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Racconti di Dominazione

Vita da schiava

By 19 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Vita da schiava
Di tom tom2075@hotmail.it

Parte I: risveglio delle dee
Questa mattina mi sono svegliata alle sette meno un quarto, come tutte le mattine. Pensando di avere ancora qualche minuto a disposizione prima di dovermi recare in cucina a preparare la colazione alle mie padrone, ho atteso lo scoccare delle sette in punto dal mio umile giaciglio posto sotto al letto delle due sovrane. D’improvviso ho avvertito uno strattone al collo che mi quasi tolto il fiato. Ho sollevato la testa appena in tempo per scorgere il piedino di padrona Sally che fuoriusciva dalle calde lenzuola di seta. Ero tutta infreddolita per aver trascorsa l’intera notte al freddo (le mie padrone non mi concedono coperta né pigiama ‘dicono che gli animali dormono nudi- e posso disporre solo di un piccolissimo cuscino su cui appoggiare la testa), ciò nonostante mi sono alzata e sono strisciata sullo scendiletto, subito in ginocchio di fronte alla bellissima Dea francese. Con il suo accento elegante, Padrona Sally mi ha intimato di assolvere ai miei doveri di schiava gabinetto, come ogni mattina.
‘Apri la bocca, schiava’ ha detto ‘E bevi tutto, da brava’
Ho reclinato il capo così come mi è stato insegnato dalle mie padroncine e ho lasciato che la sovrana francese si sedesse sulla mia bocca. Immediatamente, il getto della sua orina mi ha invaso la bocca. La Dea non si preoccupa più di lasciarmi il tempo necessario per prepararmi a bere pipì, sa che sono la sua schiava e che la devo servire in tutto. Ciò le basta. E basta a me. Ha ragione. Io sono italiana. Una sgualdrina italiana. Un essere inutile che queste due Dee, una francese e l’altra spagnola, hanno considerato degno di divenire latrina, sguattera, serva sessuale e valvola di sfogo emotivo. Ne sono lieta. Non c’è paragone fra la nostra genia, quella delle ragazze italiane, e quella delle francesi e delle spagnole. Esse sono troppo superiori. Da qualunque punto di vista. Possiamo solo reputarci felici di poter essere trattate come latrine e raccogliere le loro feci.
Il sapore dell’urina di padrona Sally era piuttosto corposo, piuttosto acre. E’ la normalità. Di mattina la pipì è più cattiva. Durante il giorno ha un sapore meno acido. Non che di queste cose io mi debba preoccupare, ovviamente. Buona o cattiva, la pipì delle padrone va bevuta fino all’ultima goccia. Ho ripulito minuziosamente il sesso della mia proprietaria dalle ultime gocce di liquido ambrato e ho deglutito il tutto.
Padrona Sally sembrava molto soddisfatta per come mi ero comportata. Si è voltata verso padron Carmen, che aveva osservata la scena ancora nascosta dalle coperte, e ha detto ‘Per essere una sporca cagna italiana sta imparando in fretta. Vedi? Beve tutto senza la minima esitazione. E lo fa con gusto. Una vera cagna da risucchio. E come lecca bene! Mi ha fatta eccitare con due passate di lingua!’
‘Perché non le godi in bocca?’
‘Più tardi, forse”
‘Bene, ora tocca a me. Cagna, fa’ il giro del letto e vieni da questa parte’
La padrona Carmen non voleva uscire dal suo tiepido giaciglio. La mia Dea spagnola è una bellezza di un metro e settanta, capelli castani lunghissimi, occhi profondi come il mare e pelle eternamente abbronzata. Ha il sangue caliente, e quando queste fredde, irritanti mattinate novembrine la svegliano all’improvviso, preferisce starsene al calduccio fino a quando il sole non ha ritemprato un poco l’aria. Come la capisco. Prima che il nostro paese fosse giudicato inutile dalla comunità europea e gli altri stati ci invadessero, anche a me piaceva alzarmi non prima delle nove. Adesso, però, noi italiane siamo le schiave e per questo motivo dobbiamo obbedire agli ordini delle Divinità che ci hanno invaso. Come le svedesi. Altissime, biondissime, con quegli sguardi glaciali che ti gelano il sangue solo a guardarti. Passano il tempo a cavalcarci come cavalle da trotto e a scommettere su di noi come alle corse dei cani. Personalmente preferisco le francesi, anche se hanno questo vizio di calpestarti spesso e volentieri con i tacchi indosso, oppure le spagnole, che sono quasi gentili, con noi, a parte quando disattendiamo le loro aspettative per la nostra incapacità e sono costrette a punirci con grande severità. L’altro giorno la padrona Carmen mi ha battuta con lo scudiscio su tutto il corpo, facendomi molto male, poi mi ha costretto a camminare con lei sopra per una decina di chilometri in lungo e in largo per la sua vasta tenuta in riva al mare, e infine mi ha orinato in bocca. Certo, me lo meritavo. La cena che le avevo preparato faceva veramente schifo. Così, almeno, ha detto lei.
