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Racconti di Dominazione

senza limiti

By 18 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo le ormai canoniche due settimane di pausa, mi chiama Lucia: ‘Pezzo di schifezza merdosa, mi ha raccontato Chi di come ti hanno distrutto e non sai quanto mi sono incazzata che non c’ero, lurido cesso. Ma, tranquillo, ho intenzione di recuperare e con gli interessi. Quindi preparati che la mia fottuta lettera la voglio scrivere io e come cazzo voglio io.
Paolo l’ho mandato in culo così impara, ma ho già un ottimo sostituto: più fico e molto più bastardo come ti accorgerai. Aspettaci stasera, non so quando ma arriviamo. Tu, latrina, sarai dalle 9 con due morsetti da tende sui figli di troia e, fammi pensare: sì, diciamo che ti pisci e caghi nelle mutande che non togli fin quando ci degneremo, se ci degneremo, di venire a onorarti della nostra presenza, che chiaramente non meriti da lurido pezzo di merda cesso da autogrill che sei’ e mi attacca il telefono in faccia.
Inizio a ragionare: sono le 6 e ho tre ore per prepararmi; spero riesca a cagare che oggi ho già fatto. Mi aiuterò con un lassativo, che prendo immediatamente non sapendo quanto impieghi a fare effetto. Passa non più di un’ora e lo stimolo è chiaro, corro al cesso, mi siedo sulla tazza, senza abbassare i boxer, come mi è stato ordinato e, cazzo, devo aver esagerato con la dose.
In un attimo sono pieno di merda (più diarrea a dire il vero) e sono solo le 7.
Quindi devo stare in quel mare di merda liquida per due ore teoriche che so già diventeranno almeno il doppio.
Naturalmente puzzavo come un cesso, ma visto che sono un cesso era naturale, no?
Alle 9 in punto mi piazzo le mollette sui bastardi già in pessime condizioni (ma ‘ come dice Lucia ‘ devono SEMPRE essere ridotti da schifo).
Il tempo passa ma sembra non passare mai chè il dolore si fa sempre più insopportabile.
La faccio breve, il citofono suona alle 11 passate; quindi sono annegato nella mia merda da quattro ore e i figli di troia, dopo più di due ore sono allo stremo.
Entra per prima Lucia e subito ‘cazzo puzzi proprio come un cesso pubblico, brutta merda; si copre il naso con un fazzoletto, si avvicina e mi toglie di colpo i morsetti: le mie urla sono assordanti come prevedibile e Lucia, mossa da compassione, mi strizza a tutta forza i bastardi tra le unghie, provocandomi delle vere e proprie lacrime: cosa che mi capita molto ma molto di rado da vero maso del cazzo quale sono.
Con le sue unghie lunghe non si limita a stringere i figli di vacca ma li torce e li graffia fino a farli sanguinare; poi con un fischio avverte il suo nuovo ragazzo, Stefano, che è il momento di entrare. Stefano era davvero bellissimo: un biondino, 1.75, molto magro, occhi azzurri; portava un paio di jeans tutti strappati e una polo blu; ai piedi un paio di sneakers senza calze.
Subito mi gettò uno sguardo schifato e, rivolto a Lucia le disse: ‘Cazzo Lu, è proprio uno schifo immondo come mi avevi detto’ e aggiunse ‘brutta merda inizia a leccarmi i piedi che mi sa che sono puzzolenti; sporchi di sicuro che ho camminato scalzo tutto il pomeriggio a casa e, sapendo che sarei venuto da un cesso ho pisciato in un secchio e ci ho inzuppato bene i piedi: leccali bene schifoso bastardo che poi per premio ti riempio di merda quella fogna del cazzo che ti ritrovi al posto della bocca, ahahah’ e mi diede due potenti schiaffi in pieno volto cui aggiunse un calcio nello stomaco. Gli tolsi le scarpe da jogging e mi gustai appieno il loro splendido puzzo poi mi gettai sui piedi ‘ in effetti odoranti di un arrapantissimo mix piscio-sudore; poi Ste si abbassò jeans e mutande e mi schiaffò in bocca il suo cazzo turgido e maleodorante che succhiai trattenendo i conati di vomito fino a berne tutta la sborra.
‘Cazzo di un cristo, Ste e io che pensi che stò a guardare te che sborri e non faccio una sega?!’ disse Luci che estrasse dalla borsetta il marchio preparato per me: era un affare di legno con in punta una L di metallo; Lucia lo arroventò di brutto sul fornello e, senza esitazioni, me lo spinse con forza sul culo: ‘Cazzo questo è un marchio vero, non le troiate che ti hanno fatto quegli incapaci!’: il dolore, infatti, fu incredibilmente maggiore dell’altra volta tanto che pensai di svenire!
Lucia scoppiò nella sua sardonica risata e mi disse ‘questo, brutto figlio della merda, ti resterà per sempre e diventerà bello spesso, contento schifoso lurido che la tua Luci ti ha marchiato sul serio?’ ‘Certo Lucia, grazie’ riuscì a balbettare.
