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Amor brutale

By 14 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

AMOR BRUTALE

DUBBI CAPITOLO PRIMO

Il caldo sole di maggio irradiava le colline che circondavano la sua casa, solo qualche nuvola macchiava l’orizzonte, Stefano era seduto su di una sdraio sul portico di casa, era uno dei primi momenti di pace che gli riservava quella settimana, la moglie Beatrice stava facendo giardinaggio poco più in là, la guardava e pensava a quanta fortuna gli avesse riservato la vita, un lavoro appagante, era uno degli avvocati penalisti più stimati ed in vista della città , una casa dell’ottocento in collina , due figli di sei e cinque anni che erano il suo orgoglio e lei che adesso gli sorrideva con quella dolcezza che lo gratificava più di ogni altra cosa.
Beatrice canticchiava china sulle rose, aveva la pelle leggermente arrossata dal sole primaverile, il caschetto di capelli castani lasciava scoperto il lungo ed esile collo, lo sguardo di Stefano indugiava su di lei la trovava ogni giorno più affascinante e seducente, se la prima volta che l’aveva vista era stato attirato dalla sua figura snella, dal sedere sodo ed arrotondato e dal seno pieno senza eccedere nell’abbondanza, in armonia con il suo corpo, ora erano le piccole cose a catturarlo, l’esclusività di quei momenti che solo lui poteva godere nella quotidianità e che in alcune coppie diventava monotonia, per lui era invece fonte di arricchimento, anche in quel momento sporca di terra e con le gocce di sudore che scendevano dal collo fin dentro la camicia la trovava bellissima.
Nella mente di Beatrice i pensieri erano diversi, anche lei si riteneva fortunata di quello che la vita le aveva riservato, ma era sempre alla ricerca di qualcosa di più, l’irrequietudine era nel suo dna, i più non lo notavano, nemmeno suo marito che l’amava in modo quasi contemplativo, ma se qualcuno scavava nel suo animo o riusciva a vedere oltre le apparenze, trovava una donna dal dinamismo mentale sorprendente i cui interessi non erano mai superficiali.
Gestiva una galleria d’arte contemporanea nel quartiere d’ Oltretorrente ,la Parma vecchia, aveva lanciato molti artisti fino ad allora sconosciuti e fin da giovanissima aveva collezionato opere di Arman per cui nutriva una passione viscerale, si sentiva rappresentata dalle sue scomposizioni, uno strumento musicale sezionato o scomposto metteva in luce diverse anime, la faceva pensare alle tante se stessa ancora sconosciute.
Stefano , suo marito, lavorava molto e spesso durante la settimana era a Roma, dove aveva un secondo ufficio per seguire alcuni grossi clienti, molte mogli la avrebbero ritenuta una disdetta , per Beatrice erano invece pause che le permettevano di vivere quella vita da cui suo marito era lontano anni luce,
frequentava alcuni locali dove si faceva musica dal vivo, oppure partecipava a serate di poesia o teatro d’avanguardia, con Stefano , quando non era troppo stanco, condivideva la ricca stagione teatrale della sua città che possedeva due inestimabili tesori quali il teatro Farnese e il teatro Regio, inestimabili non solo per il pregio architettonico ma anche perché da sempre traino della cultura di Parma.
Amava Stefano profondamente, si erano conosciuti al liceo classico Romagnosi, lui era uno studente del quinto anno, brillante e secondo le sue compagne avvenente, era quindi una delle prede più ambite dalle ragazze, lei, anche se solo al primo anno e quindi incline alle cotte per i ragazzi più grandi, non era molto interessata dallo stereotipo di maschio che rappresentava e se ne teneva distante, non la si notava molto era sempre infagottata ed inoltre frequentava ambienti più sobri che quelli festaioli di Stefano.
La scintilla scoccò anni dopo durante una vacanza a Palinuro, Beatrice era andata in un villaggio turistico con le sue amiche, una di loro era stata invitata dal suo ragazzo che era lì con alcuni amici, tra questi vi era anche Stefano.
Lei si accorse di quanto superficiale fosse stata a giudicarlo senza averlo conosciuto, era in realtà un ragazzo sensibile, dolce e pieno di attenzioni nei suoi confronti, lui rimase abbagliato dalla bellezza, dall’innocenza, dall’allegria, dalle sensazioni che sapeva trasmettergli, dopo appena due ore che la conosceva sapeva già che l’avrebbe perdutamente amata per il resto della sua vita.
La loro vita sessuale era sempre stata molto vivace e appagante per entrambi, Beatrice era dotata di molta fantasia e l’amore tra loro spesso si trasformava in un gioco, travestimenti, ruoli, pose insolite, raffinato esibizionismo, la frequenza dati i molti impegni di Stefano era diminuita, di contro la qualità e l’intesa erano aumentate.
Stefano, oramai vicino ai quaranta anni , dedicava molto tempo alla cura del fisico, non amava particolarmente le palestre, preferiva fare sport all’aria aperta, in gioventù era un ottimo giocatore di rugby, lo praticava ancora partecipando agli allenamenti e a qualche rara partita fra veterani, il canotaggio era una scoperta degli ultimi anni, gli piaceva il rumore dei remi sull’acqua, lo scorrere della barca e l’eleganza del movimento in sincronia con Giovanni, suo compagno di voga e amico di vita.
Piiiiiiiiiii piiiiiiiiii.
– E’ arrivato Giovanni, mai una volta che suoni il campanello! ‘
– Dai cara, lo sai che è un caciarone, lo fa apposta. ‘
La bmw z3 risalì il vialetto, parcheggiò vicino alle rose di Beatrice, quando scese Stefano pensò ‘ come fa a starci dentro’ in effetti quei cento chili distribuiti su due metri di altezza nella piccola spider dovevano starci a pressione!
– Giovanni lo sai che siamo forniti di campanello?! ‘
– Bea tesoro, perdonami è che oggi mi è venuta la trombosi ‘
Seguì una grassa risata a cui si aggiunse quella del marito che rincarò la dose.
– E con chi ti è venuta? ‘
– Due cretini!!! ‘
Commentò Bea, mentre i due amici ridevano e si battevano il cinque per le due battute in serie .
– Dai Stefano che oggi li facciamo neri!! ‘
– Beh! Sai che novità, ormai quei due potrebbero far parte della squadra del Congo!
Partì un’altra risata.
– Si, voi due invece di quella dei muppets, che battutacce! ‘
Stefano, borsone in spalla, si avviò con Giovanni verso la Bmw .
– Buona regata e chissà che quelli del Congo stavolta vincano’..non mi dispiacerebbe vedervi tornare da perdenti!
Quando si furono allontanati Bea si distese sul prato chiuse gli occhi e ripensò a qualche anno fa.
Poco prima del matrimonio Stefano durante una partita di rugby si ruppe un legamento del ginocchio e si dovette operare, l’operazione era piuttosto complessa e il suo futuro marito scelse di operarsi in una clinica di Milano, lei se la faceva in macchina quasi ogni sera e quando Giovanni si offrì di accompagnarla accettò con gioia.
Durante il tragitto di ritorno manifestò le sue perplessità e i suoi dubbi, com’è normale che sia , sull’eminente matrimonio all’amico, Giovanni era un ottimo ascoltatore ‘
– Senti Giò faccio la cosa giusta ? Lui è realmente innamorato di me? ‘
– Se non fosse innamorato di te non sarebbe mai arrivato a questo punto, non hai idea di quante ‘una botta e via’ abbia passato prima di incontrarti, tu piuttosto sei sicura? Non è che stai indagando te stessa e l’hai presa larga?
– Forse si, lo amo moltissimo ma è come se mi mancasse qualcosa, non so bene cosa ma è così!
– Da quel che mi dice Stefano andate d’accordo in tutti i sensi, è la sua campana! Ma di solito lui è molto equilibrato nel giudicare, anche per le cose che lo riguardano.
– Vero è così! Comunichiamo alla grande, siamo in sintonia, qualche volta litighiamo, ma chi non lo fa e il sesso, il sesso anche quello va alla grande, insomma non trovo difetti evidenti per non sposarmi ma in me resta un ma!
– Bea, ci fermiamo a mangiare qualcosa?
– Volentieri, non butto giù nulla da stamattina.
– C’è un ristorantino qui vicino , se troviamo posto non è niente male.
Lei non era una mangiatrice, però apprezzava la buona cucina e parlare con Giovanni era sempre gratificante. Trovarono posto, il ristorante si trovava nei pressi di Busseto, immerso nella campagna.
Ordinarono trota alle mandorle e due insalate accompagnate da un arneis .
– Il proprietario è un mio amico, un tipo simpatico. ‘
Parlarono per un po’ del più e del meno,poi, complice il vino bevuto e la scarsa consistenza del cibo, si lasciarono andare ad argomenti più intimi e mai affrontati prima tra loro due.
– Hai mai tradito Stefano? –
– No, mai! Le occasioni non sono mancate, ma mi sono sempre rifiutata,.-
– Ah! Hai avuto delle avances? Qualcuno che conosco? –
– Si, anche! –
– Stai stuzzicando la mia curiosità”’-
– Niente nomi se non prometti che la cosa resterà tra noi due. –
– Ok, avanti! –
– Il marito di Letizia. –
– Franco!! Il collega di Stefano!!
– Si lui, una sera ad una cena con la scusa di aiutarmi in cucina , mi ha avvicinato da dietro e baciandomi sul collo mi ha detto che ogni notte mi sognava, io ho protestato ma avevo i piatti in mano e prima che riuscissi a posarli da qualche parte mi aveva piazzato una mano sul seno e l’altra sul sedere. Sono riuscita ad allontanarlo minacciandolo di mettermi a gridare, ha cominciato a piagnucolare come un vitellino, gli ho promesso di non rivelare nulla dell’accaduto a patto che mi stesse distante.-
– Ora lo hai rivelato.-
– Vero! Ma confido che tu sarai una tomba.se no poi ti ci metto io nella tomba!!-
– Certo lo sarò! Avanti!-
– Marcello, il direttore di filiale della banca Monte Parma.
– Che è anche la mia e lui come”..-
– Non conoscevo questo tuo lato voyer, comunque ero nel suo ufficio in attesa che mi spiegasse alcune cose sul conto della galleria, il condizionamento era rotto e si boccheggiava, lui era uscito, ho scoperto dopo a che fare, e non arrivava più, mi sono alzata e l’ho chiamato, e lui ‘signora Beatrice venga pure qui’ la sua voce melliflua veniva da una stanza sul retro, entrai e vidi che era davanti ad un monitor le immagini venivano dalle telecamere interne a circuito chiuso, ‘guardi’ mi fece Marcello, io guardai e scorsero le immagini registrate fintanto che io era di là, mi ero impudicamente sventolata con la gonna, ti devo dire che sotto non portavo nulla visto che avevo in programma un giochino con mio marito nel suo ufficio, e così vi era in bella vista la mia cosina e per di più depilata di fresco. Lui a quel punto mi ha detto che se io avessi acconsentito a fare una sveltina sul posto avrebbe cancellato le immagini, se invece avessi rifiutato avrebbero potuto finire su internet, di botto senza pensarci su mi girai e me ne andai, sai dove?
– Non posso immaginarlo!
– Da Franco, ricordandogli la spada di Damocle che ancora pendeva sulla sua testa, ed invocando il segreto d’ufficio gli raccontai tutto. Franco, che è uno stronzo ma forse proprio per questo un bravissimo avvocato, gli manda una raccomandata di poche righe in cui intima a Marcello di distruggere il materiale lesivo della mia privacy e di cambiare filiale, in allegato io scrissi che poteva guardare un’ultima volta il video e spararsi una ”hai capito no, che quella era l’unica cosa che poteva fare con me! Tempo due giorni ed era sparito dalla banca.-
– Però! Che caratterino, comunque Marcello mi ha sempre dato l’impressione del viscido.-
Arrivò l’oste, un uomo sui cinquanta robusto e gioviale, si sedette al tavolo, era un ex giocatore di rugby, simpatizzarono quasi istantaneamente, il loro divenne un fitto chiacchiericcio a tre e a causa dell’ebbrezza le sue confidenze furono estese anche a lui .
– Poi fu la volta di un’artista che voleva una modella tra i venticinque ed i trent’anni , io ingenuamente accettai, scoprii poi che mi avrebbe fotografata in pose molto spinte, promise che mi avrebbe resa irriconoscibile, io lo stimavo e il mio amore per l’arte ha fatto il resto, mi ritrovai nelle vesti di una ballerina del moulin rouge, di una contadina con un coniglio sul seno ed un montone tra le gambe-
I due strabuzzarono gli occhi.
– Era imbalsamato!!! Fino a che non cominciò a dipingermi il corpo, le sue pennellate erano a dire il vero piacevoli, quando mi dipinse i seni credo di avere avuto più di qualche fremito, tanto che lui pensò di sostituirsi al pennello, quando lo vidi avvicinarsi con la lingua lanciai un grido di sbigottimento, lui che credeva di aver visto giusto si trovò in una situazione imbarazzante, si scusò e disse che non avrebbe voluto, che sembrava che il mio corpo lo chiamasse. Finì che restammo buoni amici e ad opera completata mi regalò il suo lavoro.-
– E’ quello dietro la scrivania del tuo ufficio, con le macchie di colore sulle facce?-
– Si!-
– Mi sono sempre chiesto chi era quella creatura divina e adesso scopro che sei tu!-
La serata scorse leggera, Mario, l’oste, offrì il dolce ,una deliziosa ricottina affumicata al marsala, piacevolmente ebbri si sedettero in auto, a Giovanni parse del tutto normale baciarla sulle guancie per ringraziarla e nel passaggio soffermarsi sulle labbra, sentendone la disponibilità si addentrò con la lingua a cercare la sua, poi furono le mani a saggiarne la disponibilità , prima da sopra il vestito poi sul suo seno nudo, lei muoveva le mani sul suo possente torace ,ne seguiva la muscolatura, poi scivolò in basso abbassò la cerniera e strinse il pene eretto, le mani di lui avevano abbandonato il seno e percorso il suo corpo fino ad arrivare al frutto della loro possibile perdizione, il lungo interminabile bacio finì ,nel momento stesso in cui le labbra si lasciarono aprirono gli occhi e si guardarono.
– Non possiamo farlo.-
– Giovanni, non avremmo mai dovuto farlo.-
Si ricomposero senza sfiorarsi nemmeno con lo sguardo.
– Non voglio perderti come amico.-
– Nemmeno io .-
– E’ stato un momento di debolezza per entrambi, io ero molto vulnerabile e ‘..-
– Non servono giustificazioni e non sai quanto mi piacerebbe farlo, ma poi non potrei più guardarti in viso, non potrei più guardare Stefano.-
– D’accordo, allora non ne parliamo più, volevo dirti però che sei un amico leale, il migliore che si possa avere e non solo per Stefano, grazie.
Dopo quella volta la loro amicizia divenne più intima e confidenziale, senza mai sconfinare oltre.
Quella sera diede un altro amico importante a Beatrice, Mario, la sua osteria divenne quasi una tappa obbligata nel suo andirivieni tra Milano e Parma, di solito si fermava a tarda serata, quando la maggior parte dei clienti aveva finito di mangiare e lui poteva sedersi con lei a spiluccare qualcosa e a chiacchierare, fu Mario a convincerla definitivamente che il matrimonio era la strada giusta ‘ Non è che un pezzo di carta, ma psicologicamente ti aiuterà ad avere certezze quando immancabilmente ne avrai bisogno’ .
Fu così che il loro matrimonio ebbe luogo, fu celebrato sotto la cupola dipinta dal Correggio nel duomo, l’assunzione della vergine quel giorno dovette fare a gara con la bellezza della sposa, lei era felice e consapevole del suo amore.
Erano passati otto anni ricchi di soddisfazioni, non le mancava nulla, il suo amore per il marito era intatto, la sua era una famiglia meravigliosa, eppure adesso era sotto la doccia e di lì a poco si sarebbe preparata meticolosamente , avrebbe indossato un vestito nero, un paio di calze di seta ed un reggicalze, il reggiseno a balconcino avrebbe lasciato liberi i capezzoli ed infine le scarpe con il tacco alto e squadrato con le stringhe a legare il piede, niente slip, il giorno prima era stata dall’estetista e la sua cosina era perfetta, solo una striscia di curatissimo pelo ornava il suo fiore.
Tutto era cominciato un anno prima ”””.

Il secondo capitolo sarà pubblicato mercoledì 21 aprile

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L’AMOR BRUTALE CAPITOLO SECONDO

Suo marito stava dibattendo un’importante causa in cui un suo cliente era accusato di violenza sessuale, il tipo non era per niente raccomandabile ed aveva un curriculum di tutto rispetto, furto d’auto, rapina a mano armata, scippo, rissa, insomma! All’emporio delle sue malefatte mancava praticamente solo quel reato. Stefano era però convinto che fosse innocente, di solito partiva dal presupposto contrario, con Vito Sala, il cliente in questione, sempre con la presunzione della colpevolezza.
Vito era fuori dal carcere per caso ,l’indulto di due anni prima gli aveva permesso di saltare due anni, condanna inflittagli per rapina a mano armata, romano di nascita e parmense d’adozione ,tanto da far parte della tifoseria gialloblù e guadagnarsi qualche mesetto di galera per aggressione a pubblico ufficiale durante un prepartita.
L’accusa di violenza gli era stata mossa da una diciassettenne , sosteneva che Vito durante i festeggiamenti per la vittoria nel palio dello scarlatto avesse abusato di lei, quell’anno il palio era stato vinto dalla porta San Barnaba e lui ubriaco e senza freni per la vittoria della sua contrada, vedendola sola l’avrebbe seguita in un vicolo e poi stuprata, a sancire le accuse diverse persone avevano visto i due parlottare assieme e sicuramente avevano notato la sua allegra ubriachezza.
Vito sosteneva che la ragazzina aveva una cotta per lui e che lo tormentava da settimane e che quella sera, nonostante fosse irrimediabilmente ciucco, le aveva detto di smammare, di lasciarlo in pace per sempre e che si andasse a cercare un fidanzato all’asilo nido.
Altra cosa che faceva pensare era che lei aveva sporto denuncia due giorni dopo l’accaduto.
Beatrice era restia a credere all’innocenza di Vito , uno con quel carattere secondo lei sarebbe stato capace di tutto.
Una sera, dopo che aveva messo a letto i bambini, sentì il campanello suonare sul monitor del videocitofono apparve una faccia impaurita .
– Sono Vito Sala ho bisogno di parlare con Stefano ‘
– Signor Sala Stefano è a Roma –
– Senta, sono in pericolo, il fratello di quella vipera mi aspetta sotto casa con un bastone e mi sembra di essere inseguito ‘
– Chiami la polizia!! ‘
– Si! Si immagini, io che chiamo la polizia?! ‘
– E cosa vuole che faccia ‘
– Mi apra, dormirò in garage se crede ‘
– Senta io’.-
– La prego! –
– Aspetti telefono a mio marito –
– Faccia presto ‘
Telefonò a Stefano che le disse di non preoccuparsi di Vito e che se quello spaccamondo era arrivato a quel punto doveva essere realmente in pericolo.
Bea seppur diffidente e titubante aprì a quello che lei considerava un delinquente stupratore.
– Grazie signora ‘
– Se non era per mio marito lei sarebbe rimasto fuori ‘
– Un’altra convinta che un delinquente debba essere per forza un violentatore!! ‘

– Non ci sono prove certe, ma molta gente l’ha vista con quella ragazza ‘
– Vedrà che quando avranno in mano i tabulati telefonici e analizzeranno il mio telefonino, risulterà quella là la stronza mitomane ‘
Guardò Vito , era un ragazzo di circa trent’anni alto e ben messo, vestiva un paio di jeans strappati e una maglietta blu slavata, il suo volto era segnato da una profonda cicatrice in parte celata dai folti capelli neri, gli occhi verdi completavano una figura piacevolmente inquietante.
– C’è andato a letto? ‘
– No! Non proprio, –
– E sarebbe ? ‘
– Una sera dopo un paio di birre al pipe cafè mi presentarono questa e pensai ‘ che sventola’ lei faceva la gatta morta e mi provocava in continuazione , poi sono venuto a sapere che chiedeva di me a chiunque, voleva conoscermi, in breve, uscimmo dal locale e la portai in macchina a fare un giro. Continuo? Il racconto ora si fa spinto. –
– Le sembro una bambina? Sono adulta e vaccinata e poco incline a scandalizzarmi, inoltre un racconto approfondito mi aiuterà a chiarirmi le idee su di lei.
– Non si alteri, ho solo chiesto! Allora, non facemmo cento metri che aveva già la mano sulla patta, dopo duecento me lo stava succhiando, trovai un vicolo vi infilai l’ auto , lasciai i fari accesi, la feci scendere e la scopai sul cofano, la riportai al locale e per me era finita lì, dopo iniziò il martellamento di telefonate , i pedinamenti ed infine questo. ‘
– Lei lo sa che comunque ha avuto a che fare con una minorenne. ‘
– Senta non ho chiesto i documenti e la puttana mi ha detto di avere ventuno anni, le assicuro che li dimostrava tutti , se poi avevo dei dubbi mi sono passati quando mi ha fatto quel lavoretto di bocca, mi sembra impossibile anche adesso che una diciassettenne possa avere tanta esperienza, sembrava una ventosa!!
– Non c’è che dire lei usa un linguaggio colorito. ‘
– Non faccia la schizzinosa, sa quante ne ho scopate che facevano le scandalizzate per il mio linguaggio e poi quanto lo apprezzavano mentre gli menavo il culo, ma lei non era adulta e vaccinata eccetra eccetra? –
Il viso le avvampò, non solo per l’essere stata messa alla strette da quel volgarotto, ma anche perché si era immaginata la scena di Vito che smanacciava signore bene offendendole con gusto, subito dopo si era immaginata lei in quella situazione e la cosa l’aveva turbata.
– La mia era una constatazione, in ogni caso de gustibus non disputandum!-
– De che??? –
– Mi scusi, volevo dire i gusti son gusti.-
– E lei di che gusti crede d’essere. ‘
– Questo non è affar suo. ‘
– Senti la signora come parla fino?! Se si crede di mettermi in imbarazzo si sbaglia e questi discorsi sembrano avere tirato fuori il meglio di lei. –
– Cosa intende? –
– I capezzoli signora, sembrano due chiodi. –
– Ho freddo! E lei cosa guarda. ‘
– E’ per il freddo che ha accavallato e strusciato le gambe dieci volte negli ultimi due minuti o è perché è in calore. ‘
– Non dica stupidate ‘
Si alzò e fece per andarsene .
– Aspetti non mi ha detto dove posso dormire?-
– Può accomodarsi qui sul divano, le porto una coperta.-
Lei dava le spalle a Vito , che nel frattempo si era alzato e adesso era a ad un passo da lei.
– Ha paura di me? Perché non mi guarda in faccia? –
Allora lei si girò, era furiosa.
– Viene a casa mia in cerca d’aiuto, malauguratamente glielo do e lei per ringraziarmi mi offende e mi mette in imbarazzo? ‘
– Vede signora sono un ragazzo cresciuto male e l’educazione non è il mio forte. ‘
Si era avvicinato a Beatrice che decisa a dare battaglia rimase piantata nella sua posizione.
Lui le prese la mano.
– Ma quando vedo una donna vogliosa di questo ‘
Poggiò la mano di lei sul suo pene che premeva sui jeans.
– La so riconoscere.-
Con l’altra mano scese tra le sue gambe.
– Scommetto che non vede l’ora di avere il sedere rosso?. ‘
Il fremito che ricevettero le sue dita era già una risposta, ma volle calcare la mano.
– Si metta a novanta gradi. ‘
Lei non obbedì , ma non tolse la mano dall’erezione di lui.
– Uhm! La signora vuole essere domata??! ‘
Alzò un lembo del vestito e la sculacciò, un solo colpo ben assestato.
– Si chini puttana.-
Era tremendamente eccitata mai e poi mai avrebbe pensato di desiderare una cosa simile e da un simile individuo, rozzo, grezzo ed ignorante. Lo stesso individuo che l’aveva piegata e le aveva sollevato il vestito sopra il suo sedere che adesso era scoperto e vulnerabile , lo stesso individuo che stava avvicinando il pene alla sua bocca.
– Succhia vacca, che poi ti premio. ‘
Tirò fuori la lingua e leccò voluttuosamente quel che gli veniva offerto, lo accolse nella bocca come una leccornia , i seni premevano sul vestito sentiva i capezzoli raspare sul tessuto, i suoi liquidi avevano ormai oltrepassato la sottile barriera delle mutandine e stavano colando lungo le gambe.
– Basta troia! me lo stai consumando.-
Le tolse gli slip, con un dito tastò l’imboccatura della vagina.
– Sei proprio la cagna che mi aspettavo, bagnata e disponibile.-
La penetrò, sentiva il cazzo scivolare lentamente dentro di lei , sentiva le parole crude di lui che descrivevano quella penetrazione e gli irripetibili aggettivi che gli infiammavano la mente e il corpo, i colpi si fecero più profondi e frequenti , quando la sentiva partire per la tangente rallentava e le colpiva le natiche offendendola, facendola sentire quello che in quel momento voleva essere, una troia! Non contò le volte in cui venne ma le parvero infinite, il suo vestito era lacero e sporco di lui, se ne andò a letto così com’era senza la forza di farsi nemmeno un bagno.
Al mattino si alzò , si sentiva uno straccio , era schifata da se stessa per aver ceduto a Vito, per aver ceduto a se stessa, si guardò allo specchio.
– Mamma sei sveglia? ‘
Sua figlia la chiamava dall’altra stanza, ebbe un conato di vomito.
– Si Federica , la mamma sta male però adesso fa una doccia e si rimette subito, tu aspettami sotto le coperte.
– Va bene, mamma.
Corse in bagno e rigettò, la voce di sua figlia l’aveva distolta da se stessa, ma le aveva ricordato che quell’uomo era ancora in casa, si fece una veloce doccia bollente a lavare quello che era stata quella notte.
In salotto non c’era nessuno, solo un biglietto ‘ la ringrazio per l’ospitalità, ho veramente gradito, ho preso un centone dalla sua borsa, credo d’essermelo meritato. La cosa rimarrà tra noi, sono un buzuro ma so cos’è la discrezione.’ Pensò ‘ Buzzurro si scrive con due z e due r cretino’ ma si sentì sollevata che avesse avuto la delicatezza di andarsene prima del suo risveglio.
La cosa non ebbe strascichi né seguito.
Vito non fu nemmeno incriminato, ma le minacce del fratello di lei lo indussero a lasciare la città.
Quella storia aveva però tracciato una via che non immaginava possibile percorrere.
Ne parlò con quelli che potevano capirla meglio, Giovanni e Mario, si trovarono all’osteria Ratafià, Mario aveva il turno di chiusura e Beatrice moriva dalla voglia di vedere le opere di un giovane scultore, che in quei giorni esponeva nel locale. Purtroppo vi si teneva un concerto jazz e non era certo il luogo ideale per parlare, così, dopo che lei ebbe visto il lavoro dello scultore, migrarono a ‘ La cantina di Paolo e Luca’ un posto tranquillo per affrontare un argomento molto delicato.
Dopo un piatto di culatello e formaggi , accompagnati da un paio di bottiglie di Regolo, un eccellente rosso veronese, si sentì finalmente pronta a confidarsi.
– Ho tradito mio marito!!!-
I commensali rimasero silenti, solo Giovanni ebbe un moto di sorpresa.
– L’ho fatto con la persona più lontana da me che io abbia conosciuto ‘
– Io non voglio sapere altro!-
Giovanni si alzò dal tavolo e si allontanò.
– Ma’.-
Beatrice era senza parole e stupita dall’atteggiamento di Giovanni.
– Bea, lo devi capire, lo hai messo a parte di un segreto che va ad influire nel suo rapporto con Stefano ‘
– Hai ragione, non ci avevo minimamente pensato, con te posso?-
– Si, vai avanti non ti preoccupare. ‘
– Non scenderò nei particolari, ma è stata la storia di una notte, puro sesso, niente amore, è stato”’violento, sboccato e purtroppo piacevole .-
– Oh no!! Un’altra vittima dell’amor brutale, così chiamo quel rapporto che lega individui divisi da un ‘apparente incolmabile distanza, ma che in realtà si attraggono come i poli inversi di due pile. ‘
– Cosa intendi dire?
– Che ti ricapiterà, non con la stessa persona, di solito si tende ad escludere colui che ha risvegliato in noi qualcosa di cui proviamo vergogna, qualcosa che ci attrae senza rimedio.-
– No! Non succederà è stato un episodio, io so controllarmi.-
– Bea, non raccontarti bugie! Se non avessi dubbi non staresti qui a parlarne, sarebbe una cosa risolta e qui saremo in tre a bere e scherzare”’-
– Tu che ne sai?!
– Ti riconoscerà dall’odore, dal tuo inconsapevole atteggiamento nei suoi confronti, lo sceglierai senza rendertene conto e ti annienterà.-
– Dai Mario, che fai il mago?-
– No!!-
– Mio Dio! E’ successo anche a te?-
– No e si, la mia ex moglie. Lei mi amava ma non poteva fare a meno di lui. Non voglio succeda anche a te .’
– Tranquillo Mario, non succederà. ‘
Un mese dopo mentre vagava in un supermercato, assistette ad una scena che all’inizio la fece sorridere, poi”.
– Caro, prendiamo i cetriolini Valstorta? ‘
La donna che aveva formulato la domanda aveva una voce acida .
– No! ‘
– Ma sono i migliori! ‘
– Cara stai zitta e fai quello che ti dico ‘
L’uomo era dotato di un timbro forte, autoritario.
– Prendi quelli e non commentare. ‘
Sentì rotolare il barattolo nel carrello, era curiosa di vedere che facce avessero.
– Brava! Ecco prendi. ‘
Svoltò nella loro corsia e li vide, lei era una sofisticata donna di quasi quarant’anni, una moretta di media statura, il suo vestito doveva valere almeno 1.500,00 euro , le scarpe , la borsa, gli accessori, ‘ Una per andare a fare la spesa non si tira certo così ‘ pensò. Lui sembrava un manovale appena uscito dal cantiere, jeans sporchi e strappati e una maglietta aderente, gli ricordava vagamente Vito.
Fece finta di nulla, quasi fossero trasparenti e raggiunse lo scafale con i cetriolini e ne mise un vasetto nel carrello.
– Hai visto cara anche alla signora piacciono i cetriolini, ma non ha molto gusto, vuoi provvedere tu .-
La donna tolse dal carrello il vasetto che lei aveva scelto e ne mise un altro identico al loro.
– Senta non deve”. ‘
– Lei signora non si preoccupi, a lei piace e poi’. ‘
Estrasse dalla tasca un biscottino e la imboccò.
– Io la ricompenso la mia cagna. ‘
– Ma’.-
– Aspetti che ho delle briciole. ‘
La donna leccò le dita dell’uomo senza alcun ritegno e apparentemente senza vergogna.
– Lei è un pazzo! ‘
– E lei una ficcanaso! che curiosità aveva verso di noi? è piombata lì sui cetriolini che son sicuro neanche le piacciono! è arrivata non appena ci ha sentito parlare. ‘
– E va bene ero curiosa di vedere che faccia avessero due depravati e allora?-
– Solo quello? ‘
– Si! ‘
– Se vuole farsi un’idea ci segua, se si vergogna può farlo da lontano. ‘
– Per chi mi ha preso!!? ‘
– Lo faccia si divertirà. ‘
L’idea che si era fatta era che fossero una coppia e che l’uomo in quel momento recitasse una parte, il suo linguaggio e il suo modo di fare tradivano un’estrazione borghese, guardandoli armeggiare tra gli scaffali pensò ‘ non sono interessata all’articolo’ nel momento stesso in cui lo fece realizzò che stava cercando qualcosa, ma cosa?
Non un rapporto padrone/schiava come quello dei due, lo trovava degradante per entrambi, non un surrogato di Vito e nemmeno un Vito, forse qualcuno che capisse il suo turbamento e la aiutasse a tradurne le ragioni?