Ho infilato la testa sotto le coperte e sono andata ad appoggiare la bocca al sesso della Dea. Indossava ancora le mutandine, che con gentilezza ho provveduto a scostare. Poi, come mi è stato insegnato alla scuola per schiave che mi hanno fatto frequentare per ben cinque anni, ho applicato la bocca a ventosa fra le gambe della sovrana e ho lasciato che padrona Carmen mi deliziasse con il suo nettare divino. Anche questa volta il sapore era piuttosto prepotente, ma ho deglutito ogni fiotto con rimarchevole professionalità. Non avevo fatto in tempo a ripulire il sesso della mia Dea che una violenta ginocchiata al petto mi ha subito spinta fuori dalle coperte.
‘Basta. Hai sentito il piacere di un letto tiepido anche troppo a lungo’ ha detto padrona Carmen ‘Il posto di quelle come te è il pavimento’
‘Quello e nessun altro” ha ribadito padrona Sally, afferrandomi per i capelli e sbattendomi con la faccia sulla fredda superficie di marmo.
Padrona Carmen è discesa dal letto. Ho visto i suoi piedi davanti al mio volto e ho subito provato l’irrefrenabile impulso di baciarli e leccarli. Ma la stretta della francese me lo ha impedito.
‘Vorresti toccare i suoi piedi meravigliosi con la tua bocca che sa di piscio?’ ha chiesto, iraconda.
Padrona Carmen mi ha schiacciato il collo sotto al tallone. E’ stato bellissimo vederla dominare da quella posizione. Una vera Dea a tutti gli effetti. Che fisico stupendo! Che portamento elegante!
‘No, padrona’ ho esitato a rispondere.
‘Vatti a lavare il’come dite voi inferiori italiane? Grugno? Lo chiamate grugno, quello dei maiali, vero?’ ha riso padrona Sally.
‘Sì, padrona’
Mi ha lasciato la testa e mi ha spinto verso la porta con un piede.
‘E poi torna subito qui, devi ancora renderci omaggio’ ha ordinato la dea francese.
‘Sì, padrona’
Ma la sua compagna aveva altre idee.
‘No, aspetta’ ha detto ‘La tua bocca mi può ancora essere utile. Si è voltata e si è chinata su di me. Sdraiati, voltati e apri la bocca’
Sapevo già cosa stava per fare. Stava per defecarmi in bocca. Era la sua pratica preferita. Ho obbedito al suo ordine e ho lasciato che padrona Carmen mi salisse con entrambi i piedi sul seno, togliendomi il respiro. Poi ho visto il suo fondoschiena ‘bellissimo, lasciatemelo dire- che scendeva verso di me. La curva perfetta delle sue natiche mi ha sfiorato il volto. Carmen si è letteralmente accovacciata su di me ed ha appoggiato i gomiti sulle ginocchia per stare più comoda.
‘Hai fame?’
Era una falsa domanda, fatta apposta per prendermi un po’ in giro. Non sapevo bene cosa rispondere e l’emozione che mi prende ogni qual volta vengo usata come latrina mi aveva bloccata. Non risposi. Per fortuna la padrona non se la prese.
‘Non ti disturberà mica qualche boccone di cioccolato caldo, vero?’
‘No, padrona’ ho risposto, cercando di ignorare il fastidio del peso sul petto che mi impediva di parlare.
‘Allargami le natiche e leccami un po’ il buchino per farmi da stimolo’ ha ordinato padrona Carmen.
Ho eseguito quanto ha ordinato. Immediatamente, due getti tossici mi hanno centrato in pieno volto, causando l’ilarità di padrona Sally.
‘Ah ah’guarda che faccia che ha fatto!’ ha esclamato la francesina.
