Come mi sono ridotto…Io, fino a qualche tempo fa classico maschio omofobico meridionale, mi trovo ora inginocchiato ai piedi del letto del mio (oramai ex) migliore amico, lo vedo cavalcare la mia (anch’essa ex) ragazza e sono pronto, come ogni volta, a prendere in bocca il suo cazzo colante di sperma, ancora caldo per la scopata appena finita
Volete sapere come è andata? Perchè ora mi trovo in qst situazione? Beh, tutto è nato quasi per caso un pomeriggio di circa due mesi fa: mi trovavo col mio migliore amico sotto la doccia di uno spogliatoio, dopo una partita di calcetto con i nostri amici.
Eravamo soli, ritardatari come sempre, e stavamo in silenzio a lasciare che l’acqua ci scivolasse sulla pelle, quando i miei occhi, fino ad allora rigorosamente etero, furono attratti in maniera spasmodica dall’enorme cazzo che penzolava tra le gambe muscolose del mio amico. Era un affare bello grosso, credo oltre 23 cm a riposo, e nella mia mente si formò l’immagine di lui che me lo spingeva in bocca con forza
Era la prima volta che avevo fantasie di questo genere,ma ciò che volevo in quel momento non era solo il suo cazzo,ma era la voglia di essere la sua puttana, la sua troia di merda, il suo schiavo.
Cercai di reprimere ciò che mi stava passando in testa, ma non ci riuscii…Ero come posseduto, l’unica cosa che volevo in quel momento era la sua grossa mazza davanti al viso, alla mia bocca, null’altro mi importava
Gianluca, questo è il nome del mio amico anche se ora sono abituato a chiamarlo unicamente Padrone, si accorse del fatto che gli stavo fissando da un po’ il cazzo e più irritato che meravigliato mi urlò: ” Che cazzo guardi? Sei diventato frocio?!”
Io non gli risposi, ma quel tono di voce imperioso, autoritario, fece scattare in me la molla definitiva, che avevo tentato di reprimere in quei minuti. In quel momento non volevo nient’altro che lui, e non volevo essere nient’altro che il suo personale schiavo succhiacazzo.
Senza pensarci su mi gettai in ginocchio, e mi trovai così a pochi passi dalla sua zona proibita: il suo lungo pisello, mai così vicino, mi inebriava col suo profumo, la sacca delle palle penzolava lì vicino alle mie labbra, la macchia scura dei suoi peli era un groviglio che avrei voluto lappare.
” Che cazzo stai facendo ? ” mi urlò dall’alto il mio futuro signore, ed io per tutta risposta gli presi il cazzo nel palmo della mano, mantenendolo alla base. ” Chiavamelo in bocca, ti prego, Gianluca, lo voglio !” gli dissi io dal basso, mentre i miei occhi guardavano con voluttà la capocchia rossa che facevo fuorisciere dalla pelle mentre glielo menavo. Dopodichè gli sollevai il cazzo ed iniziai a baciargli la punta: l’odore forte di maschio, un misto di urina, sperma e sudore, mi assalì le narici e mi diede ancora più forza nel continuare quello che stavo facendo.
In quel momento non mi importava delle conseguenze, non mi importava di quello che lui avrebbe potuto pensare o dire agli amici, non mi importava nulla della mia dignità, del fatto di trovarmi con il pisello di un mio amico in mano e a pochi centimetri dalle mie labbra, come una puttana qualsiasi da 10 euro a bocchino
Gianluca non oppose resistenza: si fece prendere il cazzo, se lo fece baciare e poi mi disse ” Finalmente ti sei mostrato per quello che realmente sei: una puttana di merda che chissà da quanto tempo non vedeva l’ora di fare questo, che chissà da quanto tempo si sparava seghe pensando a come spompinarmi il cazzo !”
Ed io ” Si, Gianluca, sono una troia, la tua troia, voglio esserlo a vita, voglio che usi la mia bocca per godere quando vuoi ”
Stavo per infilarmi finalmente la sua grossa mazza in bocca quando Gianluca mi fermò mantenedomi la testa
” Se vuoi mettertelo in bocca devi prima dirmi che sarai da questo momento la mia puttanella personale,uno schiavo ai miei ordini !”
” Si, lo sarò, sarò tutto quello che vorrai ” e per rafforzare il mio concetto dissi ” Sarò il tuo schiavo sessuale, Padrone ”
Gianluca rise a quella mia affermazione, si vedeva che voleva sfruttare il momento per rendere un suo amico il suo schiavo personale a vita, e quindi colse la palla al balzo ” No, stronzo, non sarai solo il mio schiavo sessuale, sarai il mio domestico, il mio cameriere, ti trasferirai da me ( Gianluca è uno studente fuori sede) e sarai il mio servo 24 su 24, ti userò in tutti i modi possibili, sarai il mio leccapiedi, il mio cesso personale…”
” Si, mio padrone, non desidero altro che essere sottomesso da te, mio signore ! ” E mentre dicevo qst toccavano con la lingua la punta sempre più dura del cazzo del mio ex amico, che si stava ingrossando sotto le mie mani
” Puttana, allora succhia! “. Il padrone mi diede il suo permesso, soddisfatto della mia resa totale e del futuro che lo attendeva: un futuro da Dio in terra, da Padrone assoluto che dominava su uno schiavo umile, sottomesso, pronto a fargli da zerbino, da domestica, da cesso umano
Non me lo feci ripetere due volte, e aprì la bocca il più possibile per accogliere quel cazzo maestoso, enorme, duro come roccia. Per la prima volta stavo spompinando il pisello di un altro, una mazza che mi penetrva sempre più in fondo, arrivando a toccarmi la gola, costringendomi ad aprire in modo innaturale la bocca. Avevo i peli del pube sotto al naso e l’odore di sudore di quelli mi entrava nel cervello. Il padrone mi manteneva la testa di lato e godeva, il suo cazzo gli aveva permesso di appropiarsi della vita di un altra persona, in maniera totale e completa
Gianluca mi scopò in bocca a lungo, penetrandomi con forza,violando la mia bocca vergine con prepotenza, fregandose di me e del dolore alla mascella, come solo un Padrone sa fare. Mentre lo spompinavo, mi apostrofava con parole quali Puttana, troia succhicazzi, ricchione di merda e mi ricodava quale sarebbe stata la mia vita da quel pomeriggio sotto la doccia, una vita fatta di umiliazioni, sottomissioni, cazzi in bocca, piedi sudati in faccia e molto altro ancora, tutte cose che in qst due mesi di schiavitù ho provato e riprovato
Ma mentre gli succhiavo il bastone mantenedolo in mano, non mi pentivo di nulla, avevo ottenuto ciò che desideravo, anche se a caro prezzo. E se la sottomissione era il prezzo da pagare per poter sentire sulla lingua quel pisello di notevolissime dimensioni, non mi sembrava poi tanto alto.
Dopo oltre dieci minuti, quando le ginocchia cominciavano a farmi male e la mascella se ne era andata a puttane, il mio signore arrivò: mi mantenne la testa con più forza, mi scopò in bocca con più violenza, assestandomi colpi come se quello fosse stato il culo di una troia da strada e poi, finalmente, mi arrivò in gola. Il padrone mi buttò giù per l’esofago una quantità enorme di sperma caldo, odoroso e rimase col pisello nella mia bocca ancora per qualche minuto, quasi per farmi assaporare il gusto della mia nuova condizione di suo schiavo. Ed io, per fargli capire che lo ringraziavo di quello che aveva fatto, iniziai a leccargli la capocchia, asportando tutte le tracce di sborra e facendolo così godere ancora
Dopodichè, il Padrone uscì dalla mia bocca, lasciandomi indolenzito in più punti e con un enorme vuoto. Da quell’istante capii che non potevo vivere senza colmare quel vuoto, e che glielo avrei preso in bocca o dove lui avesse voluto per altre mille volte
E così è stato Dopo essersi fatto spompinare per bene dalla sua nuova troietta ed
essere arrivato abbondantemente nella mia gola fino a poco prima
intatta, Gianluca tornò sotto lo scroscio dell’acqua, dandomi le
spalle. Io invece rimasi inginocchiato vicino a lui, perchè quella mi
sembrava la posizione più giusta da assumere in sua presenza, e così
potei ammirare da vicino le gambe muscolose ed il culo sodo e duro. La
cosa strana è che sentivo di non essere passato improvvisamente
all’altra sponda, perchè il mio era più un sentimento di manifesta
inferiorità di fronte a cotanta bellezza, superiorità. Vicino al mio
Padrone mi sentivo semplicemente una nullità, una merda, un essere nato
solamente per servirlo: è come può uno schiavo, inferiore e sottomesso
come lo ero diventato io, non restare incantato di fronte alla maestosa
bellezza del mio Signore? Credo che quello che sto dicendo sia
comprensibile a tutti gli essere inferiori, che siano schiavi o schiave
che stanno leggendo qst racconto, quando si trovano al cospetto dei
loro Padroni
Il silenzio creatosi dopo il mio primo pompino, fu interrotto dalla
voce autoritaria del mio Padrone, il quale si girò verso di me,
donandomi di nuovo la vista del suo enorme cazzo, che io avrei tanto
voluto leccare, di nuovo, ancora. Come una insaziabile puttana.
” Non credere che sia finita qua, puttanella, ricordo benissimo quale
sono i nostri patti: tu ora sei mio, e lo sarai fin quando io non
deciderò di sbarazzarmi di te. Fino ad allora tu non avrai più una tua
vita, mi apparterrai… ”
” Si, mio Padrone” risposi io, estasiato da quel tono di voce. Mi sarei
gettato a leccargli le palle se solo ne avessi avuto il coraggio
” Purtroppo ” continuò il mio Signore ” il custode starà per venire a
chiamarci, però c’è una cosa che puoi fare per me, ora…
” Ai suoi ordini, Padrone”, dissi io, come il più consumato degli
schiavi, dimentico della mia vita precedente, quella di ragazzo
normale, come se non mi fosse mai appartenuta
” Li vedi i miei piedi laggiù ? ” mi domandò il Padrone indicandomi le
sue due estremità che mai prima d’ora avevo notato, o tantomeno
desiderato, ma che adesso mi sembravano il dono più prezioso che il mio
Signore potesse farmi ” Sono sporchi tra le dita e sudati: voglio che
ti prostri ai miei piedi e me li lavi, qst non è certo un compito degno
di un Padrone come me e quindi sarai tu da oggi doverlo fare ”
” E’ un onore, mio Signore”, risposi io, in estasi di fronte a quella
prospettiva. Certo, non sarebbe stato come avere il suo cazzo tra le
labbra, ma dovevo abituarmi al fatto che non avrei avuto sempre l’onore
di ciucciargielo, e che i miei compiti sarebbero stati spesso
diversi,in alcuni casi sgradevoli
Mi gettai sul freddo pavimento della doccia, che aveva accolto chissà
quante pisciate e sputi dei ragazzi che c’erano passati, e mi ritrovai
a pochi centimetri dai piedi di Gianluca. Con i miei nuovi occhi da
schiavi, quelle estremità maschili, che mai prima d’ora avevo
considerato fonte di eccitamento, mi sembravano qualcosa di superbo:
erano lunghi, nodosi,avevano cespuglietti di peli scuri sulle dita
magre e ricurve. Le unghie erano lunghe e nonostante l’acqua emanavano
un odore forte di sudore
” Vedi, puttanella, sotto alle unghie si è fermata un po’ di terra del
campetto, e ora sono nere: passaci la lingua e puliscemele ”
Senza farmelo ripetere, schiacciai la mia faccia contro il pavimento e
mi ritrovai così a guardare uelle unghie sporche da pochi centimetri:
l’odore di calzini sporchi e scarpe da calcio dopo una partita (qualche
ragazzo che leggerà qst righe dovrebbe tenerlo presente) era così forte
che il mio pisello iniziò nuovamente a reclamare un eiaculazione che
fino ad allora gli avevo negato. Dopodichè feci uscire la mia lingua
dalla bocca e la passai ripetutamente sulla superficie ruvida
dell’unghia, e poi sotto, cercando di entrare il più possibile nello
spazio tra la pelle dell’alluce e la punta dell’unghia stessa. Un po’
di terriccio mi arrivò sulla lingua, toccandomi le papille gustative e
di conseguenza dandomi una nuova scarica di eccitazione che mi pentrò
fino alle ossa.
Continuai a leccare per buoni dieci minuti, passando la lingua da un
dito all’altro e concentrandomi su quelli più grandi: inghiottì terreno
e sudore e la puzza dei piedi del mio Padrone oramai mi era entrata nel
naso, facendomi comprendere che quello era l’unico odore che avrei
voluto respirare. Il Padrone nel frattempo continuava a lavarsi, non
curandosi del fatto che una persona, uno con cui aveva condiviso
l’amicizia fino a poco prima, si stava contorcendo sul pavimento lurido
per obbedire ad un suo ordine, leccandogli i piedi sporchi, come se
fosse la cosa più naturale del mondo
Il mio lavoro di pulizia fu interrotto con un calcio sul viso da parte
di Gianluca ” Ora basta, schiavo. Adesso il tuo Padrone vuole restare
da solo, perchè deve pensare ad alcune cose ”
” Si padrone “, risposi. Rimisi la lingua indolenzita dentro la bocca e
guardai la mia opera di restyling: tracce di sporco rimanevano qua e la
sotto le unghie, ma per la maggior parte il terreno era scomparso,
finendo tutto nella mia bocca. Mi rimisi in ginocchio, trovandomi
nuovamente a contatto con quello che sarebbe diventato di li a qualche
giorno l’oggetto dei miei desideri ma anche il mio peggior
incubo…Sapete di cosa sto parlando!
” Ora vattene ” proseguì il Padrone ” Da domani pomeriggio ti
trasferirai da me, e prenderai servizio a tempo pieno. Inventati
qualcosa con i tuoi e con P. ( la mia ragazza) ”
Il Padrone mi ridiede le spalle e tornò sotto la doccia; io mi alzai in
piedi per la prima volta dopo tantissimi minuti, con la testa che mi
girava a mille, sia per quello che era successo che per le balle che mi
sarei dovuto inventare con i miei e con la mia ragazza per giustificare
un mio trasferimento da Gianluca. Feci la borsa e mi rivestii in
fretta, gettando ogni tanto un occhio alla nube di vapore che avvolgeva
il corpo muscoloso del mio Padrone e immaginandomi la vita che mi
aspettava, sotto i suoi piedi e co in bocca ( o chissà dove) il suo
cazzo
All’ improvviso il Padrone parlò ” Schiavo, mica penserai che il tuo
Padrone si metta a fare la borsa, dopo la doccia ! Già è tanto che non
mi faccio asciugare da te, e solo per il fatto che è tardi !
” Si Padrone, scusi Padroni ” dissi io, umilmente
” Mettimi tutto nella borsa tranne i calzini ed il boxer: quelli dovrai
portarli a casa tua e lavarmeli stasera, come una brava cameriera ”
” Si Padrone” risposi, dopodichè presi tutta la sua roba e gliela misi
nella borsa, mentre i calzini e la mutanda li misi nella mia.
