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Racconti Erotici Lesbo

Al ristorante forzatamente

By 3 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi sono rassegnata a passare una serata all’insegna della Noia. Luigi mi ha chiamato, ha insistito perché uscissimo, ma mia madre è stata irremovibile; ‘Tu stasera vieni con noi’ ha detto è ha troncato ogni mia moina.
Questa sera andremo in un ristorante per una cena con i genitori e le maestre della 5B, la classe di mia sorella. Già mi sono preparata psichicamente alle urla e agli schiamazzi dei bambini con il loro game-boy o il pallone che sicuramente mi arriverà in testa, ci saranno poi i soliti discorsi da adulti: politica, economia, calcio, figli, di nuovo politica, vacanze, e per finire in bellezza politica.
Per ripicca verso mia madre e anche perche non avevo nessuna voglia di stare ore e ore a fare abbinamenti, mi sono vestita molto sportiva: jeans neri, canotta bianca e un bel paio di converse nere. Ho lasciato i capelli ondulati sul riccio e mi sono messa un filo di matita negli occhi.
Arriviamo molto in ritardo al ristorante e nel tavolo riservato agli adulti, i posti riservati a noi sono staccati, due messi vicini per i miei genitori e un altro dalla parte opposta del tavolo per me.
Mi siedo e mi ritrovo di fronte alle maestre di mia sorella: non poteva andare peggio di così. Adesso avrò quattro signore attempate che mi parleranno tutto il tempo di scuola, l’unico argomento che possiamo avere in comune. Il posto davanti a me è vuoto, manca la maestra di storia e geografia perché è andata in bagno.
Io mi diverto a immaginarla: una quasi 60enne bassa e magrolina, con la faccia rugosa e occhialoni da vista argentati che le riempiono tutto il viso, i capelli tinti male e un filo di rossetto messo male sulle labbra.
Mentre rido come una cretina delle mie fantasie, il mio sguardo distratto ricade su una ragazza che gira intorno ai tavoli sistemandosi la borsetta. Una donna molto alta con il fisico asciutto, i capelli di un magnifico biondo naturale, lunghi e lisci e con i lineamenti del viso decisi come quelli di Cameron Diaz, la pelle abbronzata.
Rimango a guardarla sperando che sia in un tavolo vicino al mio, in modo da poterla osservare per tutta la serata. Sembro avere molta fortuna perché si sta dirigendo vicino al nostro tavolo.
E poi’ Non ci credo’ non ci voglio credere’ anzi non riesco a crederci’ si siede di fronte a me.
Dov’è finita la vecchietta occhialuta della mia fantasia? Sinceramente non m’interessa.
Adesso che è qui così vicino a me, la posso osservare meglio, ma devo stare molto attenta a non farmi accorgere; così, mentre lei consulta il menù, io la guardo: se da lontano poteva darle un’ètà di 28 anni, adesso capisco che è più grande, ha qualche ruga nel contorno occhi e la bocca leggermente increspata, su per giù 35 anni.
Mentre sono assorta su di lei, questa alza lo sguardo e io non faccio in tempo a distogliere il mio. Mi sorride e io un po’ imbarazzata ricambio.
‘Scommetto sei la sorella di Roberta’ dice sorridente.
‘Si, si, ci assomigliamo molto, io sono Giulia’
‘Piacere, Alessandra, in che scuola vai?’
‘Al classico, devo fare il quarto”
Così incominciamo un lungo dialogo in cui ci conosciamo meglio. Mi racconta diverse cose, che anche lei è andata al classico, ma per il suo carattere ribelle ha lasciato perdere l’università, mi parla della sua passione per la letteratura e mi confessa che le piace scrivere. Io stupita delle cose in comune le racconto dei miei progetti, delle mie speranze.
Arriva la prima pizza del giro pizza e mi accorgo che lei non ha fatto altro che parlare con me. La cosa mi risulta alquanto strana, cosa ci trova di tanto interessante in un’adolescente? Non lo so, ma mi fa lo stesso molto piacere.
Dopo qualche inghippo del genere ‘E tu, cioè lei”, mi da il permesso di darle del tu.