Padrona Carmen si è voltata verso di me e mi ha rifilato due schiaffi fortissimi.
‘Come ti permetti di fare la faccia schifata di fronte alle mie scurreggine? Puttana italiana!’ ha ringhiato ‘Tu di me devi adorare tutto! E quando dico tutto intendo anche merda, piscio e scurregge!’
‘Sì, padrona. Sono desolata, padrona”
‘Taci, stupida!’ ha esclamato padron Carmen, e subito capii come mai. Continuando a parlare non potevo tenere la bocca aperta e pronta per ricevere il suo generoso pasto. Un cilindretto di cacca è scivolato fra le mie labbra e si è insediato nello spazio fra lingua e palato. Mentre padrona Carmen si degnava di usare me, sua indegna serva, per scaricare le sue divine feci, ho ripensato a quanto ero stata fortunata a trovare due padroncine lesbiche e gentili dopo la conquista del nostro paese. Molto peggio era andata a Veronica, con la quale avevo condiviso gioie e dolori durante la scuola per schiave di Firenze e che era finita a far da zerbino a una coppia etero di Monpellier che la faceva dormire coi cani. Il lato peggiore della sua vita da schiava è però rappresentato dalla libidine di quell’uomo, che non le risparmia pompini a strozzo ad ogni ora e dolorosissime inculate senza vasellina con quel tronco nerboruto che si porta fra le gambe e che io stessa ho dovuto sperimentare un paio di volte in bocca. Il getto del suo sperma, poi, è qualcosa di disgustoso, se paragonato alle limpide pipì delle padroncine e alla loro cacchina profumata. Credo che la mia amica Veronica sia stata anche messa incinta da quell’uomo orribile, ma non saprei essere più precisa, visto che i contatti fra schiave sono severamente vietati per legge.
Finito di pasteggiare con le feci della padrona Carmen, sono stata mandata a lavarmi e a preparare la colazione per le due Dee. Mentre sbrigavo le mie faccende, agghindata nella mia tenuta da camerierina sexy, ho inavvertitamente udito alcune parole che le padrone si scambiavano al tavolo in soggiorno.
‘Credo che la nostra puttanella necessiti di un piccolo upgrade’ ha detto Carmen.
‘Lo penso anch’io” ha risposto Sally ‘Perlomeno ha imparato a bere la nostra piscia e a mangiare la merda. Visto come la mangia di gusto?’
‘Sì, ma il nostro status richiede una bestia molto migliore. Siamo le loro Dee’queste bestie schifose di italiane non possono continuare a disattendere i nostri piccoli bisogni. Come l’altra volta, quando le ho ordinato di sdraiarsi sulle pozzanghere perché non mi sporcassi gli stivali. Non credo di aver chiesto tanto, ti pare? Cos’è più importante? La loro miserabile esistenza o i miei stivali nuovi?’
‘Ma è naturale. I tuoi stivali’
‘Ecco, appunto. Mentre le camminavo sopra, quella stupida ha avuto un sussulto e mi ha quasi fatta inciampare. Non sono caduta solo perché le ho piantato il tacco nel collo e mi sono puntellata con esso, ma quando sono arrivata a casa avevo tutta la punta dello stivale destro schizzato di melma’
‘Questo è intollerabile!’
‘Infatti. Oggi stesso la porteremo alla clinica di Lialushka per il programma di condizionamento’
Programma di condizionamento, mi sono chiesta? Di cosa si tratterà mai? E chi è questa Lialushka?
Dopo pochi minuti, padrona Sally è uscita dalla stanza. Ho continuato i miei compiti da sguattera senza far intendere di aver inteso l’ultima parte della conversazione, ma quando la Dea francese mi è passata daccanto ho visto che aveva in volto un sorriso freddo e sadico che mi ha letteralmente messo la pelle d’oca. So bene che la padrona Sally sorride a quel modo solo quando si prospetta una punizione più feroce del solito.
Poi padrona Carmen mi ha raggiunto e senza perdere tempo in preamboli ha ordinato ‘Posa stracci e spolverini. Usciamo’
Ho provato un brivido lungo la schiena. Dove mi avrebbero portato? Ancora non sapevo che i miei più terribili presentimenti avrebbero avuto una terribile conferma’

Parte II: alla clinica della dottoressa Lialushka
Era un palazzo basso, a due piani, situato nella periferia della città. Padrona Sally mi ha fatta salire al primo piano e mi ha condotta sul pianerottolo, di fronte ad una porta che recava la targhetta DOTTORESSA LIALUSHKA.
