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Racconti di Dominazione

Sognando la mistress.

By 20 Agosto 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Ormai non ci speravo più, dalla mia ultima Email era passato quello che ha me sembrava un eternità.
Avevo trovato il suo indirizzo frugando su internet…
Mi aveva colpito il suo modo di scrivere, di presentarsi, di farsi agognare.
E gli scrissi, dicendo, fra me e me…”tanto &egrave tempo perso”.
Invece, dopo qualche giorno, inaspettatamente, arrivo la sua risposta.
Risposta haime desolante, ..una doccia fredda…mi annunciava che ormai non praticava. Però, dopo mie insistenze, mi aveva promesso che se avesse fatto una cosa extra, tipo una sessione straordinaria, mi avrebbe scritto, anzi, ordinato chissà cosa
Poi niente più.
Passarono i giorni ed i mesi…
Poi, un giorno, la sorpresa. Il suono particolare di quel mio indirizzo email riaccese una incredibile eccitazione in me.
Era lei!
Poche righe, impetuose, dirette, inoppugnabili…
Iniziava così “Slave, domani, ore 9, presso la mia stanza.”…
continuava poi… ” slave, sono poche regole quelle di domani, ma sarai tenuto a rispettarle, se non pensi di farlo non venire nemmeno, io, hai miei piedi, voglio solo schiavi obbedienti”
E di seguito le regole: “la prima: pagamento appena arrivi, contanti. la seconda: non saremo soli io e te, come tu vorresti, ma ho con me un praticante, sarà lui o una lei ? questo lo scoprirai! sarà comunque il praticante ad infierire su di te, io sarò solo a supervisionare. La terza : vieni lavato e con una cambio d’indumenti, quelli con cui arrivi potrebbero non essere più utilizzabili. la quarta: non portare con te cellulare o altro, noi saremo soli, lontani da tutti, e nessuno ci deve disturbare. La quinta, la più importante: da quando varcherai quella soglia non avrai più alcun diritto, sarai il mio schiavo, non potrai parlare, dovrai solo obbedire; Su di te avrò ogni diritto, ed essendo che sono da molto a digiuno, mi sfogherò come voglio levandomi qualche sfizio che da molto non pratico, non avro curà delle tue lacrime o le tue urla..ricordatelo. Se pensi di poter accettare le regole che ti ho scritto rispondi semplicemente ” SI, Mia Padrona”.
Li per li rimasi scioccato da quanto avevo letto e riletto più volte…non credevo a quanto scritto…ed avevo paura. Molta paura. Non avevo mai avuto un incontro con una mistress, una vera. Solo nelle mie fantasie…ed ora mi trovavo a tu per tu con qualcosa di reale. E mi assalivano mille dubbi ed angosce…
Ma la voglia era tanta, il mio cazzo pulsava di eccitazione, la mia mente esplodeva, avevo i brividi addosso…gli risposi, chiaramente.
digitai sulla tastiera “SI MIA PADRONA” …e premetti “INVIO”.
Nessuna risposta….
altro tempo…
nessuna risposta…
poi “DING”…eccola !!
Aiuto, mi dissi fra me e me…..non &egrave possibile….
ma era realtà. Aveva risposto….ed io ero entrato in qualcosa di più grande di me.
Qualcosa che mi avrebbe cambiato la vita.
Mi feci coraggio e lessi la mail; Conteneva l’indirizzo ed i dettagli sul pagamento. E, sul fondo, la raccomandazione di cancellare questa conversazione e di non riferire niente a nessuno.
Apri immediatamente Google Map e digitai quell’indirizzo…mi prese un fremito misto di paura e di accettazione.
Non era una casa in citta…, ma una sperduta struttura in mezzo al nulla. Una lunga strada non asfaltata collegava un piccolo paese a quella che ormai io immaginavo il luogo dove avrei incontrato la mia mistress…Si doveva trattare una vecchia casa di campagna…e la mia immaginazione inizio a vorticare…fantasie su una grande stanza tutta grezza, una vecchia stalla con tanti ganci al muro, ed uno , in particolare, che scendeva, sinistro, dal soffitto. Ed immaginavo cosa poteva esserci come strumenti…croci a “X”, un letto senza materasso, una pesante gogna… magari, una struttura che io avevo visto su un sito specializzato…un tavolo attrezzato che serviva a imprigionare lo slave e sottometterlo alle pratiche mediche che la mistress aveva in mente… tutto quanto utile per punire uno slave.
Facile immaginare che quella notte non riuscì a chiudere occhio…un misto di eccitazione, paura. goduria…non pensavo ad altro…aspettavo che fosse l’ora di alzarsi e prepararsi per quell’incontro. Non cenai nemmeno….ero un fremito di eccitazione.
Pensavo e ripensavo a tutto quello a cui andavo in contro…mi assaliva il timore che stavo per cacciarmi in un casino, che magari la “tipa” con cui dovevo incontrarmi non era tutta “regolare” e che magari mi avrebbe rapito o addirittura ucciso dopo avermi seviziato… Ma no, mi dicevo, ti fai troppe seghe mentali.
Finalmente giunse la mattina….per non dare troppo nell’occhio cercai di rispettare la solita routine… gli orari di uscita, il mio abbigliamento..niente doveva tradire le mie reali intenzioni.
Avevo preso con me il cellulare ed il cambio di vestiti, niente più. I contanti per pagare la seduta li avevo già pronti in una busta. Non avevo altro, se non la voglia di partire ed arrivare all’ora stabilita, nel luogo stabilito.
Prima di avviare la macchina mandai una mail al mio responsabile a lavoro” Mi scuso ma ho avuto una nottata terribile con mal di stomaco e diarrea, non posso venire oggi, per favore mi consideri in ferie. CI vediamo domani”
Aspettai la risposta affermativa “ok, rimettiti”… mi sentii a disagio per aver mentito, ma non potevo certo dire “oh, prendo un giorno di ferie per andare a fare lo slave!”….anche se mi sarebbe piaciuto dire al mondo quello che sentivo.
Avviai il navigatore, percorrenza prevista un ora e 15 minuti.
Sospirone , ripensai a tutto…avevo rispettato le regole ? era davvero pronto a varcare quella soglia, a fare quel passo ?…..non ci volli pensare oltre e…
E misi in moto la macchina
Fu difficoltoso non superare i limiti di velocità…volevo arrivare presto, prestissimo. Immaginavo me, nudo, in balia di una sconosciuta, che soffrivo e godevo senza poter nemmeno ribellarmi…
Ed arrivai a destinazione.
