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OrgiaRacconti CuckoldRacconti di Dominazione

Trasferito nel mitico nordest

By 22 Dicembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

NOTA PER I LETTORI
Il racconto che pubblico oggi non riguarda un episodio della mia vita ,ma della vita di un mio carissimo amico che,assieme alla moglie,lo hanno realmente vissuto
Mi ha chiesto cortesemente di scriverlo per conto suo , stimandomi, a torto,un buon narratore
Ho voluto fare questa precisazione perché ,chi ha letto la storia della mia vita ,potrebbe essere indotto in errore.

CAPITOLO 1

Mi chiamo Andrea e la storia che sto per raccontarvi vi sembrerà incredibile ed, invece, è assolutamente vera.
Ho 58 anni e,come mia moglie Emanuela ,che di anni ne ha 50 ,siamo gente del sud.
Siamo sposati da 25 anni ,abbiamo due figli,siamo bene inseriti nella società civile nella quale occupo un posto di prestigio e di responsabilità. Siamo quello che si dice una bella famiglia medio borghese.
Fisicamente sono abbastanza alto ,robusto, ma non grasso,dinamico ,sportivo e ,sessualmente parlando, prestante e ben dotato
Mia moglie è alta un metro e sessantacinque,perfettamente in linea,e,nonostante i suoi anni,con tutte le parti del corpo sode e piene, con un splendido piccolo seno ed un sedere da fare invidia ad una ventenne..
L’età l’ha resa più morbida ,meno spigolosa,forse il sua corpo ha perso la freschezza giovanile, ma ha aumentato in modo incredibile la sua sensualità , il suo erotismo,e ,se il termine fosse appropriato, direi la sua libidine,
Nuda è la fine del mondo ed il solo guardarla quando fa la doccia , il pensiero di appoggiarmi completamente sul suo corpo, è sufficiente a farmi raggiungere ,sempre, una prepotente erezione.
Da sempre sono stato un accanito lettore di racconti erotici ,prima sui libri che si vendevano di nascosto,ora su internet. In questa lettura ho coinvolto anche lei che,da perfetta donna del sud, dimostra un carattere mite e sempre pronta a seguire il marito, anche nei suoi vizi
Sino ad un paio d’anni fa ,questa piccola trasgressione non ha mai influito, in misura determinante, sui nostri rapporti intimi, salvo procurarci quel grado di eccitazione che, talvolta ,trasformava il nostro fare l’amore nel fare del sesso.
Negli ultimi anni, però ,le cose sono cambiate e non chiedetemi il motivo, perché non lo conosco neanch’io . Sta di fatto che ho sentito ,sempre più pressante in me, un desiderio nuovo, il desiderio di uscire dalla solita routine e di provare, nella mia vita sessuale, la trasgressione,cioè quel modo di fare sesso che non conosce ne limiti ne pudore.
All’inizio ,per un sentimento di rispetto e per paura di essere mal giudicato da lei,ho cercato di non coinvolgerla in questo mio bisogno ,cercando di realizzarlo con qualche incontro occasionale, di nessuna importanza e di scarsa soddisfazioni ,ma mi accorsi subito che era la strada sbagliata.
Era lei,Emanuela, l’oggetto dei miei desideri , dei miei sogni proibiti, era lei che volevo traviare ,che volevo far diventare la donna su cui sfogare tutta la mia libidine e, nella mia mente, era lei che doveva godere del piacere e dell’eccitazione che questo nuovo modo di fare sesso le avrebbe procurato ,trasformandola, sempre di più ,nella donna di piacere che volevo avere accanto a me.
Ma eravamo dei puri ed oggi mi viene da sorridere a pensare alla nostra prima ‘cosa strana ‘ che
abbiamo messo in atto e cioè,favoriti dalla moderna tecnologia, scattarle delle foto .
Ricordo ancora la prima volta ed il nodo che mi serrava alla gola per l’emozione e l’estremo imbarazzo di lei che ,obbediente, eseguiva i miei ordini .
Doveva essere l’inizio di nuove esperienze , ma era in agguato un fatto imprevedibile che avrebbe cambiato radicalmente la nostra vita
Eravamo nel 2009 ed incominciava a farsi sentire la crisi economica ed anche noi,come tante famiglie ,non fummo immuni dalle conseguenze che essa comportava
Il mio posto di lavoro non era in pericolo, ma la società per cui lavoro, aveva appena fatto un investimento nel nordest e,visti i tempi, aveva deciso di far seguire il nuovo impianto,almeno all’inizio,dal personale già assunto
Fu così che mi venne ‘ proposto ‘ il trasferimento a Trieste, almeno per un anno.
Stava a me decidere se spostarmi da solo e rientrare ogni quindici giorni, o portare con me la famiglia, con il rischio che l’anno si trasformasse in un periodo più lungo.
Ma proprio in questo momento non potevo fare a meno di Emanuela e non vi nascondo che l’idea di portarla nell’emancipato nord, in una città di confine, dove nessuno ci conosceva,ai confini con la mitica ex Iugoslavia,mi ha condizionato non poco, per cui accettai il trasferimento, che comportava, tra l’altro, un notevole beneficio economico e ci trasferimmo in quella splendida città che è Trieste.
Non sto a raccontarvi il primo mese di vita nella nuova città, di cui apprezzammo subito la diversa mentalità della gente e la disponibilità di tutti nei nostri confronti ,senza alcun pregiudizio nei nostri confronti per il fatto di essere meridionali.
Ci ambientammo subito ed io ero euforico perché ,oltre alle soddisfazioni sul lavoro, percepivo il venir meno di certi tabù propri della mia terra e ciò mi faceva presagire quei cambiamenti che tanto avevo desiderato
Rimanemmo colpiti di come le donne partecipassero normalmente a tante attività generalmente riservate agli uomini. I bar ,le trattorie,i tanti caffè, erano pieni di donne sole o in gruppo , per cui non provammo alcun imbarazzo quando decidemmo di iscriverci e frequentare assieme una palestra
