non fu sicuro che avessi ingoiato tutto, ma non doveva preoccuparsi per questo, a me la sborra piaceva, e tanto.
Suo padre era bravo. Mentre mi penetrava con una mano, tenendomi in uno stato di piacere continuo, in attesa di un orgasmo che riusciva a procrastinare continuamente, con l’altra giocava con il mio seno passando da una tetta all’altra, palpandomi e mungendomi. Erano mani adulte sul e dentro il corpo di una ragazza che ne godeva.
– Papà, vuoi fartela? ‘
Mi considerava la sua cagnetta.
– Marco”-
– Non dirmi che non ti piacerebbe! ‘
– Beh, non posso certo dire il contrario. Ma ‘-
– La puttanella &egrave già li che sta per venire, non vedi? ‘
– Questo &egrave vero, &egrave fradicia ‘
– Facciamo così; andate in camera di la, c’&egrave un letto comodo; le finestre sono chiuse; Vai prima tu, e l’aspetti sul letto ad occhi chiusi finch&egrave lei non ti raggiunge; vi chiudo la porta così siete al buio e non la puoi vedere. Ci stai? ‘
– Certo! –
– Solo una cosa, non devi ingravidarla, usa il suo culo, non la sua figa ‘
Lo sentii spogliarsi e poco dopo Marco mi scoprì finalmente il viso. Mi alzai. Ero di fronte a lui.
– Sei una meravigliosa troietta, ora ti farai montare anche da mio padre, cerca di farlo divertire, altrimenti ti faccio il culo rosso a cinghiate. ‘ aveva le mie tette una per mano, come se le volesse soppesare. ‘ ho visto che queste gli piacevano molto, le trattava come quelle di una vacca, mi sembrava che gradissi il trattamento ‘
– Marco, smettila, farò tutto quello che vuoi ‘ gli presi il cazzo in mano
– Esatto farai tutto quello che voglio, e comincerai da subito andando di la a farti scopare o” –
Mollò una tetta e con la mano libera mi diede un violento schiaffo, dall’alto in basso sull’altra.
– Vai! ‘

Ero salita sul letto, Marco chiuse la porta , era buio. Allungai una mano, trovai il suo corpo nudo
– Vieni qui ‘ mi disse
Mi fece stendere supina e si pose a cavalcioni sopra di me.
– Ora me lo devi fare tornare duro –
Guidò la mia mano sul suo pene, era in posizione di riposo
– Segami un po’, poi vediamo ‘
Intanto che lo masturbavo si dedicava alle mie tette, le pastrugnava a piene mani, le impastava, con decisione ma senza farmi male.
Il suo cazzo cresceva vigorosamente tra le mi mani, era decisamente il più grosso che avessi sentito. Non riuscivo a circondarlo con la mano. Dovette leggermi nel pensiero
– E’ fuori misura, lo so; mi divertirò con te ‘
Cominciavo a capire; cominciavo a temere’ Mi ricordai d’avere letto che la voci sussurrate sono irriconoscibili, sembrano tutte uguali. Sussurrai.
– Signore, per cortesia, non lo faccia ‘
– Cosa? ‘
– Infilarmelo ‘dietro –
– Hai sentito Marco cosa ha detto ‘
– Le faccio un pompino, me lo metta tra le tette, dove vuole ‘
– Te l’hanno gia sverginato, ragazzina, uno in più non farà la differenza ‘
– Per piacere ‘. ‘
– Ora girati, subito, fammelo palpare ‘
Pensai che se avessi collaborato forse mi avrebbe lasciata stare. Avevo visto con Marco che i miei rifiuti servivano solo a eccitarlo di più.
Mi girai, mi fece mettere un cuscino piegato sotto la pancia e allargare le gambe.
Mi accarezzò tutta dalle spalle, alla schiena al culo alle gambe. Strusciava con il suo cazzone sulla mia schiena, tra le natiche, tra le cosce. Spinse, entrò dentro di me

Aveva un corpo splendido, minuto nel complesso ma le tette e il culo erano cosa a parte. Era una ragazza in piena fioritura. Il cuscino le sollevava il bacino, avevo il cazzo duro tra le sue cosce, spinsi in avanti, penetrandola facilmente. Era calda, ancora umida, il mio uccello la occupava tutta
– Che bella fighetta ospitale, chissà il resto ‘
Mi muovevo leggermente e intanto le palpavo il culo, alto, sodo, rotondo.
– quanti ne hai presi fino ad ora? ‘
– tre, signore ‘
– mio figlio, il suo amico e chi altri? ‘
– suo fratello, quello che fa il ginecologo ‘
– sei proprio una puttanella, ha ragione mio figlio ‘
– ma..
– ora voglio che con le mani ti tieni bene aperte le chiappette, hai capito? ‘
– si, signore ‘
– fallo! ‘
Peccato fosse buio’
– ora succhia e lecca bene le mie dita, voglio sentire come sei messa dietro ‘
Aveva labbra le labbra calde e muoveva la lingua abilmente, sembrava mi volesse fare un pompino.
– Sei brava ‘
– Grazie, signore ‘
– E anche educata, sento ‘
– grazie ancora, signore ‘
– ora vediamo com’&egrave il tuo culetto ‘
uscii dalla sua figa, cercai e trovai il suo buchetto dove entrai molto facilmente con un dito
– ti faccio male? ‘
– no, signore ‘
tolsi il dito, unii indice e medio, e la penetrai di nuovo; Marco &egrave Gianfi l’avevano aperta bene, ma il mio cazzo era molto più grosso. Entrai fino alle nocche, girai la mano, tirai un po’ indietro, e affondai le dita nel suo corpo un’altra volta. Gemette, non so se per il dolore o per il piacere. Ripetei, e ripetei ancora. Gemeva.
– ti piace, troietta? ‘
– siiii’ signore ‘
– ora passiamo a qualcosa di più robusto ‘
– signore, la prego.. no, mi farà troppo male, &egrave troppo grosso ‘
– starò attento –
La presi per i fianchi appoggiando la punta del mio cazzo nel suo buchetto beante. Spinsi un po’. , Mi &egrave sempre piaciuto metterlo nel culo, anche se le dimensioni della mia cappella ne hanno rotto più di qualcuno. Un culetto così giovane e appena sverginato non l’avevo ancora posseduto. Me lo volevo fare, aprendolo bene e senza romperlo, possibilmente.
Spinsi ancora, sentii il suo corpo irrigidirsi
– prenderò il tuo culetto che tu lo voglia o no ‘
– porco! ‘
le mollai un violento sculaccione e ripresi a spingere; sentivo il suo corpo dimenarsi sotto il mio mentre il mio cazzo si faceva strada al suo interno.
Non sussurrava più.
– basta’ basta ‘
Con una mano ero aggrappato a lei, con l’altra le tormentavo le natiche con pizzicotti e sberle. Si lamentava, gemeva, piangeva ma il suo culo lentamente cedeva.
– zoccoletta, mi stai facendo divertire ‘
La presi ancora per i fianchi, tirandola in su così da metterla in ginocchio, e spinsi ancora; non l’avevo mai avuto così duro.
– aaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhiiiiiiiiiiiiiiiiaaaaaaaaaaaaaaa ‘
Avevo oltrepassato lo sfintere, ero dentro al suo culo. Mi fermai un momento.
– Bruciaaaaaaa ‘
– Sei troppo eccitante giovane puttanella, ho appena iniziato ‘
Le misi le mani a coppa sui seni, sentivo i capezzoli duri contro il palmo della mano, li strinsi forte
– Sei una vacca, con le tette da vacca, ora te mungo intanto che ti abitui al mio cazzone ‘
– Porco, maiale’ oddio, che male ‘
Intanto che le spremevo le tettone andavo e indietro nel suo culetto, sempre più avanti, sempre meno indietro, finch&egrave non sentii sbattere i coglioni contro la sua figa.

Mi faceva male tutto, mi strizzava le tette, me le prendeva alla base spremendole verso i capezzoli, li prendeva alla base tra le dita e li schiacciava, li tirava allungandoli come non credevo fosse possibile.
Il mio culetto era occupato dal suo cazzone, andava avanti e indietro dolorosamente e senza pietà. Usciva quasi tutto e poi rientrava con un colpo violento che mi faceva sobbalzare le poppe.
Il mio sfintere si stava adattando, le mie resistenze diminuivano, i suoi movimenti sempre più veloci.
– Toccati, troietta ‘
– Brucia troppo ‘
Mi arrivò un colpo più forte e uno schiaffo su una tetta
– Fallo! ‘
Mi toccavo, lui mi faceva male, mi trattava come un puttana e io mi toccavo. Mi insultava, e io mi toccavo. Non gliene fregava niente di me. Ero solo carne per il suo cazzo. E mi toccai fino a venire.
– Lo sapevo che eri una puttanella perfetta ‘
Mi diede gli ultimi colpi e mi riempì il culo.
Ritornai alla festa; il culetto mi bruciava e mi faceva male; camminavo a gambe un po’ aperte, parevo un’ubriaca e di sedermi non se ne parlava nemmeno.
Chiesi a mio cugino se poteva riaccompagnarmi a casa. In quel momento incrociai il padre di Marco con suo fratello ginecologo.
– cosa ti &egrave successo Patrizia? ‘ mi chiese il ginecologo ‘ lo stesso problema dell’altra volta? ‘
credo di avere cambiato due volte colore, balbettavo
– s-si, cr-cr-credo ‘-
– fatti vedere, se vuoi ‘
il papà di Marco mi strizzò l’occhio, aveva capito chi ero
– ciao Patty, vieni quando vuoi, sei proprio una ragazza gradevole ‘
– si, grazie signore ‘
nei giorni successivi Gianfi si prese regolarmente cura del mio culetto’.

