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Racconti di Dominazione

Raptus

By 6 Aprile 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando Paolo riaprì gli occhi, la bocca di sua moglie era ancora appesa al suo uccello. La donna, completamente nuda e in stato d’incoscienza, presentava sul volto e sul corpo vari segni di percosse. Era immobile, caduta in un profondo sonno stremata dalla fatica. Dal bordo delle labbra, lentamente, le colava sul lenzuolo un sottile filo di saliva misto a sperma. ‘Alla fine ti ho domata’ ridacchiò.
Intanto il suo cazzo, stimolato da quei pensieri si era nuovamente rizzato all’interno del caldo palato della donna, gonfiandole enormemente una guancia.
Osservò la sveglia elettronica sul comodino e si rese conto che era molto piu’ tardi di quanto pensasse. Doveva alzarsi per andare a lavoro, ma prima sarebbe rimasto a letto a godersi quella scena per qualche altro minuto.
Sbadigliò stiracchiandosi la schiena e sprofondando con la testa nel cuscino, prese a vagare con la mente.

La sera prima, dopo un aspro litigio ad una riunione di lavoro era tornato a casa in anticipo.
Appena aperta la porta, sua moglie Claudia vedendolo rincasare prima del solito aveva iniziato a tempestarlo di domande. Lui la ignorava. Era gia abbastanza stressato e voleva evitare l’ennesimo litigio. Ma la donna continuò imperterrita, mandandolo in bestia.
– Smettila! Non e’ il momento! Ho avuto una giornata di merda e di sicuro non voglio mettermi a discutere anche con te! Voglio solo riposarmi –
Lei gli lanciò un’occhiataccia, in fondo era solo preoccupata e se quello era il suo modo di ringraziarla, beh, quella giornata se l’era proprio meritata. Offesa girò sui tacchi e tornò in cucina ad occuparsi dei piatti.
Paolo si guardò attorno incredulo. Era proprio nervoso, prima quello stronzo del suo capo e ora, tornato a casa, anche sua moglie, la persona che piu’ di tutte avrebbe dovuto capirlo e consolarlo si offendeva con lui neanche fosse stato il piu’ grande dei pezzi di merda.
Era sull’orlo di una crisi di nervi. Si avviò irrequieto verso la veranda e si sfilò le scarpe. Percorse scalzo la cucina, soffermandosi per qualche momento sul bellissimo culo di sua moglie Claudia che, adesso, stava lavando i piatti senza degnarlo di un’attenzione.
Indossava il suo classico completino da casa: Un paio di pantaloncini grigi, strettissimi, dai quali trasbordavano abbondanti i suoi bianchissimi glutei e un toppino nero sotto al quale era solita non portare mai il reggiseno.
Paolo scostò la testa come a non pensarci e s’incamminò verso la camera da letto. Adagiatosi su una poltrona si sfilò i pantaloni. Con le sole mutande e una maglietta di cotone era ormai pronto per ficcarsi sotto le coperte, ma qualcosa non gli andava.
Sebbene poco prima il suo unico pensiero fosse stato il riposo, ora la pensava diversamente. La vista del fondoschiena dondolante di sua moglie al lavello aveva risvegliato in lui un istinto animalesco. Doveva per forza soddisfarlo. Si sfilò le mutandine e con la mano iniziò lentamente a masturbarsi.
Quella vita non lo soddisfaceva. Era stanco di dare il massimo e di non ricevere mai nulla in cambio.
‘Basta!’ Esplose. ‘Se la gente non ha rispetto per me, perché diamine dovrei averne io per loro?.’
Si alzò di scatto come una molla impazzita e corse in cucina alle spalle di Claudia afferrandola dai fianchi.
– Che stai facendo? – lo rimproverò lei dimenandosi.
– Smettila! ‘
Ma lui non aveva voglia di starla a sentire. Poggiandole una mano nella schiena la piegò in avanti sul lavandino mettendola ad angolo retto. Poi con la mano si strinse il cazzo, tirato come non mai, e iniziò a passarglielo tra le cosce – che le teneva strette, comprimendole tra le sue – avanti e indietro.
– Ti ho detto di smetterla! Non &egrave il momento! E dopo la discussione di poco fa non ne ho assolutamente voglia –
Il cuore della donna batteva all’impazzata. Era spaventata da quello strano comportamento. Ma la presa di Paolo, invece che allentarsi, si fece ancora piu’ stretta.
Le si accosto con la testa ansimandole in un orecchio, mentre con la mano, afferrandole i pantaloncini glieli tirava su con forza piantandoglieli nel solco tra le natiche. La donna in un sussulto inarcò la schiena.
– Ma stai zitta che vuoi farlo anche tu. Scommetto che ti stai gia bagnando –
Dopo quelle offese umilianti Claudia stentò a credere che alle sue spalle ci fosse davvero suo marito. L’uomo che aveva sposato era un tipo timido e introverso, che raramente osava mettersi contro di lei. Non potendo far finta di nulla e non riuscendo a liberarsi da quella morsa, poggiò saldamente le mani sul lavandino e facendosi leva lo spinse con la schiena all’indietro, allontanandolo di circa un metro.
Voltandosi di scatto, nel tentativo di riportarlo alla ragione, provò a mollargli un ceffone ma prima che potesse farlo, lui l’aveva già colpita a sua volta in pieno viso, facendola cadere a terra tramortita. Quella reazione, aveva reso Paolo ancora piu’ animalesco, facendogli perdere quelle poche inibizioni che gli erano rimaste.
– Che palle che sei. Vedi? Mi hai fatto diventare cattivo –