Ci trovammo immersi in un ambiente allegro ,cordiale,cameratesco ,dove fummo accolti come vecchi amici. Ci confondeva il misurarsi con la mentalità aperta di quella gente.
Mentre Eleonora si dedicava con maggior impegno alle attività fisiche ,desiderosa di conservare il suo corpo nella pienezza della forma,io mi ero avvicinato ad un gruppo di uomini che sembravano costituire il fulcro attorno a cui girava tutta l’attività della palestra.
Non ci misi molto a capire che ,oltre a fare sport, una delle loro attività principali era quella di fare il filo alle donne che la frequentavano , di mote delle quali ne godevano i favori
Quando la nostra amicizia si trasformo in confidenza, venni a sapere che il loro continuo stare assieme era condiviso,nel tempo libero, anche dalle loro mogli e che, tra alcuni di loro, era consuetudine scambiarsi le relative consorti .
Credo non abbiate alcuna difficoltà ad immaginare l’effetto che questo ambiente ebbe su di me e sul
mio desiderio,divenuto ormai ossessione,di trasgredire assieme a mia moglie,e mi ripromisi che, alla prima occasione, avrei fatto in modo che mi accogliessero in quel gruppo ristretto di amici
Fu così che un giorno,mentre stavo a guardare mia moglie che eseguiva degli esercizi ,mi venne vicino Mario, che era un po’ il capo intesta della combriccola.
Chiamai mia moglie e gliela presentai
Era splendida nel body attillato che indossava .
Chiesi all’amico se poteva dargli dei consigli sugli esercizi da eseguire e lui, premuroso, si investì nella parte del trainer ed incomincio a mostrarle alcuni esercizi agli attrezzi..
Decisi che quella era l’occasione che aspettavo e che non me la sarei lasciato sfuggire
Aspettai che lei si trovasse in qualche difficoltà per chiedere a lui di aiutarla. Credo che ,sapendo dei discorsi che avevamo fotto assieme, lui capì che non mi sarei offeso se, ‘ involontariamente ‘, qualche volta la sua mano fosse scivolata dove non avrebbe dovuto scivolare
Dopo un po dovetti indossare la tuta per nascondere l’erezione che spingeva contro i calzoncini, tanta era l’eccitazione che mi procurava il vedere con quanta maestria ed indifferenza lui arrivasse ai punti più intimi di lei.
Alla fine ci accompagno verso gli spogliatoi..Strada facendo chiesi a mia moglie come si sentisse la muscolatura delle gambe e lei ,ingenuamente, rispose che le sentiva rigide e doloranti ,al che replicai che, a quel punto ,ci sarebbe voluto un massaggio.
Mario capì le mie intenzioni anche questa volta e si offri di provvedere lui stesso.
Entrati nello spogliatoio, lui la fece distendere sul lettino, le fece allargare leggermente le gambe e spalmatole dell’olio , incomincio a percorrerle lentamente con le due mani, iniziando ,più che un massaggio,una carezza erotica
Io era presente, ma stavo in disparte, in uno stato di grande eccitazione ,che aumento subito dopo, quando lui abbandono i polpacci per posare le mani sulla sua coscia,
Quel movimento di avanti ed indietro di quelle mani era di un erotismo indescrivibile .
Lui incominciò ad allungare sempre di più la il percorso delle sue mani che, ora, avevano raggiunto l’inguine.
Guardai Emanuela ! Stava ad occhi chiusi ,con la bocca semi aperta ed il suo splendido petto, compresso dal tessuto, si sollevava molto più velocemente del dovuto.
Guardai le mani di lui e vidi che il pollice della mano all’interno della coscia, nel suo movimento rotatorio, sfiorava ,sempre più spesso e con maggior pressione, la sua fighetta.
Lei teneva il braccio dalla parte di lui disteso sul lettino , mentre l’altro lo lasciava penzolare.
Allora mi avvicinai al lettino e, con indifferenza ,appoggiai il mio membro rigido contro quella mano penzolante che ,istintivamente ,si chiuse attorno al mio cazzo.
Anche Mario si accorse della mia manovra e ,con estrema indifferenza, continuo la sua carezza erotica, ma, questa volta, facendo scivolare il pollice sotto il body a contatto con la figa di Emanuela .
Io guardavo lei e la vidi chiudere la bocca stringere le mascelle ed immobile assaporare il suo primo orgasmo .
A questo punto Mario mi strizzò l’occhio, le accarezzò tutta la gamba ed usci dallo stanzino dove si trovava il lettino dei massaggi ,chiudendosi la porta alle spalle.
Come colto da un momento di follia, chiusi la porta a chiave,tolsi la tuta ,stracciai la parte inferiore del body, presi in braccio Emanuela e la sdraiai su un materassino da palestra ed ,agevolato dal bagno di umori che inondava la sua figa, la penetrai d’un sol colpo sino a raggiungere l’utero.
Non mi era mai successo, ma mentre penetravo in lei, la sentii fremere ed ebbe il suo secondo orgasmo.
Continuava a tenere gli occhi chiusi e, mentre la scopavo con estrema violenza ,lei ,come fosse drogata, passava da un orgasmo all’altro, quasi senza interruzione alcuna.
Quando venni dentro di lei, finalmente aprì gli occhi e mi guardo con due occhi pieni d’amore e di riconoscenza e mi disse quanto mi amava.
Passato quel momento di follia erotica, pensai subito a quanto fosse stato delicato Mario ad andarsene e lasciarci soli.
Non avrei potuto dire niente se avesse voluto scoparsela anche lui e mi chiesi cosa avrei provato e se lo avessi accettato.
In quel momento non riuscii a decidere ,ma ero consapevole che era una domanda alla quale
avrei dovuto dare, immediatamente, una risposta.
CAPITOLO 2