Senza non poche difficoltà arrivai nei pressi di questa casa di campagna. Era una struttura diroccata, in fondo ad un sentiero che partiva da una strada che si dipanava fra boschi ed aperta campagna. Un luogo a prova di occhi indiscreti…ma anche di orecchi. Nessuno avrebbe mai potuto sentire eventuali rumori strani…questa cosa mi inquietava…ma l’erezione che ormai imperversava non mi dava spazio di pensare.
Davanti alla casa un grosso cancello, nessun campanello e nessuna targa con il nome. Scesi dalla macchina, mi guardai intorno, quindi aprii il cancello e poi ci passai con la macchina, avendo cura di richiuderlo dietro di me.
Un altro centinaio di metri o più ed arrivai davanti alla casa. Un grosso spiazzo lontano da occhi indiscreti: alte siepi ed alberi rendevano impossibile vedere nulla. Anche se per caso uno si fosse trovato a passare al di fuori di quel cancello niente avrebbe potuto intuire.
Parcheggiai l’auto al di sotto di una copertura metallica, a fianco di altre 2, nessun altra auto o mezzo erano in vista. Quindi eravamo davvero in 3.
Spensi il cellulare, tolsi la batteria, e lo chiusi nel portaoggetti.
Scesi quindi dalla macchina con cuore che andava all’impazzata….ricordo che tremavo, e camminavo con difficoltà. Presi dal baule la borsa con il cambio di abiti e la busta con il compenso pattuito.
Non dovevo avere altro. Gli ordini erano chiari.
Mi avviai quindi verso l’unica porta che vi era. Non era chiusa a chiave. Abbassai la grossa e rugginosa maniglia e varcai la soglia.
Appena aperta mi accolse il classico odore di certe vecchie abitazioni…un odore misto di umido e di segreto….e penombra. Mi colpi questa cosa…dalla luce di fuori alla semi oscurità di questa casa.
Mi chiusi la porta dietro. Senti scattare un meccanismo…la porta si era bloccata, non poteva più essere riaperta.
Paura…ora non potevo più tornare indietro, comunque fosse andata.
Aspettai che gli occhi si abituassero alla nuova situazione luminosa ed inizia a guardarmi attorno. Era una grande stanza . Oltre la porta d’ingresso da me appena varcata, una panca, un armadio, ed un altra porta che non ancora sapevo dove mi avrebbe condotto. Dal soffitto un vecchio lampadario di ferro battuto con una sola lampadina, appena sufficiente.
Sulla panca trovai un foglio con delle istruzioni , diceva che mi sarei dovuto completamente spogliare, nudo, senza anelli o orologi, niente di niente. Dovevo riporre tutto nell’armadio insieme ai vestiti di ricambio che avevo portato con me ed il compenso …dall’armadio avrei dovuto anche prendere le uniche cose che avrei dovuto indossare durante la mia sessione di slave.
Esegui gli ordini, sicuro che qualcuno in qualche modo mi stesse controllando. Magari una telecamera o un semplice buco nel muro…immaginavo qualcuno che stesse apprezzando il mio corpo fantasticando le sue mani, i suoi attrezzi, su di me… Inizia a spogliarmi ed a ripiegare accuratamente i miei vestiti. Ero ormai nudo, i miei piedi poggiavano sul pavimento, ero ormai un animale da controllare, educare, eventualmente punire. Nudo, indifeso, impossibilitato a scappare. Una incredibile erezione non mi dava tregua…pensavo che era impossibile arraparsi in una situazione di questo genere….
Insieme alla mia tenuta da slave trovai una serie di ulteriori istruzioni: ordinavano di indossare tutto quanto vi era sul ripiano e dopo essermi preparato di prendere posizione stando di fronte alla porta; Mi sarei dovuto calare la maschera sul viso ed assumere la classica posizione dei penitenti: in ginocchio e braccia dietro la schiena. Indossai silenziosamente quanto ordinato: due strette polsiere in cuoio con dei ganci ad anello, due cavigliere altrettanto robuste, un collare con molteplici anelli di ferro, ed infine la maschera.
Andai ad inginocchiarmi davanti a quella porta, tirai giù la maschera, e voltati le braccia dietro la schiena. Mi comportavo ormai come un automa…quello che mi avevano ordinato era seguito alla lettera. Fin ora ero stato un bravo slave. Ora , in silenzio, avrei dovuto attendere istruzioni.

Passarano dei minuti, tanti, pochi…non so…la cognizione del tempo se ne era andata…proprio come la mia padrona certamente voleva. Ero il suo slave, il suo giocattolo…mi voleva spaventare…e ci stava riusciendo.
Vi era solo il silenzio, il buio, e questi odori…ed i miei pensieri…
Improvvisamente dei passi….e la porta che veniva aperta.

Se vi &egrave piaciuto proseguo con il secondo capitolo. La fantasia non mi manca.Fatemi sapere Da quanto tempo ormai ero in quella posizione ? non avevo più idea di quanto ne era trascorso, testimonianza ne era il torpore che mi aveva preso i bracci, il sudore che mi si era congelato addosso e’e questa sensazione di un pavimento lucido, piastrellato.
Cercavo di intuire cosa vi fosse intorno a me, se ci fosse qualcuno, se non fossi realmente solo. Provai ad accennare un ‘Heilà’ ma non ottenni risposta. Le mie parole, i rumori che producevo echeggiavano nella stanza.
Improvvisamente, preceduto da un inquietante rumore di passi, senti aprire la porta che avevo sentito chiudere prima. Il silenzio era ricolmo di questo improvviso rumore, poi seguito dallo sbattere della porta.
Cercai di studiare i suoni che percepivo, ma dopo niente più”sarà entrato qualcuno ?”avevo quasi paura. Invece il silenzio continuo così come il torpore ai bracci.
Sentivo i miei capezzoli e i miei testicoli talmente esposti ed indifesi’questa cosa mi eccitava’probabilmente un’erezione si era fatta ancora vivida.