La padrona ha premuto due volte il bottone del campanello. Dopo pochi secondi una ragazza di origini italiche (e quindi una sporca schiava come me) ci è venuta ad aprire. I suoi occhi si sono posati prima su di me e poi sulla padrona. Non appena ha riconosciuto l’etnia francese di padrona Sally, si è piegata in ginocchio e si è disposta a lato dell’ingresso.
‘Prego, mia nobile e sublime proprietaria. La dottoressa Lialushka la riceverà immediatamente’
Padrona Sally, con i suoi modi regali, ha portato avanti il piede destro e la serva si è affrettata a chinarsi e baciarlo.
‘Come ti chiami?’
‘Maria, signora’
‘Bene, Maria. Va a dire alla dottoressa che la signorina Sally Mirogue è arrivata per la cura’
‘Sì, padrona’ ha risposto la ragazza, senza smettere di onorare e riverire le preziose calzature della mia sovrana.
L’ho vista andare via, gattonando a quattro zampe, e ci siamo accomodate su una delle poltrone della sala d’aspetto. Con noi vi era una giovane coppia (entrambi provenienti dall’Est) con la loro schiava accucciata a fianco della poltrona. Il lui della coppia stava fumando una sigaretta. Quando siamo entrate ha rivolto un sorriso alla mia padrona e ha detto ‘Oh, è maleducazione fumare in presenza d’altri. Schiava, apri quel cesso di bocca’
La ragazza si è alzata per metà e, sempre facendo restare le ginocchia sul pavimento, ha aperto la bocca e ha lasciato che l’uomo le spegnesse la sigaretta sulla lingua. Il padrone ha poi gettato il mozzicone nella bocca della giovane proprio come se si trattasse di un posacenere e lei ha ingoiato il tutto.
‘Apri’ ha ordinato nuovamente il padrone.
‘Sì, signore’
L’uomo si è chinato sulla faccia della serva e vi ha sputato due volte dentro.
Ma quello che mi ha sorpreso non è stato l’atto in sé, che so essere compiuto da molti padroni e padrone fumatori e fumatrici, quanto l’assoluta tolleranza al dolore della schiava. Appariva molto giovane, forse più di me, che ho appena vent’anni, come le mie padrone. A dire il vero le avrei dato sedici anni o anche meno, ma questo non è possibile, visto che fino alla maggiore età noi italiane dobbiamo frequentare il corso di addestramento per schiave.
‘Mettiti a quattro zampe’ ha ordinato la mia padrona. Ho eseguito e lei ha appoggiato comodamente le sue lunghe, flessuose gambe alla mia schiena. La schiava si era prostrata nuovamente ai piedi della lei della coppia e teneva lo sguardo fisso sulle sue scarpe. Non mi aveva degnato di uno sguardo, come se non mi avesse neppure notata. A tutti gli effetti sembrava un automa programmato per udire solo le voci dei suoi proprietari.
Dopo qualche minuto, la schiava Maria è tornata nella saletta d’aspetto.
‘Prego, mia nobile e bellissima signora. La dottoressa la attende’
Padron Sally si è alzata e mi ha strattonata per il collare.
‘Andiamo, puttana. Non farmi perdere tempo’
Siamo entrate nella stanza della dottoressa Lialushka, che era abbastanza grande e ben illuminata. Un lettino collocato vicino al muro, una scrivania, due armadietti e alcuni poster alle pareti. La vetrata alle spalle della scrivania era rivolta alla città. Si godeva uno splendido panorama. La padrona si è seduta sulla sedia di fronte al tavolo e mi ha fatto cenno di inginocchiarmi al suo fianco.
‘Ciao, Lia’
‘Ciao, Sally. Alla fine ti sei decisa a portarmi la tua schiava’ ha detto la dottoressa, che era una russa molto alta, bellissima, bionda come una Valkiria e dallo sguardo altezzoso e severo.
‘Sì, non potevo più aspettare. E’ solo una cagna inferiore. Non esegue i nostri ordini come dovrebbe. Non ci soddisfa. Abbiamo bisogno che impari a rispettare noi che siamo le sue auguste padrone’
Non potevo crederci. Io che mi ero diplomata con massimo dei voti alla scuola per schiave! Ero a tutti gli effetti una brava serva. Devota e rispettosa. Mangiavo la loro cacchina, bevevo la loro piscia. Cosa avrei dovuto fare, in più, oltre a quello?