Rientrammo a casa che era molto tardi e,mangiato qualcosa,ce ne andammo subito a letto.
Io stavo seduto sotto le lenzuola, con la schiena appoggiata alla spalliera del letto. Quando entrò Emanuela e stava per indossare il pigiama, la fermai e le dissi di venire a letto così com’era : nuda, com’ero io.
Lei come sempre mi obbedì e si sdraiò appoggiando la testa sul cuscino e cingendomi la vita con il suo braccio,
La mia testa ribolliva di pensieri ed di immagini. Continuavo a vedere le mani di Mario che scivolavano sulle gambe di lei ed intanto pensavo come avrei reagito se lui l’avesse scopata, e l’immagine che mi si presentava nel cervello, di lui tra le sue gambe che introduceva il suo cazzo dentro di lei, mi sconvolgeva, ma, allo stesso tempo, mi mi eccitava da morire, tanto che sentii il mio membro ingrossarsi ed indurirsi.
Lei stava tranquilla al mio fianco accarezzandomi il petto .
Ero consapevole che tutto era accaduto perché io lo avevo voluto e fatto in modo che accadesse, ma fui ugualmente preso da uno strano sentimento di gelosia, perché ,per la prima volta nella sua vita,lei aveva goduto per opera di un uomo che non ero io.
Non lo consideravo un tradimento, ma mi tormentava il pensiero che lei avesse potuto realizzare che poteva godere anche senza di me
Sentivo che dovevo farle capire subito che ciò era avvenuto perché io lo avevo permesso e che il suo piacere dipendeva solo da me .
Così ,quando nella mente mi ritornò l’immagine di lei che stringeva le labbra per non non gridare mentre raggiungeva l’orgasmo per opera della mano di Mario,il mio cazzo divenne duro come la pietra e, perché capisse chi era il padrone, la presi per i capelli,le abbassai la testa e con violenza le spinsi in bocca il cazzo che stringevo nell’altra mano.
Non mi bastava che lei lo succhiasse come faceva normalmente, ma ,inconsciamente, volevo umiliarla e punirla per aver goduto . Così gettai via le coperte ,mi girai sopra di lei,la presi per i capelli con entrambe le mani e le bloccai la testa sul cuscino incominciando a scoparla in bocca
Quando sborrai non tolsi il cazzo dalla sua bocca ,come avevo sempre fatto, ma glielo spinsi fino in gola, obbligandola ad ingoiare il frutto del mio piacere sino all’ultima goccia.
Quando uscii da lei mi coricai al suo fianco e la strinsi a me .Aveva le lacrime agli occhi per la violenza subita.
Non so quale strana alchimia esistesse tra noi,ma lei mi disse ,senza che io avessi aperto bocca,che non era necessario che io le ricordassi chi era il suo padrone, perché lei era consapevole e felice di essere la mia schiava.
La baciai,sussurrai un flebile ‘scusami ‘,poi la feci girare sull’altro fianco,le misi un braccio sotto il collo e con le due mani mi impossessai dei suoi seni,appoggiai il mio membro nel solco del suo culetto, che lei spinse contro di me .
Così ci ritrovammo al mattino seguente quando ci svegliammo.
Avevo deciso che ,se si fosse presentata l’occasione,l’avrei fatta scopare da Mario , così avrei potuto conoscere le mie reazioni e decidere il nostro futuro
Quella sera in palestra lei sfoggiò il suo nuovo body ,ancora più sexy di quello precedente.
Mario ci raggiunse quasi subito e si dedico, completamente, a lei ed ai suoi esercizi,ma questa volta le sue mani erano salde e non scivolarono neanche una volta.
Alla fine ci accompagnò verso gli spogliatoi ,come la sera precedente, e ,quando raggiungemmo il nostro armadietto, chiese ad Emanuela se questa sera si sentisse meglio. Lei rispose gentilmente di sì ,che non aveva bisogno di altro
Allora io mi rivolsi ad Emanuela e la invitai a recarsi subito a fare la doccia perché era tardi.
Lei saluto Mario e andò nello stanzino delle docce .
Mario scambiò quattro chiacchiere con me e poi stava per salutarmi ,quando gli chiesi perché non approfittava per fare la doccia anche lui.
Mi guardò sorpreso, ma non troppo e mi rispose che avevo avuto una buona idea.
Si tolse la maglietta ed i pantaloncini, rimanendo nudo. Nonostante i suoi quarantanni aveva un corpo da atleta ,muscoloso,con una tartaruga ben disegnata sull’addome ed un cazzo veramente notevole, anche se ancora a riposo.
Era molto più dotato di me ,notai con invidia.
Mi chiese se poteva andare e gli feci cenno di sì con la testa ,allora si girò mettendo in mostra due glutei fantastici,e si avvio alle docce.
Io mi fermai sulla porta per vedere la meraviglia di Emanuela quando lo avrebbe visto entrare,
Con le mani e le braccia si coprì il pube ed il seno ed , istintivamente, si voltò verso la porta e mi vide e mi fissò perplessa . Allora le sorrisi e feci un cenno di sì con la testa.
Lei non sapeva cosa fare. Lui incominciò ad insaponarsi e lei ,sempre estremamente imbarazzata, cerco di continuare a lavarsi con disinvoltura, ma ,non so se volutamente o no ,i suoi occhi non si staccavano da quel cazzo, del quale non poteva non notare come lentamente incominciasse ad erigersi minaccioso verso di lei.
Ad un certo punto lui le chiese se volesse che le insaponasse la schiena e lei ,nella confusione più totale, gli rispose ‘ non so ‘Allora lui le disse che avrebbe deciso lui e, fatala girare ,incomincio ad insaponarla ed in pochi secondi scese dalle spalle ai fianchi ,per soffermarsi, molto più a lungo, sul culetto e, con particolare attenzione, tra i due glutei.
Lei non faceva che girarsi verso di me e, vedendomi tranquillo e sorridente , incominciò a rilassarsi per cui non reagì quando Mario ,con la mano resa scivolosa da sapone,penetrò il suo culetto prima
con un dito e poi con due, facendole provare brividi di piacere .
Poi lui chiese a lei il piacere di insaponargli la schiena e si girò
Lei guardò subito la porta e ,quando le feci di sì con la testa, incominciò ad insaponarlo ma anche lei raggiunse subito i glutei del maschio ,non lo penetrò,ma si soffermò a lungo ad accarezzare la sua rosetta. Lui incominciò lentamente a girarsi e lei non alzò le braccia, fino a quando si trovò il cazzo tra le mani. Non guardò più verso di me ed ebbi la netta impressione che più che lavarlo lo stesse masturbando.
Nel box c’era un seggiolino,lui le mise una mano tra le cosce, le sollevò una gamba e le fece appoggiare il piede sul seggiolino e, appoggiate le due mani sul culetto, la tirò verso di se e fece entrare il suo cazzo in quella splendida figa che, per la prima volta, veniva violata da un membro che non fosse quello di Andrea .
Mario incominciò a chiavarla lentamente, ma sino in fondo, ritraendosi ogni volta sino quasi ad uscire. Lei incominciò a godere subito, probabilmente riempita completamente da quel cazzo molto più grosso del mio.
Lo spettacolo era troppo eccitante perché potessi trattenermi, così mi spogliai e ,quasi senza che se ne accorgessero li raggiunsi sotto la doccia.
Mi misi dietro ad Emanuela ,puntai il cazzo contro il buchino posteriore ed, agevolato dal sapone, la penetrai con estrema facilità
La scopammo e l’inculammo per quasi mezz’ora. Io non avevo mai visto mia moglie godere come in questi due giorni Le sborrammo dentro quasi contemporaneamente, facendola quasi svenire per l’intensità dell’orgasmo che aveva provato.
Da quella volta ,ogni sera, i nostri esercizi ginnici finiscono con una colossale scopata negli spogliatoi ,con immensa gioia di Emanuela che mai, prima d’ora, aveva avuto a sua disposizione due uomini che facevano a gara per farla godere
Sapevo però che, per essere ammesso nella ristretta cerchia dei sui amici ,avrei dovuto pagare un certo prezzo,per cui all’insaputa di Emanuele,chiesi a Mario di organizzare quella specie di iniziazione di mia moglie, che ci avrebbe aperto la porta di quel club così riservato
Il tutto avvenne la domenica successiva