Cercavo di non immaginare cosa sarebbe accaduto, cosa avrei provato’.ma poi la fantasia tornava ai ricordi, i ricordi di quei tanti video hard bdsm che avevo trovato sul web’.e questa cosa mi eccitava’magari una telecamera era li che mi fissava indugiando su di me, nudo”che star del video che sono’ pensai quasi sorridendo’
Ecco’di nuovo il rumore’quei passi’gli stessi di prima’la porta si riapre’ma non si richiude immediatamente’.cosa staranno facendo ora ? ‘non potevo vedere nulla oltre il buio della mia maschera’di nuovo il timore di essere nel posto sbagliato’.’chi &egrave ?’ mi dissi che qualcuno c’era, la porta non era stata ancora richiusa’.almeno per ora.
Poi di nuovo la porta venne chiusa.
Una voce femminile mi rispose. Era quella che mi aveva accolto, e, come prima, il tono era di una persona addestrata all’uso del tono, non del volume. Incuteva i brividi, non aveva bisogno di urlare; Il suo mormorio ti entrava in testa e non dava possibilità di pensare ad altro se non a quanto veniva detto, impartito, comandato.
Disse: ‘Non ho idea di quale sia il tuo nome, per me sei uno dei tanti slave che pensano di farsi una scopatina diversa”, ed aggiunse ‘ ma chi poi &egrave uscito di qui non era più di quella opinione; qualcuno e poi tornato, qualcun’altro, invece, si &egrave ben guardato di ritornare a fare il simpaticone!’. Dunque, oggi sarai semplicemente lo slave, con un nome di animale’che ne pensi di’di’capra ??”ti piace, e, capra ?’
Io risposi prontamente ‘ok”.immediatamente mi arrivo una frustata sui capezzoli’.’ OK ????? Ok cosa!!, io sono la tua mistress’.come &egrave che devi rispondere ? eh ? riproviamo!!’ ‘il bruciore era ancora intenso’riprovai ‘si, mia padrona!”’ottimo, bravo, vedo che impari alla svelta. Ti dico il programma che ti aspetta o preferisci le sorprese ?”io esitai’.ma la curiosità era troppo forte’
‘me lo dica mia padrona”’la prego”
Lei sogghignò. E riprese ‘ bene, contento te’allora oggi inizieremo con una bella lavata al tuo corpo, fuori, ma soprattutto dentro’.mi capisci vero ??’ io pensai al classico clistere come visto tante volte in certi video, ma mi sbagliavo, scoprendolo solo dopo. ‘poi sarai sottoposto ad un attenta visita medica per misurare i tuoi parametri, la tua sopportazione al dolore. Dovremo decidere quanto e dove infierire” ‘ecco, ti devo pero avvisare che sicuramente non sarà di tuo gradimento, &egrave il motivo per cui gli slave come te vengono bloccati ad una apposita struttura che non ti permetterà di muoverti, questo perché certe procedure sono rischiose’.’ E lo disse con enfasi!
‘prima di iniziare, ti devo avvisare che sarai sempre ripreso dalle telecamere, e tutto verrà registrato, il tuo volto non si vedrà mai in quanto &egrave l’unica parte che non c’interessa, &egrave solo il tuo corpo ed i suoi dettagli che verranno ripresi e registrati ‘questi dettagli che ora ti indico”Inizio a pungolarmi sui capezzoli, sul cazzo che ormai era un essenza, e sul interno delle natiche’mi girava intorno e mi pungolava come fossi un animale…incredibile quanto potesse essere eccitante. ‘in quanto sai di essere registrato dovrai ora confermare che &egrave stata una tua volontà venire qui &egrave che sei conscio che il tuo corpo oggi &egrave proprietà mia, potrò farne ciò che voglio e sai che questo ti causerà tanto dolore’ ‘lo confermi, capra ??’ ‘io esitai, sapevo che era inutile negare, ma temevo le parole appena sentite’.poi, tutto di un fiato ‘si, mia padrona, confermo che sono stato io a contattarla per essere da lei ricevuto e trattato come un vero slave, sono suo padrona’.
‘bene, da ora ritornerà il silenzio’.tu non reagire e lascia fare a noi, tutto passerà al meglio per entrambi’ora ti verrà levata la maschera per permettere a chi si occuperà di te di vederti in volto e vedere le tue espressioni, ti lascio in balia del mio praticante..’
Cosi dicendo se ne andò. Ancora una volta questa porta che veniva aperta e poi richiusa.
Pensavo di essere solo, che dovesse arrivare qualcuno, ma mi sbagliavo, infatti improvvisamente mi senti afferrare la maschera che venne strappata senza tanti complimenti. Li per li rimasi abbagliato dall’intensa luce che illuminava il mio corpo’scopri che due potenti proiettori erano puntati su di me’ero illuminato come in una sala operatoria. I fari puntati su di me erano fortissimi’abbagliavano e facevo fatica a guardare dritto davanti a me.
Ed al mio fianco apparve il praticante.
Non capivo se si trattava di una femmina odi un maschio’era coperto da una tuta di gomma che lo copriva per intero, indossava una maschera che lasciava intravedere solo gli occhi’ai piedi dei pesanti stivali’mi venne in mente quei personaggi che lavorano nelle celle frigorifere, non fosse stato per la maschera.
Si assicuro che le mie braccia fossero ben tese, quindi si piego ad assicurare a degli anelli anche le gambe. Ero aperto a ‘X’ , completamente esposto.
Inizio ad armeggiare qualcosa al di la dei fari, non potevo vedere niente, ero costantemente abbagliato.
Torno verso di me, aveva un tubo di metallo ricurvo, una specie di grossa sonda Mi passo dietro e senza alcun indugio mi apri le natiche e violo il mio buco. Mi senti sfondare da questa cosa fredda’un dolore ben diverso da quello che immaginavo. Di più, molto di più.
Quindi si sposto da una parte, lo vidi afferrare un tubo da giardino collegato ad una cannella, mi andò dietro e lo collego alla sonda. Torno al rubinetto, imposto un valore, forse la pressione del getto, ed apri.
il mio basso ventre venne invaso da un fiotto di acqua che lentamente inizio a lavarmi’la cosa assurda era che non si riempiva ma si svuotava’l’aggeggio infernale che mi aveva piantato nel culo avevo un foro di scarico’quindi l’acqua che riempiva il mio intestino veniva immediatamente espulsa. Una specie di risciacquo continuo.
Dopo qualche minuto di questo trattamento il mio aguzzino chiuse il rubinetto. Lo vidi trafficare con una serie di manopole e, di nuovo, il liquido che entrava dentro di me’ma questa volta non era acqua’. era una sostanza diversa, leggermente oleosa’
Non so quanto durò, ma non credo molto. Mi sentivo svuotato, tremavo per questo trattamento che mi aveva invaso. Una sensazione come di una eterna scarica di diarrea.
