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Racconti di Dominazione

Silvia A. sottomessa senza alcun ritegno

By 21 Marzo 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono passati due anni da quando confessai a tutti, qui su una pagina di Internet, gli avvenimenti dell’estate precedente. Quella volta volli raccontare tutto, nei minimi particolari, in preda all’eccitazione e al desiderio incontrollabile che la mia storia si divulgasse. Che tutti sapessero. Mentre scrivevo, pensavo ai coetanei della mia città e a come e quando mi avrebbero riconosciuta. Speravo ardentemente che i miei compagni di classe del liceo e quelli dei corsi universitari leggessero il sito di iomilù e mi ritrovassero nella descrizione dettagliata e in ogni particolare che avevo cercato di ricordare nella mia confessione. Non realizzavo, all’epoca, di quanto profondamente quelle parole consegnate alla rete avrebbero trasformato la mia vita e quella di Luca, allora mio ragazzo e oggi mio marito. Ricevetti tante mail e intratteni per mesi una corrispondenza abbastanza intensa con tutti i ragazzi che mi dimostravano ammirazione per quella che definivano un’onesta, spudorata magari, ammissione di fatti che mi avrebbero cambiata molto più radicalmente di quello che avrei potuto mai immaginare. Finalmente, dopo qualche settimana, lessi il messaggio di un ragazzo modenese, ma purtroppo non mi conosceva e quindi non poteva, mio desiderio inconfessabile, ricattarmi. Continuai a frequentare Piero nel frattempo e, grazie a lui, l’assoluta verità di ciò che volevo veramente essere e che mi venisse fatto si presentò sempre più chiaramente nella mia mente e nel mio cuore. Feci cose che non avrei mai immaginato di avere il coraggio di fare e ognuna di esse con spasmi di eccitazione sconosciuti. Raggiunsi l’apice della mia depravazione e sottomissione in due notti consecutive dell’estate successiva ai fatti riportati e in quell’occasione mi tolsi finalmente la soddisfazione più grande: persino Piero si arrese, sebbene compiaciuto, all’evidenza della mia deriva sessuale. Luca e la volontà di nascondere qualsiasi cosa alla mia famiglia rimanevano l’unico aggancio con la normalità: il desiderio di continuare a fare quello che avevo iniziato era più forte, molto più forte, di qualsiasi cosa, anche del rispetto delle mie amiche, ma sapevo che se i miei familiari avessero scoperto la mia nuova dimensione avrei dovuto affrontare conseguenze drammatiche e intralcianti. In effetti il mio unico timore era proprio quello di venire fermata, contenuta, disarmata. Con Luca era differente: l’eccitazione che raggiungevo con Piero prima e con lui e altri tre compagni di squadra dell’allora mio ragazzo poi era incomparabilmente superiore a qualsiasi rimorso. Non avevo dubbi sul fatto che Luca non avrebbe mai saputo regalarmi quello che veramente cercavo, viste le sue limitatissime capacità fisiche, ma continuavo a nutrire nei suoi confronti un sentimento intenso e, soprattutto, sapevo che la sua presenza era uno dei fattori più importanti per l’esaltazione dei miei orgasmi. Ammetto senza vergogna che mi piaceva immensamente sapere che lui era inesorabilmente e definitivamente cornuto. Venne quindi il momento di sapere, sapere se Piero o gli altri gli avevano anche solo fatto intuire qualcosa e se lui, incredibilmente, era sempre riuscito, magari per debolezza, a nascondere qualsiasi timore o dubbio o accenno di rabbia. Mi dissero che non sapeva nulla, ma che era loro desiderio umiliarlo ulteriormente. E così successe. Luca venne a sapere la verità una sera a casa di Piero, esattamente cinque giorni dopo aver pubblicato la mia confessione su iomilù, quando il capitano del mio ragazzo invitò tutta la squadra e poi mi fece chiamare sul cellulare proprio da Luca. Gli disse di dirmi di raggiungerli, cosa che il mio futuro marito fece con tono inebetito e più che mai perplesso. Io risposi di sì senza esitazioni e quando arrivai Piero pronunciò solamente una parola: ‘Spogliati’. Luca spalancò gli occhi ma non reagì e così, davanti a lui e a tutti i suoi compagni di squadra, iniziai lentamente a togliermi i vestiti, esitando un attimo solo con le mutande. Luca era paralizzato e impotente, poi la voce di Piero, perentoria, spazzò ogni dubbio: ‘Continua’. In piedi, completamente nuda, guardai Luca negli occhi e dissi solo: ‘Da mesi’, in risposta alla sua mortificazione. Poi lui abbassò lo sguardo e Piero mi prese. Di fronte a Luca e a tutti gli altri, senza preservativo e proprio sul divano dove era seduto anche il mio ragazzo, sulle gambe del quale appoggiai anche la testa più volte mentre Piero spingeva il suo cazzo dentro il mio corpo in modo forte, deciso, potente. Durò quasi un’ora e poi ci furono tutti gli altri. Tutti senza preservativo e tutti sotto gli occhi di Luca. Non mi trattenni per nessuno dei numerosi orgasmi che mi attraversarono e da quella sera, finalmente, fu tutto ancora più bello. Quando entrai in ascensore con Luca per andarcene da casa di Piero gli posi una domanda praticamente inutile, ma con tono volutamente sprezzante: ‘Allora hai preso la tua decisone, vero, cornuto?’. Lui fece di sì con la testa abbassando lo sguardo e non fu necessario aggiungere altro. Esattamente un anno dopo ci sposammo e io passai la cena del ricevimento tra il nostro tavolo e una stanzetta attigua che veniva chiusa a chiave da un cameriere lautamente ricompensato da Luca stesso, dove Piero e altri due invitati mi riempirono il corpo di sborra su un tavolo ricoperto da un panno verde, mentre io tenevo su il vestito bianco da sposa con le braccia. Questo accadeva il novembre scorso. Avevo lasciato apposta che il mio indirizzo di posta si cancellasse per il non utilizzo e sinceramente pensavo che non avrei più scritto su iomilù: il mio desiderio inappagato rimaneva infatti che qualcuno dei ragazzi che conoscevo meglio e da più tempo mi scoprisse e approfittasse della situazione, ma la delusione per il fatto che in tutto questo tempo nessuno si fosse fatto avanti, mi aveva fatta concentrare sulle fantasie che io stessa, ormai senza freni, architettavo nei minimi dettagli. Poi il miracolo. La delusione che si trasforma in speranza e poi in definitiva conferma. L’insospettabile che si presenta con un semplice post-it sulla mia macchina in una sera di fine gennaio: ‘iomilù’. I giorni che seguirono furono interminabili e non ricevetti alcun nuovo segnale; riattivai l’indirizzo di posta in attesa di un nuovo messaggio; incominciai anche a pensare che quel gesto tanto eccitante non si sarebbe tramutato in nulla di più coraggioso. Ma mi sbagliavo, fortunatamente. Mi sbagliavo profondamente. Il mio nuovo aguzzino, agognata parola che da quasi due anni desideravo utilizzare riferendomi a chi mi controllava nella mente e nel corpo, si materializzò pochi giorni dopo al telefono, mentre ero a casa da sola. (continua)

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