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Quattro edging, questo è il primo ordine che ricevo da Lei. Il numero delle volte l’ho scelto io, anche se inconsapevolmente: ‘scegli un numero da uno a cinque’ è stata la sua domanda. Ma non ha voluto dirmi il motivo. Dovevo scegliere e basta, e l’istinto mi ha fatto scegliere il numero quattro.
Mi tolgo tutti i vestiti, e mi sdraio sul letto. Sono appena arrivato a casa, e prima di iniziare, decido di prendere un paio di minuti per rilassarmi, per svuotare la mente. Chiudo gli occhi, e inizio a toccarmi. Basta sfiorarlo per provocare l’erezione: solo sapere che quello che sto facendo, lo sto facendo per obbedire ad un suo ordine, mi provoca queste reazioni. Inizio con dei colpi lenti, morbidi, per apprezzare ogni minima sensazione, ogni piacevole carezza che mi faccio. Ho gli occhi chiusi, però vedo lei. è seduta su un divano, con le gambe accavallate, e i piedi già scalzi con le unghie smaltate di rosso, mentre io sono di fronte a lei, a quattro zampe. Con un dito, mi dice di avvicinarmi, e io striscio verso di lei. ‘Leccali’, è l’unica parola che pronuncia. Io tiro fuori la lingua, la appoggio con dolcezza sul collo del suo piede sinistro, e inizio a leccare. Nel frattempo, sento l’orgasmo avvicinarsi, ma non è ancora il momento di fermarmi: devo fermarmi quando manca un singolo tocco all’esplosione. Con la bocca, invece, inizio a succhiare ogni singolo dito del suo piede, iniziando dal mignolo, quello più piccolo. Sento l’orgasmo arrivare, sono bastati pochi minuti. è sempre più vicino, lo sento quasi salire lungo l’asta del pene.. Vorrei esplodere, ma mi fermo! La sensazione di frustrazione è enorme: sono eccitato come poche volte in tutta la mia vita, avevo l’orgasmo lì, ad un tocco, e l’ho fatto sfuggire, di proposito.
So già che sarà così altre tre volte, e mi vengono i brividi al solo pensiero.
Riprendo immediatamente a masturbarmi, senza dare nemmeno il tempo al mio pene di smaltire l’erezione. Questa volta, bastano veramente pochissimi colpi per sentire già l’orgasmo avvicinarsi. Chiudo nuovamente gli occhi, e questa volta sono lì, legato ad una sedia con le mani dietro la schiena. La sua mano è avvinghiata al mio pene: lo strizza, lo accarezza, lo coccola con una mano, mentre con l’altra accarezza i miei testicoli. Ogni tanto avvicina le sua labbra, e lo fa sparire nella sua gola. L’orgasmo si avvicina nuovamente, con più violenza e desiderio di sfogarsi di prima. Non è ancora il momento di fermarmi, posso resistere ancora cinque colpi, quattro colpi, tre, due, uno.. Riapro gli occhi e mi rendo conto di essere in un lago di sudore, in un lago di precum. La voglia di godere è immensa e temo quasi di non farcela ad effettuare altri due edging, ma devo farlo, devo farlo per lei.
La mia mano è già nuovamente addosso a me. Chiudo ancora gli occhi, e mi ritrovo a quattro zampe, come prima. Però non la vedo. Avverto le sue mani appoggiarsi alle mie natiche, e separarle. Avverto qualcosa di duro, e lubrificato, intrufolarsi dentro di me. Il mio corpo fa resistenza, ma con una pressione costante, lo strap-on della mia Miss riesce a farsi strada, e a penetrarmi. Non sento tanto dolore, sento solo l’eccitazione aumentare a dismisura, e l’orgasmo avvicinarsi nel giro di pochissimi colpi. Lei inizia a scoparmi con molta più foga, e sento le sue mani aggrapparsi ai miei fianchi, per muovermi avanti e indietro, assecondando le sue spinte. Ho il fiatone, sia per lo strap-on, che per il terzo edging quasi completato. L’orgasmo arriva ancora, ma invece di colpirmi, mi schiva e passa oltre, lasciandomi a bocca asciutta un’altra volta.
Ho voglia di godere, e mai, nella mia vita, ne ho avuta così tanta. Cerco di riprendermi un attimo, ma invece di sentirmi meglio, la voglia aumenta soltanto, facendomi avvicinare alla pazzia. Vorrei solo prenderlo in mano e dare quei due colpi in più che sarebbero sufficienti a farmi esplodere, ma non posso. Non posso, e soprattutto non voglio disubbidirle: le ho detto di smettere di fare la brava, e devo solo accettarne le conseguenze, accettare di soffrire per lei.
Me lo prendo in mano per completare questa tortura devastante. Chiudo di nuovo gli occhi, e sono a pancia in giù sulle sue ginocchia: vedo il pavimento e, con la coda dell’occhio, i suoi piedi perfetti. Mi arriva uno schiaffo sulla natica sinistra, e non riesco a trattenere un gemito di dolore. Il colpo è stato forte, improvviso, inaspettato. Lo schiocco è stato forte, e il secondo schiocco, sull’altra natica, arriva subito dopo. Il dolore è molto forte, e gli occhi mi si inumidiscono con qualche lacrima. Lei non si lascia intenerire, e mi concede solo pochi secondi di tregua tra una sculacciata e l’altra. Ogni colpo è un grosso passo che mi avvicina per la quarta volta ad un orgasmo che non mi toccherà. Sento i glutei bollenti, e ogni sberla fa più male di quella prima. Il rossore deve essere evidente, lo sento, me ne rendo conto senza bisogno di guardare. Ecco il quarto orgasmo. Piomba su di me con un sorriso beffardo: sa già anche lui che non lo avrò nemmeno questa volta. Un altro colpo, un altro ancora.. Un ultimo.. E ancora stop.
La voglia di godere è così grande che diventa quasi angoscia, ma la sensazione di avere eseguito un ordine della mia Miss, di aver accontentato una sua voglia, un suo capriccio, e sapere che questa sofferenza la sto provando perché lei ha voluto che io la provassi, mi appaga più di una colata infinita di sperma. Un nastro di raso, lungo circa mezzo metro: questo è l’oggetto che mi è appena stato ordinato di procurarmi.
Cerco da qualche parte in camera mia, ma non trovo nulla. Un’occhiata tra la roba per preparare i regali, magari tra i nastri per fare i fiocchetti trovo qualcosa che fa al caso mio.
Nemmeno, solo nastri di carta, e mi è stato detto che non vanno bene. Serve qualcosa di morbido, perché andrà in una zona delicata.
Forse tra gli strumenti per cucire di mia madre trovo qualcosa. Tombola! Ecco il nastrino che fa al caso mio.
Le scrivo un messaggio: ‘Trovato, Padrona’.