Finalmente, chiuso il rubinetto, l’aguzzino venne a levarmi la sonda che scivolo via con facilità.
Quindi, con lo stesso tubo con cui prima mi aveva lavato ‘dentro’ ora si appresto a lavarmi fuori. Apri il rubinetto alla massima portata e iniziò a schizzarmi proprio come si lava un auto’venni completamente inondato di acqua ‘.ero fradicio come uscito da una piscina. Mi schizzo addosso del sapone liquido e prese una spugna ruvida che inizio a passare sul tutto il mio corpo’passava e ripassava per accertarsi di aver coperto ogni angolo esposto del mio corpo. Mi sentivo una bestia da macello.
Arrivo anche ai miei genitali’con la spugna mi passo sotto le palle più volte, poi afferro il cazzo e tirò giù la pelle scoprendo il mio prepuzio’non so cosa gli passava per la testa, ma li esito per qualche istante, come se ammirasse questo pene flaccido e grondante. Poi riprese il suo compito, e mi deterse con un ulteriore passata di acqua’.
Ero stato lavato come una bestia.
Mi lascio li a sgrondare per qualche minuto’non so cosa stesse combinando. Arrivo da me con una lenzuolo e mi avvolse per farmi asciugare.
Non ci credevo, ma il tepore emanato da questo tessuto era inebriante dopo tutto quello che avevo passato.
Fini la preparazione liberandomi le gambe dagli anelli.
Mi mise una mascherina sugli occhi per impedirmi di vedere il seguito.
Mi libero finalmente i polsi. Fu una sensazione sgradevole riabbassare le braccia’.il sangue che refluiva fu quasi shoccante.
Ma duro poco, infatti i miei polsi vennero nuovamente bloccati dietro la mia schiena.
Dopo qualche istante senti ritornare la mia mistress”bella capra, sei tutto lavato ora ? ‘ti &egrave piaciuto il trattamento al culo ? ‘certo, non potevamo mica lasciare che tu imbrattassi gli arnesi! Ora hai un culetto bello pulito!’ bene, sai già l’ulteriore passaggio’.ora il mio praticante di accompagnerà nella stanza accanto e ti preparerà per la visita medica.
Ci si vede dopo. E se ne andò.
Dopo aver subito il lavaggio per la visita medica la mistress mi lascio nelle mani del suo praticante.
Venni condotto fuori dalla stanza dove ero appena stato adeguatamente lavatoe preparato per recarmi nell’ambulatorio medico. La cosa non mi spaventava più di tanto, sapevo che avrebbero fatto dei controlli sul mio corpo per accertarsi delle mie condizioni fisiche, volevano essere certi che io potessi affrontare una severa sessione bdsm senza rischiare la pelle. Poi, devo ammettere, pensare a delle mani guantate che si intrufolavano nei miei pertugi mi faceva eccitare’
I corridoi che attraversai rispecchiavano quello che da fuori appariva questo ambiente’muri scrostati, pavimenti sconnessi, poca luce’tutto rendeva questo posto misterioso e quasi lugubre.
Arrivammo davanti ad una porta che, a differenza di tutte le altre incrociate, era di un metallo lucido, pesante. Si vedeva che era un ambiente assolutamente più nuovo e moderno.
Mi face entrare dentro’quello che vidi contrastava con tutto il resto fin ora visto: mura bianche e pulite, un enorme specchio al muro, illuminazione con plafoniere neon, nessuna finestra, un carrello con alcuni attrezzi chirurgici, un armadio con ripiani in vetro’ed un macchinario sinistro, con dei bracci meccanici. Tutto nuovo e luccicante, sembrava una moderna sala operatoria.
Al centro della stanza una pesante tavola di acciaio era posta verticalmente, ai lati dei tubi di ferro.
Il praticante mi face appoggiare la schiena a questa tavola, e subito inizio ad assicurarmici utilizzando varie cinghie di pelle che attraversavano il mio torace, una in particolare passava sopra i miei genitali facendo una serie di giri come per assicurare con decisione alla tavola il mio bacino; Infine mi passo una cinghia anche sulla fronte, costringendomi a tenere la testa dritta. Dopo aver agganciato tutte le cinghie le ricontrollò assicurandosi che fossero tutte ben in tensione. Voleva essere certo che nessun movimento, volontario o non volontario, mi spostasse di un millimetro.
Quindi si occupo del resto: mi fece appoggiare le gambe ed i bracci ai tubi che sporgevano dalla tavola centrale. Anche in questo caso si occupò di fissare con cura i miei arti’ero diventato un corpo unico con questa struttura.
Soddisfatto di quello che aveva fatto se ne andò lasciandomi solo.
Dopo pochi istanti il macchinario a cui ero stato legato inizio a muoversi, inclinandosi lentamente fino ad assumere una posizione orizzontale. Il mio viso che prima era rivolto verso la parete ora guardava il soffitto’le luci mi abbagliavano.
Capì facilmente che quella tavola a cui ero legato era un lettino operatorio. Lentamente raggiunse la posizione finale e si fermò. Quindi i tubi su cui erano fissate le mie gambe e i miei bracci si spostarono verso l’esterno facendomi divaricare al massimo gli arti assumendo una posizione a X’ ben aperto verso chiunque avesse voluto visitarmi. La cosa era eccitante. Ma ben presto cambiai idea’
Le luci che illuminavano l’ambulatorio si spensero, subito dopo si accese una luce abbagliante, era un faro enorme che illuminava a giorno il mio corpo, il resto era in oscurità. Risaltavano i miei genitali ed i seni, come un tremendo target.
Inizia a temere per la mia incolumità’non vi era modo di scappare e non c’era modo di potersi difendere anche se avessi voluto. Le fantasie simil erotiche che avevo avuto fin a quel momento si andarono placando lasciandomi un senso di disagio e paura.