CAPITOLO 3

Mario organizzò un pranzo a casa sua ,dove invitò i quattro amici con le rispettive mogli e noi due.
Io non disii ad Emanuela cosa sarebbe accaduto in quella casa, ma lasciai che si insospettisse ordinandole di indossare una gonna che le arrivava solo due dita sotto il culetto e che ,sino a quel momento, aveva indossato solo in casa per noi due
Le ordinai pure di non indossare mutandine ,cosa che le chiedevo spesso quando uscivamo e che le creava sempre una grande eccitazione. Quando uscimmo dissi a lei di chiudere la porta e, scesa velocemente la rampa di scale, mi girai e le scattai una foto dal basso ,che lasciava vedere completamente il culetto nudo sotto la corta gonna.
Quando arrivammo a casa di Mario erano già tutti arrivati e, con grande meraviglia, notai l’abbigliamento di sua moglie,una splendida giovane donna,che era molto più succinto ed esplicito di quello di Emanuela, perché la gonna le arrivava due dita sopra e non sotto un splendido culo.
Ero felice perché sapevo che quel culetto ,oggi ,,,sarebbe stato mio.
Eravamo 12 a tavola ,disposti in modo da non rispettare le coppie. Emanuela era seduta lontana da me, ma la conoscevo troppo bene per non accorgermi che non era tranquilla.
Feci cadere il tovagliolo e, chinandomi per raccoglierlo, guardai, da sotto il tavolo ,verso di lei e vidi che aveva la gonna rialzata ed due mani che le accarezzavano la figa,
Con grande meraviglia notai che una delle due mani era quella della moglie di Mario.
Finito il pranzo ci ritirammo in salotto per il caffè .
Ad un certo punto Laura,così si chiama la moglie di Mario, si alzò,prese Emanuela per mano ,la fece alzare e si allontano con lei.
La casa era una villa disposta su tre piani, per cui non vidi dove l’aveva portata .
Dopo un quarto d’ora Mario si alzò e mi fece cenno di seguirlo.
Salimmo al piano superiore e mi condusse in una stanza piena di specchi alle pareti e sul soffitto,
con una foltissima moquette a terra, dove Laura ed Emanuela stavano reciprocamente leccandosi la figa.
Era la prima volta che vedevo mia moglie lesbicare con un altra donna ed era uno spettacolo davvero eccitante
Mario incomincio a spogliarsi e mi invitò a fare lo stesso , poi separò le due donne e si sdraio a fianco di Emanuela, ma con i piedi verso la testa di lei , poi le mise il cazzo in bocca e continuò a leccarle la figa
Laura venne da me, mi fece sdraiare e si mise al mio fianco e, prendendomi il cazzo in mano, mi sussurrò di toccarla e ,mentre ci toccavamo, mi invitò a guardare Mario ed Emanuela che avevano incominciato a scopare.
Laura faceva da commentatrice e mi invitava a osservare quanto ce l’avesse grosso suo marito,quanto era allargata la figa di mia moglie, mi invitava ad immaginare quanto lei godesse ad avere in corpo un cazzo del genere, chiedeva il mio parere se avesse provato dolore quando lui glielo avrebbe messo nel culetto, che sembrava troppo piccolo per una misura del genere
Intanto , piano piano, stando dietro a lei, l’avevo penetrata , ma mi disse di stare fermo che si sarebbe scopata da sola ed incomincio , lentamente, un avanti e indietro così lento che sarebbe potuto durare un’eternità, ma credo che fosse proprio quello che lei voleva .
Mario intanto stava inculando Emanuela che, per la prima volta mi vedeva scopare con un altra donna. Ma forse neanche se ne rendeva conto, tanto era il piacere che provava in quel momento che Mario le stava venendo dentro.
Lei si accasciò sulla moquette, mentre Mario uscì e ci guardò sorridendo .
Dopo alcuni istanti entrarono due altri uomini nudi che, salutando Emanuela, le ordinarono di mettersi in ginocchio e di prendere in bocca i loro cazzi
Lei li succhio finché divennero ben duri e , da quel momento in poi, per almeno mezz’ora ,ebbe sempre due cazzi dentro di lei.
Non l’avevo mai vista in quello stato di estasi erotica
Godeva a ripetizione e, quello che mi sembrava evidente, era che ormai s’era lasciata completamente andare, senza più alcun freno inibitore che ne controllasse il comportamento.
Si vedeva chiaramente che era solamente intenta a godere a lo faceva qualsiasi cosa le stessero facendo
Io continuavo a pomiciare con Laura. Finalmente ero riuscito a metterglielo dietro , ma lei mi disse di non godere, perché lo spettacolo che si svolgeva vicino a noi non era ancora finito.
Infatti i due avevano finito venendo entrambi nella bocca di Emanuela
Lei era distrutta, sdraiata a terra, quando entrarono gli ultimi due.
Laura mi disse di stare attento, perché questi due erano erano amanti delle pratiche sado maso ed avrebbero portato Emanuela al piacere attraverso il dolore.
La cosa mi preoccupò ,perché non sapevo come lei avrebbe reagito ed ero pronto ad intervenire se mi fossi accorto che lei non accettava quello che le avrebbero fatto.
I due si sdraiarono al suo fianco,ed incominciarono a percorrere quel corpo inanimato con le loro mani.
Lei sembrava insaziabile e ,quando quelle mani le sfioravano i seni, o si fermavano tra le sue cosce, lei le allargava completamente ed inconsciamente, desiderosa che qualcuno la penetrasse.
Uno dei due si soffermò più a lungo su quella figa fradicia di tutti gli umori provocati dai tanti orgasmi che aveva provato sino a quel momento e le introdusse due dita.
L’altro si mise seduto sul suo ventre e, da un borsello che aveva con se, estrasse due mollette d’acciaio e le applicò ai due capezzoli. Lei,dal dolore emise un grido e cercò di divincolarsi ,ma il peso dell’uomo e la mano dell’altro la tennero bloccata a terra
L’uomo seduto su di lei si girò e prese due altre mollette unite da un corto elastico.
Applicò la prima su una delle grandi labbra della fica , e mentre lei, per il dolore ,si divincolava alzando il bacino nel tentativo di liberarsi dell’uomo che le stava sopra, lui ne approfittò per passarle l’elastico sotto il culo e serrare la molletta sulla seconda delle due labbra
L’elastico entro in pensione allargando a dismisura le grandi labbra che si aprirono come i petali di un fiore e misero a nudo tutta la rosea fessurina e l’entrata della vagina.
I due la trascinarono in un angolo, le misero un paio di manette ai polsi e le agganciarono ad un anello che si trovava ,nascosto dalla moquette ,proprio in un angolo.
Si allontanarono da lei che si contorceva dal dolore e stavo per alzarmi e liberarla, ma Laura mi trattenne dicendomi di aspettare un attimo
I due ritornarono da lei e dal borsetto estrassero un grosso vibratore a forma di membro umano ed incominciarono a percorrere tutto il suo corpo, soffermandosi sui capezzoli, sul buchino del culetto ,sulla fessurina, ma ,soprattutto, su clito
Emanuela continuava a lamentarsi ,ma , ora ,tra i lamenti di dolore si incominciavano a sentire gemiti di piacere.
Lei continuava a contorcersi, ma ,ora, i movimenti del suo petto e del suo bacino non cercavano più la libertà, ma il contatto con quel grosso vibratore quando si allontanava da lei.
Si vedeva che i due uomini ci sapevano fare.
Ben presto portarono Emanuela in quello stato di esasperazione che si prova quando il piacere ti viene negato
Allora uno dei due , prese un tubetto e le spalmò del lubrificante lungo la fessurina dove l’altro fece subito scorrere quel membro artificiale prima di iniziare le discesa dentro il suo ventre
I morsetti che allargavano la figa mi permisero di vedere come quel grosso cazzo le allargasse la sua vagina e la riempisse come mai era stata riempita e premesse con prepotenza contro le pareti vaginali ,
Lui incominciò a scoparla e, quando la vide raggiungere il primo orgasmo, estrasse il vibratore dalla vagina portandolo sul clito, facendoci assistere agli spasmi di quella fighetta che si apriva e chiudeva, per un tempo lunghissimo, mentre veniva sconvolta da quell’incredibile orgasmo.
Laura mi disse ‘ ora chiavami davvero ‘ e incredibilmente si trasformo nelle mie mani, da una donna che sino ad un attimo prima comandava il gioco, in un corpo mite,sottomesso,alla mia mercé perché, non solo la facessi godere, ma potessi godere anch’io quanto e come volevo.
Quando le venni in bocca e scaricai tutta la mia carica erotica, guardai mia moglie che veniva scopata ed inculata contemporaneamente dai due uomini che,senza riguardo, premevano sulle quattro mollette che lei sembrava non sentire più, travolta com’era dal desiderio di godere.
Quando i due la liberarono e si allontanarono ,lei rimase quasi svenuta sul pavimento e da un capezzolo sgorgarono alcune gocce di sangue
Laura gliele asciugo con le labbra ,poi la baciò sulla bocca e se ne andò
Quando lasciammo quella casa le chiesi come avesse potuto sopportare quella tortura e lei mi rispose che non lo sapeva neanche lei , ma mi disse che il piacere che aveva provato con quei due, nei tanti orgasmi che aveva avuto, non lo aveva mai provato in vita sua.
Ci dirigemmo lentamente verso casa.
Stavamo in silenzio.
Emanuela ,probabilmente,pensava al tanto piacere che aveva provato.
Io invece pensavo che avevo pagato il prezzo per entrare in quella ristretta cerchia di amici,un prezzo molto alto, perché, ora , seduta vicino a me, c’era una puttana. CAPITOLO 4

Da quel giorno Emanuela era diventata il divertimento dei cinque amici mentre io mi scopavo le loro mogli, una diversa ogni giorno della settimana, lasciando il sabato e la domenica per la mia Emanuela.
La cosa era piacevole ma ,purtroppo non durò molto