La sua risposta è quasi immediata: ‘Legatelo.. Per tutta la lunghezza, partendo dalla base. Deve essere quasi moscio, e quando arrivi alla punta ci fai un bel fiocco e mi mandi una foto’.
Non la faccio aspettare ed eseguo immediatamente. Trovo il centro del nastro, e lo appoggio alla base del pene. Da lì, inizio ad avvolgerlo intorno a tutta l’asta, stringendo il giusto, formando come delle spire intorno a me, e andando a fare un bel fiocchetto proprio su quel solco che fa da confine tra l’asta e il glande.
Scatto la foto, e gliela mando.
‘Che bel regalino! è per me?’
‘è tutto suo, Padrona.’
‘Fa male? è stretto?’
‘No, non mi da nessun fastidio.’
‘E se dovessi avere un’erezione?’
‘Eh, quello potrebbe essere un problema.’
Qualche minuto di silenzio, poi, mi arriva una foto: una foto dei suoi piedi. Cerco di distogliere la mente, ma fallisco, e mi ritrovo a sognare di essere in adorazione di quelle splendide dita, di quelle piante perfette. L’erezione è una questione di pochissimi attimi. Arriva imperiosa, l’asta si gonfia, il nastro si stringe, e il glande si gonfia di sangue fino a diventare di un colore molto più vicino al viole che al normale rosa. Fa male, pulsa, stringe, ma il suo scopo era questo, e soffro in silenzio.
‘Non distogliere lo sguardo dai miei piedi. Immagina di leccarli, di baciarli, di prendertene cura. So che lo stai già facendo, e voglio che tu non smetta.’
‘Sì, Padrona. Come desidera.’
Faccio come mi dice, e continuo a sognare quello che già non potevo fare a meno di sognare. Cerco allo stesso tempo di farmi passare l’erezione, ma non è possibile. Il glande sembra voler scoppiare, e il nastro sembra quasi tagliare la carne del mio membro. Stringo i denti, e resisto.
‘Cosa devi fare oggi?’
‘Devo andare a comprare un libro.’
‘Molto bene. Ci andrai con questo bel fiocchetto. Niente intimo, e niente jeans: metti i pantaloni della tuta.’
‘Sì, Padrona..’
L’erezione è finalmente svanita, ma so bene che non sarà l’unica della giornata.
Indosso i pantaloni della tuta senza mettere le mutande. Questo vuol dire che ad ogni erezione, chiunque nel raggio di diversi metri si accorgerebbe di cosa sta succedendo sotto i miei pantaloni, e al tutto si aggiungerebbero le mie smorfie di fastidio causate dalla stretta del nastro sul mio pene.
Esco di casa e mi dirigo verso la fermata del tram. Spero almeno di trovare posto a sedere, così da poter mascherare la situazione.
Niente, la mia proverbiale fortuna mi consegna un tram non stracolmo, ma senza un solo posto a sedere libero.
‘Oggi indosso un tubino grigio, fino al ginocchio. Scarpe rosse, senza calze.’
Maledizione. è sufficiente un messaggio così semplice per distruggermi la mente. L’erezione è quasi immediata, e io devo voltarmi verso il finestrino per evitare che mezzo tram si accorga di ciò che sta succedendo. Il nastro stringe, fa male, mi strizza tutto il membro, e di fatto, questa è la mano della mia Padrona, che reclama il possesso di ciò che le appartiene, e il diritto di poterne disporre come le pare.
‘Ti sculaccerei finché non mi fa male la mano, poi te la porgerei per farmela baciare e leccare.’
Questo nuovo messaggio, non fa altro che peggiorare le cose. L’erezione è adesso ancora più vigorosa, e per colpa del nastrino, il mio glande è sul punto di esplodere, e io, per evitare che questo accada, sono costretto a piegarmi un po’ col busto in avanti, per allentare un po’, ma veramente di poco, la morsa della mia Padrona.
Si libera un posto, e mi ci fiondo, anche se con passo goffo. Qualcuno di sicuro avrà notato il mio strano atteggiamento, ma io preferisco munirmi di un immaginario paraocchi: meglio non sapere, rimanere nel dubbio, e sperare che non se ne sia accordo nessuno.
‘Ti farei mettere sul letto, a quattro zampe, con le gambe ben divaricate. Testa bassa. Fronte sulle lenzuola, e culetto ben in su! Senti il mio dito sulla schiena, lungo la colonna vertebrale. Una carezza per scompigliarti i capelli, e poi il mio dito che, partendo dal collo, la percorre, fino ad avvicinarsi sempre più al tuo bel culetto! Lentamente.. Arriva giù, e il tuo corpo ha un fremito. Ma non è ancora il momento. Il mio dito torna su, e ripercorre la linea della tua schiena, ancora, e ancora.. Ora passa sulla linea tra le tue natiche, più e più volte, finché si sofferma proprio lì, sul tuo bel buchetto vergine.’
Questo messaggio mi arriva mentre scendo dal tram. La morsa non si placa, e io devo entrare in libreria a prendere il libro. Per fortuna lo trovo facilmente su uno dei primi scaffali, e la coda alla cassa è molto breve. Faccio qualche respiro profondo e riesco a calmarmi un po’. La morsa si allenta, io posso riprendermi.
Pago, e torno nuovamente alla fermata. Mi trovo al capolinea, quindi riesco subito a sedermi. Appena in tempo.
‘Ti sento rilassarti, e il mio dito entra con facilità dentro di te. Ti sento gemere. Stringi i denti, schiavetto, presto passerà. La mia mano sinistra scende lungo le cosce e risale sul tuo cazzo duro. Eh sì, schiavetto, nonostante il dito nel culo, il tuo cazzo è lì sull’attenti per la sua Padrona. Te lo prendo in mano, te lo stringo, e inizio a muovere dito e mano in perfetta sincronia.’
Questo messaggio mi da il colpo di grazia. L’erezione torna più potente di prima, e non riesco a non lasciarmi scappare un gemito di dolore, misto a piacere. Sì, misto a piacere, perché la stretta della mia Padrona riesce anche a stimolarmi, e il mio cazzo è una fontana di precum, di acquolina: il mio cazzo vorrebbe tanto esplodere e lasciare uscire tutto lo sperma che ha accumulato negli ultimi giorni.
‘Finalmente sono a casa Padrona.’
‘Molto bene. Puoi liberarti. Sono orgogliosa di te, Schiavetto.’
‘Grazie Padrona.’
Grazie davvero, mi sono sentito totalmente suo.
‘Devi avere pazienza, schiavetto mio.’
Questo è ciò mi scrive dopo che le ho chiesto se avesse qualche ordine da darmi per la mattinata.
è tutto iniziato come da routine: io che mi sveglio, io che non indosso le mutande, io che le do il buongiorno, io che ho voglia di godere, e lei che ha voglia di divertirsi.
