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Racconti di Dominazione

Una piccola catena d’oro

By 10 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

A te che stai leggendo, a te che senti nascere dentro sensazioni che forse vorresti nascondere ma che senti sempre più presenti, sempre più tue. Che vorresti donare la tua mente ad un uomo, lasciare che egli la faccia sua e ti porti lontano’.. oltre!!!!!!

Grazie a chi vorrà inviarmi commenti e giudizi

***

Ti vedo improvvisamente comparire nel’atrio del’affollata stazione. Lo sguardo ansioso si volge attorno, cercandomi.

Il tuo abitino leggero, quello che ho deciso avresti indossato oggi per me, svolazza alla lieve brezza, sorrido immaginando la tua nudità sotto la gonna, sapendo il lieve imbarazzo che ti procura, che ti ha procurato durante il viaggio in treno, sentendoti osservata, come se tutti sapessero che sotto quel velo di tessuto non porti nulla; godendo nel contempo del fatto di farlo per me, del fatto che io sapevo come ti sentivi, cosa provavi.

Una voce improvvisa, la mia voce: “NICOLE”!

Ti volti verso di me, incontri i miei occhi, arrossisci abbassando i tuoi quando vedi che il mio sguardo si posa tra le tue gambe, quasi potessi vedere attraverso la gonna.

Sei tra le mie braccia, ti stringo dolcemente, accarezzando i tuoi capelli, poi, in silenzio, mi avvio, tenendoti al mio fianco.

Vorresti parlare, chiedere, ma non puoi, sai che non vorrei.

Entriamo in un negozio di intimo, tessuti delicati esposti in vetrina, una commessa premurosa, carina, si avvicina chiedendoti “cosa posso fare per lei signora?” immediatamente rispondo io, assumendo quel tono che così ben conosci ed ami, ma che spiazza leggermente la commessa “voglio un corsetto per la signora, ce ne mostri alcuni”. Lei ti guarda furtiva poi posa sul bancone alcuni capi, tu sei un passo dietro me, non li guardi neppure, io li osservo attentamente, scegliendone uno e porgendotelo “QUESTO, provalo Nicole”;

lo afferri e stai per dirigerti verso il camerino quando, ”..inavvertitamente'(?)’., ti urto leggermente, facendo cadere il corsetto dalle tue mani “RACCOGLILO”, mi guardi di sfuggita, intuisci cosa voglio, dai le spalle alla commessa e ti chini lentamente, le gambe tese, flettendo solo il busto. La gonna sale mostrando alla ragazza le tue intimità oscenamente nude; hai il volto in fiamme, la commessa imbarazzata finge indifferenza, ti dirigi con passo incerto verso il camerino, entri. Sai con certezza che sono dietro la sottile porticina, sento il fruscio degli abiti che stai sfilando, movimenti leggeri e rapidi. Sento il piccolo catenaccio dello spogliatoio scorrere, la porta socchiudersi, la spingo, hai indossato il corsetto ma lasciando i lacci slegati, sorrido, sai bene che volevo essere io a stringerlo attorno al tuo corpo.

Apro completamente la porta, lasciando che la commessa ti veda, seminuda, con la testa china e le mani lungo i fianchi; la tua voce timida, rotta dall’imbarazzo e dall’eccitazione “non riesco ad allacciarlo da sola”. Entro nel camerino, chiudo la porta, ti faccio voltare verso la parete di fondo, afferro le tue mani portandole sopra il tuo capo e facendole appoggiare al muro; senti improvvisa la stretta del corsetto, ti toglie il fiato, socchiudi gli occhi pregustando quella sensazione che tanto aspettavi, stringo ancora di più, poi mi allontano un poco, osservandoti.

Meravigliosa

Il corsetto bianco fascia il tuo corpo, disegna la tua vita sottile lasciando scoperte le natiche candide che tu sporgi verso me in un muto invito.

Una sculacciata sonora rimbomba nello spazio angusto, poi””..

La mia mano decisa tra le tue gambe ti fruga strappandoti un lungo gemito che tenti vanamente di soffocare, entro in te con le mie dita, con decisione, le tue gambe si piegano mentre il tuo corpo &egrave scosso da brividi di piacere; muovi il bacino, infilandoti ancor più sulle mie dita, non tenti neppure più di trattenere i gemiti di piacere.