Un piccolo passo indietro. Tra i frequentatori della palestra, c’era ,da sempre, un splendido ragazzo di 28 anni, dal volto bellissimo e dal fisico superbo. Alcuni giorni fa lo vedemmo accompagnarsi ad un uomo distinto, sui sessant’anni, che gli amici giudicarono subito negativamente , per i suoi modi arroganti,prepotenti ,da ‘padrone’.
Io , invece, feci subito amicizia con lui , .perché quell’uomo lo conoscevo di fama, essendo un pezzo grosso della nostra regione, stimato e temuto da tutti.
Gli amici ,bonariamente,mi rimproverarono ,in seguito, per il modo servile con cui mi ero comportato nei suoi confronti.
Il giorno dopo la cena a casa di Mario,il custode ,pensando di farmi una confidenza tra amici,mi rivelò che quell’uomo, dietro lauta compensa di 5.000 euro dati a Mario, aveva assistito,non visto ,alla gang che si era svolta la sera prima in casa sua
Al momento non diedi molta importanza alla cosa tanto che, quando dopo alcuni giorni telefonai in direzione,confidai ad alcuni colleghi che avevo conosciuto il Cav. Rossi e fui sorpreso ed anche un po’ intimorito, quando mi consigliarono di stargli alla larga perché era un uomo potente ma pericoloso e mi spiegarono qual’era la sua attività reale, sotto la copertura di un’attività simile alla nostra.
Fu così che mi venne un accidente quando ,essendomi avvicinato per salutarlo,mi disse che era rimasto colpito dalla serietà e dalla bella presenza di mia moglie ,che dimostrava quel tanto di personalità e di carisma ,che lui stava ricercando in una donna da assumere come segretaria personale e come responsabile delle relazioni umane tra l’azienda ed i più importanti clienti.
Cercai di minimizzare le qualità di Emanuela ,che era impiegata nella pubblica amministrazione,ma lui non volle sentire ragione e mi disse di parlarne con lei e di convincerla e che in cambio avrebbe parlato bene di me con il nostro presidente, con il quale era in rapporti di familiarità
Era come dire ‘convincila se no ti faccio licenziare.’
.Da quel giorno smettemmo di frequentare quella palestra ,perchè l’azienda mi aveva urgentemente richiamato ,per un periodo di aggiornamento,in sede

Convinsi Emanuela ad accettare le proposte di lavoro del Cavaliere del Lavoro Dott. Rossi (il nome è naturalmente non reale ) e non feci molta fatica, perché quello che sarebbe stato il suo compito e le prospettive di vita, la entusiasmarono.
Era un lavoro particolare che,normalmente, si sarebbe svolto dalle 16 alle 24, per darle modo di accompagnare a cena i clienti più importanti della ditta, o di accompagnare il Cav. alle riunioni , ai party,o convegni.
Il sabato sera sarebbe stato più impegnativo, perché avrebbe dovuto lavorare dalle 14 sino alle 12 della domenica ,dormendo fuori casa perché, normalmente, impegnati per brevi viaggi all’estero.
Il tutto per un compenso di 5.000 euro netti al mese e la fornitura dell’abbigliamento da parte della ditta, senza limiti di spesa..
Per una settimana sarebbe stata affiancata da un incaricato della ditta ,per essere introdotta nel mondo aziendale ,per provvedere al suo guardaroba ed a quant’altro fosse necessario perché ,dalla settimana successiva, potesse iniziare il suo lavoro
Elisa era tutta euforica,l’importanza delle sue mansioni la inorgogliva,il guadagno era quasi il doppio del mio,grandi alberghi,lussuosi ristoranti ,viaggi all’estero ,erano nelle prospettive del suo impiego e,per completare l’aspetto positivo della cosa ,il suo accompagnatore, per quella settimana, sarebbe stato il fusto della palestra.
I primi giorni i due si dedicarono , tra l’altro , al guardaroba, composto solo da capi firmati, estremamente eleganti ma,con sua meraviglia,estremamente sexy.
Lui voleva assistere a tutte le prove dei suoi abiti ed anche dell’intimo, per cui non mancò occasione che lei si trovasse quasi nuda davanti a lui. Come conseguenza, lui le impose alcune sedute presso un studio di estetista, per mettere a posto tante piccole cose del suo corpo, ad iniziare dalla fighetta che fu completamente rasata.
Arrivò il primo sabato sera, Emanuela si preparò il bauletto per la notte e, tutta elegante e molto provocante, mi abbracciò e mi disse che era la prima volta, da quando c’erano sposati ,che lei dormiva fuori casa senza di me. Mi raccomandò di badare alla figlia ed avuta la mia assicurazione, uscì.
In strada l’aspettava il suo accompagnatore, che la portò, per prima cosa, in un lussuoso albergo del centro, la presentò al direttore e lo informò che, d’ora in poi, lei avrebbe occupato la stanza riservata all’azienda, ogni sabato sera.
Poi la condusse a cena in un bellissimo ristorante , dove ,tra un bicchiere e l’altro, le disse che per quella sera non avevano altri impegni è ,abbastanza palesemente,le fece capire che avrebbe passato volentieri il resto del tempo con lei. Emanuela non gli disse di no, anche perché, da quella sera in casa di Mario , non aveva più scopato ed il desiderio era tanto ed ,ormai,non aveva più paura del marito
Così lui la condusse in un appartamentino, che lei giudicò da scapolo, con un grande salotto ed una splendida camera da letto, piena di specchi anche sul soffitto ed una bagno munito di Iacuzzi
Lui la spoglio, la guardo nuda dopo l’intervento dell’estetista e ,con quella fighetta tutta rasata ed il corpo reso morbido dalle creme ,sembrava ancora più nuda del solito e più lussuriosa di sempre.
Lui si spogliò immediatamente mettendo in evidenza il membro più lungo e più grosso che lei avesse mai visto, già gonfio e pronto a soddisfarla
Lui continuava a guardarla e vide una goccia spuntare da quel sesso pieno di desiderio e che scivolò lungo la coscia.
A quel punto, improvvisamente, lui si trasformò, abbandonò gentilezza e cortesia e, prese le tette in mano, incominciò a strizzarle e torcerle con cattiveria.
Lei cercò di protestare, ma lui le mise la lingua in bocca e, quando lei cercò di incontra re quella lingua con la sua, lui la prese tra i denti e la morse, mentre una mano stringeva e torceva le grandi labbra della figa.
La buttò letteralmente sul letto e le mise il cazzo in bocca ed incomincio a scoparla in bocca ,con tale violenza, che lei quasi soffocava per i conati di vomito che l’assaliva ogni volta che lui raggiungeva il fondo della gola.
Poi la distese sul fianco, le sputò volgarmente sul buchino del culetto ,le punto la grossa cappella contro e, presa per i capelli, le fece voltare la testa verso l’alto, dove gli specchi riflettevano i loro corpi e spiccava il grosso cazzo che la puntava e le disse di guardare come le avrebbe rotto il culo e spinse violentemente, facendolo entrare sino alla radice in un solo colpo.
Fu un rapporto tutto improntato sulla violenza, le strizzava dolorosamente i capezzoli,le pizzicava i glutei ,le allargava ,dolorosamente, al massimo le labbra della figa quando voleva che lei gli stesse sopra e si scopasse da sola e, quando sentiva che stava godendo ,la buttava a pancia sotto sul letto e menava ceffoni violentissimi contro quel meraviglioso culetto, arrossandolo come il fuoco,
Neanche a dirlo lui venne tre volte e tutte e tre in bocca in segno di disprezzo.
Alle due di notte la mia Emanuela era sdraiata sul letto distrutta ,lui si era rivestito ,prese le chiavi dell’appartamento ,gliele buttò sulla schiena e le disse che quell’appartamento sarebbe stato il suo ufficio e che doveva presentarsi li lunedì alle 16 ,dove avrebbe incontrato il Cavaliere.
Forse le cose non sarebbero state quelle che lei aveva immaginato