Il terzo capitolo sarà pubblicato mercoledì 28 aprile

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SENZA AMORE CAPITOLO TERZO

Avevano una piccola dependance vicino a casa, che stavano risistemando, i lavori erano ormai terminati.
Era tempo che pensava a come arredare l’ultima stanza, una veranda, era stata a colloquio con molti arredatori ma nessuno aveva ancora avuto un’idea che la soddisfacesse.
Un giorno entrò per caso nel negozio cittadino di una famosa catena, attratta da una panca in stile etnico, sembrava che ci fosse un po’ di trambusto, vide arrivare un uomo di mezz’ età, basso e di corporatura tozza, era scuro in volto, il motivo lo seppe di lì a poco, infatti lo sentì tuonare prima con un venditore
– Incapace ti sei fatto scappare un altro cliente. ‘
Poi con la commessa e l’addetta all’accoglienza
– Voi due nemmeno le troie siete capaci a fare, credete che vi abbia assunte per il vostro cervello? Se a quello gli mostravate almeno un lembo di pelle, una veduta meno succinta dei vostri prosciutti, quello era ancora qua. ‘
– Ha ragione signore ci scusi.-
– Me ne faccio un cazzo delle tue scuse puttana ‘
– Va bene direttore non si arrabbi la prossima volta faremo come dice lei. ‘
Si accorsero della sua presenza e i toni si smorzarono immediatamente .
L’addetta all’accoglienza le chiese di cosa aveva bisogno e la fece accomodare in un grande ufficio con annesso salottino.
– Le mando subito qualcuno ‘
Arrivò il venditore appena insultato dal direttore, aveva un’aria estremamente dimessa.
– Buongiorno signora, in cosa posso esserle utile ‘
– Ho una veranda in collina e mi servirebbe qualche idea sul come arredarla, ho qui le piante. ‘
Il ragazzo in realtà ci sapeva fare, aveva ottime idee ed era in sintonia con lei sullo stile da adottare, alla fine del lungo colloquio decise di affidargli il lavoro e di spendere due parole per lui con il suo capo.
Non appena varcò la porta dell’ufficio del direttore fu investita da un forte odore di cuoio ed essenze d’agrumi, il suo corpo in tensione le fece capire che non era lì per difendere il ragazzo, ma per quell’uomo che poco prima aveva giudicato insignificante, la sfuriata fatta al personale aveva acceso qualcosa in lei, così senza volerlo pronunciò una frase che le cambiò la vita.
– Ho appena parlato con il suo collega, mi ha fatto una buona impressione, credo che arrederete la mia veranda, ma prima, senza volerlo, ho ascoltato le critiche che gli ha mosso e mi sentirei più rassicurata se lei potesse fare un salto con Luca quando verrà a vedere il lavoro.
– Sottoposto, Luca è un mio sottoposto e se quel giorno sarò libero verrò con lui. ‘
Lei di fronte a quell’ arrogante senza limiti, si sentiva crescere dentro un’onda inarrestabile, un miscuglio di timore ed eccitazione, stava per salire sulle montagne russe e sapeva che una volta scesa sarebbe stata contenta e soddisfatta, come una bambina che aveva appena sconfitto la paura.
– Il 17 alle 17,00 ‘
Diede una scorsa all’agenda.
– Ok sono libero. ‘
– Bene allora a mercoledì . ‘
I giorni seguenti ripensò alle parole di Mario ‘ lo sceglierai senza rendertene conto e ti annienterà’ era quasi decisa ad annullare l’appuntamento, ma le sarebbe parso scortese nei confronti di Luca ed inoltre lui avrebbe subito le ire di Alberto, il suo capo.
Consumò l’attesa facendo shopping, la miglior terapia all’ansia e allo stress.
Senza rendersene conto aveva scelto gli abiti , il profumo, le scarpe, le calze che avrebbe indossato per quell’appuntamento.
Quel pomeriggio fece una doccia rinfrescante, aveva disposto sul letto i vestiti, si era tenuta tutto il tempo per apparire al meglio, la vestizione avvenne in modo lento e curatissimo, il suo inconsapevole rito di seduzione era iniziato. Aveva appena agganciato il reggicalze nero di seta, controllò che non avesse pieghe, poi fu la volta degli slip, la velata e fresca stoffa aderiva alle labbra della vagina disegnandone la forma, si infilò le calze sfiorandosi e massaggiandosi le gambe, la pelle le si accapponava sotto le dita.
Mise il reggiseno nero, il suo seno era gonfio d’eccitazione, i capezzoli risaltavano sotto il velo di seta, quando li toccò ebbe un fremito, la gonna nera appena sopra al ginocchio metteva in risalto le sue belle gambe e le caviglie fine, la camicia, anch’essa nera, aveva due soli grandi bottoni ed una scollatura in cui l’occhio poteva guardare la pelle bianca fino all’attaccatura del reggiseno, ed infine le scarpe con il tacco rettangolare, tre stringhe sulle caviglie, nero lucido, l’unico tocco vagamente volgare del suo abbigliamento.
Si guardò per l’ultima volta e vi si riconobbe come la creatura seducente che voleva e non voleva essere, ebbe quasi il moto di andare a cambiarsi, ma il campanello suonò, inesorabile.
Le 17.00 in punto, dalla telecamera riconobbe Alberto ed aprì.
Fu alquanto stupita nel vedere che in macchina vi era una sola persona.
– Buongiorno, che puntualità! ‘
– è un pregio ed un difetto, visto che non sopporto chi non lo è, come Luca adesso. ‘
Prese il telefono e lo chiamò, dopo qualche squillo rispose una voce femminile.
– Matilde che ci fa con il telefono di quell’imbranato! Lo ha dimenticato?……. Succede ?!….. Senta brutta troia, il suo collega doveva venire ad un appuntamento ed anche piuttosto importante, e lei lo giustifica? Non è che le infila quel cazzetto insignificante nella topa? Quando lo vede gli riferisca che è licenziato. Capito puttanella? ‘
Si voltò e si rivolse a lei.
– Pare che dovremo fare a meno di Luca e mi scusi per il linguaggio. ‘
– In effetti ci va giù pesante. La dependance è laggiù. ‘
Si incamminarono in silenzio, lei era in tensione, la scurrilità dell’uomo aveva purtroppo acuito la sua eccitazione. Lui si fermò cedendole il passo.
– Faccia strada prego è la sua casa. ‘
Per il resto del tragitto si sentì stimata come una vacca dal fattore e questo non fece altro che aumentare la voglia di lui.
– Ecco questa è la veranda che vorrei arredare. ‘
– Ariosa, vista magnifica e luce, tanta luce , mi lasci scattare qualche foto, può cortesemente attendere fuori ? ‘
– Certo! Nessun problema, –
L’attesa le concesse una pausa, pensava a lui in un modo che non si sarebbe mai immaginata, lo vedeva tenerle il viso sul pene mentre le tirava i capelli e la offendeva, lo vedeva deflorarla dove nessuno l’aveva ancora presa, si sentiva pronta ad offrirsi a quello sconosciuto, perché?
– Bene! ho finito, non ha per caso un computer? Vorrei rivedere alcuni particolari.-
Disse l’uomo rimettendo nel borsone la reflex.
– Si, in casa, oppure qui nello studiolo ma non ci sono sedie. ‘
– Allora in casa. ‘
– Ha già qualche idea ‘
– Qualcuna’.. ‘
Raggiunsero la casa e lo studio grande.
– Se vuole possiamo trasferire le immagini sullo schermo della TV è in rete. ‘
– Ottima idea! ‘
Le prime foto mostravano i particolari e le prospettive della veranda.
– Ottime, le prossime credo la sorprenderanno. ‘
Apparvero i suoi piedi fasciati dalle scarpe e le caviglie strette dalle cinghie.
– Se lo lasci dire, stupende! ‘
– Ma io’
– Aspetti le prossime. ‘
Il teleobiettivo l’aveva colta in quegli atteggiamenti inconsapevoli che negli ultimi tempi le erano diventati usuali.
Le gambe tenute a x quasi a contenere un fremito, le labbra tra i denti rosse e umide, la lingua a lambirle. La sua mano appoggiata su un seno, i capezzoli in evidenza, troppo in evidenza.
Il collo, l’orecchio, la scollatura, il sedere, le gambe, gli scatti si susseguivano e lei li sentiva come baci su se stessa.
– Aveva proprio voglia di cazzo lì fuori ! ce l’ha ancora? ‘
Lei non rispose.
– Si tolga le mutandine e me le dia. ‘
Come un automa le tolse e gliele portò, tremava come una ragazzina al primo appuntamento.
– Stia in piedi si lasci valutare. ‘
Rimase alzata, lui cominciò a toccarla, non con l’intento di darle piacere, anche se a lei quel trattamento piaceva immensamente, ma come un commerciante voleva tastare la merce per capirne le qualità.
– Avevo visto giusto, proprio un bel pezzo di Troia! ‘
Le strappò la camicetta.
– Si sganci il reggiseno e mi spogli. ‘
Armeggiò con le dita sul fermaglio e liberò i seni, poi si prese cura di quell’uomo assolutamente non bello, ma che capiva il suo lato oscuro come nessun altro.
Sbottonò la camicia lentamente, quasi lui fosse un regalo prezioso da non rovinare, il possente torace affiorava e lei avrebbe voluto far scorrere le mani su di lui, si trattenne, gli calò i pantaloni e gli sfilò gli slip, avrebbe voluto stringergli i glutei, sfiorare o tenergli forte il pene, ancora una volta si trattenne, il primo tocco di lei che lui sentì sul corpo fu quello delle sue labbra che gli avvolgevano il glande, la prima cosa che lei sentì di lui fu il suo sapore, la lingua lambiva dolcemente e senza rigidità la verga di Alberto. Non era in grado di leggere le sensazioni che fluivano nel suo corpo, ma sapeva che di lì a poco sarebbe stata disponibile a tutto pur di sedare il fuoco che divampava in lei.
Alberto la guardava dall’alto, vedeva le sue labbra carnose aderire morbidamente alla pelle del pene, apprezzava le sue lunghe apnee per dare continuità al movimento simultaneo di labbra e lingua.
Poco prima che il piacere prendesse il sopravvento sul suo autocontrollo, lui si discostò e si dedicò ad una delicata esplorazione intima di lei, le prese i capezzoli con il palmo della mano, poi le labbra, la lingua, i denti leggeri e inoffensivi. Poi toccò ai piedi e alle gambe, scoprì in breve che il palmo dei piedi, la caviglia e le ginocchia erano insieme alle spalle ed al collo, punti che esaltavano l’attesa del piacere di Beatrice. Quando tastò la vagina vi immerse le dita senza alcuna difficoltà, vi aveva trovato il lago che immaginava, risalì verso l’ano vi infilò il medio, lubrificato dai liquidi di lei, le pareti vi aderivano perfettamente.
– Volevo dirle che sono vergine lì. ‘
– Intende rimanerlo? ‘
– Si!
– Stai scherzando vero puttanella?!
– Nohhh’. ‘
Sussultò al movimento di lui che ora ruotava il dito.

– Quando avrò finito mi implorerai di incularti come si deve, ti sentirai talmente troia che farai cose che mai avresti immaginato.-
Da quel momento il centro di tutto fu quel piccolo buchetto, dapprima leccato e poi dilatato da una, due, tre dita. La fece mettere appoggiata sul divano a gambe divaricate, condusse le dita di lei e si godette lo spettacolo di lei che sfondava se stessa, che si preparava.
– Vai in cucina, prendi del burro e fanne dei riccioli. ‘
Mentre apriva il frigo e creava le sfoglie di burro, immaginava la verga di lui affondata tra le strette pareti del suo ano, temeva quel momento e lo voleva, voleva sentirsi posseduta, voleva essere la sua vacca e lo voleva senza equivoci. Quando ritornò si inginocchiò e senza che lui le dicesse nulla cosparse la sua asta di burro, scaldandolo poi con un massaggio delicato, quando ebbe finito divaricò le gambe e si appoggiò al divano. Lui le prese la verginità del retto, dapprima gentilmente, affondando lentamente il membro a rompere la sua resistenza, una volta appurato che era rilassata e pronta, si sfogò in un brutale assalto, i suoi colpi profondi e frequenti la stavano sconquassando, provava un dolore lancinante e stava per chiedergli di smettere”’..poi una piccola luce dal profondo del cervello si espanse e conquistò ogni centimetro della sua carne e deflagrò in un lungo orgasmo accentuato dal tocco di lui sul clitoride, venne anche Alberto, sentiva colare il suo seme dall’ano.
– Quanto tempo abbiamo troia. ‘
– Tutta la notte, sono sola fino a domani alle nove. ‘
– Sapevi che sarebbe andata così? ‘
– Non lo so, ma credo che inconsciamente lo sapessi. ‘
– Sai che quando avrò finito con te, non sarai più la stessa, la tua vita non sarà più la stessa. ‘
– Lo so, ma a volte quel che ci accade prescinde dal nostro volere razionale ed io adesso sono schiava di un impulso illogico, che mi fa desiderare l’uomo sbagliato nel modo sbagliato. ‘
– Sesso senza amore, deciso, brutale”.l’hai mai avuto così? ‘
L’aveva addossata al muro e il cazzo era appoggiato alla sua apertura pregna di umori.
– No! La brutalità non è nel dna di mio marito. ‘
L’aveva sollevata e impalata.
– Non è nel suo dna, ma nel tuo si! Ti prego, svuota ancora i coglioni dentro di me, sbattimi!!
Quello che seguì furono urla liberatorie, che cancellarono per sempre in lei il colore della vergogna, cancellarono quella luce che l’incendiava e non l’appagava, era libera di godersi l’animale che ansimava le sue brame su di lei.

Il quarto capitolo sarà pubblicato mercoledì 5 maggio

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GLI ALTRI Quarto capitolo

Il suo desiderio era regredito ad uno stato quasi primitivo, si dava a quell’uomo senza remore, con una depravazione che non sapeva da quale angolo di lei venisse, nelle sue mani si era trasformata in breve tempo in una donna insaziabile, le bastava sentire la sua voce al telefono per infiammarsi e bruciare nell’incendio che divampava in lei.
Stefano pur essendo poco in casa e di solito poco attento all’umore della moglie aveva notato alcune stranezze nel comportamento di lei, spesso la vedeva indossare scarpe con tacchi da vertigine ed il suo intimo era sempre più spinto, non che a lui dispiacesse, ma non era da lei.
Beatrice amava ancora Stefano in maniera assoluta e indiscussa, lo sentiva come l’unico uomo della sua vita , l’altra Beatrice era invece schiava della passione , sentiva l’inevitabile tirannia della carne prevalere sul suo volere.
Con Alberto non scambiava quasi parola, si incontravano scopavano e si lasciavano, dopo quegli amplessi selvaggi e senza alcuna dolcezza si sentiva soddisfatta e appagata, di tanto in tanto frequentavano alcuni locali dell’hinterland milanese, una volta la fece vestire con anfibi e gonnellina scozzese e la portò in un disco bar Punk, dopo due drink la accompagnò in pista e ve la lasciò, la bolgia di creste colorate, muscoli tatuati e piercing che si muoveva intorno a lei in breve la inghiottì , si sentiva piacevolmente sballottata , così quando uno di loro gli palpò il sedere non vi trovò nulla di strano e quando questi la lanciò contro due suoi amici e sentì le loro mani addosso non trovò di meglio che rendersi disponibile, l’assordante e rude musica era in sintonia con i loro modi, dopo un poco la accompagnarono al parcheggio, volevano scoparsela .
Alberto seguiva la scena da lontano, vedeva lei che veniva maneggiata dai tre ragazzi , le stavano intorno come tre leoncini sulla loro prima preda, decise che era tempo di far intervenire il capo branco.
– Ragazzi che succede qui.-
– E tu che vuoi?! ‘
– Sono con lei! ‘
– è vero?-
Fece uno di loro rivolgendosi a Beatrice.
– Si!-
– E adesso che si fa? Noi stavamo già pregustando una bella chiavata. ‘
– Potrete godervela lo stesso ma come siete abituati a fare solitamente. ‘
– Cioè ! ‘
– A mano. ‘
– Cosa!!?? ‘
– Vedrete che lo farete. ‘
Fu così che Alberto le aprì la camicia denudandole i seni, facendola stendere sul cofano di una vecchia Citroen DS ed esortando i ragazzi a passarvi sopra le loro cappelle, le strappò le mutandine e la penetrò con un colpo secco e profondo, era talmente bagnata che non sentì alcun fastidio , anzi la spinta la accese ancor di più. Prese ad incitare i tre a menarsi ed a prepararsi a venire sul suo corpo, intanto Alberto la scopava con forza con colpi lunghi e profondi che la inchiodavano alla lamiera . I ragazzi visti di spalle sembrava stessero eseguendo un assolo di chitarra, una serenata punk in onore di lei che stava venendo e offrendo la carne ai loro getti che arrivarono abbondanti e caldi sulla sua pelle.
Alberto non era mai banale, non aveva mai pensato di portarla in un club privè o luoghi simili, non aveva mai usato oggettistica da sexy shop, pensava giustamente che un rapporto carnale come il loro, non avesse più senso se arrivava ad avere bisogno di stimoli esterni.
Una volta le propose una vacanza di due giorni in un agriturismo in Umbria, la cosa le parve subito strana, inoltre non aveva voglia di passare due giorni con lui, mangiare, dormire, rilassarsi, fare un bagno in piscina erano cose che voleva fare con suo marito, non con Alberto, gli diede però un credito, pensò ‘ è troppo intelligente per pensare che io voglia questo, vediamo cosa gli frulla per la testa. ‘ durante il viaggio quasi non scambiarono parola e quando arrivarono allo sperduto cascinale sui monti Sibillini, fu stupita di vedere molte altre persone , molte di queste conoscevano Alberto.
– Cosa succede qui? ‘
– Una festa in maschera, questa notte, naturalmente puoi fare quello che credi, partecipare, guardare o andartene.
Mangiarono in una minuscola trattoria con alcuni amici di Alberto.
– Non hai portato tua moglie stavolta? ‘
Fece un uomo filiforme con degli enormi occhiali da vista.
– No, perché non ti piace questa? ‘
Aveva volutamente omesso il suo nome, l’aveva trattata come una cosa.
– Certo! è nel tuo stile, vediamo chi se la prende stanotte. ‘
– Ne ho una mezza idea. ‘
Alberto aveva prenotato camere separate ‘ sempre attento ‘ pensò. Sopra il letto vi era un costoso vestito da sera rosso, con una mantellina anch’essa rossa , in disparte vi erano tre maschere ed un biglietto ‘ mi sono permesso di acquistare per te un vestito, spero ti piaccia, dovrai scegliere una delle tre maschere ed indossarla, quando avrai finito raggiungi il salone , non dopo le 23,00.’ A cosa doveva prepararsi? Non le piacevano le sorprese, si sentiva vulnerabile, in un ambiente sconosciuto con gente sconosciuta.
Scelse una maschera nera con un grande becco, l’effetto di quella bardatura con il vestito rosso, la faceva apparire come uno sgargiante uccello esotico.
Quando raggiunse il salone scoprì che tutte le donne avevano lo stesso vestito, cambiavano solo le maschere, ed anche per quelle la varietà si limitava ai tre tipi tra i quali aveva scelto lei.
L’effetto era strano, ma quell’uniformità aveva una sua bellezza, sembrava un dipinto di faubel ai primi tempi, quando dipingeva lo stesso soggetto in serie sulla stessa tela, anche gli uomini indossavano tutti lo stesso smoking e la maschera era per tutti uguale, il suo senso di smarrimento accrebbe ancor di più, sapendo che probabilmente non avrebbe riconosciuto Alberto.
Furono condotti all’aperto sul limitare del bosco, un’enorme falò rischiarava la notte, alcuni maschi a torso nudo alimentavano le fiamme aggiungendo legna, la musica ritmata ricordava quella che accompagnava i vodoo cubani, alcuni uomini cominciarono a ballare e trascinarono con loro una ragazza, lei sembrava sapesse cosa aspettarsi e cosa fare, danzò tra le braccia di ognuno di loro e ad ognuno lasciò un suo indumento e ad ognuno tolse qualcosa, in breve fu denudata, poi ne arrivò un’altra, stessa sorte.
Si trattava dunque di un’orgia, non si sentiva a suo agio in quelle situazioni, le sembrava che ci fosse bisogno di qualcuno a dirimere il traffico, decise di allontanarsi non voleva essere coinvolta.
Da un’altura, ormai a distanza di sicurezza, vedeva i corpi fondersi ed ansimare, era delusa da Alberto, non era riuscito a vedergli dentro , non era certo questo che cercava.
Immersa nei suoi pensieri non si accorse che un uomo le si era avvicinato e quando lo vide ebbe un sussulto, lui fece un gesto tranquillizzante e si sedette vicino a lei.
– Se è qui per coinvolgermi in quella cosa, sappia che non fa per me. ‘
Lui le toccò la mano, gliela strinse leggermente, aveva mani ruvide e callose che stonavano con l’abbigliamento da damerino ‘ la divisa del party’ , comunque quel tocco e i modi dell’uomo le davano fiducia, pareva non volesse spingersi oltre , si limitava a guardarla senza dire niente. Poi si tolse la maschera, il suo volto era illuminato dai bagliori provenienti dal falò, la penombra e il taglio di luce facevano sembrare i suoi lineamenti spigolosi, era interessante ma sembrava non centrare nulla con il contesto.
Lei imitò il suo gesto e si sfilò l’inutile maschera, lui si alzò e l’invitò a fare altrettanto, si incamminarono lungo una sterrata, il chiarore del fuoco pian piano affievoliva sostituito dalla debole luce di una luna a metà, l’uomo sembrava sapesse dove andare, lei era una cappuccetto rosso adulta e lui? Si era posta quella domanda nel momento stesso in cui varcava la soglia di una casupola con un’unica stanza, in cui c’erano: una cucina economica, un tavolo ed un letto malandato.
L’uomo l’attirò a se , le sue forti mani le cingevano i fianchi, la guardò intensamente negli occhi, lei capì chi era nel momento stesso in cui le lacerava i vestiti e la baciava con l’avidità di chi aveva aspettato quel momento tutto l’anno.
L’aveva addossata con forza alla parete, sentiva l’erezione di lui sotto il tessuto dei pantaloni, l’allontanò quel tanto che bastava per poterglieli slacciare , non riuscì nell’intento e allora tirò facendogli saltare il bottone, gli prese il cazzo in mano, era nerboruto e guizzante con una grossa cappella, ebbe appena il tempo di fare queste considerazioni, che l’urgenza di lui diventò anche l’urgenza di lei, la fece girare e la prese a pecora con una maestria che non aveva riscontrato in nessun altro, il suo membro ruotava dentro di lei, lo sentiva tutto era pulsante e caldo, purtroppo venne troppo presto lasciandola fremente ed insoddisfatta.
Lui si alzò e andò alla cucina, mise su un caffè, lei attese in silenzio ad occhi chiusi, attese il borbottio della moka, il tintinnare del cucchiaino sulla tazzina, il rumore della ceramica sul tavolo, poi si alzò e s’accovacciò davanti a lui, gli prese il pene molle ed iniziò a succhiarlo, faceva tenerezza a sentirselo tra le labbra così inerme, ma lei non era in cerca di tenerezza, voleva un cazzo duro e un uomo rude.
Sapeva che lui lo era e finora si era comportato da gentiluomo per rispettarla, era tempo che la riconoscesse per la cagna che si sentiva in quel momento.
Quando la cappella cominciò ad ingrossare dentro la sua bocca ebbe un motto di trionfo, ma non lo sentiva ancora come lo voleva, allora si allontanò di qualche metro si mise carponi con il sedere per aria e fece una cosa che le venne senza capirne il motivo, belò!
– Beeee’..beeeee’.. ‘
L’uomo che fino a quel momento era stato come frenato a quel gesto si scatenò, il rapporto si trasformò in un animalesco assalto, lui grugniva come un maiale e la montava nuovamente da dietro con la solita maestria, ma stavolta se ne sbatteva di portarle rispetto e miracolo!! Parlò.
– Bela troia che te lo sbatto dentro. ‘
– Beee ‘beeeeee ‘
– Brava pecora senti che bel cazzone che ho! ‘
– Si! Bello!! ‘
Quella trovata trasformò l’uomo nel più bastardo degli amanti, aveva bisogno di sentirsi superiore per dare il meglio di se, in realtà era lei che stava ottenendo quello che voleva”
Lui le chiese di abbaiare e lei abbaiò e leccò e ansimò come una cagna.
Lui le chiese di grugnire come una scrofa e lei fece di più, uscì all’esterno prese dei secchi d’acqua e bagnò il prato davanti alla casa , e vi si rotolò infangandosi e grugnendo”’. Il suo corpo infangato aveva infoiato ancor più l’uomo che le affondò il cazzo in culo pregandola di non muoversi ,
di lasciare che si abituasse alle sue strette pareti, poi prese a muoversi e ad ansimare sopra di lei , lei che sentiva l’asta scorrerle dentro e l’uomo dietro di lei ormai fuori controllo che la teneva per i capelli e la sbatteva come lei voleva essere sbattuta, con forza e veemenza, sentì il grido e il cazzo di lui che esplodeva dentro di lei.
Si fecero una doccia in un tinello all’esterno della casupola, rientrarono e si addormentarono .
Il mattino seguente si svegliò con il sedere che le doleva ma pienamente soddisfatta , l’uomo era all’esterno con l’ascia in mano, spaccava la legna. Si lavò il viso e si mise una camicia da lavoro di lui e uscì, le si fece incontro un cane nero che probabilmente sentì il suo odore, perché le ficcò il muso tra le gambe, l’uomo vedendo il suo imbarazzo li raggiunse e allontanò il cane con una poco animalista pedata.
– Te ne stai andando? ‘
– Si! Posso tenere la camicia? Ieri sera mi hai strappato il vestito. ‘
Lui borbottò qualcosa che sembrava un assenso.
– Tu non eri invitato ieri sera, devi aver scoperto che ogni tanto organizzano queste orge, ti sei procurato un vestito e una maschera e quando vedi movimento sai che ci sarà festa, e ne approfitti, bada bene a me è piaciuto, ma se ne trovi un’altra che la prende male? ‘
L’ uomo s’ incamminò verso il bosco e sparì nella fitta boscaglia.