Il Padrone mi congedò: ” Puttana, allora torna a casa, però prima di
lavarmi la roba voglio che mi odori il boxer, voglio che il tuo naso si
impregni dell’odore delle mie palle sudate, delle mie perdite dal
pesce, delle strisciate di merda che ti ho involontariamente regalato”
” Si Padrone, Grazie Padrone” “Domani pimeriggio ti voglio da me alle
5 precise, non un minuto di ritardo. Ora vattene” E ritornò sotto
l’acqua
” Si Padrone, Grazie Padrone ” disse io come un automa: in meno di un
ora ero diventato il prototipo dello schiavo ideale, sottomesso,
fedele, deferente
Dopodichè uscii da quello spogliatoio che aveva segnato la fine della
mia vecchia vita, della mia libertà e mi aveva proiettato in un mondo
sconosciuto ma accattivante, in cui la mia parte sarebbe stata solo
quella di un inutile servo che dedica la sua patetica vita ai desideri,
ai capricci, agli ordini di un Essere superiore, un semi-dio di
ellenica memoria, che ti avrebbe concesso l’onore di essere la sua
pezza da piedi,la sua cloaca personale, la sua puttana da sfruttare e
scopare a piacimento
Fu in quello stato di confusione, in quel misto di eccitazione e paura
che tornai a casa. Aspettai che tutti andassero a dormire, dopodichè mi
recai in bagno e lavai i panni sporchi del mio Padrone. A mano,
naturalmente, come una brava lavandaia d’altri tempi.
Prima di qst, feci ciò che il mio Signore aveva ordinato: presi il
boxer dalla borsa, lo stesi e cercai le tracce di sporco che mi erano
state annunciate. Le trovai: la mutanda era ancora umida all’altezza
delle palle, e l’odore di maschio, che tanto avrei imparato a
riconoscere, era ancora vivo, forte. Cercai poi le tracce della divina
merda del mio Signore, e c’era anch’essa, una secca strisciata marrone,
il cui odore acre era ancora presente. Inspirai, inbriato, a fondo,
anche se i disgusto in quel caso si fece sentire
Forse non ero ancora pronto per quello, in fondo ero diventato un
oggetto del mio Padrone solo da poche ore, ma avrei avuto tanto tempo
per imparare a diventare uno schiavo completo, per poterlo servire al
meglio…(Continua) Prima di continuare il racconto, voglio ringraziare i
lettori che mi hanno scritto, per complimentarsi, per
darmi suggerimenti o per… sottomettermi tramite e-mail
( l’ho apprezzato moltissimo !). E voglio ringraziare
soprattutto due di questi…
Vorrei che tutti i Padroni/e che leggono il mio
racconto, se gli è piaciuto, se si sono eccitati ,mi
mandassero delle e-mail piuttosto “esplicite” in cui la
mia parte è naturalmente quella della loro puttanella,
sessuale ma non solo.
Ora proseguiamo nel descrivere la mia discesa verso
l’inferno d’estasi della mia sottomissione a Gianluca
La notte che mi accompagnò al giorno successivo fu quasi
del tutto insonne: mi chiesi per tutto il tempo cosa mi
avesse spinto a fare quel gesto, se per caso aveva
radici più profonde che non affondavano semplicemente
nella vista del cazzo del mio migliore amico, quel
pomeriggio
Pensai che forse ero stato vittima di un ipnosi, forse
di un rito voodoo…O forse, più facilmente, la mia vera
natura di puttana, rimasta sedata fino ad allora, era
esplosa in tutta la sua forza e consapevolezza, come un
vulcano che si risveglia dopo decenni di quiescenza
L’unica cosa che sapevo era che non mi pentivo affatto,
non avevo rimorsi e l’unico consiglio che mi portò
quella notte in bianco fu solo quello di ritenermi
onorato del fatto che Gianluca non mi avesse respinto,
scacciato o riso in faccia, ma mi avesse preso con se,
come suo schiavo personale,concedendomi un opportunità
irripetebile, che altrimenti avrei rimpianto a vita,
reprimendola.
Mi soffermai a pensare anche al mio Padrone, alla
facilità con cui mi aveva fatto suo: lo conoscevo bene,
ma forse non così tanto da capire che era un Padrone
nascosto, un Essere superiore che non aspettava altro
che una puttanella si dichiarasse, si gettasse ai suoi
piedi, gli prendesse in bocca il cazzo. E qd qst
situazione si era verificata non se l’era lasciata certo
sfuggire, capendo al volo tutti i vantaggi che gli si
schiudevano dinnanzi: avrebbe avuto per tutto il tempo
che avesse voluto uno schiavo a sua completa
disposizione, da usare come domestico per farsi lavare
le mutande, da cameriera per farsi pulire casa, da
gabinetto se gli scappava una pisciata, da puttana da
scopare o far scopare da altri, e molto altro…
La mattinata trascorse nel tentativo, riuscito seppure
maldestro, di convincere i miei e la mia ragazza che mi
trasferivo da Gianluca per poter preparare meglio gli
esami universitari ( siamo studenti tutti e due)…Si
come no…Io che gli ciucciavo le palle seduto sotto al
tavolo mentre lui era immerso nella lettura di un testo
d’esame !
Quella che mi diede più problemi fu la mia ragazza, che
giustamente si chiese il motivo di tanta fretta nel
trasferimento, dopo che non lo avevo fatto nei
precedenti 3 anni. Se avessi saputo cosa sarebbe
successo di li a qualche giorno non mi sarei dannato
tanto l’anima per convincerla !
Le ore scorrevano lente, quel maledetto pomeriggio, ma
finalmente arrivò il momento di abbandonare la mia casa
e con essa la mia vecchia vita e di entrare in una
completamente diversa, in cui non sarei più stato lo
stesso, in cui non avrei avuto più neanche un nome se
non quello generico ed umiliante di “schiavo”, in cui
non avrei avuto più privacy, dignità, rispetto,
normalità, in cui le cose più assurde e imbarazzanti mi
sarebbero sembrate del tutto naturali
Arrivai alla porta di casa di Gianluca alle 5 spaccate,
bussai quel campanello che tante volte avevo premuto ma
che non mi era mai sembrato così diverso e…me lo
trovai davanti! Tutti i miei (pochi) dubbi scomparvero
qd mi trovai di fronte la figura del mio Padrone:
indossava il pezzo di sotto di una tuta ed aveva il
petto muscoloso, attraversato da peli proprio in mezzo
ai pettorali, scoperto. Mi guardò schifato, e per nulla
sorpreso, sapeva che mi sarei precipitato da lui, il
pompino dell’altra sera non mi era arrivato solo in gola
ma anche nel cervello, bagnandomelo del suo sperma e
mandandomelo in corto circuito
” Sei arrivato finalmente, schiavo ” mi disse e poi
tornò verso il soggiorno ” Entra dentro e mettiti in
ginocchio davanti a me ”
Feci come mi aveva ordinato e presi posto di fronte al
divano su cui il Padrone si era seduto. Ero nuovamente
all’altezza del suo cazzo, lo intravedevo al di sotto
dei pantaloni azzurri, duro e fiero come deve essere un
pisello che sa di essere bello, grosso, desiderato
” Da questo momento sei il mio schiavo: non pensare più
alla tua vita precedente, ne al fatto che siamo stati
amici. Ricorda sempre che mi appartieni, che sei in mio
potere, che non sei nulla e non puoi nulla senza il mio
volere. Non hai più niente di tuo: la tua vita, il tuo
corpo, i toui soldi, la tua ragazza…tutto ora è mio !
Io lo guardavo estasiato, incantato da tanta bellezza e
forza. Non lo avevo mai visto così, anzi avevo sempre
pensato che non fosse poi qst granchè a livello
estetico, ma ora capivo di essere un deficiente: era un
Dio, un’icona, poteva avere tutto quello che voleva solo
schioccando le dita…Aveva me, tutto me stesso, lo
avrei servito per tutta la vita, se lui avesse voluto,
avrei sacrificato tutto pur di accontentare un suo
capriccio, ordine, desiderio. Valevo meno dei grumi di
sporczia che gli si annidavano tra le dita dei piedi, la
mia era una sottomissione totale, psicologica oltre che
fisica…
” Da quest’oggi vivrai solo per me:non passerà giorno
senza che io ti costringa a fare qualcosa ti sempre più
umiliaante e perverso, ho realizzato il sogno di avere
un giocattolo tutto mio tra le mani…Sinceramente
credevo che sarebbe stata una ragazza, sai qt ami
sfruttarle, ma mi accontento anche di una merda come
te…Anzi sarà più eccitante incularti, mettertelo in
bocca, pisciarti in faccia, usarti come cesso,
sottometterti in tutti i modi, sapendo che una volta eri
un mio amico…uno come me…e che invece ora ti ecciti
al solo pensiero di farti scorreggiare in faccia !”
” Si Padrone”, risposi
” Per ora, puttana, ricordati queste poche regole. Le
altre te le insegnerò a furia di inculate: la prima è
che dovrai chiamarmi sempre Padrone qd siamo in casa qd
siamo davanti a persone che sono a conoscenza della
situazione; in pubblico, ameno che non cambi idea,
potrai ancora chiamarmi col mio nome, ma naturalmente
anche in quella situazione sarai il mio schiavetto. La
seconda regola è che non potrai mai rifiutare un mio
ordine,perchè sono il tuo Signore, altrimenti la
punizione sarà terribile. Qualsiasi cosa ti chieda la
tua risposta dovrà essere sempre Si Padrone e Grazie
Padrone. La terza regola è che dovrai essere sempre
nella posizione in cui ti trovi ora qd sei davanti a me,
se non prostrato qd te lo comanderò. Non mettermi mai in
piedi:l’unica posizione che le puttane come te conoscono
è quella cha fa stare la loro bocca all’altezza del
pisello di un Padrone. La quarta, e per ora ultima
regola, è che devi capire che non ti ho preso con me
solo per divertirmi sessualmente: usarti mi eccita ma
non sono un frocio come te. Quindi, qd non avrai il mio
pisello in bocca o in culo e qd non ti farò usare da
altri, sarai il mio schiavo personale: laverai,
cucinerai, mi servirai in tutto, sarai il mio domestico,
insomma. Ci siamo intesi, stronzo ?
” Si mio Padrone, ai suoi ordini mio Padrone” risposi
abbassando la testa, anche se quell’ultima frase di
Gianluca relativa al fatto che mi avrebbe fatto fare la
puttana anche di altri mi aveva gelato il sangue nelle
vene. Lo vedevo completamente indifferente a me, per lui
non ero solo un suo oggetto, ma un divertimento che gli
avrebbe reso la vita più facile e divertente, un
qualcosa da condividere con gli altri, perchè no?
Il Padrone, finito il suo discorso, si alzò dal
divano:avevo sperato che me lo avrebbe fatto succhiare,
in fondo la posizione era molto comoda per spompinarlo,
ma così non fu. Forse era la prima lezione quella,
capire di non avere sempre il privilegio di essere la
sua troia…Il Padrone era sempre stato pieno di donne,
aveva fascino ( soprattutto quello dettato dal suo
cazzone), che se ne faceva di uno schiavo ciucciacazzo ?
” Sistema la tua roba nello sgabuzzino, dormirai per
terra in mezzo alle mie scarpe qd non avrò voglia di
tenerti tra le palle, altrimenti il tuo posto sarà ai
piedi del mio letto…Voglio tenerti vicino se durante
la notte ho voglia di scaricarmi i coglioni e se non
voglio arrivare in bagno per pisciare… Ci sei tu per
questo, no ? ” chiese il Padrone sorridendo
“Si Padrone, è un onore farle da cesso “, risposi già
pregustando quella nuova esperienza
” Per casa, qd ci sono solo io, indosserai solo un paio
di boxer; qd invece verranno a trovarci ospiti
indosserai il completino da brava cameriera sexy, con
tanto di crestina bianca, calze scure e scapre col
tacco. E’ cosi che mi servirai in qualche situazione ”
” Si Padrone, Grazie Padrone”
“Ora vatti a spogliare e poi torna da me, che cominciamo
a divertirci !”
” Si Padrone”. Detto qst mi recai nello sgabuzzino, che
da quel giorno sarebbe diventata la mia dimora
saltuaria:puzzava di chiuso, di scarpre da ginnastica
usate, di calzini sporchi. Odorova di eccitazione.
Mi spogliai e rimasi in boxer:il mio fisico, rispetto a
quello scultereo del Padrone, non era granchè e qst mi
rese ancora più consapevole del fatto che era giusto che
fossi il suo schiavo e la sua puttana. Potevo io essere
mai uguale al Dio che stavo per servire ? Potevamo mai
essere io e lui sullo stesso piano ? No, non eravamo
uguali, non eravamo nemmeno creature dello stesso mondo:
lui pisciava ed io bevevo la sua piscia, lui scoreggiava
ed io correvo ad odorargli il culo, lui mi dava un
ordine ed io correvo a prenderlo in bocca. Ditemi voi se
due persone del genere possono essere considerate
uguali.
Pochi minuti dopo, nudo se non per i boxer, ero di nuovo
inginocchiato di fronte a lui, che qst volta però era in
piedi.Mi guardava dall’alto in basso, come avrebbe fatto
sempre da quel pomeriggio, e mi disse:
” Schiavo, sai che sono una persona che non ama
aspettare, gingillarsi. Sono diretto e veloce in quello
che faccio. Alcuni Padroni al posto mio ci andrebbero
con gradualità con te, ti farebbero prima fare cose meno
perverse, meno umilianti. Ma io non sono così: me ne
sbatto il cazzo di te, non ti ho cercato io, sei tu che
ti sei inginnochiato davanti a me all’improvviso e mi
hai pregato di infilartelo in bocca. Quindi vuol dire
eri consapevole di quello che volevi, che eri cosciente,
che sapevi dove tutto questo ti avrebbe portato”
“Si Padrone”. Quanto avrei voluto toccargli il cazzo !
” Bene, allora non ho voglia di aspettare. Ho voglia di
usarti per lo schiavo quale sei da subito, da ora. Prima
ti abitui a fare certe cose è meglio sarà per te, perchè
ogni giorno sarà peggio, ogni giornò ti userò in maniera
più profonda !”
” Come desidera, Padrone”
” OK, schiavo, allora andiamo in bagno: il tuo Padrone
deve cagare ”
Continua…
Non so che faccia feci all’ordine datomi dal mio Padrone: a me era
sembrato di aver mantenuto il viso impassibile, immobile, come si
conviene ad uno schiavo, il quale non deve avere opinioni, non deve
fare commenti anche se solo con se stesso, ma deve solo e sempre
ubbidire…anche se la richiesta del Padrone è strana, perversa,
imperscrutabile, misteriosa…anzi soprattutto se e’ una di queste
cose!
Non so che faccia feci, dicevo, fatto sta che Gianluca si accorse di
qualcosa, forse una leggerissima contrazione del viso in segno di paura
o perplessità su ciò a cui mi stava per sottoporre. Senza che potessi
rendermene conto, senza avere nemmeno il tempo per prepararmi
psicologicamente, il Padrone mi colpì al viso con uno schiaffo
pesantissimo, duro qt era la sua rabbia per la mia prima seppur lieve
disubbidienza. La sua mano aperta, lunga e magra, si abbattè come un
uragano sulla mia faccia. La sberla fu così forte ed inaspettata che
non riuscì a mantenermi saldo sulle ginocchia, e caddi come un sacco
vuoto, un pungiball senza sabbia, sul pavimento della sua casa.