Non mi risponde più, decido così di mettermi a studiare. Un po’ per ammazzare il tempo, un po’ perché comunque il periodo degli esami si sta avvicinando.
Mentre studio, ogni due o tre righe, l’occhio cade insistentemente sulla casella email, per controllare se per caso mi ha scritto: nulla.
Passano i minuti, passano i quarti d’ora. Nessun segnale. Vorrei scriverle, ma non voglio rischiare di risultarle pesante, asfissiante. Resisto, e continuo ad aspettare, senza sapere nemmeno che cosa sto aspettando. Un ordine, forse.. Anche solo un ‘ciao’, o una qualsiasi parola che dimostri che sta pensando a me, che mi sta considerando, sarebbe un motivo sufficiente per farmi sorridere.
è passata quasi un’ora dalla sua ultima mail, ma ancora non si è rifatta sentire.
D’un tratto, il telefono si illumina. Numero privato. è sicuramente lei. è già qualche giorno che ha il mio numero di telefono, ma non l’aveva ancora utilizzato. L’idea di parlarle al telefono mi agita, e mi eccita al tempo stesso. Mi agita perché lei è la mia Padrona, mi mette in soggezione, e io sono timido. Mi eccita perché.. Mi sembra inutile spiegare il perché.
Mi fiondo sul telefono, ma smette immediatamente di squillare. Un problema con la linea? O ha messo giù apposta? Mi metto a fissare il telefono, aspettando che riprenda a squillare, col cuore che sembra quasi volermi uscire dal petto. Niente, nessun segnale.
Cerco di rimettermi a studiare, ma rimango agitato, e fatico a ritrovare la concentrazione. Il mio sguardo prova a dirigersi sul libro, ma viene sempre catturato dal cellulare, che non si illumina più.
Quando finalmente ricomincio a calmarmi, ecco che suona di nuovo. Lo guardo, aspetto qualche secondo.. Questa volta non smette, e allora posso rispondere. Sono molto agitato, e la mia voce trema. Riesco a non balbettare per miracolo.
‘Pronto..’
‘Ciao schiavetto!’
La voce è tremendamente sexy, calda e femminile.
‘Buongiorno Padrona.’
‘Allora, come va?’
‘Bene.’
‘Cosa mi racconti?’
‘Non lo so.’
‘Dai raccontami qualcosa.’
‘Non saprei cosa..’
‘Ma come, hai sempre qualcosa da dire quando ci scambiamo le email, e adesso che mi puoi parlare, non sai nemmeno cosa dire?’
‘Mi sento in imbarazzo..’
‘Ma che carino il mio schiavetto! Ti vengono le guance rosse? Se ti avessi qui avresti il culetto in tinta con le guance, lo sai?’
‘Sì, lo so.’
‘Hai una bella voce schiavetto.’
‘Grazie.. Anche la sua è stupenda. Molto sexy..’
‘Grazie schiavetto! Sei un po’ bloccato eh?’
‘Eh sì..’
‘Però ieri eri più bloccato, vero? Con quel nastro ad impacchettare il mio gingillo! Allora, com’è stato?’
‘Tutto sommato non male dai..’
‘Ah non male? Chissà se ti ha visto qualcuno..’
‘Non credo, Padrona.’
‘Ne sei sicuro?’
‘Beh, sicuro no.. Non mi guardavo intorno. Ero troppo in imbarazzo.’
‘Cos’è, se io non vedo loro, loro non vedono me?’
‘Sì, qualcosa del genere..’
‘Dai spogliati.’
‘Cosa?’
‘Spogliati ho detto.’
Mi sfilo i pantaloni in mezzo secondo.
‘Fatto Padrona.’
‘Molto bene. Com’è il mio gingillo?’
‘Per il momento abbastanza tranquillo.’
‘Rimedia.’
‘Come?’
‘Devo spiegartelo io? Se fossi lì ci penserei io, ma non ci sono, e ci devi pensare tu.’
Lo prendo in mano ed inizio a masturbarmi. L’erezione arriva istantaneamente. Il respiro si fa affannoso, ma allo stesso tempo, inizio a sentirmi più a mio agio, più tranquillo.
‘Non è più tranquillo, Padrona.’
‘Bravo schiavetto.. Ora godi.’
‘Davvero?’
‘Certo! Avanti, e in fretta, voglio sentirti godere.’
‘Sì Padrona.’
‘E chissà, magari anche io mi sto toccando mentre ti ascolto.’
‘Ah..’
Inizio a toccarmi più velocemente, e mentre il respiro si fa sempre più serrato, l’orgasmo si avvicina molto velocemente. Potrei godere subito, ma decido che almeno un po’ voglio godermela.. Anche fossero solo due minuti.
‘Non faccia scherzi, non mi dica di smettere quando sono sul più bello.’
‘Chissà.. Quasi quasi.. No schiavetto, tranquillo! Godi.’
Finalmente vengo travolto da un ondata di piacere, e lo sperma fuoriesce copioso, andando a formare un laghetto sulla mia pancia, riempiendo l’ombelico. è caldo, è denso, è tanto.. Io finalmente ho goduto, e lei ha sentito, ha sentito l’orgasmo del suo schiavo.
‘Bravo schiavetto, davvero niente male.’
‘Grazie Padrona.’
Ho ancora il respiro affannoso, ma in maniera diversa: ora è come se avessi appena finito una partita di calcetto, o una corsa molto lunga..
‘Sono molto soddisfatta di te. Adesso fila a studiare.’
‘Grazie ancora Padrona.’
‘Basta ringraziarmi, e fila!’
‘Mi scriverà adesso?’
‘Ma sì, certo schiavetto mio! Ora però vai, lo studio prima di tutto!’
‘A dopo Padrona, buona giornata.’
‘Ciao schiavetto!’
‘Tre edging, da tre minuti ciascuno. E solo trenta secondi di recupero tra uno e l’altro.’
Non posso sgarrare di un solo secondo, e dovrò eseguirli con davanti un orologio. Guai a disobbedire.
Mi abbasso i pantaloni, e me lo prendo in mano. è già duro, perché ormai il solo ricevere un suo ordine mi provoca un’erezione, ancora prima di eseguirlo.
Inizio a masturbarmi, e non lo faccio lentamente: non è quello che vuole. Devo imparare a resistere e devo riuscire a trattenere l’orgasmo per tre minuti consecutivi a ritmo sostenuto. Guai a rallentare. Chiudo gli occhi e sono nudo, per terra e in posizione, in ginocchio con le mani dietro la schiena, la faccia per terra, e il culo esposto. Ma non vedo nulla: sono bendato.
Sento la maniglia della porta girare, e il suono dei suoi passi entrare nella stanza. Porta dei tacchi, non ci sono dubbi. La sento girare intorno a me, e io, nudo e in quella posizione, mi sento esposto, vulnerabile.