Il quinto capitolo sarà pubblicato giovedì 13 maggio

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LETIZIA QUINTO CAPITOLO

Le continue assenze della moglie avevano iniziato a minare le sicurezze di Stefano, spesso la cercava in ufficio e non c’era, la chiamava al cellulare e l’odiosa voce meccanica sempre uguale la dava per dispersa, inoltre il suo abbigliamento”’. decise quindi di assumere un investigatore privato, un tizio calvo con il riporto e dei baffetti alla Clark Gable , a dire il vero a Stefano ricordava il commissario Torrente, detective corrotto, sudicio, xenofobo e sessista di uno spassoso film popolarissimo nella penisola Iberica.
L’investigatore era da un mese sulle tracce di Beatrice senza venire a capo di nulla, anzi sembrava che l’unico interesse di lei fosse per il lavoro e per una sua amica con la quale usciva alla sera ad ascoltare musica o bere qualcosa e chiaccherare.
In realtà non era proprio così, Beatrice aveva deciso di troncare il rapporto con Alberto, ma aveva anche deciso che gli avrebbe fatto un ultimo regalo.
Il regalo in questione era Letizia, la moglie di Franco, il collega del marito, la seduzione di una donna richiedeva molto più tatto e savoir faire che con i maschi, sicuramente Alberto avrebbe apprezzato quel regalo, ma soprattutto il rischio insito in quella conquista, uno sbaglio e sarebbe finita sulla gogna.
Erano ormai due mesi che uscivano insieme, dapprima saltuariamente e poi regolarmente, quasi sempre approfittando delle trasferte dei rispettivi mariti.
L’investigatore non poteva sapere quanto la carne dipendesse dal cervello, l’arte seduttrice di Beatrice iniziava dalle parole adatte a sondare la disponibilità di Letizia, mai dirette, mai troppo allusive, accompagnate da un tocco sul fianco o sul braccio appena un po’ più lungo del normale. I tempi erano dettati dalla sensazione tattile di Bea, all’inizio si discostava al primo brivido dell’altra, non voleva lo riconoscesse per quel che era e scappasse spaventata da se stessa, voleva portarla alla meta gradualmente.
Tuttavia a Romeo Centofanti non era facile farla ed il suo istinto gli diceva che forse la mogliettina dell’avvocato non era una santa, non poteva certo dire al suo cliente che la signora era colpevole perché secondo lui aveva il modo di fare da troia, sofisticata, ma pur sempre troia, comunque prove non ne aveva.
Così, quando dopo due mesi di indagini l’avvocato decise che era stato uno sciocco a sospettare della moglie e quindi liquidarlo, a Romeo, nonostante il consistente gruzzolo intascato, la cosa non andò giù.
Beatrice era pronta per uscire, aveva scelto un ristorantino fuori Parma, aveva prenotato due tavoli, uno per lei e Letizia ed uno per due ragazze conosciute in chat.
Le fecero accomodare in una stanzetta che guarda caso aveva solamente due tavoli, si sedettero sulle morbide sedie imbottite erano solamente loro due e la stanza era illuminata da alcune candele al profumo di sandalo e arancio.
– Che bel posto! Dove l’hai scovato? ‘
– Un’amica. ‘
Non poteva certo dirle che era perlopiù frequentato da gay e lesbiche , oltretutto era un giorno feriale e non c’era praticamente nessuno, pertanto sembrava un’ ambiente normale, naturalmente le era stato consigliato dalle ragazze che stavano facendo il loro ingresso nella piccola saletta.
Era curiosa di vederle, la sua seduzione era in parte anche la loro, l’avevano aiutata nella tattica di corteggiamento ed ad interpretare le reazioni di Letizia.
Letizia seduta al suo fianco sembrava Fanny Ardant in ‘ la signora della porta accanto’ , le labbra piene e rosse che risaltavano sulla carnagione chiara, i capelli neri , mossi e disordinatamente arricciati, aveva una bellezza selvaggia e allo stesso tempo sofisticata.
Le altre si erano sedute, una era una spumeggiante bionda mediterranea, una di quelle che ti aspetteresti di trovare in Sicilia, figlia della dominazione angioina, e l’altra una rossa con gli occhi verdi da gatta, sensualità allo stato puro.
Nessuna delle due sembrava rivestire un ruolo, come spesso accade nelle coppie gay, anzi l’accentuata femminilità di entrambe colpiva Beatrice che aveva erroneamente ragionato per stereotipi.
Letizia ordinò un menù leggero, gamberi e avogado per antipasto, ed un filetto di spigola al timo, lei invece prese solo un secondo, scampi alla parigina, spesso il cibo abbondante è un nemico del sesso e Bea non era lì per mangiare, ma per compiere l’ultimo passo verso Letizia.
Mangiarono parlando di moda e negozi, niente che potesse far concorrenza a quanto stavano mettendo in atto le ragazze all’altro tavolo, ad un certo punto Bea portò Letizia sull’argomento.
– Secondo me, le ragazze qui vicino sono dell’altra sponda.-
– No dai, a me non sembravano. ‘
– E come la spieghi quella mano sulla gamba?-
La gonna della rossa aveva uno spacco laterale e la mano della bionda era appoggiata sulla pelle bianca.
– Non sembra solo un gesto di amicizia, non credi? ‘
Continuò Bea , mentre Letizia era come ipnotizzata da quello che stava vedendo.
– Letizia ? ‘
– Scusami, è che è strano, non sembrano vergognarsene. ‘
– E di cosa dovrebbero vergognarsi? Di quello che pensiamo noi, forse ? ‘
– Non fraintendermi, non ho nulla in contrario sul fatto che siano lesbiche, però se io lo fossi avrei delle remore a mostrarlo. ‘
Detto questo tornarono su argomenti leggeri e frivoli, ma Bea aveva notato che Letizia ogni tanto volgeva lo sguardo verso l’altro tavolo, la stranezza era che lo faceva pensando di non esser vista.
– Vado a risistemarmi un attimo al bagno. ‘
Disse Letizia. Di lì a poco la stessa destinazione fu presa dalla rossa.
Letizia uscì dalla toilette, la rossa stava armeggiando con la borsetta, vi erano solo due lavandini.
– Salve. ‘
Fece la rossa.
– Salve. ‘
– Rossetto o mascara?-
– Rossetto, il mascara pare che tenga ancora, lei invece fa il trattamento completo.-
– Si, ma non darmi del lei, io sono Paola.-
– Ok! Io Letizia.-
– Ho visto che guardavi verso di noi. ‘
– Io””.
– Non ti stavo incriminando, ho solo constatato questo, non c’è nulla di male ad essere un po’ curiosi. ‘
– è che mi stavo ponendo delle domande su di voi.
– Posso anticiparti?-
– Si, se credi?! ‘
– Io sono sposata e madre di una bimba, Maya invece è single, ci siamo conosciute via internet, io avevo delle curiosità e lei”.mio marito non ne sa nulla e ho un po’ di timore che lo venga a scoprire, ma il rischio vale la candela. Soddisfatta?
– Accidenti! Si, ma come hai fatto?! ‘
– Sarebbero state le domande che mi sarei fatta io al posto tuo. La tua amica è carina, io ci farei un pensierino.-
– Oh no!! Io non sono”lei non è ‘.-
– Quante storie, comunque noi adesso andiamo al pulp, suonano jazz e magari, cambi idea . ‘
Se ne andò senza un ciao, quasi desse per scontato che le avrebbero seguite.
– Finalmente di ritorno. ‘
– Avevo il trucco che era un disastro. ‘
– Credo che la bionda abbia un debole per me, mi mangiava con gli occhi, ma qui non c’è trippa per gatti, inoltre se proprio dovessi passare dall’altra parte della barricata, lo farei con qualcuna di cui possa fidarmi, ripeto, se! ‘
– Non mi ci sono mai vista in questa veste, mah! Senti che ne dici se dopo andiamo al pulp? ‘
– Grande! Mi hanno detto che stasera c’è un gruppo jazz straordinario e al pulp hanno il Cremant de Borgougne l’unica bollicina che vale la pena di essere bevuta.
Lasciarono la trattoria e raggiunsero il pulp, gli artisti stavano sistemando gli strumenti, sulla batteria si leggeva ‘ Giovanni Falzone e le Mosche Elettriche ‘ .
– Che nome strano? ‘
Fece Bea.
– Ragazze, quando ci sentirete suonare capirete ‘
La voce proveniva dalle loro spalle, un uomo con una tromba in mano, occhiali scuri, completamente calvo, baffi e pizzetto, le guardava torvo.
– Ci scusi, non volevamo. ‘
L’uomo si aprì in un sorriso sornione.
– Strano è lo spettacolo della vita e questa sera mettiamo insieme due artisti che non si sono mai conosciuti, più strano di così ! ‘
Le oltrepassò e raggiunse gli altri musicisti, loro si guardarono interdette e raggiunsero il banco dove ordinarono il sapido e straordinario vino francese, il locale era gremito di gente e nonostante Letizia cercasse con lo sguardo Paola e Maya non riusciva a visualizzarle.
– Cerchi qualcuno? ‘
– No davo solo un’occhiata. ‘
Il gruppo attaccò e subito Beatrice riconobbe ‘ purple haze ‘ di Jimi Hendrix, era strana, molto strana, ma con una carica emotiva senza fine e passionale come poche altre cose che avesse mai sentito, alla fine del brano scoprì che l’avevano arrangiata insieme ad ‘ electric flies ‘ di Miles Davis .
Ringraziò Letizia per avere avuto l’idea di andare al pulp con un bacio sul collo, che Letizia accettò serrando gli occhi percorsa da un brivido. Quando li riaprì vide Paola davanti a lei, si era materializzata insieme al suo desiderio, lo sguardo di Paola aveva decifrato i codici del sentimento che le rimestava lo stomaco , la mano di Beatrice ferma sul suo fianco emanava un calore che le percorreva le vene ed irrorava il cervello di una linfa sconosciuta ed inebriante.
– Andiamo via . ‘
– Letizia! Ma siamo qui solamente da dieci minuti’.-
– Sono rovescia , ho voglia di andare a casa. ‘
– Un altro cremant e andiamo, d’accordo?-
– Va bene, ma stammi vicino, c’è quella rossa del ristorante, mi dà i brividi. ‘
– In che senso, scusa?-
– No ! Non in quel senso, sembra una strega. ‘
– Piuttosto bella per essere una strega, non credi? ‘
– Beh! Senti non importa, tu stammi vicino. ‘
– Ok, ok ‘.sei strana stasera. ‘
Aspettarono la fine del concerto e del vino e si avviarono alla macchina, non videro più le due ragazze.
– Cosa avevi stasera? ‘
– Niente quelle due mi innervosivano, accompagnami a casa. ‘
Girò la chiavetta dell’accensione e partì, una volta raggiunta la statale volle indagare più a fondo sullo stato d’animo dell’amica.
– Letizia perché eri così terrorizzata da quelle due. ‘
Dicendo questo le aveva appoggiato la mano su di una gamba, in maniera rassicurante.
– Non ero terrorizzata, ho scambiato due parole con la rossa in bagno, mi ha fatto uno strano effetto. Tutto qui. ‘
– Ho capito non hai voglia di parlarne. ‘
Smisero di parlare, ma la mano di Bea rimase dov’era.
La strada, come spesso accade nella bassa padana, era come un lungo nastro dritto, la radio mandava la versione originale di ‘perfect day’, la calda voce di Lou Reed ed il contatto della mano di Bea davano a Letizia una piacevole sensazione, chiuse gli occhi.
Bea scrutava di sottecchi l’amica, le labbra leggermente aperte, il respiro profondo, il sollevarsi del seno, poteva essere abbastanza per fare l’ultimo passo? Forse si, ma lei voleva di più, voleva la sua resa.
Letizia sentiva montare dentro una tempesta imprevista e devastante, la sua carne era percorsa da piccoli brividi, l’irrequietezza di cui era vittima si poteva tradurre in una sola parola, desiderio.
Bea sentì l’amica schiudere le gambe, Letizia si offriva a lei, ormai non aveva più dubbi, la sua mano risalì lungo la coscia fino alla fine delle calze, la morbida pelle dell’amica rispose al suo tocco increspandosi come acqua sferzata dal vento, volutamente si fermò.
Letizia ora era perduta nella tempesta, il suo corpo era un fuscello in balia del vento e delle onde, si fosse vista dall’esterno, scandalosamente aperta spingere il bacino verso le dita dell’amica, il volto girato altrove, dove la vergogna non potesse raggiungerla.
Bea rallentò , fermò la macchina con il motore acceso in una piazzola lungo la strada, stringeva delicatamente tra le dita il clitoride di Letizia, le denudò il seno, glielo accarezzò, glielo baciò, la sentiva ora sciogliersi, ora flettersi, ansimare e soffocare grida, grida che lei voleva sentire, ma per quello ci sarebbe stato tempo.
Letizia stava perdendo quel poco controllo che ancora manteneva, le labbra e la lingua di Bea sui suoi capezzoli ad ogni passaggio le strappavano un pezzo di reticenza, le dita di lei affondavano nei suoi umori, riemergevano e solcavano le labbra della vagina fino al clitoride, regalandole sensazioni divine mai vissute prima d’allora.
Bea la teneva continuamente sull’orlo dell’orgasmo, le piaceva il controllo che esercitava su di lei, il suo obbiettivo dopotutto era proprio questo, però non aveva previsto che la cosa l’intrigasse, che ne potesse ricavare piacere. Invece, anche se in effetti non lo aveva mai ammesso con se stessa, dal primo approccio all’atto finale era rimasta coinvolta emotivamente, non che amasse l’amica, amava la sua opera ed ora rivedeva ogni atto in quel finale, ma la sua vagina madida lasciava presagire altri scenari.
Letizia implorava Bea di lasciarla venire, Bea la voleva sentire gridare, libera dai fantasmi e dalle incertezze che senza quel grido sarebbero rimaste nel suo inconscio.
– Devi urlare il tuo piacere. Devi darmi tutta te stessa.-
Dicendo questo affondò i denti sulla spalla di Letizia ed aumentò il movimento delle dita disegnando nuove deliziose geometrie tra i suoi orifizi ed il bottoncino clitorideo.
Lei non capì più niente ed urlò il suo orgasmo sulla nuca dell’amica, Bea la sentì finalmente completamente sua, ma quella notte sarebbe stata fondamentale nell’educazione di Letizia, inoltre la sua vagina era pulsante ed affamata.

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L’offerta

Dovevano ancora percorrere pochi chilometri per giungere a casa di Letizia, rimasero in silenzio, un silenzio denso in cui Letizia contava la sua inquietudine e le sue paure, dove Bea pianificava o meglio cercava di pianificare gli eventi successivi , anche se in quel momento tra il suo corpo ed il suo cervello era in corso una battaglia , il cervello voleva il controllo, il corpo chiedeva l’estasi.
Arrivarono, Bea lasciò il motore acceso, e disse.
Senti non capisco come sia potuto accadere io……-
Anch’io , non sono di certo lesbica! forse ho voluto emulare quelle due, dopo che le ho viste ero come in trance –
Comunque non succederà più siamo buone amiche e lo resteremo –
Giusto! –
Disse sorridendo Letizia.
Senti Leti avresti una coca? Ho la gola arsa come se avessi passato un anno all’inferno. –
Certo! sali o devo portartela? –
Salgo, così parliamo un altro po’ –
Mentre salivano i gradini che conducevano all’attico, Bea guardava le nervose gambe dell’amica
e pensava che di lì a poco avrebbe terminato la sua opera.
Eccoci! La coca è in frigo, vado un attimo in bagno –
Quando tornò aveva raccolto i capelli sulla nuca, lasciando scoperto il collo, emanava sensualità e l’innaturale gestualità di lei, mentre spiegava come intendeva ridisporre i mobili in sala , fecero capire a Beatrice che l’amica non aveva ancora archiviato il caso.
Posso approfittare del tuo bagno?-
Naturalmente, Bea –
Si guardò allo specchio e decise di uscire da quel bagno dando chiari segnali. Legò i capelli con un laccio di cuoio facendosi una coda alta, si aggiustò il trucco rendendolo più aggressivo e si tolse le mutande lasciandole sopra al lavandino.
Quando tornò Letizia l’accolse sorpresa.
Bea che hai fatto ai capelli? –
Avevo caldo e li ho tirati su –
Stai benissimo! dovresti usarla più spesso questa pettinatura, fammi vedere –
Dicendo questo si avvicinò pericolosamente a Bea.
Ho usato un laccio di cuoio della borsa ,vedi ? –
Si, che bella idea! –
Si trovavano una di fronte all’altra, si studiavano, in mezzo alle loro parole, ai loro sguardi passava solo l’urgenza trasmessa dal corpo.
Fu Bea a prendere l’iniziativa .
Vorrei avere il tuo collo, è meravigliosamente lungo, sinuoso –
Intanto che consonanti e vocali le uscivano dalla bocca le dita sfioravano senza che l’amica si ritraesse.
Ed hai un profumo che inebria, vien voglia di assaggiarti –
La sua lingua ora ripercorreva l’immaginario sentiero appena tracciato dalle dita, ma non si fermò o forse solo per un attimo prima di affondare tra le labbra dischiuse di Letizia.
Fu un bacio infinito, lento, conoscitivo, la carnosa lingua di Letizia intrecciava quella di Bea, nervosa ed incredibilmente lunga, le mani impazienti slacciarono cinture, abbassarono zip e sganciarono clips, si ritrovarono svestite, solo Letizia indossava ancora gli slip e le calze, il nero degli indumenti faceva risaltare la sua carnagione lattea ed il rossetto color lacca le dava un tocco da troia, quell’immagine a Bea fece ribollire il sangue era la prima volta che si apprestava a prendere una donna , così come , del tutto probabilmente, Letizia .
Leti sei una dea –
disse Beatrice prendendole i seni tra le mani.
Verrebbe voglia di rispettare tali forme, ma come si fa a non desiderare di toccarti, di stringerti ,di baciarti-
Alle parole seguivano i fatti, i capezzoli ingabbiati tra le dita di lei venivano strizzati con dolcezza e presi tra le labbra , l’aureola rosa spariva nella bocca per riapparire turgida ed irrorata della saliva di Bea, la quale poi si riavvicinava all’orecchio dell’amica a sollecitare fantasie inconfessate a prendergli la mente.
Toccami e baciami anche tu, seguimi, strappami l’anima come io sto facendo con te –
Così iniziò quel gioco condotto da Bea in cui i loro corpi e le loro sensazioni si apprestavano a scoprirsi, non era un caso che entrambe avessero i capelli raccolti, il collo e i lobi delle orecchie erano il banchetto delle loro lingue, la schiena di letizia si inarcava ogni qual volta l’amica la percorreva, ora con le labbra poi con le mani, Bea mugolava quando l’altra avvicinava la bocca all’incavo delle ginocchia e la lingua carnosa vi depositava saliva e piacere, scoprirono anche che l’inverso modo di amare che avevano le rendeva compatibili. Contrariamente a quanto accadeva con Alberto Bea amava in Letizia il suo approccio vellutato, mentre con lei invece era molto aggressiva, ogni tanto la mordeva e spesso stringeva la sua carne, l’amica apprezzava quel trattamento autoritario ed anzi a volte l’esortava lei stessa a stringerle i seni, ad affondargli le unghie sulla schiena, oppure offriva il collo ai suoi canini, quasi volesse essere punita per quello che stava facendo, l’estasi e l’ardore incendiavano i loro animi.
Tale ardore fece si che Letizia lasciasse cadere a terra gli ultimi indumenti e che offrisse impudicamente il suo fiore pulsante alla lingua dell’amica. Bea aveva sempre pensato che il gesto che stava per compiere gli avrebbe fatto ripugnanza o quantomeno fastidio, invece ora, mentre lambiva quel fiore carnoso, il suo corpo registrava sensazioni inaspettate, trovava piacevole far scorrere tra le labbra il clitoride dell’amica, incredibilmente piacevole affondare la lingua dentro di lei a strapparle gridolini e portarla ad ansimare il suo nome, riemergeva portandosi via gli umori di Letizia, ad un certo punto volle il sapore di lei sui seni e strusciò i capezzoli lungo la madida fessura dell’amica poi li avvicinò alle labbra di Leti….
Senti che buona che sei –
Lo scorrere della carnosa lingua di Letizia sui seni le trasmetteva brividi caldi, non era mai sazia di quel sapiente andirivieni che l’amica eseguiva con estrema perizia da un capezzolo all’altro, mentre era oggetto di queste attenzioni con le dita affondava nella vagina di Leti, quando le estraeva umettava la piccola apertura anale, quando la sentì rilassata e pronta aggiunse alla danza delle dita la penetrazione, dapprima solo piccoli affondi, poi la profondità e l’intensità seguirono gli sproni di Letizia.
Bea prima di quella sera non sapeva fin dove avrebbe potuto spingersi con l’amica, ma ora dopo gli innumerevoli orgasmi di lei , seguiti per la verità anche dai suoi, aveva capito che di fronte aveva una vera vacca e perdipiù facilmente malleabile.
Grazie Bea è stato bellissimo –
Non ho finito ancora –
disse Beatrice aprendole le gambe.
Cosa vuoi farmi ? –
Il leggero tono di protesta era in realtà una sorta di esortazione curiosa
Qualcosa che è nella tua natura e che finora hai nascosto a tutti……-
La pressione delle dita di Beatrice sulla vagina era in qualche modo anomala ma non riusciva ancora a capire come.
Cosa intendi ? –
Che ti ho riconosciuta, io ultimamente sono cambiata e da questo mi è nata una nuova consapevolezza –
Ahhhhhhhhhh, cosa…..umhhhhh –
Siamo solo all’inizio –
Ormai Bea aveva infilato mezza mano dentro Letizia, a dire il vero senza faticare molto, Letizia aveva la figa fradicia di umori , non aveva mai pensato di arrivare a tanto, di desiderarlo con tutta se stessa, di gridare…..
Fottimi, ti prego la voglio tutta dentro –
Con calma, sei strettina qui sotto, non la usi molto!? –
Quel pirla, non sa usarmi così, non capisce umhhhhhhhh che ho bisogno di questo….ohhhhh bello –
Bea temeva di farle male e procedeva per gradi, estraeva quasi completamente le dita posizionate a cuneo e le reinseriva ogni volta appena un po’ di più , in questa maniera i liquidi dell’amica fuoriuscivano copiosi e la sua mano scivolava sempre meglio dentro l’accogliente Letizia , che era continuamente scossa da fremiti e squassata dal susseguirsi degli orgasmi.
Le nocche della mano di Bea erano arrivate a bussare all’ingresso dell’antro caldo dell’amica che si era dapprima irrigidita e poi oscenamente aperta ad accoglierla dentro di lei, Bea stava facendo effettivamente fatica un po’ per i timori di cui sopra, ed un po’ perché Leti non era mai stata dilatata fino a quel punto, fu con sua grande sorpresa che sentì le mani di lei sul polso e la conseguente pressione che permise quel piacevole harakiri.
Fu l’atto finale di quella notte, si lasciarono con un casto bacio e quando Letizia andò in bagno e vide le mutande di Bea sul lavandino, sorrise e pensò che nessuno aveva letto dentro i suoi desideri come lei.

Il periodo che seguì fu ricco d’eros imprevedibile e pericoloso, una volta ad una cena a casa di Beatrice con i rispettivi mariti e qualche altro invitato, mentre preparavano l’insalata a Bea manipolando un cetriolo venne un’idea che in breve trovò Leti ansimante appoggiata alla porta d’ingresso della cucina e quando Francesca bussò preoccupata dal trambusto Beatrice disse ‘ non preoccuparti sto giocando con la cagna adesso la mando fuori ‘ risero tagliando l’ortaggio e mescolandolo alle verdure , quando qualcuno esordì con ‘ buona questa insalata’ Letizia rispose ‘ eh! Ci ho messo del mio’.
Un’altra volta Bea procurò a Letizia una farfallina radiocomandata, di quelle che si applicano al clitoride e la costrinse a farsi accompagnare dal marito a fare shopping ed infine al cinema, Lei li seguiva a distanza e nelle circostanze meno opportune attivava la vibrazione, quando Leti pagava un costoso vestito, oppure quando provava delle scarpe con il tacco ed il suo equilibrio veniva a mancare, l’eccitazione in Letizia cresceva sempre più ed il sapere che l’amica era il suo dolce carnefice faceva fluire il suo miele oltre il leggero ostacolo degli slippini. Stavolta Bea l’aveva tenuta sempre entro i limiti, gli aveva permesso di venire solo al cinema quando da seduta avrebbe meglio potuto dissimulare il suo godimento di fianco all’ignaro marito.
Letizia era pronta per essere offerta ad Alberto, bastava aspettare l’occasione propizia.
Con una scusa o con l’altra lo aveva evitato per un lungo periodo, il tempo necessario a trasformare l’algida Letizia in creta da modellare a suo piacimento, l’occasione Bea se la creò, prenotò al Regio un palco centrale per sé, suo marito e altre due coppie, inutile dire che fra queste vi erano Letizia e Franco , prenotò anche un palco laterale a nome di Alberto aveva una limitata visibilità ma questo, nel caso, era un vantaggio.
Davano l’Aida, erano tutti vestiti da gran sera , abiti lunghi e scollati, erano entrambe bellissime e audaci senza esserlo apparentemente, era il loro modo di camminare, di guardare, ogni loro movimento le rendeva tali.
Il pretesto per allontanarsi dal palco fu un leggero malore di Letizia, Franco non si premurò più di tanto e quando Bea si offrì di accompagnarla al bagno fu ben felice di affidargliela.
Bea cosa hai in mente stavolta? –
Vedrai è una sorpresa –
dicendo ciò estrasse una benda di seta dalla pochette e quando furono di fronte al palco di Alberto gliela fece indossare.
Ecco! Adesso seguimi e per quanto ti è possibile non fiatare.-
Entrarono nell’angusto palco, quando le vide Alberto volse interrogativamente lo sguardo verso Beatrice, lei con un cenno gli intimò il silenzio, lo fece avvicinare e gli sussurrò….
Lei è Letizia è all’oscuro di tutto, l’ho sedotta per te e stasera te la offrirò , ma stavolta i tempi ed i modi li decido io. –
Detto questo sorrise .
Leti cara sei bellissima, faresti una cosa per me?-
Si –
Mi fai vedere fino a che punto sei eccitata? –
Si –
Detto questo aprì due bottoni del vestito, scostò il reggiseno e liberò una delle sue tette, su cui imperava un capezzolo roseo e turgido.
Bea lo baciò con dovizia, strappando a Letizia i primi gemiti.
Non mi basta, voglio vedere di più –
A quel punto si sfilò il vestito e immerse due dita nella vagina che riemersero grondanti dei suoi umori, non portava biancheria, come da istruzioni.
Bea apprezzò e le sussurrò un brava ,appena prima di succhiare avidamente le dita dell’amica.
C’è una persona davanti a me, desidera valutarti . –
Letizia si irrigidì.
Non preoccuparti non farà nulla che tu non voglia, vuole solo vedere se sai essere così troia, come gli ho raccontato io, non vorrai deludermi ? –
Accompagnava le sue parole disegnando sensuali ghirigori sul corpo di lei.
No, non voglio deluderti. –
Brava! Meriti un bacio. –
Le loro bocche si incontrarono mentre la voce di Radames tuonava , Alberto guardava incantato e quando Beatrice gli disse che quella era la moglie del collega del marito, il suo sguardo era passato dall’incantato all’ammirato, aveva allevato una creatura degna!
Facciamogli vedere il seno –
Le prese le tette da sotto strizzandole i capezzoli, come piaceva a lei e portandoli a pochi cm dalla bocca di Alberto.
Sei vicinissima alle sue labbra, puoi sentire il suo alito sulla pelle, se solo volessi potrebbe…..
Alle parole di Bea seguì una certa pressione delle dita sulle aureole e a Letizia non restò che rifugiarsi nella bocca ristoratrice di Alberto, durò pochi secondi, poi Beatrice fece ritrarre l’amica .
Mettiti a novanta gradi , che gli facciamo vedere come sei fatta . –
Obbedì, ormai aveva capito il gioco e tutto sommato non le dispiaceva affatto se erano in due ad occuparsi di lei.
Che ti dicevo è sempre pronta. –
Stavolta fu Alberto ad affondare le dita nella vagina di Letizia, Bea lasciò che il suo amante la dilatasse un pochino , poi alle due dita di lui aggiunse le sue, i gemiti della donna aumentarono tanto che Beatrice dovette togliersi le mutandine e ficcargliele in bocca, poi fu la volta del secondo orifizio , Alberto si girò stupito.
L’ho lasciato quasi integro per te, devi aspettare per prenderlo, non puoi farlo ora, qui. –
I due sopra di Lei la stavano usando badando poco a quello che c’era intorno, il regio era pieno e per quanto nascosti potessero essere se qualcuno alla loro stessa altezza avesse puntato il binocolo sicuramente avrebbe intuito qualcosa. Era spaventata da ciò ma nonostante tutto l’eccitazione che provava prevaleva, al punto che sentiva i suoi liquidi colarle lungo le gambe, la voce di Bea ancora una volta la richiamò all’ordine.
In ginocchio ed apri la bocca. –
Le labbra della vagina dell’amica aderirono alle sue ,il profumo di Bea era la prima cosa che percepiva e quando arrivava aveva imparato ad attendere che si posasse tutta prima di muovere la lingua tra il clitoride e lo scroto, anche l’amica era un lago.
Bea si discostò, dopo poco sentì sotto di lei una lingua ridarle sapientemente quanto dato, dopo pochi colpi, ebbe il primo orgasmo della serata.
Quando i fremiti cessarono Bea la baciò languidamente, durante il bacio condusse il pene di Alberto fra le loro bocche , e quando Letizia realizzò che quello che aveva in bocca era un glande divenne ancora più elettrica e quando la fecero mettere a pecora, Bea fu costretta a soffocare le sue grida con un cuscino altrimenti avrebbe rischiato di sovrastare il coro della marcia trionfale.
Si riassettarono, una volta uscite Bea tolse la benda a Letizia.
Ho lo sperma di uno sconosciuto tra le gambe ti dispiace se vado in bagno a pulirmi? –
No, ti prego non andare, stanotte dovresti farmi un ultimo favore.-
Cioè?!-
Beh! Fare l’amore con quell’imbecille di tuo marito, ed accertati che la prima cosa che faccia sia leccarti la farfallina.-
Ma !?………Vorrei capire come fai…………ero soddisfatta e contenta per la serata e adesso te ne esci con questa cosa, dovrei incazzarmi ed invece sono qui più arrapata di prima a l’idea che Franco tra un’ora avrà la testa tra le mie gambe a succhiare il nettare di un altro e sicuramente domani se ne verrà fuori ‘ scopata memorabile ieri sera’ e probabilmente lo sarà, ma non per merito suo.
Mentre salivano in auto un insignificante tizio calvo con i baffetti salutò Stefano.
Salve avvocato, ci si rivede, anche lei amante della lirica? –
Si, e lei signor Centofanti , ha scattato qualche foto è sulle tracce di qualcuno?-
No, stasera ero qui per puro divertimento. Salve e buonanotte. –
Buonanotte –
Bea era incuriosita dal tipo.
Strano quel tizio, ha una faccia familiare, che mestiere fa?-
E’ un investigatore privato, Romeo Centofanti, a volte me ne servo per qualche indagine.-
Bea non poteva sapere che del tutto casualmente il Centofanti ,a cui non gliene fregava un emerito cazzo della lirica, le aveva viste uscire dal Palco, proprio mentre pedinava un marito in odore di corna, si era rifugiato dietro un tendone rosso e quando vide Bea bendare l’altra donna capì che ancora una volta il suo istinto non aveva fatto cilecca.
Il video girato con la ultra tecnologica mini telecamera gli sarebbe valso sicuramente un bel gruzzolo, e sicuramente avrebbe aiutato il suo autoerotismo per quella sera e forse per qualcuna a venire .