Si piegò su di lei e l’afferrò dai capelli trascinandola senza riserbo verso la stanza da letto.
– Ora smettila di fare i capricci e fatti scopare. E come se ti voglio scopare –
Giunto nella stanza da letto, si lasciò cadere sul materasso. Poi, poggiando i piedi in faccia alla moglie tentò di farla tornare lucida. Il ceffone che aveva preso era stato tremendo e la guancia destra le era già diventata livida.
– Ci vogliamo svegliare? – Da terra lei lo guardò istupidita.
– Se non ti sbrighi questo e’ stato solo il primo di una lunga serie. Su, ora veloce, prendimelo in bocca e lecca! ‘
Afferrandola nuovamente dai lunghi capelli castani, la sollevò da terra mettendola in ginocchio tra le sue gambe. Lei, ancora stordita e terrorizzata da altre possibili ritorsioni, lasciò sottomessa che suo marito la modellasse come una bambola di pezza e, quando le poggio il glande sulle labbra, umiliata e con gli occhi gonfi di lacrime spalancò la bocca accogliendone il cazzo al suo interno.
– Ahhhh, sì brava, inizi a ragionare –
Stava sverginando per la prima volta la bocca di sua moglie, era sicuramente un giorno da ricordare.
– E’ il primo pompino che mi fai in cinque anni che stiamo assieme. Mi hai sempre detto di no –
La donna, con quel bastone in bocca non aveva modo di replicare e si limitava a battere le ciglia mentre l’uomo la penetrava fino alle tonsille.
– Se avessi saputo che bastava così poco, ti avrei trattato fin da subito per la troia che sei –
Quello che neutralizzava completamente la donna era la brutalità del marito. Le bastò poco per capire che se non fosse stata piu’ accondiscendente possibile quella notte per lei sarebbe stata estremamente dolorosa.
– Muovila di piu’ quella lingua. E molleggia con quella la mano –
In cuor suo, avrebbe voluto reagire, schiaffeggiarlo, ma la paura era piu’ forte di qualsiasi forma di vendetta.
Paolo intanto, stava quasi per venire, quando, sfilandole la verga dalla bocca cominciò a sbattergliela sul viso.
– Non ci siamo, non ci siamo! E tu questo me lo chiami un pompino? Non sono per nulla soddisfatto –
Stava mentendo. Per Claudia infondo era la prima volta, e lui aveva goduto come un pazzo. Sua moglie poi, non era certo una puttana, e certi giochetti le erano completamente ignoti. Ma a lui non bastava, voleva continuare a umiliarla per il semplice gusto di farlo! Non avrebbe avuto pietà.
– Punto primo! Hai usato poca saliva. Se non mi bagni per bene il cazzo che pompino &egrave? Devi affinare la tecnica. Esci la lingua! –
Guardandolo disgustata, cercò di tirare indietro la testa.
Ma lui non glielo permise. Irritato la afferrò dalle guance incavandogliele e riportandola a se la colpì duramente sul volto.
– Allora non ci siamo capiti. Se ti dico, esci quella cazzo di lingua’ tu devi uscire quella fottutissima lingua! –
Neutralizzata, Claudia uscì timidamente la lingua, arrossendo gradualmente di vergogna e quando l’ebbe completamente di fuori, Paolo le sputò di sopra. Il suo sguardo si era fatto ancora piu’ minaccioso.
– Riprendi a succhiare’ e stavolta, per il tuo bene spero tu faccia di meglio – Senza neanche darle il tempo di comprenderlo, il suo cazzo aveva ripreso a scivolare veloce sulla lingua della donna, entrandole in bocca sempre piu’ in profondità, tanto da sbatterle il folto pelo ricciuto sotto al naso.
Claudia, terrorizzata dalle botte dell’uomo seguiva alla lettera i suoi ordini, affogandogli letteralmente l’uccello di saliva, tanto che, in pochi attimi da quella piccola bocca iniziarono a piovere copiose gocce che le si infrangevano tra le cosce. Gli unici rumori percettibili erano i forti risucchi di quest’ultima che spesso, per non soffocare era costretta a fermarsi e a ingoiare tutto quel viscidume che le si era accumulato nel palato.
L’uomo si godeva quel momento, osservandola borioso dall’alto verso il basso. Ma per lei non era ancora finita. Quella era solo la punta dell’iceberg. Un iceberg colmo dei rifiuti e delle privazioni a cui lei l’aveva sottoposto fin dai primi mesi di fidanzamento.
– Che fai con ancora indosso con quello straccetto? –
Si riferiva al toppino della donna.
– Vuoi nascondere le tue poppe? Al tuo padrone? Sfilatela lentamente –
Questa volta non ci fu bisogno di colpirla, Claudia continuando il suo compito, portò le mani alla vita e, incrociando le braccia si sfilò verso l’alto la magliettina, scoprendo il seno.
Erano due morbide pere, bianche piu’ delle lenzuola che puntavano verso l’alto. Al centro, dei piccoli capezzoli appuntiti facevano da origine a una grande aureola rosacea. Nonostante portasse solo una terza di piccola coppa erano davvero dei seni splendidi.
Glieli afferrò con le mani, strizzandoli senza indulgenza. Poi con le dita le schiaccio i capezzoli iniziando a girarli tra il pollice e l’indice, facendoli diventare duri e gonfi. Quella visione, sommata ai gemiti convulsi della moglie accelerarono notevolmente il piacere di Paolo che con un urlo strozzato le svuotò nella gola tutto il suo carico di sperma. Sadico, le tenne la testa immobile per qualche secondo e la lasciò libera solo dopo che lei ebbe deglutito penosamente fino all’ultima goccia.