Mentre mi accorgevo lentamente di ciò che mi era successo, sentii la
voce del mio Padrone giungermi dall’alto, rabbiosa e cruda come non lo
era mai stata fino ad allora ” Chiariamoci per bene, puttana, una volta
e per tutte: TU SEI IL MIO SCHIAVO, UN ESSERE INFERIORE E SOTTOMESSO
CHE HA COME UNICO SCOPO NELLA VITA QUELLO DI SERVIRE IL SUO PADRONE, DI
ESSERE A SUA COMPLETA DISPOSIZIONE PER TUTTO QUELLO CHE EGLI VUOLE,
DESIDERA, ORDINA! ” Si fermò un attimo x asciugarsi un po’ di saliva
che gli colava dalla bocca in seguito alla sfuriata e cos’ facendo mi
diede il tempo di rimettermi nella posizione precedente, di nuovo
inginocchiato di fronte a lui, alla sua figura che ora mi appariva come
quella di un Dio non solo bello, ma anche potente, forte, terribile…e
vendicativo. Abbassai la testa e mi trovai così a guardare quei piedi
che ieri avevo leccato e che adesso erano nascosti da calzini bianchi
di spugna. Il Padrone continuò, abbassando il tono di voce ma non per
questo essendo meno diretto ed incisivo
” Tu hai scelto liberamente di essere la mia troia, tu sei corso da me
quando te lo avevo ordinato senza pensarci su una volta, tu lo hai già
preso in bocca, mi hai già tolto i grumi di terreno e sudore dalle
unghie dei piedi, mi hai già odorato la mutanda sporca di piscia e
merda! Come ti permetti di sembrare inorridito quando ti ordino di
accompagnarmi al cesso ?! Come ti permetti di non gettarti subito ai
miei piedi e ringraziarmi dell’onore che ti sto concedendo ?! E questo
quello che dovrai fare da oggi, è questo quello che ti aspetta dalla
vita nel futuro! Quindi abituati ad essere usato da me e da chi voglio
io nei modi più degradanti ed umilianti possibili ! Perchè sono gli
unici che conoscerai da questo momento!Dì addio al rispetto x te
stesso, alla tua dignità, alla tua normalità…Perchè ti voglio sempre
pronto ad esaudire tutte le mie richieste,sempre entusiasta e allo
stesso tempo rassegnato per quello che decidero di riservart. Non
voglio mai più fare un discorso del genere con te, altrimenti
conoscerai punizioni mooolto più terribili di una semplice sberla! Ci
siamo intesi, mio leccapiedi personale ?!
” Si, mio Padrone…la prego di perdonare il suo umile servo ” risposi
io, continuando a tenere bassa la testa, colpito dalle sue parole,
spaventato dalla sua ira, attratto dal futruro che mi aveva predetto
“Ora andiamo in bagno, che la merda mi sta premendo sul culo! E non è
giusto che la faccia aspettare per colpa tua, per colpa di una merda
ancora peggiore che non ha capito ancora quale sarà la sua vita da
oggi! Tu seguimi in ginocchio, è così che camminerai in mia presenza,
non sei certo degno di camminare come una persona normale dato che non
lo sei…dato che le persone normali non vanno di certo dietro ai loro
amici che devono cagare, pronti ad pulirgi il culo! ”
Il Padrone girò su se stesso e si diresse con passo spedito verso il
bagno…io lo seguii in ginocchio, muovendomi con una certa fatica a
cui però mi sarei dovuto abituare presto.
Arrivammo in quel bagno che molto presto sarebbe diventato il mio
collega e in un certo senso il mio rivale e Gianluca si fermò in piedi
presso la tazza. Io dopo qualche secondo lo raggiunsi…era una strana
prospettiva quella…non avevo mai visto il gabinetto così vicino al
viso, tranne forse le rare volte in cui avevo vomitato…ma lì non
c’era mica un altro uomo con me!
” Adesso mi abbasserai la tuta e poi mi farai lo stesso con i
boxer…così potrai finalmente rivedere l’altro tuo padrone, che credo
ti manchi tanto…” disse Gianluca sorridendo e leggendomi nel
pensiero.
Feci come mi aveva ordinato: misi le mani ai lati del pantalone e lo
tirai giù lentamente…davanti a me si scoprirono il boxer bianco
stretto che metteva in risalto il suo enorme pacco e poi le cosce
toniche e le gambe pelose e magre. Fu poi la volta della mutanda, la
chiave d’accesso al suo mondo proibito. Rimisi le mani sui suoi fianchi
e iniziai a tirare giù…I miei occhi erano come ipnotizzati,
guardavano fissi quello che lentamente usciva allo scoperto: la corona
d peli e riccioli scuri, la parte superiore del suo membro, floscio in
quell’istante eppure già impressionante, la punta rossa della capocchia
che fuoriusciva dalla pelle…e poi giù giù, la grossa sacca rugosa
delle sue palle, la striscia di pelle e peli che correva fino al suo
ano…
Nonostante l’ebbrezza e la distrazione data da quello spettacolo,
riuscii a finire il mio compito, abbassandogli all’altezza delle
caviglie anche il boxer…il Padrone ora era pronto per cagare.
Si sedette sulla tazza del cesso come se io non esistessi o come se
fosse normale avere una persona inginocchiata davanti a te mentre ti
accingi a cagare, indifferente al mio sguardo incuriosito su ciò che mi
avrebbe ordinato!
” Bene schiavo, abituati a questa scena, perchè la vedrai migliaia di
volte, tutte le volte in cui dovrò andare in bagno…Ora che ho uno
schiavo tutto per me non posso certo perdere l’opprtunità di divertirmi
ad usarlo anche quando sto sulla tazza!”
Il Padrone si sistemò meglio col culo e poi scorreggiò rumorosamente:
non era la prima volta in vita mia che sentivo scoreggiare Gianluca,”
ma adesso la situazione, il contesto, era completamente cambiato…non
eravamo due amici che nell’intimità di una stanza ridevano l’uno per la
puzza dell’altro,ora invece io ero solo uno schiavo che odorava con
rispetto la scoreggia che usciva dall’ano del mio Signore, desideroso
che gliela facesse in piena faccia
” Puttana, come vedi almeno per questa volta non ti userò come mio
cesso personale, non ti cagherò in bocca…almeno per questo è ancora
troppo presto. Quello che ora voglio da te è che ti prendi in bocca il
mio cazzo ancora moscio e me lo succhi lentamente mentre io cago. Non
voglio tanto godere come ieri quanto sentire la tua lurida lingua da
bagascia sulla mia mazza: quindi lo prenderai in bocca con dolcezza, me
lo spompinerai lentamente, passando la lingua su e giù…non voglio
neanche che si faccia troppo duro, altrimenti mi deconcentro nella mia
cagata…e poi lo scopo di questa pompa non è quello di godere, ma
quello di farti sentire il mio pisello in bocca e contemporaneamente la
puzza della mia merda nel naso, e vedere se questa cosa ti eccita o
meno!
Finita la frase, il Padrone cacciò il pisello che era finito
all’interno della tazza (come capita di solito quando si caga) e lo
appoggiò sulla tavoletta. Non era duro per niente e puzzava di piscio e
di cazzo non lavato.
Io mi sistemai meglio sulle ginocchia, avanzai fino a dove mi concedeva
la tuta del Padrone ferma alle caviglie e sporsi in avanti la testa,
piegandola verso il basso, per ercare di arrivare con le labbra alla
punta del pisello. Ci arrivai con qualche difficoltà e per riuscire a
mettermelo in bocca dovetti aiutarmi prima di tutto con la lingua. Era
la prima volta in vita mia che prendevo in bocca un cazzo moscio, e
pensai, mentre con estrema difficoltà lo facevo scivolare all’interno
della bocca, che era molto più umiliante che prendere in bocca un cazzo
in erezione, grosso o meno, perchè in quei momenti capivo che per il
Padrone non ero uno schiavo sessuale ma un essere inferiore da usare, e
che lui poteva tranquillamente schiaffarmi il cazzo tra le labbra anche
senza essere eccitato, anche senza godere e senza eccitarsi. Il cazzo
del Padrone, ora nella mia bocca, continuava ad essere floscio. Era
strano leccare quel bastoncino grinzoso, che si accartocciava sulla mia
lingua, che utilizzava la mia bocca non per crescere ed eccitarsi ma
solo come luogo di rifugio in cui appoggiarsi.
Mentre proseguivo nella mia strana opera di sbocchinamento, il Padrone
cominciò a cagare: sentii distintamente, forse data la vicinanza della
mia faccia al suo culo, il pezzo di stronzo lasciare l’ano del mio
Signore e cadere nell’acqua della tazza, con un inequivocabile
“splosh”. Il Padrone non se ne curò, e notando che la mia lingua si er
fermata disse ” Beh, schiavo, che c’è ? Perchè ci siamo fermati ? ”
Naturalmente io non risposi a parole, ma risposi riprendendo a
succhiargli il cazzo. Il Padrone, vedendo he tutto era tornato alla
“normalità” continuò dicendo ” Guarda che devi senirti onorato del
fatto che non sto facendo nient’altro ora che farmi leccare il cazzo da
te, perchè le prossime volte tu farai questo servizietto mentre leggerò
un giornale o parlerò al telefono… e allorà sì che ti sentirai molto
più un oggetto di ora!”
Per tutta risposta, sentendomi lusingato di quello che il Padrone mi
aveva detto, leccai con più forza e concentrazione, passando la lingua
su tutta l’asta e soffermandomi soprattutto sul glande, che titillai
con la punta della lingua a lungo.
Nel frattempo Gianluca continuava a sganciare pezzi di merda ed alcuni
si fermavano sul bordo della tazza: la puzza cominciò a salire sempre
più fortemente e arrivava direttamente nelle mie narici, stordendomi e
nauseandomi allo stesso tempo…Era una puzza nuova, in fondo credo che
nessuno di noi si sia mai trovato nello stesso bagno con una persona
che sta cagando e scoreggiando…Era però anche una puzza diversa…sì,
non era certo un bell’odorino quello che il sottoscritto stava
annusando in quel momento, ma mi stava iniziando ad eccitarmi
ugualmente, come se si fosse trattato di un ricercato profumo, o più
facilmente come se si fosse trattato dell’odore di cazzo che noi
puttane sbocchinatrici tanto amiamo
Iniziai quasi involontariamente a leccare il pisello del Padrone con
maggiore veemenza, affondando di più con la bocca, mettendomi più cazzo
possibile tra le labbra, anche se quello persisteva a non farsi grande!
Che umiliazione, non ero buono neanche a far diventare grosso un cazzo
già di suo enorme come quello del Padrone!
Cmq Gianluca sembrò accorgersi del mio cambio di ritmo. Mise allora il
palmo della sua mano sulla mia nuca e iniziò a schiacciarmi la testa
contro il suo pube ” Vedo che l’odore della mia merda ti eccita,
puttana! ” Ed io feci di sì con la testa mentre continuavo a
spompinarlo ” E allora vorrà dire che mi farai più pompe possibili
quando mi troverò a cagare, schiavo!”
La mia opera di spompinamento (anche se ripeto che non si trattava
proprio di quello, quanto più di un lento ciucciare e lappare, perchè
il cazzo del mio Padrone continuava a non farsi duro più di tanto e
continuava ad appoggiarsi semi-floscio sulla mia lingua, che tra
l’altro oramai odorava del suo pisello) andò avanti per un’altra decina
di minuti…oramai mi facevano male le ginocchia ed il collo per la
posizione flessa e non tanto comoda…e soprattutto la puzza che
imperversava in quel cesso non era delle più piacevoli, anche se mi
ricordava in continuazione, con quelle zaffate, la mia nuova ed umile
condizione di oggetto, di animale a cui nulla fa schifo e per cui
niente è motivo di disgusto.
Senza preavviso, poi, il Padrone si alzò dalla tazza:per un attimo la
mia bocca seguì il suo pene che si allontanava da lei, alzando la testa
verso di esso ed estendendo il collo…ma poi il cazzo di Gianluca si
allontanò definitivamente, lasciando in bocca questa volta non l’aroma
appiccicoso dello sperma ma quello acido, proprio della piscia stantia,
non fresca.
“Il tuo Padrone ha finito, schiavo ” mi disse Gianluca alzandosi dalla
tazza e mettendomi il suo pisello ora vicino al naso. Io non sapevo che
fare, avevo paura di quello che mi avrebbe chiesto, anche se avevo
capito che ormai mi dovevo aspettare di tutto, e di peggio. Furono le
parole del Padrone a togliermi i dubbi ” Abituati all’idea che a breve
mi dimenticherò come è fatta la carta igienica e userò come surrogato
la tua lingua…ma dato che questa è la prima volta, ti risparmierò
questo e ti concederò l’onore di pulirmi il culo con la carta. Per cui
strappa un pezzettino dal rotolo, puttana, e avvicinalo al mio buco
sporco…fino a dentro, mi raccomando…Guarda che se dopo mi brucia il
culo, la prossima volta te la faccio già mangiare” .Era quel”già” che
mi preoccupava in quel momento…Cmq feci come mi aveva ordinato:
sempre rimanendo in ginocchio, mi avvicinai al rotolo e ne strappai un
pezzo piuttosto consistente, dopodichè gettai un occhiata all’interno
della tazza… Scusatemi se mi soffermo sui particolari, ma credo che
sia giusto farvi vivere, capire, provare quello che vivevo e provavo io
in quegli istanti di assoluta degradazione…e poi io personalmente ho
sempre odiato quei racconti che tralasciano questi parti della vita
quotidiana di uno schiavo, come se non esisteressero o come se i nostri
padroni ci considerasserero esseri umani a tal punto da esentarci da
queste mansioni: non siete d’accordo con me? E poi credo che chi legga
questi racconti non sia esattamente un’educanda o un moralista,
quindi…
Tornando a noi, stavo raccontandovi del momento in cui gettai un
occhiata, preoccupata e incuriosita, all’interno del cesso: beh, le
previsioni che avevo fatto in mente mia mentre gli leccavo il pisello e
respiravo quell’aria poco salubre, erano state rispettate: nell’acqua
della tazza galleggiavano più pezzi di merda scura non molto
consistenti, come se il Padrone avesse mangiato (volontariamente?)
delle verdure, a pranzo…e sul bordo ricurvo era presenta una lunga
scrisciata marrone, accompagnata da grumi più o meno consistenti, che
si erano fermati a causa dell’attrito…Era questo il panorama che
stavo guardando, quando la dura voce del mio Padrone mi riportò alla
realtà ” Puttana?! Che cazzo stai facendo? Ti ricordo che hai un culo da
pulire!”