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Dramma a Parma

Romeo Centofanti era indeciso sul da farsi, se portava il video all’avvocato avrebbe intascato un bel gruzzoletto sicuro ed avrebbe ottemperato al suo dovere, però Stefano effettivamente gli aveva tolto l’incarico e pertanto tecnicamente non era più suo cliente.
Il ricatto alle due donne non era deontologicamente corretto, ma molto interessante economicamente e come extra avrebbe potuto scoparsele.
Stefano andava e veniva da Roma continuamente, quando tornava la sua famiglia era un rifugio sicuro, dove trovava sempre quel calore che uno si aspetta quando manca da un po’.
Il sesso con sua moglie era anche meglio che in passato, quella stupida idea che potesse fargli le corna gli era passata di testa, probabilmente il suo cambio di look e di atteggiamento era dovuto ad un nuovo modo di vedere se stessa, meno rigido e sicuramente più libertino ,ed i risultati si vedevano tra le lenzuola.
Alberto era rimasto ammirato dall’audacia di Beatrice e dalla sua capacità seduttiva, avrebbe potuto pensare lui stesso ad una simile situazione , ma non sarebbe mai arrivato a chiederle di portargli la moglie del collega del marito, ora vi era un elemento nuovo nel loro mènage e bisognava ristabilire i ruoli.
Letizia non sapeva più dire no a Beatrice, anche se si rendeva conto che la stava spingendo in un baratro, il cui fondo incredibilmente non temeva ma agognava.
Su tutti pendeva la spada di Damocle rappresentata dalla decisione che avrebbe preso l’investigatore.
La spada di Damocle cadde dove forse anche il Centofanti non avrebbe voluto, dopo quella sera pensava ossessivamente e morbosamente a quanto visto. Pur avendo l’abitudine a smascherare corna e quindi vedere squallide tresche diventare pane per avvocati, però questa volta era rimasto folgorato, vi era qualcosa che lo attizzava particolarmente, il potere!
Eccolo lì grassoccio, con il riporto ben pettinato, i baffetti tagliati di fresco, sarebbe stato anche presentabile ma un velo di sudore già affiorava sulla fronte, presto si sarebbe impadronito del suo corpo rendendolo indecente e sudicio, come indecente e sudicia era la cosa che si apprestava a fare.
Beatrice e Letizia avevano ricevuto una lettera anonima ognuna all’insaputa dell’altra, si faceva riferimento a quanto accaduto quella sera a teatro, successivamente la richiesta di un incontro corredata da una serie di stranezze, ed infine l’ammontare del denaro per porre fine al ricatto.
Centofanti vide per prima Letizia, occhiali scuri , spaurita nell’andirivieni di gente, l’acchiappò per un braccio.
Signora Letizia! Buongiorno, stia qui e non fiati.-
Letizia non fece in tempo a profferire parola che l’uomo si era dileguato lasciandola davanti alla vetrina di un negozio di scarpe.
Lui aspettava Beatrice, quando la vide, ferma sul ballatoio in alto che lo fissava, lo sguardo di pura rabbia, capì chi doveva domare per prima.
Beatrice li raggiunse.
Lei è quell’investigatore…..era a teatro…….mio marito la conosce……-
Si sono io, Romeo Centofanti piacere. –
Tese la mano, le donne si ritrassero, lui rimase a mezz’aria.
Forse non avete capito? Io ho tutto quel che serve per rovinare la vostra vita e quella delle vostre famiglie, ed ora la mano.-
Di malavoglia strinsero la mano del loro aguzzino.
Avete portato i soldi?-
Entrambe risposero affermativamente.
Bene! Però prima della consegna vorrei divertirmi un poco, saggiare le vostre capacità, ho apprezzato che abbiate seguito alla lettera le mie indicazioni, d’altronde che altro potevate fare!?!?-
Seguì un sorrisetto beffardo, che aumentò la repulsione delle due amiche verso quell’infame individuo.
Qui di fronte abbiamo un negozio di scarpe, vogliate offrire i vostri piedini al mio gusto, vi avverto non sono famoso per la mia classe……-
Entrarono nel negozio, peraltro di proprietà di una loro amica.
Carissime, come va? –
Bene! Siamo qui per acquisti.-
Esordì Beatrice, poi parlò sottovoce con fare complice alla proprietaria,
Stiamo aiutando questo poveretto a scegliere qualcosa per la moglie, ma temo che a gusti stiamo un po’ male……-
Capisco, allora da cosa cominciamo?-
Stivali!-
Esclamò Romeo
Possibilmente alti, sopra il ginocchio, come quelli che vanno di moda adesso e che una volta portavano solo le baldracche.-
A quella frase la titolare volse interrogativamente lo sguardo verso le due amiche, le quali liquidarono con un cenno di leggerezza il profondo imbarazzo in cui si trovavano.
Ok! Li preferisce opachi o lucidi.-
Qui faccio decidere le ragazze. –
All’unisono dissero
Opachi!!-
La commessa fece provare loro alcune paia di calzature senza che nessuna destasse entusiasmo nell’uomo.
Senta è meglio che mi faccia vedere quelli di vernice, sa mi piacciono i colori cangianti-
Quando Bea e Letizia indossarono gli stivali il Centofanti girò loro intorno con fare da estimatore.
Questi potrebbero andare bene, ma andrebbero portati con le gonne corte, vero signora? –
Si, questa è una calzatura aggressiva, pertanto andrebbe portata o con miniabiti o gonne corte a palloncino o sopra i calzoni, certo se li sceglie di questi colori è meglio una gonna corta. –
Vi dispiacerebbe ragazze alzare la gonna in modo che io e la signora possiamo meglio valutare.-
Alzarono le sottane dieci centimetri oltre il limite dello stivale.
mmmm non ci siamo, credo debbano andare più in su, che ne dice lei? –
Direi di si, questi stivali amano le ultramini.-
La titolare aveva intuito qualcosa di strano e mentre faceva indossare gli stivali aveva notato che entrambe indossavano dei reggicalze, in quell’istante decise di fiancheggiare l’uomo per vedere dove andava a parare quella storia.
Su, altri dieci centimetri, devo essere convinto dell’acquisto.-
Le due senza fiatare alzarono ancora fintanto che la pelle non fece capolino, Centofanti era vittima di un’erezione elefantiaca, Leti e Beatrice ai suoi occhi sembravano una via di mezzo tra due puttane e due protagoniste di fumetti manga d’età indefinibile.
Così e perfetto non crede? Guardi il contrasto tra le calze nere ed il rosso o il bianco degli stivali, e poi quel tocco che danno il reggicalze in evidenza e il candore della pelle……magnifici e magnifiche…..-
Mi ha convinto, li compro.-
Ottima scelta! –
Beatrice e Letizia avvampavano di vergogna, le guance rosse tradivano il loro imbarazzo.
Dannazione! Ragazze credo di aver dimenticato la carta di credito, pagate voi che poi ve li ridò?!-
Si avvicinarono alla titolare imbarazzatissime, lei sbottò stupita.
Certo che la moglie di quel tizio, poveretta…..e voi perché vi prestate a questo gioco? –
Parlò Bea.
Una scommessa persa, una specie di debito di gioco, passato oggi fortunatamente finirà tutto.-
Capisco –
Su andiamo dobbiamo finire il giro a negozi.
Mestamente seguirono l’uomo aspettandosi altre figuracce, che non tardarono ad arrivare………
Prima in un outlet, dove comprarono un emporio di vestiario degno di una pornostar, poi in un negozio di intimo dove invece non si limitò a scegliere .
Mi sembra che questo reggiseno non faccia giustizia a queste poppe. Non trova?-
La viscida mano strizzava i seni di Letizia, mentre cercava di coinvolgere nel giudizio alcuni clienti ed una commessa, le trattava come prostitute, come le avesse pagate, nessuno poteva pensare che quelle erano ‘ brave ragazze’ e lui l’aguzzino.
Beatrice ebbe un moto d’orgoglio e non gli permise di toccarla, lui allora lasciò cadere una foto dalla tasca, Bea la raccolse rapidamente, lo scatto ritraeva lei e Letizia mentre si baciavano ed erano entrambe riconoscibilissime.
Dovevi pensarci prima di intraprendere la carriera di Troia. –
Disse il Centofanti alitando le sue parole a pochi centimetri dal viso di Bea e piazzandogli una rude mano tra le gambe. Se Romeo si aspettava una vagina grondante dovette ricredersi.
Beatrice trovava odiosa tutta quella pantomima, non amava l’esibizione e la costrizione,di sicuro non in quel modo, ed oltretutto il detective non gli piaceva affatto, senza contare che la stava ricattando e metteva a rischio la cosa al mondo a cui teneva di più, il suo matrimonio.
Letizia a cui del suo matrimonio non gliene fregava più nulla invece era molto eccitata dalla situazione e voleva quasi che la cosa avesse un seguito.
Così quando il Centofanti le fece risalire sulla sua auto e prima di intascare il riscatto chiese loro
un rapido servizietto di bocca prima di congedarsi, Bea di malavoglia e Letizia spasmodica liberarono il pene , che si rivelò di ragguardevoli dimensioni, Bea timbrò il cartellino con due leggere lappate, poi la grossa nerchia sparì tra le fauci di Letizia che lo fece suo. Bea guardava l’amica e pensava alla situazione in cui era andata a cacciarsi, quell’uomo era pericoloso perchè in realtà non gliene fregava nulla dei soldi, voleva loro, godeva nell’umiliarle. Raggiunse la consapevolezza che non avrebbe mai smesso, che dopo quel giorno ce ne sarebbero stati altri e anche se il detective fosse stato muto, non sarebbe stato prudente, come non lo era stato quel giorno.
Una volta a casa chiamò Alberto e gli spiegò tutto.
Quell’infame bastardo, vorrei strozzarlo.-
Bisogna recuperare il video e ho visto che ha anche estratto alcune foto.-
Lo seguirò per un po’ di giorni, poi ci aggiorniamo.-
Alberto si mise alle calcagna di Romeo Centofanti, il detective era abbastanza abitudinario, caffè alle 9,30, pranzo all’una sempre al solito posto, a meno che non fosse impegnato in qualche pedinamento faceva sempre le solite cose.
Decise di agire senza dire nulla a Beatrice.
All’una meno un quarto di un plumbeo giovedì risalì le scale che portavano al quarto piano, all’ufficio del Centofanti, proprio mentre il pigro detective scendeva in ascensore, al solito aveva chiuso senza girare la chiave ‘ detective del cazzo’ pensò Alberto.
Infilò una tessera del supermercato nella fessura tra la mandata e lo stipite ed in due secondi aprì, la prima cosa che lo colpì fu l’odore stantio, sicuramente non apriva le finestre da giorni, diede uno sguardo veloce alla disposizione dei mobili, schedari e scrivania li scartò subito, come gli armadi e la cassettiera , stava pensando a dove avrebbe nascosto lui la documentazione del ricatto.
Quando si avvicinò al tavolo della scrivania notò l’impronta di una scarpa su un foglio a lato, guardò in alto e gli si accese una lampadina in testa, sopra la scrivania vi era un voluminoso lampadario, troppo voluminoso per contenere solamente gli accessori elettrici, salì sul tavolo e trovò subito quel che cercava, le foto e la chiavetta usb che sicuramente conteneva anche il video che li riguardava.
Fantoni Alberto –
La voce che scandiva il suo nome era quella del Centofanti, si voltò stupefatto.
Da quanti giorni mi segue? Due ,tre? Troppo tardi ho già consegnato tutto a sua moglie e già che c’ero ho fatto due soldi anche con il marito della sua segretaria, gli ho consegnato quelle foto in cui la lega come un salame…………-
Alberto realizzò che il detective quando era a teatro stava seguendo lui, in quel periodo aveva una tresca anche con la sua segretaria che a forza di offenderla e umiliarla le era anche venuto voglia di scoparsela, realizzò anche che Centofanti non si era reso conto di averlo filmato anche a teatro, probabilmente la sua posizione era più in ombra di quella delle donne.
Lei è un figlio di puttana. –
Disse Alberto avventandosi sul detective, inciampò e rovinò sull’altro uomo, il Centofanti non si accorse nemmeno di passare a miglior vita, scivolando all’indietro cadde di schiena su di un souvenir che gli aveva portato sua madre di ritorno da un viaggio in Africa negli anni sessanta, il corno di rinoceronte fuoriusciva dal torace,il bianco avorio risaltava sulla rossa macchia di sangue che si stava allargando sul petto del detective.
Alberto se ne stava in piedi, inebetito davanti a quell’orribile spettacolo, il sangue defluiva verso di lui fino a lambire le scarpe, si scosse e fuggì di corsa facendo attenzione a nascondersi quando incrociava qualcuno e ad evitare le zone dove sapeva ci fossero telecamere.
Consegnò il materiale a Bea tacendogli l’accaduto, lei distrusse tutto, sperando non vi fossero ulteriori copie.

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anicestellato17@libero.it CONFESSIONI E SCOPERTE

L’indomani sulla Gazzetta di Parma troneggiava la foto di Romeo Centofanti, che neanche a Tanzi avevano riservato tanto spazio, ‘ Assassinato ‘ era il titolo a caratteri cubitali, poi si spiegavano le probabili cause della morte e la sicura presenza di almeno una persona sulla scena del delitto.
Beatrice leggeva l’articolo , le sue sensazioni andavano dalla paura, all’orrore, alla nausea .
Doveva sapere!
La sua faccia doveva esprimere parte di quelle emozioni di cui era preda, perché il marito dall’altra parte del tavolo chiese.
Bea, ti senti bene? hai una faccia….-
Quel signore che mi hai presentato a teatro, l’investigatore.-
Romeo?-
E’ morto, assassinato.-
Lui che ai delitti c’era abituato disse.
Non mi stupisce, sapevo che prima o poi non avrebbe resistito alla tentazione di ricattare qualcuno.-
Bea decise di tagliare l’aria.
Stefano, io oggi vado dall’arredatore a definire gli ultimi dettagli per la dependance, ci vediamo a pranzo da qualche parte ?-
D’accordo io sono libero verso l’una e trenta, passa in ufficio.-
Avrebbe voluto potergli dire tutto, avrebbe voluto che lui capisse, avrebbe voluto non dovere affrontare le prossime ore.
Telefonò a Letizia.
Hai letto la Gazzetta di Parma oggi.-
No Bea, mi hai buttato giù dal letto.-
Bene! non leggerla ci vediamo tra venti minuti alla solita pasticceria.-
Ma?!-
Niente ma Leti fa come ti dico.-
Venti minuti dopo erano una di fronte all’altra in un tavolino che occupava un posto defilato.
Cos’è tutto stò mistero?-
E’ successo quel che non doveva succedere.-
Cioè!-
Centofanti è stato assassinato.-
Come!? Le nostre foto finiranno sui giornali…… saremo sulla bocca di tutti.-
Di questo non devi preoccuparti, l’altro ieri ne ho parlato ad Alberto, ha recuperato tutto. Io ho provveduto a distruggere ogni prova, ma quando l’ho incontrato era strano, sembrava fuori di se.-
Pensi sia stato lui?-
Non ne sono sicura ma temo sia così. –
Cosa pensi di fare?-
Oggi vado a parlargli, ti prego di non farne parola a nessuno, neanche ragionando su ipotesi.-
L’ultima frase l’aveva detta pensando a quante volte Letizia se ne era uscita con ‘ se tu’ o ‘se io’ sui più disparati argomenti, anche se il suo preferito era la cronaca nera.
Quando Bea arrivò in mobilificio vi era un silenzio irreale, la segretaria quando la vide si espresse quasi senza parlare, tra un gesto e l’altro capì che lui c’era ma che forse non era il caso.
Le dica che c’è la signora Beatrice per la dependance.-
Ok.-
Disse a malincuore la donna, pensando a quanto era stata insultata quel mattino per essersi fatta scopare da lui, che sua moglie l’aveva scoperto e gli aveva detto di fare le valigie.
Beatrice fu fatta accomodare, lo guardava senza dire nulla, passarono due minuti di infinito silenzio poi Alberto parlò.
Non l’ho ucciso volontariamente, avevo in mano tutto il malloppo del ricatto, ero si pronto ad affrontarlo per difendermi, non certo per ammazzarlo. Poi lui mi ha chiamato per nome, io ero stupito che mi conoscesse, ma quando mi disse il motivo ho avuto uno scatto d’ira, forse l’ho sfiorato, fatto sta che è caduto all’indietro ed è andato ad infilzarsi su quel corno di rinoceronte, se al povero animale avessero detto che quarant’anni dopo avrebbe consumato la sua vendetta, forse sarebbe morto meno infelicemente.-
Cosa ti ha detto per farti incavolare.-
Aveva appena consegnato delle foto a mia moglie, io e quella troia là fuori, mi conosceva per questo motivo e probabilmente quella sera era lì per me, non poteva sapere dov’ero, mi aveva sicuramente seguito fino all’ingresso del teatro, ma poi lui aveva dovuto acquistare il biglietto e così ha perso le mie tracce, poi ha visto voi ed ha preso la palla al balzo. In quel caso, complice la penombra, non deve avermi riconosciuto.
Tu hai bisogno di un avvocato, il migliore.-
Bea, non arriveranno mai a voi.-
A te si però, sarai sicuramente tra gli indagati, qualcuno potrebbe averti visto entrare od uscire, non è improbabile che tu abbia lasciato qualche traccia di dna che ti porrebbe sulla scena del delitto. Insomma hai bisogno che qualcuno ti dica come muoverti.
Hai ragione. Scommetto che hai già pensato a chi.-
Si! Mio marito, se accetterà.-
Tuo marito!!?? Ma sei impazzita.-
No, gli racconterò tutto e quel che accadrà, accadrà sono stanca di menzogne e sotterfugi.-
Mah! Secondo me sbagli e magari questo potrebbe anche ritorcersi su di me.-
Conosco bene Stefano, tranquillo qualsiasi decisione prenda non farà mai nulla contro di te o contro me.
Si salutarono, uscendo Beatrice incrociò lo sguardo con la segretaria, aveva un fisico invidiabile ed era indiscutibilmente bella e fresca, stava cercando di assimilarla ad Alberto o meglio a quale ruolo lui aveva voluto assegnarle.
Per il pranzo Lei arrivò con largo anticipo e si fece assegnare un posto tranquillo, lontano da sguardi indiscreti.
Stefano invece arrivò puntuale come al solito, sorridente e felice di vederla, Beatrice pensò a quanto difficile fosse il compito che l’attendeva.
Ciao, sei stupenda, come sempre. –
Ciao.-
E allora hai scelto i mobili della dependance?-
Si, ho definito tutto.-
Pranzarono, Stefano era amabile e spiritoso come al solito, Bea invece era rabbuiata e poco incline a scherzare.
Qualcosa non va?-
Si, molte cose ma ne parliamo dopo il caffè, se hai voglia di passeggiare un po’.-
D’accordo! Dopo il caffè.-
Quando uscirono Bea volle mettere subito in chiaro i suoi sentimenti.
Stefano, prima di iniziare vorrei che tu mi ascoltassi fino in fondo, senza interrompermi, anche se sono sicura vorrai farlo.-
Cosa succede Bea?-
Volevo anche dirti che in tutti questi anni i miei sentimenti per te non sono cambiati, ti amo forse anche più di un tempo, ti desidero sempre e sono felice con te, ma ultimamente sono successe delle cose che mi hanno cambiato, non so dirti se in positivo od in negativo, fatto sta che ora ho coscienza di cosa sono, se tu vorrai accettarlo, anche se capisco non sarà facile, la nostra storia continuerà e condividerò con te tutto senza falsità, purtroppo per un periodo ti ho mentito e sento di non averti per questo rispettato. Ora partirò dall’inizio da quella notte in cui ti telefonai per dirti di Vito………………………..
Bea parlò a lungo, ogni tanto scrutava il marito cercando di percepirne lo stato d’animo, ogni tanto avrebbe voluto che lui si incazzasse e che le mollasse un ceffone, che fosse meno distante.
Stefano in realtà stava assimilando il lato oscuro di sua moglie e stava capendo che la sua vita non sarebbe più stata quella felice e lineare che aveva vissuto fino ad allora, non aveva mai preso in considerazione che il suo matrimonio potesse finire, fallire in una torbida storia di sesso e sangue.
Ora Bea gli stava dicendo che Alberto aveva bisogno di un difensore, che garantisse anche lei, lui i loro figli. Lui fece un cenno di distacco, non voleva parlarne in quel momento, voleva solo camminare e pensare, lontano da tutti, in cerca di un equilibrio che non aveva più, la sua ferita appena aperta sanguinava copiosamente senza apparente rimedio.
Bea lo vide allontanarsi, non ebbe sue notizie per una settimana. Il giorno dopo Alberto si costituì, riguardo alle dinamiche del presunto delitto, disse che era stato un incidente e che era fuggito impaurito dalle possibili conseguenze.
Il caso si sgonfiò e la stampa non trovandovi del torbido dedicava al caso solo qualche trafiletto.
Stefano aveva telefonato ad Alberto, dicendogli che avrebbe assunto la sua difesa, dicendogli che Bea gli aveva raccontato ogni cosa e che probabilmente una volta fuori, perché l’avrebbe tirato fuori sicuramente, probabilmente avrebbe dovuto scegliere chi uccidere, lei, lui o se stesso.
Stefano era sparito dalla scena, in ufficio non sapevano dove rintracciarlo, a casa non era rientrato, gli amici non lo avevano più visto, si era dissolto nel nulla.
In realtà era partito quello stesso giorno, dopo aver chiamato Alberto aveva staccato il cellulare, presa l’auto si era diretto a nord aveva bisogno di stare con la sola persona che in quel momento potesse capirlo.
La Val Martello in quel periodo non era particolarmente attraente, le corte giornate d’autunno e le nuvole basse non rendevano giustizia alla magnificenza di quei luoghi, la cornice di vette e nubi e cielo che l’avevano accolto nelle estati della sua adolescenza, era stata sostituita dal buio e opprimente paesaggio così simile a lui in quel momento.
Bussò alla porta.
Eine moment.-
Disse una voce al di là dell’uscio.
Stefano!??? Quanto tempo!-
Esclamò una piacevole signora abbracciandolo. Stefano non provava alcun imbarazzo tra quelle braccia, erano il posto più sicuro in cui aveva posato il suo cuore.
Adeline fiore mio, questo posto morirebbe senza la tua bellezza.-
Dai Stefano non scherzare, quest’anno compio 53 anni e i segni della vita sono evidenti.-
Forse agli occhi di chi non sa guardare, le rughe ti donano ulteriore fascino.-
Come mai ti sei degnato di venirmi a trovare dopo……..quanti anni?-
Quindici.-
Quindici? Sembra ieri.-
L’espressione della donna era velata da malinconica tristezza, Stefano era stato il suo amante, ogni estate da quando lui aveva diciassette anni e lei trenta vivevano un amore spensierato, spericolato e clandestino. Adeline sposata con il sindaco del paesino, gestiva il garnì dove i genitori di Stefano trascorrevano le vacanze estive. Lo aveva visto crescere da quando era piccino, era stato il suo giocattolo, poi un giorno trattandolo e coccolandolo come un bimbo scoprì che era cresciuto e le coccole si trasformarono in carezze e le carezze divennero sesso libertino e spregiudicato.
Scusami ma non ho voglia di parlarne ora, sono stanco e ho solo voglia di dormire, domani vorrei fare un escursione con gli sci da alpinismo, se vuoi condividere l’esperienza,con l’occasione potremmo parlare, non si tratta comunque di cose piacevoli.-
Mi dispiace, ti preparo la camera e domani partenza alle sei, il cielo dovrebbe aprirsi stanotte e rimanere sereno fino alle 3 del pomeriggio.-
Stefano posò la testa sul cuscino e solo in quel momento si chiese se Adeline fosse ancora sposata, prima di cadere in un sonno disturbato, popolato da incubi e incertezze.
Al mattino lo attendeva un ricca colazione, Adeline l’aveva preparata solo per lui, in quel periodo non aveva altri ospiti.
Sempre bello farsi viziare da te.-
Sempre bello averti qui…….-
Tuo marito? ‘…ancora sposata?-
Sposatissima e felice, lui è in Grecia per un gemellaggio.-
Ne sono felice, per tutte e due le cose, non fraintendermi ho bisogno di parlare e sfogarmi e l’averti tutta per me mi sarà di grande aiuto.-
Adesso ti riconosco, egoista ed egocentrico.-
Disse scherzosamente la donna.
Alle sei erano sull’uscio, la giornata si preannunciava radiosa e fredda, le condizioni ideali.
Dovevano salire molto e per esperienza non sprecarono tempo e fiato nel primo tratto, il rodaggio dei muscoli e del cervello in altitudine non va d’accordo con le parole.
La prima pausa se la concessero dopo due ore.
Tra circa un’ora dovremmo arrivare alla sella, se te la senti di parlare da qui a là è il momento giusto.-
Finito lo spuntino….-
Dev’essere un argomento spinoso se ti è così difficile affrontarlo!?-
Lo è!!-
Ripresero il cammino, dopo un buon quarto d’ora Stefano decise che era venuto il momento.
Beatrice, mia moglie. Mi ha tradito.-
Il lungo silenzio che seguì indusse Adeline a parlare.
Stefano, se vuoi che io lecchi le tue ferite devo sapere dove leccare, raccontami tutto, sii obiettivo e lasciati andare , non temere i tuoi sentimenti, non di fronte a me.-
Lei era sempre così, diretta e senza fronzoli, chiara come la luce che li avvolgeva, alla fine del resoconto di Stefano erano arrivati alla sella.
Uhm, una storia da interpretare, prima di esprimere la mia opinione però voglio pensarci un po’, adesso ci attende una strepitosa discesa, un ottimo modo per liberare la mente.- L’immacolato manto nevoso accoglieva inerme il loro passaggio, le sciabolate inferte dai loro sci alla neve fresca disegnavano il pendio, il silenzio ovattato rotto dallo stridere degli sci. Aveva bisogno di questo sentirsi vivo, leggero, non aveva mai amato i musi lunghi, lui non faceva parte di quella schiera che si martella le palle con discorsi su discorsi pensando di risolvere i problemi ritornando mille volte sullo stesso argomento, in questo Adeline gli assomigliava, era sicuro che nelle sue parole avrebbe trovato la soluzione a tutto.
Arrivarono in fondo stremati e contenti.
Andiamo alla pensione ti aspetta una sorpresa.-
Una sorpresa?-
Certo! Non sarebbe una sorpresa se tu ti facessi vivo più spesso, due anni fa abbiamo installato piscina e sauna.-
Dopo il bagno nella piscina riscaldata se ne stavano in sauna nudi e rilassati, Stefano posava spesso gli occhi sulla figura di lei, non la trovava cambiata più di tanto, la sua carne era ancora soda, la pelle mostrava qualche inevitabile segno ma Adelina rimaneva ancora una bella donna, desiderabile e affascinante.
Lei sentiva gli occhi indagatori di lui, non sapeva se il suo ascendente su Stefano fosse rimasto immutato, quel che era certo era che lo avrebbe voluto, per se stessa e per fargli capire alcune cose sull’amore e sul sesso.
Si sta bene qui.-
Lo so, purtroppo posso concedermela solo nei periodi morti.-
Già! Quando gli altri si divertono tu lavori.-
Uhm….a volte mi diverto anch’io……..non in sauna però.-
Non avrai trovato un sostituto? Ne sarei gelosissimo……..-
Un sorriso d’intesa corse tra i due.
Non uno, dopo di te molti altri, la storia di tua moglie non è molto dissimile dalla mia, la differenza sta che lei ha avuto un amante consapevole della materia che stava lavorando, mentre io ho avuto te vigoroso e spensierato ma non me ne volere, senza la complessità e l’esperienza di un uomo, d’altronde eri il mio bambino.
Lo capisco avevo solo diciassette anni e chi di grazia ti ha reso ‘ evoluta’.-
Non ci crederai, ma è stato mio marito Gustav, dopo un paio d’anni che noi………ci ha scoperto.-
Lui sapeva!!!-
Si, voleva lasciarmi ma dopo alcune litigate ho scoperto che voleva sentire i particolari dei nostri incontri non per amor di verità, ma perchè la cosa lo intrigava, all’estate successiva ti aspettava più fremente di me ed alcune volte ci ha anche spiato.
Non riuscirei mai a guardare mia moglie che fa l’amore con un altro, troppo degradante.-
Adesso sei ferito e umiliato, ci vuole tempo.-
La sauna prevedeva una sosta al freddo sulla neve, con il solo asciugamano in vita, a otto gradi sottozero Stefano si chiedeva che piacere vi fosse in tal massacro, Adeline al suo fianco respirava profondamente, non sentiva alcun disagio, ‘ wonderwoman’ pensò lui , prevedendo che al rientro il suo pisellino potesse fare a gara per dimensioni con un microbo.
Cenarono e parlarono d’altro, alle dieci Stefano era già a letto la stanchezza per la lunga escursione aveva avuto il sopravvento su ogni cosa.
L’indomani accompagnò Adeline a far spese, in paese incontrò alcuni vecchi amici, lo invitarono a pranzo, volevano ricordare le loro estati. Adeline si defilò erano coetanei di Stefano, si sarebbe sentita fuori luogo.
Tornò verso le quattro del pomeriggio mezzo ciucco, si ostinava ogni volta a sfidare qualcuno di loro a carte, non giocavano a soldi ma chi perdeva doveva pagare da bere e ingurgitare il doppio degli altri, lui non era né peggio né meglio di loro nel gioco, il punto era che era peggio nel tenere l’alcool.
Vai a letto, ti ho messo la sveglia per cena, stasera si mangia in piscina.
Mi viiiizi.-
Biascicò Stefano prima di cadere in un sonno profondo. Al risveglio si sistemò un po’ e scese in piscina, c’erano candele sparse qua e là , un basso tavolino con alcuni stuzzichini e Adeline sorridente.
Ti sei rimesso? –
Più o meno.-
Stasera food finger, troverai dei vol-au-vent con spek e nocciole e strudel salato con finferli e asiago da bere se non ti dà il voltastomaco ho pensato ad un lamarein.-
Non preoccuparti ci ho dormito sopra e la scimmia pare se ne sia andata, eppoi ad un lamarein non potrei mai rinunciare.-
Stava già pregustando il lagrein che Josephus Mayr produceva con le tecniche dell’amarone e poche cose al mondo avrebbero potuto distoglierlo da quel piacere, tra queste vi era il pensiero di sua moglie con un altro……..
Mangiò e bevve poco e di malavoglia.
Stai pensando a lei? Sei geloso, incazzato ed ancora innamorato.-
Si, non capisco che bisogno possa avere avuto, lei stessa ha detto che mi ha sempre amato e che mi ama tuttora, perché l’ha fatto?!-
Io un’idea me la sono fatta.-
Disse Adeline avvicinandosi a lui.
Ci sono cose che voi maschi non chiedete alle vostre donne e la stessa cosa accade a noi, voi andate a puttane, e noi? Ci dibattiamo cercando di capire cosa fare, a volte ci prendiamo un bel ragazzo….-
Nel dire questo gli accarezzò il torace.
A volte basta, altre volte la cosa è più complicata, abbiamo bisogno di più, quando dite che le donne sono ingarbugliate e non riuscite a capirle, beh! Forse è vero e se pensate che il problema si fermi ai piedi del letto, vi sbagliate di grosso.-
Io………-
Lei adesso era scesa dal torace fin quasi all’interno del costume da bagno, lui aveva suo malgrado un’erezione.
Shhhh! Lascia parlare me. Tua moglie cercava qualcosa che tu non eri in grado di darle, hai mai pensato di lasciarle dei segni rossi sulle chiappe?-
No, noh……-
Adeline gli aveva abbassato gli slip e gli stava massaggiando i testicoli.
Oppure di sbatterla sul cofano di una macchina in un parcheggio?-
Mmmmmh……-
Il massaggio si era esteso al pene, glielo stringeva con forza, cosa che non aveva mai fatto.
Le hai mai ordinato di inginocchiarsi e far questo.-
ohhhh noooo.-
La bocca di Adeline, la lingua di Adeline seguivano la sua asta, la inghiottivano, mentre lui pensava a Beatrice con un grosso cazzo tra le labbra.
L’hai mai pensata così dissoluta, pronta a spalmarsi addosso il seme di un altro?-
A..de..li..ne se con..ti..nui co..sì ti vengo in boc…ca.-
Sarebbe bello, ma voglio risparmiarti un po’ per me e tu farai il mio cagnolino se vorrai dare sfogo a questo pezzo di carne.-
Era tornata a stringergli il pene e la sua lingua affondava tra le labbra dell’uomo, si staccò e lo morse sulla spalla, inaspettatamente il suo pene reagì gonfiandosi ulteriormente tra le dita della donna.
Ti piace la donna autoritaria? Eh!-
Gli sussurrò all’orecchio sempre tenendolo per l’uccello.
Mio Dio, siiiiii.-
Vediamo fino a che punto!!!-
Stefano non capiva quanto gli stava succedendo, provava un abbandono totale, sembrava quasi che avesse bisogno di quel trattamento,espiava le sue colpe pur non avendone………..
La piscina aveva una piccola palestra annessa, lei ve lo condusse, sempre tenendolo per l’appendice carnosa.
Giocheremo con le corde, sai io sono un alpinista e le so usare.-
Stefano ormai non era altro che carne succube.
Vieni, cominceremo dai polsi.-
Non erano cordini da montagna ma vere corde in canapa di Manila, sentiva i trefoli scorrere sulla pelle, erano come le spire di un serpente costrittore, lentamente ma inesorabilmente stringevano, i polsi, le caviglie , il torace……infine un cordino più fine compresse la sua asta gonfia all’inverosimile, lasciando libero solo il glande, la maestria di Adeline stava nel sapere dosare la pressione del cordame, appena un po’ di più e il suo pene privo di sangue si sarebbe afflosciato, invece così il sangue confluiva sulla cappella rendendola violacea e appetitosa.
Ti rendi conto che sei immobilizzato e che io potrei farti qualsiasi cosa? Potrei farti questo….-
Si chinò e gli succhiò il glande su cui apparivano alcune goccioline, segno evidente che la cosa gli piaceva.
Oppure questo…..-
Un oggetto piatto lo colpì sulle natiche, una, due, tre volte, poi ancora la lingua di lei, il dolore si mischiava al piacere quasi che uno non si potesse scindere dall’altro, il dolce massacro continuò a lungo, lei sempre attenta a tenerlo sull’orlo.
Adesso togliamo il vestitino al tuo pisellone.-
La corda scivolò magicamente dal suo pene e altrettanto magicamente arrivarono le labbra di lei a dare sollievo alla carne martoriata, gli stava massaggiando i testicoli con dolcezza, le dita scorrevano tra lo scroto e l’ano, appeso e legato come un salame poteva solo subire, piacere o dolore la scelta non spettava a lui.
All’improvviso non sentì più le sue labbra, un bavaglio di seta e una benda scura lo portarono in una nuova dimensione, sentiva dei rumori, catene? Cuoio? Un barattolo? Non capiva!
I seni di lei sulla schiena furono un conforto breve, ma lo riportarono in uno schema che lo rassicurava, poi sentì ancora le sue dita sull’ano, erano fresche e scivolavano dentro di lui senza difficoltà, era una sensazione nuova, lui pur ritenendosi molto aperto verso il sesso aveva sempre rifiutato quell’approccio anche dalle femmine. Sentì il suo corpo abbassarsi ed i suoi piedi toccare terra, fu fatto flettere in avanti e fatto appoggiare probabilmente ad una cavallina da palestra, qualcosa di duro e freddo si fece strada dentro di lui, sentiva lei ansimare alle sue spalle, prendergli il pene e menarglielo, solo allora si rese conto che Adeline gli aveva rotto il culo, si dimenò cercando di liberarsi, ma probabilmente lei lo prese come uno sprone e affondò i colpi con più decisione, il supplizio continuò finché la sua mente non si arrese e venne copiosamente tra le mani di Adeline.
Adesso ti sciolgo non ti togliere la benda.-
Lo immerse nell’acqua tiepida, poi lo fece stendere su di un lettino, lo accarezzò come si fa con un bimbo, aspettò che si riprendesse com’è naturale per un uomo prima di ricominciare.
Ora alzati e togliti la benda.-
Lei era distesa davanti a lui, oscenamente a gambe larghe, indossava uno strap on.-
Guarda…..-
Dicendo questo si tolse le cinghie che tenevano insieme il fallo artificiale e lo tolse, era del tipo doppio, quando lo sfilò da dentro di lei era grondante dei suoi umori e in un attimo le labbra della vagina si riempirono di quella lussuriosa rugiada.
Stefano la assalì come un cane infoiato e la prese con veemenza, impalandola letteralmente in ogni suo buco, tale era l’energia e la forza che aveva in quel momento, la scopò con brutalità, chiavandosene se fosse o meno contenta del trattamento che riceveva, la sua mente ed il suo corpo reclamavano vendetta per l’umiliazione appena subita.
Adeline dal canto suo era consapevole che la sua provocazione aveva colto nel segno e ne stava raccogliendo i frutti, ora aveva tra le gambe un bruto, un animale mai sazio, lo aveva oltraggiato e ora lui stava facendo altrettanto con lei, gli spruzzi di sperma che le colarono sul viso furono l’atto finale di quella serata.
Stefano nel suo letto ripensava a quanto accaduto, Adeline si era dimostrata molto arguta, al solito aveva preferito i fatti alle parole, gli aveva fatto capire cosa in realtà cercasse sua moglie.
Aveva anche capito il perché lei andasse a cercare altrove quelle sensazioni, in una vita fatta di abitudini consolidate e di aspettative e sogni per i propri figli c’era spazio solo per l’amore e la dolcezza, cose che lei non aveva fatto mancare a lui e alla famiglia. Il sesso anche trasgressivo che avevano condiviso non aveva nulla a che fare con quello che aveva sperimentato quella notte, si rendeva conto che ora non poteva più guardarla con gli occhi di un tempo, non poteva immaginare una vita con lei o senza di lei. Insomma! La confusione nella sua mente stava sparendo ma sulla sua vita, la loro vita, si aprivano scenari mai contemplati.

