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Racconti di DominazioneRacconti Erotici LesboTrio

Amo educare un culetto stretto, magari vergine…femminile possibilmente

By 27 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi piacciono i bei culetti stretti stretti, possibilmente femminili, ma… E’ delizioso quando ne trovi uno che si raggrinzisce ancora di più solo a sfiorarlo con il polpastrello e magari lei dice anche ahi! Spero allora di averne trovato uno intatto, e vado in estasi. Mi piace tutto di una bella donna, scopo sempre volentieri e se poi ho ancora fiato per un pompino ancora meglio, ma il fine ultimo è metterglielo nel sedere. Piano, dolcemente, facendole meno male possibile e godendomelo da matti fino in fondo, senza fretta, insegnandole a prenderlo con buona grazia, a stringerlo per poi allentare i muscoli e stringerlo di nuovo mentre fa lei tutta la fatica e va su e giù, a spingere, a scappare per poi riprenderselo da sola tutto d’ un botto. Insegnarle insomma a fare seghe e pompini col culo ed anche a goderne. Se invece dice di no, se dice che ha paura faccia male, che le hanno detto…mi abbandono ai sogni più sfrenati. Chissà, forse, può darsi…e se fossi il primo? Questione di testa soltanto perché se non è sfondato va benissimo lo stesso ma essere il primo, educarlo come piace a me è fantastico.

Una stanza da letto molto ampia, un poco fuori dal tempo e che avrebbe destata la curiosità di un arredatore e la cupidigia di un antiquario. Sul letto un uomo, giovane, siede col busto leggermente sollevato; poggia le spalle sulla testata e la mano scende a frugare sotto l’ inguine, si ‘sistema’.

Aspetto Fran, ma solo io la posso chiamare così, per tutti gli altri è Francesca o la signora Francesca. Siamo sopratutto amici perché è disperatamente lesbica. Una lesbica cui piace immensamente prendersi il mio cazzo ma solo in presenza di una sua conquista. Un segno di potere sulla amica del momento. Eccola, arriva. Tre o quattro anni più di me che ne ho venticinque, quasi ventisei, bella ma non bellissima, formosa senza esagerare, ha un viso fin troppo austero che per le sue conquiste diventa dolce e suadente, irresistibile. Sempre per quelle, solo talvolta per me.

Eccoti. Un sorriso che solo in parte ne attenua la espressione preoccupata. Teme, come sempre in queste situazioni, un ‘no’ dell’ altra all’ ultimo momento. E’ già successo e di questa è molto presa, non la ho mai vista così interessata e famelica per una ‘preda’.
Vedrai, è bellissima, non ho mai avuta una ragazza così giovane e bella. E’ diversa dalle altre, colta, intelligente ed anche simpatica, spiritosa e dolcissima. Lo dice guardandomi preoccupata, come si aspettasse una parola rassicurante o di incoraggiamento che non oso proferire. Molto meglio stare zitto, lasciare che si sfoghi appunto a parole e da sola, la conosco bene ormai. C’ è il rischio di iniziare una delle solite discussioni senza capo ne coda.
Si è stesa di fianco a me, si abbandona sulle coltri ancora più che in ordine, si morde le labbra. Non ti piacciono le ragazze troppo giovani, lo so, mi dice compunta, un poco esitante, incerta. Questa però è fuori concorso…e poi se anche dimostra meno degli anni che ha, sono comunque abbastanza per fare quello che vuole anche se è ancora al liceo. Vedrai, merita veramente…e lasciatelo stare, dai…non stancarlo, deve essere perfetto.

Mi spieghi, le chiedo, cosa sia tutta questa sceneggiata, cosa ha di diverso dalle altre? A Fran piace scopare anche se è disperatamente lesbica. Le piace però scopare solo con le sue conquiste presenti… e farmele scopare davanti e dietro. Me le fa sentire più mie mi aveva spiegato, più sottomesse, più innamorate e disposte a qualsiasi cosa. Ed a me piace anche quello che sta facendo adesso: si è messa carponi chinando il capo a baciarmelo ed a stringerlo tra le labbra…cosa rara, rarissima. Le ho chiesto, dice sommessa, la prova d’ amore. Con mio disappunto si è subito staccata ed ha sollevato il capo per fissarmi negli occhi, sorridente, un sorriso strano e mellifluo che non so interpretare.

Si stringe a me, prende la mia mano portandosela tra le cosce schiuse, su in alto. Te lo spiego cosa sto facendo. Si stende mettendosi comoda. Non le avevo chiesto, non le avevo detto chiaramente che volevo anche questo e sposta la mano indicando la camera, noi… La cosa andava avanti da troppo, senza che lei accennasse minimamente di essere disposta…a conoscerti. Avevo raccontato all’ inizio solo di avere un amante, raccontavo le solite cose ma sentivo che non avrebbe accettato. Allora l’ ho portata a vedere un film, un vecchio film da cineteca, roba anni cinquanta che conoscevo bene… Lei, la protagonista, studia da maestra e lui è ancora all’ università. Si fidanzeranno alla fine dell’ anno scolastico qualche mese dopo, ma dovranno aspettare anni per sposarsi e lui vuole la prova d’ amore, scoparla insomma per essere certo che lei lo ami. Alla fine del primo tempo lei dice di si, lo ama, gli darà la prova d’ amore.

Siamo uscite senza vedere il resto, sarebbe stato controproducente perché prima del fidanzamento lui la pianta dopo averla scopato come vuole. Me la sono portata a casa mia.
Continuo a non capire cara. Ho una gran voglia di fumare ma le regole che mi impone lo vietano tassativamente prima di aver concluso.
A letto, continua, Irene ci viene spesso ormai, tutte le volte che può anzi ed io ho cominciato a chiedere la prova d’ amore. Ma come è possibile, mi ha chiesto la piccola. Non vorrai metterti addosso uno di quegli orrendi cosi finti, di plastica…
Sa che ho un amante, te lo ho già detto…cosa le hai detto di noi? Interloquiscono. Quasi la verità. Una replica secca, dura, temibile come sempre. Quasi tutto…ma tu sei pazza…sarò pazza…ma ha accettato. Quasi ride adesso. Non subito, ci ho impiegato settimane…ore di pianti e sospiri, di finte arrabbiature e minacce di mandarla via seguite da momenti di amore per sigillare una pace che sapevo solo momentanea. Alla fine ha accettato, ha accettato tutto. Ha accettato di farsi sverginare da te. Prima si farà fare anche il popò. Prima te la inculi e poi la svergini. Me presente, è ovvio.

Fran è andata in bagno a vedere a che punto sia e sono solo e speranzoso, quasi certo… Dieci minuti ancora, mi dice affacciandosi…

Fran, una conoscenza occasionale a l’ inizio. Una amicizia che è andata rinsaldandosi nel tempo, anni fa. Le prime confidenze, larvate allusioni mie e sue. Molte cose ci univano: soli al mondo entrambi, qualche soldo, una cultura simile ed il fatto che chiaramente non la stessi inseguendo.
Di donne da scopare ne avevo abbastanza, fin troppe anzi. La prima donna a diciotto anni, una prostituta. Solo prostitute per un paio di anni e poi… Una signora invece si era portata a letto Fran quando questa era ancora matricola di lettere antiche. Col tempo veniva utilizzata come cane da riporto per portare alla signora, quarantenne e più, le sue conquiste, mettergliele nel letto. Dopo anni di vassallaggio, partita l’ amica, Fran si era messa a cacciare in proprio ed aveva più tardi conosciuto me.

Invento di avere un amante, anzi dico loro che le voglio dare al mio amante…se mi amano…le terrorizzo, hanno ancora più paura…Ormai parlavamo a ruota libera, senza false inibizioni, amici e soltanto amici e confidenti.

…scusa, ma allora tu non sei mai stata con un uomo…zittisco di colpo temendo di essere andato troppo oltre. Lei esita. E’ stata lei, la Signora che mi ha…immagina come…è la prima volta che la vedo arrossire almeno un poco, poi ride. Sto bevendo il caffè a casa sua, ospite come altre volte per un pranzo senza pretese. Solo davanti però,l’ imene…dietro non le interessava per fortuna…è stata la unica volta…e, a dirla tutta, sono… curiosa. Poi scappa e dal corridoio mi chiede di andarmene…Ero rimasto!Non che sia stato così semplice!

Vuoi…provare? Avevo avuto di nuovo paura di essere andato troppo avanti…Lei aveva esitato, ricordo il viso più duro che mai. Avevo paura di darti fastidio, mi dice, per la seconda volta in pochi momenti rossa in viso… Ero stato io a ridere, una risata anche di sollievo e non perché era chiaro dove saremmo arrivati, a letto insieme cioè, ma sopratutto perché avevo temuto di perdere una vera amica cui tenevo moltissimo.
Del culetto neanche parlarne, aveva messo la cosa in chiaro subito. La prima volta a letto con lei ma anche l’ ultima senza una terza persona, la sua amichetta del momento. Le cambiava abbastanza spesso, ne teneva anche due per volta…spesso c’ era la ricomparsa temporanea di vecchie fiamme. A me andava più che bene ma…volevo il suo di sederino, era la mia massima ambizione. E’ tuttora la mia massima ambizione…
Ancora non arrivano. Neanche parlarne di andare a vedere, e tutto tace.