Poi, improvvisamente tutto finisce, mi allontano da te.

Ti volti, gli occhi bassi, e scivoli in ginocchio davanti a me, immaginando che io voglia la tua bocca; una fantasia ricorrente di cui abbiamo parlato spesso; la mia mano sui tuoi capelli, sei in attesa del mio ordine, mentre gli umori rigano le tue cosce”’ma”..apro di colpo la porta, mostrandoti in quella posizione inequivocabile, in ginocchio, le labbra un poco aperte pregustando il mio sapore.

La commessa ti guarda, mi guarda, finge di essere occupata per celare la curiosità che la aveva spinta ad avvicinarsi per sentire ciò che accadeva nello spogliatoio, per rubare intriganti sensazioni non sue. Ha le gote in fiamme, ma anche una luce inequivocabile negli occhi.

Ti alzi lentamente chiudendo la porta. Sei furiosa, umiliata, pensavi che finalmente le nostre fantasie sarebbero divenute realtà, invece ti sei trovata mostrata come una piccola cagna in calore, usata per eccitare un’altra donna. Sento che ti muovi con furia nello spogliatoio, rivestendoti, ma so che non oserai toglierti il corsetto.

E tu sai che io lo so.

Tutto ciò ti rende ancor più furiosa.

Ma eccita ancor più i tuoi sensi.

Esci, le spalle diritte, il capo alto, fiero finché non incontri il mio sguardo, e subito abbassi gli occhi avvicinandoti.

Mi rivolgo alla ragazza “prendo quello che abbiamo provato signorina, la mia amica lo tiene indossato”.

Lei ti guarda, curiosa, e batte il prezzo sul registratore di cassa, porgo la carta di credito e, mentre &egrave intenta alle operazioni per il pagamento, mi avvicino un poco a lei, “mi scusi signorina” dico allungando una mano verso il suo viso, “ha una piccola briciola” e così dicendo, prima che abbia il tempo di reagire, le sfioro le labbra con le dita.

Avvampi e trattieni il respiro: la mia mano, le mie dita’..sono state in te, conservano ancora il tuo odore di donna, ed ora sono sul suo viso.

La ragazza inconsciamente sporge la lingua per raccogliere la briciola immaginaria dal suo labbro superiore, incontra le mie dita ed ecco che il tuo odore le esplode nel cervello ed il tuo sapore nella mente.

Resta immobile, tesa, le immagini di ciò che &egrave accaduto nello spogliatoio le si formano vivide nella mente, gli occhi le si accendono di desideri perversi.

Abbasso di colpo la mano, la commessa ha ancora le guance arrossate e quella strana luce negli occhi; mi avvicino ad un espositore prendendo un minuscolo tanga color carne e porgendoglielo assieme a delle banconote le dico “Credo che questo starebbe stupendamente bene indossato da lei, lo consideri un mio regalo” lei guarda l’indumento, sa che lo sto immaginando sulla sua pelle, vedo che si morde le labbra mentre io mi allontano seguito da te a testa bassa, lasciandola interdetta ed eccitata. Mi volto di scatto

“come ti chiami?” in un sussurro mi risponde “”.catia”

Mentre usciamo ti dico a voce alta “Ho una sorpresa per te, questa sera ceneremo da Mario, un ottimo ristorante e poi ‘.”

Sorrido, conscio di ciò che tutto questo ha provocato e provoca in te, umiliazione, rabbia, angoscia, ma soprattutto eccitazione.

A passo rapido mi dirigo verso l’Hotel che ho prenotato, mi segui a fatica, stretta nel corsetto nuovo che ti taglia il fiato.

Entriamo, e mi dirigo rapidamente verso gli ascensori. Ti sento dietro me, entri, sempre più furiosa, l’ascensore parte, sono di fronte a te, una carezza leggera ti coglie alla sprovvista, non te la aspettavi, ed ora scopri di averne bisogno, ti stringi a me, ti lasci coinvolgere in un lungo abbraccio, le nostre bocche si cercano, si trovano, si scambiano sensazioni a lungo represse.