Un pomeriggio, la giornata era brutta, uscii con Marco e Gianfi perché volevo acquistare un nuovo costume da bagno approfittando dei saldi in corso. Indossavo una mini di jeans che Marco definì ‘a giro figa’ e un top bianco leggero che mi arrivava poco sotto il seno. Marco ci portò in un negozio gestito da suoi conoscenti dove mi avrebbero fatto un ulteriore sconto.
Vista la giornata c’era molta gente. Un commesso che Marco conosceva, un ragazzo di circa trent’anni si dedicò a noi mettendo a disposizione una stanzetta adibita ad archivio dove cambiarmi visto che i camerini erano tutti occupati. Un cartellino attaccato alla polo diceva che si chiamava Paolo. I suoi occhi erano fissi sulle mie tette.
Avrei preferito una donna per avere qualche consiglio ma ci sarebbe stato molto da aspettare.
A Marco e Gianfi piacevano dei costumi veramente minimali,ma io cercavo qualcosa con cui potere andare in spiaggia senza attirare gli sguardi di ogni uomo presente.
Ne scelsi uno; entrai nello stanzino seguita da Marco.
– puoi aspettare fuori ‘
– mi piace vederti nuda ‘
– come vuoi ‘
Mi tolsi la gonna la maglietta e gli slippini, non portavo il reggiseno; Marco li prese in mano
Provai il costume ma era almeno una taglia di troppo sullo slip. Lo tolsi
– puoi vedere se c’&egrave una taglia in meno ‘
– ma certo’ –
Uscì lasciandomi nuda nello stanzino. Poco dopo la porta si aprì ed entrò Marco accompagnato dal commesso. Cercai di coprirmi in qualche modo con le mani.
– Toglile, l’ho fatto venire così vede le tue misure e può scegliere la taglia giusta; intanto prova questo ‘ disse porgendomi un costume

Mi chiamo Paolo e lavoro part time in un negozio di articoli sportivi, ho trentadue anni, e mi piace il mio lavoro anche perché vendendo molti costumi da bagno capita di vedere spesso qualche bella passera. La ragazza entrata con Marco era veramente carina, e quindi ero molto contento di servirla. Entrai nello spogliatoio improvvisato non immaginando di trovare la sua amica nuda; era proprio un bocconcino con due tette da sballo, mise il costume scelto da Marco; era un brasiliano spinto, davanti un triangolo sostenuto da un laccetto in vita e uno tra le chiappe.. La parte di sopra era una specie di fascia che la ragazza non riusciva a mettere bene.
– La posso aiutare? ‘ mi rivolsi a Marco
– Sei qui apposta ‘
– Marco, posso fare da sola ‘
– Lascialo fare il suo lavoro –
Marco, mentre sceglievamo il costume, mi aveva detto che la ragazza era una zoccoletta in calore e una palpata potevo dargliela. Andai alle spalle della ragazza e le sistemai bene il seno nel costume, prima una tetta poi l’altra. Aveva due bocce rotonde e sode, i capezzoli duri mi premevano contro il palmo della mano.
– non vedo come mi sta il costume ‘
– qui non c’&egrave lo specchio, andiamo di la ‘
Mi guardai allo specchio. Le tette erano appena coperte, sporgevano sotto e sopra quasi si vedevano i capezzoli, ai lati degli slippini sporgevano i peli e il culetto bianco era praticamente nudo.
– adatto a te ‘ mi dsse Gianfi
– tu sei matto, proviamone degli altri ‘
– volevo vedere come ti stava’ però ti guardano tutti ‘
provai altri costumi, sempre aiutata da Paolo che, presa confidenza e incoraggiato da Marco e Gianfi mi palpeggiava per bene.
Alla fine mi fecero prendere un microbikini tenuto assieme da laccetti che mi copriva appena. Marco era molto eccitato dalla mia peluria pubica e gli piaceva che uscisse un po’ dal costume. Mi rimisi i vestiti e regalarono i miei slippini a Paolo.

Andai a pagare lasciando a Marco la borsina con il costume,
Al momento di uscire suonò il segnale dell’antifurto.
Venne verso di noi quella che sembrava la responsabile
– per cortesia, vuole aprire il sacchetto ‘
– subito signora, ecco guardi pure ‘ dissi rovesciando il contenuto della borsina sul banco
Con mia grande sorpresa c’erano due costumi
– signorina, lei &egrave nei guai ‘
– non capisco, non so cosa sia successo, io ‘ –
– non c’&egrave molto da capire, lei stava rubando un costume, si spiegherà con i carabinieri ‘
intervenne Marco
– mi scusi signora, potremmo parlare con il proprietario, mio padre lo conosce e forse eviteremmo di fare intervenire i carabinieri ‘
– non credo servirà a molto, il signor Padovani à molto severo in queste cose ‘
– provi a chiamarlo, per cortesia, gli dica che sono Marco Stancari ‘
La signora si allontanò verso il telefono, chiamò voltandoci le spalle, e alla fine ci indicò una porta.
– Salite, vi aspetta, tutti e quattro ‘
La porta dava su un piccolo atrio da dove partiva una scala; salimmo al piano superiore; sul pianerottolo c’era una sola porta, la varcammo ed entrammo in un ampio locale che svolgeva probabilmente la funzione di ufficio e magazzino. Dietro ad una scrivania un signore grasso e calvo, sudato, con addoso una polo stazzonata, dell’età di apparente di almeno settant’anni, stava al telefono. Di fronte a lui due uomini un po’ più giovani altrettanto sciatti.
– Buongiorno signor Padovani ‘ salutò Marco rivolgendosi all’uomo dietro la scrivania
– Ciao Marco, vi ho fatto salire solo perché conosco tuo padre, di solito chiamo i carabinieri ‘
– La ringrazio signore, non saprei come sdebitarmi con lei ‘
– Aspetta a ringraziarmi, su queste cose non transigo ‘
– Signore &egrave stata una ragazzata, sia comprensivo per piacere ‘
– Ragazzata un cazzo, la signorina qui davanti non &egrave una bambina e deve capire che queste cose non si fanno ‘
– Ha ragione signore, cosa possiamo fare? ‘
– Tu vieni qui, fatti vedere bene ‘ disse rivolgendosi a me
Andai fino a lui,
– Hai rubato altro, oltre al costume? ‘
– Io non ho rubato n’.. ‘
Non finii la frase che un violento manrovescio mi colpì in viso
– Partiamo male ragazzina ‘
– come faccio a sapere se non hai altra roba nostra addosso? Voi cosa dite? ‘ chiese rivolgendosi agli altri due uomini
– va controllata Giuseppe ‘
– hai ragione Mario ‘
Ero li circondata dai tre vecchi, mio cugino, Marco e Paolo, accusata di un furto che non avevo commesso e non sapevo come difendermi
– spogliati, svelta
– non ho niente sotto ‘
– sei una ladra, potresti essere anche bugiarda, muoviti o la faccio fare da lui ‘ disse il vecchio indicando Mario
– signor Padovani, per piacere ‘. ‘
il vecchio mi artigliò un seno
– o mi obbedisci o vai in galera, chiaro! ‘
– si, signore ‘
– brava, su la gonna –
mi tirai su la gonna, scoprendo così la mia fighetta
– per lo meno non hai mentito. Devi essere però una puttanella per girare senza mutande, che compagnie frequenti Marco? Dovrò dirlo a tuo padre ‘ disse ridendo sguaiatamente ‘ come si chiama, non me lo hai detto ‘
– Patrizia –
– bella passerina Patrizia, con un po’ di pelo, come piace a me; girati, fammi vedere il culo ‘
obbedii
– bello anche questo, ora solleva la maglietta ‘
sollevai il top fin sotto le ascelle, scoprendo completamente il seno
– tettone da vacca, vedo, porti una quarta? ‘
– si, signore ‘ feci per coprirmi
– resta così, fammele sentire ‘
mi sporsi verso di lui, le mie tette libere e bene esposte; ne prese una per mano, soppesandole prima e palpandole poi, aveva le mani fredde
– notevoli, veramente notevoli; chissà come le usi bene, vero? ‘
– non capisco, signore ‘
– ora togli il top ‘
Rimasi con la gonna arrotolata in vita.
– Oggi sono di buon umore; a me e ai miei amici, Mario e Giovanni, non capita spesso di avere per le mani una bella troietta, perché tu sei una troietta, vero? ‘
– S-si, signore ‘
– Brava; tu hai un bocca da pompini; due tette da spagnola; una bella fighetta e un bel culetto. Ti lascio scegliere cosa offrire; siamo in tre, cosa vuoi tenere per te? Il resto ce lo prendiamo mentre i ragazzi ci guardano ‘
Mentre parlava mi aveva messo una mano tra le cosce, facendomele divaricare un po’; con un dito cercava di penetrarmi
– Coraggio puttanella, se non scegli tu, scegliamo noi ‘
– Mi tengo la figa ‘
– Cominciamo, mia piccola troia ‘

