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Racconti di Dominazionetette enormi

Una giornata da vacca

By 4 Febbraio 2025No Comments

per commenti e critiche: cavaradossim@hotmail.com

Finalmente siamo riusciti a trovare una data buona per entrambi, per il mio Padrone e per me. Causa impegni di lavoro non sempre si riesce ad incontrarsi quanto si vorrebbe, perlomeno quanto vorrei io. Lui è un architetto, ha 50 anni e non si è mai sposato. Io sono direttrice in un’importante azienda farmaceutica, ho 45 anni e sono divorziata da 10. Abitiamo in città diverse, non molto distanti. In realtà lui abita in campagna, in una piccola cascina ereditata dai nonni; ha restaurato l’edificio principale, il resto per il momento resta com’è.
Parcheggio la mia auto sul retro della sua casa e mi dirigo verso l’ingresso principale. Lui mi attende già, mi apre la porta e mi fa entrare.
-Buongiorno Padrone- mi affretto a dire.
-Ciao schiava, ben arrivata- fa lui palpandomi il culo.
Ovviamente lascio fare; lui mi solleva un po’ la gonna e insinua una mano nelle mutandine.
-Hai già la fica fradicia- mi appunta.
-Si Padrone, son già diversi giorni che mi sento quest’eccitazione addosso- dico mentre le gambe mi tremano, -Ma tu mi avevi ordinato di non toccarmi…-
-Si certo, ma non preoccuparti, ho organizzato un bel programmino per te- mi spiega, -Ci saranno anche degli ospiti e voglio che tu mi faccia fare bella figura-
-Si Padrone, vedrai non ti deluderò- prometto io.
-Va a prepararti- mi ordina lui.
Vado in camera e mi tolgo tutti i vestiti. Quando sono completamente nuda metto il collare; questo gesto mi dà sempre un certo brivido, conferma il mio essere schiava , capace di godere solo nel dolore e nell’esser degradata. Indosso poi le polsiere con ganci e le cavigliere con ganci. Metto poi delle ginocchiere, dovendo stare perlopiù a quattro zampe le mie ginocchia non reggerebbero. Infine raccolgo i capelli e indosso un cappuccio aderente in lattice con aperture per gli occhi, il naso e la bocca.
Raggiungo il mio Padrone e mi metto a quattro zampe.
-Ah sei pronta- mi fa lui, poi dandomi una pacca sul culo -vieni, ti porto al tuo posto-

Il mio posto è nella vecchia stalla, una volta lì il Padrone aggancia una catena al collare e mi dice che per il momento devo starmene lì buona. Così resto a quattro zampe legata a questa catena che limita i miei movimenti. Essere trattata come un animale è sempre stata una mia fantasia erotica; credo sia soprattutto per via del mio grosso seno. Da ragazzina ho cominciato a sviluppare il seno prima delle altre coetanee. La cosa mi inorgogliva non poco: vedevo l’invidia che prendeva le altre ragazzine, e non mi sfuggiva il desiderio con cui i ragazzini mi guardavano le tette. Crescendo però il seno è diventato veramente troppo grande, sproporzionato rispetto alla mia figura, ed è cominciata a circolare la voce che, con quelle tettone, somigliavo proprio ad una vacca. Certo mi dispiaceva sentire certi commenti però, dentro di me, sentivo anche una certa eccitazione. Immaginavo come sarebbe stato essere davvero una vacca, avere qualcuno che venisse a mungermi ogni giorno, e poi essere montata da un toro. Quando mi venivano queste fantasie mi rinchiudevo in camera mia, mi spogliavo nuda e mi mettevo a quattro zampe sul pavimento, con una mano poi andavo a giocare con la mia fica fino ad esplodere in forti orgasmi.
Il ragazzo che mi ha sverginata è diventato poi mio marito. Con lui all’inizio le cose sembravano andar bene, però a letto era sempre la solita routine. Ho provato negli anni a coinvolgerlo in certe fantasie, in certi giochi, ma lui non mostrava alcun interesse. Col tempo il nostro rapporto si è sempre più raffreddato finché abbiamo deciso di separarci.
Il Padrone l’ho conosciuto un paio d’anni fa. All’inizio la nostra frequentazione verteva solo su delle belle scopate. Avevo notato comunque che a lui piaceva prendermi soprattutto da dietro e immancabilmente mi dava schiaffi sulle natiche dicendo che il mio culone lo faceva impazzire. Più lui esagerava con le sculacciate e gli insulti, più io mi mostravo remissiva.
Sentivo che lui era l’uomo giusto con cui realizzare le mie fantasie, mi piaceva come mi dominava e godevo nel sottomettermi a lui. Però una parte di me frenava nel lasciarsi andare in un rapporto così degradante finché accadde una cosa che fece cadere ogni mia remore. Una di quelle cose che non possono essere semplici coincidenze bensì segni del destino. Un giorno mi porta in quella sua casa di campagna che aveva ereditato dai nonni. Mi spiega che ha intenzione di sistemare la casa principale per abitarci.
-Il resto lo lascio così per il momento- mi dice indicandomi la piccola stalla e la rimessa, -Anche perché non ho intenzione di mettermi ad allevare animali-
Io mi sento come ispirata dalla mia libidine, e con un fremito nella voce gli dico di getto: -Beh potresti metterci me in quella stalla… visto che sono la tua vacca-