“Si Padrone, mi scusi mio Padrone” risposi io distogliendo lo sguardo e
dirigendomi verso un altro spettacolo. Gianluca, per farsi pulire
meglio il culo, fece qualche passo in avanti e si allontanò dalla tazza
mefitica, dopodichè si piego leggermente in avanti, concedendomi
l’onore di guardare a pochi centimetri di distanza il suo ano
odoroso…Non avevo mai visto da così vicino un culo sporco di merda:
forse a causa della cagata molliccia appena fatta, i peli che
attravesavano il culo del mio Padrone erano anch’essi sporchi e
incrostati di merda fresca…il buco del culo emanava,
comprensibilmente, un odore non proprio piacevole…ed avevo anche la
sensazione che Gianluca non vedesse l’ora di sbattermelo in faccia,
così com’era, sporco e puzzolente, casomai imbrattandomi il viso, il
naso, le mie guance da cesso umano…Con la mano tremolante, per la
paura, il disgusto e la novità, avvicinai il pezzo di carta
all’ano…per eseguire l’ordine del mio Signore, cercai di inserirlo
per bene nel buco, compiendo una leggera pressione…una parte della
carta sparì nell’oscurità ricoperta di peli neri, e, dopo una leggera
sfregatura da parte mia, rimerse non più intonso com’era entrato, ma
quasi del tutto scurito, annerito dalla merda…La cagata doveva essere
stata molto consistente, perchè il pezzo di carta igienica si era
sporcato molto in profondità, quasi consumandosi completamente…Il mio
Signore ordinò “Odoralo!” ed io, quasi in preda ad un ipnosi, senza
pensare a ciò che stavo facendo, me lo schiaffai sotto al naso, quasi
sporcandomi la punta di quello con la merda impregnata sulla
carta…l’odore fu fortissimo,acre e mi penetrò a fondo nelle narici,
salendomi fino in testa…non avevo mai annusato la merda da così
vicino…per un attimo dovetti reprimere una serie di conati che mi
salirono vorticosamente dallo stomaco…riuscii a scacciarli e a
rimandarli indietro…impaurito da ciò che avevo fatto e soprattutto da
ciò che stavo diventando, ovvero un essere senza ritegno, senza
personalità, senza dignità, un automa nelle mani del mio perverso
Padrone, gettai la carta nella tazza, e senza aspettare l’ovvio ordine
di Gianluca, presi un altro pezzo e ripetei l’operazione di pulizia del
suo culo…Questa volta mi soffermai più sui bordi dell’ano, sui peli,
e la carta uscì da quel viaggio meno sporca della sua compagna già
finita in fondo al cesso
Il Padrone mi ordinò di fermarmi e poi si spostò verso il bidet,
ordinandomi di lavarlo. Senza troppe spiegazioni questa volta, anche se
pure questo gesto non era qualcosa di lontanamente normale, mi
inginocchiai affianco al bidet, mettendomi di lato. Anche questa volta
il Padrone, ora accovacciato sul bordo, si spinse leggermente in
avanti, dandomi la possibilità in questo modo di poter arrivare meglio
con le mie mani al suo buco…Aprii l’acqua in modo che fosse tiepida e
indirizzai il getto verso l’ano del Padrone…dopodichè misi un po’ di
sapone liquido sulla mano e mi indirizzai verso il culo…Sciacquai a
lungo, gli passai per bene il sapone sul bordo del culo, strofinai la
mano fino alle palle e nella zona perianale…Il Padrone sembrava
contento del mio servizio e gli piaceva quando toccavo con la punta
delle dita le sue palle…” Brava, puttana… sei proprio brava a
lavarmi il culo!” mi disse, sorridendo sarcastico
Poi lo asciugai, stando in ginocchio davanti al suo culo sodo mentre
lui era in piedi…Ed infine lo rivestii, compiendo l’operazione
inversa di prima e vedendo, purtroppo, sparire nuovamente il suo bel
cazzo, che cmq avevo tenuto in bocca a lungo, poco prima, anche se non
lo avevo fatto arrivare
” Ora io vado di là, tu scaricherai…e se sul bordo del cesso
dovessero rimanere incrostate delle strisciate, ti accuccerai come una
brava cameriera e le scrosterai con la carte…Questo però se sei
fortunato” disse ridendo e uscì dal bagno
Sempre rimanendo in ginocchio scarica e…si, fui fortunato…Una parte
della lunga strisciata di prima non si era cancellata con l’arrivo
dell’acqua, e quindi fui costretto a prendere l’ennesimo pezzo di carta
di quella strana mezz’ora e con la mano scrostai ciò che era rimasto
immobile…Per un attimo, poi, ebbi l’illuminazione che presto avrei
compiuto quel gesto non con la mano, ne tantomeno con la carta con la
mia lingua…Fare quell’ultima operazione mi diede la consapevolezza
della mia condizione:certo, quello forse era il gesto meno umiliante o
disgustoso di quelli che avevo fatto fino ad allora, ma il fatto di
essere solo, di non avere il Padrone davanti che mi guardava e
giudicava, il fatto che ero suo schiavo anche non in sua presenza, mi
fece capire cosa mi avrebbe riservato il futuro da lì in avanti
Camminando a quattro zampe uscì da quel bagno maleodorante e cercai con
lo sguardo il mio Padrone…era seduto sul divano e si era acceso la tv
” Ah, finalmente sei arrivata, troietta! ” mi disse accorgendosi della
mia presenza… Io mi avvicinai al divano di pelle blu su cui il
Signore si era seduto e rimasi in ginocchio, in attesa di nuovi ordini
” Mettiti a quattro zampe, sotto al divano…Ho proprio bisogno di un
poggiapiedi, adesso !” Era forse l’ordine meno umiliante che avevo
ricevuto fino a quel momento dal Padrone, e quindi corsi ad ubbidirlo.
Mi misi a quattro zampe come lui mi aveva ordinato assumendo la
posizione di un comodo tavolino basso su cui il Padrone avrebbe
poggiato le sue nobili estremità…E così fece, piantandomi un piede
,ancora coperto dal calzino di spugna, ora però più annerito dato che
il Signore camminava scalzo, sulla nuca e l’altro verso il centro della
schiena. Avrei passato in quella posizione, non propriamente comoda,
circa un’ora di assoluta, e indifferente da parte del Padrone,
sottomissione fisica
Continua…
Mandatemi critiche, suggerimenti, e quello che vi ho scritto nel
precedente capitolo a superslave@virgilio.it
Trascorsi quasi un’ora nella scomoda posizione di
poggiapiedi del Padrone: mi dolevano i palmi di entrambe
le mani e sentivo fitte sempre più lancinanti alle
ginocchia. Il Padrone non si curava affatto di me,
com’era giusto che fosse, e guardò in silenzio la
televisione per tutto il tempo…l’unico gesto era
costituito dallo spostamento dei suoi piedi: li ebbi
prima entrambi sulla nuca, poi appoggiati con le piante
sulla schiena, poi incrociati all’altezza delle caviglie
e quindi poggiati sui talloni…Talvolta, quando il
Padrone spostava le sue divine estremità verso la mia
faccia, potevo respirare l’odore di sudore, di chiuso da
scarpe da ginnastica che sempre accompagna i piedi
racchiusi in calzini di spugna…e questo odore
costituiva l’unica mia fonte di godimento ed
eccitazione, dato che quella scomoda posizione offriva
poc’altro
Dopo circa un’ora, quando oramai avevo imparato a
convivere con le scariche elettriche provenienti dalle
mie articolazioni doloranti e che si facevano sempre più
acute, Gianluca spense la tv…piegò le ginocchia sul
divano per non poggiare i piedi a terra e mi parlò,
finalmente, dopo una quantità enorme di tempo passato in
silenzio
” Schiavo, girati e mettiti di faccia al divano,
rimanendo nella stessa posizione di ora…l’unica
differenza è che devi poggiare il dorso delle mani sul
pavimento e devi farmi poggiare i piedi suoi tuoi palmi”
Così feci,ed il Padrone appoggiò le piante dei piedi che
poco prima avevo avuto sulla schiena e sulla nuca sui
miei palmi aperti, esercitando una pressione abbastanza
forte, considerando che le scariche di dolore non si
erano ancora placate. Naturalmente avevo la testa
abbassata, non mi sarei mai permesso di alzare lo
sguardo verso l’alto, verso il mio Padrone, senza una
sua espressa autorizzazione…e così mi ritrovai
nuovamente a guardare i calzini bianchi del mio Signore,
che avvolgevano le dita nodose ed il piede forte, che in
quel momento avrei tanto voluto leccare con ampie
lappate sulla pianta, succhiare avidamente, baciare con
passione come se fossero le labbra della mia ragazza.
Invece non successe niente di tutto questo, e mi
ritrovai a dover fantasticare su quei nobili e forti
piedi da mio Padrone, mentre lui iniziò a parlare,
dall’alto, senza che io lo potessi vedere
” Allora puttanella, innanzitutto ti comunico
ufficialmente che il culo non mi brucia, e che quindi ti
risparmierò, per ora, una dose di frustate su quel culo
rotto da troia che ti ritrovi…evidentemente hai la
predisposizione naturale a levarmi la merda dalle
chiappe, puttana, e quindi vorrà dire che sarai premiato
per questo: lo farai ogni volta che dovrò cagare!”
” Grazie, Padrone” risposi, effettivamente contento di
quel riconoscimento e del premio che il mio Padrone mi
aveva accordato per come avevo svolto bene il mio lavoro
di toilet slave
” Ora veniamo a noi ” continuò Gianluca ” vedo con
piacere che ti sei abituato in fretta alla tua nuova
condizione di mio schiavo totale…ti stai applicando
con dedizione e umiltà ai compiti che ti sto
assegnando…continua così e la tua vita non sarà così
difficile…non ti posso dire certo che sarà una vita
piacevole o divertente, ma almeno non avrai molti motivi
per cui lamentarti…o soffrire”
Il Padrone si fermò un attimo, ed io istintivamente mi
rilassai, in attesa che continuasse il discorso…ed
invece all’improvviso mi ritrovai con il mento dolorante
e gli occhi che si riempivano di lacrime…cos’era
successo? Niente di che, un qualcosa a cui mi sarei
dovuto presto abituare, come confermarono le parole
successive del mio Padrone, che seguitò a parlare con
tutta calma, come se niente fosse accaduto
“Per quale motivo ti ho dato questo calcio in faccia,
schiavo? ” mi domandò Gianluca
” Non lo so, mio Signore. Ma le chiedo comunque di
perdonare il suo schiavo se a mancato in qualcosa” mi
affrettai ad aggiungere io, con spirito da inferiore
abituato alla sottomissione, come se la mia nuova
condizione di schiavo mi scorresse nelle vene da
generazioni
” Sei proprio una puttana buona solo a prenderlo in
bocca, schiavo del cazzo! Tu non hai fatto niente di
sbagliato, è proprio questo il punto!
Ciò che ti differenzia dalle persone normali, tra le
altre cose, è anche il fatto che sarai costretto a
subire una serie di situazioni per te degradanti in
maniera del tutto gratuita, senza nessun motivo!”
Il Padrone si fermò di nuovo, ed io mi preparai
mentalmente alla possibilità che potesse farmi male di
nuovo…invece il Padrone mi tirò su la faccia
prendendomi per il pizzetto, facendomela alzare verso di
lui e…”PTUU!” mi sputò in pieno viso un grumo di
saliva piuttosto denso, che si depositò tra il naso e le
labbra, concedendomi così la possibilità di poter
respirare l’odore della sua saliva…un odore piuttosto
forte, dato probabilmente dalla consistenza piuttosto
densa di quello sputo
Io rimasi immobile, stupito ed onorato di quel gesto del
mio Padrone, che nel frattempo, dopo essersi avvicinato
alla mia faccia per sputarci sopra, si era risistemato
nella posizione di prima. Naturalmente non accennai
neanche per sbaglio a levarmi con il braccio o le mani
quel grumo di saliva che lentamente prendeva possesso di
una parte del mio viso, scendendo dal naso al labbra
superiore, lasciando dietro di se una scia odorosa, nè
il Padrone mi ordinò di asciugarmela, forse perchè
doveva essere uno spettacolo spassoso per lui, quella
puttana inginocchiata ai suoi piedi che si trastullava
in silenzio con la sua sputazza
” Ora ti è più chiara la cosa, stronzo?! ” mi chiese
Gianluca, sorridendo sarcastico come un vero Padrone
” Si, mio Signore” risposi, e facendo questo, introdussi
un po’ della sua saliva in bocca, inghiottendola
immediatamente per paura che potesse prosciugarsi prima
che ne avessi potuto sentire il sapore forte sulla
lingua
” Vedi, puttanella, questo gesto, come quello di prima,
e che molti altri che ci saranno in futuro era
assolutamente non motivato da qualcosa. Mi andava di
farlo, è lo fatto ! Così,o per gioco,o per noia, o per
passare il tempo,o per divertirmi con poco, ti userò
come più mi va e tu subirai i miei capricci e i miei
voleri senza fiatare, subendo e ringraziando il tuo
Padrone per quello che ti concede, fosse farti una
scorreggia in pieno viso o farti correre in ginocchio da
me per farmi leccare il moccio che mi cola dal naso !”
” Si, Padrone, grazie Padrone ” risposi automaticamente
io, immaginando nella mia mente la vita che mi aspettava
” E questo il bello di avere uno schiavo sottomesso ai
tuoi ordini, troietta! Puoi divertirti davvero con poco
e sai che tutto ciò che di più perverso ti passa nella
testa puoi farlo diventare realtà con una semplice
parola!” concluse il discorso Gianluca, seriamente
entusiasta alla prospettiva di poter giocare fino in
fondo e senza limiti con quell’essere inferiore
inginocchiato dinnanzi a lui
” Ora, puttana ” proseguì il mio Padrone
infischiandosene del dolore sempre più forte che mi
attraversava i gomiti e le braccia per la postura
prolungata ed innaturale ( ma non per una lurida cagna
come me!) “il tuo Padrone vuole farsi una doccia prima
di andare in palestra. Quindi ora tu, schiavo, vai a
prendermi un paio di asciugamani pulite e poi ti vai a
stendere per terra ai piedi della vasca e aspetti così
il tuo Padrone”
Stavo per alzarmi da quella posizione infame, quando
sentì un altro calcio abbattersi contro la mia faccia
” Puttana, ogni volta che ti allontani da me per
eseguire un mio ordine, devi abbassarti e baciarmi o
leccarmi i piedi, a seconda che indossi o meno i
calzini. Per questa volta te la abbuono, ma una mancanza
di rispetto così grave nei miei confronti non la voglio
più vedere dalla prossima volta! Ci siamo intesi,
schiavo?”
” Si, Padrone, perdoni la sua troia leccapiedi, Padrone”
dissi io e abbassai la testa per baciare, in quel caso,
la punta del piede di Gianluca. Fu un gesto deferente,
privo di quella malizia o sensualità che aveva
accompagnato tutti i miei gesti precedenti. Quel bacio
dato con le labbra schiuse alle dita del Padrone
ricoperte dal calzino di spugna,fatto in maniera
silenziosa ed umile, era la prova tangibile della mia
inferiorità e sottomissione al Padrone, che pretendeva
da me rispetto e devozione perpetua, come la si concede
ad un Dio
Dopodichè, sempre rimanendo in ginocchio mi allontanai
dal divano e, dopo aver soddisfatto l’ordine del mio
Padrone, mi diressi nuovamente verso il bagno,
distendendomi a pancia sotto sul freddo pavimento, ai
piedi della vasca.