Il vecchio si era seduto su una poltroncina bassa, a gambe aperte
– Vieni qui, davanti a me, mettiti in ginocchio ‘
– ora tirami fuori l’uccello ‘
Gli slacciai la cintura e gli aprii la patta dei pantaloni. Sotto portava delle mutande bianche macchiate di giallo sul davanti. Come abbassai l’elastico fui colpita da una puzza di urina mista a sudore. Retrassi involontariamente il capo.
– non ti piace? ‘
Con una mano si prese il cazzo e con l’altra mi prese per i capelli; mi tenne ferma la testa mentre mi strofinava il cazzo puzzolente sulla faccia.
– Puliscilo bene, fammi vedere come sei brava ‘
Continuava a tenermi per i capelli
– Marco, la tua amichetta &egrave una brava succhia cazzi? ‘
– Le piace ed &egrave brava ‘
– Me lo dici per averla provata o per sentito dire? ‘
– Signor Padovani le assicuro che la puttanella &egrave una brava pompinara, glielo può confermare anche suo cugino ‘
– Che porca che sei, succhi anche il cazzo di tuo cugino, &egrave vero? ‘
– Si signore ‘
– E ti fai sborrare in bocca? ‘
– Si signore ‘
– E ingoi tutto? ‘
– Si signore ‘
– Sei una puttana! Ora puliscimelo e fammelo diventare duro ‘
Il cazzo del vecchio era sporco e puzzolente; lo scappellai; puzzava ancora di più; sotto la cappella c’erano una crema biancastra, mi veniva da vomitare. Ma non potevo fare nulla. Lo bagnai di saliva, lo segavo e lo leccavo, piano piano cresceva.
Me lo spinse in bocca, aveva un cazzo non grosso ma lungo e duro.
– Sei brava, ora leccami bene le palle e segami piano ‘
Gli leccai bene lo scroto peloso e sudato. Gli succhiai i coglioni.
– Adesso te lo metti tra le tette e mi fai una bella spagnola ‘
Allargò ancora di più le gambe; mi appoggiai il cazzo tra i seni, stringendoli tra con le mani, e iniziai.
Il vecchio usava le mie tette come una figa, quando spingeva la cappella mi arrivava alla bocca
– Lecca, troia ‘ mi diceva

Vista da dietro mia cugina era uno spettacolo. Inginocchiata accompagnava con il corpo intero il su &egrave giù delle sue tette sul cazzo del vecchio. Le sue chiappette si aprivano ad ogni movimento, mostrando la fighetta.
– Più veloce puttana ‘ le disse il vecchio
Mario si era avvicinato a lei, si leccò le due dita e gliele infilò nella figa
– &egrave bagnata! ‘

Sentii irrigidirsi il vecchio, mise le sue mani sulle mie, stringendo ancora di più il suo cazzo tra le mie tette e iniziò a sborrare; continuava a farne, un liquido giallo, cremoso, puzzolente che mi riempì le tette e mi raggiunse anche in faccia.
– Spalmatelo bene sui capezzoli, poi ciucciali ‘

Mia cugina aveva la sborra del vecchio che le colava sul viso e sul seno; la raccolse con le dita spalmandosela sui capezzoli come le era stato ordinato. Poi si prese un seno in mano portandosi il capezzolo alla bocca e lo succhio.
– Leccalo bene, zoccola –
Fece la stessa cosa con l’altra tetta.
Ero talmente concentrato che non mi ero accorto che Paolo si era tirato fuori il cazzo e si stava segando
– Fagliela in faccia gli disse il vecchio ‘
Paolo si avvicinò a Patrizia riempendole la faccia di crema calda
– La tua amica &egrave proprio una brava troietta, Marco; vediamo come se la cava con la bocca e con il culo ‘ disse il vecchio
Accusata di un furto che non avevo commesso ero in balia di tre vecchi porci ben contenti di divertirsi con una ragazza che poteva essere loro nipote, il tutto sotto lo sguardo divertito ed eccitato di mio cugino Gianfi, del suo amico Marco e di Paolo, il commesso
Stavo in quella stanza praticamente nuda con la faccia sborrata da Paolo e dopo avere fatto una spagnola al signor Giuseppe che si era poi scaricato sulle mie tette.

A mia cugina era rimasta addosso la sola minigonna, arrotolata in vita; aveva la sborra del commesso, che le colava sul volto, cadendo ai lati della bocca; questo e il vederla succhiarsi i capezzoli dopo che il vecchio l’aveva schizzata con la suo sperma mi aveva eccitato provocandomi un’erezione visibile sotto le braghette leggere che portavo.
Intanto le fu dato qualche fazzoletto di carta con cui pulirsi alla meno peggio il viso e le tettone.
– Al ragazzo &egrave venuto duro ‘ disse Giovanni, uno degli amici del vecchio, indicandomi ‘
– La puttanella potrebbe provvedere ‘ interloquì Mario ‘ in fondo &egrave suo cugino, resterebbe tutto in famiglia ‘
– Dai, segalo ‘ ordinò il vecchio ‘ fallo contento ‘
– Signor Giuseppe, per piacere, mi lasci andare ‘ implorò mia cugina
– Vieni qui ragazzina ‘
Patty gli si avvicinò, un po’ titubante
– Allarga le gambe ‘

Il vecchio mi mise una mano tra le cosce, risalendo fino alla passerina, aveva le dita fredde. Mi ficcò due dito dentro, con cattiveria, penetrandomi. Appoggiò il pollice sul pube e cominciò a stringere, sempre di più. Era forte, sorprendentemente forte. Mi faceva male. Cercavo di liberarmi, non ci riuscivo, mi divincolavo, ma lui stringeva ‘.
– Troia, quando ti do un ordine, tu obbedisci. Chiaro? ‘
– Si, signore ‘
– Ora va da tuo cugino, se gli succhi il cazzo puoi anche segarlo ‘
Gianfi era seduto su una seggiola. Mi aspettava.

Patty venne da me, si chinò per slacciarmi i pantaloni; mentre lo faceva le presi le tettone a piene mani, mungendola. Mi abbassò i pantaloni e le mutande, si era inginocchiata di fronte a me, mi guardava con i suoi occhioni azzurri mentre iniziava a segarmi.
– Gianfi sei un porco. Ti ecciti a vedere tua cugina, una ragazza, che fa una spagnola a un vecchio. ‘
– Non mi pareva soffrissi così tanto a fargliela ‘
– Quando avrò finito con te dovrò fare un pompino a uno degli amici del signor Padovani e farmelo mettere nel culo dall’altro, lo sai? ‘
Teneva il mio cazzo tra le mani, segandolo lentamente, voleva provocarmi, eccitarmi
– Prenderò quel cazzo i bocca e lo succhierò piano, perché voglio sentirmelo crescere dentro; lui intanto giocherà con il mio seno, le sue mani vogliose mi palperanno, prenderanno i miei capezzoli duri, li stringeranno; quando il suo uccello sarà duro userà la mia bocca come una figa calda e umida; sarò la sua giovane puttanella ‘
Con una mano mi accarezzava i coglioni, con l’altra stringeva il mio cazzo, scorrendoci sopra sempre più velocemente.
– E intanto che io succhio voi tutti mi guarderete il culo e la figa pensando al cazzo che mi penetrerà poco dopo ‘
– Patty’. Basta’.. puttana..aaaaaaaaaaaa ‘
Cominciai ad eiaculare senza preavviso, schizzando mia cugina in faccia e sui capelli.
– Che zoccola ‘ disse Marco ‘ non pensavo arrivasse a tanto ‘
– Ora tocca a noi ‘ disse Mario ‘ mi piacerebbe farle il culo, tu Giovanni? ‘
– Prenderò la bocca allora, magari poi ce la scambiamo, che dici? ‘
– Ho un’idea ‘
La fecero mettere in ginocchio su un divanetto basso, le mani appoggiate allo schienale. Potevamo apprezzare tutti la curva perfetta della schiena e del culo; le tette sode erano libere con i grossi capezzoli che sporgevano invitanti. Le avevano fatto divaricare le gambe così che anche la sua fighetta era in bella vista.
– Una cagna pronta per la monta disse il vecchio Giuseppe ‘
Mario le si piazzò con il cazzo semirigido all’altezza delle labbra
– Succhiamelo un po’ finch&egrave non &egrave duro ‘

Aveva un cazzo già grosso così, sporgeva dal ventre pallido circondato da peli bianchi; per fortuna era abbastanza pulito, diversamente da quello del vecchio Giuseppe. Circondata dai sei uomini mi sentivo solo un oggetto da usare per il loro piacere. Puzzavo di sborra come penso potesse farlo la puttana di un bordello. Nonostante l’età dell’uomo il suo uccello divento duro ma soprattutto grosso, e lungo.
– Succhi bene Patty, sembra non abbia fatto altro in vita tua ‘
Mi passò dietro, segandosi per mantenere l’erezione. Sentii le sue mani divaricarmi le chiappe ed espormi il buco posteriore. Ci sputò sopra, ci appoggiò la cappella e spinse. Lo ficcò dentro fino in fondo.
– Cazzo Giuseppe, la ragazza ha il culo sfondato ‘
– Come? ‘
– Sono entrato nel culo di questa puttanella più facilmente che nella sua bocca ‘
Mi stava pompando in profondità, ma Gianfi, dopo che il padre di Marco mi aveva sodomizzata, si era preso cura di me con molta attenzione’.
Sentivo il cazzone arrivarmi nello stomaco.

