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Racconti di DominazioneTrio

PERCHE’ UNA SCHIAVA SOLA?

By 24 Marzo 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Anna, la inquilina.

La mia inquilina è una bella donna di 25 anni. La vecchia villetta era per me troppo grande, costosa da mantenere. Oltre la estrema periferia, in campagna quasi anche se in pochi minuti di bicicletta attraverso la strada vecchia si arriva al vialone dove c’ è la fermata del tram. Ha tutto intorno una piccola fascia di giardino con la piscina ed un piccolo parco, il tutto racchiuso da un vecchio muro coperto ormai di rampicanti.

Quando mamma, la mia matrigna in realtà, secondo gli accordi presi a suo tempo con papà mi ha lasciato, affidandomi ad uno studio legale, mi ha pure trovato questa inquilina. Ha qualche soldo ereditato, come me. Ha studiato al liceo artistico frequentando anche un corso di restauro. Ha aiutato il nonno nel mestiere di restauratore imparando abbastanza per continuarne, entro i limiti della poca esperienza, la attività. Ha fatto carte false per abitare qui perché ha posto in cantina per il forno di cottura delle terraglie e, nella stanza d’ angolo, la giusta luce per ripulire quadri e qualche volta restaurarli se non sono troppo preziosi.
Ho molto da imparare mi ha detto una volta, devo fare esperienza.

Ceniamo spesso insieme e sono io a cucinare il più delle volte, sono bravo con i fornelli, lei è una frana.
Alta ma senza esagerare, ha tutte le sue cosine a posto, un bel viso simpatico e due occhi luminosi; è insomma una gran bella donna.

Legge, studia, lavora…siamo in discreta confidenza. Discreta soltanto e non posso neppure sperare di andare oltre. Conosco fin troppo bene i miei limiti. Quello che mi frega perfino con le compagne di scuola e coetanee è sopratutto la timidezza congenita, quasi patologica. Quando una ragazza mi parla divento rosso , balbetto nel rispondere. E’ più forte di me. Con la signorina Anna, la mia pigionante, sono timido ma dopo mesi, qualche parola, persino qualche battuta ci scappa. Mi piace molto, moltissimo, ma lo nascondo accuratamente. Lei poi è altrettanto timida e riservata.

L’ anno scolastico sta per finire. Sto finendo i compiti. A scuola vado molto bene senza essere il classico secchione primo della classe.

Suona il telefono e lo maledico immaginando sia uno dei suoi clienti. Detesto essere interrotto mentre studio, è la mia forza nello studio, sapermi concentrare… anche se avere una ottima memoria aiuta.

Era lei, e mi ha chiesto di controllare sul suo PC alcuni dati e mi dice come trovarli. Che abbia una pass non c’è da meravigliarsi, ma quasi ogni gruppo di file è protetto.
Non che me ne freghi più di tanto, però…

La parte del’ appartamento che occupo io è la più piccola. Con il suo permesso spesso studio nel salotto più confortevole della cucina. Qualche volta curioso nei cassetti e trovo un libricino. E’ l’ elenco delle chiavi di accesso…Pochi istanti e fotocopio le due pagine…
Banche, spese di casa, affitto, la sua parte di luce, acqua e gas, manutenzioni…
Poi i clienti, altre sciocchezze e resta solo la cartella di ‘Miscellanea’. La pianto la, potrebbe arrivare…mi incuriosisce però la dimensione di quella cartella. Occupa infinitamente più spazio di tutto il resto a parte il software.
Ha detto che ha ricevuto parecchio lavoro il che vuol dire che starà di più a casa…Ho una chiavetta, se o quando avrò la occasione buona…temo contenga altre menate prive di qualsiasi interesse…ma sono curioso di natura.

Ho colto la occasione buona. C’ è di tutto da quando aveva dodici anni, una specie di diario. Suo nonno neppure sapeva accenderlo il PC e lei ci scriveva tutto quello che le passava per la testa. Seguiva un sito di una che si faceva chiamare ‘Fata Turchina’.

Ho sempre ammirata Lisa, la eroina della Fata Turchina che era anche la mia eroina. Sognavo come lei di trovare una Padrona per poi trovare magari un Padrone. Ho seguito il salire le scale di Lisa vestita come Lui le aveva ordinato. Una larga gonna ed una camicetta, niente altro.

Questo è un riassunto, ho impiegato quasi tutta la notte per arrivare al punto in cui la sua eroina si inginocchia sullo zerbino e quando lui le apre Lisa si denuda il petto, si fa palpare, lo prende in bocca per fargli un inesperto pompino per poi entrare gattonando e farsi rompere il culo.

Come inizio per una ragazzina delle medie non c’è male.