La sua mano si appoggia sulla mia schiena, sulla parte alta, quasi al collo, e con delicatezza percorre tutta la colonna vertebrale, fino ad avvicinarsi alla linea delle natiche. Poi di nuovo non la sento più.
I primi tre minuti sono passati, e non è stato facile resistere alla tentazione di oltrepassare il limite e godersi l’orgasmo. Ma ce l’ho fatta, pur con la consapevolezza di avere solo trenta secondi per riprendermi, e che i prossimi due edging saranno nettamente più difficile da sopportare.
I trenta secondi finisco subito, l’erezione non si è nemmeno un po’ placata, e devo di nuovo riprendere a masturbarmi. Sempre velocemente, sempre resistendo, e sempre senza mai rallentare nemmeno un attimo.
Chiudo di nuovo gli occhi, e di nuovo c’è solo oscurità intorno a me. Sento sempre i suoi tacchi girarmi attorno, sento i suoi occhi addosso, li sento guardarmi, ispezionarmi. Continua però a non parlare, e a non toccarmi.
Un dolore forte ed improvviso mi scuote, facendo uscire dal mio corpo un gemito di dolore. Una sculacciata inaspettata si è infranta sulle mie natiche esposte, e anche a distanza di secondi, mi sembra di sentire tutte e cinque le dita della mia Padrona sul mio gluteo. Lo sento pulsare di dolore.
La mia Padrona prende una sedia, e la appoggia davanti a me. Ci si siede, e sento la sua mano afferrarmi per i capelli e tirarmi su.
‘Toglimi le scarpe.’
‘Sì Padrona.’
Gliele tolgo e rimango lì, in ginocchio. Sento le sue mani ispezionarmi, magari verificare che mi sia preparato a dovere per il nostro incontro.
Mi toccano il petto, i capezzoli, e poi scendono fino alla pancia, e arrivano ad accarezzarmi il pube. Scendono ancora, e il loro tocco si fa più leggero e delicato.
‘Liscio come il culo di un bambino: proprio come avevo chiesto. Bravo schiavetto.’
Sento l’orgasmo avvicinarsi pericolosamente. Apro gli occhi e controllo l’orologio: mancano ancora ventitre secondi. Ventitre secondi di pura sofferenza.
Avrei bisogno di rallentare, ma mi è stato vietato. Prendo un bel respiro e cerco di resistere. L’orologio va avanti, mancano solo undici secondi. Soffro, resisto, mi graffio il petto con la mano libera, e passano altri sette secondi. L’orgasmo è lì, pronto a colpirmi, ma io resisto anche gli ultimi tre secondi, e finalmente arrivo ai miei meritati trenta secondi di tregua.
La tregua finisce immediatamente, e la masturbazione riprende subito, sempre sugli stessi, infernali ritmi.
Chiudo di nuovo gli occhi, e torno nuovamente lì al buio. Adesso è scalza, e quando cammina intorno a me, non riesco a capire in che posizione si trovi. Avverto la sua presenza vicina a me, ma non sono più in grado di individuarla. Sento una sua mano accarezzarmi la nuca, e poi sparire nuovamente, mentre io lotto con tutto me stesso per non abbandonarmi all’orgasmo che vorrebbe travolgermi.
Una nuova carezza, questa volta su una spalla, mi provoca un brivido che avvolge tutto il mio corpo. Ma di nuovo, non riesco a capire dove si trova.
D’un tratto sento il rumore di una zip. Si starà slacciando il vestito? O la gonna? La curiosità mi assale, ma poi sento un altro rumore che mi fa capire che non era di un indumento quella zip, ma di un borsone. Sento le sue mani frugare, come per cercare qualcosa, e le sento estrarre qualcosa dal borsone. Sento un tintinnio, ma non sono minimamente in grado di capire di cosa si tratti.
Apro gli occhi e mi rendo conto di essere ad un soffio dall’orgasmo, me riesco a trattenermi. Resisto, gli ultimi sei secondi, e anche questo edging è passato indenne.
Mi ritrovo in un bagno di sudore, e la mia mano è imbrattata da un fiume di precum. Il mio membro è rosso, pulsa, e avrebbe voglia di esplodere e di inondarmi di piacere, ma non posso. Gli ordini sono altri, e ho appena finito di eseguirli.
‘Pronto..’
‘Ciao schiavetto.’
‘Buonasera Padrona.’
‘Come stai?’
‘Ora che la sento, molto bene. Lei?’
‘Sì, dai, non mi lamento. Cosa mi racconti?’
‘Non lo so. Cosa vuole che le racconti?’
‘Quello che vuoi schiavetto.’
‘Non saprei veramente, Padrona.’
‘Ti blocchi sempre quando parliamo al telefono, eh?’
‘Un po’..’
‘Che timidone! Perché non mi dici quello che sai dell’orgasmo rovinato?’
‘Orgasmo rovinato?’
‘Sì esatto. Se sai cos’è, se sai come si fa, cosa succede, cosa si prova..’
‘So cos’è, certamente. è quando un maschio arriva vicino al limite dell’orgasmo, vicino al punto di non ritorno, quel punto che, una volta superato, rende l’orgasmo inevitabile. Raggiunto quel punto, se si danno altri due, o al massimo tre colpi, e poi si lascia la presa, l’orgasmo arriva, ma per l’assenza di ulteriori stimolazioni, non si prova nessun tipo di sensazione piacevole. Lo sperma, invece di schizzare, cola dolcemente lungo l’asta. Chi prova questo genere di orgasmo, non ottiene nessun tipo di sollievo dall’eccitazione, e al contrario, si ritrova più frustrato ed eccitato di prima.’
‘E bravo il mio schiavetto! Vedo che sei preparato. E dimmi, ne hai mai provato uno?’
‘No, Padrona.’
‘No? E come mai?’
‘Ho provato, qualche volta.. Però, una volta superato il punto di non ritorno, non ho mai avuto la forza di volontà necessaria per mollare la presa, per rovinarmi l’orgasmo.’
‘Finivi sempre per tenertelo in mano eh?’
‘Sì..’
‘Non te la sentivi proprio di rinunciare al tuo orgasmo, vero?’
‘No..’
‘Bene, allora è arrivato il momento di rinunciarci, per me.’
‘Cioè?’
‘Non è difficile da capire, schiavetto. Tu stasera proverai il tuo primo orgasmo rovinato. E guai a te se mi deluderai.’
‘Sì, Padrona.’
‘Dai muoviti, spogliati e inizia a toccarti.’
‘Sì, subito.’
Mi abbasso i pantaloni, mi metto comodo sul letto, ed inizio a prendermi cura del mio membro già duro, rigido, e pronto a scoppiare.