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anicestellato17@libero.it PASSATO E FUTURO

Si alzò prestissimo, non aveva voglia di incontrare Adeline da appena sveglio, un po’ si vergognava per come aveva goduto la sera prima……………..Si vestì in fretta e s’incamminò lungo un sentiero di media quota dove presumibilmente non avrebbe trovato neve, destinazione Laces.
La giornata era splendida e la sua mente poco incline a ragionare, così si godette la vista dell’Ortles e della piramide del Gran Zebrù , meravigliosamente liberi da nubi dominavano un paesaggio di vette frastagliate ,la verde vallata si agitava al respiro del freddo vento che scendeva dai ghiacciai e gonfiava i suoi capelli, regalandogli una vertigine di libertà . Camminò di buona lena voleva arrivare alla meta prima delle nove, altrimenti senza caffè fino a quell’ora avrebbe dato di matto.
Non ricordava il nome e nemmeno l’ubicazione della pasticceria dove i suoi genitori lo portavano da bambino, seguì l’inconfondibile traccia olfattiva che solo un krapfen dell’Alto Adige può emettere ed in breve si ritrovò davanti ad un caffè americano piacevolmente fumante, naturalmente accompagnato da quella leccornia che l’aveva guidato fin la.
Si alzò di lì a mezz’ora dopo aver decisamente esagerato con i krapfen, d’altronde non poteva prevedere che il vecchio pasticcere avesse introdotto la variante zabaione per il ripieno.
Imbuddhato come un pitone riprese la strada del ritorno, i meli spogli e allineati scortarono i suoi pensieri verso Beatrice, a pancia piena (troppo piena) il cervello aveva ripreso a funzionare.
Lo scenario a cui lo aveva messo di fronte Adeline era complesso e difficile da accettare, se da un lato adesso capiva Beatrice, dall’altro si sentiva lontano da lei, lui l’aveva amata con devozione ed infinita dolcezza, aveva riposto la sua fiducia su di lei e lei l’aveva tradito.
Quel pensiero gli fece venire in mente una frase di Rainer Maria Rilke ‘ essere amati, è passare, amare, è durare’
Camminava a testa bassa cercando di razionalizzare i suoi sentimenti, dimenticando che in montagna ogni tanto un’occhiata al cielo bisogna darla, le nubi che di solito al primo pomeriggio si addensavano sulle vette più alte quel giorno alle 10 del mattino già avevano cominciato a migrare verso il fondo valle, la pioggia mista a neve lo colse a metà percorso.
Mano a mano che si avvicinava a Martello il tempo peggiorava, raffiche di vento spazzavano il fogliame e il nevischio si era trasformato in neve, lui, nella solitudine del bosco con abiti poco adatti e con il cervello in tumulto fini col perdersi.
Adeline non vedendolo tornare a mezzogiorno e considerato il tempo in peggioramento decise di fare un giro per il paese ‘ non reggerebbe una seconda partita a carte’ si disse, pensando di trovarlo al bar ubriaco.
Invece non lo si trovava da nessuna parte, sembrava sparito nel nulla, eppure la sua macchina era nel parcheggio……
Chiese un po’ a tutti se lo avessero visto, verso le due incrociò Maier un anziano contadino.
Alle 9,00 era a Laces in pasticceria, non mi ha visto si stava rimpinzando di krapfen-
Chi va per monti o sui monti ci vive è abituato a non perdere tempo, la differenza di qualche ora può significare la differenza tra la vita e la morte.
In pochi minuti il paese era allertato, quattro squadre di soccorso si mossero in direzione di Laces, dopo venti minuti una di queste trovò alcune orme sul sentiero preso da Stefano, per accorgersi poco dopo che le tracce lasciavano la via segnalata per addentrarsi nel fitto del bosco.
Le radioline portatili gracchiarono le coordinate, mentre la nevicata scendeva copiosa.
Stefano non trovava riferimenti, si era reso conto d’essersi perso e della delicata situazione in cui si trovava, la neve avrebbe in breve tempo coperto le sue tracce, nascondendole ad eventuali soccorritori, se ce ne sarebbero stati, perché si era mosso senza avvisare nessuno.
Gridare non sarebbe servito, i suoni con quel tempo non si propagavano, l’unica cosa che poteva fare era spezzare rami secchi sperando che qualcuno li riconoscesse come una traccia, e muoversi il più possibile per combattere il freddo.
Mancava un’ora al crepuscolo e Adeline cominciava a preoccuparsi seriamente, i soccorritori gli avevano segnalato il punto in cui si era perso, purtroppo proprio lì vi era un lungo costone che avrebbe impedito a Stefano di raggiungere la valle , l’unica via di uscita sarebbe stata la risalita, ma conoscendolo sapeva che avrebbe ragionato come uno di Parma ‘ se scendo prima o poi incrocerò la statale’.
Lo trovarono ormai senza forze un’ora dopo il tramonto.
Stefano cosa ti è saltato in mente?-
Era la voce di Gunther uno dei suoi amici, avrebbe voluto ringraziarlo ma era intirizzito e tremava come una foglia.
Grande idea quella di lasciare delle tracce di sangue.-
Rimbeccò Walter. Lui non aveva lasciato tracce di sangue, perché l’amico aveva detto così? Un attimo prima che la vista gli si offuscasse guardò in basso e vide le sue mani grondare il rosso liquido, poi venne la tenebra.
Lo portarono alla pensione di Adeline semincosciente, fu fatto venire un dottore da Laces.
Niente di grave, ma è in preda ad un forte stato febbrile, non so se per lo shock termico o per quello nervoso o forse per entrambi, fatto sta che deve stare tranquillo per alcuni giorni. La terapia: Tachipirina in caso la febbre andasse oltre i quaranta e cibo liquido preferibilmente caldo. Ah!………Dimenticavo una cosa……… quando riprenderà conoscenza dica al suo amico che anche se pensa che la colazione è il pasto più importante della giornata, sette krapfen allo zabaione sono veramente troppi, soprattutto se poi non ne trovo più per i miei figli!-
Grazie mille dottore! Cosa le devo?-
Niente, ma se fosse così gentile da farmi una delle sue famose tisane?-
Si figuri ! Arrivo in un attimo, intanto se vuole accomodarsi al tavolo vicino alla finestra.-
Il dottore era un uomo di circa trentacinque anni, la faccia sembrava quasi scolpita nella pietra, per quanto duri erano i suoi tratti, sotto i vestiti nascondeva un fisico che le donne del paese definivano da urlo, era uno che non abbassava mai lo sguardo.
Dottore ecco la sua tisana.-
Sorseggiò la bevanda.
Mi scusi ma questa tisana è una schifezza immonda!-
Ho usato le solite erbe, forse un po’ di melissa in meno.-
Il punto è che non mi soddisfa, lei sa cosa deve fare.-
Adeline sparì in un attimo e in un attimo tornò, portò con se una videocamera che installò su un treppiede, si sedette di fronte all’uomo.
Saluta il tuo maritino, troia!-
Si girò verso l’obbiettivo, si abbassò la camicetta, l’aureola dei capezzoli fece capolino dal reggiseno a balconcino, si toccò delicatamente i rosei bottoncini, il suo corpo ebbe un primo leggero fremito, poi la lingua inumidì le labbra, era un rituale che a Gustav piaceva moltissimo, lei che eccitata da una presenza a lui sconosciuta gli trasmetteva la sua voglia.
Poi la mano del dottore venne a nascondere il suo viso, l’inequivocabile segno delle corna troneggiava nell’inquadratura rimandata anche nel televisore, lei ingoiò voluttuosamente prima l’indice poi il mignolo, si mise di spalle mostrando il sedere , stavolta la mano del medico strappò le mutande della signora che già gemeva pregustando quanto stava per accadere, lui la tirò in piedi , prese i lembi della camicetta e lacerò anche questa.
Lei ebbe un sussultò e lo schiaffeggiò.
Lurida puttana pensi di poterti sottrarre a me.-
Non ci penso neanche, ma al cornuto piace l’idea che io mi difenda.-
Bene e allora difenditi da questo,-
Improvvisa arrivò una mano ad afferrargli i capelli, tirandola verso il basso, mentre con l’altra lui si slacciava i pantaloni.
Abbassami le mutande con i denti e poi ingoialo.-
Adeline obbedì , l’odore ed il sapore dell’uomo avevano il potere di portarla in uno stato di eccitazione senza pari, quando contemplava quel poderoso bastone, agognato da tutte le femmine della vallata, si sentiva rapita ed il suo corpo rispondeva senza bisogno di altre sollecitazioni.
Il dottore, mentre lei avvolgeva delicatamente il glande con le labbra, pensava al fatto che niente mai lo aveva coinvolto come questo, scopare la moglie del sindaco era sì eccitante ma sapere che lui li avrebbe rivisti, quello lo mandava fuori di testa. La lingua di lei passava dai testicoli per finire sulla cappella, scivolava sulla pelle depilata lasciando una scia calda. Lui non era il tipo che scopava le pazienti, aveva una moglie bellissima ed una prole a cui badare, non aveva altre necessità, ma quando alcuni anni prima Adeline venne da lui con un evidente livido sul sedere e gli confessò di esserselo fatta in crociera…….
-Sa dottore le balaustre della nave erano molto scomode.-
Mi scusi signora ma cosa ci faceva col sedere sulla balaustra?-
Ehm!…..facevo……non so come dirglielo……….l’amore…..-
Oh mio Dio! Non vi ci vedo proprio, lei e il sindaco sul ponte di una nave.-
Neanch’io, infatti non ero con mio marito.-
Non era…………??? Ma il segno è molto evidente cosa gli ha raccontato poi?-
Nulla è stato il mio primo soccorritore!-
Ma allora…..?-
Lui era lì e stava guardando me e quel marinaio scopare, lo trova strano?-
Strano alquanto direi!-
Dopo quella rivelazione si ritrovò spesso a pensare ad Adeline che scopava senza ritegno di fronte al marito,e spesso si ritrovava con un erezione tra le mani.
Un giorno passò a controllare delle analisi, erano a casa entrambi.-
Adeline servì una Tisana buonissima e lui volle controllare le erbe che aveva usato, una volta in cucina le disse semplicemente di togliersi le mutande di tornare di là e di stare al gioco, lei voltandosi verso di lui non nascose la sorpresa subito celata da un sorriso d’intesa.
Signor sindaco devo dirle che sono veramente scandalizzato.-
Perché mai dottore, non ho fatto nulla.-
Lei no! Ma sua moglie non ha certo un comportamento consono.-
Dottore ma che sta dicendo?-
Guardi!-
Dicendo questo sollevò la gonna di Adeline mostrando la sua nudità.
Adeline!??! Ma cosa ti è saltato in mente ?-
Questo non è certo un atteggiamento da signora perbene, soltanto una puttana accoglierebbe un ospite in queste condizioni.-
Come si permette, io non sono una puttana!!!-
E allora è una troia, e sono certo che lo è, e il suo maritino qui presente ha un palco sulla testa degno di un cervo adulto.-
Ma cosa dice impudente!-
Ma come parla forbito sindaco, i fatti non le parole, quanto scommettiamo che sua moglie e più umida di un prato dopo una nebbia?-
Dicendo questo infilò un dito tra le labbra della vagina di lei, tirandole fuori evidentemente bagnate.
Mi crede ora che sua moglie è una vera vacca!-
Si ma io………-
Il marito rimase senza parole vedendolo condurre Adeline su di un tavolo ,stendervela sopra estrarre il suo grosso pene e scoparsela senza preamboli.
Lei gridava il suo piacere, Gustav a pochi metri si masturbava con non poco gaudio, e lui immerso dentro di lei oltre ai piaceri della carne provava nuove sensazioni,stava montando la donna consapevole del proprio controllo e potere.
I suoi pensieri fecero spazio al presente, stava sbattendo Adeline appoggiata allo stipite della porta , il pene la impalava senza pietà, avrebbe voluto sbatterglielo fino in gola, ad ogni colpo lei sussultava, preda senza scampo, imprigionata tra lui e il duro legno sentiva il cazzo staccarsi da lei per poi riaffondare e traghettarla in un mondo di cruda estasi.
Stefano era preda di incubi gli pareva che Beatrice stesse facendo l’amore in piedi con un altro davanti a lui, avrebbe voluto dirle qualcosa per porre fine a quell’umiliazione ma non aveva la forza di alzarsi, i suoi gemiti di piacere sembravano quasi amplificati nel torpore che invadeva il resto del corpo.
Adeline stava arrivando all’orgasmo, il suo corpo in tensione e la testa all’indietro che ciondolava sotto i colpi di lui, venne mentre il dottore la riprendeva con il telefonino e diceva……
Sindaco questo è un supplemento ,quando torni ti vedrai il resto, intanto fatti una sega pensando in che buco la farcirò stavolta.-
Spense il telefonino e la mise a 90′ , immerse nuovamente il pene nella vagina, solamente per lubrificarlo un po’ e poi prese l’ano della donna che lo accolse con un brivido, le dita sul clitoride e il cazzo di lui che le sfondava il sedere la portarono nuovamente all’orgasmo seguito da quello di lui, il getto caldo di sperma le riempì le budella, rimase in quella posizione finché non sentì fuoriuscire ‘la crema’ ad uso e consumo del marito.
Stefano vedeva Bea donarsi senza remore ad uno sconosciuto, abbandonarsi a lui come non era mai successo tra loro, era il modo in cui godeva, in cui partecipava o rimaneva coinvolta che era diverso, ora con il culo sfondato e con lo sperma che fuoriusciva dalla stretta apertura gli chiedeva di capirla e di condividere con lei l’amore degli altri………..poi nuovamente buio……..
-Dottore quando gradisce un’altra ’tisana’ si fermi pure.-
Quella parola era diventato il codice con cui lui comunicava l’inizio del gioco.
Quando passerò da queste parti non mancherò.-
La febbre alta non lasciò Stefano per altri due giorni, Adeline lo accudì e attese che si riprendesse, in tutto ci vollero quattro giorni, una volta rimessosi Stefano era pronto a ritornare alla sua vita.
Grazie Adeline, sapevo che potevo contare su di te, mi hai fatto capire molte cose e mi sei stata di grande aiuto spirituale e materiale, sono in debito di una montagna di favori.-
Ma dai Stefano, ti assicuro che il rivederti mi ha già ripagato di tutto.-
Passò in paese a salutare e a ringraziare gli amici…..
Non ringraziare noi ti sei salvato da te ,le gocce di sangue come i sassolini di Pollicino, che idea!!-
Ragazzi, in verità non avevo portato guanti e mi sono ferito casualmente spezzando rami.-
Ah! Ecco spiegato! Ci chiedevamo come aveva fatto uno di Parma a pensare una cosa così. Senza guanti eh !-
Seguì una contagiosa risata, il tutto finì come al solito con una colossale bevuta.
Dopo qualche ora era in auto sulla strada del ritorno, confrontava Bea e Adeline.
‘ Non credo che Bea sia come Adeline, lei non lo farebbe mai davanti a me e non godrebbe nell’umiliarmi, mi conosce troppo bene per pensare che io possa condividere una cosa simile’ mentre le sue meningi analizzavano, il basso ventre rispondeva in maniera diametralmente opposta.
Adeline sapeva già cosa avrebbe fatto, lo aveva messo di fronte a realtà che lui probabilmente non pensava esistessero, gli aveva fatto intuire le motivazioni fisiche e psicologiche che potevano aver spinto Beatrice al tradimento, anche se lei non lo considerava tale, non lo era più nel momento stesso in cui lei gli aveva confessato tutto.
Venne il momento dei confronti.
Una volta a Parma chiamò Bea….
Ciao, sono tornato in città, vorrei parlarti!-
Ero preoccupata, pensavo avessi fatto qualche stupidata…….-
Ero in montagna da una amica, dove vuoi che ci vediamo?-
A casa, se per te va bene? –
Ok! Quando?-
Anche subito, via il dente via il dolore…..-
Tra mezz’ora sono lì.-
Bea era stata in ansia, sapeva di averlo ferito nel suo orgoglio e la lunga assenza da ogni cosa della sua vita gli aveva fatto temere il peggio. Infatti nessuno più lo aveva visto o sentito. In ufficio Franco aveva dovuto fare i salti mortali per tamponare il lavoro del socio e senza alcuna indicazione in merito. I suoi amici abituati a sentirlo ogni giorno erano anch’essi preoccupati.
Bea nel mezzo tranquillizzava tutti, in cuor suo sapeva che non avrebbe mai fatto gesti estremi, ‘Un emergenza in famiglia, ma nulla di ché’ lo giustificava.
Arrivò, il passo risoluto di chi aveva preso una decisione, in viso il pallore della malattia lo faceva sembrare debole.
L’aspetto in realtà poco si sposava con quello che avvenne in seguito.

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Bea lo attendeva seduta compostamente sul divano, la sua fine bellezza nonostante le poche ore di sonno imperava su tutto, Stefano non riusciva a staccare lo sguardo da lei, ne era ancora innamorato perso e questo acuiva il suo dolore.
-Ciao, dove eri finito?-
-A Martello da Adeline. –
-Adeline? –
-Si ci andavo a passare le vacanze estive, lei mi sa capire……-
-Hai pensato a noi due? –
-Si, quasi in ogni momento. –
-E………….-
-Ho analizzato la cosa, non puoi capire quanto ciò mi abbia shoccato, tu che ti dai così e con pochi sensi di colpa…..-
-Non è vero! Non ho sensi di colpa verso me stessa, ho semplicemente accettato questo come parte di me, ma verso di te ed i nostri figli sono profondamente dispiaciuta per quel che ho fatto.-
-E adesso tu vorresti che io lo accettassi, o peggio che lo condividessi con te e magari il tuo amante, la tua amante? Che mi cibassi dell’eco del tuo corpo dopo gli amplessi degli altri? Tu non hai idea di quanto io ti ami ancora, il solo vederti mi fa ribollire il sangue e non ti nascondo che il pensarti tra le braccia di un altro mi eccita pure, ma fa decisamente a pugni con la mia dignità, con il mio essere padre e potrebbe essere oltremodo imbarazzante per il mio lavoro.-
-Quindi una parte di te lo accetta e l’altra lo ripugna? Ti sembrerà strano, ma lo capisco perfettamente, io sono rimasta in quel limbo per molti anni ‘………….e non avresti l’eco di niente, solamente me nel modo più completo possibile.-
-Vorresti dirmi che in tutti questi anni ho bevuto chinotto ed invece avrei potuto bere champagne? Dovrei quindi esserti grato per il salto di qualità?-
-No! Voglio dire che finora hai dimenticato in cantina un chateau lafitte ed ora che è venuto il momento di stapparlo ed apprezzarlo in tutta la sua complessità preferisci lasciarlo ancora lì.-
-No Bea, qualcun altro è passato in cantina prima di me!!!-
Dicendo questo si alzò e si allontanò da quella che era stata fino ad allora la sua vita, non sentiva di avere subito un trauma, si sentiva invece come un bambino dopo una crescita spropositata in pochissimo tempo, quello che cresceva in lui era la coscienza di se stesso.
Beatrice aveva messo in preventivo che il marito potesse lasciarla, eppure adesso ,mentre lui se ne andava, le prese una strana angoscia era come se il vuoto si stesse impadronendo della sua casa.
Passarono alcune settimane, l’autunno fece spazio all’inverno e le loro vite nonostante tutto proseguirono, le loro strade si incrociarono raramente e quasi sempre in presenza dei figli.
A Bea mancavano dei passaggi, lui era troppo consapevole di cosa era lei, però forse in maniera errata e sicuramente quell’idea se l’era fatta durante quella settimana in Val Martello, fu così che per le vacanze invernali prenotò due camere per sé e i figli alla pensione ‘ Adeline’ ‘…………
Stefano durante la difesa di Alberto conobbe a fondo il suo antagonista, facile all’ira, prepotente, irrispettoso delle regole in generale e prevaricatore nei confronti delle donne. Inizialmente non poteva capire come avesse potuto sua moglie solo prendere in considerazione un simile soggetto.
Lo difese egregiamente, al punto che Alberto fu accusato ‘solamente’ di omicidio colposo, e scarcerato in quanto considerato non pericoloso.
-Grazie avvocato, Beatrice aveva ragione a considerarla il migliore.-
-Purtroppo non in tutti i campi. –
-Mi dispiace veramente, lei è una persona degna, ma la cosa è più complessa di quanto crede, ad esempio io e lei quasi non ci parlavamo, non avevamo altro legame che il sesso.
-Magari un giorno ne parleremo più profondamente, al momento la ferita è troppo fresca per…….-
-Capisco.-
Stefano aveva preso in affitto un appartamento in centro storico, avviato le pratiche di separazione e pianificato la vita per i prossimi tre secoli, il tutto per tenersi attivo e non pensare a lei.
Giovanni si divideva tra i due amici: con Stefano lo sport, alcune serate e qualche week end; con Beatrice andava a correre al mattino, qualche serata e spesso nella trattoria di Mario.
Fu in una di quelle cene che Bea raccontò agli amici lo svolgersi dei fatti, la colpì una frase di Giovanni che disse quasi sottovoce in macchina mentre ritornavano verso Parma e che lei finse di non sentire ‘ io non avrò mai un’opportunità così, che idiota Stefano’.
Adeline accolse i suoi nuovi ospiti con la solita consueta cordialità, mettendoli a proprio agio e facendo loro scoprire gli intimi segreti della sua casa, almeno questo dovevano sembrare agli occhi dei figli di Beatrice che incantati seguivano la bella signora in abiti tirolesi per la casa attraverso cucine, piscina, solarium, nella piccola biblioteca ed infine nella sala da pranzo.
Beatrice invece soppesava l’albergatrice : le dava sui quarantacinque, bel viso, corpo tonico, affabile. Cosa poteva aver condiviso Stefano con lei?
Adeline sin dalla prenotazione aveva un sospetto sul chi fosse la signora con i bambini.
Trentacinque anni, da Parma, con due figli e si chiamava Beatrice!!!
I sospetti divennero certezze qualora la vide, corrispondeva appieno alla descrizione di Stefano .
Avrebbe lasciato fare voleva capire il perché di quella visita.
Il giorno dopo Beatrice chiese se c’era una scuola sci da quelle parti, Adeline ne indicò una con il servizio baby sitter dalle 9 alle 16.
Il giorno seguente dopo aver lasciato la prole alle cure del park snow decise di rilassarsi tra piscina, sauna e solarium e forse sarebbe stata l’occasione giusta per approfondire la conoscenza dell’altoatesina.
Passò al banco della reception a chiedere l’accappatoio ma non vi trovò Adeline, rimase delusa, stava perdendo tempo e i cinque giorni che rimanevano non erano poi tanti se voleva entrare in confidenza con lei.
Passò quasi tre ore a viziarsi in acqua e per finire decise di concedersi un massaggio.
La massaggiatrice la fece stendere sul lettino, preparò gli oli essenziali, la stanza si riempì di profumi inebrianti…….
-Paola, ti dispiace se la signora la faccio io?-
-Si figuri! ne approfitto per fare la pausa pranzo.-
Beatrice aveva riconosciuto la voce della titolare ed immediatamente si irrigidì.
Adeline aveva scelto appositamente un momento in cui Bea fosse vulnerabile e lì nuda sotto le sue mani lo era sicuramente.
Mischiò gli oli con perizia e con perizia li sparse sul corpo di Bea, fece tutto in silenzio poi improvviso arrivò l’attacco diretto.
-Dunque lei è la famosa Beatrice, la moglie di Stefano. Come mai da queste parti e sola?-
-Dovrebbe saperlo, visto che mi ha lasciata dopo che ha parlato con lei.-
-Dunque questa è stata la sua decisione, lo avevo immaginato, era profondamente ferito nell’orgoglio.-
-Ho come l’impressione che lui qui si sia fatto fuorviare.-
-Oh no! Almeno credo, forse è meglio che le spieghi……-
Raccontò a Bea di come lei e Stefano erano diventati amanti, di lei e suo marito ed infine di come lo aveva portato a capire cosa implicava essere sposati ad una donna come lei.
-Lo ha sodomizzato!!! E gli è piaciuto!! E secondo lei questo lo ha aiutato a capire? Forse ,magari l’ha spaventato!?-
-Non mi prenda per quello che non sono, perché le assicuro che non sono né indelicata né priva di cervello, ed ho fatto questo perché conosco Stefano in ogni sua paura, in ogni sua esigenza fin da quando era bambino, è l’esempio pratico che scatena in lui il pensiero, se non sbaglio non si è laureato molto bene, ma poi messo di fronte a fatti veri si è dimostrato uno dei migliori.-
Era vero, Stefano aveva bisogno di riferimenti e prima di mettere in moto la testa doveva far ragionare la pancia.
-La sodomia poi è stato un mezzo per portarlo a guardare dall’altro lato, con l’occhio dell’animale che suppongo a lei piaccia molto………-
Bea rimaneva in silenzio e macinava pensieri ‘ come poteva quella donna sapere così tanto di lei? Sicuramente Stefano gli aveva raccontato fedelmente i fatti, ma difficilmente si sarebbe addentrato in considerazioni psicologiche. Probabilmente era una di quelle che riuscivano ad analizzare le persone attraverso il letto.’
Si girò e le piantò gli occhi addosso, era furente perché si sentiva tradita, ad Adeline Stefano aveva dato tutto se stesso e a lei solo ‘amore’.
-Si calmi, io ho preso quel che è venuto ed ho cercato di fare il bene di entrambi. –
Sembrava le avesse letto nel pensiero! Nel frattempo sosteneva imperturbabile il suo sguardo.
-Avrebbe forse preferito al suo fianco una persona informata a metà? Conoscere il linguaggio del corpo, non è come conoscere il significato delle parole…………-
Quando lei aveva parlato a suo marito in effetti non era rimasto lì a soppesare i fatti, era fuggito senza neanche cercare di capire assieme a lei, con Adeline si era aperto come un fiore a primavera e lei lo aveva portato a capire.
Mi scusi sono una stupida, pensavo che qui avesse maturato una scelta ingiusta, ed invece ora mi rendo conto che lei lo ha fatto ragionare su più fronti, quel che lui ha ponderato è il frutto della sua coscienza.-
-Meno male, ero stanca del suo tono accusatorio, stasera vuol cenare con me?-
-Va bene, posso portare anche i bambini.-
-Certo, comunque se sono stanchi posso far venire un’ottima baby sitter .-
-Grazie, ma preferirei tenerli con me in questo momento sono piuttosto disorientati. Nel caso terrò presente la tua proposta, possiamo passare al tu?-
-Ci mancherebbe! Te l’avrei chiesto io stessa.-
Quando andò a prendere i piccoli li trovò su una collinetta di neve intenti a scivolare su di un gommone da camion , bardati con caschetti e protezioni sembravano dei mini giocatori di hokey.
Rimase lì un bel po’ ad osservarli, erano gli unici due italiani, le altre ‘piccole pesti’ erano di nazionalità tedesca, ma si intendevano alla perfezione ,in fondo si trattava di fare tutti lo stesso sporco lavoro, far slittare il gommone fin sulla cima e poi gettarsi giù alla maggiore velocità possibile.
Arrivarono alla pensione sfiniti, ma non rinunciarono alla piscina, se per un adulto l’acqua vuol dire relax per i bambini vuol dire Gioco con la G maiuscola, alle diciotto erano sfiniti e pronti per andare a nanna . Di loro si occupò la signora Maier che sembrava appena uscita da un bosco popolato di fate e folletti, sicura di averli lasciati in buone mani si preparò per la cena.
Aveva notato come i tedeschi ci tenessero all’eleganza per cena, così anche lei indossò abiti adeguati.
-Ciao Beatrice, ti porto in un posto particolare, una cantina a Pigeno vicino ad Appiano, ottimo cibo, ottimo vino.-
-Sei tu quella del luogo quindi non posso che fidarmi. –
Lungo il tortuoso tragitto parlarono di come era Stefano da piccolo e della sua infanzia in quei luoghi incantati, quando arrivarono alla cantina Stroblhof si ritrovarono immerse nella cordiale atmosfera tirolese, i piatti potevano magari sembrare banali e troppo legati alla tradizione, ma la preparazione e l’aggiunta di qualche erba segreta li facevano assurgere a dimensione divina, almeno quanto bastava ad accompagnare l’immenso pinot nero riserva che loro stessi producevano . In quella festa dei sensi Adeline calò qualche asso………….
-Ella si va, sentendosi laudare
benignamente d’umiltà vestuta
e par che sia una cosa venuta
dal cielo in terra a miracol mostrare.
-La vita nuova, ‘tanto gentil e onesta, pare’ Dante, che brava! –
-Già l’amore di Dante per Beatrice, la prima cosa che mi è venuta in mente vedendoti e rapportandolo a quanto provava Stefano per te, così quando sei smontata dall’auto e vedendo lo sguardo di un ragazzo che passava di lì , mi è subito venuta in mente quella frase.-
-Perché mai?-
-Proviamo a darle un significato , ‘lei cammina percependo dentro di sé l’ammirazione altrui’ e fin qua ci siamo poi le cose cambiano tra il mio modo di vedere e quello di Dante e del tuo ex, ‘rivestita d’umiltà’ per loro! Per me invece ‘ ironicamente vestita d’umiltà la troia’ scusa se mi son permessa.-
-Sei libera di pensarla come vuoi, inoltre ho imparato a non sottovalutarti.-
-Continuo ‘ sembra una creatura scesa dal cielo in terra a mostrare quale miracolo ella rappresenti’ sempre per i due di cui sopra, ma a me tanto gentil e onesta..-
-Non pare –
dissero in coro e scoppiarono in una fragorosa risata .
-Adeline!? Che ci fa qua?-
-Dottore!? Suppongo che mangio sia una buona risposta?
-Si lo è! D’altronde a domanda idiota risposta idiota.
-Le presento Beatrice, una mia ospite, ora anche amica. –
-Piacere, io sono Herman, Herman Maier.-
-Ma è uno sciatore!?-
-Si, ma non ha il copriright del nome!-
Scoppiarono a ridere.
-Caro chi ti rende così allegro?-
-Le signore, te le presento: Adeline una mia paziente di Martello e proprietaria della omonima pensione; Beatrice appena conosciuta.
-Molto piacere, visto che rendete così felice Herman, e se non vi scoccia vi inviterei al nostro tavolo, ci stiamo annoiando, dimenticavo, mi chiamo Maria.-
-Per me va bene.- Disse Adeline facendo l’occhiolino a Beatrice.
Maria si rivelò una colta e affascinante donna, capace di avere argomenti praticamente su tutto, la coppia era seduta tra Bea e Adeline , quando Maria seppe del lavoro di Bea si illuminò.
-Gallerista? Ma è un lavoro magnifico! Avrai a che fare con gente strana, l’estro rende l’artista così imprevedibile ed irrimediabilmente affascinante.
-Quando non si ripete troppo, altrimenti poi viene a noia.-
-Cosa intendi?-
-Intendo che molti , quasi tutti i contemporanei, quando trovano un filone che piace diventano delle industrie e fanno opere molto simili tra loro e allora rientrano nello schema , io vendo arte ma quando l’artista vende se stesso provo un’infinita tristezza.-
Lo sguardo di Maria era fisso su di lei , era uno sguardo ammirato e indagatore, Bea aveva notato che spesso le guardava le mani e quando staccava gli occhi dai suoi prima di cercare altri riferimenti indugiava per un momento sulla sua anatomia.
Vedendo Adeline ed il dottore intenti a chiacchierare decise di osare un corteggiamento.
-Maria , che buon profumo che hai, cos’è?-
– Un classico,Channel n’5-
-Non ci posso credere? Su di me è completamente diverso! Senti.-
Si tirò indietro i capelli ed invitò la moglie del dottore a sentire il suo odore.
-Vero! Sembra più frizzante.-
Lasciò il suo collo a disposizione un po’ più del dovuto, ormai aveva imparato…….
La serata trascorse in buona armonia , tanto che decisero di ritrovarsi prima che Beatrice partisse, i coniugi Maier le invitarono a cena .
L’auto dell’altoatesina riprese la strada di casa.
-Sembri intima con il dottor Maier, molto più di una semplice paziente.-
-A te posso dirlo, sono sicura che non ti scandalizzerai, lui è il mio bull.-
-Ah!
Scandalizzata magari non lo era, ma sorpresa si.
-Ops….mi sbagliavo?-
-No, no , sono stata presa alla sprovvista, sei sempre così diretta?-
-Si, non amo i mezzi termini ed i giri di parole.-
-Dunque tuo marito lo sa?-
-Si è ne è felice ed anche Herman lo è, a lui piace proprio quel ruolo, ad entrambi.-
-A te invece?
-Io?! finché il gioco rimane tale ed ognuno sta al suo posto,lo trovo coinvolgente, eccitante ed estremamente appagante. Tu però non sei proprio come me.-
-No, forse in parte, credo di aver sviluppato più aspetti della mia sessualità ed alcuni di questi combaciano con il tuo mondo, ad esempio quando mi considerano carne da scopare credo che siamo molto vicine.
-Giusto! Ma per il resto?-
-Io non vorrei un marito che assistesse, però che sapesse e lo accettasse si. In ogni caso ho scoperto che mi piace sedurre, in particolar modo quando ciò sembra inarrivabile , mi piace essere domata senza che questo significhi rinunciare a me stessa, quindi chi mi doma deve essere intelligente e sensibile, mi piace anche domare , ma odio la violenza fine a se stessa e tutto ciò che diventa standard.
-Quindi non verrai mai nel mio forum.-
-Forum?-
-Su internet dirigo un piccolo forum in cui gli utenti si scambiano consigli su come far cedere la propria moglie restia a farsi trombare da altri, oppure sull’uso dell’oggettistica o dove trovare un buon bull.-
-Mi dispiace ma sono lontana anni luce da tutto ciò, non vado pazza per l’oggettistica ed in quanto ai bulls non acquisto a catalogo. Non te la prendere la mia non è una critica e nemmeno ti disapprovo, semplicemente non condivido.-
-Che bello parlare così francamente, non ti preoccupare l’avevo capito. Piuttosto a proposito di seduzione e di inarrivabile hai qualche idea su Maria?-
Adeline celata dall’oscurità che avvolgeva l’abitacolo aveva un sorrisetto sornione.
-Hai le orecchie lunghe e lo sguardo attento……mezz’idea a dire il vero, il tempo è poco e lei ne sono sicura non l’ha neanche mai pensato il sesso in quella maniera.-
-Ma tu sei determinata a fare almeno un tentativo……….o sbaglio?-
-Adeline! Son qui a rilassarmi…….-
Ma aveva memorizzato il numero di cellulare della giovane moglie del dottore e…………