L’ascensore si ferma

Una chiave nelle mie mani

Apro una porta

Entriamo

Una stanza molto grande con un gigantesco letto al centro, lenzuola di seta

Sei ancora abbracciata a me

Nelle mie mani compare una piccola scatoletta, te la porgo: “aprila”

credi di sapere ciò che contiene, speri sia quello, ma oggi sei già rimasta delusa troppe volte nelle tue aspettative

la apri lentamente, un bagliore d’oro, SI, é lei. La piccola cavigliera in oro con le mie iniziali: M.E.

Il segno della tua appartenenza a me

Ciò che ti avevo promesso. I tuoi occhi si accendono di gioia. Scordi tutto: umiliazioni, vergogne

Tutto, sei felice.

“me la vuoi allacciare tu?” mi chiedi? Sorrido. “no, fallo da sola, devi essere tu ad investirti della tua appartenenza a me”

sorridi a tua volta, mi volti le spalle e, di nuovo, come nel negozio, ti chini in avanti flettendo il busto, lasciando salire la gonna a scoprirti le natiche, il sesso.

Le tue mani verso la caviglia destra

Trattieni una smorfia per il dolore che il corsetto ti procura mentre ti chini

Allacci la cavigliera

E resti immobile

Senti il mio sguardo sulla tua figa depilata, sai che vedo i tuoi umori colare, ti lasci ammirare

Aspetti che la mia mano si impossessi di te

“IN GINOCCHIO CAGNA”

con un sospiro di gioia ti lasci scivolare in ginocchio

anelavi quell’ordine

“ora voltati verso me, strisciando sulle ginocchia”

ti volti lentamente

sono seduto su una poltrona, il mio cazzo svettante, duro, eccitato

“avvicinati, mostrami quanto sai essere troia”

lentamente ti avvicini a me, il tuo viso vicino al mio sesso, il suo odore nelle narici, sollevi lo sguardo in una muta domanda

per tutta risposta afferro il tuo capo spingendomi a forza tra le tue labbra

mi lasci scivolare in te, lasci che guidi il tuo capo

con violenza, con forza

spingendo fino in fondo alla tua gola, immobilizzandoti per un attimo e di nuovo muovendomi rapidamente in te

un sordo mugolio ti sfugge dalle labbra

adori il mio cazzo nella tua bocca, sentirlo premere contro il palato, frugarti ogni angolo

la saliva calda che lo circonda, accarezzandolo, la lingua che si muove rapida sul glande

le mie mani sempre più cattive sul tuo capo

colpi decisi, rapidi, più veloci

il rumore della saliva accompagna i tuoi movimenti

ti bagna le labbra, cola sul collo

ma non puoi smettere, non vuoi smettere

fino al momento supremo in cui mi svuoto in te

senti il mio fiotto caldo direttamente in gola, ti soffoca per un attimo, poi lo ingoi senza esitazione, felice.

I capezzoli doloranti dal desiderio, la figa in fiamme bruciante di voglia

Il mio sapore in te

Esco lentamente dalla tua bocca, guardandomi inizi a ripulirmi attentamente con la lingua, senza perdere neppure una goccia del prezioso liquido, gustandolo fino in fondo, le mani appoggiate a terra, usando solo la bocca e la lingua, come sai che io pretendo dalla mia cagnetta; poi resti immobile, il capo chino, in attesa di nuovi ordini, in attesa di essere appagata, in attesa che ti permetta di raggiungere il piacere a tua volta, che ti dia il piacere.

Mi alzo

“SPOGLIATI, TIENI SOLO IL CORSETTO”

obbedisci prontamente, il vestitino leggero a terra

tu in piedi davanti a me

apro un armadio e ti mostro un meraviglioso abito da sera, lo guardi felice

“VIENI”

mi dirigo verso il bagno, entriamo, ti indico la tazza, “SIEDITI” obbedisci, a gambe aperte, il bustino che ti segna la pelle.

Sai cosa voglio ora vero?