‘E mi raccomando, fai con calma. Voglio che rimani un po’ sul limite, a ridosso di quel, come l’hai chiamato? Punto di non ritorno. Voglio che tu possa assaporare e pregustare l’orgasmo che non proverai.’
‘Sì Padrona, come comanda.’
Inizio a stimolarmi lentamente, ma poi è inevitabile il cambio di ritmo. Sono sufficienti pochi minuti per giungere a ridosso dell’orgasmo che la mia Padrona non vuole che provi. Il respiro si fa ovviamente affannoso.
‘Bravo schiavetto, sei arrivato al limite molto in fretta devo dire.’
‘Sì Padrona.’
‘Molto bene, ora restaci, finché non ti dirò diversamente.’
Rimango lì, sull’orlo di quel burrone, e ascolto la mia Padrona.
‘Pensa, schiavetto, di essere sdraiato su un letto a pancia in su. Quanti scrupoli pensi che mi farei a sedermi sul tuo bel musetto?’
‘Nessuno.. Padrona..’
Immagino di essere lì, con il mio viso tra i suoi glutei, e la mia lingua che se insinua tra le sue labbra, e devo mordermi un labbro per evitare di raggiungere subito l’orgasmo.
‘Mi leccheresti avidamente, e io graverei con tutto il mio dolce peso sulle tue labbra. Le mie mani sarebbero appoggiate sulla tua pancia, e il mio sesso gronderebbe di desiderio su di te. Al momento dell’orgasmo, affonderei le mie unghie nella tua carne.’
‘Padrona.. Non resisto..’
Mi sembra di sentire quelle unghie affondare nella mia pelle, e scuotere i miei sensi.
‘Oh sì che resisti invece! Perché subito dopo, il tuo compito sarebbe quello di penetrarmi! Non vorrai certo negare alla tua Padrona la possibilità di un orgasmo con una seria penetrazione?’
‘No.. Naturalmente..’
‘Bravissimo. Non so che posizione userei, ma di certo ti scorderesti la pecorina. Anche se, chissà, magari potrei concedertela: chissà come sarebbe, per un maschio, penetrare la sua Padrona in una posizione tipicamente di dominio maschile, rimanendole sottomesso. Avresti la tentazione di prendere il controllo, di dominarmi, di sottomettermi, ma non lo faresti, non oseresti, perché saresti comunque mio. Anche in quel caso, saresti un mero strumento che sta solo svolgendo la sua funzione: quella di darmi piacere.’
‘Sì.. Padrona..’
Difficile immaginarmi mentre penetro, da dietro, la mia Padrona. Lei ha detto bene, quella è una posizione in cui è il maschio a dirigere i giochi, ad avere il controllo. Ma se mi immedesimo, io sento che sarebbe sempre lei a possedere me, anche in quella posizione. Non riesco a sentirmi in nessun modo se non suo sottomesso, e in quella situazione il mio cervello rischierebbe il cortocircuito. Il suo dominio sarebbe talmente affermato, che mi sentirei ancora più di sua proprietà.
‘Resisti schiavetto, resisti! Devi imparare a controllarti!’
‘Lo so.. Lo so..’
‘Avanti! è il momento. Dai quei colpi in più, e lascialo andare.’
‘Sì..’
‘E non ti azzardare a barare o saranno guai!’
‘Sì.. Ci sono.. Oddio..’
Lo sento che sale.. Lo sento che arriva. Vorrei continuare, dare un altro colpo, altri due, altri tre. Scoparmelo finché non rischio di morire di goduria, però..
‘Mollalo! Ora!’
Lo lascio.
‘L’ho.. Lasciato..’
Vedo l’asta continuare a contrarsi nonostante l’assenza di stimolazione.. Sento l’orgasmo che, dopo essersi avvicinato, si allontana istantaneamente. Vorrei afferrarlo di nuovo, provare quell’orgasmo che mi ha sfiorato per lunghi e interminabili minuti, ma non posso, non voglio. Io le obbedisco, e dalla punta inizia a colare un ruscello caldo e bianco, che scende lungo tutta l’asta, e va a formare un laghetto sul mio ventre. Io continuo a non provare nulla, mentre lo sperma continua ad uscire, senza schizzare, senza farmi sentire niente, se non un’immensa frustrazione. Desidero riprenderlo in mano, e dare quegli ultimi colpi che mi permetterebbero di godere, ma non lo faccio: ancora di più desidero obbedire alla mia Padrona, e lasciare che mi scopi il cervello.
‘Allora schiavetto? Come va?’
‘Insomma..’
‘Dimmi un po’, è come mi avevi detto?’
‘Sì, Padrona.. Non ho sentito niente..’
‘Oh povero piccolino..’
‘L’erezione non passa.. Io sono più eccitato di prima, ricomincerei tutto dall’inizio.’
‘Però, guarda un po’, non ricomincerai proprio nulla.’
‘Sì Padrona, lo so.’
‘Povero cucciolo, lui voleva godere.. E invece..’
‘Non ho mai provato nulla di così frustrante. è peggio di dieci edging consecutivi.’
‘Ah sì? Bene, buono a sapersi.’
‘Non ho mai avuto così tanta voglia come adesso.’
‘Mi spiace ma temo che ti rimarrà per un po’ questa voglia.’
‘Ok, come desidera.’
‘Voglio che soffri, voglio che soffri per me, per il mio diletto.’
‘Sì Padrona.. E per me è un onore poter soffrire per lei.’
E lo è, veramente. Ho appena avuto l’orgasmo peggiore e meno piacevole della mia vita, ma se guardo dentro di me, sento che sto vivendo una delle sensazioni più intense che abbia mai vissuto. Aver rinunciato al mio orgasmo per lei, aver aumentato la mia eccitazione per lei, averle obbedito fino a questo punto.. Mi sento di sua proprietà più di quanto credessi di essere. Mi ha appena dimostrato quanto mi tenga in pungo. Sono un burattino, e i fili li comanda lei.
‘Ben detto. Povero piccolino, che non ha goduto nemmeno un po’! Dai, ora fila a dormire.’
‘Sì Padrona.. Le auguro una buona notte.’
‘Grazie schiavetto mio.’
‘Sogni d’oro, Padrona.’
‘Sogni agitati, schiavetto.’
Non posso vederla, ma so che mi ha fatto un occhiolino. ‘Voglio altri tre edging.’
‘Altri tre? Padrona, ne avrò già fatti una decina..’
La sua voce, al telefono, è irremovibile.
‘E allora? Avanti, questi falli consecutivi.’