Una voce metallica ruppe il silenzio, proveniva da un interfono’probabilmente chi mi parlava era dietro lo specchio, riconobbi la voce della mistress:
‘Capra, ben arrivato nel mio ambulatorio, ti aspettavi una classica visita medica classica ? invece no’sai, da qualche tempo ho preferito l’acquisto di questo macchinario che funziona in maniera eccellente’in pochi minuti hi tutti parametri che mi servono per la tua sessione non trascurando di causare quel tanto di dolore che non guasta mai’..continuò..’con questo mostro della tecnologia testeremo i tuoi limiti su varie parti del tuo corpo: i genitali, i piedi, il culetto ed i capezzoli’.saranno test invasivi ma sono necessari’ricordati che hai firmato un consenso scritto”
Ripensai allo scambio di mail’vero, mi aveva detto che avrei dovuto passare una visita particolare e cruenta per essere sottoposto alla sessione bdsm’.mi ricordo che accettai di buon grado talmente ero eccitato’avrei davvero fatto di tutto per poter passare questa giornata. Godevo davanti allo schermo quando ricevevo questi ordini dalla mia mistress’.avrei accettato ogni cosa’e questa attrezzatura spiegava la cifra che mi era stata richiesta quel giorno.
La voce prosegui:
‘fra qualche istante arriva l’infermiera che dovrà sistemare le ultime cose poi inizieremo’. ‘ti consiglio solo di cercare di rilassarti altrimenti la visita potrebbe essere più fastidiosa del solito’.
Fece ingresso nell’ambulatorio una corpulenta figura, era l’infermiera. Con fare spiccio, di chi annoiato dalla routine, si avvicino al carrello. Prese dei guanti e se l’infilò. Si girò verso di me guardandomi con uno sguardo che incuteva timore. Voleva vedere nei miei occhi il terrore’
Prese quindi del disinfettante, mi si avvicino e con delle garze mi disinfettò in diversi punti del corpo: vicino alle palle, vicino ai seni, sopra i bracci e vicino alle caviglie.
Quindi torno al carrello e prese una serie di cavi elettrici che in fondo erano muniti di un adesivo. Ricordavano i pad adesivi utilizzati quando viene fatto un esame elletrocardiografico.
Ma sotto l’adesivo non c’erano dei contatti per la pelle ma dei piccoli aghi; L’infermiera appoggiava il dischetto con l’adesivo e poi premeva a fondo facendo penetrare l’ago sotto la pelle.
Sentivo il dolore pungente che però per fortuna passava abbastanza velocemente, infatti erano aghi sottili, s’insinuavano nella carne con facilità.
Alle fine si occupò del mio cazzo: prese un attrezzo che mi applicò; questo era attaccato al tavolo, e teneva il mio membro in tensione rivolto in verticale’come se l’avessi stretto in mano per segarmi. Capì che serviva per delle manovre ben precise.
La preparazione termino con questa ultima manovra preparatoria, l’infermiera sbuffo pesantemente e risparì dietro la porta da cui era entrata.
Era di nuovo silenzio. Io, assicurato in maniera inamovibile al lettino operatorio, completamente esposto e vulnerabile, con il mi cazzo imprigionato.
La voce dal nulla riprese:
‘Bene, pare che siamo pronti. La tua visita durerà pochi minuti, tu non tentare nessun movimento perché potresti ferirti, lascia fare alla macchina e vedrai che ne esci alla svelta senza grossi danni; Ora i bracci robotizzati che vedi al tuo fianco si muoveranno, stai tranquillo che &egrave tutto programmato, ok ?”sei pronto ? se si muovi le dita dei piedi.’
Io feci cautamente il movimento richiestomi e poi chiusi gli occhi e cercai di lasciarmi andare, ma ne una cosa ne l’altra mi riuscirono’ero troppo teso e spaventato’volevo vedere cosa mi sarebbe stato fatto.
I bracci meccanici che fin ora erano fermi si animarono. La visita parti dai piedi. Probabilmente era il test di resistenza sulle piante e le dita dei piedi. Ad uno dei bracci era applicata una rotellina con tanti aghetti; inizio a farla scorrere su &egrave giù per la pianta del piede, aumentando la pressione ad ogni passaggio. Il dolore era ormai al limite, sentivo che gli aghi s’insinuavano sotto la pelle’nel frattempo l’altro braccio che aveva alla sua estremità una specie di pinza, si aggancio al mignolo e una volta stretto fra le sue mandibole inizio una lenta torsione, prima in un senso e poi nell’altro, questo per varie volte.Dopo varie azioni i bracci smisero la loro opera per ritornare verso la loro posizione di partenza.
Fu la volta dei miei genitali: il controllo inizio prima dai testicoli, uno dei bracci, quello con la pinza, strinse in maniera lieve una delle palle per misurarne il calibro, la morbidezza e la sua resistenza al dolore che venne testata tirando in fuori la palla’il dolore era insopportabile. Venne ripetuto l’esame anche sull’altro testicolo. Poi il robot si occupò del pene’ iniziai a spaventarmi quando vidi il braccio meccanico ritirarsi e tornare verso di me con un nuovo accessorio: aveva una specie di puntale in acciaio lungo 10 o 15 cm’faceva impressione. Avevo visto qualche video con questa forma di bdsm che si chiama sounding’ma su di me non l’avevo mai provato. L’altro braccio mi spruzzo qualcosa di liquido sulla cappella, poi con la morsa delle sue dita meccaniche mi tiro giù la pelle fino a scoprire il prepuzio. Il mio pisello era stretto fra questa morsa &egrave l’arnese che l’infermiera mi aveva messo. Ora avevo capito cosa intendevano per ‘stare ben fermo’…La pressione delle dita meccaniche sul mio pene aumento fino a farmi aprire la piccola fessura in cima. Sembrava una piccola bocca aperta propensa ad accogliere quel puntale. Il braccio con il puntale si avvicino all’imboccatura e con precisione millimetrica inizio ad inserire dentro di me quel puntale. Entrava dentro di me per qualche millimetro per poi arretrare e quindi tornare dentro avanzando qualche millimetro in avanti . Piano piano la sonda si fece strada fino in fondo, era dentro di me, nelle mie profondità. Mi sentivo il cazzo stretto in una morsa dentro e fuori. Poi il braccio col puntale si mosse al contrario estraendo completamente la sonda; Si allontano per qualche istante per tornare verso di me con un puntale di calibro maggiore. Come prima si avvicino al mio pene aperto ed esposto ed inizio la nuova inserzione . Questa sonda aveva un diametro molto maggiore ed inizio a farmi male subito, il prepuzio venne dilatato con forza, sembrava si strappasse’iniziai ad urlare di dolore ma la procedura non si arresto. Millimetro dopo millimetro la sonda era nuovamente e completamente dentro me. Mi aveva dilatato e violentato. Mi bruciava tutto l’interno del cazzo. La mia uretra era in fiamme.
