Skip to main content
Racconti di Dominazione

Una punizione meritata

By 10 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Come ogni giorno avevo ricevuto le mie istruzioni tramite un post-it accanto al vassoio della colazione. Lavoravo in casa del signor Franco da 1 anno ormai e il mio ruolo di cameriera-governante-tuttofare non mi stava stretto, anzi. Una volta riuscita ad accettare gli extra che mi venivano chiesti dal mio Signore, era divenuto un lavoro che mi dava molte soddisfazioni. Quel giorno era tra i miei compiti spolverare l’intera sala da pranzo. Sul post-it c’erano anche le indicazioni dell’abbigliamento più consono per la mattinata:
– tacchi alti
– camicia bianca legata in vita
– minigonna nera (cortissima, al punto da sembrare una cinta)
– niente mutandine classiche ma solo quelle preparate con cura dal mio Signore.
Indossai il tutto in fretta e poi mi dedicai alle “mutandine”: era un vero e proprio perizoma ricavato con una grossa fune. La infilai e la portai fino alla vita… “ben assicurata e stretta” aveva ordinato, quindi divaricai bene la gambe per farla entrare nei miei solchi e mi aiutai con le mani per farla aderire al meglio. Con un po’ di coraggio poi presi la parte della corda che sporgeva davanti e la tirai con tutta la mia forza… Il mio nuovo perizoma strusciò violentemente sul clitoride e tra le mie chiappe procurandomi un rapido dolore. Cercai di non perdere tempo e fissai la corda per bene in vita.
Scesi nella sala e, trovatami innanzi al mio Signore, alzai del tutto l’inesistente gonnellino per fargli ammirare la mia devozione. Poi, iniziai con le faccende. Iniziai a spolverare i ripiani più bassi per poi, con l’aiuto della scala, dedicarmi a quelli più alti. Muovermi con quell’intimo così invadente ben presto mi fece perdere quasi la ragione…
La corda muovendosi continuamente mi segava tanto da sentire la fica in fiamme… nello stesso tempo il mio clitoride si era gonfiato al punto che ogni volta che veniva sfiorato mi tremavano le gambe e dovevo far ben attenzione a non lasciarglielo fare troppo spesso per paura di godere senza il Suo permesso…
Arrivata all’ultima mensola, scossa dai sussulti che il mio intimo mi procurava, con un polso urtai uno dei piccoli ricordi in cristallo che il mio Signore usava conservare come souvenir di uno dei suoi innumerevoli viaggi….
Sapevo di aver commesso un errore e che dovevo aspettarmi sicuramente un’adeguata punizione quindi, scesi dalla scala e, dopo aver raccolto da terra i resti di cristallo frantumato, andai verso di lui a capo chino.
Impiegò pochi istanti per spogliarmi completamente e prepararmi alla punizione che aveva in mente per me.
Tolse le poche cose che c’erano sul tavolo della grande sala e legò la corda al gancio che, come nelle altre stanze, era nascosto dal lampadario.
Mi fece salire sul tavolo e assicurò i miei polsi alla corda in modo che potessi solo sfiorare il tavolo con i piedi; poi spinse via il tavolo lasciandomi per un attimo appesa al soffitto.
Nonostante sapessi che ogni punizione che mi veniva inflitta era sempre il giusto castigo, tutte le volte non potevo che lasciarmi prendere dal panico ad ogni preparazione.
D’un tratto sentii le sue mani ancorare la corda anche alle mie caviglie e poi, con un gesto ben definito e per nulla attento a non provocare dolore, legò le mie caviglie alle zampe del tavolo lasciandomi non solo appesa come un salame ma anche aperta oscenamente.
Si allontanò solo pochi minuti, giusto il tempo perchè io riuscissi a capire ciò che mi attendeva.
Rientrò nella sala con il frustino e, dopo avermi intimato di non piangere e non urlare, iniziò a frustarmi le tette.
Non era difficile colpire direttamente i miei capezzoli, avendo un seno molto grande infatti anche loro sono adeguatamente proporzionati e, in pochi schianti di frusta, me li trovai entrambi turgidi e doloranti.
Subito dopo iniziò a dare la stessa punizione anche alla mia figa… essendo impossibilitata a schivare i colpi, li accusai tutti e la stragrande maggioranza di loro centrò perfettamente il clitoride che, dopo aver subito il perizoma di corda per svariate ore, non fece difficoltà a gonfiarsi oltre ogni ipotetica immaginazione.
Il dolore iniziava lentamente a mescolarsi al piacere e, anche cercando di evitare di farlo capire al Signore, lui se ne accorse immediatamente e iniziò ad offendermi e colpirmi con una foga inusitata, al punto da farmi immaginare il peggio…
La punizione durò più di un’ora: i capezzoli ormai erano praticamente intoccabili, bastava solo sentire l’aria mossa dal frustino per farmi saltare… il clitoride, ormai stimolato da così acuta violenza, rischiava di scoppiare… e in tutto questo dovevo anche fare pipì…
Per un attimo poi sentii le sue mani farsi largo tra le labbra e prendere tra le dita il clitoride… lo massaggiò fino a farmi scendere le lacrime dalla voglia di godere che avevo… si avvicinò e mi chiese se volevo un orgasmo e, al mio timido accenno di si, tirò fuori una spatola di plastica (che spesso usava per sculacciarmi) dicendomi che mi avrebbe fatto tanto male, ma che forse sarei riuscita a godere…
Lo pregai di farlo, di farmi male ma di darmi l’orgasmo… e lui volle di più, mi slegò e mi disse che dovevo imparare a supplicare la punizione…
Mi fece sedere sul tavolo e mi disse che solo se avesse trovato soddisfacente il mio invito mi avrebbe colpita con la spatola fino a farmi venire…
Presi le caviglie con le mani le portai il più vicino possibile alla testa spalancando le cosce in modo da rendergli facile l’accesso incondizionato alla figa… poi con una mano allargai le labbra per scoprire del tutto il clitoride…
Mi disse che era una bella posizione e che, vista la mia ubbidienza, mi avrebbe permesso di godere… detto questo iniziò a colpirmi….
Bastarono tre colpi e mi trovai in un lago… e l’orgasmo scoppiò in me con una forza devastante.

Se c’è qualche ragazza che si è immedesimata nella protagonista e vuole parlare con me delle emozioni che un simile racconto le ha suscitato contattatemi a: evoman@libero.it

Leave a Reply