Mentre sono assorta in questi ricordi sento dei passi avvicinarsi. Mi volto e vedo il mio Padrone con due ragazze; non saprei dire l’età ma sicuramente molto giovani.
-Visto ragazze che non scherzavo- fa lui indicandomi.
-Ah però- riesce a dire una delle due, una biondina con i capelli lunghi e ondulati.
-Ma zio!- incalza l’altra, capelli rosso castano taglio corto,-Sapevo ch’eri un gran porco ma addirittura ridurre così una donna…-
-Ma guardate che a lei piace fare la vacca- dice il Padrone accarezzandomi sulla schiena. -Su avvicinatevi- intima loro.
Le due ragazze cominciano a toccarmi dappertutto. Mi sento così umiliata: esser tastata come un animale e perdipiù da due ragazzine! Ben presto l’umiliazione si scioglie in eccitazione. Infatti quando la rossa fa scivolare la sua mano sulla mia fica non può che esclamare: -Ma è tutta bagnata qui!-
-Eh, te l’ho detto che le piace!- replica il Padrone.
-Certo che con queste mammelle…- fa la biondina mentre mi soppesa le tette -pare proprio una vacca. Hai provato a mungerla zio?-
Il Padrone sorride, -Provaci tu-
La biondina allora mi afferra i capezzoli e stringe e tira. Sobbalzo dal dolore.
-Sta ferma bestia!- mi ordina la ragazzina mentre continua a giocare con i miei seni.
-Scommetto che lo zio preferisce montarla- dice la rossa ridendo. E forzando il suo pugno nelle mie grandi labbra, -Guarda qua, ci entra persino la mia mano in questa fica sfondata!-
-Su ragazze adesso andiamo- interviene il mio Padrone, -Dobbiamo preparare per stasera-
-E no!- si inalbera la biondina, -Adesso mi son eccitata anch’io-. Si porta davanti al mio viso, fa scendere le mutandine, solleva la gonna e mi offre il suo sesso glabro. -Su lecca-
Metto fuori la lingua e l’affondo nella sua fichetta. Sembra gradire molto infatti afferra la mia testa e la stringe a se. Intanto la rossa continua dietro a giocare con i miei buchi. La biondina non ci mette molto a venire; la ripulisco per bene. Poi si sistema mutandine e gonna e vanno via tutti e tre lasciandomi di nuovo sola.

In queste situazioni perdo un po’ la cognizione del tempo. Comunque ad una certa ora il Padrone e le due ragazze tornano nella vecchia stalla. La biondina regge una ciotola, poi sorride e la pone per terra davanti a me. Contiene i resti del loro pranzo, mescolati tutti assieme: pasta, salsa, carne, verdure e chissà cos’altro. Esito un po’.
-Su bestia! Mangia la tua pappa- mi canzona la biondina.
-Secondo me è troppo asciutta- dice la rossa, -Aspetta ci penso io-. Si avvicina, si toglie le mutandine, solleva la gonna. La guardo, la sua fica ha un piccolo ciuffo rosso castano; presumo con timore quel che ha intenzione di fare. La ragazzina si accovaccia sulla ciotola e comincia ad orinare.
Io mi sento sprofondare. Quando ha finito, avvicina la fica alla mia bocca per farsi ripulire, poi si sistema i vestiti.
-Mmmn… secondo me ci manca ancora qualcosa- dice sadica la biondina. -Magari un po’ di crema…-
Il Padrone sorride acconsentendo, si apre la patta e tira fuori il cazzo semi-eretto. Le due ragazzine si stringono ai suoi fianchi. La rossa regge la ciotola mentre la biondina mena il cazzo. Intanto il Padrone palpa i loro culetti e i loro piccoli seni; dopo un po’ sborra nella ciotola.
-Ecco qua- fa la rossa -adesso la pappa per questa vacca è completa-. E rimette la ciotola per terra davanti a me.
-Cucina gourmet !- rincara la biondina ridendo.
Solo a guardarlo quel pappone ributtante mi sale la nausea.
-Su mangia- mi ordina il Padrone.
Cerco di farmi forza e, ormai rassegnata, affondo il viso in quella ciotola. Penso sia meglio mandar giù tutto il più in fretta possibile, senza masticare, per non sentire sapori e consistenze.
-Sembra piacerle!- esclama la biondina.
-è solo una bestia affamata- ribatte la rossa.
Una volta terminato il pasto mi obbligano pure a leccare la ciotola.
-Bene, adesso riposati- mi dice infine il Padrone, -la serata sarà impegnativa-
La lunghezza della catena mi permette appena di stendermi su di un pagliericcio lì vicino. Non ci metto tanto ad addormentarmi.