CAPITOLO 5

Il lunedì mattina ricevette una telefonata dalla ditta ,in cui le si annunciava che,data la sua posizione nella società,alle 15,30 sarebbe arrivata una macchina con l’autista a prenderla e che la stessa macchina l’avrebbe riportata a casa al termine del lavoro.
Pensò subito che i dubbi e le perplessità del sabato,non avevano ragione d’esistere e li considerò frutto della tensione che le nuove responsabilità le procuravano
Lei incominciò a prepararsi dalle prime ore del pomeriggio,ed alle 15,30 era pronta ad affrontare la prima giornata di lavoro , elegantissima nei suoi nuovi abiti e tremendamente sexy.
La mia Emanuela era bellissima e soddisfatta di se stessa . Io lo ero molto meno.
Scese ed ad attenderla c’era la Mercedes con alla guida il fusto
La fece sedere davanti con lui,la salutò sorridendo e la condusse nell’appartamento dove erano stati il sabato precedente.
Lui non salì. Ad attendere lei c’era il Cav.Rossi ,con due altri uomini ,sempre sulla sessantina, che lui presento come suoi soci
Lui li informo che lei era stata scelta,principalmente, per soddisfare i rapporti con i massimi clienti e garantiva che aveva tutti i requisiti per adempiere a quell’incarico con successo
Poi disse ad Emanuela che doveva conferire ,confidenzialmente, con i suoi soci, per cui l’invitava a ritirarsi un attimo in camera ed, intanto, poteva consultare due cataloghi pubblicitari sicuramente di suo interesse.
Emanuela si ritirò in camera, si sedette su una poltroncina ed apri il primo catalogo. Per poco non svenne
Il catalogo, altro non era, che una raccolta di foto che la ritraevano in mille posizioni e situazioni, in quell’incontro, con cinque uomini, avvenuto in casa di Mario.
Aprì, con spavento, il secondo e ,come immaginava,conteneva le foto del suo rapporto con il fusto avvenuto il sabato sera e rimase impressionata dall’efficacia delle sue espressioni immortalate in quelle foto, che la ritraevano con l’espressione del volto che esprimeva chiaramente tutto il godimento ed il dolore che,di volta i volta, aveva provato.
Quelle foto non lasciavano dubbi sul tipo di rapporto che si era consumato in quella stanza.
Alla fine c’era un addenda, che si apprestò a consultare con curiosità,ma che,ben presto, si trasformò in terrore, quando vide una decina di foto che ritraevano il fusto in compagnia di sua figlia
All’interno della copertina c’era una busta ,con dentro un foglio che diceva, semplicemente, ‘ora spogliati completamente e ritorna in salotto’
Sconvolta,confusa,indecisa, non sapeva cosa fare, poi capì che non poteva far altro che obbedire, per cui si spoglio e ,completamente nuda,ritornò in salotto.
Il Cav, rivolto ai soci , chiedeva le loro impressioni e ,chiamata Emanuela vicino a loro, li invitava a toccare il corpo per verificare la morbidezza di quelle carni,li invitava a toccare le tette per verificare quanto fossero ancora consistenti, poi li invitò a far scorrere la mano sulle labbra della figa, per valutare quanto fossero lisce e gonfie ,poi, fatala girare su se stessa, le allargò i glutei per mostrar loro come il buchino fosse ben chiuso e grinzoso, a dimostrazione del pochissimo uso che la donna ne aveva fatto sino a quel momento.
Sembrerà incredibile ma quei palpeggiamenti e quell’esibizione davanti ai due uomini le fece brillare la fighetta per l’eccitazione
Poi aggiunse che non avevano il tempo per una dimostrazione delle qualità della nuova assunta, perché stava per arrivare il primo cliente, ma ,giusto per fare una cosa in fretta, fece inginocchiare Emanuela, le ordino di liberare i cazzi dei due uomini e di farli godere con la bocca.
Lei era in un mondo diverso,non riusciva a capire cosa stesse accadendo,aveva in testa solamente le foto di sua figlia, per cui, obbediente, prese possesso dei due membri ed in breve tempo li fece venire nella sua bocca, ingoiando il contenuto ,
I due approvarono e si allontanarono, mentre il Cav., con una mano sul culetto, le disse che uno dei suoi compiti sarebbe stato quello di accogliere i clienti della ditta che lui le avrebbe mandato e, con i quali ,lei doveva essere totalmente disponibile. Le disse che in armadio avrebbe trovato tutta una serie di completini da indossare quand’era in casa. Il fusto le avrebbe dato istruzioni su altri compiti che l’aspettavano.
Le preannuncio che stava per arrivare il primo cliente ,che poteva tranquillamente accoglierlo nuda, visto che non aveva il tempo per prepararsi.
Era già alla porta quando si volto e le disse che era sottinteso che, ogni disobbedienza, avrebbe avuto conseguenze sia per la sua vita familiare, che per sua figlia ,che era molto in confidenza con il fusto, il quale non aspettava altro che lei disobbedisse per poterla punire nel corpo e negli affetti.

Quando rientrò a casa all’una di note e mi raccontò cosa le era accaduto,rimasi sconvolto , ma non sorpreso, perché conoscevo il genere di lavoro che faceva il Cav. Rossi, che, altro non era ,se non uno che aveva messo in piedi la più grande organizzazione di sfruttamento della prostituzione nella sua regione
Mi ero illuso che, per Emanuela,che non era più una ragazzina,avesse veramente voluto assumerla come segretaria , così come mi aveva assicurato ,invece dovetti ricredermi .
D’altro canto, la sua era una di quelle proposte che ‘non si possono rifiutare ‘vista la potenza di quell’uomo nella nostra regione,che dettava legge a tutti i livelli,essendo a conoscenza dei ‘vizietti’di tutte le persone più influenti, cui lui procurava la merce per il loro divertimento
Mi fossi opposto, probabilmente mi sarei,non solo trovato senza lavoro,ma con tutte le porte chiuse per trovarne un altro
L’uomo era rimasto colpito dalla sensualità di Emanuela e,soprattutto, da quell’ultima sua prestazione in casa di Mario e, proprio perché non era più una ragazzina e non poteva competere, nel sesso normale, con ragazze di diciott’anni , aveva visto in lei la donna da riservare agli amanti del sesso basato sull’umiliazione,sulla violenza ,sul dolore, che a lei,quella maledetta sera,aveva procurato tanto piacere.
Era la donna adatta per pratiche sado-maso, tanto richieste dai più depravati,che non avevano difficoltà a trovare donne da sottomettere perché costrette a farlo, mentre era difficile trovare una donna per bene che,sotto tortura,provasse orgasmi devastanti.
Il giorno successivo venne a prenderla la solita macchina,guidata dal solito ‘figo’,che, mentre la conduceva all’appartamento, continuava ad informarsi su come stesse sua figlia e, decantandone l’avvenenza, si diceva sicuro che, prima o poi lei ,avrebbe fatto uno sbaglio e lui l’avrebbe sverginata.
Questa volta salì anche lui nell’appartamento e le ordinò come vestirsi: calze autoreggenti,niente intimo,una microgonna a filo culetto ed una camicetta annodata in vita,scarpe con tacco da 15 centimetri.
Le fece appesantire il trucco,poi le mise due bracciali in cuoio ai polsi e due cavigliere uguali ,tutti quattro muniti di un anello.
Poi la condusse verso una porta che era rimasta sempre chiusa,l’apri con una chiave e la introdusse in una stanza dove cera tutta l’attrezzatura necessaria per una seduta sado-maso
La guardò,le sorrise e le disse che ,sfortunatamente, erano in pochi a possedere la chiave di quella stanza, dove lei avrebbe ,sicuramente,raggiunto livelli di piacere mai neanche immaginati
Le raccomandò di essere gentile con i clienti e di non osare ad opporsi a nessuna delle loro richieste.
Quel giorno di clienti ne vennero nove ,
Ognuno che entrava li accoglieva con il terrore che aprissero quella porta ,ma fortunatamente, nessuno lo fece e la sua faticosa giornata si trascino tra pompini ,inculate e sborrate in ogni parte del corpo, ma specialmente in bocca e sul viso.
Erano tutti rapporti deviati da violenza gratuita e desiderio di umiliazione.
Chi la inculava non si preoccupava del suo dolore e la penetrava con durezza senza alcuna preparazione . Gli strappi dei capelli,gli schiaffi,i morsi sui capezzoli o sul clito, accompagnavano tutte le sue chiavate. Era un corpo da cui trarre godimento dando sfogo ad ogni istinto più perverso.
Ma come aveva previsto il Cav, lei contraccambiava queste umiliazioni e queste violenze con orgasmi di un’intensità inaudita che centuplicava il piacere del maschio che la stava violentando
Nei giorni che seguirono il numero dei clienti aumentò sempre di più, essendosi sparsa la voce della presenza in quella casa di una donna di quel tipo
Ma quando rientrava ,sempre dopo l’una o le due di notte,per non arrecarmi dolore, mi diceva che era venuto uno solo o due all’ultimo momento, per cui aveva fatto tardi
Io sapevo che non era così e provavo rimorso per averla messa in questa situazione e ,quasi per scusarmi,per l’intera settimana ,non le chiesi di fare sesso con me.
CAPITOLO 6