Lo avrò il culo di Fran. Lo avrò a qualsiasi costo. Solo la idea mi fa seccare la gola, sto male e mi tira da morire. Il problema è che non sono mai solo con lei, a letto almeno…c’ è sempre un terzo incomodo. Un incomodo piacevole sempre, almeno qualche volta un bellissimo incomodo. Come cazzo faccia a trovarle e convincerle non lo so e neppure oso insistere a chiederlo. Mi ha risposto, mi ha intimato anzi di non essere curioso. Non puoi fare il cicisbeo con la sua amante presente e non abbiamo scopato da soli mai se non quella prima volta. La porta si apre, una voce, l’altra…farfuglia qualcosa…il rumore inconfondibile di uno schiaffo, un singhiozzo sommesso…va decisamente male. E’ frequente che quelle abbiano delle remore anche a l’ ultimo momento, mai però è arrivata a prenderle a schiaffi solo per farle entrare in camera. E’ il momento che mi piace di meno. Le ‘prepara’ accuratamente prima di presentare l’ amante, cioè il sottoscritto. Nonostante le promesse che sempre strappa loro durante la preparazione spesso lunga settimane, nonostante i giuramenti che ottiene, talvolta devo assistere a scene che mi infastidiscono. Sembra però che lo schiaffo abbia tolto ad Irene ogni velleità, ogni capacità di opporsi…

E’ veramente bella Irene anche se non rientra nei miei canoni di bellezza. Mi piacciono minute le donne, non troppo alte, maneggevoli insomma. Questa però è uno scricciolo, una bambina.Per un attimo poi sono quasi certo abbia molti meno anni…ma basta vederne il viso che a l’ inizio aveva tenuto basso per capire che se pur giovane, bambina non è. La prima cosa che noto ed è incongruo, è il pube rasato ed il ventre appena paffuto. Cosa dice tua madre che ti radi tra le gambe? Lo penso soltanto ovviamente.
Solo poi vedo gli occhi neri come il gaietto, i seni colmi ma non eccessivi, sormontati dai capezzoli piccoli come grani di riso, chiari, rosa quasi. E’ bella Irene, quasi una bambolina di porcellana che Fran fa ruotare perché la possa ammirare appieno nella sua nudità. Vi piace? Già, mi da sempre del voi in queste situazioni. E’ molto bella mia cara, me ne congratulo. Mi piace tutto della tua amante, assolutamente tutto. Nessuna resistenza, nessuna obiezione. Mentre parlo delle sue grazie, fa
stendere la piccola al mio fianco prendendo poi posto accanto a lei. No, non è una bambina e profuma di giovinezza, di innocenza. Mi guarda per un istante ed arrossisce.

Fatico a trattenermi dall’ allungare le mani, fatico ad assistere immobile, appoggiato al gomito ai primi approcci, delicati, quasi timorosi, poi Irene la aggredisce, se ne impossessa, la sottomette e la resa di Irene è immediata e totale. E’ una scena abituale ma sempre nuova ed eccitante. Ora le sue carezze sono di nuovo lievi, i baci lenti, eterni, tanto da togliere il fiato ad entrambe. La piccola, a l’ inizio immobile ora risponde ai baci della amante, sussulta alle sue carezze e la carezza teneramente a sua volta, sospira, a tratti ansima, e mentre la mia amante, almeno di tanto in tanto, mi lancia uno sguardo, per la piccola Irene non esisto. Esiste sole la sua Lei, quasi una padrona dei racconti, le sue mani, le labbra che percorrono lievi e suadenti, possessive le forme dell’ altra che sembra perdere il senno abbandonandosi alle sensazioni che la percorrono e la scuotono. Arrovescia il capo mordendosi le labbra, si inarca, comincia a gemere, roca. Sottomessa. Vinta.

Una occhiata di Fran e sono pronto al mio posto per la mia parte nella recita, so cosa fare, l’ ho già fatto altre volte. Per un attimo con le mani bloccate dalla sua amante, la piccola non può opporsi. Le mie mani e le mie carezze si aggiungono a quelle certo più abili della mia amica. Protesta non a parole perché le labbra sono coperte dalle labbra dell’ altra, protesta irrigidendosi, scuotendosi un poco in una vana ripulsa. Serra invano le cosce quando cerco di sostituire sul sesso la mano di lei. Lotta per qualche momento poi si arrende alla carezza, si abbandona ed io sfioro con le labbra le sue gote che si rigano di lacrime, si, si abbandona completamente. Fran scende a lambire di nuovo il sesso sigillato mentre io carezzo i seni morbidi e sodi, stringo, aumentando il suo piacere un capezzolo fino al dolore, mordo senza durezza eccessiva l’ altro capezzolo mentre la lingua di Fran la lambisce a lungo tra le gambe che ora tiene divaricate senza esserne costretta. Geme di piacere la piccola. Un gemito che è quasi un singhiozzo e sussulta sempre più spesso. Cara, cara, ti amo, sono tua…e tu sei mia, per sempre, mio piccolo dolce bonbon. Di nuovo il bacio di venere porta la piccola in cielo…io trovo il granello di riso, più piccolo persino di quanto immaginassi…ora farai…tace la piccola, è deliziosa…è un sogno. Sussulta ancora, geme di piacere, impazzisce. Dice di amarla, dice che è la sua schiava, oggi domani e sempre…farò…farò tutto quello che vuoi…dice singhiozzando. Ti farò vedere quanto ti amo…Ti farà male amor mio, tanto male, e tu non dovrai gridare, non dovrai lamentarti, lo ringrazierai anzi come lo ringrazio io di rendere possibile questa ‘prova’. Per un attimo la piccola tace, assente poi col capo abbandonandosi sulle coltri, le cosce schiuse a mostrare quello che c’è di più bello al mondo.

…ora le pregevoli chiappe sporgono un poco da piedi del letto e la mia piccola, si ora è mia o lo sarà tra un attimo, viene tenuta inarcata da Fran che ne stringe le caviglie tirandole verso il capo posato sul letto. E’ uno spettacolo, il solito spettacolo che mi manda in estasi, vedo, ho a disposizione tutto, assolutamente tutto e come voglio. Potrei chiavarla, lo ha detto un attimo prima Fran…ma la rosetta stretta, il grumo rattrappito, mi chiama irresistibile…Carezzo leggero la fessura del sesso che cela la fichetta che carezzo con un dito e penetro appena. Sussulta, si irrigidisce per poi scoppiare in un pianto dirotto. Salgo verso il clitoride scappucciato dalle abili attenzioni prodigate dalla sua amante, lo sfioro con il dito ancora umido dei suoi umori, scendo di nuovo alla fichetta per inumidire meglio le dita e…, ma…spargo quel dolce umidore verginale ripetutamente lungo la fessura tra le natiche schiuse, giù fino al buchetto più stretto. E’ lui che voglio. Il glande eccitato e scoperto percorre la fessura rorida dei suoi umori che trasporto a più riprese sul grumo di carne serrato. E’ mia!

Essere carogne è male, puoi lacerarla. Farlo troppo lentamente diventa un supplizio di Tantalo. Ti farò male, ma passa, tesoro. Sembra non sentire neppure le mie parole ed è dura come un pezzo di legno. Un bolo di saliva sul buchetto serrato spasmodicamente e vi poggio l’arnese a sua volta bagnato di saliva e dei suoi umori naturali, non posso desiderare altro. Una occhiata a Fran che le bacia la bocca come può, la posizione non è delle più agevoli, spingo di più, con determinazione. Dio se è stretta! A mali estremi…le farò certamente un gran male…mugola infatti, gridare non può, gravo in parte con il mio peso e cede un poco, spingo di nuovo e cede di più. Spingo ancora e finalmente il glande entra per una parte, un poco di più, ed ancora… Fran le porta le gambe sulle mie spalle e può ora baciarla e carezzarla. Esco dal buchetto un poco e rientro un poco, è bellissimo, comincia ad allargarsi, è il momento più bello, quello che mi piace di più, ma devo decidermi, andare avanti o farla soffrire inutilmente. Mormora un lungo no quando spingo con più energia ma senza esagerare e finalmente il glande entra tutto nel suo delizioso orifizio. Sempre impaurita ed irrigidita stringe i pugni serra i denti ma non grida…brava piccola. La sua amante ha soffocato con un bacio il grido improvviso di dolore e la sento stringersi attorno al cazzo. E’ fatta, quando la testa del cazzo è tutto dentro anche il secondo sfintere è aperto, ben dilatato…e Fran si dà da fare. La mano raggiunge il clitoride, lo titilla. Spingo con controllata determinazione e la penetro pian piano, a piccoli colpi fino all’ elsa, quasi perdo il controllo di me stesso…se godo ora…un guaio…mi immobilizzo ma anche così i suo sussulti quasi mi portano a godere, serro i denti e le chiappe, resisto il tempo necessario a ritrovare la calma. Sto ancora fermo ben confitto in lei. E’ sufficiente. La giovane, in lacrime, viene stesa sul fianco sinistro al centro del letto ed io mi pongo dietro di lei. Basta, per piacere basta, è tremendo, ma Fran non transige né io lo avrei accettato. Non è finita ancora.

La piccola poggia il capo sul mio braccio, su l’ omero, quasi su l’ omero, è così minuta, piccola anche di statura…e la mia mano può agevolmente raggiungere il seno, per una carezza o per trattenerla. Basta! Basta, supplica…no, non basta! Non mi basta. Questa volta non grida e si lamenta soltanto un poco mentre lo spingo sempre con delicatezza nel culetto già più largo ed accogliente, ormai violato ed addomesticato in parte. Il membro entra quasi agevolmente, senza troppe difficoltà. Tengo la destra sul petto ma la sinistra con cui normalmente in queste situazioni faccio loro un ditalino è senza lavoro, sostituita da Fran dalla sua mano, dalla sua bocca… Una pausa, serve a dilatarla, a rendere la successiva penetrazione meno dolorosa. Arretro il bacino, esco del tutto per poi, solo qualche attimo dopo, penetrarla ancora. Nessuna difficoltà, la parte non ha avuto il tempo di contrarsi. Lo spingo ben a fondo e faccio una altra pausa. Entro poi per uscirne subito dopo, non reagisce…è pronta, per ora almeno. Una prima lezione, la più dolorosa.

Stesa nella posizione iniziale, silenziosa, il culo ben in mostra, una offerta quasi, faccio un segno alla mia amica che la coccola un poco poi la penetro di colpo, con silenziosa e feroce voglia. La inculo, la monto, le chiavo il sedere. Due o tre volte rallento per centellinare il piacere che cresce diventando inarrestabile. Mi esaurisco in lei, nel sedere appena sverginato ed ora accogliente, tanto accogliente da contrarsi e strizzarmelo come un guanto mentre Fran la bacia, la carezza, la fa godere per la terza volta. Con un cazzo lungo e duro nel sedere questa volta.