Non so bene quante ore son passate comunque vengo risvegliata dal Padrone che mi sta pisciando addosso.
-Sveglia dormigliona- mi fa mentre cerco di raccapezzarmi.
Mi metto a quattro zampe e sento le ragazze armeggiare dietro di me.
-Tranquilla- mi dice il Padrone carezzandomi sulla testa, -dobbiamo solo farti un clistere-
Ovviamente non posso rifiutarmi. Sento qualcosa di rigido forzarmi l’ano, poi un liquido si riversa nel retto. Subito il Padrone infila un tappo.
-Su facciamola muovere un po’- dice staccando la catena, -così si pulisce meglio-
Vengo portata a spasso fuori dalla stalla. Nonostante i dolori al ventre e le tette che ballonzolano, le ragazze mi fanno trottare a suon di schiaffi sulle natiche. Quando non resisto proprio più, mi portano dove comincia la boscaglia, dietro un cespuglio. Il Padrone mi toglie il plug d’un colpo e finalmente posso liberarmi.
-Sei proprio una lurida bestia- mi apostrofa la rossa.
-Già che ci sei, ti conviene anche pisciare vacca!- rincara la biondina.
Espletare i miei bisogni così, davanti a ‘ste due ragazzine, mi fa sentire tremendamente degradata. Ma in fondo è quel che cercavo, è quel che voglio.
Una volta che ho terminato mi portano dove c’è il tubo dell’acqua. La rossa afferra il tubo e comincia ad innaffiarmi. Il Padrone mi passa un pezzo di sapone dicendomi:-Datti una ripulita-.
Mentre mi passo il sapone su tutto il corpo, la rossa mi incalza: -E allarga quelle chiappe, culona!-, così da poter sciacquare meglio i miei buchi.
Poi la biondina mi asciuga con degli stracci e mi riportano nella stalla.
Mi accorgo che il Padrone ha piazzato una gogna, vi vengo sistemata in modo che testa e mani vi siano bloccate. La gogna inoltre mi costringe piegata a novanta gradi con le tette penzolanti, però mi piazzano sotto il ventre un cavalletto ai cui piedi agganciano le mie cavigliere in modo che le mie gambe restino sempre aperte.
-Ecco- dice soddisfatto il Padrone, -così sei tutta a disposizione di chi vorrà usarti-
Poi mi gira intorno e mi cala una benda sugli occhi. -Così non puoi vedere chi e quanti ti usano-
Mi arrivano poi due forti pacche sulle chiappe, sicuramente le ragazze… Poi sento che si allontanano tutti.