Annuisci, chiudi un attimo gli occhi, concentrandoti, le tue mani sulla figa, ed ecco le prime goccioline di pipi uscire da te, poi un getto, più forte, che cade scrosciante, bagnando le tue dita, a lungo, mentre ti accarezzi il clitoride eccitato, dimentica di tutto

Umori ed urina bagnano le tue dita

Davanti a me, sotto il mio sguardo

Continua cagna

Avevamo parlato spesso di ciò, sapevi che te lo avrei chiesto, te lo aspettavi, ma non pensavi fosse così umiliante ed eccitante nello stesso tempo.

Ti scordi di tutto, senti il piacere arrivare, il respiro fremente, rapido, la schiena che si arcua, il bacino si solleva, mentre i miei occhi non ti abbandonano neppure per un attimo, di più nicole, più veloce

Ora cagnetta ora piccola puttana, ora, per me, per noi

Un urlo rompe il silenzio

La bocca spalancata in un grido liberatorio, il corpo squassato da spasmi incontrollati, le dita immobili a premere il clitoride, rubando l’ultimo piacere.

Per poi abbandonarti spossata, felice, libera, portando lentamente le dita alla bocca guardandomi negli occhi.

Come ami fare, come sai che amo vederti fare.

Ci siamo preparati per la cena, usciamo insieme dirigendoci verso il ristorante, una coppia come tante, scherzando e ridendo, non più Master e slave, ma complici, pur sapendo che, improvvisamente una luce si accenderà nei miei occhi ed il gioco ricomincerà.

E’ ciò che aspetti, temi e brami, anche se stai gustandoti questa serata .. normale.

Entriamo nel ristorante, una vecchia cantina ristrutturata, volte in mattoni, semplice ed elegante, nicchie ed angoli appartati.

Non troppa gente, da come mi salutano capisci che sono un frequentatore abituale, ci accompagnano al nostro tavolo, un angolino abbastanza tranquillo,.

Ci sediamo, vedi che scruto la sala, come se cercassi qualcosa, qualcuno. Ad un tratto mi vedi sorridere, segui la direzione del mio sguardo e” vedi lei, catia, la commessa del negozio di intimo.

Seduta sola ad un tavolo, ci guarda

Guardo te, lampi nei tuoi occhi, mille sensazioni: rabbia, umiliazione, tristezza, ed anche un velo di malcelata eccitazione.

“sei un porco, doveva essere la nostra serata ed invece hai organizzato tutto questo” sibili a labbra strette.

Il mio sguardo ti colpisce come uno schiaffo

Una luce nei miei occhi

Quella luce

“COME OSI?”

abbassi di colpo gli occhi sai di aver osato troppo, forse volutamente

“Non ti devo spiegazioni, MAI, ma sappi che non ho organizzato nulla, &egrave un caso, il destino, ma’..perché andare contro il destino?”

Sei splendida nell’abito elegante, le spalle scoperte, il seno che occhieggia dall’abbondante scollatura, la vita stretta ben disegnata dal corsetto che porti, il nostro corsetto.

Ti fisso con sguardo cattivo, hai un tremito, sei ben conscia di aver esagerato dicendo quelle parole, sai che sarai punita, non sai come, né quando, ma il mio sguardo ora ti impaurisce.

La mia voce, improvvisa, bassa, solo un sussurro, eppure così decisa

“togliti la cavigliera”!

ti sfugge un “‘no”, ma sai che no puoi rifiutarti, sai che questa &egrave la tua punizione, la più crudele che potessi darti, peggio di essere fustigata, peggio di ogni umiliazione, toglierti quel segno di appartenenza a me che tanto anelavi, che finalmente avevi ottenuto.

I tuoi occhi si riempiono di lacrime, lentamente ti chini, le tue mani sentono la sottile catenina, trovano il gancino, mi guardi ancora un attimo, nell’assurda speranza che io ti fermi, ma incontri solo uno sguardo duro.

Il gancino si apre, la catenina nelle tue mani, ti sollevi lentamente e me la porgi. La afferro, guardandoti e la lascio cadere nel taschino della giacca.

Ti senti nuda, indifesa, sola, vuota. Il battito del tuo cuore sembra impazzire, il fiato corto. Sempre più spaesata.