Lo prendo di nuovo in mano e ricomincio a masturbarmi. Sarà almeno un’ora che cammino in bilico sull’abisso, senza che mi sia concesso di godere. Mi sento un animale, mi sembra quasi di sbavare al solo ricevere un suo singolo ordine. Raggiungo quasi immediatamente il limite dell’orgasmo, e ci resto.. Non posso solo raggiungerlo e fermarmi, no, devo soffrire di più. Ci devo rimanere e devo resistere almeno qualche secondo, prima di fermarmi e riprendere con l’edging successivo.
Immagino che la mano sia la sua, che sia lei a torturarmi, a stringermi, a tenermi in pugno.
Mi concedo solo pochi secondi di pausa tra un edging e l’altro. Il secondo è peggio del primo. Il limite lo raggiungo ancora più velocemente, ma serve ancora più forza di volontà per non cedere e non lasciarsi travolgere dal piacere. Ma il mio piacere non mi interessa: mi interessa solo quello della mia Padrona, e per lei è importante che io soffra. Quindi soffro.
Il terzo edging è il più insopportabile, ma è anche l’ultimo. La mia sofferenza raggiunge il massimo livello, e io mi godo questa sensazione: la sto compiacendo, e per me non c’è nulla di più importante.
‘Fatto Padrona.’
‘Bravo schiavetto. Dimmi un po’, che farai stasera?’
‘Dovrei uscire con una ragazza.’
‘Ah sì? Parlami un po’ di lei.’
‘Non c’è molto da dire. Siamo usciti solo due volte. Però mi piace molto fisicamente: bionda, occhi castani. Non molto alta. Gran fisico, davvero un gran fisico.’
‘Siete usciti già due volte? Quindi stasera, magari..’
‘Sì.. Stasera spero di potermi davvero divertire un po’ con lei.’
‘Eh sì. Bravo schiavetto. Certo, è un peccato.’
‘Cosa?’
‘No, nulla.’
‘Mi dica la prego, cos’è un peccato?’
‘Ma niente, diciamo che avevo in mente una cosina per te stasera. Ma se stasera ti diverti, vorrà dire che sarà per un’altra volta.’
‘Padrona io non ci voglio rinunciare. La prego, se c’è qualcosa che posso fare per non perdermi quello che ha in mente per me, me lo dica.’
‘In effetti, forse un modo ci sarebbe.’
‘Cioè?’
‘Userai il preservativo con questa ragazza, giusto?’
‘Sì, naturalmente.’
‘Molto bene. Voglio che te la scopi. Voglio che la fai godere come una matta, quanto vuole, finché non ne ha abbastanza.. Ma tu non verrai. Fingerai di godere, e invece ti tratterrai, per me.’
‘Ah.. Sì, Padrona, come comanda.’
‘E mentre lo farai, penserai a me.’
‘Sì Padrona, penserò a lei.’
‘Divertitevi. Ah no, ops! Si divertirà solo lei.’

La serata con Federica va molto bene, come previsto. Anche se abbiamo appena iniziato ad uscire, ci conosciamo da molti anni e il feeling che c’è sempre stato nella nostra amicizia, si sta riconfermando nei nostri appuntamenti.
Dopo aver mangiato in un ristorante, decidiamo di proseguire la serata al cinema. Purtroppo, essendo un sabato sera molto piovoso, non siamo stati gli unici ad avere questa idea: il multisala è stracolmo, e capiamo subito che non riusciremo mai ad acquistare dei biglietti, almeno non per un film decente.
‘Perché non continuiamo la serata da me? I miei non ci sono.’
Sia benedetta la pioggia del sabato sera.
‘Mi sembra un’ottima idea.’
Nonostante l’amicizia di lunga data, non ero mai entrato a casa sua. Giusto il tempo di togliere i giubbotti, che siamo già seduti sul divano, con le nostre labbra incollate.
I nostri baci sono più caldi del solito, e le mani, di entrambi, si allungano sui nostri corpi.
‘Li hai?’
‘Sì.’
La spoglio in un attimo, indossava dei semplici jeans e una camicetta. Bellissimo look. L’intimo è nero, basico, e il perizoma che indossa mette in evidenza un fondoschiena sodo e atletico. I seni riempiono con molta grazia una terza misura.
I preliminari li saltiamo a piè pari: abbiamo troppa voglia di noi, da troppo tempo, e vogliamo possederci.
Indosso il preservativo, e iniziamo a far l’amore rimanendo sul divano, nella posizione classica.. Nel preciso istante in cui inizio a penetrarla, ecco risuonare nella mia testa la voce della mia Padrona.
‘Tu non verrai.’
Farlo con Federica, essere dentro di lei, ammirare la sua estrema bellezza, sapendo che non potrò godere, si rivela fin da subito una sofferenza più grande di quanto immaginassi. Avrei voglia di godere, di farlo finché non ne ho più, fin quando fa male. Invece dovrò trattenermi, perché è questo ciò che vuole la mia Padrona.
Mentre lo facciamo, Federica si accarezza il clitoride, impiegandoci meno di dieci minuti per raggiungere il suo primo orgasmo: il suo respiro si fa pesante, dalla sua bocca escono dei gemiti di piacere. Sento l’interno della sua vagina contrarsi sul mio membro: è il suo orgasmo, ma per me, è la mia Padrona, che impugna il mio cazzo, il suo cazzo, reclamandone la proprietà. è tutta sudata, e le sue guance sono di un bel rosso accesso.
‘Wow..’
Ci prendiamo qualche secondo per recuperare le forze. Mi afferra e mi porta giù con lei. Rimaniamo lì a baciarci, con dolcezza, con desiderio, ma dura poco: questa volta è lei a salire sopra di me, a prenderlo in mano, e lasciarlo scivolare dentro di lei mentre si adagia sul mio bacino.
Mi cavalca fin da subito con un ritmo indemoniato, e devo ricorrere a tutte le mie forze per non esplodere di piacere dentro di lei. Questa volta, sono io a stuzzicarle il clitoride.
‘Tu non verrai.’
No, io non verrò nemmeno questa volta. Lei è lì che mi cavalca come non sono mai stato cavalcato prima, sento i suoi succhi colare lungo la mia asta, lei sue mani appoggiate al mio petto, i suoi occhi fissi nei miei. E io non ho mai sentito di appartenere così tanto a qualcuno. Alla mia Padrona.
Accelero il ritmo con il dito, spero che venga al più presto, perché questa situazione mi sta torturando: farlo con una ragazza così bella, e che lo sa fare così bene, con tutta questa passione, e non poter godere, è insostenibile.
Finalmente arriva il suo secondo, intenso e rumoroso orgasmo. Si lascia cadere addosso a me, sempre più stremata, totalmente appagata.
‘Tu non verrai.’
‘Sei venuto?’
No.
‘Sì, certo che sono venuto Fede.’
Era così presa, che non ci ha nemmeno fatto caso e ha dovuto chiedere. Non c’è neanche stato bisogno di fingere.