Vedevo Patrizia col cazzo di Mario piantato profondamente fra le sue chiappe, lo estraeva quasi completamente e lo spingeva ogni volta più profondamente dentro di lei. Le sue tettone, per quanto sode, oscillavano al ritmo dei colpi che riceveva. Mario comincio a schiaffeggiarla sulle natiche, mentre Patrizia gemeva.
– Mettiamola allo spiedo ‘ disse il vecchio
Giovanni si calò i calzoni e le mutande, non aveva un gran cazzo, ma era già duro. Lo infilò in bocca a Patrizia, scopandogliela.
Dovevano avere una certa esperienza insieme perché entravano e uscivano da lei con molta abilità. Mario continuava a sculacciarla mentre Giovanni la teneva con una mano per i capelli e con l’altra le tormentava le tette.
Durarono abbastanza, venne prima Giovanni che le tenne l’uccello in gola finch&egrave fu sicuro che avesse ingoiato fino all’ultima goccia.
Poi fu la volta di Mario, la prese per i fianchi, si agganciò a lei come se dovesse farle uscire il cazzo dalla gola.
Lo sentì irrigidirsi e svuotarsi nel suo intestino.

Mi fecero rivestire e uscii con Gianfi e Marco
– Patty ‘
– Dimmi Marco ‘
– L’ho infilato io il costume nella tua borsa, ero d’accordo con il vecchio –
Ero fuori dal negozio con Gianfi e Marco; i tre vecchi si erano svuotati dentro di me; mi ero presa la sborra di mio cugino e del commesso; tutto questo era legato ad una falsa denuncia di furto concordata tra Marco e il proprietario del negozio. Ero vestita del solo top che conteneva a stento le mie tette e da una minigonna che mi copriva appena. Puzzavo come una puttana.
– Ne hai presi di cazzi oggi, cuginetta puttanella ‘ esordì Gianfi
– Tutti meno il mio ‘ disse Marco
– Adesso vado a casa, ho bisogno di lavarmi e cambiarmi ‘
– Ti accompagniamo ‘
A casa non c’era nessuno, i miei genitori e gli zii erano andati a vedere una mostra in una città vicina.
Ero appena entrata in doccia quando sentii aprirsi la porta del bagno. Attraverso il vetro smerigliato non vidi chi potesse essere, ma poco dopo entrò nella ampia cabina Marco.
– Cosa vuoi? ‘
– Indovina ‘
– Per oggi ne ho abbastanza e tutto per colpa tua, maiale ‘
– Mi sembrava ci stessi volentieri, come sempre del resto ‘
– Adesso non voglio ‘
– Sei una svuota cazzi, Patty, ora tocca al mio ‘
– Ti ho detto no, capisci l’italiano? ‘
– Mi diverto di più se non vuoi, dai girati ‘
– Fottiti ‘
Mi prese per un braccio, torcendomelo dietro la schiena, costringendomi così a girarmi. Con la mano libera cominciò a pastrugnarmi le tette
– Mi fai male, lasciami ‘
– Le tue tettone mi piacciono, sei una bella vacca, da mungere ‘
Continuava a tenermi il braccio, mi prese prima una tetta, poi l’altra, le palpò, le strinse, le spremette. Sentivo intanto il suo cazzo duro premere tra le mie natiche
– Marco, per piacere lasciami, mi rompi il braccio ‘
– Dipende da te, sarai obbediente? ‘
– Si, ma lasciami ‘
– Usciamo dalla doccia ‘
Chiusi l’acqua e uscimmo.
– Appoggia le mani al lavandino, allontanati più che puoi, e allarga bene le gambe ‘

La vedevo sullo specchio, sensuale, le tette che pendevano libere con i capezzoloni eretti. Le divaricai le natiche, mettendo bene in evidenza il suo buchetto e la passerina.
– Oggi ne hai già preso uno qui dietro, non basta per una come te ‘
– Smettila ‘
Le feci scorrere un dito sulla fighetta, coperta dal suo pelo biondo, mi feci strada tra le labbra vaginali, accarezzandola.
– Hai una bella fighetta, tra pochi giorni, appena la pillola sarà sicura, te la apriremo come si deve e ti riempiremo per bene ‘
Entrai con due dita
– Il mio cazzo &egrave molto più grosso di queste dita, sarà bello sentirlo stringere ‘. ‘
La sentii spingere un po’ verso di me
– Ti piace, che puttanella che sei ‘
– Lasciami, lasciami stare ‘
Vicino al lavandino c’era una spazzola per capelli, la presi, era una cosa che avevo sempre avuto voglia di fare. Vidi il suo sguardo nello specchio, spaventato. Aveva capito.
– No, Marco’ non farlo ‘
– Sarò gentile, te la infilo dalla parte del manico, sarà come scoparti ‘
Provò a muoversi ma una bella sberla sulla coscia destra la fece desistere.
– Te la infilerei volentieri nel culo ma lì voglio metterci qualcos’altro ‘
– Sei un porco ‘
Girai la spazzola e puntai il manico sulla figa; la guardavo nello specchio, gli occhi pieni di lacrime, per l’umiliazione. La penetrai, lentamente, fino in fondo; puoi cominciai a ruotare la spazzola facendola andare avanti e indietro. Scorreva sempre più facilmente, Patrizia cominciava a mugolare. Cambiai idea, parzialmente. Improvvisamente gliela sfilai dalla figa e gliela ficcai nel culo.
– Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh ‘ Patty urlo, più per la sorpresa che per il dolore.
Le ravanai un po’ il culo, poi tornai nella figa, andai avanti e indietro nei suoi buchi più volte. Finch&egrave perse il controllo. Si dimenava, gemeva, mugolava. Le tolsi la spazzola e la inculai brutalmente.
Non avevo mai avuto per le mani una ragazza come quella. Un corpo splendido e disponibile, si faceva fare di tutto, godeva facilmente e soprattutto, almeno per me, con un culo da favola, dentro e fuori.
La vedevo allo specchio e mi godevo le sue tettone che ballavano sotto i colpi del mio cazzo.
La tenevo per i fianchi spingendo ogni volta di più. Volevo farglielo uscire dalla bocca.
– Marcooooooo, ancora, spingi ancora ‘
– Puttanella, te lo rompo una volta per tutte –
Resistei un bel po’ ma alla fine la riempii della mia sborra.
– E ora puliscimi ‘
– Si Marco ‘
Si inginocchiò davanti a me e mi leccò per bene il cazzo ‘
Mia cugina dormiva bocconi nel letto a fianco; era ancora presto e la casa era silenziosa. Abbracciava il cuscino, le gambe appena divaricate lasciate scoperte dalla maglietta che usava durante la notte. Mi alzai e gliela sollevai: come ormai faceva d’abitudine non portava le mutandine; aveva un bel culetto rotondo e quasi completamente abbronzato. Con Marco le lasciavamo mettere costumi che la coprivano appena. All’inizio non voleva ma ormai si era abituata agli sguardi maschili e a qualche palpatina sulle sue curve giovani ma generose. L’impressione era queste cose la eccitassero più che infastidirla. Quando uscivamo insieme ci piaceva esibirla ed essendo estate non era difficile farla vestire il meno possibile. Il reggiseno era diventato solo un ricordo nel cassetto così il suo seno si muoveva libero sotto le magliette. Preferivamo però farle portare delle camicette sbottonate o dei vestiti scollati così le tettone erano bene in mostra. Gonne e vestiti erano inguinali e appena possibile le facevamo togliere gli slippini. Guardarla da dietro mentre camminava era un piacere; le gonnelline che indossava lasciavano spesso vedere ampie zone del suo culetto su cui le nostre mani si posavano volentieri. Se ci fermavamo a prendere qualcosa in un bar la facevamo sedere rivolta verso la strada, le gambe un po’ aperte. Il vestito che risaliva faceva il resto’ Ogni volta che era possibile le aprivamo il vestito così da offrire al cameriere una visione quasi completa delle sue poppe, questo ci garantiva un servizio veloce ed efficiente.
Se uscivamo per una pizza, noi tre o con amici, Marco le si metteva sempre a fianco così da poterle mettere una mano tra le cosce, risalire fino alla passerina e frugargliela liberamente. Patrizia era molto sensibile ed era uno spasso vederla mentre cercava di nascondere il piacere e l’eccitazione che provava.
Mi piaceva portarla in giro con la moto, le gambe bene in vista e il culetto lasciato scoperto dalla gonna svolazzante. Sentivo le sue tette contro la mia schiena, quando potevo, approfittando della sua posizione a gambe larghe le esploravo con le dita la fighetta
Marco aveva la macchina, una cabriolet, lei sedeva al suo fianco mentre io stavo dietro; le sollevavamo la maglietta così da esporre le tette alla vista degli altri automobilisti.
Altre volte Marco, mentre guidava, si faceva fare un pompino; Patty si inginocchiava così al suo fianco, il culo nudo ad altezza finestrino per la gioia degli altri guidatori. Se ne avevo voglia le facevo scavalcare il sedile e le davo il mio cazzo da succhiare
Patty non sempre era disponibile alle nostre richieste e di solito era Marco che la convinceva con un paio di sculaccioni bene assestati, oppure, ed era molto più efficace, strapazzandole le tette;
poteva darle uno schiaffo su una tetta nuda o strizzarla per bene o prendere i capezzoli fra le dita schiacciandoli e tirandoli. Alla fine mia cugina cedeva. Era diventata la nostra puttanella.
In questo primo periodo ci eravamo serviti oltre che della sua bocca e delle sue tette, del suo culetto. Aveva appena iniziato a prendere la pillola e non volevamo ingravidarla; se i miei conti erano giusti doveva essere ormai coperta da questo rischio e potevamo finalmente scoparla a piacimento
Questi pensieri mi avevano eccitato, andai a sedermi sul letto di Patrizia.
Le infilai una mano tra le cosce risalendo fino alla fighetta; con la punta dell’indice entrai tra le sue labbra titillandola appena.
– Gianfi .. sto dormendo’ –
– Io sono sveglio da un po’, e ho voglia ‘
– Dai.. lasciami dormire ‘
Unii indice e medio, iniziai a penetrarla
– Gianfi ‘.uhmm ‘
– Toccati! ‘
Si portò la mano destra sulla passerina, io intanto con il pollice entrai nel suo buchetto. I suoi fianchi cominciavano a muoversi, la mano sinistra stringeva forte il cuscino.