La solita attesa mentre la lava, poi Irene accudisce me sotto lo sguardo attento della mia bella amica che le da le istruzioni del caso.
Il solito, un solito che mi piace e mi rinfranca almeno in parte. Il necessario era già pronto sul canterano e le manine tepide me lo lavano e rilavano accuratamente e tanto basta se non a farlo rizzare immediatamente, quasi immediatamente. Esita prima di prenderlo tra le labbra ma la voce della nostra bella e decisa amante non le permettono nulla di sì diverso. Segue punto per punto le istruzioni fino alla fine. E’ brava dico a Fran che ne sorride.

Abbracciala. Preparamela. Un ordine che non avrei il diritti di impartire. Sembra però che entrambe siano ben contente di sentirlo. Un ordine che le porta di nuovo ad un amplesso saffico, meno veemente del precedente e forse più dolce per entrambe e certo altrettanto eccitante per me, tanto eccitante che scosto Irene prendendone il posto tra le braccia di Fran che si irrigidisce appena per poi cercare la mia bocca. E’ calda, eccitata anche lei, interpreto i segni già altre volte visti sul suo volto, su tutta questa donna che si dichiara lesbica e si da ad un uomo senza remore, con passione.

Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche o spinte. Per questo ho abbozzato queste poche righe. Per cercare una soluzione a questa mia difficoltà. E’ impossibile a me uomo entrare nella mentalità di una donna.
Vorrei avere un contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora.
Una scopata epica con la mia Fran. Epica perché mai si era data con tanto slancio e dolcezza. Di solito, anzi, a letto è freddina, scostante. Anche se talvolta scopiamo è più che altro una amica. Neppure io riesco a spiegarmelo meglio. Amante anche se lesbica convinta ma sopratutto amica. Difficile da capire. La ascolto mentre fa teoria di sesso alla sua ultima conquista, la bella e dolce Irene. Amante e direi abbondantemente succube visto che ha dato a Fran la richiesta prova d’ amore facendosi rompere il culo da me. Come faccia a trovarle e convincerle non so ed è una delle numerose cose sulle quali la mia amica non accetta neppure domande.

Un maschio gode, continua lei, eiacula per circa otto secondi soltanto e troppo spesso prima de l’ orgasmo della sua compagna che resta a bocca asciutta.
L’ orgasmo femminile, quando lo raggiungiamo, dura di più, almeno il doppio e contrariamente ai maschi possiamo godere due o tre volte in fila, anche di più. Piuttosto cotto e spompato neppure avevo fatto molto caso al ritorno dal bagno di Irene stesa ora sull’ altro bordo del letto. Ha due splendidi occhi,e lo avevo già notato prima. Lo noto di nuovo ora e con piacere, mi piacciono i suoi occhi ma accorgendosi che la fisso la piccola arrossisce chiudendoli di colpo.

Poco fa le ho sverginato il pregevole culetto, a lungo, con comodo e pazienza, come piace a me. Si è lamentata appena un poco e potrebbe diventare una delle mie preferite…se mai potrò averla ancora. Fran ha detto che devo romperle anche la figa ma cambia idea tanto spesso che non so mai…certo però che è stato bellissimo…e dopo poco ho scopato Fran, senza risparmiarmi minimamente con nessuna delle due. Dire che sono spompato è un eufemismo e mi abbandono, chiudo gli occhi soddisfatto fisicamente e mentalmente mentre Fran continua la sua lezione di sesso alla sua amante…essere presa come un maschietto è doloroso le prime volte anche se poi ci si abitua ed a molte piace, anche moltissimo. Quasi mi scappa un sincero vaffanculo a l’ indirizzo della mia amante ed amica che neppure permette si parli del suo di sedere vergine e che esige tale rimanga. Si, ti piacerà. Vedrai, ti piacerà. La attira a se ma solo per un rapido abbraccio molto casto ed un bacio forse meno casto. Fran la vuole ancora? No. La manda a dormire nella cuccia di fianco al letto, dalla parte sua, a sinistra. Giusto, la piccola è livida, non la ho risparmiata.

Rivedo con piacere i momenti trascorsi a fotterle il culo. Ho fatto scuola principalmente. Sono sempre attento quando inserisco nel mondo delle ‘prendìnculo’ un nuovo soggetto. Un errore e rovini il soggetto. Le inibisci la possibilità di raggiungere la perfezione in questa arte che comunque è un successo che non tutte ottengono. Ha preso per la prima volta un cazzo in culo, il mio signor cazzo, stesa bocconi sul letto e senza creme che detesto. La prima ‘slargata’ e con tutta la pazienza del caso. Lo ha ripreso nel sedere messa sul fianco ed ho fatto tre o quattro dentro e fuori fino ad allargarla discretamente. Le tenevo a lungo il cazzo fermo, infilato nel culo fino alle palle, minuti almeno, per uscirne e rientrare immediatamente. Seconda ‘slargata’ e vitale come la prima. Mi piace in quei momenti fare alle mie donne un bel ditalino, farle godere con un cazzo in culo. Riesco sempre a farle godere ed in questo modo ed agitandosi un poco, fanno godere anche me. Lo lascio in sito fino a tornare un poco in forma. Poi l’ho messa in ginocchio sul letto e l’ ho montata a lungo e goduta alla pecorina. L’ unico passo nel quale mi sono allargato, ho veramente goduto io. Comunque una inculata da re, badando però sopratutto a non farle troppo male, una iniziazione sopratutto, scuola da ‘prendìnculo’ ,che comunque mi ha fatto godere immensamente, prima con la testa e poi svuotandomi le palle. Guardandola scendere dal letto per sdraiarsi nella cuccia ammiro la sua figura di giovanissima donna. No,bambina non lo è più…oggi poi è entrata alla grande tra le mie preferite.

Fran sistema un poco il letto sfatto dalle nostre capriole, copre entrambe per poi farsi vicina. Posa il capo sulla mia spalla e mi chiedo se voglia…la mia voglia a dire il vero non è svanita ma quasi, ho bisogno di qualche momento…ed anche lei ha fatto la sua parte di capriole…con Irene sopratutto. Comunque mi piace averla vicina, sentirla gravare contro il mio corpo, il respiro accarezzarmi lieve… Amica ed oggi e non solo oggi amante e ruffiana. Non è certo giovane come la piccola…che è anche bellissima…e voglio il culo di Fran…lo voglio…improbabile, non lo avrò mai…forse però… Gli occhi mi si chiudono…li riapro e guardo Fran che fissa il soffitto. Già pentita?…gli occhi mi si fanno ancora più pesanti, è la sonnolenza del ‘dopo’ che avanza, un sospiro di beatitudine. Anche Fran dovrebbe essere cotta e mi meraviglia che non inventi una delle solite palle per mandarmi via, ma si stringa a me, tenera, calda…capita a volte…qualche attimo piacevolmente assopito…solo qualche attimo? Devo avere persino dormito qualche minuto e lei mi si è avvinghiata senza che me ne accorgessi. Adesso si gira un poco, si scosta e ne sono deluso. Speravo… e poi spero di nuovo, la mano calda raggiunge il mio ventre, la posa sul cazzo ancora ‘in pausa’ che ovviamente ci fa caso, ne risente piacevolmente. Poco per volta ma fa effetto. Un culo vergine, una scopata con lei ed adesso…che cazzo di giornata. E la manina è tiepida, calda anzi ed abbandonata proprio là. Dorme o finge soltanto? La mano si anima un poco, ma la muove appena, non lo impugna proprio ma io mi eccito, più che altro di testa…è sveglia? Si accorge di quello che fa? Ed io, dormire?…Dormire? Neanche parlarne. Non vorrei si svegliasse, magari mi dice di andarmene…maledetta lei. Però…una altra scopata la farei, ormai ne ho voglia. Lui ha le sue esigenze, è ben sveglio, fa sentire la sua presenza sempre di più…anche se non è al massimo…ma il tempo di farle e farmi fare qualche coccola, i preliminari che amo e che…scoparmi Fran o sverginarmi la Piccola? Era stata lei a suggerirmelo. A dirla tutta vorrei il culo di Fran, ma…non ne devo neppure parlare. Proibito, verboten, come si scrive? Non lo ricordo e non me ne frega niente e pensare alla ortografia tedesca in momenti come questi è da coglioni come me. Mi incazzo per la debolezza che dimostro sempre con lei. Non che io mi lasci comandare, anzi, fuori dalla camera da letto è un rapporto bellissimo, anche a letto, però mi piace da matti. Non siamo innamorati, ci piace però vederci spesso, soltanto per un aperitivo magari…e sono molto belle le nostre chiacchierate dopo cena a casa sua o da me. Poi un arrivederci ed un bacio sulla guancia…

Me lo stringe, con determinata delicata. Sei sveglia, mormoro senza girarmi per evitare debba mollare ‘l’ appiglio’. Sei sveglio anche tu direi. Vuoi…ancora…? Anche questo, che sia lei a prendere la iniziativa per un bis è raro. Voglio sempre con te, replico serio. Sussulta e poi ride piano all’ inizio ma sembra non sapersi arrestare. Intendevo dire di scoparti lei. E questo può tornare in servizio in un attimo dice stringendolo ancora di più per poi allentare la presa. Chiudo gli occhi, li riapro ma guardo in aria, dio se mi piace. Lo tiene in mano ma trema un poco, lo stringe di nuovo, è quasi una pugnetta. Si ferma sollevando la testa il necessario per guardarmi in faccia. Sul serio vuoi me e non…Non dice l’ altra o Irene, muove solo il capo in direzione della cuccia dove quella dorme. Posso scegliere allora e l’ idea è quasi una stilettata al petto, mi manca persino il fiato.

In ordine preferirei il culo di Fran, poi rompere la fighetta sigillata di Irene e solo come ultima scelta scopare di nuovo Fran. Non le dico niente, ha la capacità diabolica di capire quando mento e persino quando altero un poco la verità magari di pochissimo per smussare soltanto qualche spigolo. E’ una amicizia strana la nostra con un mucchio di angoli e spigoli. La attiro a me e la bacio. Prima con qualche esitazione, poi lasciandomi trasportare. Non sarebbe la prima volta che scopiamo due volte di fila ma spesso non vuole e lo sa dire con molta durezza. Questa è una delle volte si. Mi abbraccia con forza baciandomi di sua iniziativa, a lungo, con un trasporto che non riconosco. Sospira poi e si scosta, forse per darmisi subito…perché? E’ eccitata dalla presenza del’ altra? Quella dorme…però per Irene ha preso una cotta formidabile. Un altro dei miei problemi con lei. Sono sempre timoroso di suscitare reazioni che mi feriscono… E sono io che ora la desidero anche se la vorrei nell’ altro modo…va bene anche così, è pur sempre una bella scopata…

E’ stesa sulla schiena ad occhi chiusi…sfioro con le labbra le palpebre, cerco i lobi, scendo a carezzarle e baciarle i seni, stringo i capezzoli e li serro un poco anche tra i denti mentre la mano si posa sul’ inguine e prosegue fino alla meta già umida, ed anzi, mi solevo un poco a guardarla…dio che figa! Sussulta un poco, sorride mentre le frugo il sesso, lo penetro con un dito ma con delicatezza per poi titillare il clitoride che già svetta scappucciato. Sono nel cerchio delle sue braccia morbide mentre di nuovo cerca la mia bocca.