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LE GALLERISTE E LO SPIRITO DEL NATALE

Nell’auto che seguiva si tiravano le somme della serata.
-Interessanti quelle due, Beatrice ha una cultura notevole ed un sacco di argomenti in comune con me, Adeline è veramente piena di brio e con te sembra trovarsi a meraviglia.
-Indovina un po’ quanti anni ha?-
-Ne avrà quarantacinque o poco meno.-
-Cinquantatré , non si direbbe vero?-
-E’ ancora molto bella.-
E’ anche la mia paziente preferita.-
Il mattino seguente Beatrice fra le proteste dei bambini decise che non sarebbero andati al Park snow, aveva voglia di loro e si sentiva in colpa per non averli portati con se la sera prima.
-Adeline, dove posso portare questi piccoli selvaggi oggi?-
-Non ne ho idea , ma se telefoni a Maria sicuramente ti darà qualche dritta, ha due figli della stessa età dei tuoi.-
-Ok grazie!-
Mentre digitava il numero, realizzò che la sera precedente non avevano parlato di figli e la cosa le faceva strano.
-Buongiorno Maria, sono Beatrice.-
-Che sorpresa! Ciao.-
-Scusami se ti disturbo.-
-Nessun disturbo, anzi mi fa piacere sentirti.-
-Volevo solo un’informazione, tu hai due figli che hanno più o meno l’età dei miei e sicuramente saprai indicarmi qualche posto dove farli svagare per un paio d’ore.-
-Ho un master in posti dove far divertire i pargoletti, sono vivaci?-
-Si, instancabili.-
-Allora c’è un parco chiuso, quelli con le palline per intenderci, a Merano, sempre lì il trenino, una pista di pattinaggio sul ghiaccio solo per loro qui a Falzes, castelli a volontà, se non sono impressionabili la mummia di similau , oppure il park snow.
-L’ultimo me lo tengo per domani, potrei fare castello alla mattina e pattinaggio il pomeriggio.
-Ottima idea , così il pomeriggio potremo anche vederci con i miei, se ti va?-
-Molto volentieri.-
-Facciamo alle tre alla pista, ciao.-
-Ciao.-
Visitarono il museo di Messner, la rocca ristrutturata era splendida , ebbe gioco facile ad interessarli ,ogni angolo nascondeva un misterioso cavaliere e sicuramente un tesoro doveva trovarsi sotto qualche pietra o dentro qualche stanza, almeno fino a quando il più grande le disse.
-Mamma, sei abbastanza brava a raccontare le storie ma Hilde è la migliore.
-‘Hilde Maier chissà se era parente di Herman’ pensò
-Ma lei usa il libro!-
-No, tira fuori le parole da un capello verde e se le mette in bocca, però qualche volta sbaglia ed escono caramelle.-
-Capisco, deve essere magica.-
-Si, ha una polverina dorata che serve a far saltare la gente come i canguri, su di noi ha funzionato.-
Se la sarebbe portata a casa.
Mangiarono un panino guardando le dolomiti e alle tre in punto erano di fronte alla pista di pattinaggio.
Maria attendeva all’ingresso , portava un basco stilizzato, alcune ciocche bionde fuoriuscivano, era magra con un fisico nervoso e spigoloso, il viso invece era molto dolce, naso all’insù ed occhi grandi di un azzurro intenso, quasi blu.
-Ciao, ti sta un incanto quel cappello.-
-Ciao, questi sono i tuoi figli!? Come vi chiamate?-
Diligentemente i due risposero.
-Va bene allora, Pietro e Matteo questi sono i miei Matt e Bruno, andiamo a noleggiare i pattini per voi?-
Hanno i loro!Sono piuttosto esperti, se così si può dire vista l’età.
Dopo alcuni momenti di naturale impaccio i quattro presero confidenza ed in breve diventarono amici, le mamme dapprima guardinghe sull’evolversi dei rapporti tra i loro figli , si rilassarono e presero posto al bar , davanti ad una cioccolata calda presero a parlare.
Senti ieri parlavamo della tua galleria a Parma e mi è venuta una mezza idea, io qui oltre a fare la mamma non faccio altro, non che sia disperata ma ho ventotto anni e dipendo completamente da mio marito, ho bisogno di fare qualcos’altro e credo che avere una mia galleria a Merano o Vipiteno sia quantomai stimolante e se tu potessi darmi una mano sarebbe fantastico.-
-Non c’è nessun problema, ma hai delle competenze?-
-No, se non conti l’istinto.-
-L’istinto??-
-Si ho in casa alcune cose di artisti contemporanei e magari domani quando vieni a cena potresti dare un’occhiata .-
-A proposito di domani, Adeline lavora fino alle otto, io porto i bambini al park snow poi staranno con Hilde , se ti va potrei darti una mano.
_Uhm…anch’io domani devo tenere impegnati i bambini, potrei lasciarli con i tuoi e dire a Herman di passare a prendere tutti da Adeline, domani ha l’ambulatorio a Martello, i bambini si stringeranno un po’ sul sedile dietro ma sono solo sette chilometri.
-Ottima idea ma devo sentire Hilde se se la sente di tenere quattro diavoletti.-
-Hilde Maier?-
-Si, è per caso parente…..-
-No, no, ma qui non è infrequente avere cognomi omonimi, in ogni caso alle feste dei miei riesce a tenerne a bada almeno quindici, ha una aurea…
-Magica.-
-Esatto! –
-Allora stiamo d’accordo così. Per la galleria invece………-
Bea descrisse a Marie di cosa bisogna essere dotati per intraprendere la carriera di gallerista, le conoscenze, la capacità di discernere i propri gusti da quelli del mercato.
– Lasciati sedurre dalla bellezza ovunque la trovi, cedi al suo richiamo senza razionalizzarlo, le cose più impensate sono spesso quelle da cui fuggiamo, ma è lì che l’arte da l’assoluto.
-Sei un’insegnante magnifica, se mi cucio addosso le tue parole sono sicura che riuscirò ad essere brava anch’io.
-Non preoccuparti e allo stesso tempo non volare troppo, sbatterai il muso su artisti che non piaceranno a nessuno e ne scoprirai altri che non piaceranno a te ma che venderanno tantissimo.-
I pargoli arrivarono in gruppo e pretesero l’attenzione delle loro mamme, che si diedero appuntamento per l’indomani.
Beatrice quando fu alla pensione informò Adeline del cambiamento di programma, lei non fece una piega, solo un sorrisetto d’intesa. Era curiosa di capire fin dove si sarebbe spinta la sua nuova amica.
Il mattino seguente caricò sullo ski bus i piccoli e telefonò a Maria si misero d’accordo per trovarsi alle sei della sera.
Bea si vestì elegante, un vestito grigio fumo al ginocchio e con una generosa scollatura, calze nere grosse, uno scialle di lana d’alpaca nero ed un paio di stivali neri alti con il tacco. comoda ma portò un vestito elegante per la sera. La casa degli Herman era grande e confortevole, mobili arte povera tirolese d’epoca e pareti affrescate con colori caldi .
-Hai una casa veramente bella, direi che parla il tuo linguaggio .-
-Grazie, troppo buona , l’arredatore è stato il mio primo fidanzato, quando ha finito il lavoro mi sono chiesta quanto bene mi conoscesse….. io ho fatto quasi tutto, resta da preparare la tavola e assegnare i posti.
-Hai già finito?-
-Si, non avevo molta voglia di cucinare, mio fratello ha un ristorante e mi adora. .
-Viziata?-
-Irrimediabilmente.-
Si misero al lavoro ed in pochi minuti prepararono una tavola in stile rustico, con tocchi d’eleganza e fantasia. I sacchetti del pane arrotolati fungevano da cestini, Maria aveva lavorato con il coltello la frutta e la verdura ricavandone dei centri tavola, Bea invece con il cartoncino bianco fece degli origami a forma di fiocco di neve, per i bambini degli animali .
-Bella! –
-Già! Siamo state proprio brave.-
-Io adesso vado a fare una doccia, se vuoi puoi girare liberamente e dare un occhio a quel che ho d’arte per casa.-
Cominciò ad aggirarsi per la casa, tutto ciò che aveva acquistato si sposava benissimo con il suo stile, anche laddove aveva voluto esagerare. Era difficile capire quanto gusto avesse, le piacevano RRR un trio veneziano di indubbio interesse futuro, aveva anche un lavoro di Cattelan acquistato quando non era ancora nessuno, l’embrione c’era e ben sviluppato, bisognava lavorarci sopra.
Toccò un po’ tutte le stanze, fintanto che non aprì la porta della camera matrimoniale, la trovò intenta ad infilarsi una calza, il completo intimo bordeaux e nero che indossava la rendeva estremamente sensuale, la contemplava in silenzio e la voce dell’amica ruppe quasi l’incanto di cui era vittima.
-E allora, hai trovato qualcosa di tuo gradimento?-
-Decisamente si.
Maria non poteva sapere che la risposta di Bea non era riferita all’arte. L’altoatesina si fece scivolare addosso un tubino nero senza spalline ed indossò un golfino corto dello stesso colore del suo intimo.
-Non lasci nulla al caso?!-
-Anche se nessuno vede mi sentirei una sciattona ad indossare qualcosa fuori tono.-
-Stare bene con se stessi è importante ed inoltre si sa mai nella vita succedono le cose più strane…….-
-Dimmi per favore non lasciarmi sulle spine.-
-Hai delle cose molto interessanti, altre invece non sono in linea con quello che vorrei da te.-
-Cioè?-
-Quel che voglio dire è che devi metterti in discussione, non siamo in tempi rassicuranti e quasi tutto quel che hai è pacato, solo qualche elemento di rottura, certo è arte che si vende ma la trovi ovunque, meglio evadere e lasciare in carcere i banditori televisivi, noi si va altrove.
-Noi?Vuol dire che…-
-Accetto la tua proposta.-
La ringraziò abbracciandola e baciandola sulle gote.
L’entusiasmo di Maria ed il contatto del suo corpo, le misero in moto un’agitazione che la spinsero ad osare qualcosa di più.
-A proposito di elementi di rottura, c’è un’artista di Modena che benda le modelle e le riprende in volto mentre passa oggetti sul loro corpo , poi ne estrae le espressioni e le mette su creta, fa conto di vedere una striscia lunga da un metro a cinque metri di visi che quasi si accavallano passando da una sensazione ad un’altra.-
-Ha solo scopi artistici?-
-Cosa intendi?-
-Sembra una cosa fetish, lui con le modelle non fa……
-Sesso?! Se lo facesse ne sarei felice, viaggia verso gli ottanta ed il suo scopo è estrarre l’essenza di quel che vede, guarda……-
Nell’ipertecnologico telefonino di Bea scorrevano le immagini di un’opera del ‘Modenese’ l’intensità di quel che vedeva catturava la sua attenzione.
-Grandioso, un lavoro sublime.-
-Sono io!-
-No, impossibile!-
-Vuoi vederlo meglio? Ho una chiavetta usb.-
-Certo che si! Prendo il portatile.-
Le dita dall’argilla avevano estratto solo le sensazioni riportandole sui tratti neutri di un suo viso ideale, però a ben guardare c’era tutta Beatrice in quell’accavallarsi di smorfie ed emozioni.
-Incredibile! Sei tu solo nel profondo, il resto è sfondo,il cielo dietro al soggetto.-
-Mi stupisci, forse avevo sottovalutato la tua sensibilità! Posso farti un regalo? sarà la prima cosa che esporrai.-
-Si, ma di cosa si tratta?-
-Il ‘Modenese’ accetta anche riprese fatte da altri, se di suo gradimento, se tu avessi un cavalletto ed una telecamera si potrebbe fare il primo step, per il mio regalo….-
-Vuoi che lui lavori su di me?!-
-Si, credo che esporre una sua opera in ognuna delle nostre gallerie possa essere un elemento distintivo, il fatto poi che riguardino noi rimarrà un segreto, ma inconsciamente la gente che entrerà ti assocerà alle inevitabili emozioni che susciterà l’opera perché essa sarà te. –
-Wow! Ma quanto tempo abbiamo? Herman e gli altri arriveranno alle otto. –
-Poco più di un’ora, dovrebbe essere sufficiente.-
-Allora vado a prendere l’occorrente.-
-Mentre l’amica si allontanava Bea chiamò Adeline.
-Ciao, devo chiederti un favore….-
-Avanti…-
-Riesci a fare in modo di arrivare con mezz’ora di ritardo?-
-Credo si possa fare……qualcosa bolle in pentola?-
-Si, a fuoco basso però!-
-Attenta a non bruciarla! Ci vediamo più tardi.-
Maria dopo pochi minuti era di ritorno in camera da letto.
-Ecco qua! Dove ci mettiamo?-
-Dove vuoi, un posto comodo comunque.-
-Allora rimaniamo qui.-
-Bene! Prepara tutto, io vado in cerca per la casa di alcune cose, se hai un borsone? E ricordati la fascia scura.-
-La trovò seduta sul bordo del letto, stringeva tra le mani una fascia nera di seta, mentre la bendava le sussurrò….
-Ricorda che la bravura di un artista sta nell’andare oltre, sviscerare l’anima del soggetto senza svelarne l’enigma che lo rende unico, ma il modello è l’ ispirazione.-
-La Gioconda , Leonardo Da Vinci.-
-Sorprendente è un aggettivo che uso spesso con te….iniziamo a giocare……-
Intanto a Martello….
-Hilde, vedo che i bambini si divertono in piscina, con la cena sono un po’ in ritardo, quindi se potesse trattenerli di più le sarei enormemente grata.
-Nessun problema, sono adorabili.-
Maria sentiva l’amica rimestare nella borsa e disporre gli oggetti sul letto.
-Inizieremo da questo e ricordati non smetterò finché non indovinerai cos’è.-
Qualcosa di ghiacciato che le percorreva la schiena la fece sussultare.
-Ma………ohhhhh è freddissimo.-
-Cos’è?-
-Ghiaccio?-
-No, ma proviene dal congelatore……e se non ti sbrighi ad indovinare potrebbe macchiarti il vestito.-
-Sei una bastarda! Hai detto congelatore? Mettimelo sulla lingua.-
-Sicura? Potrebbe essere peperoncino.-
-Sicura!-
Accolse timorosa una pallina che bea stringeva ancora tra le mani, dopo pochi istanti apparve un largo sorriso ed una prima espressione di esultanza.
-Lampone…..-
-Brava!-
-Posso togliere il vestito? Non vorrei si sporcasse.-
-Accordato, ti do una mano….-
Fece scorrere la zip, il vestito scivolò ai piedi di Maria, Bea guidò delicatamente i piedi di lei fasciati da un paio di stivali scuri con il tacco alto al di fuori dell’abito.
-Risiediti-
La guardò per alcuni istanti, il corpo dell’amica era esile ma nervoso e ben modellato, fatta eccezione per il piccolo seno,le gambe fasciate dalle calze velate non smettevano di accavallarsi, le mani stringevano il lenzuolo sotto di lei. La lasciò attendere ancora per un minuto……..
Maria sentiva qualcosa di morbido accarezzarle la pelle dei fianchi, risalire verso il seno senza toccarlo e scendere lungo la schiena.
-Un tessuto…..-
-Troppo generico, è comunque una cosa fatta con del tessuto.-
Intanto Bea con l’aiuto di quel feticcio risaliva l’interno delle sue gambe, Maria aveva capito che si trattava dello gnomo dei suoi figli già dalla schiena, ma trovava piacevole che quel piccolo bastardo si desse da fare con lei e quando lo ebbe quasi in grembo disse…..
-Lo gnomo drusian.-
-Lo conosci per nome? Viene a farti visita spesso?-
-Spiritosa!…-
Intanto a casa Rainer Adeline stava preparando qualcosa di veramente surreale……
aveva portato alcune cose in camera da letto e preparato Gustav per una ’tisana’ .
-Herman! Ciao, i ragazzi sono ancora in piscina e pare che a casa tua siano in ritardo con i preparativi, se vuoi accomodarti in camera ti porto una ’tisana’.-
-Volentieri, ho avuto una giornata pesante e credo che la sorbirò con vero piacere.-
-Quando entrò in camera da letto scoppiò in una sonora risata, vi era Gustav nudo,legato ad una slitta con dei finimenti e delle vere corna in testa, tutt’intorno dei fiocchi di cotone a far da neve, una ciotola a terra con dell’acqua.
La voce di Adeline giunse alle sue spalle……..
-Adoro l’atmosfera natalizia …….-
Adeline vestita da babbo natale stava appoggiata alla porta.
-Ti piace la mia renna? Un nuovo modello, deve solo sviluppare un tantino le corna……tu sai come.-
Disse lei girando la chiave nella toppa e avvicinandosi all’uomo.
-Dove l’hai pescata questa? –
-Non pensarci…..pesca me invece, hai un amo bello grosso vedo.-
-Lo tiro fuori solo quando trovo pescioline affamate.-
-Ed io lo sono e guarda la renna lo è almeno quanto me.-
Gustav guardava la scena a quattro zampe, o meglio, tre, perché una la usava per toccarsi i testicoli ed il cazzo.
Nell’altra casa Beatrice stava passando un coltello da cucina sul corpo di Maria, la quale non capiva cosa le stava succedendo, era a volte terrorizzata a volte pericolosamente languida e rilassata, non pensò quasi più allo scultore, ma si lasciò catturare da quelle sensazioni che pian piano si erano impadronite di lei.
Bea sapeva di avere poco tempo ma una mossa affrettata avrebbe rovinato tutto e voleva eventualmente tenere una finestra aperta per il futuro. In ogni caso Maria rispondeva bene, l’aveva fatta stendere sul letto e abbandonato il coltello era passata ad oggetti meno aggressivi.
Maria sentiva il cilindro percorrerle la pelle, qualunque cosa fosse era divina , la delicata pressione dell’oggetto toglieva tensione ai muscoli , in compenso la pelle le si accapponava , le sembrava di essere evasa dal mondo terreno e di far parte di una realtà parallela eterea e volatile.
Bea trovava divertente l’uso che stava facendo della bottiglia di sassicaia e l’amica era diventata tutt’uno con i suoi movimenti, la fece girare di schiena e le montò cavalcioni continuando a ruotare, a dare e togliere pressione.
A Martello Babbo Natale si comportava in modo strano……..
-Guarda renna, chissà quante mogli vorrebbero un bastone di zucchero come questo, ha un sapore squisito e una consistenza che non ti posso spiegare, anche perché adesso ne ingoio un bel po’ e non potrò parlare per qualche minuto.-
La vorace bocca di Adeline lavorava la verga di Herman che entrava ed usciva davanti agli occhi di Gustav, perso in quello spettacolo se ne fotteva della sua dignità e quando lei le si mise davanti con le gambe aperte seduta sopra il dottore, impalata in quello che sembrava un supplizio, tanto si dimenava, lui avrebbe voluto incitarla a venire se solo i finimenti che gli serravano le mascelle glielo avessero permesso.
A Falzes abbandonata la bottiglia due nuovi oggetti ‘ una coppia’ si stavano facendo strada su Maria, erano piccoli e arrotondati il movimento era più circoscritto e potevano andare dove l’ingombrante cilindro di vetro non poteva arrivare,così il corpo della padrona di casa si preparò alla nuova avventura dei sensi che promettevano i due nuovi oggetti.
Bea seguiva il richiamo di lei, ormai non serviva più cercare i suoi punti sensibili, era Maria stessa ad emettere piccoli gemiti al passaggio dei due piccoli oggetti d’argento, si tratteneva a stento dal contorcersi, l’esplorazione arrivò al limite dell’inguine e disegnò le coppe dei seni senza che Maria protestasse e dovette letteralmente imboccarla per farle capire che erano due ‘innocenti’ cucchiaini.
Adeline ed Herman lasciarono la loro posizione, lei passando davanti al marito si soffermò per qualche istante.
-Ti dispiace annusarmi la figa? Comprendi come mi fa sentire uno stallone come lui?-
Il sindaco vedeva rilucere la fessura di Adeline e pensò che mai avrebbe detto che l’estasi potesse avere tali forme e tali altezze, pur nella bassezza in cui era relegato.
-Uhmmmmm……aaahhhh………senti caro quanto forte mi stantuffa, affonda in me la sua spada, mi trafigge e da me non zampilla sangue, solo l’estratto del mio piacere, credo che tra un po’ mi permetterà di venire e tale sarà la mia onda che gli sembrerà di non toccare la mia carne e allora, solo allora mi prenderà il sedere, mi sfonderà ed io accoglierò il suo seme accompagnandolo per l’ennesima volta nell’orgasmo.-
Gustav sentiva gli ansimi di lei provenire da dietro la nuca e fu immensamente felice di sentire i suoi denti affondare nella carne, condividere con quel morso il suo apice, i suoi apici.
Venne anche il sindaco quasi in sincrono col suo ultimo morso.
Bea stava giocando con la stringa del reggiseno ‘un oggetto metallico e appuntito’ pensò Maria.
Non si sentiva più in pericolo aspettava solamente che l’oggetto solcasse le linee sapientemente tracciate da Beatrice precedentemente.
Non poteva sapere quanto ancora Bea avesse intenzione di osare e forse non lo sapeva nemmeno colei che adesso maneggiava la forbice da sarto sui seni di lei allargando i becchi in prossimità dei capezzoli, per poi condurla al limitare degli slip e ad intrufolarsi sotto al limite dell’elastico percorrendolo lungo la circonferenza, per poi fuoriuscire e passare sul sedere leggera come una piuma.
Maria non era in grado di pensare più a nulla o più semplicemente non voleva fuggire da quella piacevole trappola. Si abbandonò agli ipnotici ghirigori tracciati da Bea e reagì solo con un flebile ‘Ma…..’ quando l’amica tagliò gli elastici delle sue mutandine, seguito da un sussurro rassicurante di Beatrice.
-Non devi preoccuparti, non ti farò nulla, eri solo troppo rilassata mi serviva un sussulto per il maestro.-
La parmense lasciò anche la forbice, un nuovo oggetto caldo e vellutato era pronto ad impadronirsi di lei lo sentiva ovunque, sulle labbra, sulle spalle, ovunque la sua pelle precedentemente avesse manifestato un fremito, un sussulto.
Bea la sbendò .
-Chiudi gli occhi.-
Il dito di lei passò delicatamente sulle palpebre, nessuno l’aveva toccata lì, lo trovò estremamente eccitante, le venne naturale inumidirsi le labbra e quando il dito di lei le sfiorò ebbe un brivido, allargò le gambe facendo cadere l’ultima barriera.
-Maria siamo arrivati, dove siete?-
-Accidenti Bea, che facciamo?-
-Infilati il vestito, io raccatto tutto, lo metto nel borsone e lo metto sotto al letto.-
-Si sentivano i passi del marito sulle scale……
-Come mai non avete messo nulla sul fuoco?-
-Ci siamo prese tardi, perse in una discussione su un possibile nuovo lavoro di Maria, risultato? Tua moglie ha finito poco fa di farsi la doccia, stavamo giusto decidendo se questo vino è adatto al brasato, hai qualche idea in merito?-
-Sassicaia 99 ,non direi ,io lo berrei a fine pasto, questo merita riflessione!-
-D’accordo! Andiamo giù ora caro.-
Bea in una mano stringeva quel che restava delle mutandine di Maria e la memory card della telecamera. Maria per tutta la serata non ebbe il coraggio di guardare l’amica e ad ogni minimo contatto, anche casuale avvampava imbarazzata, mancò solo che il marito le dicesse di fronte a tutti…..
-Cara hai la sedia bagnata?-
-Non credo…..-
-Devi esserti seduta da qualche parte, hai una macchia sul vestito.-
Bea pensò ‘se solo la metà del liquido di cui erano intrise le mutandine è fuoriuscito deve avere inzuppato il vestito per bene’.
-Bea per cortesia mi controlli la sedia?-
-Sembra una sostanza vischiosa, forse quella salsa per l’insalata?-
-Accidenti!! Uno dei miei vestiti preferiti, vado a cambiarmi.-
Una volta di sopra si sfilò il vestito, rimase davanti allo specchio le rimanevano, il reggicalze, le calze ed il reggiseno, si guardò allo specchio, i suoi umori erano scesi sull’interno cosce, si sedette sul bidèt, bastarono pochi tocchi per farle avere il più clamoroso degli orgasmi della sua vita.