Ero la loro puttanella. Mio cugino Gianfi e il suo amico Marco mi facevano fare quello che volevano, con le buone o con le cattive. Marco in particolare, quando mi rifiutavo di assecondarli, si accaniva con le mie tette. Senza preavviso mi dava uno schiaffo sul seno nudo, oppure mentre con una mano mi teneva una tetta con l’altra me la colpiva. Ma quello che più gli piaceva era strizzarmele finch&egrave non accettavo le loro proposte. Lo stesso valeva per i miei capezzoli, sono grossi e si vedono bene sotto i vestiti. Li pinza tra le dita e tira’ tira’ finch&egrave non gli dico di sì.
In realtà penso ci sia un fondo di sadismo in lui e di masochismo in me. Qualche giorno fa ero nella casetta degli ospiti della villa di Marco. Mi avevano fatto mettere a pecorina, nuda. Mi guardavano.
– E’ proprio un bell’esemplare, non credi Gianfi? ‘
– In che senso? ‘
– Animale ‘
– Quale? ‘
Marco si accucciò di fronte a me
– Starei tra una cagna e una vacca; come voglie direi una cagna, le tette sono quelle di una vacca, grosse, sode, da mungere ‘
– Effettivamente &egrave difficile scegliere, però anche una vacca &egrave piena di voglie, direi quindi che la potremmo catalogare così ‘
– Allora tu fai il toro e io il mungitore ‘
– Porci! ‘
Evidentemente io ero solo la puttanella da riempire. Ma come spesso mi succedeva questo loro modo di fare mi umiliava e mi eccitava insieme. Gianfi si inginocchiò dietro di me. Mi divaricò le natiche con le mani, mettendo bene in evidenza l’ano.
– E’ diventata molto ospitale anche qui dietro. Basta solo bagnarlo appena, e si entra facilmente ‘
– E’ una brava ragazzina. Ti piace prenderlo nel culo, vero Patty? ‘
– Si Marco ‘
– Sei la nostra vacca? ‘
– Si Marco, sono la vostra vacca ‘
– E cosa si fa alle vacche Patty? ‘
– Si montano e si mungono ‘
– Adesso verrai inculata e munta, sei contenta? ‘
– Si Marco ‘
– Chiedicelo e per favore ‘
– Marco, per piacere, mi mungi? ‘
– Gianfi, per piacere, mi inculi? ‘
– Brava Patty ‘
Mi accarezzò la testa, come si fa con una cagnetta obbediente
Gianfi mi avvicinò due dita alla bocca
– leccale, ti preparo’ –
Obbedii, come sempre. Mi penetrò con le dita umide della mia saliva, il mio culetto si aprì facilmente. Alle dita seguì il cazzo, ormai lo conoscevo bene. Mi prese per i fianchi. Iniziò a scoparmi. I colpi erano forti, le mie tette ballavano libere.
– Ora ti mungo, vacca ‘
Mi prese una tetta per mano, a mano piena, la strizzava, le tirava verso il basso, le mollava, prima una poi l’altra, sempre più forte, sempre più a lungo.
– Basta Marco, mi fai male ‘
– Continuo finch&egrave ne ho voglia, mi diverti ‘
Credevo me le volesse staccare, più gridavo, più mi strapazzava.
– Ahiiiiii, non ne posso più, smettila ‘ piangevo per il dolore
– Appena Gianfi ti viene dentro ‘
– Dai Gianfi’ riempimi’. Uuuhiiii ‘
Mio cugino ci stava dando dentro, dovevo eccitarlo ancora di più
-scopami, chiava la tua cuginetta piccola ‘
– troia ‘
– rompimi il culetto, sei stato il primo a farselo ‘
– puttana ‘
– lo darò a tutti i tuoi amici, tre per volta ‘
– maialaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ‘
Lo sentii irrigidirsi mentre Marco mi strizzava le tette insieme facendomi urlare per il dolore. Mi riempì come non aveva mai fatto prima. Il suo amico intanto mi aveva liberata e si stava segando.
– Tienila lì, voglio sborrarle in bocca, non ci metterò molto –
– Te la tengo calda ‘
Ero ancora a pecorina, le tette dolentissime, il culetto che colava; Gianfi mi ficcò due dita in vagina, cominciò a masturbarmi. Ero solo carne nelle loro mani, ma mi eccitava.
– Che zoccoletta che sei cugina’. ‘
– Uuuuuuuuu” –
Marco mi prese per i capelli, il cazzo davanti al mio viso
– Apri la bocca e tira fuori la lingua ‘
Mi schizzò parte in bocca e in faccia venendo assieme a me.

Non so a cosa stesse pensando Patrizia, ma muoveva il culo con il mio pollice ben ficcato dentro come raramente l’avevo vista fare. La sua fighetta grondava, impegnata dalle altre mie dita mentre la sentivo sditalinarsi furiosamente. Stava gemendo. Guidai la sua testa verso il mio cazzo che prese subito in bocca succhiando con passione.
– Stai diventando sempre più porca cuginetta ‘
Sollevò la testa un attimo ‘
– Mi &egrave venuta voglia di cazzo cuginetto, e della tua sborra ‘
Riprese il suo pompino. E non smise finch&egrave non le riempii la bocca mentre lei mi rempì la mano dei suoi umori
Facemmo la doccia e scendemmo in cucina per colazione. Feci mettere a Patty una canottiera molto sbracciata che consentiva ampie visioni delle sue tette e una gonnellina che le copriva appena le natiche.

– Dove vai così conciata? ‘ chiese sua madre ‘ ti si vedono le tette, copriti un po’ ‘
– Si mamma ‘ salì in camera e si mise la parte di sopra del bikini, sotto la gonna rimase nuda.
– Dove andate? ‘
– Passiamo da Marco e poi andiamo al mare ‘
– Mi raccomando Gianfi ‘
– Si, zia ‘
Salimmo sulla moto. Mi fermai poco avanti e le feci togliere il costume
– Marco vuole divertirsi, e anch’io –

Ci fermammo con la moto ad un supermercato; avevamo appuntamento con Marco e mi aveva chiesto di prendergli due pile. Patty indossava una canottierina molto sbracciata e una gonnellina che la copriva appena. Come succedeva sempre più di frequente era senza intimo. La bassa temperatura all’interno del negozio causata dall’efficace condizionamento provocò un immediato inturgidimento dei capezzoli di mi cugina che risaltavano così evidentissimi sulla leggera stoffa gialla della maglia.
– ti basta poco per eccitarti cuginetta! ‘
– l’hai fatto apposta ‘
– dovevo fare una commissione per Marco ‘
– ne pensate sempre una nuova voi due ‘
– ci ispiri’. E poi ti piace ‘
– no, non &egrave vero ‘
– sentiamo ‘
Nella corsia non c’era in quel momento nessuno, Patrizia era di fianco a me; misi una mano sotto la gonna, da dietro, tra le cosce.
– stai fermo ‘
– fammi sentire’ –
La spinsi contro un bancone; le infilai il bordo della gonnellina nella cintura, così da scoprire completamente il culetto, la costrinsi a divaricare le gambe
– potrei scoparti così, che ne dici? ‘
– sei un maniaco, lasciami ‘
– rimandiamo di poco ‘ dissi ridendo mentre le palpavo una tetta attraverso la sbracciatura della canottiera.
– Gianfi, ti prego’ arriva qualcuno ‘
La liberai, notando che la gonna era rimasta sollevata; lei non se ne era accorta. La mandai a cercare le pile con la scusa di cercare un bagno, seguendola senza farmi vedere. Aveva un paio di zoccoli con un po’ di tacco così che il suo culetto nudo veniva messo ancora più in evidenza mentre camminava. Il seno si muoveva libero sotto la canottiera che ne offriva ampie vedute sia per la ampia scollatura che per la sbracciatura. Patty sembrava proprio quello che era: una puttanella.