Passarono i primi giorni.
Lei ormai si era abituata alla sua situazione ed ogni giorno che passava la vedevo più serena,più tranquilla,attenta a non far tardi a recarsi al lavoro ed,al contrario,rientrare sempre più tardi alla notte
Ma il giorno della verità arrivò il sabato,il giorno in cui vennero da lei due uomini piuttosto anziani,molto distinti, che lei non conosceva.
Li accolse come tutti gli altri,li fece accomodare,offrì loro da bere, poi si alzarono e si diressero verso la camera da letto,ma uno dei due la fermò e le disse ‘non in quella camera ‘ e ,presa una chiave dalla tasca,aprì la porta segreta e la invitò ad entrare.
Lei impallidì! Era la prima volta che quella porta veniva aperta.
Aveva paura dell’ignoto, ma non poté impedire al suo corpo di provare anche una forte eccitazione
Uno dei due le tolse la camicetta ed il gonnellino che indossava e la portò sotto una trave dove pendevano due catene che agganciarono ai suoi polsi, obbligandola a stare a braccia alzate ed allargate.
Stessa sorte toccarono alle sue gambe che, allargate al massimo, furono bloccate alle caviglie .
Era terrorizzata ma,allo stesso tempo, anche eccitata.
I due si spogliarono e la paura di lei aumentò quando vide il cazzo di uno dei due che era mostruosamente grosso e lungo
I due le si avvicinarono ed incominciarono a palparla ,strizzarla,pizzicarla,morderla, mentre lei si divincolava per quello che le permettevano le catene che la bloccavano
Le applicarono ai capezzoli ed alla figa delle mollette, dove agganciarono dei pesi, deformando, in modo osceno, sia il seno che la vulva
Intanto i suoi lamenti e grida di dolore, avevano eccitato i due uomini ed i loro membri avevano raggiunto la massima erezione
Le spalmarono sulla figa del lubrificante, per permettere l’introduzione di quel cazzo enorme che lei si vedeva davanti.
Lui si avvicinò e puntò la grossa cappella alla vagina ,spinse lentamente e la fece entrare,e si bloccò.
Emanuela era immobile, riempita al massimo da quella prima parte di quel cazzo enorme ed aspettava che lui continuasse a spingere ,quando, sul culetto, fu colpita da una violenta nerbata infertale dall’altro uomo che era alle sue spalle.
Il dolore, acuto ed improvviso, provocò la reazione spontanea , violenta e profonda del bacino in avanti ,tanto violenta che si impalò per metà su quel cazzo che aveva in corpo.
Lanciò un urlo di dolore, ma le nerbate successive,alle quali il corpo reagiva per istinto, la fece ben presto completare l’introduzione dell’intero membro dentro di lei.
L’uomo incominciò a scoparla perché la vagina si adattasse alla grossezza di quel cazzo ,cosa che avvenne quasi subito, agevolato dai copiosi umori di lei che attestavano il suo piacere e godimento .
Quando la penetrazione divenne normale, l’uomo dietro a lei aspettava che il suo compare fosse in fase di penetrazione per frustare lei, che reagiva con violenti scatti del bacino in avanti ed i due pubi sci scontravano violentemente, rendendo la penetrazione dell’uomo tanto profonda che lei mi giurò che mai nessuno le aveva penetrato l’utero tanto profondamente
Quando l’uomo sborrò, lei aveva goduto in modo incredibile Per la prima volta in vita mia la sentii dire di aver supplicato quell’uomo di non andarsene e di chiavarla ancora.
L’uomo invece se ne andò e lei rimase appesa a quelle catene a gambe piegate
L’uomo che le stava dietro le si avvicinò e la penetrò in quel culetto martoriato dalle scudisciate.
Ma lei non reagì ,non partecipò a quella sodomizzazione, dolorosa per le piaghe che ricoprivano la sua schiena .L’uomo venne dentro di lei,poi le tolse le mollette dal corpo,la liberò dalle catene e la lasciò accasciata a terra.
Uscì dalla stanza ed assieme all’amico se ne andarono
Dopo un po’ lei si rialzò,andò sotto la doccia,si rivestì e scese in strada ,dove c’era il fusto ad attenderla
Le disse che l’aveva spiata mentre l’uomo la scopava e l’aveva vista godere .
Le chiese se le era piaciuto e lei rispose di si.
Le chiese se avesse voluto rivederli e lei,dopo un attimo di silenzio, rispose di sì.

Era passata una settimana,quando fui convocato dal Cav.Rossi ,che, con grande cordialità ,mi disse che Eleonora era stata bravissima ,che aveva superato brillantemente la prima settimana di prova e che lui era pronto ad assumerla.
Mi disse che,però,c’era una piccola cosa di cui voleva discutere con me.
Mi disse che l’aspetto fisico della sua segretaria era una cosa fondamentale ,visto gli ambienti che lui frequentava e che, purtroppo,Eleonora ,per quanto avesse un aspetto quasi perfetto ,mostrava qualche segno dovuto all’età
Mi chiese se avessi nulla in contrario se lui avesse provveduto ,a sue spese,ad inviarla in una clinica romana perché si sottoponesse a qualche piccolo intervento di chirurgia plastica
Mi assicurò che ne aveva parlato con lei e che ne era entusiasta
Non potevo certo oppormi e diedi il mio benestare.
Rimase via per quasi un mese e ,quando ritornò, era un’altra Emanuela
Le avevano tolto le piccole rughe attorno agli occhi, e fatta scomparire qualche rughina sulla fronte .
Le avevano eliminato un piccolo accenno di borse sotto gli occhi, ma quello che era più evidente, le avevano sensibilmente ingrossato le labbra
Le avevano rassodato il culetto e la pancia ed eliminato qualche rilassamento della pelle sui fianchi,ma la cosa più importante è che le avevano rassodato il seno, portandolo dalla seconda ad una quarta misura abbondante
Quando la vidi pensai, dentro di me, che adesso era una puttana perfetta.
Lui la tolse dal giro della prostituzione ordinaria,per farne una escort, che avrebbe gestito lui personalmente ,assieme ad altre tre donne.
Il suo campo rimase quello sado maso, ma da consumarsi a casa di particolari e molto facoltosi clienti, le cui esigenze erano proporzionali al costo del servizio.
Lei era soddisfatta della sua situazione. Passava, tutti i giorni, molto tempo dall’estetista ,dove ,otre a tenere in forma il suo corpo, provvedevano a mascherare i segni della sua attività,ma senza nasconderli completamente, perché costituivano un potente afrodisiaco per il cliente successivo
Ormai erano poche le volte che rientrava a dormire a casa.
Veniva durante il giorno, si riposava, prendeva con se gli indumenti che le servivano e, poi ,mi salutava affettuosamente,mi diceva che forse avrebbe dormito fuori ed andava dall’estetista per preparare il trucco e l’acconciatura per la serata
Molte volte incominciò a dormire a casa del Cav. Rossi.
Mi resi conto che la nostra unione si stava sciogliendo.
Telefonai alle tante conoscenze che avevo lasciato a Trieste, in cerca di qualcuno che mi offrisse un incarico, possibilmente, all’estero.
Ebbi la fortuna di trovare una ditta che era disposta ad assumermi per un lavoro da svolgere in Germania .
Accettai senza esitazione ed, il giorno dopo, firmai il contratto presso un avvocato che li rappresentava.
Il pomeriggio del giorno dopo dissi ad Emanuela che dovevo parlarle.
Le dissi che volevo salvare il nostro matrimonio e che ero riuscito a liberarmi da quel ricatto, non espresso, che mi legava al Cav Rossi ed obbligava lei a quella vita.
Le dissi che, finalmente, eravamo liberi e la settimana prossima saremmo partiti per la Germania.
Mi sorrise,si alzò e si sedette sulle mie ginocchia.
Era bellissima, avevo sotto agli occhi quel splendido seno che non avevo ancora accarezzato.
Mi baciò sulla guancia .
Mi disse che ero tanto caro, ma che ormai la sua vita era cambiata.
Mi disse che, ormai, non avrebbe potuto più fare a meno di quello che stava facendo, che si sentiva realizzata ,che non avrebbe rinunciato per nessuno, neanche per me, al piacere che le procurava il suo lavoro
Mi disse che mi avrebbe voluto sempre tanto bene ,ma che ,ormai ,il suo padrone era un altro
La settimana successiva partii da solo per la Germania