Il braccio meccanico si fermò nuovamente’speravo che avesse completato la procedura, ma mi sbagliavo anche se solamente in parte. In effetti i bracci rimasero fermi sul mio pene tenendo in posizione al mio interno la sonda, ma quello che avvenne dopo fu anche peggio.
Da sotto il tavolo, all’altezza del mio culetto, inizio a salire un dildo di ferro a forma di cuneo. Il dildo salì lentamente fino a puntare dritto al mio buchino. Prima di accostarsi spruzzo qualcosa di unto, forse un gel. Poi, con estrema progressione il ferro si insinuo nel mio muscolo anale fino a riuscire a passare al mio interno. Mi aveva violentato il culo. Il dildo poi non si fermò ma si fece strada per almeno 10 centimetri, poi si arrestò. Quello che però sbagliando consideravo un semplice dildo scoprì essere un divaricatore. Infatti lentamente inizio ad aprirsi ed a divaricare la mia carne.
Sentivo che il mio buchetto veniva aperto millimetro dopo millimetro , spalancando il mio sfintere. Era incredibile quanto potesse allargarsi, pensavo, mentre le lacrime mi rigavano il viso’il divaricatore continuò ad aprirsi finche probabilmente raggiunse un limite tale che rese impossibile andare avanti’sentivo il culo spaccato in due. Una nuova sonda entro dentro di me sfruttando il varco creato. Quando fu dentro al mio retto prese a muoversi calibrando lo spazio a sua disposizione, poi, improvvisamente, si piego verso la mia prostata dove inizio a fare pressione spingendosi verso il fondo. Ero stretto in una morsa da dentro il culo. Era una sensazione che non si può raccontare. Sembrava che qualcuno avesse infilato il pollice dentro il culetto e contrastava pressione con l’indice’ Poi partirono delle scosse che dal pisello andavano verso questa sonda; Prima delle scariche ritmate di qualche nano secondo, poi sempre con durata maggiore. Mi sentivo la vescica frizzare, e i testicoli come se dovessero scoppiare’questa tortura era bastarda’non era particolarmente dolorosa ma molto fastidiosa. Le scosse quindi smisero, la sonda che mi pressava la prostata si sfilò tornando all’esterno, la sonda che avevo dentro il mio cazzo venne estratta. Alla fine anche il divaricatore che mi aveva dilaniato il buchetto riprese le sue dimensioni originali fino a sfilarsi dal mio culo.
Quindi Il braccio che stringeva il mio cazzo mollo la presa lasciando finalmente la pelle libera.
Mancava solo l’ultimo test che non tardò ad arrivare. Mancava solo quello’
Il braccio con il puntale torno verso di me con una ganascia, come l’altro braccio.
Entrambe l’estremità dei bracci andarono a posizionarsi sopra i miei seni, si accesero dei puntatori laser che centrarono i capezzoli, quindi le ganasce si strinsero ai capezzoli.
Le mandibole iniziarono a serrarsi stringendo un poco alla volta i capezzoli. Im miei germogli sensibili vennero sottoposti a tutte le estensioni possibili’prima tirati verso l’alto fino quasi a strapparli misurando tutte le mie reazioni, poi torcendoli verso un senso e poi verso l’altro, alternando il movimento ed aumentando il raggio di torsione, fino a fare quasi ‘ di giro prima in un verso e poi nell’altro.
Sembrava che volessero strapparmi i capezzoli’.iniziai ad urlare come impazzito ma la manovra continuo fino alla fine del test, che fortunatamente finì di li a poco anche se con un ‘gran finale’, infatti i capezzoli vennero rilasciati improvvisamente e lo spunto di dolore toccò il suo apice. Fu come una frustata secca’mi manco per qualche secondo il fiato.
La visita era finita’.ero stato testato in tutte le mia parti, anche quelli più delicate.
La voce dall’interfono disse: ‘ottimo, sarai felice di sapere che hai passato l’esame, hai un buon livello di resistenza, ho scritto tutto nel tuo fascicolo’.
Fascicolo ? di che fascicolo parlava ?
‘ora tornerà l’infermiera a liberarti, cerca di aver pazienza, nel frattempo rilassati perché poi ti aspetta la vera e propria sessione; io non ci sarò e di te se ne occuperà il mio praticante. Saprà lui cosa fare e come, quindi tranquillo e fidati’ ‘a volte &egrave piuttosto rude, ma &egrave davvero molto capace’.
Poi la comunicazione s’interruppe.
Fece il suo ingresso prima l’infermiera che si occupò di levare tutti gli aghi e controllare che io fossi in condizioni di proseguire, controllando anche lo stato del prepuzio che era stato così dilaniato. Poi venne il praticante.
Prima venne riposizionata in verticale la tavola operatoria, non prima di aver riposizionato i miei arti nella posizione iniziale, i bracci lungo il corpo e le gambe dischiuse.
Quindi il praticante mi libero di tutte le cinte che mi stringevano alla tavola, fu una liberazione indescrivibile. Ero nuovamente libero.
Ero pieno di dolori, al mio cazzo, al buchetto del mio culo ed ai capezzoli’mi sembrava ancora di sentire quelle piccole ganasce serrare e torcere le mie parti sensibilissime.
Ma ero di nuovo in piedi.
Il praticante mi rimise il collare con il guinzaglio e mi condusse al di fuori dell’ambulatorio, non mi disse mai nulla, ma i suoi occhi parlavano chiaro, dicevano ‘ora vedrai’.’

Il praticante mi introdusse in questo stanzone che, solo alla fine di quella giornata, scopri essere la sala dove avrei ricevuto tutto quello che mi aspettavo e per cui avevo agognato e pagato.
Venni umiliato, violentato, e torturato per tutto il pomeriggio.
Ma andiamo per ordine’
Il praticante mi porto fino alla gogna e mi fece piegare in avanti, cosi mi bloccò braccia e testa.
Non potevo vedere quello che succedeva dietro a me.
Senti che dietro vi erano dei movimenti ma non capivo. Temevo ma godevo.
Una mano si avvinghio al mio pene, e, inizio a masturbarmi con cattiveria. Era una mano grossa e pesante, callosa. Aspetto che mi diventasse duro per poi fermarsi. Mi diede uno schiaffone al cazzo e venne davanti a me.
Dalle fattezze, l’altezza e lo fisionomia lo riconobbi come il praticante che dalla mattina si era occupato di me. Ma ora non era coperto, era nudo, era grosso, era un bel maschione nero. Più di tutto attirò la mia attenzione l’enorme cazzo che aveva fra le gambe.