Gianluca mi raggiunse dopo qualche istante: si tolse il
pantalone della tuta, i boxer ed i calzini, lasciandoli
per terra senza curarsene troppo, perchè tanto sapeva
che dopo ci sarebbe stata una ubbidiente cameriera a
toglierli da lì. Dopodichè si diresse verso la vasca e
poggiò prima un piede nudo e poi l’altro sulla mia
schiena di zerbino umano, insensibile al freddo e al
dolore provocato dal peso del corpo del mio Padrone
” Ora entra anche tu nella vasca, togliendoti il boxer
così potrò deridere il mozzicone che ti ritrovi al posto
del cazzo, e sistemati in ginocchio. Dovrai insaponarmi
per bene soprattutto la parte bassa del mio corpo, i
piedi, le gambe, il culo, le palle e poi mi laverai”
Ubbidì al mio Padrone: mi levai il boxer mettendo in
mostra il mio ridicolo pisello, che se paragonato a
quella montagna di carne ferma in mezzo alle cosce del
Padrone, diventava ancora più insulso
Gianluca mi guardò quel cosettino floscio che mi pendeva
come smorto e iniziò a ridere
” Ah Ah Ah, è quello sarebbe un cazzo, schiavo?! Quel
coso lì serve solo per pisciare e forse non fa bene
neanche quello! Ma come la fai godere una donna tu, eh,
puttana?! Ah Ah, credo che la tua fidanzata non sappia
cosa sia un orgasmo, troietta, immagino che abbia sempre
finto di godere, poveraccia! Ma da oggi questo suo
triste destino è giunto al termine, ci penserà il tuo
Padrone ha farla godere come si deve, più e più volte!
Mentre il Padrone infieriva sulla mia triste condizione
di minidotato (almeno se paragonato a lui e al suo
poderoso stantuffo), io mi sistemai in ginocchio
all’interno della vasca e per ironia del destino mi
ritrovai con la faccia a pochi centimetri dal suo
cazzone da attore porno di colore. Visto da quella
prospettiva, la prospettiva di una puttana come me ma
anche quella di una semplice ragazza intenta a
spompinargielo, il cazzo del mio Padrone era davvero,
davvero notevole, una vera prelibatezza da introdurre in
ogni singolo buco del corpo, per delle puttanelle in
calore come c’è ne sono tante in giro, e che avevano una
specie di radar naturale per quel genere di “affari
pendenti”
Il Padrone mi ordinò di aprire il getto dell’acqua e di
iniziare ad insaponarlo per bene: così feci e stando in
ginocchio inizia a strofinare la mano piena di sapone
prima sulle cosce toniche e poi sulle gambe magre e
muscolose, strofinando per bene e contemporaneamente
massaggiandogliele. Il Padrone nel frattempo, da sotto
al getto della doccia e mentre si lavava la parte
superiore del suo corpo, continuava a parlare e a
deridere il suo schiavo
” Credo proprio che se P. (sempre la mia ragazza) si
trovasse qui in questo momento e vedesse la differenza
che c’è tra i nostri due cazzi, non ci penserebbe su un
secondo a implorarmi di fotterla e di farla godere come
una puttana da quattro soldi! Non è così, schiavo?!”
” Si, mio Signore ” risposi io, e non era solo una
risposta automatica e doversosa nei confronti del
Padrone, ma era anche ciò che realmente pensavo in quel
momento: quale ragazza, anche la più fedele di tutte,
davanti alla prospettiva di una scopata lussuriosa con
quel formidabile cazzone duro, avrebbe rifiutato la
proposta?
Nel frattempo, la puttana del Padrone continuava a
svolgere il suo compito da diligente servetta qual’era:
passai a insaponare con cura i piedi di Gianluca,
strofinando tra le dita e massaggiando la pianta,
ammirando la forza e la virilità che pure quei piedi
emanavano. Dopodichè mi rimisi in ginocchio e, con la
mano destra nuovamente insaponata, iniziai a strofinare
le palle, il cazzo, la zona inguninale…passai il
sapone sui peli, districando i riccioletti che si erano
formati, presi in mano quel suo enorme bastone e iniziai
a pulirlo sopra e sotto,massaggiando anche lì e facendo
su e giù a mo’ di sega, lo scapocchiai per levare i
residui di sperma dal glande turgido, gli insaponai a
dovere la grossa e rugosa sacca delle palle, mantenedola
in mano come una mela e soppesando il suo contenuto,
scesi con le dita insaponate fino al lungo corridoio
perianale, dopodichè, il Padrone, accortosi che avevo
completa il lavoro in quella zona si girò su se stesso e
mi diede da insaponare e lavare il culo, che avevo
pulito con dovizia neanche due ore prima, e anche lì
passai la mano in tutti gli affrantai, insaponai i peli,
la lunga fessura, il buco da cui avevo sentito uscire la
merda e zaffate di puzza
Il Padrone si rigirò nuovamente verso di me, facendo
sbattere il suo pisellone contro la mia bocca
” Puttana, devo pisciare !” mi disse all’improvviso, e
detto questo si prese il cazzo tra le dita e senza
pensarci su due volte lo puntò dritto contro la mia
bocca, come il missile di un potente stato contro un
povero e arrendevole villaggio ” Apri quella bocca da
troia,schiavo, voglio sentire la mia piscia gorgogliare
sulla tua lingua!”
Non me lo feci ripetere due volte, ed aprì la bocca da
puttana che mi ritrovavo e che era a sua completa e
totale disposizione. Il getto di piscia giallo scuro,
temperato un po’ dall’acqua che scrosciava dall’alto,
partì tutto d’un tratto dalla punta della sua turgida e
gonfia cappella, e arrivò preciso all’interno della mia
bocca spalancata…trattenni tutta la pisciazza che il
Padrone fece l’onore di donarmi, non ingoiando ne
facendo cadere neanche una goccia dalle mie labbra. Il
getto fu continuo e molte forte, stimolato com’era dalla
doccia, e duro per qualche secondo, in cui l’unico
rumore era costituito dal gorgogliare del nettare
dorato, che riempiva velocemente la mia bocca da cesso
umano, penetrandomi a fondo sulle papille gustative.
Finalmente il gettò si esaurì e le ultime gocce caddero
sul pavimento della vasca, mischiandosi all’acqua. Il
Padrone mi ordinò di alzare il viso, sempre tenendo la
bocca bene aperta, perchè voleva vedere lo spettacolo
della sua piscia gialla ferma nella cavità orale del suo
schiavo, come un laghetto immobile fatto solo di piscia.
Ma evidentemente il suo scopo non era solo quello di
ammirare lo spettacolo da lui creato, ma anche fare
qualcos’altro…infatti si chinò leggeremente verso di
me e sempre sorridendo soddisfatto di quella situazione
mi scatarrò una bella quantità di saliva in bocca,
facendo anche il classico rumore del catarro, appunto,
prima di sputare, quasi a dimostrare tutto il suo
disprezzo nei miei riguardi. La sua sputazza andò a
mischiarsi con il nettare giallo che mi aveva concesso
poco prima, creando un miscuglio improbabile e non
proprio facilmente diregibile nella mia bocca. Dopodichè
mi ordinò
“Ingoia tutto!” ed io deglutii, inghiottendo quel mare
di pipì calda, fermo da qualche istante sulla mia
lingua, coronato da quel grosso grumo di saliva densa.
Era la prima volta in vita mia che bevevo la pipì…il
suo sapore era strano, decisamente inusuale, ma non
brutto…era molto calda, questo sì, e mi bruciò
leggermente l’esofago quando la inghiottii, ma cmq non
era pessima come me la aspettavo…di certo molto meglio
del sapore acre e fortissimo che avevo sentito quando mi
ero ritrovato ad annusare la carta igienica intrisa
della merda del mio Padrone
Dopo essersi goduto lo spettacolo,ed essersi fatto
ripulire a dovere il pisello prima con il sapone e poi
con l’acqua, il Padrone mi ordinò di uscire dalla vasca
e di aspettarlo inginocchiato appena fuori, pronto ad
asciugarlo e strofinarlo.
Così feci, e lo aspettai. Qualche minuto dopo, Gianluca
chiuse l’acqua e si avvicino al bordò. Si fece passare
un asciugamani per strofinarsi la parte superiore, i
capelli, il viso, il petto muscoloso, l’addome
delineato, le spalle larghe…ed io invece mi dedicai ad
asciugare le parti basse, quelle che io stesso avevo
provveduto ad insaponare e lavare poco prima. Il Padrone
mi passò un piede e poi l’altro, che io strofinai con
cura, ed asciugai per bene in ogni angusto anfratto.
Asciugai massaggiando anche le gambe e le cosce,
ammirando la tonicità di quelle. Infine mi alzai un po’
più sulle ginocchia e passai delicatamente il panno
sulla zona pubica, strofinando le palle, asciugando per
bene la grossa mazza richiudendola nell’asciugamani,
massaggiando con energia il suo invidiabile culo
Dopo essersi fatto infilare dal suo servetto
l’accappatoio, il Padrone ordinò di andargli a preparare
la borsa per la palestra, non prima però di aver
prontamento preso dall’armadio i vestiti che si sarebbe
messo per uscire di casa
Mi avviai verso la sua camera mentre il Padrone finiva
di asciugarsi e prima che lui arrivasse avevo sistemato
sul letto tutti ciò che mi aveva ordinato di prendere.
Dato che il Padrone amava essere servito in tutto e per
tutto, si fece vestire dal suo maggiordomo personale,
che lo vestì dalle mutande ai calzini, al jeans fino
alle scarpe da ginnastica, che sistemò ai piedi del
Padrone rimanendo in ginocchio e senza ottenere nessuna
collaborazione da parte del suo Signore, com’era giusto
che fosse
Dopodichè andai a preparare la borsa per la palestra,
inserendo tutto ciò che serviva al Padrone. Nel
frattempo, il mio Signore si era seduto sul suo letto e
aveva dato disposizioni per quel pomeriggio
” Ora tu rimarrai da solo qui, puttana. Credimi, per te
queste ore saranno più difficile di quelle trascorse,
perchè capirai qual’è davvero il tuo presente, cioè
quello della mia cameriera, della mia domestica.
Diciamoci la verità, per una troietta sottomessa come te
non deve essere difficile fare quello che ti chiedo
quando sono con te, quando io ti vedo, ti comando, ti
punisco, oppure quando ti faccio fare cose che includono
la mia presenza, come tenermelo in bocca o farmi pulire
il culo. Il problema verrà adesso che resterai solo,
perchè sarà difficile concepire il fatto che non sei
solo una puttana per il mio divertimento ma che sei
anche una lurida cameriera, che mi fa le pulizie, che mi
rassetta casa, che fa i servizi. Devi capire questo,
puttana: TU NON CONTI UN CAZZO! Ed io non posso certo
dedicarti tutto il mio tempo: quando mi va ti uso e ti
sfrutto a mio piacere e in mia presenza, ma quando non
mi va tu mi fai da schiavetta domestica, in mia presenza
o meno. Ricordati che io ho una vita fuori di qui, ho
gli amici, le ragazze, la palestra…tu invece non hai
più niente e non avrai più niente al di fuori di qui! La
tua vita si esaurisce nel momento in cui mi servi, sia
che io ci sono e ti uso sia che io non ci sono! E’ un
po’ triste lo so, ma è il giusto destino per le umili
cagne come te, schiavo! ”
Il Padrone proseguì, sferzante come sempre
” Per cui ora io scendo e vado in palestra:tornerò per
ora di cena, quindi vedi di prepararmi qualcosa di
decente. Lo so che non sai cucinare, ma attivati perchè
sai che il tuo Padrone è pretenzioso in fatto di cibo, e
se non lo accontenti ti aspetta la punizione che ti sei
scansato per miracolo questo pomeriggio, grazie al fatto
che non mi ha bruciato il mazzo! Tu invece rimarrai qui,
mi pulirai la stanza ed il bagno, laverai, naturalmente
a mano, la mia biancheria sporca e luciderai le mie
scarpe di pelle. Ah dimenticavo…naturalmente farai
tutti questi servizi vestita come una brava camerierina
sexy…ti ho lasciato il completino sul tavolo in
cucina, Dovrai essere molto sensuale con quel pisellino
mignon che ti ritrovi stretto in una mutandina da donna”
concluse il mio Padrone ridendo, dopodichè prese la
borsa della palestra e si diresse verso la porta.
Prima di uscire di casa, pretese che io mi
inginocchiassi e gli baciassi la punta delle scarpe da
ginnastica:era così che dovevo salutarlo, alcune volte.
Le altre dovevo leccargli invece la suole di quelle.
Dopo aver salutato come dovevo il mio Padrone, Gianluca
uscì fischiettando: la sua vita,con uno schiavo a sua
completa disposizione, non poteva andare meglio. La mia
invece era tutta avvolta da nebbie, tutta de definire:
il problema era che avevo una paura matta di scoprire
cosa si nascondeva dietro quella nebbia
Comunque ero rimasto solo, e come aveva detto
giustamente il mio Padrone, la cosa sarebbe stata
difficile, perchè adesso prendevo esattamente coscienza
della mia situazione di schiavo agli ordini di un altra
persona: ero lo schiavo di Gianluca anche quando lui non
c’era, ero il suo schiavo anche quando lui era fuori e
si andava a divertire. Non ero null’altro che una
servetta, una cameriera…l’essere la sua puttana
sessuale era solo un privilegio momentaneo che lui mi
concedeva, non la normalità, non la quotidianità. La mia
futura vita sarebbe stata quella di servirlo anche
quando lui non era presente. Sarebbe stato un percorso
ed una situazione molto difficile da concepire e mandar
giù
Con questi pensieri tristi e confusi nella testa,mi
diressi verso la cucina. Ero curioso di sapere che
effetto mi facevo con indosso un completino da
cameriera-sexy, degna di “playboy”
Continua… Gianluca era uscito dalla porta da qualche secondo, ma io ero rimasto
imbambolato nella posizione del saluto doveroso al mio Signore, ovvero
accovacciato e con la fronte che toccava il pavimento d’ingresso, lì
dove fino a qualche secondo prima c’era la sua scarpa da ginnastica che
avevo dovuto omaggiare baciandola.
Ero rimasto fermo così anche a causa dei mille pensieri che mi
fluttuavano in testa, pensieri tristi di una sottomissione solitaria e
ora più concreta che mai. Una sottomissione fatta di una ubbidienza
totale ad un Padrone che poteva anche non esserci ma che rimaneva tale
per me in ogni situazione, in ogni momento. La mia vita non era più
mia, non mi apparteneva più, era un qualcosa di cui lui, il mio
Padrone, si era appropriato con forza ma senza difficoltà, e che ormai
mi vincolava a lui con un legame inscindibile, fatto di sofferenza,
umiliazione,degradazione e cosa sostanziale soprattutto fatto di paura
dell’essere abbandonato da lui, e tornare ad una condizione di
“normalità” che oramai non mi si addiceva più, non ricercavo più, non
mi apparteneva più.