Mi ero presa la prima palpata della giornata; Gianfi era stato abbastanza gentile e la tetta non mi faceva male. Guardavo i miei capezzoli che spuntavano perfettamente visibili sotto la maglia attirando gli sguardi maschili; come sempre questo mi creava un sentimento sia di imbarazzo che di eccitazione, mantenendo così i miei capezzoli ben eretti.
Quel giorno mi pareva di vedere negli uomini un particolare interesse verso il mio lato B, mentre da parte femminile gli sguardi parevano di chiara disapprovazione. Sentii un chiaro ‘che troia!’
Marco e Gianfi mi stavano facendo scoprire lati del mio carattere che non conoscevo: esibizionismo, piacere nell’essere umiliata, masochismo. Ero il loro giocattolo sessuale e sotto le loro mani e i loro cazzi raggiungevo facilmente il piacere e l’orgasmo
Vidi un uomo e una donna con la divisa del supermercato venire verso di me.
– Vieni con noi –
Mi presero contemporaneamente sotto braccio. Lui sembrava prossimo alla pensione, lei poteva avere una quarantina d’anni, con tratti duri, quasi maschili
– Se hai voglia di cazzo posso accontentarti ‘
– Non capisco. Cosa volete? ‘
Mi spinsero verso un locale dove c’erano le telecamere di sorveglianza.
– Come mai te ne vai in giro seminuda? ‘
– Mi scusi, continuo a non capire ‘
– Guarda ‘ armeggiò con i video registratori e poco dopo sullo schermo comparsero le mie immagini e finalmente compresi tutto.
– Io non lo sapevo, posso andare ora? ‘
– Non credo –
La donna si pose dietro di me, tenendomi le mani dietro la schiena, l’altro era di fronte.
– Vediamo se sei bella davanti come dietro ‘
Mi tirò giù le spalline della canottiera, scoprendomi completamente il seno. Stavo per mettermi ad urlare, ma uno schiaffone in pieno viso mi bloccò subito.
– Niente male la ragazzina ‘ disse soppesandomi le tette
– Per piacere’ mi aspettano, si preoccuperanno ‘ –
– Chi? Il ragazzo che era con te? ‘ si rivolse alla suo collega ‘ portalo qui ‘
– La mollo? ‘
– La tengo per le poppe, la bella vacchetta ‘ rispose dandomi una bella strizzata

Mi avvicinò una dipendente del supermercato, chiedendomi di andare con lei. Doveva avere una qurantina d’anni, alta formosa. Portava una polo sotto la quale si muovevano, apparentemente libere, due grosse poppe. Attraversammo tutto l’edificio fino ad arrivare ad una stanza.
La donna entrò direttamente: di fronte a me, seduto, un uomo di una sessantina d’anni; tra le sue gambe aperte la testa bionda di mia cugina andava su e giù mentre gli stava evidentemente facendo un pompino. Era inginocchiata offrendoci lo spettacolo del suo culetto.
– hai già messo al lavoro la troietta! ‘
– &egrave una ragazzina educata ed obbediente; pensa va ancora al liceo. Ma succhia come una puttana esperta ‘
– glielo hai insegnato tu? ‘ mi chiese
– ha un talento naturale ‘ risposi
– vediamo come se la cava con questo ‘
Da un sacchetto che aveva in mano estrasse un grosso cetriolo.
– Non credo sià vergine’ – disse ridendo
– E’ bene aperta ‘ risposi ‘ dappertutto’. ‘
– Allora ne prendo un altro –
L’uomo doveva essere prossimo a venire perché stava tenendo la testa di mia cugina schiacciata contro il suo inguine e si stava inarcando spingendo sulle ginocchia
– Prendilo tutto, troietta succhiacazzi; se sporco il pavimento te lo faccio pulire con la lingua ‘

Il sorvegliante del supermercato mi teneva letteralmente per le tette; sembra che le mie attraggano particolarmente gli uomini che appena possono me le palpano. Mi dicono che sono come quelle di una vacca e quindi devo essere munta. Mi fanno mettere a pecorina, così le mie mammelle pendono libere e le possono prendere a piene mani strizzandole per bene. Un’altra cosa che si divertono a farmi &egrave prendermi i capezzoli tra le dita, schiacciarli e tirarli forte. Più mi lamento e cerco di liberarmi e più strizzano o stringono; se sono nudi vedo i loro cazzi diventare sempre più grossi e duri. I più intraprendenti mi prendono a schiaffi le tette, c’&egrave chi preferisce tenermi una tetta con una mano e colpirla con l’altra e chi le colpisce a mano libera per vederle ondeggiare sotto i colpi ricevuti.
L’uomo del supermarket dopo avermi munto per bene mi aveva ordinato di fargli un pompino. Il dolore era troppo forte per dirgli di no. Non era durato molto e si era scaricato nella mia bocca.
Avevo intanto riconosciuto la voce di Gianfi che parlava con la donna.
Stavo per alzarmi ma l’uomo me lo impedì. Una mano mi stava frugando fra le cosce, non mi sembrava Gianfi, doveva essere la donna. Era la prima volta che venivo palpata da una mano femminile. Cercai di spostarmi ma mi arrivò un violento sculaccione
– Allarga le gambe, zoccoletta ‘
– Gianfi, fai qualcosa! Aiutami ‘
– L’unica cosa che voglio fare &egrave vedere cosa ti farà questa signora, cuginetta ‘
– La zoccoletta &egrave tua cugina? ‘
– Si ‘
– E te la scopi? ‘
– E con grande soddisfazione ‘
– Non ti dispiace se la uso un po’? ‘
– Come ha detto lei &egrave una zoccoletta; l’ho lasciata sola cinque minuti e l’ho trovata a succhiare il cazzo al suo amico –
La donna si era impossessata della mia passerina; la palpeggiava, giocava con i miei peletti, la massaggiava. Aveva trovato il mio bottoncino e lo titillava con un dito. Era brava. Sapeva dove toccarmi e cosa fare. All’inizio mi aveva dato fastidio l’idea che fosse una donna a toccarmi, poi mi ero concentrata sulla mano, poteva essere di chiunque. Si stava facendo strada dentro di me, prima con un dito, poi con due. Mi frugava, mi stimolava. Contraevo la vagina intorno a quelle dita.
– Non avevo mai avuto una ragazzina così giovane fra le mani; una bella fighetta morbida, calda e disponibile ‘
Mi sfuggì un gemito.
– E’ ora di riempirla questa ragazzina’ –

Conoscevo Patrizia; a pecorina era una cagna perfetta. il suo gemito indicava che stava partendo; ma soprattutto vedevo il movimento dei suoi fianchi e il suo indietreggiare verso le dita che la stavano penetrando. La donna tolse la mano; davanti a me la passerina dischiusa e umida; fu subito riempita dal primo cetriolo. Lo teneva con una mano usandolo come un grosso cazzo.
Sentivo mia cugina ansimare mentre lei la teneva in sospeso. Si portò due dita alla bocca, le inumidì per bene e iniziò a spingerne uno nel buchetto di Patty. Affondò facilmente fino alla nocca.
– ha il culetto aperto la puttanella, quanti ne prende? ‘
Non aspettò la risposta. Al primo dito ne aggiunse un secondo. Li ruotava, li estraeva, li affondava nuovamente. Li estrasse ancora una volta e li sostituiì con il secondo cetriolo. Le si inginocchiò di fianco. Prese i due ortaggi con una mano manovrandoli avanti e indietro nella figa e nel culo di Patrizia mentre con la mano libera si impossessò delle sue tettone.

Ero in totale balia di quella donna che mi stava usando senza misericordia. I due cazzi finti mi devastavano, li manovrava abilmente mentre mi pizzicava i capezzoli sempre più grossi e duri.
Mi prendeva ambedue le tette con una mano sola stringendole e strizzandole. Mi piantava le dita sui capezzoli spingendoli verso il torace.
Mi buttò a terra su un fianco
– Succhiami le tette, porca ‘
Ero ormai partita. Le sollevai la polo scoprendola. Le presi una tetta tra le mani portandomela alla bocca e cominciai a leccare e a succhiare il capezzolo.
Più la stringevo e la succhiavo &egrave più lei mi strizzava e affondava i cazzi verdi nei mie buchi. Venni soffocando le mie urla nelle tette della donna.
Lasciammo il supermercato; poco dopo eravamo a casa di Marco. Eravamo d’accordo di andare direttamente nella casetta per gli ospiti. Entrammo. Ci aspettava con Enrico, suo fratello minore, dell’età di Patrizia.
– siete in ritardo ‘
– ho lasciato la troietta sola per cinque minuti &egrave l’ho trovata a fare un pompino mentre si faceva inculare da una lesbica. ‘
Raccontai loro quanto era successo al market.
– non smetti mai di stupirci Patty. Ho parlato con lo zio; mi ha confermato che da oggi sei coperta dalla pillola e quindi possiamo inaugurare la tua fighetta ‘
– e se non voglio? ‘
– ce la prendiamo lo stesso. Anzi sarà più divertente ancora. Enrico ha provato la tua bocca e ora vorrebbe qualcosa di più ‘
– io me ne vado ‘
– Gianfi, chiudi la porta –
La casetta era ad un piano, con le inferriate alle finestre; la chiave era all’interno. Chiusi e me la misi in tasca. Patty stava iniziando a urlare ma Marco le si mise dietro le spalle chiudendole la bocca con una mano mentre con l’altra le prese una tetta, stringendola appena.
– Ssssssssst. Altrimenti ti strizzo, chiaro? ‘
Annuì. Marco la tenne per i polsi.
– Vieni Enrico, goditi un po’ le tette della puttanella ‘
Patrizia era in piedi nel soggiorno della casetta; portava una gonna molto corta e una canottierina molto sbracciata. L’aria condizionata era accesa e l’ambiente fresco, i suoi capezzoli sporgevano eretti ed invitanti sotto il tessuto sottile. Cercava di liberarsi dalla stretta di Marco con l’unico risultato di fare scendere una spallina scoprendo un seno. Enrico era davanti a lei. Le abbassò l’altra spallina. Le tette si muovevano toniche mentre si agitava.
– guarda che bei capezzoli che ha: prendili tra le dita e tirali verso di te ‘