Guardo lei, catia, non toglie gli occhi da noi, ha ancora quella strana luce negli occhi, un abitino semplice seppur elegante, e so, con sicurezza, che indossa il tanga color carne che le ho regalato.

Prendo dalla tasca della giacca il porta documenti, un foglietto, scrivo rapidamente alcune frasi che non riesci a leggere, lo ripiego.

Con un cenno chiamo il cameriere, gli dico qualcosa all’orecchio e gli porgo il foglietto.

Si dirige verso catia, tu hai gli occhi di fuoco, vorresti incenerirla. Le porge il foglietto, lei lo legge ed avvampa, deliziosa con quel rossore che le tinge le gote.

Ostentatamente le giro le spalle e ti guardo.

“Nicole, guardami, dammi i tuoi occhi”, mi fissi obbediente; “Sono il tuo Master, sarai felice di obbedirmi vero? Sempre vero?” Domanda retorica lo so io e lo sai tu

abbassi il capo mormorando “”ssssi Padrone” ma non puoi celare l’emozione e la felicità nella tua voce. Temevi che togliendoti la cavigliera fosse finita, che tutto cambiasse, ora capisci che avrai un’altra possibilità, che sono ancora il tuo Padrone e farai di tutto per accantentarmi.

Solo ora fingo di accorgermi che catia &egrave, da alcuni istanti, immobile vicino al nostro tavolo, in silenzio.

In piedi, il capo chino, le braccia lungo i fianchi e le mani unite, davanti al suo ventre, forse in un sussulto di pudicizia.

Sollevo lentamente lo sguardo su di lei “SIEDITI”.

Obbedisce in silenzio, sedendosi al mio fianco.

Un quadro meraviglioso

Tu alla mia destra, lei alla mia sinistra, entrambe con gli occhi bassi, mute.

Assaporo a lungo questa sensazione.

“Devi darmi qualcosa catia?” Le chiedo? Annuisce ad occhi bassi avvicinandomi la sua mano chiusa, aprendola lentamente mostrando il tanga che le ho regalato.

Come le avevo ordinato sul foglietto lo ha sfilato, per me, me lo porge. “Prendilo nicole”, o afferri guardo catia con durezza; questa piccola cagna deve essere eccitatissima, sogna da sempre di essere sottomessa ma non le era mai capitata l’occasione. “annusa i suoi slip nicole, senti quanta voglia ha catia”. Non ho bisogno di guardarti, so che stai obbedendo; continuo a fissare catia, imbarazzata, umiliata dal mostrare a me ed a te i suoi desideri, le sue voglie in un modo così palese, eppure sempre piu desiderosa di realizzarli.

Il cameriere si avvicina dicendomi “&egrave tutto pronto Signore” lo ringrazio con un cenno del capo, alzandomi “ANDIAMO”

Mi volto avviandomi attraverso il locale, SO, senza voltarmi, che entrambe mi state seguendo. Mille domande nella tua mente “ma la cena? Dove andiamo? E catia? Perché anche lei? E la cavigliera? La ridarò a te o forse a catia?” domande mute, che sai non potermi rivolgere, che sai che avranno presto una risposta.

Una piccola porticina in una volta in mattoni, devo chinarmi un poco per passare, una stretta scaletta in sasso, scendiamo, sento i vostri tacchi ticchettare sulle pietre.

Improvvisamente si apre un’ampia sala, quasi vuota, un grande tavolo in legno massiccio al centro, alcune sedie, con schienale alto e braccioli, due grandi armadi alle pareti, chiusi.

Mi volto verso di voi, una al fianco dell’altra, mute, la testa bassa, le braccia lungo i fianchi.

Ma so, per certo, che in entrambe l’eccitazione sta salendo, mista ad un lieve timore, ad una sottile ansia.

So, con sicurezza, che vi state bagnando,

La mia voce dura, decisa “SPOGLIATEVI”! Inizi rapidamente ad obbedire, mentre catia ci guarda titubante di sottecchi, indecisa, forse impaurita.