Con questi pensieri, mi alzai dalla posizione dell’omaggio al mio
Padrone che usciva, e mi diressi in cucina, curioso di sapere com’era
questa uniforme da camerierina che stavo andando ad indossare, e che
non sapevo sarebbe diventata la mia mise ufficiale, segno materiale
dell’essere divenuta la sua puttana personale.
Aprì la carta che la conteneva, e fu peggio di quello che potessi
aspettarmi e che mi ero immaginato: sarebbe stato, indosso ad una
donna, la personificazione del sogno erotico dei maschietti
padroni…purtroppo per loro, e per me, ero io che la dovevo indossare.
Cacciai tutta la roba e mi diressi verso la stanza da letto del
Padrone, per indossarla al meglio davanti ad uno specchio…e
probabilmente lo feci anche perchè provavo un desiderio fortissimo di
essere umiliato e di apparire per quel che ero, una troia succhicazzi
nelle mani di Gianluca, anche a me stesso.
Mi levai il boxer che indossavo, ancora bagnato per la doccia di poco
prima, e comincia a sistemarmi la nuova uniforme non senza qualche
difficoltà, soprattutto per il primo indumento che indossai
appoggiandomi al letto del Padrone, ovvero un paio di calze nere
autoreggenti, aderentissime e molto sottili, che mi inguainò in maniera
ridicola i lunghi piedi, le gambe pelose, le cosce non proprio
toniche.Indossai poi lo slippino, anch’esso nero e tempestato di
merletti lungo il bordo: naturalmente non mi calzava affatto bene, mi
lasciava gran parte delle chiappe bianche scoperte, ad uso e consumo
così delle frustate del mio Padrone, e si sollevava all’altezza del
pacco, non perchè fossi così dotato, anzi, ma perchè il Padrone aveva
volutamente scelto una misura molto piccola per farmi stare comodo
nelle mie pulizie e nee miei servizietti quotidiani da schiavo…e così
il pisello, per qt non eccitato e quindi non grosso, allontanava la
mutandina dal pube e lasciava fuori alternativamente o uno o l’altra
parte delle mie palle. Da sopra a questi scomodi indumenti intimi, misi
una gonnellina scura molto corta e anch’essa molto stretta addosso,che
faceva intravedere buona parte del culo o delle palle. Infine indossai
da sopra una magliettina con scollo a V che, originariamente, avrebbe
dovuto mettere in risalto le tette gonfie di una bella puttanella, ma
che su di me faceva un effetto ridicolo, perchè finiva troppo su,
lasciando scoperta la mia pancia non propriamente piatta, l’ombelico
profondo e i rotolini di grasso, mentre all’interno dello scollo, al
posto di un succulento seno florido di una giovane vacca, c’era una
foresta di peli scuri di una giovane schiava travestita come me. Per
complentare il quadro, il Padrone aveva comprato anche una deliziosa
crestina bianca, quella che mettono sulla testa le cameriere
anglossassoni d’altri tempi…davvero un tocco d’autore! L’opera di
trasformazione da semplice schiavo a puttana travestita si completò con
il mettermi ai piedi un paio di decollete, anch’esse nere, con punta
stretta e tacco a spillo lungo e sottile…
Completata l’opera di vestizione dell’uniforme di svestizione
definitiva della mia dignità di uomo, ebbi il coraggio di alzare la
testa e di guardarmi allo specchio secco e lungo che avevo
davanti…ero uno spettacolo osceno, ridicolo e deprimente allo stesso
tempo, facevo l’effetto di un travestito mal riuscito, che non aveva
ancora capito se preferiva essere donna (dati i vestiti) o uomo
(guardati i peli presenti ovunque e la pancia). Ero davvero orribile,
facevo schifo a me stesso, e immaginavo la faccia disgustata e
divertita del mio Padrone quando mi avrebbe visto per la prima volta al
suo ritorno.Quel gesto, quella vestizione, avevano fatto sì che
scendessi un ulteriore grado nella scala della mia personale
degradazione:questo era paradossolamente di più che prendere in bocca
il suo cazzo, leccargli i piedi, pulirgli la merda dal culo o farsi
pisciare in bocca mentre lo lavavo, perchè ora, vestendomi da schifosa
cameriera sexy con tanto di peli sul petto, avevo perso ogni barlume,
ogni possibile briciola di dignità. Cosa potevo più pretendere da me
stesso, vestito in quel modo? Quale ordine del mio Signore, anche il
peggiore in assoluto, mi sarei potuto permettere di rifiutare, di
contestare ? Ero un ibrido ridicolo e spaventoso in quel momento,
niente di più che uno schiavo vestito da donna per il sollazzo del mio
Padrone…Chissà quanto tempo ci avrebbe messo ad umiliarmi ancora di
più, facendomi vedere conciato così da altri, dal fratello, dagli amici
comuni, da quelle che si scopava ogni tanto…dalla mia ragazza…Non
molto, pensai in quell’istante, in fondo per lui la mia umiliazione era
fonte di enorme divertimento, e sarebbe stata ancora più grande se lo
avesse potuto condividere con altre persone, soprattutto se a me
vicine…
Distolsi lo sguardo da quella patetica figura che mi fissiva inorridita
dall’altro lato dello specchio, uno schifossissimo frocio travestito
che non aspettava altro che ricevere cazzi in bocca, in culo, sulla
faccia, sulla testa, tra le mani…ovunque…diventato il raccoglitore
umano dello sperma di questi cazzi, desideroso di essere inondato di
liquido caldo ed appiccoso in gola o sugli occhi, o sul corpo o sui
capelli, come la puttana ninfomane più vogliosa di cazzo mai vista
battere sulle strade di mezzo mondo.
Barcollando a causa dei tacchi alti, a cui mi sarei dovuto abituare
presto, mi allontanai dalla camera del Padrone e diedi inizio al
pomeriggio da schiavo domestico.
Fu un lungo pomeriggio, quello che affrontai vestito come una bagascia,
e fu solitario. Per la prima volta vivevo quella condizione, pensavo a
me rinchiuso in quella casa non mia a fare lavori umili come una povera
servetta, mentre il mio Padrone se ne stava in una palestra a
tonificare ancora di più il suo già muscoloso fisico, circondato da
decine di ragazze sudate e spogliate, e si divertiva, viveva.Cercai di
scacciare quei pensieri che mi rallentavano più dei tacchi alti e delle
calze comprimenti, e mi dedicai a ciò che mi aveva ordinato Gianluca:
munito di secchio e mazza lavai per prima cosa il bagno, i pavimenti,
le piastrelle, dopodichè lavai inginocchiato la tazza e il bidet, che
ancora contenevano i peli pubici del mio Signore. Dopodichè mi spostai
nella sua camera, lavai anche lì tutto ciò che era sporco, rifeci il
letto, misi a posto l’amardio, cercando ma non riuscendo mai a trovare
un giusto equilibrio con la mia nuova divisa: o mi facevano male i
piedi nelle scarpe alte, o mi prudevano le gambe strette nelle
autoreggenti di nylon, o mi aggiustavo lo slip che si rintanava nella
scalanatura del mio culo, o mi dannavo l’anima per cercare di far
rientrare palle e cazzo all’interno della mutanda.
Dopo aver finito queste grandi pulizie, presi tutta la roba sporca del
mio Padrone, e la lavai a mano, come una brava lavandaia d’altri tempi
alle prese con la roba del dispotico marito: lavai una decina di
calzini di spugna, anneriti sulla pianta e maleodoranti perchè
probabilmente non erano stati lavati da molto tempo, strofinai
energicamente i boxer e gli slip del Padrone, puntando la pietra di
sapone lì dove c’erano le macchie di piscia, o sperma, o merda più
consistenti e dure ad andarsene, lavai anche le t-shirt sudate.
Naturalmente prima di pulire tutta questa roba, la mia natura di
puttana schifosa mi costringeva ad odorare tutti gli indumenti e cosi
mi premevo con forza sotto al naso i calzini sporchi, la dove erano più
neri e puzzolenti e quindi all’altezza delle dita dei piedi del mio
Signore, oppure inspirando profondamente l’odore di piscia stantia e
merda vecchia incrostata che si trovavano davanti e dietro le mutande
di Gianluca. Mi facevo schifo da solo quando lo facevo, ma mi era
impossibile resistere, anche se il Padrone non me lo aveva ordinato e
non c’era lì lui a controllarmi.
Infine, tutto bagnato per il lavaggio e dolorante alle gambe e alla
schiena per la posizione e quelle maledette scarpe vertiginose, mi
diressi nello sgabuzzino, la mia nuova camera da letto, e presi le tre
paia di scarpre di pelle e di cuoi del mio Padrone per lucidarle a
dovere, facendole brillare. Erano due paia di stivaletti (maschili
naturalmente) ed un paio di anfibi, alti sulla gamba e massicci
davanti, che in quel momento sognavo di avere completamente sulla mia
testa, come se il Padrone mi stesse schiacciando e calpestando a
seguito di una mia stupidaggine. Soprattutto questi ultimi erano molto
sporchi, presentavano macchie e incrostazioni di terra sulla punta, e
ci misi molta forza nelle braccia per pulirle, lucidarle con un panno e
una spazzola, e farle tornare brillanti per quanto mi era possibile. Il
Padrone non me lo aveva espressamente ordinato, ma il mio spirito
servile prese il sopravvento sulla stanchezza quando notai che sotto
alla suola degli anfibi, che evidentemente erano le scarpre più usate
dal mio Signore per uscire, si era attaccata una grossa gomma da
masticare, che poteva dare noia al mio Padrone. Quindi, a mani nude,
seduto sulle ginocchia stando a gambe ben strette, proprio come una
brava camerierina che non vuole mettere in mostra le sue nudità, passai
circa venti minuti a scrostare il chewin-gum dai tacchetti della suola,
grattandolo con le unghie, che inevitabilmente si annerirono e
spezzarono in più punti. Finalmente ci riuscii, non fu facile, ma la
suola dell’anfibio del mio Padrone era tornata perfetta anch’essa. La
tristezza della situazione fu che io ero davvero, intimamente,
soddisfatto di ciò che ero riuscito a fare, come se quell’opera di
pulizia profonda e completa alle scarpre del mio ex migliore amico, mi
fosse valsa quanto un esame universitario o la presa di una bolletta
sportiva. Sapevo invece benissimo che non solo non contava un cazzo in
generale, ma che quel gesto non mi avrebbe neanche comportato di certo
un “grazie” dal Padrone…per lui era una cosa dovuta, un gesto umile e
devoto che una merda come me faceva per ingraziarselo ed evitare una
probabile punizione.
Dopodichè rimisi le scarpe, ora lucide, al loro posto, e a fatica mi
alzai, continuando inevitabilmente ad aggiustarmi lo slip che mi
stringeva i coglioni. E’ cosi passò il resto del pomeriggio, non molto
oramai, che mi separava dal ritorno a casa del Padrone.
Erano circa le otto e mezza di sera, quando sentì le chiavi di casa
girare all’nterno della toppa. Come una brava cagnetta scodinzolante mi
precipitai in ginocchio davanti alla porta d’ingresso, per accogliere
degnatamente il Padrone che faceva ritorno a casa. Vidi le sue scarpre
blu e verdi da ginnastica fare il loro ingresso sul pavimento di casa e
mi precipitai a baciarne la punta, proprio come un cagnolino
scondinzolante che fa le feste al Padrone che torna a casa, perchè per
lui, così come per me, il Padrone era tutto, era l’intera mia vita, era
l’unica cosa che contasse. Aver passato quel lungo pomeriggio a fare
servizi per lui ma senza di lui, senza la sua presenza materiale, mi
aveva fatto capire quanto io non contassi nulla senza di lui e quanto
avessi bisogno della sua presenza, delle sue punizioni, dei suoi
ordini, delle sue umiliazioni.
Mentre baciavo leggermente ma con passione la punta delle scarpe,
Gianluca evidentemente si accorse del modo ridicolo e osceno in cui ero
vestito, perchè, dal basso del pavimento dove mi trovavo, lo sentì
cominciare a deridermi
” Ah Ah Ah, troiaccia! Quanto cazzo sei brutta, mio Dio!” mentre diceva
questo, si spostò dalla porta, buttò la borsa della palestra per terra,
e mi alzò con un piede la gonnellina corta, mettendo in risalto il mio
culo non coperto del tutto dallo slip e le autoreggenti, che a causa
della loro aderenza, mettevano in risalto la mia coscia molliccia e
compressa.
” Ma che bel culo, che hai, puttanella! Complimenti! Ti sta davvero
bene il completino che ti ho regalato! ” E giù a ridere di nuovo, e
pesantemente. Io nel frattempo lo seguivo dirigersi verso il cesso,
camminando sulle ginocchia e strusciando sul pavimento la punta delle
decollete.
Il Padrone andò prima a lavarsi le mani, e mentre lo faceva pretese che
lo ringraziassi per il regalino che mi aveva fatto. Ed io naturalmente
lo feci, chinando il capo e guardando le mie gambe strette in calze
scure di nylon. Dopodichè si girò verso la tazza e mi parlò, sempre
ridendo della sua troia
” Mmmm, sei davvero bona, puttana, così conciata. Adesso devo pisciare,
però non posso mica sprecare questo bel bocconcino…fai una cosa,
cacciami il cazzo dal jeans e mantienimelo in mano mentre piscio. E’
sempre stato il mio sogno proibito pisciare mentre una puttana
travestita me lo regge…”
E cosi fecì. Mentre il Padrone continuava a ridere della mia bruttezza,
guardando con attenzione tutti i particolari della mia mise, dalla
crestina fino alle scarpre, io mi avvicinai di più a lui, e mi trovai
nuovamente inginocchiato vicino a quel cesso che un’ora prima avevo
lavato con cura e poche ore prima mi aveva visto tenermi in bocca il
cazzo moscio del mio Signore mentre lui cagava. Con le mani gli
abbassai la patta, e frugai dentro il jeans alla ricerca del boxer da
abbassare parzialmente.Lo feci, notando allo stesso tempo che era umido
di sudore, segno del fatto che Gianluca non si era fatto la doccia dopo
la palestra. Dopodichè presi tra le dita il pisello del Padrone,
mantenendo la lunga e soprattutto doppia mazza con il pollice sulla
parte superiore e l’indice ed il medio su quella di sotto. Indirizzai
la punta del suo cazzo verso il basso, cercando di centrare la tazza, e
notando che ciò che fuoriusciva dalla patta del jeans, ovvero la metà
del pisello, era già così più lunga e doppia del mio cazzo,e questo
servì a ribadire ancora una volta la giustezza di quella
situazione:lui, il Padrone, che pisciava deridendomi ed io, puttana
travestita, che gli manteveno il cazzo tra le dita, inginocchiata
vicino alla tazza.
” Tutto quello che finirà fuori dal cesso lo pulirai tu con la lingua,
puttana! ” mi disse autoritario il Padrone, dopodichè cominciò a
pisciare. Il getto attraversava i vasi del suo pisello, fermi sotto le
mie dita, e schizzò via veloce e dritto verso il centro della tazza.