La nostra chiacchierata continua senza sosta, per fortuna c’è molta confusione e nessuno s’interessa di noi.
Il cameriere posa la seconda pizza sul tavolo. Mentre ne prendiamo una fetta, le nostre mani si sfiorano, per meglio dire la sua mano è sopra la mia è io ho la suggestione che lei lo abbia fatto apposta.
Dopo quel fugace tocco lei si porta la pizza in bocca e io, senza rendermene conto, la guardo. La sua bocca è fantastica, le labbra sottili e rosate da un buon lucidalabbra che risalta contro l’abbronzatura, il movimento della mandibola elegante e composto. La mia mente si affolla di pensieri che si susseguono vorticosamente: la voglio baciare.
Intenta a ammirare quella bocca e con troppe fantasia in testa, non mi accorgo che lei mi sta guardando, continuando a mangiare.
I nostri sguardi s’incontrano e lei mi dice ‘Giulia non ti piace questo tipo di pizza?’.
Solo adesso mi accorgo di avere la pizza penzolante tra le mani e di non averle dato nemmeno un morso ‘No, no, è buona solo che’ volevo un bicchiere di vino prima!’
Lei prende la bottiglia di Lambrusco e versa il vino sia a me che a se stessa; la ringrazio e poi contemporaneamente beviamo.
Adesso succede quello che non mi sarei mai aspettata: mentre beviamo, i nostri sguardi s’incontrano e non si distolgono.
I suoi occhi sono penetranti e profondi, non riesco a muovermi, non riesco a girarmi, come se fossi legata nella sedia con mille catene.
Ormai mi sono persa rapita da quello sguardo, lei lo legge attentamente, intuisce ciò che voglio, ciò che non posso, ciò di cui ho paura.
Lei posa il bicchiere e io, nel tentativo di fare lo stesso, come una cretina mi macchio la canotta.
Lei sorride, io imbarazzata mi scuso ‘Sono molto distratta, scusami, vado in bagno a pulirmi!’, mi alzo e con passo incerto dato anche dall’emozione, mi dirigo alla toilette.
Per fortuna nei bagni non c’è nessuno. Tiro un sospiro di sollievo sperando di trovare un po’ di compostezza e non fare più brutte figure. Mi guardo allo specchio e vedo una macchia violacea stampata sulla canottiera, proprio sul seno.
Non so proprio come pulirla, così apro il rubinetto e tasto la temperatura dell’acqua in attesa che diventi fredda.
La porta della toilette si apre e io sobbalzo. Davanti a me c’è lei.
‘Ho pensato avessi bisogno di aiuto!’ dice.
‘Oh grazie, io non so proprio che fare!’
Intuisco la tenerezza che prova verso di me ‘ Non preoccuparti, ci penso io” e si avvicina pericolosamente sotto il mio tiro.
Immerge la mano sotto il getto d’acqua e poi prende tra le mani la parte di canotta macchiata e inizia a sfregare. Io mi sento male: forse ho smesso di respirare o forse il mio respiro era troppo veloce, lei ha la testa china su di me intenta a pulire e la fragranza dolce di melone m’inebria. Non capisco niente e il mio istinto prende il sopravvento, la mia mano scorre sui suoi capelli, prendo una ciocca e ci gioco con le dita.
‘Ti piacciono i miei capelli?!’ dice lei con un tono di voce ironico.
‘Sono stupendi’ Sei stupenda!’ le dico ormai libera dalle mie inibizioni.
Lei smette di sfregare, le sue mani scivolano sui miei fianchi, i suoi occhi di nuovo sui miei, i pochi centimetri che ci dividono, si riducono lentamente e le nostre labbra si sfiorano delicatamente, poi si staccano e restiamo a fissarci, quasi a chiedere un tacito consenso di continuare, di non invadere il nostro intimo con forza e volgarità.
Adesso preme le sue labbra contro le mie, le nostre lingue, dapprima timide, acquistano vigore, si accarezzano, si spingono, giocano, si rincorrono.
Con un braccio l’avvolgo alla vita, e con l’altra mano accarezzo la sua testa,i suoi capelli, scendo sulla sua guancia ed esploro l’incavo del suo collo.