Erano trascorsi tre anni da quando me n’ero andato via.

Inutile dirvi che il ricordo dei vent’anni di matrimonio che avevamo passato assieme non potevano essere stato cancellato da una separazione così breve.

Non avevo più saputo niente di lei e della sua vita.

Così, quando il mio nuovo lavoro mi riportò, per la ptima volta e per un breve soggiorno, in Italia, fui preso dalla voglia di sapere come stessero lei e nostra figlia, che ormai aveva compiuto i 19 anni

Non sapevo dove vivessero e come fare per incontrarle.

Così cercai di sapere se esistesse ancora il Cav. Rossi, e quando seppi che non s’era mai spostato dalla sua sede di una volta, decisi di fargli visita e di chiedere a lui informazioni .

Mi accolse con il solito entusiasmo , mi rimproverò di essermi allontanato dall’Italia, mi disse che se, allora, avesse saputo che ero in cerca di lavoro me lo avrebbe procurato lui.

Per ben due volte cercai di dirgli il perchè della mia visita , ma ogni volta lui cercò di di sviare il discorso.

Alla terza gli dissi , con decisione,che volevo incontrare, o almeno vedere, mia moglie e mia figlia,

e che ero venuto da lui solo perchè mi indicasse dove potevo trovarle.

Messo alle strette, fece uno strano discorso, dicendomi che, nel loro lavoro, tre anni erano tanti , soprattutto per chi , come mia moglie, avesse scelto di esercitare il mestiere in un settore così particolare e richiesto, come quello che aveva scelto lei.

Un settore che le aveva dato tante “ soddisfazioni”, ma che richiedeva tanto impegno e che,a lungo andare , lasciava il “segno“ su chi lo praticava.

Gli chiesi ancora una volta dove potevo trovarla

Mi scrisse un indirizzo su un foglietto di carta e me ne andai.

Presi un taxi e mi feci portare a quell’indirizzo

Era una villa di periferia, abbastanza isolata, circondata da un alto muro di cinta.

Suonai il campannello del portone d’accesso ed, all’uomo che mi chiedeva cosa volessi, dissi che mi aveva mandato il Cav. Rossi.

Entrai nel parco della villa e notai subito il gran numero di vetture parcheggiate negli appositi spazi.

Mi fù aperto un portoncino.

All’uomo che mi si avvicinò ripetei chi mi aveva mandato .

Lo vidi prendere il telefonino e, dopo una breve telefonata, mi indicò una scala che scendeva nel seminterrato.

Entrai in una vasta sala dove c’erano una quindicinadi uomini, alcuni seduti su delle poltroncine, altri in piedi che giravano per la stanza e, quello che mi sorprese, fù che alcuni erano nudi.

In mezzo a loro c’erano due donne mezze nude, non giovanissime, attorniate da uomini che le baciavano, le palpavano , le strizzavano tette e glutei.

Ogni tanto qualcuno le spingeva a sedersi in grembo a qualcun’altro che era sduto e, mentre questi approfittava per toccarle figa e tette, lui glielo mettevain bocca, o era lei a prenderlo in mano ed accennare ad una masturbazione.

Da un’apertura ad arco della parete entrò una terza donna, più giovane delle altre e completamente nuda, che si unì alle altre due

Subito dopo, un uomo la prese per mano e sparì dietro la stessa apertura, proprio nel momento in cui stava entrando una quarta donna.

Era mia moglie.

Mi sedetti su una poltroncina per evitare di essere visto .

Era sempre una bella donna, un po’ ingrassata , con il seno meno tonico e sostenuto di quando stavamo assieme,ma sempre una gran figa

Il suo incedere e la sua gestualità tradivano sempre il suo stato di umile sottomessa.

Stetti a guardarla per alcuni istanti , poi, prima che se ne andasse con qualcuno, avvicinai un uomo che era lì per controllare e gli dissi che avrei voluto appartarmi con quella donna, ma non volevo immischiarmi in mezzo a tutti quegli uomini.

Mi disse di andare nella camera numero 2 .

Dopo qualche minuto la porta si aprì ed apparve lei bella e sorridente come il suo ruolo richiedeva.

Quando mi vide il suo sorriso scomparve per la sorpresa, ma subito mi venne vicino,mi gettò le bracia al collo, e si strinse a me.

Non ci furono scene madri o drammatiche. Mi salutò con un semplice “ Ciao “

Mi disse che era felice di rivedermi, che mi voleva sempre tanto bene

Rimanemmo abbracciati per qualche istante e sentire quel corpo nudo tra le mie braccia fu una sensazione bellissma ,che mi riportò, immediatamemte, ai tempi in cui di quel corpo ero il padrone.

Le chiesi come aveva trascorso questi tre anni e mi raccontò, per sommi capi, quella che era stata la sua vita di puttana.

Le chiesi se fosse felice e lei mi rispose laconicamente “ è un lavoro come tanti altri “. Le chiesi se fosse pentita della sua scelta e mi disse di no e che non lo sarebbe mai stata finchè il suo corpo avesse provato piacere a farlo.

Rimasi sorpreso quando mi disse che l’avrei resa felice se mi fossi degnato di fare l’amore con lei, intuendo che non era nelle mie intenzioni di scoparla.

Era una delle poche volte, da quando ci conosciamo, che mi chiese di scoparla.

L’accontentai .

Era strano constatare come avesse fatti propri i gesti ,i ritmi, il comportamento durante la chiavata , di una puttana.

Quando l’ebbi nuda sotto di me non potei non accorgermi dei tanti segni che aveva sulle grosse e splendide tette, sulla pancia, sulle cosce, alcuni che stavano scomparendo altri molto più accentuati perchè più recenti.

Proprio per controllare , la girai a pancia in giù per baciarle il culetto, e sulle spalle, sulla schiena, ma specialmente sul culetto e sulle cosce i segni della verga e della frusta erano evidenti e freschi, probabilmente del giorno prima.

Le chiesi il motivo di quei segni e mi rispose, imbarazzata, che dopo mezzanotte lei si intrattiene con delle persone dai gusti particolari.

Non andai oltre con il discorso perchè avevo capito.

 

Naturalmente mi resi conto di non essere riuscito a farla godere, ma lei mi mentì dicendomi che era stato bellissimo.

Corse a lavarsi, per dirmi, poi, che dovevamo lascisarci, perchè i suoi tempi venivano controllati e non poteva fermarsi con un cliente troppo a lungo.

Non mi propose di rivederci .

Prima di salutarla, le dissi che volevo incontrare nostra figlia e le chiesi dove potevo trovarla , e lei mi disse “ al piano di sopra” .

 

 

 

 

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