Resto così sola per un po’, costretta in questa posizione sconcia. Poi sento delle voci là fuori la stalla, dev’essere arrivato qualcuno penso. Passa del tempo ed ho l’impressione che le voci aumentino.
Ad un certo punto qualcuno entra nella stalla, dei brividi mi attraversano le gambe. Sento delle mani accarezzarmi il culo, intuisco si tratti di mani femminili. Intanto davanti a me qualcuno ha tirato giù una lampo, infatti un cazzo mi viene appoggiato in bocca. È ancora molle e mi do da fare a leccarlo mentre le mani femminili dietro hanno raggiunto il mio sesso. Il cazzo comincia a prendere vigore, non è molto grande, ha un buon sapore. La donna intanto ha preso a spingere le sue dita nella mia fica facendomi gemere. Il tizio invece mi afferra la testa e prende a scoparmi in bocca; per fortuna non ci mette molto a venire, ingoio tutto. Nel frattempo la donna si asciuga le mani sulle mie natiche e i due si allontanano.
Dopo circa dieci minuti arriva qualcun altro. Delle mani allargano le mie grandi labbra e un cazzo vi penetra con decisione. Mi accorgo però che si tratta di un cazzo finto, probabilmente si tratta di una donna che indossa uno strap-on. Nel frattempo altre mani di donna stanno giocando con le mie tette, ricevo schiaffi e mi tirano i capezzoli; sento delle risate. Dopo un po’ la donna che mi sta penetrando tira fuori il fallo e dice: -Su prova anche tu-. Sento armeggiare, immagino che si stia sfilando lo strap-on per passarlo all’altra donna. Vengo di nuovo penetrata e la donna che mi scopava prima viene davanti a farsi leccare la fica. La donna che mi scopa adesso mi sembra meno pratica e la immagino più giovane della donna che sto leccando. Comunque dopo un po’ vanno via anche loro.
Mi sento stordita, non so quanti orgasmi ho avuto, umori mi colano lungo le cosce. Quando un cazzo mi penetra di nuovo, stavolta un cazzo vero; non l’avevo neanche sentito arrivare. Il tizio mi scopa con foga alcuni minuti fino a sborrarmi dentro. Poi esce e se ne va. Un tipo sbrigativo.
Passano alcuni minuti e sento altre mani toccarmi. Percepisco mani maschili, le dita si insinuano nel buco del culo. Immagino mi si prospetti un rapporto anale. Infatti dopo avermi lavorano l’ano per bene con le dita, il tizio vi spinge il suo cazzo. Per fortuna è uno che ci sa fare, mi penetra piano dando il tempo all’ano di adattarsi al suo pene; sento dimensioni importanti. Poi comincia a spingere ritmicamente dandomi nel contempo schiaffi sulle chiappe. Va avanti così qualche minuto poi mi afferra per i fianchi e me lo spinge tutto dentro con forza e si blocca. Immagino sia venuto ma non sento fiotti di sborra riempirmi il retto; penso che forse ha messo il preservativo. Non mi sbaglio infatti dopo essere uscito dal mio culo l’uomo viene davanti e mi scarica il contenuto del preservativo in bocca; ovviamente devo ingoiare tutto.

Passano circa due o tre ore durante le quali vengo toccata, strizzata e schiaffeggiata dappertutto, vengo penetrata in fica, in culo e in bocca, e mi tocca ingoiare di tutto. Noto che da un po’ non entra nessuno nella stalla, non so esattamente quanti ne siano venuti, comunque penso non ci sia più nessuno che voglia usarmi. Mi sento stanca e non resisto più in questa posizione, vorrei potermi muovere.
Poi sento diversi passi entrare nella stalla; non saprei dire quante sono le persone che mi circondano.
-Vacca, gli ospiti hanno gradito molto i tuoi servigi- mi dice il Padrone, -ora però abbiamo voglia di darti qualche frustata-
-Grazie Padrone-, la risposta automatica che riesco a pronunciare.
Vengo affrancata dalla gogna, giusto il tempo di sgranchirmi un po’ che mi agganciano le polsiere e sollevano le braccia. Mi tirano finché riesco a malapena a poggiare i piedi per terra. Poi cominciano a frustarmi sulla schiena e sulle gambe. Usano fruste a più strisce ed immagino si alternino nel sferrare colpi. Certo alcuni colpi sono veramente forti e mi fanno gemere e contorcere.
-Direi ch’è ad un bel punto di rosso- dice il Padrone carezzandomi. Sento qualcuno sogghignare.
Vengo liberata e portata vicino ad un tavolo su cui devo poggiare i gomiti.
-Adesso ci occupiamo di questo bel culo- annuncia il Padrone dandomi un paio di schiaffi sulle natiche. Ricevo diversi colpi di bacchetta, ogni colpo sento la bacchetta fendere l’aria prima di abbattersi sulla mia carne procurandomi un dolore intenso. Penso che queste bacchettate lasceranno il segno, avrò a lungo il culo a strisce.
Riesco a malapena a reggermi sulle gambe, ho il culo in fiamme, finché mi prendono per le braccia e mi portano a sedere su una panca. Il contatto con il legno della panca non mi dà sollievo anzi riverbera il dolore. Vorrei alzarmi ma hanno agganciato le polsiere in modo che le braccia siano aperte e bloccate. Delle mani strizzano i miei seni quando d’un tratto attaccano dei morsetti con pesi ai miei capezzoli turgidi. Il dolore è lancinante ma non ho neanche il tempo di gridare che una candela mi viene infilata in bocca. La candela è accesa, ne sento il calore, e ben presto la cera comincia a colare sul mio seno. Ogni goccia che tocca la mia pelle è una punta di dolore; posso solo girare la testa a destra o a sinistra per scegliere quale tetta colpire. Una scelta irrisoria in realtà, visto che si va avanti fin quando tutto il mio seno è ricoperto di cera. La candela ormai inutile viene quindi estratta dalla mia bocca e posso rifiatare un momento. Intanto mi tolgono i morsetti e sganciano le polsiere.
Dopo una breve pausa vengo stesa supina sulla panca, le polsiere agganciate l’un l’altra dietro la schiena, le cavigliere agganciate ai piedi della panca. Ho il sesso oscenamente esposto e subito sento della mani insinuarsi dappertutto. Poi mi infilano un vibratore nella vagina, è bello grosso e mi sento riempita tutta e respiro affannosamente. Provo a divincolarmi ma per tutta risposta tirano fuori il vibratore e me lo spingono nel culo. Per via delle dimensioni sento un gran dolore e mi dimeno, ma qualcuno appoggia un piccolo vibratore sul mio clitoride. A questo punto mi sento venir meno ed esplodo in un potente orgasmo.
Credo d’aver schizzato tanto, quando ritorno in me sento confusamente risate e applausi. Sono talmente stremata che non riesco a muovere un muscolo e mi abbandono qui sulla panca. Non so per quanto resto così inerme, comunque mi pare di non sentire più nessuno, immagino siano andati via tutti.