Lei mi spinge indietro, dentro un w.c. , con una mano chiude la porta e finalmente mi toglie la canottiera.
Si stacca e noto il suo timore ‘Non ho mai fatto niente del genere, non so come si fa”
Con una decisione e un coraggio che non avevo avuto per tutta la serata, mi avvicino e le sbottono i la camicia, poi m’inginocchio tenendola per i fianchi. Lei trema e capisco che non è pronta, così le bacio il pancino asciutto. Invece di scendere,salgo, le sgancio il reggiseno e mi ritrovo davanti a una terza soda. I capezzoli sono turgidi ed è un piacere per me premerli con le dita, strizzarli e sentire che lei freme sotto il mio tocco. Ne lecco uno e capisco che a lei piace, così la stringo forte a me e inizio a succhiarli. Lei si dimena tra le mie braccia come un’animale braccato. Ha perso ogni brandello di coscienza, soprattutto ha perso la paura. Così slego la cintura e le abbasso i pantaloni. Lei mi guarda in silenzio, ma sento le sue urla ‘Dai’continua’ti prego!’.
Infilo la mia mano dentro gli slip, mi soffermo ad accarezzarle il pube, la vulva calda e bagnata; la guardo sofferente e impaziente e finalmente decido di saziarla. Passo un dito da su e giù in mezzo alla vulva, lei incomincia a rilassarsi, a frenare le pretese, m’insinuo e premo, fa quasi un balzo al mio tocco. Le accarezzo il clitoride lentamente, girandoci attorno, ma ho paura di farle male, per questo prendo una decisione’
Le tolgo gli slip e mi abbasso. Lei mi osserva dubbiosa, non sa cosa ho in mente o forse non pensa che lo farò veramente.
Io la sorprendo, affondo la faccia tra le sue gambe e inizio ad accarezzarle con la lingua il clitoride, lei apprezza.
Si appoggia al muro e sembra volersi accasciare al suolo. Evita di farlo solo perché capisce che mi è impossibile leccarla da seduta. Guarda il soffitto e poi chiude gli occhi in preda all’estasi. L’orgasmo la rapisce, con le mani si tiene alla mia testa e si estranea dal mondo esterno, si gode l’orgasmo nel suo corpo, nella sua anima.
Mentre mi rialzo all’altezza del suo viso, lei si accascia a terra ancora con gli occhi chiusi, il viso leggermente contratto dal piacere.
Schiude le palpebre lentamente e mi guarda felice, mi bacia e assapora i suoi succhi.
‘Queste è il sapore di una donna?’ Mi chiede meravigliata.
‘Questo è il tuo sapore” le rispondo
‘è fantastico’ dice e un bagliore le illumina gli occhi, intuisco tutto e mi alzo in piedi, abbassandomi i pantaloni. Lei non vuole aspettare, li strattona subito giù insieme alle mutande.
Contempla il mio sesso, il frutto proibito che la sbatterà fuori dal paradiso, e lei si ritroverà in un meraviglioso inferno di passione.
Bacia il pube con le labbra morbide, mi fa divaricare le gambe e s’intrufola dentro di me.
è bello, piacevole, delizioso, fantastico. Sento caldo, il respiro si fa affannoso, gemo, tremo, le gambe cedono.
Esplodo.
L’orgasmo arriva come un’onda anomala durante una calda giornata di mare.
Lei non vuole smettere, non è sazia di me, di questa nuova esperienza.
Prendo io la decisione esausta, le prendo il viso e lo porto alle mie labbra. Ci baciamo con una passione infinita, guidati dai nostri istinti, dalle nostre voglie, e quel vogliamo sono le nostre reciproche anime.
‘Ho assaporato il nettare degli dei!’ Mi dice entusiasta mentre ci ricomponiamo.
Usciamo da quel bagno, da quello che ormai è un piacevole ricordo.
Ci sediamo in silenzio, senza più nient’altro da dirci.
I nostri sguardi s’incontrano pieni di una nuova passione che però non potrà essere appagata perché non mi capiterà più di incontrarla.

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