I preliminari amorosi in poche lezioni pratiche…ed è la sua bocca che sfiora il mio corpo, la lingua saettante… i seni sodi mi si posano sul petto quasi sul fianco mentre la mano raggiunge di nuovo la mia virilità e la impugna deliziosamente ma nello scappellarlo mi fa male.
Sei una selvaggia le dico e ridiamo insieme. Mai, mai si è comportata così. Mai. Ora ce lo hai bello duro, amore. Mi vuoi ancora, sul serio? Sono io steso sulla schiena ad occhi chiusi, immobile e deliziosamente frastornato da questa novità, tanto che resto immobile senza guardarla, tengo gli occhi chiusi e lascio sia lei a prendere la iniziativa. Preliminari, ancora…sento l’ alito di lei sul mio pene, lo sta guardando da vicino, poi lo scappella e le labbra ne stringono il glande. Insegnami caro, sai che non lo ho mai fatto.

Segui il tuo istinto, le dico dopo un attimo di esitazione. Non è certo esperta…hai molto da imparare mormoro, ma le premesse sono ottime, grandiose. Mi hai fatto quasi a godere, migliorerai, diventerai perfetta, ne sono certo. Tutto in una serata sola, proseguo: il sederino vergine di Irene ed un mezzo pompino della mia Francesca, la vergine di ferro. Aia, dovevo tacere? Sono stato imprudente. Allora non ti è piaciuto, vero? La guardo sottecchi. Niente mento proteso, niente occhi fissi, è un buon segno. Sei fantastica mormoro fissandola negli occhi, anche così, la prima volta…fantastica, sei stata fantastica, ripeto e sento d’ averla convinta. E’ lei ora stesa, le vado più vicino perché la voglio, ora, ma si sottrae. E’ lei che mi fissa e quel che dice mi toglie il fiato, neppure rispondo tanto che ripete la domanda. Mi vuoi, lo vedo, ma, mi vuoi nell’ altro modo? Sai, se vuoi… E’ rossa in viso. Si vergogna ed io ancora non ci credo, sta burlandosi di me. No, non è nel suo stile. Cerco una frase spiritosa del tipo, dammi un buono per la prossima volta ma decido di non scherzare, troppo pericoloso. Ti voglio, voglio il tuo bel sederino, ma con calma, con comodo e senza la presenza di Irene od altri. In seguito mi dirà due cose. La prima che aveva una paura blu che la volessi subito inculare, la seconda che si era persino spaventata vedendo la mia espressione decisa e cosa volesse dire non lo capirò mai.

Penetro il lei, in attesa, fremente e vogliosa. Tiene le cosce appena schiuse, le ginocchia sollevate…penetrarla è un piacere immenso. Si inarca un poco offrendosi al suo maschio, protende il bacino…entro in un barile di melassa tiepida. Paragone scemo forse ma non ne trovo altri. Devo spingere un poco per penetrarla ed al tempo stesso quasi me lo risucchia dentro strizzandolo con i muscoli della vagina, me lo trita alla fine ma è morbida come un barile di melassa appunto. Non scopa se non con me, e scopiamo una volta ogni tanto…e sa fare questo? Poi mi abbandono, ci abbandoniamo di nuovo, esco dal ventre bollente e ben lubrificato, accogliente. A questo servono i preliminari dell’ amore. Piacciono ad entrambe i sessi ma servono a poter prendere la donna senza causarle dolore. A me piacciono immensamente i preliminari ma adesso sono preso in pieno dalla foia, dalla fame di lei e la monto, mi perdo nel chiavarla. Più volte mi fermo per evitare di godere senza di lei. Mi piace, amo infinitamente sentire la mia donna avvicinarsi al piacere, raggiungerlo, ansimare mentre raggiunge il suo paradiso che talvolta è anche il mio. Mi piace annotare il modo di manifestarlo di ognuna. Alcune si scatenano, altre si immobilizzano, le maggior parte ha sue reazioni tutte particolari. Una ruota il capo come in preda ad un tic nervoso, altre si mordono le labbra o battono i talloni o le mani sul letto ed altre ancora ti cingono i fianchi con i talloni. Lei fa un po di tutto e neppure la ho osservata troppo, preso dalla mia di frenesia. Voglio farla godere, devo farla godere. Adoro far godere le donne che sto scopando ed inoltre ne godo. Gode e nel farlo respira attraverso il naso che raggrinza…un amore, tutto da vedere.

Ansante riposo di fianco a lei. Perché loro non si sfiancano come noi maschi? Sembra una rosa, è soddisfatta…forse appena un leggero rossore le colora il viso. Vedrai, la prossima volta, quando vuoi tu, faremo l’ amore nell’ altro modo. Faccio una dozzina di capriole, volo in cielo… A me piace fare l’ amore con te così…se vuoi, certo, mi piacerebbe infinitamente anche nell’altro modo, ma anche così, come adesso… Mi accorgo di balbettare. Si caro, io non cambio idea, sai, era un po’ di tempo…ma non osavo, a l’ ultimo momento avevo sempre paura…e tu, ce lo hai ancora duro, come fai?

Poi sono steso sul letto e lei la mia dolce lei è stesa sopra di me. Se lo è infilato dentro strisciando come un serpente, un serpente bollente. Si ce lo hai ancora duro, lo sento duro dentro di me e mi piace. Si muove un poco assestandosi meglio e solo sentirla muovere mi fa quasi sborrare di nuovo, be mi eccita…Resto anche interdetto, non è da lei dire cose del genere. Ha detto anche che non cambia mai idea e questa è una delle più mirabolanti balle mai ascoltate in vita mia…e poi si è sempre dichiarata lesbica, lesbica convinta. Non ci provo neppure a capirla perso nelle sensazioni dei mille morsi leccate e bacetti che dispensa fin dove arriva, sul mio petto, mentre si muove sopra di me ed io dentro di lei sento sia pur lentamente la voglia crescere.

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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche o spinte. Per questo ho abbozzato queste poche righe. Per cercare una soluzione a questa mia difficoltà. E’ impossibile a me uomo entrare nella mentalità di una donna.
Vorrei avere un contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora.

Un bisbiglio forse, una porta che viene chiusa adagio…devo essermi assopito. E’ mattino ma che ora è? Non che mi importi più di tanto. Credo che Fran sia uscita. E perché mai? E dalla porta viene un rumore, dalla cucina certamente…Di nuovo mi assopisco. Ho voglia di un caffè…e Fran è uscita lasciandomi solo con la piccola? Può darsi, se vado in cucine e c’è la piccola? Non so cosa fare. Niente, di certo niente. Non so cosa direbbe Irene ma certo so cosa mi farebbe Fran se appena cercassi di saltarle addosso in sua assenza…anche se è bello sognare ad occhi chiusi, incerto se alzarmi o poltrire ancora qualche minuto…potrei alzarmi ed andare in cucina… Non ho addosso niente, no indosso la vestaglia che non mi curo di chiudere con la cintura. La vista della piccola nuda…indossa una vestaglietta cortissima, tanto corta che solo l’ atto di alzare il braccio per riporre qualcosa sul ripiano più alto mette in mostra le due meline, un niente oltre la riga tra cosce e culetto. Ho sempre il cazzo in tiro quando mi sveglio ed ora quasi mi pesa. è ancora più pesante e presente di un attimo fa. Me lo tocco, certo non è un fastidio… Nel girarsi mi vede col cazzo in mano e sussultando distoglie gli occhi e cerca inutilmente di unire i lembi della vestaglia troppo piccola, ci rinuncia.

Abbassa il capo, un attimo e mostra di nuovo il viso pallido che si arrossa rapidamente. Esita qualche momento, deve dirmi qualcosa ma non trova il coraggio…poi: buon giorno dottore, la signora è uscita e torna più tardi. Ha detto…esita incerta, quasi si torce…ha detto che devo fare tutto quello che mi dice…che può fare quello che vuole…ha di nuovo abbassato il capo e lo dice tutto di un fiato. Fatico a crederci, poi la guardo estasiato ed incredulo, eccitato fino al parossismo eppure calmo, deciso a far uso di tanta fortuna con la calma necessaria che prediligo. Per cominciare fammi un caffè, cara. Un attimo di attesa mentre pone la tazza sotto i beccucci e schiaccia il bottone. Non serve altro e si gira verso di me. E’ fredda dice, impiegherà qualche minuto a scaldare l’ acqua. La attiro a me, in silenzio e fissandola negli occhi. Ha capito, non protesta, solo trattiene il fiato. Io espiro di colpo. Avevo io pure trattenuto il fiato e lentamente sfilo la vestaglia senza opposizione. E’ solamente rigida, e subito dopo devo sostenerla perché non cada quasi le forze le fossero venute meno. Mi fissa a bocca appena socchiusa, le labbra che tremano. Una lacrima le scende dal ciglio. In ginocchio e succhiamelo le dico estasiato da tanta arrendevolezza. Devo guidarla però, è del tutto digiuna della materia. Digiuna ma non scema e sa cosa voglio anche se in teoria potrei volere qualsiasi cosa. Voglio lei.