Ero così vicino al suo cazzo con la mia faccia da troia, che riuscì a
sentire l’odore forte caratteristico della pipì trattenuta a lungo nel
corpo. Il fiume giallo, che poche ore prima si placava sulla mia
lingua, ora si gettava gorgogliando nell’acqua del gabinetto. Il
Padrone, mentre era intento a guardare come la mia mano reggeva il suo
cazzo mentre pisciava, scoprendomi nemmeno degno di averla in bocca per
due volte consecutive e soccombendo alla maggiore esperienza del mio
collega-rivale in quel momento tanto invidiato, il cesso, si girò verso
di me e puntò lo sguardo su quella patetica figura di schiavo
travestito come una cameriera da rivista porno scadente, che
inginocchiato, concentrato e rispettoso, gli manteneva tra le dita il
suo grosso membro. In quel momento, per un caso fortuito, alzai anch’io
lo sguardo e i nostri occhi si incrociarono per un istante: nei miei
forse il Padrone notò sottomissione, devozione, umiliazione, abitudine
a quella nuova condizione. Io, la troia reggi-cazzo, la puttana onorata
di maneggiarlo con cura mentre pisciava, notai tutt’altro: orgoglio per
la situazione, superbia, superiorità, divertimento…e soprattutto
schifo, disgusto, pena. Sì, il mio unico Signore, il mio nuovo Padrone,
il mio solo Dio, mi guardava disgustato, inorridito per la ridicola
figura che rappresentavo in quel momento, incredulo per come era
riuscito a sottomettermi in brevissimo tempo e per come un uomo, un
ragazzo, una persona normale potesse spogliarsi di tutto ciò che
possedeva, per diventare la sguattera, il servo, il cesso, la puttana
travestita, l’oggetto di un altro. Pronto a tutto per ubbidirlo e
soddisfarlo, pronto a odorargli la merda uscita dal culo e ferma su un
pezzo di carta igienica così come ad aprire la bocca e a farsi buttare
dentro una quantità enorme di piscia, sperma, catarro, sudore e
quant’altro.
Il getto della pisciazza di Gianluca si esaurì, riducendosi ad un
rivolino dorato che rimase attaccato alla punta rossa della cappella.
Stavo per precipitarmi a strappare un pezzo di carta per pulirgli ed
umettarli il glande, quando il mio Signore, sorridendo mi fermò
” Fermaferma, puttanella! Il mio cazzo è delicato, sai?! e la carta è
così ruvida sulla punta…Sai cosa ci vorrebbe adesso ? ” si fermò un
istante, mi guardò dritto negli occhi umili e rassegnati da sottomesso
e schioccò le dita ” Ma certo, troia! La tua lingua! Ho avuto modo di
apprezzarla, prima, quando cagavo e tu me lo tenevi al caldo nella tua
bocca da pompinara, e penso che sia proprio quello che occorre ora al
mio pisello…non trovi, merda?!” E dopo aver detto quelle parole si
sganciò il bottone che teneva in piedi il jeans, rimanendo così coi
boxer e col suo divino cazzo a portata della mia lurida bocca da
spompinatrice
” Si,Padrone, ha perfettamente ragione, mio Signore” risposi, già
aprendo la mia bocca da cloaca pronta ad accogliere tutto ciò che il
Padrone voleva mettermi dentro
Gianluca avvicinò quindi il suo cazzo gocciolante urina alla mia bocca
e lo fece scivolare dentro con decisione. Avevo nuovamente il suo
pisello sulla lingua, e la prima cosa che notai fu il sapore forte di
piscia che mi toccava direttamente i sensi del gusto: probabilmente una
goccia pendente dal glande quando era ancora fuori dalla mia bocca era
caduta sulla mia lingua, trovando pronta ad accoglierla una puttana
senza ritegno ne più dignita che ingoiò quel nettare dorato,
spingendolo giù per l’esofago
” Passa la lingua sulla punta del cazzo, schiavo! Lo voglio pulito e
profumato!” ordinò il Padrone, ed io subito ubbidii, titillando il
glande ora scoperto dalla pelle del prepuzio con la punta della mia
lingua da troia, e asportando così ogni goccia di urina aspra che si
era depositata lì sopra. Continuai quell’operazione di pulizia per
qualche minuto, ciucciando il cazzo del Padrone proprio come una brava
ed esperta troia sbocchinatrice, che nella vita non ha fatto altro che
prendere in bocca cazzi…la lingua scorreva lungo tutta la punta
turgida e rossa della capocchia, e l’unico sapore che oramai le mie
papille gustative conoscevano era quello non certo piacevole della pipì
cristallizza sul pisello di un uomo. L’odore di piscia mi penetrava in
profondità nel naso, e gocce di urina continuavano ad uscire dalla
punta del glande, non stanche di aver già placato la mia sete da
schiavo.
Mentre leccavo il glande del Padrone con passione e dedizione, notavo
che la mia lunga incontrava, nel suo passaggio lappatorio, una quantità
di cazzo sempre maggiore, sempre più spessa, sempre più lunga…forse
il mio Padrone si stava eccitando? La risposta arrivò pochi istanti e
molte leccate più tardi, quando non vi furono più dubbi da parte mia
che il membro di Gianluca aveva raggiunto dimensioni più che
ragguardevoli: la mia bocca ora doveva accogliere un cazzo molto più
doppio di quello che era entrato pochi minuti prima per farsi
semplicemente pulire i residui di urina, costringendomi ad allargare
l’apertura della bocca, dato che i bordi del cazzo del mio Signore
urtavano poderosamente contro le pareti interne della guancia,
sfregandosi controi i miei denti e schiacciandomi la lingua sotto il
suo peso mastodontico. La punta del cazzo, che fino a qualche momento
prima titillavo con la lingua senza troppe difficoltà, solleticava ora
l’inizio della gola, raschiandola con il glande gonfio e provocandomi
conati di vomito.
I pochi dubbi che ancora nutrivo a riguardo, furono spazzati via dalla
voce di Gianluca, che dall’alto e con voce rotta e spezzettata dal
desiderio, mi ordinò: “Mmmm…Siiii, puttana…prendilo tutto in
boccaaa…Succhialo…SUCCHIALO! ”
Ed io succhiai. Finalmente avevo di nuovo in bocca il cazzo del mio
Padrone, come il giorno prima sotto la doccia dello
spogliatoio…finalmente non usava più la mia bocca solo per farsi
pulire il pisello dalla pisciazza…o per pisciarmi direttamente
dentro…la stava usando, mi stava usando per godere…per farsi
spompinare…per arrivarmi in gola…
Iniziai a fare avanti e indietro con la testa, lungo tutta l’asta,
chiudendo e schuidendo le labbra, avvolgendo la gigantesca mazza di
Gianluca con la mia saliva, spalancando il più possibile la bocca per
farlo entrare tutto e farlo stare così più comodo sulla mia lingua…Il
Padrone godeva, gemeva, e più godeva più si faceva grosso e più si
faceva grosso più mi faceva male alle mascelle, alle labbra, alla gola
” Mmmm…puttana…non sai che voglia mi è venuta di chiavartelo in
bocca con forza quando ti ho visto come me lo stavi ciucciando…Mi
sono così eccitato…e poi, cazzo, sei vestita come una troia di
merda…un travestito,come potevo resistere a mettertelo in
bocca…Siii,schiavo…ciuccia il cazzo del tuo Padrone…è bello
grosso…e duro…succhialo per bene… Mmmm…ti piace il cazzo del
tuo Padrone,eh, succhicazzi…”
Feci di sì con la testa mentre continuavo a spompinarlo. Era sempre più
duro, avevo paura che la bocca mi si spaccasse, che le mascella si
fratturasse per la postura innaturale a cui era sottoposta…vaglielo a
dire che si sarebbe dovuta abituare a quello, e in fretta…Il cazzo di
Gianluca era duro come granito, ora, e avevo difficolta a percorrere
tutta la lunghezza del bastone con la bocca e con la lingua…
” Voglio sentire il risucchio, schiavo” ordinò Gianluca, chiudendo gli
occhi ed alzando la faccia verso l’alto. Ed io ubbidii, e con la bocca
leggermente scostata dalla pelle dura e gonfia del pisello, feci il
rumore del risucchio…l’avete presente, no? Ed il Padrone rise di quel
rumore, e disse
” Sei proprio una troia…”
E io seguitavo a pompargli il cazzo: lappate sul glande, scorrimento
della bocca lungo tutta la grossa mazza, risucchi, affondi vorticosi,
con la punta del pisello che mi toccava prepotentemente la gola, quasi
volendomela sfondare, per uscire poi dall’altra parte, dalla nuca…
D’improvviso la situazione cambiò. Il Padrone, forse stanco di “subire”
il pompino dalla puttana e di rispettare così i suoi tempi e i suoi
movimenti boccali, decise di passare all’azione. Mi prese la testa con
forza, ponendo le sue mani ai lati, all’altezza delle mie tempie, e
bloccando così la mia faccia, la mia bocca e consequenzialmente la mia
libertà di movimento.
E prese così a sfondarmi. A scoparmi in bocca. Spingeva avanti e
indietro il bacino, e così facendo introduceva sempre più a fondo il
cazzo nella mia bocca, facendolo poi uscire con altrettanta forza, e
prepotenza, e violenza. Io non potevo nulla, ne muovermi, ne tantomeno
(ma non mi sarei mai permesso non solo di farlo ma pure di pensarlo)
spostarmi…subivo la furia del cazzo di Gianluca, il suo entrare da
Signore nella mia bocca, il suo sfondarmi, come se davanti a lui, in
quel momento, non c’era la bocca del suo schiavo, ma il culo aperto di
una vacca da monta. All’apice della sua eccitazione, il Padrone
incrociò gli occhi della sua puttana succhiacazzi che lo guardava con
adorazione e sottomissione dal basso, e guardandomi con occhi sadici
sussurrò ” Ora voglio che con quelle tue labbra da troia sali lungo
tutta la mia asta…voglio vedere il cazzo sparire nella tua bocca !”
Io ubbidì immediatamente: rimanendo sempre inginocchiato davanti a lui,
iniziai a spingere lentamente le labbra verso la base di quel bastone
durissimo, risalendo con lentezza, con fatica, e con un dolore sempre
più fitto alla mascella quel cazzo chenon sembrava finire mai. E
naturalmente più mi spingevo in avanti, più la mia bocca da puttana
ingurgitava cazzo, e più risalivo quell’asta fonte di godimento e più
il pisello di Gianluca si faceva più duro, più grosso…la mascella
sopportava ora un apertura innaturale, la mia bocca era spalancata ma
restavo comunque senza aria da immettere nei polmoni, perchè tutto lo
spazio era occupato da quell’immensa verga. Strisciando con la bocca
lungo quel (duro) sentiero, e lasciando dietro di me, sopra il cazzo
del Padrone, una quantità enorme di saliva lubrificante, riuscii
finalmente ad arrivare alla base del cazzo. Il mio naso lambiva ora la
coroncina di peli e ricciolini del pube, intrisi di sudore,e
naturalmente inspirai a fondo quell’odore per me, suo schiavo e sua
puttana, inebriante. La mie labbra avvolgevano l’attaccatura durissima
del pisello, e sentivo dentro la mia bocca un fallo di granito che
lambiva entrambi i lati di questa, per arrivare infine a toccarmi la
curva della gola con la cappella turgida e gonfia. Mi faceva una male
boia tenerlo dentro, fermo così…non avrei mai pensato, quando io mi
trovavo dall’altra parte, nell mia oramai lontana vita precedente, che
succhiare un cazzo potesse provocare tanto dolore…Ma più
probabilmente era quel cazzo, il cazzo del mio Padrone, a fare questo
effetto sulle puttane che avevano l’onore di prendergielo in bocca…
Come avevo già fatto in precedenza, alzai lo sguardo umile da cagna
violata, e guardai dal basso verso l’alto il mio Signore, immobile e
sorridente…forse fu l’effetto di pietà che faceva su di lui quello
schiavo travestito da bagascia che teneva stretto tra le labbra, e con
difficoltà, la sua montagna di carne o forse era solamente giunto il
momento per dare il via allo spettacolo…Non so di preciso quale fu la
molla che fece scattare quella scena di assoluto godimento (per lui) e
insopportabile dolore (per lo schiavo inginocchiato)…Gianluca disse
solo ” Preparati a farti male”, dopodichè…dopodichè iniziò ad
abusare della mia bocca, con violenza e con una furia inaudita…mi
mantenne con la mano stretta il mento, per evitare che potessi
allontanarmi troppo dalla base del cazzo, e poi iniziarono i suoi colpi
di bacino, che furono sempre più veloci e violenti…BAM! BAM! Il cazzo
mi pentreva in gola, mi sfondava quella bocca da schifosissima troia ed
io non avevo neanche il tempo di respirare, di riprendere fiato, di
controllare i conati di vomito che arrivavano ad ondate prepotentemente
lungo il mio esofago…Avevo oramai perso sensibilità alla bocca,
sempre più spalancata e sempre più dolorante, che il Padrone teneva
ferma all’altezza dell’attaccatura, nello stesso punto in cui si era
arrestata la mia lenta risalita lungo l’asta di marmo. Il supplizio
della puttana andò avanti per altri lunghissimi, terribili cinque
minuti…i conati aumentavano a causa della poca aria che entrava nei
polmoni, della quantità di saliva che inghiottivo senza sosta e senza
regole, della cappella gonfia che mi toccava con violenza la
gola…Sentivo le labbra quasi spaccarsi a furia di colpi di cazzo,
durissimi, penetranti, prolungati…il Padrone era un toro
instancabile, quel suo bel culo sodo faceva avanti e indietro, ed ogni
“avanti” era un colpo di verga che faceva sempre più danni e mi
lasciava con un dolore sempre più lancinante…
All’improvviso la situazione cambiò, naturalmente in peggio per me…il
Padrone lasciò il mento e mise tutte e due le mani aperte su entrambi i
lati della mia faccia, ingabbiandomela e stringendo forte. Dopodichè,
con me immobilizzato in quella maniera, decise, se possibile, di
sfondarmi ancora più di prima…Il cazzo, che nel frattempo aveva
raggiunto una lunghezza irragiunbile anche con cento pillole di viagra
per molti uomini, adesso mi pentrava più velocemente, ma i colpi di
verga era meno lunghi e non affondavano fino alla gola…era un
susseguirsi tremendo di coltellate alla bocca, dentro alla bocca, una
serie di colpi frenetici e dolorosi…la saliva, anzi la bava dato che
stiamo parlando di una lurida cagna, cominciava a scorrermi dalle
labbra, a rivoli lunghi e intrisi di perdite del cazzo del mio Signore,
che mi colavano sul mento, sul collo, sul torace, bagnandomi i peli ed
il vestitino da cameriera-puttana che indossavo…Il cazzo era sempre
più bagnato, più lubrificato e la mia bocca si era oramai abituata,
anzi assoggettata a quella situazione, ma non per questo il tutto mi
faceva meno male dell’inizio…
Il Padrone ora non parlava più, emetteva solo gemiti lunghi e profondi
di godimento assoluto…ogni tanto usciva qualche “Siii!” dalle sue
labbra, ma niente più di quello. La mia bocca era al limite della
sopportazione,sentivo i colpi d’affondo del cazzo trapanarmi anche il
cervello…credevo che il Padrone mi avrebbe continuato a sfondare
all’infinito, non accorgendosi eventualmente neanche della mia morte a
causa dei colpi furiosi del suo pisello dominatore…non contavo niente
per lui in quei momenti…meno del solito, della normalità,
intendo…Ero solo un buco schifoso da scopare, in quegli
istanti…niente di più…Ero solo una vacca, paragonabile in tutto e
per tutto a quelle troie ventenni infoiate e desiderose di sperma, che
potete trovare nei siti di video porno gratuiti,scorrendoli ed
arrivando sotto la voce ” face fucked”…
Il cazzo di Gianluca era diventato davvero enorme, adesso, fuori da
ogni concezione e logica…Non lo avevo mai visto così lungo, ma
soprattutto duro…era puro cemento, non solo alla base ma persino alla
fine…Non era così il giorno prima, in occasione della mia prima
pompa…forse ora aveva preso confidenza con la mia bocca, forse ora
non c’era nient’altro nella sua mente che la voglia di godere e
scoparmi, di sfondarmi ed eccitarsi…nessun pensiero d’altro genere
che potesse distrarlo…
La mia mascella si trovava in quella posizione innaturale da quasi un
quarto d’ora, oramai, e cominciavo a risentirne in varie parti del
viso, del collo, della schiena…e nel frattempo Gianluca continuava a
mantenermi la testa, a sfondarmi di brutto, a spalancarmi le labbra a
furia di affondi di cazzo duro. Oramai non sentivo più nulla se non
quella montagna di carne, vene e sangue nella mia cavità orale, la
quale aveva assunto la forma di una O spalancata. Avevo perso ogni
speranza di poter riutilizzare in futuro la mia mascella in maniera
normale, quando sentì il cazzo del Padrone irrigidirsi, sussultare,
emanare colpi che somigliavano a sobbalzi…Mi prese la testa fra le
mani in maniera più stretta, alzò di nuovo la faccia al cielo e chiuse
gli occhi…Stava arrivando! Quanto era bono, mio Dio! Vederlo,
sentirlo, in quello stato di pura estasi, di puro godimento, mi
ripagava di tutto il dolore che avevo patito per quella pompa terribile
per la mia bocca, oltre che per la mia residua, piccolissima dignità di
essere umano, che ancora brillava, seppure come un fuoco fatuo, nella
mia anima, prima di essere completamente preso e violentemente sfondato
da quel cazzo biblico…
I colpi si fecero sempre più intensi, gli affondi sempre più veloci e
violenti, il suo culo si muoveva a ritmo vorticoso…ogni tanto le sue
belle palle piene e rugose mi sbattevano contro il mento ed il collo,
emanando anche così il loro profumo, la loro virile fragranza.