Mollò la presa, lasciandola cadere all’indietro sulle braccia e senza dire una parola si alzò ‘ con il cazzo gocciolante – dirigendosi in cucina.
L’acqua del lavandino scorreva ancora sui piatti. Chiuse il rubinetto e prese dal frigorifero una birra. Tirato qualche sorso tornò rinvigorito dalla donna, pronto a continuare i suoi giochi. Il suo sguardo si posò sulla poltrona e dopo averla sgombrata, voltandosi verso la donna – che era rimasta stordita sul pavimento – con un movimento della testa le fece segno di avvicinarsi. Voleva si piazzasse sull’osceno trono che le aveva preparato.
– Veloce, alzati e mettiti alla pecorina. C’e’ un’altra cosa che voglio da te –
Raccolse da terra una cintura avvolgendola su un bracciolo. Quando ebbe finito dal viso sperduto di Claudia, capì che anche stavolta avrebbe dovuto trascinarla lì con la forza.
Andò per agguantarla da un braccio, ma lei, con quel poco orgoglio che le era rimasto lo allontanò stizzita. Si tirò su e si diresse verso la poltrona sulle sue gambe. Dopo aver osservato incerta quel divanetto, remissiva, si mise carponi come ordinatole.
Claudia si era ormai data per vinta, ma, nonostante tutto, il suo carattere orgoglioso le impediva di sottomettersi incondizionatamente al marito. Paolo si chiese allora, fremendo dall’eccitazione, quanto tempo gli sarebbe servito per sommetterla completamente. Poi malizioso sorrise. Il tempo di sicuro non gli mancava.
Si portò alle sue spalle. Poggiandole le mani sui fianchi, scendendo verso il basso le tirò giu’ i pantaloncini lasciandoglieli tra le caviglie. Con forza, dopo averle afferrato il sedere le allargò le chiappe, mettendone in bella mostra il piccolo buchetto anale, ora aperto, e poco piu’ sotto la voluminosa passera brunastra. Senza troppi fronzoli si chinò su quell’invitante banchetto, iniziando a leccarle il piccolo anello muscolare attorno al culo e massaggiandole con il pollice la passera.
Muovendo il grosso dito a destra e a sinistra, entrava ed usciva dalle grandi labbra della donna che, stimolate, si facevano sempre piu’ umide. In seguito giocando con la lingua, prese a penetrarla nel retto, esplorandolo in ogni direzione.
L’odore degli umori della donna lo stavano mandando in tilt.
Claudia intanto, pur di non concedergli soddisfazioni gemeva in silenzio, mordendosi il labbro inferiore. Ma poco pot&egrave quando l’uomo, dopo averle accuratamente inumidito lo sfintere anale, decise che era finalmente giunto il momento di infilzarla. Dimenandosi come un pesce appeso all’amo, non riuscì a strozzare un forte urlo di piacere. Prova che, nonostante tutto, quello che suo marito le stava facendo le era gradito.
– Ma guarda come godi. Non fai piu’ la pudica? –
Mentre la scherniva continuava a pistonarla con foga crescente, agevolato da quella stretta cavità che ormai era completamente lubrificata.
– Non mi dirai che dopo tanti anni di rifiuti, hai cambiato opinione sul farti prendere il culo..-
Claudia arrossi violentemente di vergogna, era umiliante, ma stava davvero godendo di quel bastone di carne che entrava ed usciva senza permesso dal suo sedere. Senza neanche rendersene conto aveva iniziato a muovere il bacino autonomamente, venendo incontro al cazzo di Paolo che così la penetrava sempre piu’ profondamente.
– Non c’e’ dubbio – esclamò allora lui.
– Sei proprio una cagna. Guarda come ti dimeni pur di fartelo mettere sempre piu’ in fondo –
Con la mano, prese la cintura che aveva messo in precedenza sul bracciolo, la piegò in due, e gliene frusto un colpo sul sedere. Scossa dal dolore la donna accelerò il movimento del bacino, sbattendo continuamente il culo contro il suo l’addome.
– A questo punto dovrò trattarti di conseguenza. Abbiamo sempre voluto una barboncina, ricordi? –
Le passo il cuoio della cintura attorno alla testa e poi facendola passare dentro la fibbia gliela strinse in giro al collo.
– Ecco qui un bel guinzaglio per la mia cagnetta. Ti piace? –
Claudia era ormai schiava delle sue paure. Aveva toccato il fondo e, probabilmente, non le restava che iniziare a scavare.
– Si..-
A lui però quella risposta non bastava.
– Si? Ma sei scema? Sei una cagna, e devi rispondermi come una cagna! –
Le tiro indietro la testa accorciando il guinzaglio, e con un forte pizzicotto al seno la fece gridare di dolore.
– Devi abbaiare! Le cagne non parlano! Abbaiano! –
Piangendo, a Claudia, per tutto il tempo che il marito godette del suo culo non restò che abbaiare’ come una cagna.
Il supplizio della donna finì soltanto qualche ora piu’ tardi, capitolando in un grasso orgasmo di Paolo che le schizzo in profondità nell’intestino. Poi, stremato, si buttò sul letto per dormire, ordinando alla sua nuova schiava di spompinarlo fino al suo risveglio.
In caso contrario’