Il mio membro è stanco, ancora gonfio, e pulsa. Il preservativo, che ho ancora addosso, mi stringe molto, ma io lo tengo su, perché così mi sembra che ci sia lì la mia Padrona a tenerlo stretto, e impugnarlo con le sue mani. è suo.

‘Allora schiavetto, com’è andata la serata?’
Non parla, bisbiglia.
‘Direi bene.. Soprattutto per lei, Padrona.’
‘E bravo schiavetto! Dai, raccontami qualcosa.’
‘L’abbiamo fatto due volte.. In tutto, l’abbiamo fatto per circa trenta o quaranta minuti.’
‘Quaranta minuti? Molto interessante, schiavetto.. Bene. Ora non posso più parlare, ma voglio ascoltarti godere. Tu godi solo con me, chiaro? Se dovesse chiudersi la chiamata, non godere.’
‘Sì, Padrona.’
Inizio subito a toccarmi. Arrivo subito vicino all’orgasmo, viste le estreme sensazioni che ho provato nel corso della giornata, e della serata. In altre circostanze me la godrei, me la prenderei comoda, ma non è questa la situazione adatta. Lei potrebbe chiudere da un momento all’altro, e io devo godere. Non tanto per soddisfare me, ma per soddisfare lei: se lei dovesse chiudere la telefonata, e io non facessi in tempo a farmi sentire godere, non me lo perdonerei mai.
Il piacere mi travolge, e io mi lascio andare ad un orgasmo intenso e meno silenzioso del solito. Dall’altro capo del telefono, sento a malapena il respiro della mia Padrona, ma so che lei sta sentendo me, e il mio orgasmo. Il suo orgasmo.
‘Grazie Padrona per queste emozioni.’
”’
‘Spero.. Di poterla risentire al più presto.’
”’
‘Buona serata Padrona. A presto.’

Poco dopo, mi arriva una mail: ‘Sono molto orgogliosa di te, schiavetto.’
Meglio di un orgasmo. Mia splendida Padrona,
ho sempre saputo che la nostra vita è caratterizzata da tanti eventi, ma spesso, quelli che fanno la differenza, sono quelli che ad un primo sguardo possono apparire insignificanti.
Nel mio caso, ad avermi sconvolto l’esistenza, è stata la sua richiesta di amicizia su facebook.
‘Vorrei fare quattro chiacchiere’, mi ha detto. Non c’è che dire, quelle le abbiamo fatte.. Ma forse sono state un po’ più di quattro.
Mi sono subito sentito a mio agio con lei, per quanto l’alone di superiorità che la avvolge mi fosse chiaro fin dal primo momento.
Sono stato io a chiederglielo. Sono stato io a chiederle di dominarmi, di sottomettermi, di farmi suo. L’ho fatto in un modo forse codardo: gliel’ho chiesto in maniera scherzosa, quasi a voler mascherare il mio vero desiderio di averla come Padrona. Temevo un rifiuto, temevo un ‘scordatelo’.. Invece la sua risposta è stata ‘ogni cosa a suo tempo’. Ha capito immediatamente che dietro a quella battuta si celava un irresistibile desiderio di lei. Un irresistibile desiderio di essere suo.
Non le ho mai nascosto niente. Non le ho mai nascosto tutte le mie verginità e la totale mancanza di esperienza nell’ambito del BDSM. Pensavo sarebbe stato un problema, invece si è rivelato un fattore determinante.
Lei può plasmarmi, lei può addestrarmi come vuole. Come una maestra severa, mi sta insegnando ad essere non uno schiavo qualsiasi, ma il suo schiavo. Mi sta insegnando i suoi gusti, come viziarla, mentre giorno dopo giorno trova ogni mia debolezza e ogni mio punto debole.
Io mi sento come un pezzo di argilla tra le sue splendide mani. Sento le sue mani addosso a me. Sento che mi modellano, che mi impastano, che mi danno una forma, un’educazione, una disciplina.
Mi regala emozioni, mi fa scoprire lati di me che non conoscevo. Mi sto riscoprendo capace di cose che non pensavo di poter mai fare.
L’orgasmo rovinato è stata l’esperienza sessualmente più frustrante che abbia mai provato, e che mai proverò. Rinunciare al piacere, vederlo colare, sfiorarmi e farsi beffe di me. Ritrovarsi svuotato dal seme, ma riempito di desiderio, più desiderio di quanto ne avessi prima, è qualcosa che se non si prova non si può immaginare. Lei è stata capace di rendere appagante un orgasmo rovinato: è stato appagante perché l’ho fatto per lei, perché l’ho fatto per obbedirle. Perché l’ho fatto per compiacerla.
Lei mi fa sentire suo. Io sono suo. Mi possiede, e forse nemmeno io mi rendo conto di quanto mi possiede. So che l’unica cosa che desidero, l’unica cosa che voglio da noi, è il suo piacere, la sua approvazione, il suo orgoglio.
Striscerei ai suoi piedi come un verme per un ‘bravo schiavetto’.
Io sono la sua troia, la sua puttana, il suo giocattolo. Disponga di me come le pare e piace, mi sfrutti e mi utilizzi a sua discrezione. Lo faccia senza scrupoli. Mi renda uno strumento per il suo piacere.
Io sono pronto.
Grazie di aver scelto me, Padrona.
Il suo schiavetto. Saranno ormai due ore che sono bendato, ma non mi sono ancora abituato a questa cecità. Ogni tanto la perdo, e non riesco più a capire in quale posizione della stanza si trovi. Quando inizialmente portava i tacchi, riuscivo ad individuarla, ma ora che è scalza.. Se non parla è come se non ci fosse, ma la sua presenza la sento più forte che mai.
‘Avanti schiavetto, sali sul letto e mettiti in posizione.’
‘Sì Padrona.’
Mi arrampico sul letto, e rimanendo sul letto, mi sistemo sul bordo in posizione: in ginocchio, faccia a terra, e mani dietro la schiena. Fatico molto ad immaginare una posizione che mi faccia sentire più vulnerabile di quanto mi senta ora.
Sento i suoi occhi addosso. Sento i suoi occhi che mi possiedono, e lei che decide che cosa ne sarà di me. La sua mano si appoggia alla mia schiena. Non mi tocca, mi sfiora, e con i polpastrelli percorre tutta la colonna vertebrale: dal collo, fino alla fessura tra le natiche, per poi tornare al collo. Adesso mi sfiora con le unghie, facendomi sobbalzare: sono come pugnali conficcati nella carne, e mi fanno venire un brivido gelido.
Una sculacciata molto forte, sulla natica sinistra, fa uscire dalle mie labbra un gemito di dolore. Non me l’aspettavo.
Ora una carezza sulla stessa natica che è appena stata colpita, come per andare ad alleviare quel dolore che mi ha appena provocato.
Un’altra sculacciata, stavolta sull’altra natica, e subito dopo di nuovo carezze.