Marco mi teneva le mani dietro la schiena, il busto spinto in avanti.
– non farmi male, per piacere ‘
– non badarle Enrico, alla fine le piace sempre ‘
Mi prese i capezzoli, li massaggiò un po’, mi diventavano più duri. Li strinse. Gemevo.
– fermati Enrico, basta, ti prego ‘
Strinse ancora più forte, tirandoli; si allungavano, come le tette Mi dimenavo ma serviva solo ad aumentare il mio dolore e il suo eccitamento.
– ti piacciono le tettone della Patty? ‘
– si fratellone
– puoi farne quello che vuoi ogni volta che ne hai voglia ‘
– grazie Marco ‘
– te la vuoi scopare adesso? ‘
– magari! –
– Gianfi, come &egrave messa sotto? ‘
Mio cugino si avvicinò
– allarga le gambe, puttanella ‘
Obbedii, come al solito. Mi infilò una mano tra le cosce. Risalì verso l’alto raggiungendo la mia fighetta. Si fece strada tra le mie labbra e mi penetrò agevolmente con due dita.
– la cagnetta &egrave pronta per la monta ‘
– andiamo ‘
Non volevo, dissi che non volevo. Mi presero di peso e mi portarono in camera. Cercavo di liberarmi, mi divincolavo. Mi buttarono letteralmente sul letto. Era lo stesso dove il padre di Marco mi aveva inculata.
Mi tolsero la gonna. Marco e Gianfi mi tenevano bloccata sul letto, le gambe piegate, aperte. Vidi Enrico mentre si toglieva la maglietta e le scarpe. Si slacciò i pantaloncini. Li tolse. Gli slip contenevano appena il suo cazzo già duro. Si inginocchiò tra le mie cosce, nudo. Mi mise le mani sulle spalle, scese sui miei seni, li palpeggiò per bene, li strinse, li impastò, si divertì ancora con i miei capezzoli, sempre più dolenti. Mi accarezzò l’addome. Scese ancora verso il mio monte di venere. Giocava con i miei peli mentre con il pollice mi titillava il clitoride.
– Patty, chiedi ad Enrico di scoparti ‘
– No! ‘
Mi arrivò un ceffone in pieno viso
– allora? ‘
– no! ‘
– Lo sai che lo farai ‘
Mi colpì con violenza un seno, poi l’altro.
– chiediglielo! ‘
– no! ‘
– peggio per te; giriamola, il culo in fuori ‘
Mi misero supina un cuscino piegato sotto la pancia.

Era una cosa che volevo fare da tempo. Gianfi e mio fratello tenevano ferma la puttanella; il suo bel culetto nudo era bene in evidenza. Suo cugino glielo aveva sverginato poche settimane prima da allora ce lo eravamo fatto praticamente ogni giorno; i nostri cazzi ormai entravano e uscivano senza alcuna difficoltà mentre Patrizia godeva come una puttana in calore.
La ragazzina era una masochista; avevo infatti notato che qualche energica strapazzata le procurava piacere oltre che farle fare quello che volevo.
Mi tolsi la cintura. Era un modello di cuoio, abbastanza largo anche se non molto morbido. La ripiegai su stessa impugnandola dalla parte della fibbia.
– ti darò cinque colpi sul culo, poi chiederai a mio fratello di scoparti; se non lo farai ti colpirò le tette ‘
– non lo f’ –
Non la lasciai finire, la colpii sulla natica destra. Lanciò un’urlo. Le diedi una seconda cinghiata. Si contorceva, cercava di liberarsi, ma Gianfi ed Enrico erano troppo forti. Ero molto eccitato, tirai fuori il cazzo. La inculai brutalmente.
– muoviti, mi fai solo piacere-
– basta Marco, farò quello che vuoi ‘
– troppo tardi, troia ‘
La colpii ancora tre volte. Il suo culetto era diventato rosso fuoco. Lasciai la cinghia. La presi per i fianchi, violentandole l’ano.
– allora? ‘
– Enrico’ scopami ‘ –
– meglio ‘
– Enrico, per piacere, mi scopi? ‘
– Che brava ragazzina educata, ci voleva tanto? Ora dovrai soddisfarci insieme ‘
– Come? ‘
Non ci mise molto a capirlo. Enrico era disteso, a gambe larghe, l’uccello un po’ ammosciato.
– tiraglielo su ‘
Patty lo raggiunse gattoni sul letto. Gli prese l’uccello tra le labbra, succhiandolo. Le tettone sfioravano il lenzuolo. Ripresi a lavorarle il culo.
– sei pronto Enrico? –
– siiii ‘
– impalati, puttanella ‘ le ordinai tirandomi indietro
Patty si mise a cavallo di Enrico, si leccò due dita, le portò sulla fighetta, aprendola appena. Si calò sull’uccello duro appoggiandosi sulle spalle del ragazzo; non aveva bisogno di ulteriori ordini per iniziare la sua cavalcata; le sue poppe generose ballavano libere e invitanti. Enrico le prese palpandole a piene mani. Li lasciai fare, segandomi lentamente per tenermelo in tiro.
Poi risalii sul letto, inginocchiandomi dietro a Patrizia. Le misi una mano sulla schiena spingendola verso Enrico. Vedevo il suo cazzo pompare la ragazza; ma soprattutto vedevo il suo meraviglioso culetto. Le divaricai le chiappe mettendo bene in evidenza il suo buchetto, appena socchiuso. Vi appoggiai il cazzo, spingendo. Feci un po’ di fatica ad entrare, c’era anche mio fratello dentro di lei, ma il piacere era troppo grande per rinunciare.

Patrizia mi stava sverginando. Era stata la prima ragazza a farmi un pompino ed adesso era la prima che scopavo. O forse era lei che scopava me’ Si era infilata il mio cazzo nella figa calda e umida, saliva e scendeva lungo il mio uccello con un ritmo crescente, pareva quasi dovesse uscire da me e si riempiva un’altra volta. Mi stava mungendo. Tenevo le sue tette tra le mani palpandole e spremendole. Portavo i suoi capezzoli duri verso le mie labbra succhiandoli avidamente La sentivo ansimare, avvertivo i suoi umori colare su di me.

Avevo voglia di un cazzo vero nella figa. L’ultimo che avevo preso era dello zio di Marco. Mi avevano inculata, riempita la bocca e le tette di sborra ma la mia fighetta era rimasta vuota.
Avevano timore di ingravidarmi e finalmente, coperta dalla pillola potevo essere scopata senza problemi. Stavo usando Enrico per il mio piacere, era un ragazzo come me, sicuramente inesperto, ma con un bel cazzo duro. Mi bruciavano le cinghiate che avevo preso, volevo decidere io ma ero ormai la loro cagnetta. Sentii Marco dietro di me, quando mi aprì le chiappe compresi cosa sarebbe successo. Non opposi resistenza; mi aprì senza problemi e poco dopo godevo con due cazzi dentro.

La mia cuginetta si stava dimostrando una puttanella perfetta. Aveva due uccelli nella pancia; vedevo il suo corpo fremere sotto i colpi che riceveva. Dalle sue labbra uscivano suoni inintelligibili o un’unica parola
– ancora! ‘
Enrico doveva essere giunto al limite. Lo vidi stringere Patrizia, esclamando
– sborrooooo! Prendila tutta troiaaaaaaa ‘
– dammela tutta, riempi la tua puttana ‘
– toh’ toh’ toh.. ‘
– bravo! Tanta’. Calda .. falla tutta per la tua Patty ‘
Le diede gli ultimi colpi, si sfilò lasciandola con Marco.
– penso ora io a romperti la passerina ‘
La zoccoletta era ancora calda: quando Marco le tolse il cazzone dal culo e glielo ficcò nella figa cominciò a ululare come una cagna in calore. La teneva per i fianchi dandole colpi violenti e profondi. Le sue tette ballavano libere.
– Ti basta puttana? ‘
– No, ancora ‘
– Vuoi ancora cazzo? ‘
– Si voglio cazzo, sfondami ‘
– Patty sei una troia ‘
– Si sono la vostra troia, il vostro sborratoio .
– Prendine ancora, allora ‘
Marco la stava pompando a ritmo crescente. La mia cuginetta si era appoggiata con i gomiti sul letto, la testa tra le braccia. Ormai dalla sua bocca usciva solo un gemito continuo.
Anche Marco era alla fine. Le diede le ultime spinte e le riempì la figa.
Quando estrasse il suo uccello una lunga colata di sborra uscì dalla passera aperta di Patrizia
Ero distesa bocconi sul letto, ansimante, nuda. I capezzoli e le tette mi dolevano per quanto me li avevano strapazzati. Il culo mi bruciava per le cinghiate ricevute. Ma bruciava di più il mio amor proprio per come mi ero comportata. Marco mi aveva sodomizzata mentre suo fratello Enrico mi scopava. Soddisfatto Enrico anche Marco aveva piantato il suo cazzone nella mia fighetta riempiendomi. Sentivo la loro sborra calda che usciva dalla mia vagina slargata. Avevo succhiato i loro uccelli. Avevo raggiunto più volte l’orgasmo. Mio cugino Gianfi si era goduto il tutto e ora aspettava il suo turno per divertirsi con me.
– vai a lavarti Patty, ora tocca a me ‘ mi disse
Ero la loro troietta.