Sapevo che i neri sono ben dotati, e questo ne era la prova definitiva. Inizio a masturbarsi davanti a me, con movimenti lenti e costanti.
La sua mano quindi si fermò, venne verso di me e mi tolse la maschera liberandomi la bocca.
Quindi senza tanti complimenti mi fece spalancare la bocca dove infilò il cazzo.
Con le mani mi teneva ferma la testa e via via mi stantuffava dentro.
Più volte mi era arrivato quasi in gola facendomi venire dei conati di vomito. Il suo cazzo era talmente lungo e grosso che mi spaventava l’idea di riceverlo nel culo.
Invece &egrave proprio li che lui decise di andare a scaricare la sua sborra.
Venni preso e violentato; Si mise dietro di me, e con un sol colpo di reni mi inculo in profondità. Inizio a scoparmi con una potenza incredibile, sentivo le sue palle che sbattevano su di me, ripetutamente.
E venne’.ebbe un orgasmo incredibile. Senza uscire da me ma rimanendo ben piantato dentro il mio culo allungo una mano verso il mio cazzo e riprese a masturbarmi. In breve anche io venni, ero così carico di sborra che mi sembrò quasi di fare una pisciata in terra.
Le mia gambe quasi cedettero per lo sforzo che avevo fatto venendo, lui mi trattenne e poi usci il suo enorme batacchio dal mio culo.
Si rivesti con un abbigliamento idoneo per occuparsi di me, capii quindi che sarebbe stato lui a continuare la sessione.
Si preparo per frustarmi da dietro, come sapevo che sarebbe successo.
Prima di iniziare mi mise in bocca un morso da cavallo cosi da impedire eventuali urla, poi andò alla parete dalla quale scelse varie cose, fra cui un paio di fruste e delle verghe di bambù.
Si paro dietro a me ed inizio con dei colpetti leggeri, prima su una parte del culo e poi sull’altra’.poi la forza inizio ad aumentare, colpo dopo colpo. Alternava le due chiappe con maestria. Cambiò varie volte il mezzo con mi percuoteva, ed ogni volta era un dolore incredibile.
Non contento prese di mira le cosce’mirava con assoluta precisione ed ogni volta colpiva quasi alla attaccatura delle palle’.andò avanti per parecchio fermandosi fra una sferzata e l’altra.
Ormai avevo il culo in fiamme e desideravo che smettesse presto. Quanto altro voleva fare andava bene, ma basta con le frustate.
Venni accontentato. Smise di sferzarmi e passo ad altro.
Mi liberò dalla gogna e letteralmente mi trascino fino alla struttura che avevo visto entrando.
Mi fece stendere di schiena e tirare su le gambe che poi vennero divaricate al massimo.
Di fatto era come stare su una poltrona per le visite urologiche’ma la sua non era una visita ma una lenta tortura nei miei confronti.
Quindi, come prima aveva fatto prima della visita medica, mi inizio a bloccare saldamente per tutto il corpo. Ero completamente e nuovamente bloccato, ma questa volta il mio orifizio anale era ben esposto alla sue merce.
Mi tolse il morso dalla bocca sostituendolo con una maschera che mi copriva completamente la bocca’respiravo solo dal naso. Questa sistemazione rese più difficoltosa la mia situazione.
Mi lascio in questa posizione giusto il tempo di andare a prendere quello che serviva per potermi torturare.
Se ne torno portando con se un carrello che probabilmente teneva in un’altra stanza.
Prese un panchetto si mise seduto davanti al mio culo.
Quello che segue &egrave l’esatta descrizione di quello che mi fece:
inizio con mettermi varie mollette ai testicoli, poi mi scappello il cazzo e mi mise un anello che strizzava. Con del nastro nero mi fisso il tutto sopra la pancia rivolto verso di me. Sicuramente voleva sgomberare il campo della mia zona anale’voleva poter agire indisturbato.
Inizio ad occuparsi del mio culetto. Prese un foglio , e lesse quello che probabilmente erano i risultati della mia visita medica.
Apri quindi una cassetta e scelse un dildo enorme. Ci mise sopra del gel, e con dovizia inizio ad infilamelo dentro. A breve arrivo in fondo, e si rese conto che potevo dare di più, il mio culo poteva essere forzato a qualcosa di più grosso’quindi lo estrasse e riparti da capo con una misura superiore. In effetti quando arrivò a metà, iniziai a sentire un dolore lancinante, lui quindi lo ritrasse indietro per poi rispingerlo avanti, cosi un poco per volta finch&egravemi sfondo completamente il culo. Era riuscito nell’inserire un dildo enorme ed era soddifatto. Lo lascio li per seviziarmi diversamente. L’intruso mi dilaniava ma lentamente il dolore passava lasciando posto ad una maggiore sensibilità.
Prese un grosso ago, ed inizio a pungermi tutto dentro il solco del culo, non tralasciando tutto il buchetto che era teso e rigonfio. La sensazione non &egrave descrivibile, ma era intollerabile. Inizia a lacrimare dal dolore, ma lui era impassibile e continuo.
Quindi prese dei piccoli aghi da insulina, corti e fini, e me li pianto dentro nella carne. Mi usava come un puntaspilli.
Infierì sul mio culo per molto tempo, ogni tanto mi toglieva il dildo per poi rinfilarlo. Si vedeva che gli piaceva farlo, era metodico e preciso.
Decise di andare sul gran finale per quello che riguardava il culo: Estratti tutti gli aghetti ed il dildo che ormai non mi arrecava più alcun dolore, si preparò ad infierire con una oggetto spaventoso: era uno spiedino da carne che lui prima arroventava su una fiammella e poi mi toccava.
Non avevo mai visto fare niente di simile. Scaldava la punta e poi mi toccava procurandomi delle piccole ustioni’
Fortunatamente si ritenne soddisfatto velocemente e smise per passare al mio sesso.
Levato il nastro e le mollette volle riproporre il sounding che inizialmente avevo subito durante la visita, con la differenze che non era una macchina ma era un uomo a farlo.
Prima mi disinfettò tutto con un detergente che sembrava alcool, poi, mi ha preso il cazzo in mano strizzando il prepuzio per farlo divaricare. Quindi con una sonda media inizio a andare a fondo fino, Mi guardava in faccia per cogliere le mie espressioni. Andava su e giù.