La dottoressa Lialushka si alzò in piedi, fece il giro del tavolo e mi si piazzò davanti. Era veramente molto alta. Dalla mia posizione potevo vederle le ginocchia e solo parte delle cosce. D’impulso, anche per dar prova della mia bravura di schiava sottomessa, mi sono chinata di più e ho cominciato a leccarle i piedi. Calzava delle superbe scarpe col tacco alto, nerissime, e ho leccato anche quelle. La dottoressa mi ha lasciata fare per un po’, quindi mi ha allontanata con un calcio in pieno volto. Mi ha fatto molto male. Ho emesso un gridolino, subito smorzato. Le padrone non vogliono che le schiave urlino per il dolore se non è loro espressamente consentito.
‘Vedi? E’ come ti avevo detto. Urla. Geme. A volte mostra espressione di disgusto”
‘Espressione di disgusto?’
‘Sì. Come stamani, quando Carmen le ha fatto la cacca in bocca. Mostrava di non gradire il sapore’
‘Ah, questa è una cosa molto grave!’ ha esclamato la dottoressa. Si è avvicinata a me e mi ha posato il tacco di una scarpa sul palmo di una mano. Ha concentrato la pressione e ha sollevato l’altra gamba. In pratica stava con tutto il suo peso sulla mia mano. Era molto elegante vederla restare con grazia su un solo piede, ma al contempo il dolore mi impediva di godere appieno di quella visione. Dalla mia bocca non è uscito un gemito, ma le ossa delle dita che stavano per andare in frantumi mi urlavano nella carne, tanto che i miei occhi non hanno potuto fare a meno di lacrimare. La dottoressa è scesa dalla mia mano e ha annuito alla padrona francese.
‘Sì, conserva ancora istinto di autodifesa e un po’ di amor proprio. Tutto questo è inaccettabile. Una schiava non è una persona. E’ un oggetto da usare’
‘Infatti. Puoi far qualcosa per migliorarne le prestazioni?’
‘Certo. Si tratta della terapia standard. Inibizione del senso del gusto’non potrà più assaporare i cibi, quindi la merda o la pipì non le faranno più alcun effetto. Stessa cosa per quanto riguarda l’inibizione del senso del gusto’non percepirà più gli odori. Applicazione del chip del dolore’ogni qual volta commetterà uno sbaglio potrete inviarle una scarica elettrica direttamente nel cervello, azionando un piccolo pulsante posto su un anello o su un braccialetto che porterete sempre con voi. Applicazione del chip della sottomissione’rilascia a comando un neurotrasmettitori che inibisce la coscienza della vacchetta e la rende disponibile a tutte le richieste. La Consulta pensava di proibirne la messa in commercio. Puoi costringere la tua schiava a morire, gettandosi da un ponte, se lo vuoi’
A quelle parole il sangue mi si è gelato nelle vene.
‘Addirittura?’ ha detto padrona Sally.
‘Eh già’qualcuno, in Germania, lo ha fatto per davvero. Evidentemente si era stancato della sua schiava. In fin dei conti può capitare, giusto?’ e mentre lo diceva un ghigno satanico si delineò sul suo bel volto ‘Per un po’ non se ne è potuto neppure parlare, nel circolo delle cliniche, ma adesso è trascorso un po’ di tempo e nessuno ci fa più caso’
‘Allora è legale?’
‘Certo’
‘Bene, perché non voglio un lavoro a metà. Desidero il pacchetto completo. E che le operazioni vengano effettuate senza anestesia. Questa cagna ingrata deve soffrire per le sue padroncine’
‘Anestesia? Per chi? Per queste puttanella italiane? Ah, cara. Non so neppure cosa sia l’anestesia!’
Padron Sally ha riso di gusto e io ho iniziato immediatamente a tremare dal terrore.
Poi la sovrana mi ha fatto cenno di sdraiarmi sul lettino e io ho obbedito…

Cosa succederà nella clinica della dottoressa Lialushka? La schiava di padron Sally e padron Carmen subirà l’intervento? Per ordini, suggerimenti, commenti, vaffanculo et similia scrivete a tom2075@hotmai.it

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