Sono di fronte a lei, i suoi capelli nelle mie mani, li tiro con forza sollevandole il viso “forse non hai sentito, ti ho dato un ordine, e pretendo obbedienza immediata, SEMPRE, oppure”VATTENE”

Le do le spalle voltandomi verso te, splendida con indosso il solo corsetto, stupendamente sottomessa eppure fiera. Ti prendo per mano, ignorando ostentatamente catia, anche se so, con certezza, che non se ne andrà.

Ti guido verso il grande tavolo, con un cenno ti invito a salirci sopra, lo fai con grazia; “in ginocchio piccola nicole”, ti inginocchi sulla tavola di legno, di fronte a me. Mi dirigo verso gli armadi, li apro ed ai tuoi occhi appaiono mille oggetti di piacere, di dolore. Senti le cosce bagnarsi. Ora, si ora hai bisogno di essere sottomessa, guidata, MIA.

Prendo qualcosa dall’armadio, non vedi cosa, e mi avvicino a te. Passando vedo catia nuda, in piedi, in silenziosa attesa. La ignoro.

Finalmente ti mostro gli oggetti che ho preso

Un sottile frustino, catenelle, pinze. Sai cosa ti aspetta e lo desideri, con tutta te stessa.

Senza voltarmi verso lei chiamo con voce dura “CATIA VIENI QUI PICCOLA CAGNA”

La sento avvicinarsi lentamente, al mio fianco. Le afferro i polsi, stringendoli in due lucide manette d’acciaio, un urlo soffocato, mi guarda, ma subito abbassa gli occhi. Le faccio appoggiare le mani al bordo del tavolo, leggermente chinata in avanti, il sedere proteso verso me, il viso vicino al tuo corpo, che vedo fremente, una luce nuova nei tuoi occhi..

Prendo il frustino e, lentamente inizio ad accarezzare l’interno delle cosce di catia, salendo piano, ridiscendendo lentamente, e di nuovo su. Vedo il suo sedere muoversi, ondeggiare, vedo, attraverso il tuo viso, l’eccitazione che la prende e si trasmette a te. Un colpo secco tra le sue gambe, un urlo “apri le gambe cagna” un altro colpo “di più”. E’ costretta a chinarsi un po’ più in avanti, il suo viso sfiora i tuoi seni, protendi il busto in avanti per farti sfiorare dalle sue labbra i capezzoli già tesi. Stai ansimando piano, godendo della sua umiliazione, pur desiderandola anche per te.

Il frustino sibila, le natiche di catia si striano di rosso. Un altro urlo, subito soffocato dal tuo seno che preme sulle sue labbra. Sorridi piano guardandomi, come a chiedere “va bene così Padrone?”

Un secondo colpo ti conferma che &egrave cio che voglio, ed allora spingi sfacciatamente il seno contro il viso di catia soffocando i suoi gemiti.

Mi fermo, immobile, Vi vedo eccitate, frementi.

In attesa di ME.

Con un gesto deciso faccio salire anche catia sul tavolo

Una di fronte all’altra, in ginocchio, gli occhi bassi.

Con rapidità fisso ai vostri capezzoli delle mollette, tu le accetti in silenzio, con umiltà, gioia, catia lasciandosi sfuggire un urletto. Le mollette unite da una catenella, tesa tra voi, ad ogni movimento di una di voi corrisponde immediato un dolore.. piacevole?’. ai capezzoli, siete costrette a rimanere immobili.

Il fustino scorre tra voi, sui vostri corpi, sui vostri visi, aumentando l’eccitazione, spingendovi a movimenti involontari, voluti da me, Dolore e piacere, dolce tormento.

Improvvisamente tutto finisce

Mi volto ed esco. Lasciandovi interdette, immobili, piene di voglia e desiderio. Tu ben conscia che questo &egrave solo una ulteriore dolce prova a cui ti sottopongo, catia smarrita, preda di sogni e desideri.

Sai che tornerò solo quando lo riterrò opportuno, ”se tornerò.

Sulla porta mi fermo un attimo, la mia mano fruga nel taschino, un bagliore d’oro tra le mie dita, la tua cavigliera.

La lascio scivolare a terra, tintinna sul pavimento urlandoti sensazioni esaltanti. E li rimane, in attesa che tu venga nuovamente riconosciuta degna di indossarla, mandandoti bagliori di sfida.

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