Dopo un po’ la raggiunsi in bagno, si stava lavando le mani, appena china in avanti, il culetto sporgeva arrossato, invitante. Il bidet era bagnato. Lo specchio rifletteva il suo viso e il suo busto. L’abbracciai da dietro, le mani a coppa sotto i suoi seni.
– sei uno splendore cuginetta! ‘
– grazie cugino ‘
– in queste settimane hai perso ogni freno inibitore, sempre che tu ne abbia mai avuto uno; sta venendo fuori quello che sei veramente.-
– vorresti dire’. ‘
– ‘.. una puttanella ‘
– sento che ti piace questa puttanella ‘
Stavo facendo scorrere il mio cazzo sempre più duro tra le chiappette di Patrizia;
– stai per prendere il terzo cazzo della giornata ‘
– scommetto che entrerà nella passerina, vero? ‘
– il resto lo conosce già bene ‘. ‘
– sei stato tu a sverginarmi il culetto Gianfi –
– ho aperto la strada a tutti quelli che sono venuti dopo. ‘ la tirai indietro verso di me, obbligandola ad appoggiarsi con le mani al lavandino, le gambe divaricate. I capelli biondi le ricadevano sul viso. Le tettone sode dondolavano appena. Guidai il mio uccello verso la sua fighetta. La porcellina muoveva il culo, cercandolo. Appoggiai la punta tra le labbra della vagina, gliela sfregavo contro, senza entrare. Vedevo i suoi occhi riflessi nello specchio. Era una cagna in calore. Spinsi appena un po’. Emise un gemito
– lo so che lo vuoi. ‘
– allora dammelo ‘
– sei una cagnetta affamata, me lo devi chiedere ‘
– scopami, per piacere ‘
– meglio, puoi fare di meglio ‘
– scopa la tua puttana, per piacere ‘
Affondai il cazzo dentro di lei, fino ai coglioni. Mi fermai contro il suo utero. Mi retrassi e colpii un’altra volta. La tenevo per i fianchi. La volevo solo chiavare, conoscevo la sua bocca e il suo culo. La sua figa era calda, bagnata, accogliente. Si stringeva attorno al mio uccello. La guardavo nello specchio, godeva nonostante la stessi sfondando con quanta forza avevo. Le sue tette ballavano libere. Mugolava. La pompavo.
– non ti basta mai! ‘
– spingi’. Porco! ‘
– fottila, &egrave la nostra puttana ‘ era entrato Marco ‘ te la volevi godere da solo? ‘
– tu e tuo fratello l’avete già presa’ –
– uno non le basta, tua cugina &egrave una vacca. –

A Marco piaceva divertirsi con le mie tette. Gliele stavo offrendo come meglio non avrei potuto, libere, indifese. Ero appoggiata con le mani sul lavandino, piegata; Gianfi mi teneva per i fianchi, il suo cazzo mi riempiva la figa per la prima volta. Come al solito, avrei dovuto rifiutarlo, era mio cugino, ma la cosa mi faceva invece eccitare di più. Avevo le poppe gonfie di piacere, i capezzoli grossi, duri e dolenti.
Marco li prese tra le dita, uno per mano, massaggiandoli
– sei eccitata’ –
– ssss..iii ‘
– non puoi godere quando vuoi. Sei solo uno strumento per il nostro piacere ‘
Ora me li stringeva, tirandoli verso il basso, allungandoli dolorosamente. Ogni colpo che ricevevo dal cazzo di Gianfi era una stilettata per i miei capezzoli
– basta Marco’ basta ‘
– ho appena cominciato troietta –
Mi spremeva e tirava i capezzoli sempre più forte, non sapevo come difendermi. Non volevo dargli la soddisfazione di sentirmi urlare, ma non ce la facevo più.
– ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhiiiiiiiii ‘
– così farai peggio’ –

Mi sedetti per terra, la schiena contro il mobiletto che conteneva il lavandino su cui lei si reggeva, la testa tra le braccia, il suo viso vicino al mio. Vedevo il cazzone di Gianfi che pompava la fighetta di Patrizia; avevo una splendida visione delle tettone che ballavano libere a mia disposizione. Le presi a piene mani, erano piene, sode; due grosse arance mature da spremere; cominciai a strizzarle per bene, alternando l’una, all’altra continuamente. I suoi occhi erano pieni di lacrime di dolore e di rabbia.
– Hai proprio le tette di una vacca Patty, manca solo il latte ‘
– Marco sei uno stronzo ‘
– Ora vedi cosa ti fa lo stronzo! ‘
Smisi di mungerla, ma cominciai a schiaffeggiarle il seno. Belle sberle a piene mani, seguendo il ritmo dei colpi di cazzo di Gianfi. La colpivo di lato, da sotto, da sopra; quelle magnifiche poppe erano un giocattolo tra le mie mani. La pelle si stava arrossando ma vedevo i capezzoli eretti. La puttanella alternava gemiti di piacere a urla di dolore.
Gianfi stava accelerando, lo sentii grugnire mentre le dava gli ultimi colpi riempiendole la figa con la sua sborra.
Le presi le tettone, una per mano, per un’ultima violenta strizzata. La troietta si dimenava cercando di liberarsi; le sarebbero rimasti i segni per un bel pezzo. Mi era tornato duro.
– torniamo in camera, non ho finito con te ‘
Gianfi aveva finito, Patty si alzò con fatica, precedendomi e offrendomi così la vista del suo culetto che ormai conoscevamo tutti bene. Tra le sue cosce nude colava lo sperma di Gianfi
– cosa vuoi che faccia Marco? ‘ mi chiese obbediente
– mettiti in ginocchio ‘
– si, Marco ‘
– sai cosa devi fare, vero? ‘
Prese il mio cazzo, se lo mise tra le labbra, cominciò a succhiare. Feci cenno ad Enrico di avvicinarsi.
– prendi anche il suo, un po’ per ciascuno da buoni fratelli. –

Mia cugina era proprio una troietta nata! Era nuda, in ginocchio, le cosce divaricate con la mia sborra che gocciolava dalla sua fighetta socchiusa. Segava un uccello con una mano, mentre spompinava l’altro. Conoscevo le sue mani e la sua bocca e sapevo quanto era brava con le labbra e con la lingua.
Gliela vedevo passare avida sui coglioni e sul cazzo dei miei amici. Bagnava loro le cappelle che poi succhiava voracemente. I capezzoli, nonostante le strapazzate ricevute erano eretti, tradendo così il piacere che provava.
Mi avvicinai ancora a lei, con le dita di una mano scesi lungo la sua schiena, fino al culetto sodo.
Mi feci strada con l’indice fra le chiappette rotonde cercando il suo buchetto. Non oppose nessuna resistenza quando lo violai, anzi la sentii spingere verso di me per facilitarmi l’entrata. Decisi allora di entrare con un secondo dito e masturbarle il culo. Sapevo che le piaceva. I gemiti che emetteva tra una succhiata e l’altra erano molto significativi.
– vorrei fare una cosa ragazzi ‘ dissi
– diccelo ‘
– una bella sborrata in faccia alla nostra puttanella ‘
– in faccia e in bocca ‘
– una bella doccia ‘
Marco ai allontanò tornando poco dopo con qualcosa in mano, un grosso pennarello rosso;
– va battezzata ‘ –
Le si mise di fronte, lo aprì. Con la mano sinistra la prese per i capelli, con la destra le scrisse in fronte: TROIA. Le porse il pennarello chiuso.
– sai dove infilarlo, vero? ‘
Ci mettemmo a semicerchio intorno a lei, i cazzi in mano all’altezza del suo visino. Ci guardava con gli occhioni spalancati, la bocca aperta pronta a ricevere i nostri schizzi.

Ero la loro puttana. Ce l’avevo scritto in fronte. Avevo segato e succhiato i loro cazzi godendo con le dita di mio cugino che mi ravanavano il culo, dentro cui avevo ora infilato il pennarellone. Le tette mi facevano male per le strizzate che mi aveva dato Marco ma scuotevo il busto per farle ondeggiare ed eccitare i tre ragazzi.
– riempitemi, sono la vostra puttana ‘
– facci vedere quanto lo sei ‘
Allargai le cosce esponendo la mia fighetta dischiusa e bagnata, iniziai a farmi un ditalino di fronte a loro, mi insultavano
– troia ‘
– succhia cazzi ‘
– puttana ‘
– cagna
– sborratoio ‘
– carne per cazzi ‘
– lecca sborra ‘
– zoccola ‘
– vacca ‘
si masturbavano davanti alla mia faccia, più mi umiliavano e più mi eccitavo. Con una mano mi sditalinavo, le dita penetravano profondamente nella mia vagina fradicia, con l’altra mano mi strusciavo tutta, la faccia, le tette, il culo; sembravo ed ero una cagna in calore. Marco venne per primo, schizzandomi in bocca, sul viso tra i capelli. Ogni schizzo era per me come un colpo di cazzo, era un orgasmo continuo. Fu seguito a ruota dagli altri due. Colavo sborra come una puttana da marciapiede. Me la spalmai sulle tette e nella figa, leccandomi le dita.
Alla fine mi consentirono di andarmi a lavare.

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