Ha paura ma con mia grandissima soddisfazione continua a seguire quello che le suggerisco.Esita solo un attimo quando le dico di lambirlo con la lingua, di scappellarlo, di prenderlo in bocca. Segue poi il suo istinto di donna e tanto basta. E’ bello guardarla mentre arrovescia il capo, ha gli occhi chiusi ma li apre un poco, uno sguardo lungo un istante per guardarmi a sua volta e li richiude. La lingua è una passatoia di piacere morbido sul quale scivolo lentamente su e giù mentre la manina timidamente lo stringe per non farselo sfuggire. Le tengo le mani giunte dietro la testa per guidarla, ma capisce in fretta, impara subito. Chiude appena le labbra in una carezza che quasi mi emoziona , tanta è la bellezza della scena, la dolcezza… le allarga e le richiude…L’ altra mano sostiene delicatamente le palle, le carezza leggera come se non avesse fatto altro per tutta la vita. La caffettiera ci chiama.

La piccola, rossa in faccia come un pomodoro, va a riempire la tazza e quando ha finito anche di mescolare lo zucchero mi porge la tazzina. Senza che lo chieda rioccupa la posizione appena abbandonata. E’ delizioso sorseggiare il primo caffè della giornata, ottimo oltretutto, mentre una giovane principiante molto volonterosa te lo stringe tra le labbra incerta ma istintivamente sapiente per poi cominciare a succhiarlo. Principiante ma istintivamente forte della esperienza delle migliori figlie di Eva. Ed impara in fretta, da sola, tanto da sembrare le piaccia. Mi eccita sempre di più. Forse preferisce questo a farsi fare il popò, penso. Mi piacerebbe chiavarla…Non mi ero accorto di tenere ancora in mano la tazzina vuota che mi sfugge, poco male. Nonostante serri disperatamente le chiappe non resisto più, godo. Avevo guidato la testa di lei perché rallentasse, per frenarla e qualcosa ottengo. Le sborro in bocca senza svuotarmi del tutto. Incredibilmente al suo primo pompino riesce ad inghiottire e solo qualche goccia del mio seme le cola sul mento dagli angoli della bocca. Vai avanti fammelo restare duro. E’ stremata quando, di nuovo pienamente valido la sollevo baciandola con trasporto. Sa della mia ‘roba’che ha inghiottito. La stringo, la desidero ma…sverginarla…non in cucina e non lontano dagli occhi di Fran. Ti fa ancora male il culetto? No, risponde. La crema…la supposta…sa, ieri sera ed anche questa mattina prima di uscire, la Signora… Fammelo vedere. La faccio mettere quasi stesa sul tavolinetto basso, il culo bello in mostra alla giusta altezza. Fammelo vedere, le dico e si schiude da sola le meline. Ancora irritata, dico, ma solo un poco. Ti spiego come fare. Quando il cazzo ti preme sul culetto tu spingi come per andare al gabinetto e spingi in fuori il sedere. Ti scopo il sedere meglio, mi fai godere di più e tu non senti male. Poco almeno e solo per le prime volte poi ti piace. Lo ha detto anche la Signora che poi mi piacerà, replica non del tutto convinta. Non preoccuparti più del necessario, le dico sopratutto per confortarla, hai un culetto fantastico, molto elastico. Si abituerà in fretta.

La accomodo un poco cercando la posizione più adatta e nel sentire le mie mani su di lei un poco si irrigidisce, presa dl panico per un attimo prova a sottrarsi, per un attimo solo poi si arrende. Le ho scozzonato il sedere ben bene poche ore fa e devo certamente averle fatto male. Una carezza un poco frettolosa sulle chiappe. Non va, devo calmarla e scaldarla, mi dico e la mano scivola tra le cosce quasi unite e raggiunge la fica intatta, il dito che percorre la fessura su e giù in qualche momento la fa bagnare, ormai il dito è bagnato e può cercare il granello di riso, titillarlo senza recarle fastidio. Muovi il culo, cara, muovilo che poi ti piace di più. Le faccio un lungo ditalino tanto da bagnarla quanto serve per poter usare i suoi umori. Si, si è arresa. Non che abbia protestato neppure all’ inizio. Di nuovo carezzo la fessura intatta, di nuovo un dito bagnato dei suoi umori carezza il clitoride, anche lei è eccitata, di tanto in tanto è scossa da brividi leggeri e si bagna ancora di più… Punto il glande sul buchetto contratto ma ben umettato, più che spingere poso il cazzo per farglielo sentire, poi spingo con moderazione. Per un attimo resiste poi l’anello si allarga, cede, ed è come entrare in un guanto stretto che si distende per accoglierti mentre entri. Spingo ancora ma più lentamente cercando solo il mio di piacere. Lentamente, quasi millimetro per millimetro la forzo e lei si allarga, mi sembra senza soffrire. Il glande è tutto dentro, ora non cerco di insegnarle niente. Esco dal suo sederino prensile ancora più lentamente sapendo che essere liberata le fa provare un senso di sollievo che perfino è piacere, è sempre così. Spingo di nuovo, spingo e lei, di improvviso si decide a spingere ed anche spinge lei il culetto in fuori. Lo prende dentro che è un piacere, molto rapidamente è quasi tutto dentro. Ha sentito male e per il dolore inarca la schiena ed ha delle deliziose contrazioni istintive, non c’è altra spiegazione, poi rotea i fianchi accrescendo il mio piacere finché di nuovo non resisto più e con un ansito che mi esce dal cuore comincio a scuotermi, godo con violenti sussulti, mi svuoto.

Non provo neppure a far godere lei con la mano. Ieri era scuola ma oggi…dopo forse sarà ancora scuola, ma dopo, non ora. Resto nel suo sedere sentendolo ammosciarsi e persino questo mi piace. Piace anche a lei che di nuovo muove il culo, lo contrae e lo smolla. Alla fine esco e me lo faccio lavare, accudire..Dopo avermelo accuratamente lavato, per accudirmi lo prende tra le labbra, lo fa tornare quasi arzillo. Sembra quasi sorridere soddisfatta la piccola, sorride nel contemplare il suo capolavoro stretto tra le dita. Mi guarda in faccia e sorride di nuovo e di nuovo diventa rossa. Diventerà una splendida pompinara, ha tutta la pazienza necessaria ed impara in fretta. Non devo intervenire che raramente, cerca persino di prenderlo in gola.
Mi eccito di nuovo e mi eccita quasi da morire di nuovo. Muoio anzi, sborro nella sua bocca ora e quasi dolorosamente…sono completamente sfiancato…

Sono quasi sveglio, è bello sognare per metà ad occhi aperti. Pure se sei conscio che non è vero è bellissimo. Per metà un sogno soltanto. Per metà perché ero anche parzialmente presente e conscio che purtroppo… E’ raro svegliarsi in questo modo. Quasi bagnavo il letto. Mi ha svegliato del tutto la voce di Fran che entra sorridendo felice. Sveglia pigrone…

E così per tre anni solo puttane…e la prima si era innamorata di te. Le spiego che assolutamente Kless non era innamorata di me, le stavo simpatico ma per quanto poco dovevo pagare ogni volta.

Questa volta non posso cavarmela così, le racconto anche il resto. Perché no? A l’ inizio del secondo anno, all’ università, due colleghi mi hanno fatto uno scherzo del cazzo…Fran si mette comoda coperta solo dal lenzuolo, come me. Siamo stanchi abbastanza per gradire una delle nostre belle chiacchierate. Racconta, dai. Mi ero meravigliata di sentirti dire che subito dopo avevi più donne del necessario. A voi non basta mai. A proposito, se vuoi restare io non ho problemi fino a tardi oggi pomeriggio, ma, da bravi amici. Sono distrutta. Io invece avrei da fare questo pomeriggio, ma basta una telefonata…vedremo dopo.

Uno scherza del cazzo. Avevo creduto poco a quel che mi avevano detto. Un puntello preso su internet con una tizia che si diceva giovane e ben fatta e che voleva scopare davanti al marito che era consenziente. Alle due di sabato. Avevo già ispezionato il posto, in periferia. Un palazzo in disarmo ma peggio era l’ interno, al primo piano… Comunque mi metto in tiro e vado. Suono aspettandomi un coro di risate e sberleffi dei miei compagni di università od un tizio con un dito di barba che mi chiede chi cazzo sia e cosa voglia. Ne avevo preparati parecchi di discorsetti e prima di suonare avevo esitato a lungo, ma il cazzo tira…e la speranza è dura a morire.
Vai avanti, con i particolari, abbiamo tempo, tutto il tempo che vogliamo, fa lei. Va bene, ti racconto tutto.

Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche o spinte. Per questo ho abbozzato queste poche righe. Per cercare una soluzione a questa mia difficoltà. E’ impossibile a me uomo entrare nella mentalità di una donna.
Vorrei avere un contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora. Fran si è addormentata. E’ un bene. Ho tempo per decidere se portarmela appresso questa sera.
Mi piace Fran, è una cara amica, una amante notevole…ma una delle cose che ho imparato in quasi dieci anni di collegio e di giudici tutelari, tutori ed esecutori testamentari è di raccontare di me e di quel che faccio il minimo indispensabile.

Raccontarle di Ada? So che molti miei coetanei fanno di una parola cortese di una donna o di uno sguardo magari indifferente, un romanzo più lungo di ‘Guerra e Pace’. Io invece temo sempre di dire troppo e finisco per non dire niente. Sempre o quasi sempre almeno, anche perché sono timido. Con le ragazze almeno. Raccontarle di Ada e della sua cognatina Seia, figlia delle terre dell’ estremo nord e bionda come il grano? Non ne ho mai parlato con nessuno. Se sono quel che sono però non lo devo allo scherzo dei miei stupidi compagni di studi ma a quelle due. Mai, assolutamente mai avrei osato comportarmi come mi son comportato con quella coppia di sconosciuti se non avessi avuto alle spalle la esperienza fatta con Ada e Seia…

Fran dorme serafica girata di fianco, sento il tepore piacevole delle pregevoli natiche fin troppo vicine…ma resto, nonostante tutto, rilassato, ‘pisolento’. Già, Ada, la mia coinquilina dell’ estate tra il liceo ed il primo anno di università. Ho subito avuto il dubbio che fosse stata lei a fare in modo che potessi leggere ‘per caso’ il dischetto del suo diario…un dubbio che ha cominciato a girarmi per la testa immediatamente e continua a girarci anche adesso. Diciannove anni io, ventuno lei, ancora meno Seia che frequentava a Milano un corso di restauro a Brera. Castana scuro Ada, biondissima l’ altra, ben fatte per non dire belle, molto belle, sopratutto Seia. Abitavamo nella stessa casa, io in un monolocale o poco più, loro nel resto della vecchia palazzina poco fuori dell’ abitato. Era quasi la fine di luglio e le due mi trattavano con cortese distacco. Tutte le sere leggevo un pezzo di quel diario che avevo copiato su una chiavetta…e poi erano ‘giochi di mano’, seghe insomma, ed alla grande.