Poi cambio sonda, e ne scelse una con delle palline’il suo entrare fu una sensazione sconvolgente’.mi stimolava in maniera inenarrabile. Mi sembrava di essere sempre sul punto di venire. Infine provo ad inserire una di un diametro superiore, ma non ci riusciva. Ogni volta che cercava di passare l’imboccatura si bloccava ed io urlavo di dolore. Provo parecchie volte ma senza insistere.
Allora cambio tattica, riprese la sonda iniziale e me la infilo dentro fino in fondo, assicurandola con un anello perché non si sfilasse. Doveva rimanere dentro per impedirmi un erezione’.era fastidiosissima.
Si passo alla disciplina della candela’.ne accese due insieme e, con lenti e ripetitivi passaggi copri completamente i mei genitali, facendomi più volte sentire il calore della fiammella.
Le gocce di cera mi bruciavano sulla pelle’erano come dei pizzicotti, ma di tante cose fatte non era la più cattiva.
Peggio fu quando decise di togliere la cera con un frustino’.un colpo dopo l’altro levo ogni singolo frammento di quanto era rimasto sul mio corpo. Si dedicò a lungo a questa cosa’ma alla fine ero completamente pulito ma dolorante.
Estrasse la sonda e, decise di passare ad altro anche perché ormai era quasi sera, e sapeva che io, il suo slave, per non destare sospetti, dovevo rientrare presto.
Mi slego dalla struttura e mi fece mettere in piedi.
Mi porto fino al muro deve vi erano degli anelli.
Era la parte conclusiva della mia giornata.
Mi lego con il culo appoggiato al muro assicurando le mie mani ed i piedi agli anelli, e, soddisfatto se ne andò.
Finalmente venne la mistress ad occuparsi di me.
‘hai passato una buona giornata Capra ?’ ‘che ne pensi del mio praticante ? &egrave capace , vero ?’
‘&egrave quasi ora che tu vada via’peccato, io ho goduto molto nel guardarti soffrire, e sicuramente godere’
‘sai, sono quasi dell’idea di continuare a praticare, ma solo per pochi eletti, del resto ormai cosa potrei fare ?’ ‘ ti piacerebbe essere uno di questi ?’
Mi fu permesso di rispondere, ‘si, mia padrona, lo vorrei davvero’, ‘sarei pronto ad una sessione al mese, se lei lo desidera, mia padrona’.
‘ma lo sai che questo ha un costo, vero ? e che ogni volta io ti torturerei di più ?’ ‘si mia padrona, &egrave quello che desidero’
‘ci penserò su e magari ti contatto nuovamente’. ‘Ora finiamo la nostra sessione. Il mi praticante ti ha fatto tutto quello che gli avevo detto, solo una cosa l’avevo lasciata per me perché ho visto che sarà quella più dolorosa’.di cosa parlo Capra ??’ ‘
‘dei miei seni, padrona ?’
‘si, esattamente,,,,, proprio quelli. Ora saranno sotto le mie cure, e sarò diabolica. Vuoi che ti metto la maschera a la pallina o pensi di poter resistere senza ??’
‘ti prego padrona, mettimeli, non voglio che le mie urla ti disturbino, e non voglio vedere dovemicolpiarai, padrona’.
‘E sia’.
Mi mise quindi la maschera che avevo all’inizio e con essa la pallina che strinse forte.
Quindi fu di parola.
Non so cosa uso ma il dolore che senti fu spaventoso’.Si avvicinò a me, e mi trafisse da parta e parte un capezzolo’.quasi svenni per il dolore.
Per qualche istante rimase ferma, poi fece la stessa cosa sull’altro capezzolo.
Poi prese uno dei frustini più fini ed inizio a percuotermi direttamente su i seni, alternando i colpi su entrambi.
Si accani anche sul mio cazzo prendendolo più volte a pedate e schiaffi.
Non si diede per soddisfatta. Sfilo quello che aveva usato per trapassarmi il capezzolo, con la ferita ancora aperta vi spruzzo dell’aceto’un bruciore allucinante pervase il mio corpo’.volevo liberarmi e darmi sollievo ma ero ben saldo agli anelli’evidentemente il suo praticante sapeva come sarebbe andata a finire’.
Strattonavo con forza gli anelli ma non riuscivo a liberarmi’
La mistress quindi disse ‘Fermati o a casa non ci ritorni sulle tue gambe, hai capito ?? fermati e subisci, non lo volevi te ? eh ?”io cercai d’impormi e feci fondo a tutte le mie energie per bloccare ogni movimento’
‘bravo’. ‘ sei a posto o ne vuoi dell’altre ?’
A bassa voce gli dissi ‘ no padrona, ti prego, non infierire più su di me, ti prego’.
‘e sia, considera conclusa la tua sessione, ma prima il mio finale, sei pronto ? ‘
‘si padrona, dimmi cosa devo fare per te’
‘Berrai da questo bicchiere tutto di un fiato. Non uscirai da qui finche non l’hai ingoiata tutta’.
Cosi dicendo mi tolse la maschera e la pallina.
Mi libero braccia e gambe e mi face mettere in ginocchio.
Prese un bicchiere e ci fece pipì dentro.
Porgendomelo disse ‘tutta, hai capito ?’
All’idea ero in preda hai conati di vomito’ma non potevo fare diversamente.
Presi il bicchiere dalle sue mani, e, tutto in una volta ingoia tutta la sua urina.
Lei mi guardo compiaciuta.
‘sei libero’
Il mio praticante ti accompagnerà a fare una doccia, poi prendi le tue cose e vattene.
Ricordati che io e te non ci siamo mai visti, tu non sei mai stato qui.
Mi sei piaciuto e forse ci risentiremo.
Ora, come regalo di addio, se vuoi, potrai leccarmi la fica mentre fi fai una sega, ma le tue mani non mi dovranno toccare.
‘grazie mia padrona, grazie’ ‘ti prego dammi il tuo sesso’.
‘e sia, stenditi a terra’
Cosi feci, lei mi venne cavalcioni sul viso, la sua fica era sopra la mia bocca, potevo solo respirare con il naso.
Iniziai a leccarla e segarmi’godevo come era anni che non mi succedeva.
Ben presto venni nelle mie mani.
Le si alzo, mi sputo su i genitali e dicendo ‘addio’ mi lascio li.
Poco dopo ero seduto in macchina che riattraversavo quel cancello.
Mi lasciai alle spalle una giornata indimenticabile.
Chissà se avrei ripercorso di nuova quella strada di campagna.

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