E d’improvviso, come tutto era cominciato, tutto finì. Gli ultimi colpi
furono di una violenza inaudita e devastante, mi sentivo una vacca
sfondata,capivo cosa poteva provare una donna dinnanzi ad un cazzo duro
e formidabile come quello, il mio pisello, per qt ridicolo se
paragonato a quel bastone che mi ritrovavo ficcato in gola, era in
erezione massima e stava anche lui lì lì per arrivare.
Poi, senza dirmi altro che ” Arrivooo…”, il cazzo del Padrone smise
di scoparsi la mia bocca,di sfondarmi la gola… si fermò sulla
lingua…e mi versò direttamente in gola una quantità industriale di
sperma bollente.
Finalmente risentivo quel sapore acido in bocca, finalmente la puttana
che ero diventata aveva raggiunto nuovamente lo scopo per il quale era
stata creata, ovvero assaporare sulla lingua quella sborra appiccicoso,
quel seme caldo che ora mi correva veloce lungo la gola, frutto del
godimento del mio unico Padrone
Stavo assaporando la mia giusta ricompensa dopo essermi fratturato la
mascella, stavo godendo anch’io dello zampillio che fuoriusciva dal
cazzo di Gianluca ancora fermo nella mia gola, quando il mio Padrone
decise diversamente…Evidentemente la sua voglia di godere vedendomi
umiliato non era ancora sazia, dopo avermi scopato in bocca per interi,
lunghissimi minuti…o forse non mi riteneva degno di assaporare tutto
il seme che gli usciva dal glande turgido, che fino a poco prima avevo
succhiato avidamente. Così cacciò il suo pisello duro dalla bocca della
sua troia personale e gratuita, lasciandomi esterreffatto, avvilito
per la mancata “ricompensa” e con il viso atteggiato ad una ridicola
smorfia, con la bocca ancora aperta ( o forse incapace di chiudersi
dopo tanti minuti passati a spompinare un cazzo di dimensioni
cavalline) come se dentro ci fosse ancora quel bell’arnese.
Gianluca, sorridente e soddisfato, si prese il cazzo tutto bagnato
della mia saliva nella mano destra, stringendolo e lo avvicinò alla mia
faccia stravolta dalla pompa. Dopodichè, per dare maggiore spinta allo
sperma che giaceva ancora nel pisello. iniziò a menarselo su e giù
velocemente, lasciando sempre più scoperta la cappella sbocconcellata
dalla puttanella. Di lì a pochi istanti, quel glande enorme, gonfio,
che torreggiava a non più di due centimetri dal mio viso, emise il
primo gayser di sperma, che si andò a depositare sulla mia guancia. A
questo primo messaggero di eccitazione, ne seguirono altri a brevissima
distanza: il Padrone, che probabilmente era arrivato in quel modo
decine di volte sulle facce, sui capelli delle ragazze che si portava a
letto, non sbagliò un colpo, neanche una sola goccia di seme caldo e
semi-liquido si depositò in un posto diverso dalla mia faccia. In breve
tempo, le guance, il naso, gli occhi, i capelli, tutto il mio volto
insomma era “cum-covered”, ricoperto dal suo seme, nessun angolo era
sfuggito alla precisione chirurgica del cazzo maneggiato dal mio
esperto Signore.
Poco dopo cercai di aprire gli occhi, che avevo chiuso in attesa di
quella marea calda proveniente da quell’enorme pisello che occupava
buona parte di quello che potevo guardare in quel momento. Volevo
gustarmi l’immagine di quella capocchia rossa, gonfia, turgida e
bagnata da sperma e saliva, che come un vulcano in eruzione faceva
zampillare gayser e lapilli di sborra dal suo interno. Volevo godermi
la vista del mio Padrone, eccitato e soddisfatto dopo che la troietta a
sua completa e continua disposizione lo aveva sbocchinato per quasi
venti minuti, succhiando, avvolgendo, leccando quel cazzo duro e
facendosi violentare la bocca senza alcun ritegno. Ma queste visioni mi
furono possibili solo per pochi istanti, giusto il tempo di aprire gli
occhi ed accorgermi che la vista era appannata dallo sperma che era
colato sugli occhi, ricoprendoli di un nettare acido che li faceva
bruciare. Li richiusi immediatamente, cercando poi di sentire sulla
pelle, con i pori di questa, i posti in cui la sborra si era depositata
dopo essere scivolata fuori dal pisello di Gianluca. E mi accorsi che
erano tanti, e diversi, non c’era zona della mia faccia che non avevsse
avuto l’onore di farsi investire da quell’ondata di calda eiaculazione.
Sentivo l’odore di sperma ovunque, era l’unico odore che riuscissi a
sentire e che volessi sentire, mi penetrava nelle narici con forza,
risalendo fino all’angolo più remoto del cervello e mettendo ancora più
in moto i meccanismi psicologici della mia volontà di sottomissione al
Padrone e di insensato piacere, felicità, per quella brutta vita da
schiavo travestito, sfruttato, scopato, umiliato, ricoperto di sperma.
La voce del Padrone, ora calma e divertita dopo la rabbia goduriosa di
pochi minuti pima, interruppe le mie fantasie di schifosissimo servo
“…Fai proprio schifo così conciato, lo sai?” disse Gianluca,
riferendosi a quello spettacolo immondo e patetico di una puttana
inginocchiata dinnanzi a lui, con i segni tangibili e concreti della
sua eccitazione e di ciò che era stato fatto, fermi sul suo volto.
” Si, Padrone” risposi io, sempre ad occhi chiusi, sentendomi scivolare
una goccia di sperma lungo il naso, che lasciava dietro di se una scia
odorosa, che sapeva di uomo, di sesso, di cazzo.
” mmm…Ringrazia il tuo Padrone per come ti ha fatto godere, puttana!”
” La ringrazio per l’onore che mi ha concesso, mio Signore” ubbidì
prontamente, convinto seriamente di quello che dicevo, del fatto che
dovevo ringraziare Gianluca per essermelo messo in bocca per lunghi
minuti di goduria e sottomissione fisica, sentendomi onorato per quello
che avevo fatto, per quel pompino profondo e sconvolgente, per come
ero stato usato ed abusato nella bocca, per averlo fatto arrivare nella
mia gola ed essere poi ricoperto di sperma sulla faccia. Lo ringrazia
devotamente, convinto di ciò nel profondo del mio animo, e questo mi
dava l’idea di come fossi diventato suo schiavo in tutti i sensi, anche
nel più profondo. Non ero arrivato poi, ma questo non doveva importarmi
nulla, io non avevo il diritto di godere, ma avevo per contro il dovere
di essere sempre a dispozione del mio Signore, per fargli svuotare le
palle ogni qualvolta ne sentivo il bisogno, o ne aveva voglia. Tante
altre volte ancora mi sarei eccitato, mi si sarebbe alzato il cazzo, ma
non avrei poi goduto fino in fondo, frustrando i tentavi di arrivare,
anche perchè il Padrone in alcuni casi si sarebbe divertito a non farmi
godere, a vedermi perennemente eccitato e col cazzo dritto nelle
mutande. Diceva che così eccitato rendevo al meglio, in quanto la mia
carica sessuale di puttana di merda non subiva un calo perchè non
fuoriusciva mai dal mio pisello nemmeno una goccia di sperma, e tutta
la voglia, tutta la sottomissione, tutte le mie fantasie e perversioni
restavano confinate nelle palle, senza poter mai uscire fuori, e ciò
contribuiva a far aumentare in maniera vertiginosa la mia bramosia, la
mia eccitazione…la mia sottomissione al Padrone, che costituiva la
totalità del mio stato di perenne alzabandiera, di continua goduria mai
sfogata.
” Puliscimelo ora, troia” disse infine Gianluca, avvicinado nuovamente
la sua cappella alla mia bocca sfondata e ricoperta di sperma. Lo
avvolsi nuovamente tra le labbra, e cominciai a passare la lingua sul
glande bagnato di sborra, facendo su e giù, schiudendo la bocca,
aspirando tutte le tracce ed i residui che si erano fermati lì sopra,
succhiando e inghiottendo tuttò ciò che trovavo al mio passaggio di
lingua. Il pisello odorova di sperma in maniera tremenda, sicuramente
meno della mia faccia dove il seme si stava cominciando ad essicare in
una miriade di crosticine.
L’odore di sperma nel naso, il sapore di cazzo sulla lingua, la durezza
ancora estrema di quell’asta infinita, la mia condizione di travestito
ricoperto della sborra del Padrone e intento a sbocconcellarlo di nuovo
per pulirlo dai residui, furono un mix di cose che eccitarono
nuovamente la puttana che era in me, e che aveva assoluta, spasmodica,
voglia di arrivare.
Mentre lo succhiavo avidamente, leccando la cappella e facendolo
penetrare a fondo, cercai il mio cazzo ancora duro, e iniziai a
menarmelo forsennatamente. Ma il Padrone se ne accorse. Il Padrone non
voleva che il suo schiavo godesse. Non ne era degno, non era un suo
diritto.
” Se ti tocchi un altra sola volta quel mozzicone che ti ritrovi al
posto del cazzo, giuro che questa sera ti ritroverai in un letto
d’ospedale con tutte le ossa rotte”
Non poteva essee vero. Non poteva impedirmi di godere, di arrivare,
dopo che avevo succhiato il suo cazzo per un tempo lunghissimo. Ma è il
Padrone, pensai un attimo dopo, e la mia parte assoggettata e
sottomessa prevalse sulla voglia di sfidare l’ira di Gianluca, le sue
botte, continuando a menarmelo, ed arrivando.
Tolsi la mano dal cazzo, impaurito ed avvilito, e lo lascia al suo
destino, mentre dal basso mi lanciava disperati segnali di non
abbandonarlo proprio in quel momento, quando era così vicino al
traguardo. Non lo stetti a sentire, non mi feci ammaliare da quel canto
di sirene, e tornai semplicemente a finire il servizietto di pulizia
che avevo iniziato e per il quale il mio Padrone mi aveva concesso
l’onore e la possibilità di rimettermelo nuovamente in bocca.
Pochi istanti dopo, Gianluca sfilò il cazzo dalla mia bocca. Era
leggeremente meno duro ora, ma sempre lunghissimo. E soprattutto era
tornato a nuovo, pulito come prima della pompa. Le tracce di sperma
depositate sulla cappella non c’erano più, finite tutte sulla mia
lingua ed inghiottite dalla mia gola. La bocca mi faceva un male cane,
la mascella sembrava come irrigidita, l’unico sapore che sentissi in
quel momento era quello di cazzo e l’unico odore, quello dello sperma.
La faccia cominciava a tirarmi a causa del cristallizarsi della sborra,
e gli occhi mi bruciavano ancora per il seme che ci era finito dentro.
Il cazzo era ancora dritto, le palle ancora piene, ma non sarei
arrivato, non quella sera almeno. Il collo e la schiena pulsavano
doloranti per la posizione da puttana sbocchinatrice che avevo tenuto a
lungo.
Ma nonostante tutto questo, e nonostante la differenza col Padrone che
si era divertito, aveva goduto, mi aveva scopato ed umiliato, era
arrivato, non mi pentivo, non ero scontento. Sapevo che quella sarebbe
stata la mia condizione, per sempre e fino a quando il Padrone avrebbe
deciso di tenermi fra le palle come suo schiavo personale, e quindi non
potevo farmi illusioni e sperare in qualcosa di diverso. Perchè in
fondo questo non era neanche quello che cercavo, quello che volevo. Io
volevo essere semplicemente il suo schiavo, la sua puttana, il suo
oggetto. Niente di più. E mi stava quindi bene tutto quello che avevo
passato in quella prima giornata sotto ai suoi piedi. E non mi
spaventata un futuro fatto di privazioni, umiliazioni, perversioni
subite, dignità calpestata. Uno schiavo, qualsiasi schiavo, cerca solo
questo quando decide di assoggettarsi ad un Padrone dando sfogo alla
sua natura e ai suoi sentimenti più intimi e profondi, quando lascia
fuggire tutte le sue pulsioni più basilari e gli istinti più
animaleschi. Ed io non ero nient’altro che il suo schiavo, da quel
giorno.E non volevo essere niente di diverso da quello.
Continua…
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Bhe...è difficile che si ricevi un commento, Questo sito non è tantissimo frequentato da gente attiva :)
Una serie di racconti sempre più eccitanti, alla fine Gianni ha raggiunto il suo scopo
Mi sa che alla prossima Gianni raggiunge l'obbiettivo
Un vero cuck, lei senza problemi gli racconta, d'altronde lui glielo aveva permesso al telefono