Un padrone od una padrona, si chiedeva Ada senza sapersi decidere. Era la parte più vecchia di quella specie di diario, risaliva ad anni prima, alle sue prime pulsioni di ragazzetta che su internet leggeva incredula e vogliosa racconti troppo audaci ed espliciti per la sua età. Aveva conosciuto in chat una ‘fata’ che quasi la aveva convinta…ma si erano perse di vista, anzi, non si erano mai viste se non sullo schermo ed Ada aveva come in seguito, presa qualche precauzione tipo una maschera sul viso. Era spaventata e schifata all’ inizio da quello che in genere, almeno nei racconti succedeva alle schiave delle donne, leccare piedi e ‘cosine’… con i padroni però, sempre nelle sue letture, era peggio. ‘Per prima cosa, prima ancora di farti entrare in casa loro la prima volta, ti rompono il culo sullo zerbino od almeno devi spompinarli con l’ ingoio’. Questo leggeva, credendoci anche, almeno al principio.

Crescendo aveva contattato maschi e femmine in caccia, dandosi sempre a grandi fughe non appena temeva di correre qualche rischio, di doverli conoscere di persona… Mentiva sulla sua età, sulle sue precedenti esperienze, su tutto. Aveva sposato ancora vergine un trentenne, un pilota aereo conosciuto durante la gita scolastica dell’ ultimo anno alle superiori. Due mesi di matrimonio per poi restare vedova. Il piccolo aereo…

Sono ospite a pranzo. Seia è lontana, dai suoi. Una amica di passaggio per Milano, mi dice la signora Ada, doveva fermarsi a pranzo da me col marito ma non viene…è già tutto pronto, mi faccia compagnia, la prego, venga tra un’ ora, sarà tutto pronto… Sono esterrefatto. E’ la trappola con la quale le due immaginavano di procurarsi una padrona od un padrone, qualche paginetta scritta pochi giorni fa, prima della partenza della cognata. Una delle tante trappole immaginate nell’ ultimo anno e mai messe in pratica. Mentre faccio una doccia e mi rado sono agitato. Conosco i miei limiti, la timidezza innanzi tutto. Non sarebbe la prima donna con la quale vado a letto, ma con le altre pagavo prima, problemi non ne potevano nascere, erano puttane. Nonostante il gran caldo alle dodici e mezza busso. Ho con me un vassoio di pasticcini ed una bottiglia di passito per mandarli giù, poi le solite frasi cretine. Non doveva, ma perché? Poi a tavola. E’ una discreta cuoca ma tra noi non c’è confidenza, lunghi silenzi intervallati da poche parole insulse. Un disastro. Venga in salotto, è più fresco. Abbiamo mangiato le paste che avevo fatto in tempo ad acquistare col vino dolce da dessert che scopre piacerle. Buonissimo, dice. Io però, prima di farle il caffè mi devo rinfrescare, mi perdoni, un momento solo.

Si allontana con una andatura un poco rigida, da sbronza. Io vorrei scappare. Mi trattiene solo vedere che per ora sta seguendo il copione che ho letto e riletto. Un caso, mi chiedo per la centesima volta, o me lo hanno fatto leggere di proposito? Di fianco alla poltrona ha messo persino il cestini previsto con il necessario per legarle i polsi, degli spezzoni di grosso spago. ‘E se ci frusta, quello spago non può farci troppo male’, avevano scritto. Pensavano di esserci tutte e due? Mi guardo attorno. Più che un salotto sembra uno studio, una via di mezzo comunque. Dopo qualche tempo la vedo tornare. Indossa una vestaglia leggera e porta un vassoio con il mio caffè.

Mi eccito di nuovo ed ho una erezione che nascondo come posso. Qui però finisce la traccia del suo diario. ‘Al resto ci dovrà pendere lui’. Quanto zucchero? Poi mescola, posa il cucchiaino sul piattino e si guarda attorno come non conoscesse casa sua e non sapesse dove poggiare tazza e piattino. ‘Le reggo io il piattino’, mormora arrossendo, il tavolino è un poco distante.

Dio che caldo, dice poi nell’ accoccolarsi a terra di fianco a me e porgendomi il caffè. Quel vino, continua, è delizioso ma ne ho bevuto più di quanto dovessi. Sono in pratica astemia e la testa mi gira come una trottola. Ha posato sotto la poltrona la tazzina che ho vuotato d’ un sorso solo scottandomi il palato ed alza gli occhi al mio viso. Sorrido, un sorriso forzato. Sarebbero in molti gli uomini a volerla così, ai loro piedi, le dico con tono scherzoso ma ripetendo le parole preparate nel caso si arrivasse a questo punto…si, risponde chiaramente imbarazzata, la testa mi gira, mormora appena, quasi a se stessa, esita un attimo e posa la guancia sulle mie gambe, sulla coscia destra, in alto…il vino che ha bevuto? Una scusa? Le carezzo il capo o meglio le sfioro leggero i capelli, col cuore che batte all’ impazzata la carezzo di nuovo ed un attimo più tardi di nuovo nessuna reazione. Non si scosta non protesta ed anzi si avvicina a me ancora di più. Timido si, inesperto pure, ma scemo del tutto, no. Tirandola per i capelli ma badando a non farle male, con fermezza insomma, la obbligo ad alzare il bel viso.

Sei bella, le dico fissandola e bella lo è da farmi impazzire. Impazzirei fosse anche una racchia. Non ho mai avuto così vicina e forse disponibile una ragazza. Deglutisco, ho la bocca arida e passo la lingua sulle labbra asciutte, fatico quasi a respirare. Sei bella, proseguo alla disperata, ti voglio, ma non mi interessi come amante soltanto, ti voglio ubbidiente a qualsiasi mio desiderio ed ordine. Questa frase la avevo inventata sulla base di quello che aveva scritto di sé, di quello che voleva o volevano, ma devo essere ubriaco pure io per osare tanto e subito vengo preso da una paura maledetta. Un conto è pensare di dire cose del genere mentre sei solo, ben diverso pronunciare parole del genere ad una bella donna che ti sente, che certo può reagire prendendoti a schiaffi, ridendoti in faccia, la prima donna con cui stai appiccicato…Non oso guardarla e sono attimi di terrore. Ada abbassa il viso, non la sto più stringendo per i capelli. Adesso mi ride in faccia, mi manda a fare in culo, mi dice…ed invece: come vuoi tu, risponde sempre a voce bassissima…io, non so, prosegue ancora a voce più bassa, credo…poi scoppia in lacrime. La sollevo ponendomela sulle ginocchia e neppure ora protesta, al contrario arrovescia il capo rispondendo al bacio quando cerco la sua bocca, mi abbraccia a sua volta, si stringe a me. Sono al settimo cielo, molto più in alto anzi, oltre il cielo se mai è possibile, ma sopratutto sono incredulo. Succube, schiava? Al diavolo! Una scopata ci scappa di sicuro, penso, ed è il massimo cui in quel momento giungano le mie più rosee speranze. La stringo a me con forza, di nuovo la bacio mentre la mano libera le sfiora il petto, scende esitando lungo la vita sui fianchi pieni, giù fino alle cosce in parte scoperte. Il tutto molto lentamente, timoroso di rovinare tutto per la fretta e la mancanza di delicatezza, ancora follemente impaurito. Ogni centimetro è una conquista, una vittoria anche contro le mie paure.

Neppure a questo si ribella o protesta soltanto. Freme. Si stacca un poco, scuote il capo. Cosa vuol dire? Mormora qualcosa che non capisco. Ripeti! Mi meraviglio del mio tono di voce un poco duro. Quello che vuoi tu, dice per poi avvinghiarsi ancora di più a me. Ero in confusione fin dall’ inizio ma il resto è ancora più confuso, non ricordo se le ho legato i polsi subito o più tardi. No, ecco, la ho carezzata a lungo sotto la vestaglia, non indossava molto altro credo, solo le mutandine che…no, ricordavo male, la ho fatta alzare.

Dio se è bella! Ed è mia. Ad un paio di passi da me, nella lama di luce creata dai tendoni pesanti socchiusi, appare quasi irreale ma vivida, bellissima e titubante, a tratti pallida a tratti rossa come un peperone mentre si ricompone un poco. Ha il respiro affannato, apre e chiude le mani, sfrega i pollici contro l’indice. Nervosetta, mi dico soddisfatto ma evitandomi di sorridere. Si mi piace da morire. Inginocchiati, ordino con voce piana. Sono diventato freddo. Incerto ancora ma più che altro curioso di vedere fin dove potrò spingermi. Niente urla, niente minacce, niente occhiatacce da parte mia. Parlo anzi a bassa voce ma in modo che non possa fraintendere le mie parole, quasi fosse per me una situazione consueta. Ora ti darò il mio primo ordine. Prova ad indovinare cosa voglio da te? Abbassa di nuovo il capo, esita. Mi devo…spogliare? Bisbiglia appena e con gli occhi bassi. Incredulo ma certo che abbia superata la soglia di un possibile scherzo la lascio per qualche attimo nel dubbio più che legittimo e poi scuoto il capo. Vai da me. Sul tavolo ci sono sigarette ed accendino, portameli.

Mi sento un genio. Odia il fumo, vietatissimo fumare in casa sua. Non esita più di tanto e dopo poco è di ritorno. Ed il posacenere? Questa volta non esita neppure un istante, scatta e nella fretta di esaudire questa mia piccola esigenza quasi inciampa nei propri piedi. Poi, quando torna, un gesto non della mano ma solo di un dito ed è di nuovo immobile in piedi davanti a me. Fatti vedere, spogliati. Mai accendere una sigaretta mi ha dato tanto piacere. Non le stacco gli occhi di dosso e sudo ma non toglierò la giacca finché…perché poi non togliermela? Invece la tengo. Non è una spogliarellista di professione, in un attimo è nuda, non aveva però molto da togliere, solo la vestaglia, solo le mutandine di pizzo. Se le è cambiate? Ne ammiro i seni colmi, il ventre appena paffuto, le cosce un filo più cicciotte del dovuto. Ti farò dimagrire cara, non molto però. Girati, ruota su te stessa con le mani sopra la testa. Hai un bel culo. Sei veramente ben fatta, le dico convinto alla fine della esibizione richiesta.