Ma per lei non era certo finito il mio supplizio, così propose a Stefano, che aderì con entusiasmo, una spegnitura di sigarette a turno, aggiungendo ‘Io tre, tu due che la merda è mia ricordalo, altrimenti ti mando affanculo come l’ultimo!’.
Stefano rispose che andava benissimo a condizione che iniziasse lui e che alla fine mi cagasse in bocca, al che Luci disse ok ma io poi gli sbocco in bocca al figlio di puttana bastardo.
Stefano, sempre nudo e sempre arrapante si accende una Marlboro e dopo averla fumata per ‘ circa mi fa ‘sdraiati cesso, che te la lascio cadere sul tuo schifo di pancia e ce la spengo con la scarpa come si fa sui marciapiedi, mi sembra giusto per una troia da marciapiedi come te, schifo del cazzo’. Mi sdraio e lui, dopo aver calzato una scarpa mi getta la cicca sulla pancia e con la suola della sneaker me la spegne con decisione e violenza, ovviamente facendo attenzione ad allargare il più possibile lo spazio d’azione. Lo ringrazio, pur dopo le naturali grida che quel dolore mi provoca.
Lucia commenta ‘Bravo Ste, bel lavoretto: ora sta a me, ma non abbiamo detto alla latrina che tu sei padrone suo, come è ovvio vista la merda che ci troviamo davanti, ma sei anche il mio slave; quindi la tua seconda la spegni a piede nudo, chiaro?’ ‘Certo tesoro come vuoi tu’.
Lucia sogghigna soddisfatta e decide per aumentare il mio supplizio di spegnerla col tacco a punta delle scarpette che porta oggi.
Come è naturale il tacco a spillo moltiplica l’effetto. Quindi la palla torna a Stefano che premette ‘la spengo col piede scalzo come vuoi tu amore, ma in cambio, vorrei, se non ti dispiace, far ingoiare al cesso tutta la mia merda che immagino liquida che ho mangiato pesante’ ‘Certo, Ste, tu sei mio slave ma rispetto allo schifoso essere sei immensamente superiore per cui potrai fargli tutto il cazzo che vuoi, senza limiti!’.
Intanto il mio aguzzino sta fumando un’altra siga e, dopo avermi scatarrato in bocca mi dice, con tono sprezzante ‘Bene, visto che dovrò soffrire pure io per colpa tua farò in modo da procurarti il massimo della pena possibile, cesso immondo’.
Riesce ottimamente nel suo proposito anche se questo aumenta anche il suo dolore..
Lucia scoppia in una risata, ‘Guarda Ste, visto che hai sofferto anche tu, ti concedo l’onore di usarlo come cesso, che è poi l’unico scopo della sua squallida esistenza, prima delle altre due siga di mia competenza: Stefano non se lo fa ripetere, avvicina il culo alla mia fogna e ci scarica tre potenti scoreggie che inghiotto con evidente piacere. Evidente al punto che Lucia ‘Ah ah, guarda la cloaca, gli è venuto duro il cazzetto solo con un paio di peti: ora merda vedi di ingurgitare tutto il prodotto del mio ragazzo che se ne avanzi un solo pezzetto ti massacro’.
Subito dopo Stefano si libera nella mia bocca-fogna spalancata e, come preannuniciatomi, è diarrea quella che esce dal suo buco.
La bevo tutta anche se con uno sforzo estremo ma il cazzetto che mi ritrovo (non più di 10 cm) è sempre più eretto; al che Lucia reagisce così ‘La latrina è eccitata, anche se il suo ammennicolo è talmente microspico che si fatica ad accorgersene. Quindi ora faremo in questo modo, cesso: tu spalanchi la fogna e io mi siedo sul tuo lurido corpo e, contemporaneamente ti spengo la siga e ti sbocco nella fogna. Certo, dovendo lavorare con la mano dietro la schiena dove becco, becco ma non è un problema visto che prima di mandarti per sempre a fare in culo voglio che la tua pelle sia coperta da cicatrici almeno per 2/3’.
Quindi si siede con pochissima grazia su di me e con la mano libera si infila due dita in gola: il risultato è all’inizio qualche scatarrata e diversi rutti e poi, proprio mentre mi spegne la sigaretta, un potente getto di vomito mi riempie col risultato di impedirmi di gridare per non rischiare il soffocamento. Il combinato disposto di dolore e degradazione mi eccita come una vacca e non riesco a trattenere l’orgasmo. Ciò provoca un certo nervosismo a Lucia che mi obbliga a raccogliere con la mano lo sperma colatomi sulla pancia e a leccarlo per bene.
‘Mancherebbe la mia terza siga, coglione, ma ne ho piene le palle e ho voglia di farmi scopare per cui la riamandiamo alla prossima, però non sarà una sigaretta ma un sigaro cubano con cazzi e contro cazzi. Mi spruzza sulle ustioni mezza bottiglia di alcol (‘lo faccio per il tuo bene merda, non vorrei mai che mi schiatti prima di averti conciato come voglio’) e con un ‘ciao brutta merda lurida se ne va’ insieme al suo tipo, non prima di avermi tirato entrambi un forte calcio nei coglioni.

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