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CONFIDENZE CON OMICIDIO

A Parma Stefano non aveva giustificato con nessuno il suo divorzio , Franco il suo collega era andato all’assalto più volte cercando di capirne le ragioni.
Finché un giorno se ne venne fuori con ‘………….
– Sai ultimamente mia moglie è trasformata,è diventata una macchina da sesso, non credevo nemmeno si potesse arrivare a farle le cose che mi propone.-
– Franco, sono affari vostri , io non voglio entrarci.-
– Non so con chi altro parlarne, tutta quell’esperienza ‘…….ho timore che mi tradisca……-
Stefano non poteva certo dirgli che Letizia era l’amante di un suo cliente e di sua moglie, eppure quell’uomo era come lui era stato, profondamente innamorato e al limite del baratro.
– Purtroppo nello stato in cui sono non posso esserti d’aiuto,mi dispiace.-
Letizia aveva continuato a vedere Alberto di cui era diventata l’amante, sottomessa e pronta a tutto, con Bea continuava ad avere rapporti di amicizia senza sconfinamenti nel sesso, d’altro canto l’amica aveva deciso di tagliare ogni laccio che la legasse alla morte del Centofanti.
Stefano fissò un incontro con Alberto e Letizia in un posto fuori mano pregandoli di fare attenzione a non essere inseguiti.
– Non finirete mai di obbedire solo ai vostri desideri, fregandovene delle persone che vi stanno intorno?-
– Stefano è la mia vita! Non ti permetto d’intrometterti ,non sono affari che ti riguardano.-
– E’ la stessa cosa che ho detto a tuo marito quando mi ha manifestato dei dubbi sulla tua fedeltà.-
– Lui sospetta?-
– Starei a parlartene?-
– A meno che Alberto non voglia, io non posso farci nulla.-
– Sei, siete a questo punto!? Anche Bea era arrivata a questo!?-
Alberto sentendosi chiamato in causa intervenne.-
– Decisamente no! Con Beatrice era lei che metteva i limiti, che tracciava il percorso, io mi sono limitato a leggerle dentro e ad accompagnarla. Una volta raggiunta la consapevolezza si è evoluta. Io stesso non ero più in grado di reggere la sua carica emotiva, perché è questo che la differenzia da me e Leti, lei ha la capacità di emozionare nel profondo.-
– Tu Letizia che mi puoi dire?-
– Mi conoscevi, sono sempre stata trasparente come il vetro, affezionata a Franco, una brava mogliettina di rappresentanza, tutta casa, negozi e salotti, non l’avevo mai tradito prima di Bea, lei è stata il mio primo film a colori dopo una vita in bianco e nero,mi ha subito assegnato un ruolo in cui mi trovo a meraviglia e mio malgrado non posso farci nulla, non posso tornare indietro.-
– Quindi?-
– Mi atterrò alle decisioni di Alberto e se Franco mi vorrà nonostante tutto, bene! Altrimenti non saremmo nè la prima nè l’ultima coppia a separarsi.-
-Alberto le posso parlare un momento in privato da avvocato a cliente.-
– Certamente, puoi scusarci un attimo Letizia.-
– Andrò a fare due passi.-
– Senta Alberto, lei è reduce da una separazione che probabilmente la lascerà in mutande, tra alimenti e casa farà certamente fatica ad arrivare a fine mese nonostante lei abbia un lavoro ben remunerato. Ora, Letizia come avrà capito non ha mai lavorato ed ha un tenore di vita stratosferico, lo so e un pezzo di fica senza limiti, ma la pregherei di valutare i contro.-
Di lì a qualche giorno Alberto mollò Letizia.
-Figlio di puttana! Cosa gli hai detto?!!-
Leti era entrata nel suo ufficio come una furia, indossava un completo turchese, decisamente poco intonato al suo stato d’animo.
– La verità!-
– Cioè!-
– Che sei splendida ma troppo costosa per lui…..-
– Bastardo, vipera malefica……..
Inveiva come un’ossessa piazzata davanti a lui.
– Ti ricordo che per quanto insonorizzate siano queste stanze, se gridi così……-
– Non me ne fotte nulla!!!-
A quel punto Stefano le prese un polso e glielo torse, contemporaneamente le tappò la bocca.
-Adesso calmati e ascoltami, a momenti dovrebbe rientrare tuo marito e per quanto le segretarie siano già andate via, ci sono dei clienti in sala d’attesa che lo stanno aspettando. Adesso regolati come ti pare.-
La lasciò, Letizia lo guardava in un modo nuovo, sorpresa. Sorpreso era anche Stefano non era quello il suo ‘modus operandi’ .
-Stefano!! Credevo che le mani le alzassi solo contro i tuoi avversari a rugby? Quella cosa che ho sentito sul sedere? Hai una pistola in tasca?-
Un sorrisetto ironico affiorava tra le labbra di Letizia, suo malgrado nel contatto con la donna aveva avuto un’erezione,’Troppa astinenza’ pensò!
– Leti, non cambiare discorso.-
– Ok,ok…………..farò la brava……-
– Bene, adesso se volessi andartene……-
– Uhm….sicuro di non voler continuare a strapazzarmi……-
– Sicuro!-
-Peccato!!-
Aveva ancora quel sorrisetto stampigliato in volto, gli passò accanto come un felino con una preda irraggiungibile, disdegnandolo.
Dopo alcune settimane Franco tornò alla carica.
– Letizia è come morta, o meglio, è tornata quella di prima.-
– Spiegati….-
-La macchina del sesso……l’ha parcheggiata in garage!-
– Ahhhhhhhhhh allora non sei mai contento!!!!!-
– Ho fatto svolgere delle indagini si vedeva con un tizio, poi d’improvviso più nulla.-
– Ed ha coinciso con la sua ricaduta?-
– Si.-
– Gli hai detto che sai……
– No, non voglio nemmeno che il pensiero la sfiori…….la perderei, ed è l’ultima cosa che voglio.-
E pensare che lo credeva disperato………….
– La prendi con filosofia, tua moglie ti mette le corna e tu non solo la perdoni ma ti lamenti anche che la sex machine sia in panne!!-
– Non che io sia uno stinco di santo, sai a Roma non dormo mai in hotel…..-
– Già! Non ti piacciono le camere d’albergo.-
– Non è per quello…….-
– Hai un’amante a Roma?-
– Si quella giovane procuratore di stato.-
– Ah! Donna interessante!-
– Quindi come vedi, io e lei siamo uguali e se le corna portano beneficio…..-
– Ben vengano! Lo sai non sono un moralista ma se mi chiedi di riportare a tua moglie questa discussione beh! Io ‘….-
– Era solamente uno sfogo.-
Un altro ciclone si stava abbattendo su Parma , i quotidiani avevano riportato un piccolo trafiletto sul ritrovamento di un cadavere avvenuto in piena notte, al limitare di un campo un uomo, tutto fa pensare ad un delitto a sfondo sessuale.
La notizia per aver trovato spazio quando le rotative erano in procinto di partire , doveva essere ghiotta, talmente ghiotta che fu la prima notizia anche su alcuni telegiornali nazionali, su internet venivano riportati anche i dettagli ‘ l’uomo la cui identità non è ancora stata resa nota è stato ritrovato con un grosso vibratore infilato nell’ano , era incaprettato ed in bocca aveva una mela. Sembra che la morte sia avvenuta per strangolamento, ma viste le innumerevoli sevizie presenti sul corpo al momento non si esclude nulla.’.

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Oppure in facebook sotto Anice Stellato

GIALLO PARMA

Alla sera l’identità del morto non era più un segreto, si trattava di un personaggio già noto alle cronache cittadine per il coinvolgimento nella morte del detective Romeo Centofanti, la foto di Alberto Fantoni scorreva sul rullo dei vari tg.
All’indomani i giornali, sbattevano in prima pagina la dissoluta vita di lui, presumevano avesse molte amanti e vista la ferocia con cui era stato ucciso, ipotizzavano un delitto passionale, ricordavano i fatti precedenti, la sua presenza sulla scena della morte di Centofanti e il tradimento di sua moglie.
Mentre i giornali si occupavano di montare lo scoop altre persone si facevano domande.
Beatrice aveva in programma di cenare con Giovanni e Mario, nonostante fosse rimasta sconvolta dalla notizia si era imposta di non piangerci sopra, ed aveva bisogno di parlarne con qualcuno.
-Morto! Non me ne capacito, perché?-
-Da quel che dicono il movente è passionale.-
-Mario, può essere ,ma chi ?!-
-Se non lo sai tu!?-
-Vi ho raccontato quasi tutto…..meno che Stefano un paio di settimane fa ha convinto Alberto a lasciare Letizia, pare che Franco avesse dei sospetti sulla fedeltà della moglie.-
Intervenne Giovanni.
-Proviamo a fare il punto sui sospettati : il marito della segretaria ; la moglie ; Franco il marito di Letizia ; Stefano anche se la vedo improbabile; Letizia potrebbe aver mandato qualcuno su commissione; tu ‘…….-
-Già! E perché non tu? Eri informato sui fatti e mi vuoi bene……-
-Si, si ma non così tanto.-
-I moventi?-
-La gelosia per tutti, la moglie potrebbe avere qualche interesse a riscuotere un’assicurazione sulla vita o forse Alberto possedeva più di quel che lasciava intendere, in questo caso subentrerebbe il denaro.-
Mario era pensieroso……
-Analizziamo le personalità e allarghiamo la cerchia dei sospetti.-
-La moglie per quanto poco me ne abbia parlato sembrerebbe una signora perbene, pochi fronzoli per la testa, una donna tutta d’un pezzo.-
-Secondo te potrebbe aver fatto al marito quello scempio?-
-Lo trovo alquanto difficile però potrebbe aver organizzato tutto e poi la situazione può esserle sfuggita di mano.
-Franco?-
-Lui è uno che obbedisce all’impulso, tanto è pacato e professionale sul lavoro tanto è infiammabile fuori, in un faccia a faccia con Alberto potrebbe aver perso la testa ma il resto non è da lui.-
-Letizia.-
-Spero non c’entri nulla, anche indirettamente, altrimenti mi sentirei in colpa ancor più di quello che già mi sento. Comunque no! Lei è maso e la procedura è decisamente sado.
-Stefano?-
-Assolutamente no!-
-Ultimamente è cambiato, sei sicura?-
-Si!-
-Resta il marito della segretaria.-
-Ex marito! Ha perso tutto, dopo che ha saputo della tresca tra sua moglie e Alberto, ha sfasciato casa e minacciato di uccidere la moglie e i figli, sembra che prima avesse lo stesso la mano pesante, il giudice gli ha imposto di stare lontano dalla famiglia.
-Uhm……questo è il candidato numero uno.-
-Non si era detto di allargare il cerchio…….-
-Lavoro.-
-Era odiato da tutti, l’ho sentito io stessa offendere pesantemente i ‘sottoposti’ come lui li chiamava, ma si può uccidere con tale perfidia per un offesa?-
-Solitamente sono proprio loro, i vessati, a scoppiare e a fare i maggiori casini.-
-Le due segretarie e quell’arredatore segaligno? Posso sbagliare ma credo di no.-
-Affari.-
-Con il suo lavoro guadagnava abbastanza ed era uno pulito.-
-Amicizie particolari.-
-Con me……..-
Giovanni si inserì
-Lo vedi che salti sempre fuori…..-
-Sei tu che salti fuori con queste idiozie!-
Proseguirono per il resto della serata a montare ipotesi e ad inserire altri candidati, la loro rosa era più ampia di quella della polizia.
I due avvocati rinchiusi nei loro rispettivi uffici avevano entrambi i sudori freddi.
Franco, contrariamente a quanto raccontato al collega, aveva provveduto lui stesso a seguire Letizia ed un paio di sere era rimasto in auto sotto casa di Alberto. Tutte e due le volte una coppia con il cane aveva sostato su di una panchina nei pressi e quando l’animale marchiò il territorio, nella fattispecie la sua Porche azzurra, si era vivacemente lamentato con i padroni della bestiola, un alano , quando fece per rimontare in auto afferrò la maniglia non pensando alla stazza del cane e fin dove il getto dorato poteva arrivare.
Seguì una lunga discussione con i due……….sicuramente lo avrebbero riconosciuto, inoltre la sua auto era un pezzo quasi unico e avrebbe irrimediabilmente condotto gli investigatori a lui.
Stefano era in pena, se saltava fuori che Letizia era l’amante del morto lo scandalo avrebbe coinvolto lo studio e avrebbero per sempre collegato i loro nomi all’omicidio Fantoni ‘ Quello del vibratore’.
Franco non poteva sapere che le persone con cui aveva discusso erano la moglie di Alberto e il marito della segretaria, i quali a loro volta erano preoccupati di essere riconosciuti dall’uomo con la porche, si erano trovati casualmente sotto casa del morto, l’uomo voleva vedere se la storia con sua moglie ,ormai ex, continuava , la donna invece aveva sentito chiacchiere su una nuova amante del marito e masochisticamente voleva verificare.
Nel mobilificio mancava poco che brindassero, ‘in fondo se il buon Dio doveva prendersi qualcuno……’ ‘meglio lui di un altro!’ erano le frasi più gentili che giravano, persino la sua ex amante si sentiva sollevata a non vederlo più lì dentro, le sarebbero invece mancate le sue attenzioni fuori dal lavoro.
Letizia non reagì come si sarebbe aspettata lei stessa, era sollevata e non capiva perché, certo provava pietà per Alberto ed era sinceramente dispiaciuta.
Si fosse guardata dentro avrebbe capito, quella storia la stava portando in basso,togliendole ogni giorno un po’ di dignità, non ne era consapevole perché annientata dalla forte personalità di lui e anche se l’aveva lasciata ,solo con la sua morte si era liberata dal suo giogo.
Letizia andò in studio sperando di trovare suo marito…..
-Ciao Martina c’è Franco?-
-No stamattina era nervoso, strano, ha imprecato tutto il tempo poi ha disdetto gli impegni della giornata ed è sparito.-
-Stefano?-
-Si lui c’è.-
-Chiedigli se può ricevermi?-
Dopo qualche minuto era seduta di fronte a Stefano.
-Hai niente da dirmi?-
-Riguardo ad Alberto?-
-Certo, chi se no!-
-Lo sai meglio di me quel che è accaduto e dopo non l’ho più visto.-
-Cosa pensi sia successo?-
-Non lo so, era scocciato per la separazione, non per la moglie, ma per il dover arrangiarsi a far lavatrici, stirare, quelle cose lì, per il resto era tranquillo. Senti sai dov’è Franco?-
-No e non risponde al cellulare? Ho paura che in qualche modo sia coinvolto nell’omicidio.-
-Ma non era all’oscuro di tutto?-
-Si e no.-
-Si e no!!? è una risposta?-
-Ti aveva fatta seguire e sapeva di te e lui.-
-Mio Dio!-
-Non l’aveva presa poi male, anzi si lamentava che da quando eri di nuovo ‘single’ la sex machine non funzionava più.
-Senti Stefano, non ci sono possibilità che sia stato Franco, avrebbe anche potuto ucciderlo in un eccesso di rabbia, ma la fantasia per tutta quella messa in scena proprio gli manca!-
Stefano rise
-Hai ragione, andiamo a prendere un caffè, non ho chiuso occhio tutta la notte.-
In quella bolla di normalità che rappresentava il bar in un momento così cupo, si distesero….
-Così sapeva e pur di tenermi se n’è stato zitto, non lo trovi ridicolo?-
-Forse non gli piaceva la fine che ho fatto io…..-
-Può essere! Lui è abitudinario, poco incline ai cambiamenti, pensa ha un’amante a Roma, una certa Paola, sempre la stessa da dieci anni.-
-Questa poi! Voi siete matti!!!-
-Pensavi non lo sapessi?Non ha ricevute di alberghi, non ha ricevute di affitto camere o appartamento, poche ricevute di ristoranti e quelle poche per pasti in due, prima di partire chiama sempre la procuratrice Adinolfi che se non sbaglio di nome fa Paola…….comunque ci sono dei vantaggi ad essere cornute.-
-Cioè?-
-Lui qualche senso di colpa ce l’ha e mi dà tutto quel che chiedo, quindi il mio tenore di vita negli ultimi anni è salito notevolmente, ora scopro che è felice se mi prendo le mie soddisfazioni, secondo te c’è da disperarsi?-
-Ribadisco, siete matti! Ora andiamo tra mezz’ora arrivano dei clienti e devo prepararmi.-
Una volta su……….
-Una cosa ancora…..-
-Dimmi Leti.-
-Letizia lo guardò sorridendo e prese ad urlare.
-Figlio di puttana! Bastardo! Glielo dico sai, non sei altro che un rottinculo !!-
Rimase di sasso per un attimo, poi la immobilizzò e gli tappò la bocca.
-Ci risiamo! C’è Martina di là ‘.-
A conferma arrivò la voce di Martina al di là dell’uscio….
-Stefano va tutto bene?-
-Non si preoccupi, Letizia è al telefono con qualcuno, ora pare essersi calmata.-
Lasciò lentamente la mano, lei sorrise, prese fiato, stavolta Stefano la prevenne e le chiuse la bocca con un bacio. Letizia sentiva la lingua di lui morbida e rude allo stesso modo, ora non la bloccava più, si staccò.
-Ti sei calmata? –
-Direi di si….-
-Bene adesso esci e vai a casa…..d’accordo!-
Letizia lo assalì a calci e pugni e quando lui cercò nuovamente di immobilizzarla lo colpì con una ginocchiata nel basso ventre, mentre istintivamente si chinava gli arrivarono due sberle, ebbe appena il tempo di prendere fiato che la vide avventarsi ancora su di lui. Lasciò che arrivasse quasi a colpirlo, le fermò le mani ,la prese per i capelli , le lacerò il vestito da oltre mille euro, poi finì il lavoro con le mutandine………
-Era questo che volevi troia?! Era questo?
-Si, pezzo di merda! Ma sai solo parlare?-
Lui si sentiva montare una foga mai avuta, la prese in piedi ,addossandola alla parete con una forza dimenticata chissà dove dentro di se, la sentiva completamente sua mentre affondava barbaramente in lei, che emetteva rochi ansimi, costretta tra il muro e l’uomo danzava sulla carne con la sua anima nuovamente corrotta .
Stefano vedeva il viso stravolto dal piacere della donna davanti a lui, il respiro sempre più affannoso, i rochi ansimi si stavano trasformando in urla………
-Cagna non sai proprio stare zitta!!-
Dicendo questo le ficcò in bocca le mutande strappatele precedentemente e continuò a martellarla finché non si accasciò fra le sue braccia…..
-Ne hai avuto abbastanza scrofa!!-
-Quanto poco mi conosci, credi che mi accontenti di così poco?-
-La prese per i capelli e la trascinò fino al tavolo, le porse il suo bastone irrorato dagli umori di lei……
-Succhia vacca!!-
La golosa lingua di lei lo assaporò con voluttà ,lo percorse con gli occhi chiusi regalandosi la novità di quella forma , il glande affondato tra le sue carnose labbra traeva morbide sensazioni che si traducevano in fremiti , le mani sfioravano i testicoli e ogni tanto la lingua scendeva fin sullo scroto per poi risalire e riappropriarsi dell’asta, l’arte di Letizia sapeva donare emozioni inimmaginabili , caldo e copioso arrivò il seme della nuova primavera dell’uomo.
-Stefano sono……….oh! Scusatemi ‘..non era mia intenzione……non hai risposto al telefono……..ho bussato…..-
-Martina mi dia cinque minuti e nel frattempo discrezione.-
La porta si richiuse, Stefano non disse una parola, andò in bagno si lavò il viso e le mani quando ritornò Letizia aveva in mano il vestito strappato ed un’aria interrogativa.
Non preoccuparti per il vestito uscirai di qui con qualcosa, adesso vai in bagno e restaci finché non ti dico di uscire. –
Lei andò verso il bagno con la solita espressione divertita che quel giorno aveva sfoderato più volte.
Stefano convocò Martina….
-Senti Martina quel che hai visto….-
-Non ho visto e sentito nulla, intendi?-
-Grazie! –
-Fai attenzione! Franco è rientrato e passando davanti al tuo ufficio ha richiamato la mia attenzione ‘ sta scopando!! Stefano sta scopando in ufficio!!Chi è la vacca?’ naturalmente ho risposto che non ho visto nessuno e dubitavo che tu stessi facendo qualcosa in ufficio.-
-Bene cercherò di tenerlo occupato, tu dovresti aiutare Leti ad uscire senza esser vista.-
-D’accordo! Sono arrivati i nuovi clienti, li ho fatti accomodare in sala riunioni……volevo dirle che sono felice che l’abbia fatto con lei, indirettamente ha vendicato tutte le manate sul sedere che Franco mi ha dato negli ultimi dieci anni.-
Una volta uscita Martina raggiunse Letizia.
-C’è Franco! Ci ha sentito scopare.-
-Oh cazzo!-
-Mi inventerò qualcosa………quando Martina ti chiamerà avrai via libera seguila .-
-Non c’è che dire sai cavartela sempre e sappi che hai riacceso la sex machine mio marito dovrebbe essertene grato.-
-Se chi ha usato lo starter resta ignoto……-

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L’investigatrice Mirò ed il circo Orpheus