Non è tutta farina del mio sacco. Mi sono fatto una cultura su internet. Vorrei un altro caffè ma temo di perdere il momento magico, temo di perdere tutto. Spengo la sigaretta fumata per metà soltanto e
prendo lo spago. Ce ne sono alcuni pezzi di diversa misura ed il grosso rotolo da cui provengono. Un pompino? Chissà se è brava? Meglio andare per gradi. Lego i polsi che mi porge badando a non stringere eccessivamente. Trema, ha paura, è eccitata e Dio solo sa che altro. Posso essere il centesimo padrone ed il millesimo amante della sua vita ma credo di no. Si lascia maneggiare con facilità però e poco dopo è con il bacino posato sul bracciolo del divanetto ed i polsi fissati in avanti. Non va. Dovrei scopare stando con le ginocchia piegate. C’ è la camera da letto…ma la prima volta…no troppo prosaico su un letto. Giro però per casa e torno con un paio di cuscini. Ne basta uno? Si, adesso è alla giusta altezza. Devo fare un’altra cosa, punirla e stavo per dimenticarmelo. I testi sacri della dominazione lo impongono. Basta poco a sciogliere la ciocca che trattiene i polsi uniti all’altro bracciolo. Sciolgo anche le caviglie e me la prendo tra le braccia. Slacciandole i polsi dal bracciolo li ho lasciati uniti. Quelle poche spanne di spago sono tutto quanto abbia addosso. La bacio di nuovo, beandomi a lungo delle labbra morbide, dei seni morbidi e pieni, delle cosce vellutate che carezzo con crescente piacere. Non arrivo al sesso che freddamente mi riservo per dopo.

Sono eccitato ed al tempo stesso gelidamente presente a me stesso. Per la testa mi frullano mille idee, mille cose che potrei fare. Non devo sbagliare assolutamente. La faccio rimettere in piedi e la guardo. Non è una delle strafighe della pubblicità ma è bella; sopratutto, se non faccio sbagli può essere mia. Fino a che punto non so…ma mia, una bella figa da chiavare finché dura. La faccio inginocchiare davanti a me tra le ginocchia che tengo aperte. Sei nata per essere una succube, una schiava, è fin troppo evidente. Raccontami di quando te ne sei accorta, di cosa hai pensato, di cosa hai fatto. Di quando hai cominciato a toccarti tra le gambe. Sono andato troppo oltre di proposito e reagisce come pensavo scuotendo il capo. No, mi vergogno, dice titubante. E’ la prima volta che colpisco una donna e lo schiaffo la raggiunge come volevo tra l’ orecchio e lo zigomo facendole girare di scatto la testa. Due lacrimoni dopo un attimo le rigano il viso…
E’ solo uno schiaffo, non una punizione per aver rifiutato un ordine, le dico con tono fin troppo serio. La piccola punizione arriva adesso. Niente di tremendo comunque. Addestrare una donna, continuo, farne una passabile succube è sempre una faccenda lunga e faticosa. Me la pongo sulle ginocchia ma non sono comodo e la sistemo meglio bloccandole anche le ginocchia tra le mie gambe. La sculaccio con forza crescente. Geme, si lamenta sempre più forte. Se non smetti di agitarti e lamentarti per qualche scapaccione ti faccio sentire cosa voglia dire una vera punizione. Non smette…E’ quello che volevo e comunque una scusa l’ avrei inventata per fare quello che penso.

Mi meraviglio della sua inerzia quando la rimetto mani e piedi legati sul bracciolo. Hai disubbidito e meriti una vera punizione. Questa volta però non devi gridare anche se ti farò molto più male, non sarà solo qualche sculaccione, le dico con tono severo, e per evitare che tu mi costringa ad essere ancora più duro ti imbavaglio. Detto e fatto. Il mio fazzoletto (pulito) trattenuto in bocca dalla cintura della sua vestaglia. In qualche momento preparo una frusta di spago a tre cordoli, ma è troppo leggera. Anche dopo aver fatto dei nodi non mi soddisfa e la bagno nel lavello in cucina. Sempre da internet fonte di ogni mio sapere. Va fin troppo bene. Sussulta ad ogni colpo che lascia anche striature rosse. Mi fermo al sesto, il culetto già rosso per gli scapaccioni è ora rigato e bellissimo.

La lascio piangere, mi slaccio i pantaloni…le faccio sentire il cazzo percorrere l’ interno delle grandi labbra, cercare il sesso che comincia già a bagnarsi. Le carezzo le natiche bollenti, cerco con i polpastrelli i sue orifizi esposti, il clitoride che ormai fa capolino. Non oso andare oltre. Non oso penetrarla. Invento una balla. Carezzando le natiche opime ed i segni delle frustate in rilievo le spiego che potrei chiavarla. Non sei in grado di sottrarti. Posso anche romperti il culo, farti penare, frustarti a lungo, tanto a lungo da convincerti a farmi godere nella tua bocca. Palando spingo un poco il glande nella fighetta bagnata, mi ritiro in buon ordine e premo qualche momento dopo sul buchetto del culo serrato spasmodicamente. Non ho nessuna intenzione di forzala ora. No, non subito.

La guido in bagno, lavo nella vasca il corpo sudato e poi la lego di nuovo. Puoi raggiungere la tazza, il bidet ed il lavamano. Ti lascio a meditare su cosa vorrai fare. Quando torno, non so quando, di certo entro domani, mi dirai cosa vuoi fare ed il perché. Adesso ti porto una coperta, dormirai qui per terra. Ripeto, quando torno dovrai convincermi a fare di te una succube, ne hai l’ animo, oppure mi dirai che non lo vuoi. In questo caso…amici come prima. Hai acqua da bere ed il gabinetto. Altro non ti serve oltre la coperta che ti porto. Esco senza neppure guardarla ma la sento piangere. Io temo di aver fatto una grande cazzata, quasi torno indietro ma sarebbe peggio.

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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche o spinte. Per questo ho abbozzato queste poche righe. Per cercare una soluzione a questa mia difficoltà. E’ impossibile a me uomo entrare nella mentalità di una donna.
Vorrei avere un contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora.

Lo sento andare via sbattendo la porta e lo maledico. Lo maledico e mi maledico. Sono una scema. Mi sono comportata come una scema. Volevo giocare alla schiava ed al padrone con uno che consideravo innocuo e son finita tra le mani di uno che innocuo non è, anzi… Giovane ma un vero padrone. Mi son lasciata fare tutto quello che voleva…e lo speravo. Lo desidero da sempre un padrone, una specie di padrone almeno. Doveva essere però solo poco più di gioco, con dei limiti ben precisi. Pietro invece temo, son sicura anzi, che di limiti non ne accetti. Però non mi ha scopata…e quando mi ha sculacciata quasi mi bagnavo. Con Ghunter, mio marito, non mi bagnavo o meglio, mi bagnavo ma ci impiegavo anche scopando, parecchio…ed ho avuto paura che questo mi volesse rompere il sedere. Giocare, scopare…anche…forse… ma il sedere no e neppure pompini…mi ha sempre fatto paura e schifo la sola idea di cose del genere.

Avevo capito poco dalla lettura del primo racconto su internet, ero quasi una bambina. Ma svegliò la mia curiosità e crescendo ne ero attirata; attirata, incuriosita ed impaurita. Certo ci credevo. Sognavo che da grande avrei avuto un marito ‘padrone’ ma gentile. Cavolo se ero scema…e non sono migliorata. Domani gli dico che…cosa? Che non voglio, che se dico basta deve essere basta. Si ma lui mi ride in faccia o meglio mi manda via. Lo stronzetto è più giovane di me, mi ha dato quello schiaffo e mi ha frustata. Non che mi abbia fatto un gran male poi, non è una frusta. Comunque gli dirò che non voglio andare oltre che potrò…cosa potrò, perché in fondo non mi è spiaciuto. Sentirmi impotente, incapace quasi di parlare, di negarmi, mi ha fatto sentire donna per la prima volta. Desiderata. Desiderata poi non so. Poteva scoparmi, mi ha puntato la verga, la verga? Il cazzo sulla fica, sul sedere senza poi fare niente. Lo schiaffo, più che doloroso è stato offensivo, già, offensivo. Non è una punizione ha detto…E le frustate fanno male cazzo! Non troppo però ed ha detto che era solo per farmi capire, che lui non è un sadico. Sei me ne ha date di frustate e solo l’ ultima forte. Ma lo stesso non va. Succube dice e non schiava. Per essere l’ inizio mi è piaciuto, e come che mi è piaciuto ma se vuole, se pretende di andare oltre? Lo voglio, certo che lo voglio ma pure ne ho paura. Pensavo di potermelo gestire, di fargli fare quello che volevo io…Più tardi, forse molto più tardi, sento il sonno appesantirmi le palpebre…domani è un altro giorno, vedremo.

Mi sveglio di soprassalto, sta tornando e sono intorpidita dall’aver dormito per terra. Mi giro un poco e posso vederlo dopo un attimo sedere in corridoio su una sedia che si è portato appresso.
Che cavolo gli dico?
Lo deciderò più tardi, per adesso godo nell’ essere lavata come una pupina. E’ bello essere trattata così, mi piace. Mi meraviglia la richiesta, non un ordine, di vestirmi e di raggiungerlo in salotto dopo aver fatto colazione. Richiesta è quando dice per piacere od è la stessa cosa? Un ordine più cortese? Mi meraviglia anche trovare una brioche di pasticceria per me sul tavolo di cucina. No, non è un sadico e potrebbe essere un ottimo padrone, come voglio io.
In sala poi mi fa sedere e mi dice di rispondere a quanto che mi ha chiesto ieri. E’ serio, parla però come trattassimo di cose normalissime.
Spero che non vorrà obbligarmi a niente che io non voglia e, penso che se anche lo chiedesse, potrei sempre dire di no. Mica può andare alla polizia a lamentarsi se dico di no e smetto. Neppure sembra accorgersi che ho indossato un paio di pantaloni…una ottima difesa penso, mi fa sentire più sicura.