Anni dopo, già sedicenne, ha una amante, una donna che usa il suo corpo come un giocattolo e lo fa usare alle amiche. Non siamo più nelle fantasie di una ragazzina tredicenne ma ma nel diario particolareggiato di una giovane donna…con tutti i particolari…anche i più scabrosi.
Per ore, dopo aver finito di studiare leggo le sue fantasie e non solo fantasie.
E’ ancora vergine e questo passi, ma vuole me, appartenermi.
Sa che ho forzato il suo PC penso qualche volta e si vuole divertire alle mie spalle, di certo. Ma le date messe dalla macchina in automatico sono precedenti al mio accesso alle sue memorie, quasi tutte, e non parlo dei sogni di anni prima, parlo di qualche mese prima. Parlo di quando abitavamo insieme da qualche settimana soltanto e faticavo, nonostante le sue insistenze, a darle del tu.

‘Oggi non lo ho sentito arrivare e sono entrata in salotto trovandolo appena tornato da scuola. Ha distolto lo sguardo, rosso in viso. Indossavo la vestaglietta che uso solo per uscire dalla vasca o dalla doccia. Certo devo essere arrossita pure io, immobile almeno per qualche istante. Ha alzato gli occhi ed ho letto…non so cosa che mi ha però fatto piacere. Ho incontrato il postino ha detto senza guardarmi e mi ha dato la nostra posta. La poggio qui, credevo che tu non fossi in casa.-
Comunque stai benissimo con quella vestaglia…-è scappato via. Peccato sia così giovane, mi piace. Giovane e…insomma, vedremo…Saprebbe essere un Padrone? Un Padrone dolce ed autoritario come vorrei trovare?’

E’ solo un riassunto delle sue considerazioni…poi trova spazio un insieme di pensieri su come raggiungere i suoi obbiettivi.
Comunque qualcosa è successo, termina nei suoi scritti di ieri. Mi segue con gli occhi, e quando ho lasciato cadere una cosa come poco fa, non si è precipitato a raccoglierla come sempre ma credo sia rimasto a guardare il mio sedere tendere la gonna mentre mi chinavo. Mi vuole, certo gli piaccio ma non osa. Devo osare io. Mi bagno solo al pensiero delle sue mani sul corpo, lo voglio, lo voglio!

Leggere i suoi pensieri, desideri e voglie anzi, mi fa uscire di testa. Ho le stesse voglie ma non so cosa e come fare. Quella sera fa caldo e la invito a fare due passi in giardino. Cambiamo strada e dopo poco siamo verso i cancelli. Ed è qui che succede. La luce è poca ed incespica. Sarebbe caduta se non la avessi afferrata. Poi non so. Siamo stretti in equilibrio precario, sento i seni premere sul mio petto. Ci baciamo o forse è lei che mi bacia, poi la bacio io, stringendola ancor più. Si divincola un poco, lasciami dice con voce seria, non voglio. Io invece ti voglio. Sento il corpo perdere di rigidità farsi più vicino, mi stringe a sua volta. E’ lei che cerca la mia bocca. Ti voglio e ti avrò, le sussurro. No! Un no secco, apparentemente definitivo che non lascia spazio a repliche. No! Ripete, non puoi, sono troppo vecchia per te e poi…E poi non sono mai stata con un uomo. Singhiozza quasi! Singhiozza? Sei troppo vecchia per restare ancora vergine. Sei pazzo! Guarda che grido. Invece che dibattersi però mi segue, devo solo di tanto in tanto strattonarla un poco, talvolta la bacio, le carezzo i fianchi, il seno ed ancora la bacio.

Se non fosse caduta forse mi sarei fermato a questo ma scivola od inciampa od un mio strattone le fa perdere l’ equilibrio ed è a terra sul prato. Alla luce della luna vedo le cosce quasi scoperte. Perdo la testa, non ragiono. Non è semplice tenerla ferma e sfilarle le mutandine mentre si dibatte. Sfilarle poi è un modo di dire. Un lato si strappa.
Il resto lo ricordo con precisione. E’ stesa, immobile e discinta. Slaccio i pantaloni e con fatica e qualche acrobazia lo tiro fuori, è turgido al massimo. Ricevo una ginocchiata quasi sulle palle, rispondo con una sberla. Piange ma non disserra le ginocchia se non cedendo alla mia forza. Inginocchiato mi rendo conto che mi si è ammosciato. Un moccolo e mi abbandono sopra di lei, tra le gambe che non può più serrare, furente verso me stesso mi sfrego sul suo ventre ed il miracolo avviene. Sono di nuovo in perfetta efficienza. Non si difende più, mi supplica solo e nel supplicarmi di lasciarla andare, di non farlo, mi sembra cerchi una posizione migliore più idonea…le carezzo il sesso, una prima assoluta per me e guido il glande scoperto a cercare famelico il suo sesso… e lo trovo. Secondi? Minuti? No una eternità.
Mi fai male, mi fai male geme, poi si inarca, sono dentro di lei. Ho sverginato una donna e la sto chiavando. Ansimo, sudo ma la chiavo, la possiedo.
Non appena dentro di lei si è immobilizzata, inerte, vinta.