Sento un dito appoggiarsi sul mio ano, e iniziare a massaggiarlo. Nuovi brividi, vengo assalito dalla paura, ma il mio corpo la pensa diversamente: l’erezione che mi ritrovo tra le gambe è potente ed immediata.
‘Tutto bene schiavetto?’
‘Sì Padrona.’
‘Bene.. Ti fidi di me, giusto?’
‘Ciecamente Padrona.’
Sento una goccia di gelido lubrificante colare sul mio ano, e di nuovo il dito che riprende a massaggiarlo. Io mi rilasso, mi abbandono alla mia Padrona. Sento il dito iniziare a spingere e farsi strada. è dentro di me, anche se forse non è nemmeno metà dito. Lentamente fuoriesce, per poi rientrare, andando un po’ più in profondità, ma sempre con una straordinaria lentezza e dolcezza.
Io mi lascio andare sempre di più, e la mia Padrona inizia, pur mantenendolo blando, ad aumentare il ritmo.
Ogni tanto toglie il dito, mi da qualche secondo di pausa, e poi riprende la penetrazione.
D’un tratto, dopo una delle numerose pause, sento che non è più il dito ad appoggiarsi sul mio ano. è una superficie più liscia, e soprattutto più ampia.
‘Oddio..’
‘Cosa c’è, schiavetto?’
‘Niente..’
‘Lo sapevi che prima o poi sarebbe arrivato il momento.’
‘Sì, lo so.’
‘ E allora che c’è?’
‘Nulla Padrona.’
‘Hai ripensamenti?’
‘No..’
‘Molto bene, perché voglio il tuo culo, e sto per prendermelo.’
‘Sì Padrona.’
Inizia a spingere, e sento sul mio ano una pressione non troppo forte, ma costante. Il buco si dilata, e inizia ad accogliere al suo interno la punta dello strap-on della mia Padrona.
Fa male. Non mi sono mai illuso che non avrebbe fatto male, ma adesso è reale. Non lo sto più immaginando, lo sto vivendo. Per ora la mia Padrona si è limitata a farmi assaggiare solo la punta, ma il ritmo, come con le dita, inizia ad aumentare.
Adesso sento il ritmo rallentare di nuovo, in cambio di un aumento della pressione: lo sento sempre più in profondità, sempre più dentro di me. Mi scappa un gemito di dolore.
‘Shh, pensa a rilassarti.’
Il ritmo aumenta nuovamente, continuando allo stesso tempo ad andare sempre più in profondità. Sento ogni centimetro dentro di me, farsi strada, penetrarmi, possedermi. I miei denti cercano il lenzuolo, e stringono con tutta la loro forza per permettermi di non lamentarmi troppo, mentre lo strap-on va sempre più dentro, sempre più in fondo, finché non lo accolgo in tutta la sua lunghezza.
‘E bravo schiavetto!’
La penetrazione ora è totale, ma la mia Padrona continua comunque ad usare una certa dolcezza e lentezza. Vuole farmi assaporare ogni centimetro. Devo sentirlo tutto, rilassarmi, e godermelo. Ma il dolore c’è ancora, anche se sempre più lieve.
Ora mi afferra i fianchi con le mani. Mi spinge avanti, e mi tira a sé. Mi invita ad assecondare i suoi movimenti, ad aiutarla a scoparmi. Il ritmo aumenta leggermente.
Lo sento uscire tutto, è fuori, sono vuoto. Dura pochi secondi: lo senti riappoggiarsi, premere, e rientrate tutto con un colpo dolce, ma deciso. Ho un sussulto.
‘Schiavetto, questo cos’era? Dolore o qualcos’altro?’
‘Non.. Non saprei..’
Esce nuovamente.
‘Sdraiati a pancia in su, e apri le cosce.’
‘Sì Padrona, subito.’
Mi metto nella posizione da lei richiesta, cercando naturalmente di mantenere l’ano ben esposto, perché so bene non è finita.
Ecco di nuovo lo strap-on appoggiarsi a lui, e rientrare dolcemente dentro di me, fino in fondo, fino alla base.
‘Che bella erezione schiavetto.’
Ricomincia a penetrarmi con un ritmo sempre lento, ma un po’ più sostenuto rispetto a prima. Io gemo, non riesco a tenere la bocca chiusa, ma inizio a rendermi conto che i gemiti non sono più di dolore. O almeno, non solo di dolore.
Sento la sua mano afferrarmi il membro e iniziare a masturbarmi.
‘Oddio..’
‘Che c’è schiavetto? Ti piace?’
‘Sì..’
Con la mano, mi masturba con lo stesso ritmo con cui mi incula.
‘Ti piace?’
‘Sì..’
‘Vorresti che aumentassi il ritmo con la mia mano?’
‘Sì Padrona.. Mi piacerebbe..’
‘Bene, ma se accelera la mano, accelera anche lo strap-on. Allora, accelero?’
‘Sì Padrona.. Acceleri..’
Mano e strap-on aumentano notevolmente il ritmo. Sento il mio culo aprirsi, ma sento anche in lontananza un orgasmo che si avvicina.
‘Di più Padrona.’
‘Che cosa?’
‘Più.. Veloce..’
Ancora più velocità, ancora più forza nella penetrazione quanto nella masturbazione. Io gemo, ansimo, godo. Mi sento una troia.
‘Aumento ancora?’
‘Sì..’
‘Sei sicuro?’
‘Sì Padrona..’
‘Di che vuoi essere scopato più forte.’
‘Voglio essere scopato più forte.’
‘Chiedimelo.’
‘Mi scopi più forte.’
‘Sìì più convincente!’
‘Mi scopi più forte, la prego.’
‘Vuoi che ti scopi come una troia?’
‘Sì..’
‘Dillo.’
‘Mi scopi come una troia, la prego.’
Adesso mi penetra con molta violenza. Me la sono cercata, ma non lo nascondo: mi piace. Mi sento di appartenerle, mi sento suo.. Io mi fido di lei, e non sono mai stato così bene come in questo momento: col culo sfondato dal suo strap-on, e la sua mano che ormai mi tiene sul limite di un orgasmo intensissimo.
‘Stai venendo schiavetto?’
‘Sono lì..’
‘Lo sai che non verrai, vero?’
‘Sì..’
Me lo lascia, e si sdraia sul mio petto. Sento i suoi splendidi seni appoggiarsi sul mio corpo, con dolcezza, con desiderio. Appoggia le sue labbra alle mie, mi da un bacio, poi un altro.. Le labbra si schiudono, le nostre lingue si incontrano, mentre il suo strap-on continua a giocare con me, anche se ora con più dolcezza, come all’inizio.
‘Sei proprio un bravo schiavetto.’
è un sussurro.
‘Grazie Padrona.’

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