La sciocchina si è messa in pantaloni e maglietta. Crede siano una specie di corazza. Ha deciso di dirmi di no? Ma non servirà a difenderla. Avevo ancora da leggere alcune sue pagine, cosa che ho fatto ieri sera tornando dal negozio di articoli adatti alle mie esigenze. Ho speso tra parentesi un patrimonio, quasi quanto avevo risparmiato in questi mesi. Ho pagato però con la carta di credito per non restare a secco. E’ bella e la voglio a qualsiasi costo. Mi è difficile nascondere la mia eccitazione, lo è sempre, almeno per noi maschietti…la ho fatta sedere sulla poltroncina e le ho chiesto se è pronta a rispondere a quanto le ho chiesto ieri sera.

Esita, è pallida, di nuovo tiene i pugni serrati e sfrega senza accorgersene il pollice contro l’ indice. Per lei penso sia segno di gran nervosismo. Neppure se ne accorge probabilmente. Allora? Anche questa volta riesco ad evitare un tono troppo brusco ed anzi sono io nervoso, forse più di lei. La guardo fingendomi irritato, accigliato e Ada che vede bene il mio cipiglio non sbianca, difficile anche perché è già pallida, cerea. Si. Si cosa, chiedo ancora più nervoso. Si padrone, risponde lei. Padrone! Quindi accetta se usa questa parola. Per un attimo mi sento svuotato poi mi gonfio dentro come un tacchino che fa la ruota. Cosa aspetti allora, parla. Invece che raccontare quello che deve, fa una domanda e chiede la differenza tra schiava e succube. Schiava, spiego, significa soggetta giuridicamente al padrone, una cosa, come in antichità. Succube invece è la soggezione al padrone per tua volontà. Non è proprio così ma può andare.

Tiro un sospiro di sollievo, è quello che speravo, in qualsiasi momento posso dire di no, questo mi sta bene e questo no. Se mi volete, Padrone, e sottolineo la parola Padrone senza volerlo, sarò la vostra succube. C’ è poca differenza e lei non lo capisce, meglio così. Vai da me, portami le due borse che trovi in camera. Gongolo mentre la aspetto. Qui ci scappa più che una scopata. Succube, deve diventare mia succube, almeno un poco. Dalla prima borsa tolgo un paio di manette che le serrano i polsi ed un collare con relativo guinzaglio. Esce anche un bavaglio che senza correre il rischio di soffocarla impedisce di far andare lontano qualsiasi suo lamento. Ho già sentita la prima ed unica parte che mi interessi. Accetta di essere mia. Poi farfuglia qualcosa che mi fa ridere. Non le piace, non vuole fare pompini od essere sodomizzata. Metto fine a tutte queste sciocchezze imbavagliandola.

La faccio stendere sul divano con la pancia sul bracciolo. Ho già preparato manette e corde della giusta misura. Impiego più tempo a legarla nel modo pensato che a spogliarla. I polsi tesi in avanti e le caviglie unite a terra. Maglietta, maglietta sotto e reggiseno si sfilano fino ai polsi mentre il resto lo faccio calare alle caviglie. Roba di pochi secondi. Lei mentre la lego sembra perplessa più che impaurita. Cosa posso fare mai? Semplice. La spoglio senza che possa difendersi. Ti sei già spogliata da sola, le dico, adesso ti faccio vedere che posso spogliarti come e quando voglio io ed anche senza chiederti il permesso, le ho detto dopo averla legata. In pratica sei nuda ma ti voglio nuda del tutto. Slaccio prima un polso e faccio uscire maglia, maglietta e reggiseno per poi serrare di nuovo il polso e ripetere la operazione con l’ altro polso. Ora è nuda dalla vita in su. Far scendere sotto le caviglie braghe e mutande per denudarla completamente è altrettanto facile solo che lego le caviglie in modo che stia con le gambe aperte, spalancate. Ormai non può neppure gridare o meglio il bavaglio che ho comprato attutisce tutto. Il cazzo mi arriva in gola ma resisto alla tentazione di precipitare le cose. La carezzo a lungo e non prova neppure a protestare od almeno ad agitarsi quel niente che le sarebbe possibile. A l’ inizio è rigida, immobile, poi, sia pur lentamente e per quello che i legacci le consentono diventa partecipe, geme un poco e di piacere, si agita…la mano trova la fessura del sesso sempre più umida, il clitoride, poco più di un granello di pepe, è ben presente. Sono nudo pure io e mi stendo su di lei. Si, un cuscino basta. Penetro nel sesso ben lubrificato. La monto lentamente. Immobile e tesa quando ha sentito il cazzo posarsi sul sesso, ora sembra abbandonarsi, muove i fianchi, mugola quando le serro i seni ed i capezzoli. Mi svuoto, godo molto prima di quanto avvenga di solito…e mi sfrego sulle natiche bianche che mostrano ancora i segni della frusta. La slego trascinandola a guinzaglio sino alla camera da letto. Solo ora slaccio il bavaglio e posso baciarla. Risponde ai miei baci solo più tardi mentre di nuovo la monto lentamente. Sussulta, gode ed è la prima donna che faccio godere. Le puttane però erano brave a fingere, mi dico estasiato. Però…così, con lei è diverso. Non so come ma è diverso, capisco che gode veramente.

Tre settimane che sono sua. Tre o quattro? Non pensavo che esistessero uomini così. Me ne sono innamorata senza accorgermene e senza rendermene quasi conto, senza che me lo chiedesse ho baciato quello stesso giorno il suo pene. Non vuole usi termini volgari. Pene, verga, virilità e non cazzo. Non oso farlo neppure tra me e me. Avevamo fatto l’ amore, avevo goduto come non ritenevo possibile neppure nei sogni, stavamo facendo la doccia insieme per la prima volta. Mi sono chinata a raccogliere il sapone e…è stato più forte di me, glie lo ho sfiorato con le labbra. E’ diventata una abitudine, prima facendo la doccia, poi tutte le volte che facevamo l’ amore, cioè tutti i giorni ed anzi più volte al giorno.

E’ stato bello accorgermi del potere che possiedo su di lui. Mi sento una femmina in calore che vede il desiderio del suo uomo crescere e fa di tutto per eccitarlo ulteriormente, felice nel raggiungere il successo di farglielo diventare sempre più duro. Ho lasciato mi penetrasse il culetto con un dito e quando ha detto che voleva il resto, tutto il resto ed ho protestato e pianto, mi ha legata in bagno come la prima volta. Ha smesso di fare l’ amore. Ho ceduto immediatamente ma per punirmi mi ha appesa nella piccola palestra e mi ha frustata con lo sverzino. Ho chiesto io di essere sodomizzata mentre mi scioglieva. Sono la vostra schiava gli ho detto. Ne ero e ne sono convinta, ben felice che sia vero. Sono sua. Non succube ma schiava. Felice di essere sua schiava. Seia si è meravigliata di trovarmi dimagrita, rinvigorita dalle lunghe passeggiate, dalle quotidiane sedute di massaggi e dalla ginnastica che ormai fanno parte della mia vita. Sta imparando anche lei. Gelosa? No di certo, una schiava non ha diritto di essere gelosa.

E’ stato abbastanza facile convincerla, Seia intendo. La abbiamo fatta stare a guardare e sentire tutte le volte che mi possedeva. Ha visto mentre mi scopava, inculava e lo prendevo in bocca. Neppure le parlava. Mai. Parlavo io, le davo anzi ordini. Prima le ho fatto pulire il membro del padrone dopo che mi aveva goduta nel sedere, poi solo qualche giorno dopo ho detto al padrone che stavo male, che si scopasse lei. Nessuno dei due ha obbiettato. Sono stata a guardare mentre la sverginava davanti e dietro. Ho usato su di lei lo sverzino e lei quando ci viene ordinato lo usa su di me. Ora indossiamo i nostri due tutori e li facciamo ticchettare al l’ unisono tutti i giorni, da brave cognate e sue schiave.

Ormai Lui guadagna qualcosa anche facendo il ‘montone’, il bull, il master bull. Talvolta porta l’ una o l’ altra alle sue performance. Facciamo l’ amore con mariti ed amanti stanchi o solo vogliosi, ma non per soldi, non ci prostituisce anche se noi faremmo anche questo. Siamo schiave. Seia studia e lavora un poco. Insieme badiamo alla casa e gli ubbidiamo felici di appartenergli. Ha altre donne ma vive con noi e solo noi siamo le sue schiave. Anche Seia è dimagrita il necessario. Entrambe indossiamo tutti i giorni i tutori per avere il culetto ed il sesso sempre tonici come vuole Lui. Con nostro infinito piacere controlla spesso che siano perfetti. Siamo entrambe perfette pompinare, ormai lo prendiamo in gola senza problemi. Questa è la nostra vita. Ne siamo fiere e felici anche se ogni tanto…la settimana scorsa non ci è piaciuto. Un gruppo di signore piene di spocchia che ad un certo punto ci hanno volute…ci hanno rotto il culo con dei plug di vetro. Rotto sul serio e ci fa ancora male. Passerà. Sta già passando. Siamo schiave, le sue schiave, felici di appartenergli. Sue, sue, sue. Lo amiamo da morire.

Ovviamente loro non sanno che posso leggere quello che scrivono.

Fran dorme ancora ed ho fame. Portarmela al ‘lavoro?’ Prima dovrei spiegarle tutto, della prima volta come ‘montone’. Qualcosa già lo sa, ma sarebbe difficile farle credere che sia arrivato a essere un bull- master di primo acchito. Accennare alle mie due schiave no, non più di tanto. Eppure mi servirebbe questa sera. Seia è a mille chilometri di distanza ed Ada mestruata.
Si sta svegliando. Le racconterò qualcosa e le chiederò di accompagnarmi.

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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche o spinte. Per questo ho abbozzato queste poche righe. Per cercare una soluzione a questa mia difficoltà. E’ impossibile a me uomo entrare nella mentalità di una donna.
Vorrei avere un contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora.

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