Restiamo avvinti a lungo, quanto non so, per me è stata appunto una eternità. Non parliamo, stesi fianco a fianco guardiamo lo spicchio di luna avvicinarsi alle chiome degli alberi che tra poco la nasconderanno. Ti voglio ancora, le dico, qui e prima che la luna sparisca. Non risponde ma come me si spoglia e formiamo un giaciglio rudimentale su cui di nuovo fare l’ amore. E’ fantastico le dico. Sei la mia donna, la mia schiava. Ti ho fatta donna ed ora ti godo di nuovo. Non replica, mi avvinghia il collo e di volta in volta mi porge i seni da lappare ed i capezzoli che stringo tra i denti, senza esagerare senza farle troppo male. Mi attira sopra di sé, inarca il ventre offrendosi con la sapienza istintiva delle figlie di Eva , muove i fianchi aumentando il mio piacere. Mi abbatto esausto su di lei. Sei la mia schiava, ripeto e lei non risponde, non obietta.

Abbiamo dormito nel suo letto, fatta la doccia insieme ed ora facciamo colazione senza quasi dire una parola.

Cosa fai oggi? Non è una grande domanda la mia ma almeno la costringe a dire qualcosa. Ed invece: perché mi hai chiamata schiava? Finisco di imburrare un tocchetto di pane. Perché lo sei! La mia schiava, per sempre o finché lo vorrò io. Comunque non mi hai risposto. Cosa fai oggi? Niente di particolare. Ho finito alcuni lavori ma devo controllarli, devono raffreddare però.
Bene, staremo insieme. Va bene. Volevi dire qualcosa d’ altro? Cosa dovrei dire d’ altro? La parola Padrone! Esita a lungo, si…Padrone.
Se io sono il tuo Padrone tu cosa sei? Io non so, esita un attimo, Padrone. Sei la mia schiava, non ti sembra ovvio? Non mi risponde e temo stia crollando tutto, svanendo ogni certezza, poi vedo la lacrima scenderle dal ciglio e sono preso da una infinita dolcezza ed al tempo stesso dal convincimento che soltanto io posso distruggere questo sogno. Devo essere duro ma senza esagerare. Come pescare un grosso pesce col mulinello, lo richiami e poi gli dai lenza, una due tre volte, quello che serva per farlo stancare, poi basta il retino…

Una donna esperta si sarebbe forse od anzi certamente accorta della mia di inesperienza. Lei non aveva termini di paragone.
Avevamo deciso di usare la lavapiatti sempre. Abbiamo due servizi completi, quando la macchina è piena la vuotiamo. Possiamo aspettare ancora qualche giorno e la mia schiava in un attimo vi ripone quello che abbiamo usato, un paio di tazze e qualche piattino. Sarebbe stato il mio turno…

La tentazione di farmelo prendere in bocca è forte mentre mi fa il bagno, quasi irresistibile. Meglio andare per gradi però. Al solito andiamo a fare la spesa insieme. Quando svuoto il carrello e carico nella sua macchina i sacchetti sembra scendere un muro tra di noi e la cosa mi secca. Che cosa c’è ancora? Non risponde. Guarda che se mi incazzo posso anche frustarti. Mi è letteralmente scappato di bocca ma certo non posso chiederle scusa o dire ‘parola turna indré’. Allora? Come hai fatto a sapere che io sono così? Si vede così tanto?

Si vede, si capisce se ci vivi praticamente insieme. Poi, fidandoti della mia età che dovrebbe comportare poca esperienza, di tanto in tanto…si capiva. Ero l’ unico maschio a tiro e…non sapendo cosa dire d’ altro fingo di scoppiare in una bella risata. Bada, sono giovane ma… sono il tuo Padrone. Non pensare di poterti approfittare della mia età. Per ricordartelo sempre porterai al collo un collare con le mie iniziali.

Per uscire come faccio? Dio! Si è arresa. Degli strangolini di stoffa, diversi ed adatti a quello che indossi, sempre con le mie iniziali.

Sembra pensarci su poi annuisce.
Hai, no scusatemi, avete avuto molte donne? Lo chiede timidamente. Quel che basta, rispondo.

Ti addestrerò a darmi piacere in tutti i modi e senza discutere. Arrossisce e non oso andare oltre per ora.
Devo fare in modo che impari a sopportare la frusta, uno sverzino che lasci pochi segni e per poco tempo ma doloroso lo stesso, a tenere il culo morbido come piace a me e la figa tonica con degli strumenti appositi. Tutte palle o sogni che mi vengono solo dalle letture per ora.

Imparerai che quel che conta per te, una schiava, è solo la ubbidienza. Una ubbidienza SS, sempre e subito. Sto esagerando e me ne rendo conto. Col tempo però, concludo per mitigare le parole più grandi di me.

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