La sveglia riportò Paolo al presente. La sorpresa fu immensa quando realizzò che sua moglie aveva adempiuto obbediente alla sua incredibile richiesta. Gli aveva leccato il cazzo fino a crollare stremata dal sonno! Purtroppo però, adesso non aveva piu’ tempo di giocare con lei. Doveva andare a lavoro ed era fin troppo tardi.
Scese dal letto, e camminò completamente nudo fino alla veranda, dove dal cassetto di un mobiletto tirò fuori un grosso rotolo di skotch industriale. Non sapeva come avrebbe potuto reagire sua moglie a quella nottata:
‘E se chiama la polizia?’ E se scappa? Non poteva permetterlo.
Tornò dalla donna che giaceva sul letto ancora esausta. Le portò le mani dietro la schiena e con innumerevoli giri di skotch le immobilizzò polsi e caviglie.
Disturbata dai rumori del nastro adesivo la donna riaprì gli occhi.
– Paolo’ Paolo! Che stai facendo! – Fu travolta da un attacco di panico; ma prima che potesse iniziare a gridare, Paolo le aveva gia tolto la parola, passandole lo skotch sulle labbra.
– Ti ho già detto che le cagne non parlano! Appena torno facciamo i conti! –
Si caricò la moglie su una spalla, portandola fino all’armadio dove la poggiò con cura in uno scompartimento.
– Non preoccuparti. Fra qualche ora sarò nuovamente a casa e potremo riprendere il tuo addestramento! – Lo sportello si chiuse a chiave contro la donna che, in pochi attimi fu avvolta dalle tenebre.

Se non siete psicopatici e se soprattutto comprendete la differenza che intercorre tra dei personaggi INVENTATI in una storia e delle persone VERE, contattatemi pure per farmi sapere le vostre impressioni : )

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