-Sveglia dormigliona- mi dice il Padrone carezzandomi, -sono le dieci!- Poi mi toglie la benda e continua: -Ti ho lasciata dormire perché ieri è stata una giornata pesante-.
Io stento a ridestarmi, riacquistata a malapena la vista mi guardo intorno incredula: sono stesa sul mio pagliericcio ma francamente non ricordo proprio come ci sono arrivata.
-Ieri sera, quando son andati via tutti, eri così stravolta!- mi viene incontro il Padrone, -Quando son venuto a sganciarti dalla panca non riuscivi neanche a muoverti-
Mi sembra di ricordare qualcosa ma confusamente.
-Comunque ti ho trascinata fin qui- riprende il Padrone, -e ti ci sei buttata che già dormivi-
Dopo un momento di pausa riesco a dire: -Mi sento ancora un po’ stordita Padrone-
-Non preoccuparti schiava- replica lui. Poi mi dà una mano per alzarmi. -Ce la fai a camminare ?-
Mi sollevo, mi sento tutta dolorante, comunque riesco a muovermi.
-Non c’è più nessuno. Vieni in casa su- mi ordina il Padrone.

Quando arriviamo in camera il Padrone mi dice: -Fatti una bella doccia, vedrai che starai meglio-. E aggiunge: -Poi puoi metterti i tuoi vestiti-
Tolgo le cavigliere, le ginocchiere, le polsiere, il cappuccio e il collare. Mi guardo allo specchio: ho lividi e segni dappertutto, il sedere è particolarmente martoriato. Il mio essere schiava comporta anche questo.
Entro nella doccia e ci resto a lungo. Lo scorrere dell’acqua mi rilassa e il calore lenisce un po’ i dolori del corpo.
Finito di lavarmi mi asciugo per bene e rimetto i vestiti che indossavo ieri quando sono arrivata.
Raggiungo il mio Padrone e facciamo colazione insieme. Mangiamo in silenzio scambiandoci qualche occhiata.
È il momento che ognuno torni ai propri impegni, alla propria vita. È così: ieri sono stata una vacca nella stalla, oggi nessuno sospetterebbe ch’ero proprio io quella vacca.
Prima di accomiatarmi chiedo: -Padrone, sono stata all’altezza delle tue aspettative ?-
-Certo che si schiava- mi rassicura lui.
-Grazie Padrone- replico rincuorata.
Poi dopo un breve silenzio mi fa: -E tu, ti senti appagata ?-
-Si Padrone- rispondo convinta, -è stata un’esperienza dura ma ho anche goduto tanto-
-Appena possibile ne organizziamo un’altra- sancisce lui
-Si- confermo prontamente, -Alla prossima Padrone-

Fine

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