Franco era in piedi e camminava su e giù nervosamente……..
-Che idiota! Che idiota! –
-Con chi ce l’hai collega ?-
-Con me stesso e con il mondo. –
-Devo ricevere due clienti per una consulenza , sono nuovi ed avrei piacere che fossi presente anche tu al colloquio, mi presento e presento lo studio, e diciamo tra una decina di minuti ci raggiungi se puoi……..-
-Posso, ma dopo mi dedichi 5 minuti e mi dici chi avevi in studio.-
-Ok, affare fatto!-
Entrando nella saletta riunioni Stefano rimase basito, Alberto ripiombava ancora nella sua vita ……di fronte aveva la moglie del morto.
-Prima di cominciare qualsiasi discussione sappia che per etica professionale io non potrò mai difenderla.-
-Mi scusi, ma spero che nessuno debba difendermi io non ho fatto nulla!-
-Si ma solo per il fatto che sicuramente la polizia indagherà su di lei avrà bisogno di un difensore.-
-Ma almeno ci ascolti e ci dia un consiglio.-
-Vabbè!-
Disse Stefano di malavoglia, non gli era piaciuto l’atteggiamento della donna durante il processo e non aveva voglia di riaprire un doloroso capitolo della sua vita.
-Riguardo l’omicidio di Alberto, ecco noi….-
-Voi?! Mi perdoni ma il signore chi è?-
-Il marito dell’amante di mio marito, il signor Maccafame. Le stavo dicendo, noi siamo stati visti insieme sotto casa di Alberto la notte prima del fatto.-
-Bene! E a che titolo il signore qui presente era con lei?-
-Ci siamo incontrati per caso proprio lì la sera precedente, lui voleva sapere se mio marito se la faceva ancora con sua moglie , ed io avevo avuto notizie su di una nuova amante….-
-Chi vi ha visto?-
-Un signore sulla quarantina ,il cane di Amerigo ha fatto pipì sulla macchina dell’uomo e quello è andato in escandescenze con conseguente litigata, il classico arrogante in porsche.-
L’avvocato strabuzzò gli occhi.
-Un momento soltanto.-
Uscì come un fulmine, Franco era a soli tre metri dalla porta.
-Appena in tempo, non devono vederti , ficcati nello sgabuzzino e zitto.-
-Ma sei….-
-Fidati e dammi le chiavi della porsche!-
Franco obbedì, non aveva mai visto il collega così agitato.
-Martina, dì a Letizia di uscire e di andare a casa con la porche , fatti dare le chiavi della sua macchina e non farla passare per nessun motivo davanti alla sala riunioni..
-D’accordo ! Ma la signora credo abbia solo il cappotto e………..-
-Lo so, sotto è nuda , mandala a casa così e speriamo non le venga la voglia di aprirlo davanti ad una scolaresca!!-
-Ma ‘…avvocato!-
Stefano sorrideva ,quella situazione al posto di irritarlo, come probabilmente sarebbe successo tempo addietro, lo divertiva e lo rendeva vivo come non mai.
-Signori rieccomi, mi ero dimenticato una cosa di estrema importanza, eravamo al signore in porsche. Siete in grado di descriverlo?
-Avvocato forse dovremo preoccuparci se lui è in grado di descrivere noi?-
-Avete ragione! Ma avere un’idea sul chi poteva essere forse…..-
-Non molto alto, aspetto curato , vestito elegante, quarant’anni circa , brizzolato , occhio bovino e voce profonda.-
Chi parlava era il Maccafame che evidentemente era un acuto osservatore ‘ un guaio in più per Franco!’ pensò l’avvocato.-
-Se lei è stato in grado di farne una descrizione così accurata, altrettanto può essere in grado di fare lui, quindi la situazione non è per nulla simpatica.-
-Lo immaginavo!-
Esclamò preoccupata la donna.
-Tra voi è realmente così come mi avete detto?-
-Era così fino a quella sera, poi è scattato qualcosa ed ho fatto salire Amerigo a casa mia…..-
-Quindi accresciamo le possibilità di un vostro possibile coinvolgimento, a meno che non siate stati discreti.-
-Ehm!………..Avvocato io ero in astinenza da un bel po’ e altrettanto lui ed abbiamo fatto un bel baccano, tanto che la mia vicina ha chiamato preoccupata…..-
-Bravi! Vi siete costruiti un bel castello di prove! La vicina naturalmente sarà una vecchietta con l’hobby di spiare dalle tende?-
Dallo sguardo sconsolato dei due capì che era propria così.
-Non so spiegarmene il motivo ma assumerò la vostra difesa, adesso lasciate che rifletta sul da farsi, ci risentiamo tra due giorni. –
Mentre se ne andavano pensò che quei due ,se non erano colpevoli, dovevano avere una nuvoletta sulla testa, istintivamente si girò verso la finestra, pioveva!!
Era tempo di affrontare Franco. Disse a Martina che lo aspettava in sala riunioni.
-Cos’è successo !? Perché mi hai rinchiuso nello sgabuzzino?-
-Hai svolto indagini su tua moglie? Non le hai fatte fare ad un’agenzia investigativa come hai detto!?-
-Si, l’ho seguita, non volevo trapelassero voci, e a te mi vergognavo di dire che mi ero abbassato a tanto.-
-Beh! Non brilli certo in furbizia, hai litigato sotto casa del morto e ci sei andato con la porsche!!!!-
-Qualcuno mi ha riconosciuto?
Lo sguardo di Stefano era eloquente.
-Quella coppia con l’alano, il cane mi ha pisciato fin sulla maniglia!
-Per il momento no e non posso dirti altro altrimenti violerei il segreto professionale, comunque potrebbe saltar fuori, ti consiglierei di sparire per un po’, che ne dici di seguire lo studio a Roma? Penserò io ai tuoi clienti qui.-
Franco il giorno dopo partì per Roma , lì vendette a malincuore la sua porsche.
A Falzes Maria era in preda ai dubbi , non era certa se Bea avesse voluto sedurla o dare un contributo estremo all’arte, fatto stava che comunque in lei qualcosa era cambiato, non aveva ancora le coordinate complete per capire cosa , ma era sicura che presto le avrebbe avute. Intanto il progetto della galleria aveva preso forma ,era andata a vedere alcune location e spesso sentiva Beatrice per consigli pratici, si erano messe d’accordo per un incontro a Parma in cui lei avrebbe potuto toccare con mano il suo nuovo mestiere.
Il Modenese nel frattempo stava plasmando l’opera che la ritraeva, aveva trovato il materiale propostole da Beatrice molto interessante e vi aveva lavorato a getto continuo con una verve artistica che non sentiva da tempo.
Beatrice usciva sempre più spesso con Giovanni che la ricopriva di attenzioni e la faceva sentire di nuovo al sicuro, lui sapeva quasi tutto di lei e non la colpevolizzava , anzi la esortava a vivere la sua vita fino in fondo perché diceva ‘ senza i tuoi eccessi non saresti più tu’ . Quando lui le dichiarò il suo amore non fu per nulla sorpresa nel guardarlo con la giusta dolcezza , accettò e ricambiò quel gesto con naturalezza, amava nuovamente e non aveva più nessuna paura di sbagliare.
Giovanni aveva precedentemente informato Stefano dell’evolversi dei suoi sentimenti nei confronti di Beatrice, inaspettatamente l’amico non l’aveva osteggiato,’meglio tu di un estraneo, tu la tratterai come l’avrei trattata io se fossi stato capace d’accettare ‘…’ non aggiunse cosa, sicuro che l’amico sapesse, che Bea non avrebbe mentito mai più.
Il commissario che svolgeva le indagini era un uomo sui cinquanta poco dinamico ed incline a passare dove l’acqua è bassa, la sua collaboratrice, una giovane ragazza appena uscita dalla scuola ufficiali, al contrario del collega vagliava ogni minimo indizio.
-Lei sottotenente fa spendere un sacco di soldi inutili allo stato, non serve la polizia scientifica nella casa dell’ammazzato, raccoglieremo noi le prove.-
-Noi?! Ma se li vede Dannunzi e Laquaglia a raccogliere indizi? Farebbero più danni che altro e saremmo costretti ad inserirli tra i sospettati , le ricordo che l’ultima volta abbiamo perso il cervello per risalire al dna di un possibile sospetto, per poi scoprire che Laquaglia aveva inavvertitamente spento una sigaretta nel posacenere insieme alle altre presenti sulla scena del delitto, che poi lui stesso aveva raccolto!-
-Beh si! Ma lei crede veramente di trovare qualcosa qui?-
-Si guardi intorno, capelli lunghi ovunque e di varie colorazioni, solo questo ci ricondurrebbe a vari scenari e……-
-Si , si, faccia come crede io vado a bere un caffè.-
Dai risultati dell’autopsia risultava morto per strangolamento, ma precedentemente aveva subito tre fratture tra bacino, femore e tibia sicuramente dopo un urto violento.
L’investigatrice Mirò non lasciava nulla al caso ed aveva fatto svolgere indagini per vedere se i principali sospettati non avessero subito incidenti alle proprie auto, senza approdare a nulla.
La cerchia dei sospettati al momento era piuttosto ristretta e non le sembravano delle volpi tali da inscenare un delitto così cruento, l’ ex moglie si era portata in casa l’ex marito dell’amante di Alberto e precedentemente aveva mantenuto rapporti con un uomo molto più giovane di lei ,che risultò essere un tipo segaligno dipendente del suo ex, il quale l’aveva lasciata per mettersi con l’ex amante del marito,nonché collega di lavoro e moglie del nuovo amante dell’ex moglie della vittima. Poi c’erano un’ipotetica amante , in carica al momento dell’omicidio o immediatamente prima ed un’altra donna avuta precedentemente.
Tutto questo materiale l’aveva raccolto grazie alla vicina di casa dell’ex moglie, la quale dopo il coinvolgimento di Alberto nel caso Centofanti aveva tenuto d’occhio la casa e il sospettato, era addirittura diventata una cliente del bar frequentato da quest’ultimo e lì aveva raccolto pettegolezzi a non finire. Se qualcuno avesse aperto la libreria della vecchietta avrebbe scoperto che possedeva l’intera collezione dei gialli di Agatha Christie .
Poi successe una cosa che portò a galla altre cose………..
Nello studio di Stefano durante un incontro con i due clienti ,nel quale uno di loro avrebbe dovuto rinunciare alla sua difesa, ‘ se uno di voi ad un certo punto avesse dei dubbi sull’altro, oppure se ci fosse conflitto di interessi, dovrei rinunciare alla difesa di entrambi’ spiegò , decisero che fosse l’uomo a trovarsi un altro avvocato. Il Maccafame uscendo sbagliò strada e si ritrovò davanti ad una foto , vi era ritratta una sorridente coppia .
-Avvocato! Che mi dice di questi due?-
-Sono il mio collega e sua moglie, ma lei perché ha in mano la loro foto?-
Disse falsamente sorpreso Stefano.
-Perché questo è lo stronzo della Porche e questa è la donna che frequentava Alberto.-
-Mio Dio, è vero! Sono loro.
Ribadì la donna.
-Sentite sono sicuro che vi sbagliate……-
-Le assicuro che non è così.-
In questo caso io sono costretto a rimettere il mandato, voi capirete il mio imbarazzo,non so che dire……-
I due se ne andarono, lasciando Stefano in un turbine di pensieri………….
Quando si riprendette telefonò a Franco e successivamente a Letizia, spiegò stringatamente la situazione , invitò l’uomo a rientrare e la donna a farsi viva in studio.
Timoroso dello svolgersi degli eventi chiamò anche Beatrice chiedendogli un incontro.
Si accordarono per l’ora di pranzo.
-Ciao, Bea.-
-Ciao Stè che succede? Dopo tutto questo tempo ti fai vivo e con questa urgenza……-
-Evidentemente c’è qualcosa ed è piuttosto preoccupante per tutti.-
-Qualcosa che ha a che vedere con Alberto?-
-Si, due dei sospettati hanno visto sotto casa del morto Franco o meglio ci hanno litigato, in merito al delitto hanno scelto di farsi difendere da me e del tutto casualmente hanno visto una foto di Franco e Letizia insieme.-
-E li hanno riconosciuti!-
-Proprio così, pertanto questo nostro malgrado ci porta dentro al caso.-
Non parlarono d’altro, solo di possibili strategie, di come procedere, di come impostare una linea difensiva comune. Eppure Bea sentiva il cambiamento che gli avevano riferito gli amici, la dolcezza nei suoi confronti era quasi del tutto sparita , il suo carattere sembrava aver smarrito la calma ed il calcolo, per far posto ad una rude determinazione,i suoi occhi la guardavano ancora, ma non erano più quelli di un cagnolino adorante.
Si lasciarono con in tasca la data dell’appuntamento con Franco e Letizia.
Mentre camminava verso casa , il sottotenente Elena Mirò pensava alla quantità di indizi trovati in casa del morto, la scientifica aveva trovato il dna di almeno sette persone, nel raffronto con quello degli indiziati risultavano compatibili quattro di essi: la moglie;il Maccafame,il dipendente segaligno, la segretaria sua ex amante.
Inoltre altre due persone erano state identificate, la donna delle pulizie, e la signora Agata, come simpaticamente aveva ribattezzato la vecchietta improvvisatasi detective ‘ mi scusi, sa la curiosità…..ho fatto finta di sentirmi male sulle scale e la donna delle pulizie mi ha soccorsa ,ed è stata così gentile da farmi entrare a bere un bicchiere d’acqua……’.
L’ultimo ancora mancava ma non lo pensava risolutivo, i maggiori sospetti ricadevano sul Maccafame e/o la moglie, lei però aveva altre idee.
-Arrivata finalmente! Sono le nove di sera….-
-Lo so, il nuovo caso è complicato e quel panzone del commissario Barrì non è di nessun aiuto, a me comunque qualcosa non quadra, la scena del delitto è troppo pulita, niente impronte, niente frenate, niente di niente, la sua auto sparita nel nulla.-
-Non saprei, quello è il tuo lavoro, il mio è farti dimenticare.-
Disse il giovane uomo abbracciandola.
-Ci riesci benissimo, vediamo oggi cosa tocca.-
Disse scartando un bacio perugina.
-Oh! ‘ l’amore a volte è un dolce tranello’.-
-Sempre più banali!-
-A me divertono, eppoi basta ragionarci su e non sono così banali.-
-Cosa intendi?-
-Quante volte ci innamoriamo della persona sbagliata e quante volte mettiamo il piede nella tagliola sapendo che scatterà?-
-Tu ragioni troppo per i miei gusti, adesso ceniamo che stavolta tocca a me.-
Era un gioco che facevano da qualche mese, una volta alla settimana a turno dovevano inventarsi qualcosa di piccante.
Durante la leggera cena, Elena cercò di scoprire cosa gli aveva riservato per quella sera, senza approdare a nulla, Piero sapeva che il mistero accendeva la miccia dell’eccitazione di lei e si guardava bene dallo svelare più che lo stretto necessario.
Finito di mangiare le disse di prepararsi per uscire, avrebbe trovato l’occorrente per la serata sul letto, si trattava di un elegante vestito color porpora con un importante scollatura, l’apertura sulla schiena era altrettanto generosa, un grande scialle nero di tulle nascondeva e non nascondeva la sua carne lattea, il tutto completato da un sobrio intimo di classe e scarpe damascate nere con un ricamo del colore del vestito, naturalmente con un tacco da sofferenza.
La condusse in auto presso un capannone in disuso, all’entrata digitò un codice sulla tastiera e si spalancò la porta che dava su un corridoio in penombra, Elena era in apprensione , anche lei come Beatrice non avrebbe mai avrebbe messo piede in un club privato e lui lo sapeva e sapeva anche che questo avrebbe messo fine alla loro storia.
Invece si trattava di un locale in cui evidentemente si doveva assistere ad uno spettacolo, al centro c’era una stanza circolare con in mezzo un grande letto e molte funi che scendevano da un cielo nero, tutt’intorno vi erano delle sedute singole sigillate tra loro, i vetri a specchio garantivano agli spettatori di non essere riconosciuti, inoltre si entrava assolutamente soli e venivano assegnati i posti per estrazione, quindi lei non sapeva dove fosse Piero e lui non sapeva dove fosse lei.
Dopo alcuni minuti si spensero le luci soffuse che invadevano la scena e si accesero degli spot sulle funi, di lì scesero come falene i protagonisti del’Delta di venere (tutto ciò che di fantastico ci riserva l’amore ) presentato dalla compagnia circense orpheus’ così recitava l’ologramma che scivolava lentamente sul vetro.
Erano in sette tre donne, tre uomini ed un nano.
Le donne erano tutte bellissime : una nera con un fisico muscoloso ma senza eccessi, occhi profondi e completamente rasata; Una asiatica ,probabilmente siberiana con occhi verdi,alta, portamento regale e una sensualità che traspariva anche dal solo battito di ciglia; Infine un’europea di una bellezza fredda, con lo sguardo tagliente, qualunque uomo ne sarebbe stato attratto ed intimorito, indossava un sobrio tailler grigio da brava mammina.
Gli uomini erano più caratterizzati delle donne: uno era vestito di nero con la tuba ,come il classico padrone del circo, sovrastava tutto il gruppo in altezza ed aveva delle sopracciglia quasi animalesche; Il secondo era pieno di cicatrici su tutto il corpo, il suo fisico nervoso sembrava essere sempre sul punto di sdoppiarsi, di guizzare fuori da se stesso; Il terzo rassomigliava ad una statua dell’antichità, a Elena ricordava il discobolo, l’armonia del fisico, i tratti del viso perfetti, messo vicino allo sfregiato però era lui che incuteva più timore, quasi che fosse impossibile che tanta bellezza esistesse senza il male.
Il nano contrariamente alle dicerie popolari ce l’aveva di dimensioni normali, aveva però un ghigno da canaglia e nonostante la malformazione il suo fisico era piacevolmente equilibrato.
Si ritirarono tutti, le luci si spensero mano a mano che si allontanavano, poi un rullo di tamburi e una voce annunciarono la prima esibizione ‘ corda contorta’.
Si illuminò una sola fune, la luce racchiudeva la ragazza siberiana in un cilindro luminoso mentre nuda scendeva da essa, a metà percorso si fermò, roteò su se stessa con eleganti movenze, la caviglia o il polso a far da perno, non ci si rendeva quasi conto dell’abilità delle ragazza, ipnotizzati dall’agile figura di lei, la corda le sfiorava la schiena, i seni, i glutei, le gambe in un turbine di impercettibili movimenti. Alla fine sembrava una farfalla nel bozzolo,i seni compressi tra le spire, le mani legate, era un bondage perfetto, il trucco fumettistico e la pettinatura anni 50 completavano il taglio comics dello spettacolo. A quel punto entrò in scena ‘il discobolo’ sempre calandosi dalla corda, il trucco e il ruolo riservatogli sembravano combaciare con il pensiero di Elena, infatti era per metà bianco e per metà nero, la mano bianca accarezzava dolcemente la pelle che fuoriusciva dalle corde, la mano nera la stringeva ulteriormente, quel che una dava l’altra prendeva in quel gioco in cui il bene ed il male non sembravano poter fare l’uno a meno dell’altro. Ad un certo punto la corda non era più intorno alla ragazza ed entrambi erano liberi di librarsi nel vuoto, durante i loro volteggi aerei si soffermavano qualche istante per offrirsi all’altro, prima furono i seni di lei velocemente lambiti dalla saettante lingua dell’acrobata, poi si incontrarono le labbra in un bacio appena accennato , poi lei cinse le spalle dell’uomo con le cosce inarcandosi all’incontro della vorace lingua con la vagina. L’acrobata si bloccò aspettando la discesa della siberiana che danzò sul suo corpo glabro con la lingua e la fica, poi lei si concentrò sul glande, dapprima con piccole lappate e appoggiandosi con le labbra della vagina per qualche istante, poi con grande perizia orale lo ingoiò. La tecnica era incredibile perché in realtà non muoveva la testa ma la fune, infine si fece scivolare dentro il pene di lui, così sospesi a mezz’aria in quella posizione assurda facevano l’amore senza apparente fatica, dando alla corda la giusta angolazione la penetrazione risultava ondulatoria ed il pene entrava lentamente senza scossoni, Elena trovava
lo spettacolo estremamente coinvolgente ,una scintilla dentro di lei stava facendo divampare un fuoco che non sapeva se sarebbe riuscita a spegnere. Uno schiocco di frusta attirò l’attenzione degli spettatori ‘ Il domatore e la belva’ la voce sanciva l’inizio di un nuovo spettacolo mentre quello sopra continuava.
Con il viso striato che ricordava un felino fece il suo ingresso la donna di colore, il domatore non poteva che essere l’uomo in nero, ad un lato del letto era stata posizionata una statua, un putto bronzeo con un pene enorme, il nano ai piedi del domatore era vestito allo stesso modo dell’uomo.
La frusta saettò in direzione della nera, che la evitò con un balzo atterrando accovacciata, la nudità ne esaltava le movenze animali, due luci ad occhio di bue illuminavano i due protagonisti seguendone le mosse, il resto era avvolto nel buio solo un flebile raggio raggiungeva i due acrobati.
Un susseguirsi di schiocchi indirizzarono la nera verso un luogo preciso, sembrava esserci solo il muro grigio dell’arena ma quando arrivò nei suoi pressi due braccia si levarono a cingerla con forza, erano quelle del nano che adesso indossava una tuta dello stesso colore del muro, così era anche il trucco del viso, la belva si divincolò e fuggì. Ancora qualche colpo di studio da parte del domatore, quindi ancora la sequenza di prima, ancora a portarla da qualche parte, saltò sopra al letto ,dal blu delle lenzuola si levò un omino, anch’esso blu.
Elena finalmente capì! La donna non era un felino ma un insetto inseguito da un camaleonte ed il domatore rappresentava l’antagonista ,un ragno ! La nera arretrava a quattro zampe pressata dai due predatori, si arrestò solo quando sentì la verga del putto sulla vagina.
Elena ebbe un sussulto quando la statua si animò e due mani attrassero la preda sull’enorme asta, l’espressione burlesque tra il meravigliato e l’impaurito dell’attrice era fantastica .
Il domatore si affrettò a sbattergli davanti la bocca la sua verga con la cappella porcina che lei si affrettò a far sparire tra le labbra, il secondo nano mestamente dovette accontentarsi dei seni turgidi di lei, li prese tra le sue manine,sembrava un bimbo prima della poppata, poi srotolò letteralmente la lingua, l’appendice carnosa faceva pari con la dotazione del secondo nano, ‘Ecco il vero camaleonte’ pensò Elena.
Di sopra gli acrobati stavano girando intorno su una sola corda , la donna aggrappata alle spalle dell’uomo si muoveva sempre più velocemente, il vortice lussurioso a cui stavano dando vita e la scena che si stava svolgendo sotto, con il bronzeo nano che estraeva completamente l’enorme pene per poi riaffondare con estrema facilità nella tana luccicante della nera, la indussero ad appoggiare i piedi sulla balaustra e ad iniziare una lenta masturbazione .
Mentre il dito medio roteava dolcemente , si immaginava protagonista sospesa sulla corda inseguita e presa, per poi scivolare giù e diventare preda da sacrificare ai tre circensi, con il nano camaleonte a far da apripista e poi gli altri a finire di farla bruciare nel rogo dei sensi.
‘Seduzione pericolosa, ovvero cosa non si farebbe per amore’ ancora la voce dava inizio ad una nuova scena, ‘i protagonisti in realtà non provengono dal circo,sono due persone normali con personalità diametralmente opposte, interessi diversi e stili di vita differenti, l’ uomo un giorno la incontrò per strada e si innamorò di lei idealizzandola e dando inizio ad un corteggiamento al limite dello stalking, alfine la donna stanca di tutto questo cercò il modo di farlo smettere dicendogli che si sarebbe concessa a lui solamente in un modo, quello che vedrete ora, quel che non immaginava era che gli sarebbe piaciuto e che l’uomo pur di amarla sarebbe stato disposto a superare il limite. Quel che succederà ora succede solo qui, poi non si vedranno fino al prossimo spettacolo tra due mesi, questo è il patto stipulato e ciò sembra appagare entrambi, buon divertimento!’.
Elena era in fibrillazione , il prologo della voce narrante l’aveva messa in aspettativa, l’eccitazione la stava stordendo rendendola come una gatta in calore.

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Crudeltà, amore ed altre ipotesi .

Quanto viene descritto nella prossima scena è puro frutto della mia fantasia e soltanto un pazzo metterebbe in pratica questo insano modo di fare l’amore, per me è solo un mezzo per esaltare le caratteristiche psicologiche dei personaggi. Tuttavia la pazzia fa parte di questo mondo e se proprio dovete farlo, fatelo sotto controllo medico!!!!:))))))))) Un neurologo in primis………..
Nel precedente capitolo del tutto casualmente ho affibbiato all’investigatrice il nome di una nota stilista, da questo momento Elena non farà più Mirò di cognome ma Moro.

La donna indossava ancora il tailler grigio con la gonna sotto al ginocchio, si portò al centro della mini arena, ancora una volta le luci si abbassarono sui corpi ansimanti e diedero accento alla scena che stava per iniziare.
Un telo candido semitrasparente circondò la ragazza che prese a togliersi gli indumenti, un inserviente li raccattò e successivamente la aiutò a regolare ‘il taglio’ del nuovo vestito, quando la tela venne issata lo stupore di Elena fu grande, almeno quanto la pena che provava per l’uomo.
La donna indossava un vestito composto da una maglina aderente fitta, fitta, in acciaio con delle aperture sui seni, la bocca, la vagina, le gambe, il sedere e le mani, la maglina era ricoperta da taglienti lamette messe di taglio, se l’uomo la voleva doveva obbligatoriamente farsi del male, o molto male se la donna avesse avuto dei movimenti imprevisti .
Lo sfregiato la mise seduta e prese ad accarezzargli le lunghe gambe con l’ausilio di un olio di lino, soffermandosi sulle ginocchia e sui piedi, cosa che lei sembrava gradire, lo sguardo adorante di lui era fisso sugli sprezzanti occhi di lei, risalì fino all’interno cosce, ridiscese sui polpacci, sulle caviglie, pazientemente in attesa di percepire il desiderio nel ghiaccio delle sue pupille.

Elena inizialmente era spaventata ed inorridita ma vedendo la sua tenacia, la sua capacità di leggere dentro il desiderio dell’algida ragazza fino a farla sciogliere, a farle muovere i primi passi di una corsa selvaggia verso il piacere assoluto riservato solo a lui, prese a vedere la scena da un altro punto di vista.

Una scritta sotto forma di ologramma scorreva sul fondo della finestra ‘ Vuoi di più? Premi un tasto ed avrai di più!’ Elena non poteva vederla, aveva i piedi appoggiati sulla balaustra e le gambe oscenamente aperte ,aveva ripreso a toccarsi ,il clitoride ingrossato accoglieva le sue dita, accompagnato dalla marcia trionfale delle palpitazioni del cuore , cercando un puntello per potersi sentire meglio senza accorgersene premette un pulsante.

Lo sfregiato seguiva il contorno della bocca della donna con un dito, si inumidiva la punta e la passava sulle morbide labbra, la preparava al bacio, la precisione chirurgica con cui accolse la lingua di lei fu vanificata dall’inarrestabile ardore che le trasmise, il suo fremito gli costò la prima incisione sulla guancia.
Nello sguardo della ragazza si accese una luce, quasi che quel piccolo sacrificio innescasse in lei una voglia a lungo repressa, l’uomo incurante della ferita le stava baciando i seni accompagnando i movimenti di lei dettati dalla passione, dimentichi della tagliente corazza che la rivestiva.

Elena aveva sempre odiato il sadomaso, il sangue , l’inutile violenza, eppure quel che stava vedendo la attraeva, dopo a mente fredda avrebbe capito che quel che vedeva c’entrava poco con il sadomaso, era solo l’esorcismo all’amore assoluto che la donna aborriva e che l’uomo agognava, la corazza di lame era una barriera ideale per le aspirazioni di lui e per le giustificazioni di lei.

Alla detective sembrò per un attimo di sentire un soffio di vento provenire dal basso, non vi diede peso più di tanto e si riconcentrò sullo spettacolo e su quel che le sue dita le stavano donando.

Ora lo sfregiato era dietro la donna le accarezzava il sedere, quel lembo di pelle era la parte meno pericolosa, poteva stringerle i glutei con moderato timore ,poteva rifiatare e concedersi una pausa in quell’oasi di delicata e per lui sconfinata epidermide, le infilò il medio nella vagina, lo estrasse umettando il buchino più stretto, eseguì l’operazione svariate volte passando per le sensibili increspature dello scroto strappando alla ragazza gridolini di approvazione.
Le sue parole lo spronavano nell’ardire ‘ amore mio, mi fai impazzire, prendimi come vuoi, adoro le tue dita, adoro la tua lingua, adoro il tuo corpo martirizzato per me, è la tua follia a rendermi così fragile, così vicina’ volle baciarle il suo fiore irrorato di rugiada, affondò la testa tra le sue gambe, la guizzante lingua dapprima dischiuse completamente la vulva, fino ad arrivare al clitoride, la penetrò appena con due dita , lo spazio tra le lamette era davvero risicato ed al primo sussulto di lei si tagliò il polso e aggiunse uno sfregio al naso, continuò!

Elena si godeva la scena accompagnando la visione al gioco lento delle sue dita , ormai scivolava languida sui suoi umori, sentì un altro tocco estraneo, si ritrasse ma era costretta negli spazi dell’angusta cabina e quando arrivò il secondo tocco ‘……
Ma cosa…..? Chi….?-
Sbirciò di sotto e vide il nano camaleonte.
-Ma come si permette ? Chi l’ha mand….aaaahhh-
Il contatto con l’enorme lingua del nano era ora più deciso, riusciva a penetrarla ed al contempo stuzzicarle il clitoride, non riuscì a dire altro.

La donna era pronta per la penetrazione, lo sfregiato fece per prenderla da dietro ‘ No stasera devi rischiare qualcosa in più , voglio vederti in faccia!’ per ‘fortuna’ dell’uomo il suo pene sembrava conformarsi perfettamente all’occasione, infatti era abbastanza lungo per iniziare la penetrazione senza rischiare molto, ai primi colpi di lui lei si mosse sinuosa, languida, nulla faceva presagire a quanto sarebbe successo in seguito.

Non riusciva a dire niente sopraffatta dall’eccitazione e da quell’evento inaspettato che la inchiodava ansimante alla poltroncina , Elena era nella più pazzesca situazione che le fosse mai capitata, l’imbarazzo e la vergogna non erano abbastanza per allontanare il nano che si era impadronito della sua figa e le stava mettendo un tozzo dito nell’ano.

Ad un certo punto la donna liberò i suoi capelli fino ad allora raccolti in uno chinon, lo sguardo di lui tra il raggiante e l’impaurito fece capire che lei aveva raggiunto un altro stadio.
Si sedette sopra di lui con esasperante lentezza, le lamette erano a pochi millimetri dal corpo dello sfregiato, riprese a muoversi facendo scorrere l’asta dentro di lei, sempre precisa nel prendere le misure, l’uomo con lo sguardo fisso sul volto della ragazza sembrava in stand by, poi improvviso arrivò l’urlo accompagnato dal movimento secco della chioma.

Un attimo di buio e le note di atom earth mother si accesero insieme ai riflettori puntati su tutte le scene dei circensi, le corde ora roteavano ad una velocità folle i due acrobati erano incollati e la donna si muoveva sull’uomo come un campanaro nell’atto di suonare, su e giù con forza.
Sotto il nano superdotato aveva preso a sculacciare la nera e a montarla con veemenza mentre il domatore si menava l’uccello davanti alle sue labbra.

La donna ora si muoveva incurante se talvolta le lamette si conficcavano nella carne dell’uomo, anzi a volte si chinava e gli si strusciava contro procurandogli dei piccoli taglietti al torace, lui era in estasi nel sentirla così e avrebbe sacrificato se stesso se glielo avesse chiesto.

Vennero all’unisono, l’acrobata si irrigidì sul pene del compagno e cacciò un urlo, si staccò da lui e lasciò cadere dall’alto lo sperma reso più liquido dai suoi umori sul corpo della nera, che nel frattempo stava strusciando le labbra sul cazzo del domatore ad asciugare le ultime gocce della densa crema che le colava dal viso, dietro sentiva scendergli sulle gambe quella del nano, a guardarla sembrava un dipinto bianco su nero.

Sul corpo dello sfregiato gli ultimi colpi furono degli affondi terribili, tanto più lei raggiungeva il paradiso, tanto più lui sprofondava nel dolore ma poco importava perché per entrambi coincideva con l’estasi. Lei alla fine lo baciò a lungo lasciandogli gli ennesimi sfregi che lui il mattino dopo avrebbe guardato orgoglioso.
Venne anche Elena con la vagina sulla lingua del nano camaleonte e tre dita nel culo.

All’uscita trovò Piero che le chiese
-Come hai trovato lo spettacolo?-
-Lo sai che mi piace il circo senza animali….-
Disse lei baciandolo e lasciandogli intendere un felice immediato futuro.
Quella notte diede tutta se stessa a Piero libera da inibizioni e sovreccitata da quanto successo prima, si distrasse una sola volta scorrendo le mani sulla schiena di lui, sentendo le recenti cicatrici lasciategli da un incidente in moto pensò ‘ Le moto! che idiota sono!’.

L’indomani entrò in ufficio e convocò i suoi collaboratori ed il coroner che aveva eseguito l’autopsia.
-Dai risultati dell’autopsia risulta che il Fantoni sia stato prima urtato violentemente e poi strangolato, lei dott. Scannagatta che ha formulato la teoria dell’evento ritiene che le fratture siano compatibili se lo avesse colpito una moto?-
-Anche più di un’auto! Ma quale disperato metterebbe a repentaglio la propria vita per commettere un assassinio? Almeno centoventi km orari è la velocità che avrebbe dovuto avere la moto prima dell’impatto.-
-Già! Ma sa la stranezza il Maccafame possiede una moto di grossa cilindrata e gli è stata rubata due giorni dopo il delitto, questa è la denuncia.-
Disse Elena mostrando la fotocopia del documento.
-Bisognerà che lo torchi un po’, se ne vale la pena.-
Il commissario Barrì stava appoggiato allo stipite della porta.
-Finalmente è arrivato!-
-Veramente sono cinque minuti che sto ascoltando le sue stronzate, ora se non le dispiace conduco io le danze.-
-Si figuri, l’indagine è sua!-
La frase continuò nella sua testa ‘ ciccione di merda’.
-La Moro….-
Elena quando la chiamava così doveva sempre sopprimere un moto di rabbia, il commissario chiamava per grado anche il più pusillanime degli uomini e lei mai! Inoltre nei rapporti dove doveva obbligatoriamente segnare il suo grado spesso scriveva scientemente l’iniziale del suo cognome in minuscolo.
-Ha fatto delle ipotesi interessanti, però voi tutti avete visto il signor Maccafame perfettamente sano, neanche un graffio, dottore dopo un impatto del genere crede che un uomo possa essere rimasto integro?-
-Beh No! Anche con tutta la fortuna della terra almeno qualche abrasione e qualche botta dovrebbe averla rimediata.-
-Visto signorina?-
Sorvolò sul ‘signorina’.
-Si ma la moto rubata?-
-Un caso fortuito, si fidi…..-

Dopo la riunione uscì dall’ufficio alquanto arrabbiata per l’essere stata smontata in quel modo da Barrì, ricevette una telefonata.-
-Un incontro in merito al caso Fantoni, nel suo ufficio alle tre, si può fare visto che Barrì mi ha ‘liberata’ dalle indagini.-
All’altro capo della cornetta c’era Stefano, lo considerava una splendida persona oltre che un ottimo avvocato, ma cosa poteva c’entrare con il delitto? Magari qualche cliente……..
Alle tre era seduta davanti all’avvocato, dopo i convenevoli Stefano venne al sodo.
-Prima di tutto la pregherei di considerarmi una fonte anonima ,come anonimi vorrei restassero il più possibile i nomi che sto per rivelarle, ricordi che non sarei davanti a lei se non mi fidassi di lei e non la giudicassi all’altezza.-
Stefano l’aveva sempre stimata e trattata con le competenze che le spettavano, se richiedeva riservatezza gliela avrebbe accordata.
-Se le circostanze lo richiedessero e fossi costretta…..lei capisce non potrei……finché potrò comunque si, in ogni caso dovrà fidarsi della mia misura.-
-Non sono solo i nomi, ma anche e soprattutto i particolari che non dovranno trapelare.-
-Vada Avvocato.-
Il racconto di Stefano fu particolareggiato e tirava in ballo anche la sua ex moglie , omise le circostanze sulla morte di Centofanti, la storia tra Bea e Leti e per motivi professionali il fatto che il Maccafame sapesse di Franco, per il resto raccontò tutto.
-Bel casino, una vita normale no!?-
-Sembra che la vita normale non sia così interessante……-
-Immagino! E i diretti interessati?-
-Sanno tutto e sono nell’altra stanza.-
-Potrei sentirli uno a uno? Naturalmente in sua presenza.-
-Certo, con chi vuole iniziare?-
-Il suo collega.-

Franco entrò, non era mai stato intimorito da nessuno nel rapporto avvocato/forze dell’ordine, in quella circostanza però era in palese difficoltà.-
-Avvocato si rende conto del casino in cui si è messo?-
-Ora si! Quando l’ho fatto mi sembrava una buona idea.-
-Senta, Stefano mi ha detto che ha incontrato due persone è in grado di descrivermele?-
-Non sono molto fisionomista ma vedrò di sforzarmi nel ricordare. Allora, l’uomo era alto, palestrato e con un alano e la donna di qualche anno più vecchia di lui.-
Elena aveva con se alcune foto degli indagati.
-Saprebbe riconoscerli tra questi?-
-Si ,non c’è dubbio, questo è l’uomo e questa la donna.-
-Bene, ora andiamo a verificare i suoi alibi.-
-Dov’era il giorno dell’omicidio.-
-In ufficio e non c’era nessuno con me.-
-Qualcuno l’ha vista entrare o uscire?-
-Non saprei, però ci sono le telecamere a circuito chiuso in entrata.-
-Facilmente eludibili, le ho notate entrando.-
-Pertanto non ho alibi.-
-Proprio così! Adesso vorrei sentire sua moglie.-

Letizia entrò guardinga,le bastò un’occhiata, la giovane investigatrice non incuteva timore e sembrava una che sapeva il fatto suo e lei senza sapere il perché si sentiva garantita .
-Dunque lei è ‘………era la misteriosa amante di Alberto?-
-Si, anche se tecnicamente quando è morto non lo ero più, mi aveva lasciata grazie a lui.-
Indicò Stefano.
-Lo so mi ha raccontato anche questo. Non le ha mai detto di minacce o altro che possa condurmi a qualcosa?-
-Era preoccupato perché era certo di essere spiato dall’ex moglie e dall’ex marito dell’amante, una volta qualcuno è entrato in casa e gli ha distrutto quasi ogni cosa di valore, lui supponeva che fosse quest’ultimo.-
-In effetti è un sospetto plausibile, la casa di Fantoni è tempestata delle impronte di Maccafame. Suo marito? Spiava anche lui!-
-Vero! Ma credo che alla fine le ragioni siano altre, lui con l’omicidio non c’entra.-
-Cioè?-
-Si premuniva nel caso chiedessi il divorzio, eppoi secondo me è subentrato un suo lato voyeristico, in qualche modo la cosa lo intrigava…….-
-Dove si trovava la sera in cui hanno trucidato Alberto?
Aveva appositamente usato un termine crudo per vedere la sua reazione. Lei rispose tranquilla.
-Al luna park con Bea e i suoi bimbi.-
-Saprebbe dirmi chi potrebbe spiegarmi Alberto al meglio?-
-Bea! E sicuramente la vicina di casa della moglie, un’impicciona…..-
-Un’ultima cosa, suo marito possiede una moto?-
-Una vecchia Bmw senza targhe, la mantiene in perfetto stato ma non può circolare, è due anni che la vuole reimatricolare……-
-Vada pure, grazie e buona giornata!-

Si stiracchiò sulla sedia.
-E lei Stefano ha una moto?-
-Si, una Triumph bonneville tranquilla e affidabile.-
-Mai avuto incidenti recentemente?-
-No, sono molto prudente.-
-Può far entrare sua moglie, gli argomenti che tratteremo potrebbero imbarazzare entrambi e……..-
-Preferirebbe che non ci fossi.-
-Si, vorrei che parlasse liberamente.-

In quel momento squillò il cellulare ‘ Ispettore abbiamo altri risultati sul corpo del Fantoni’ era la voce del dottor Scannagatta ‘ Dopo la riunione di stamattina mi ha messo una pulce nell’orecchio ed ho fatto analizzare alcune cose che non mi spiegavo, quindi quanto prima si faccia viva nel mio studio.’ Il tempo di riattaccare ed ecco un sms ‘ Abbiamo ritrovato l’auto di Fantoni era in un invaso sull’appennino’ seguiva l’indirizzo.

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LA MATASSA S’ INGARBUGLIA

Beatrice fece il suo ingresso nello studio del marito, Elena stava prendendo su le sue cose.
– Mi dispiace ma ho ricevuto due chiamate urgenti, devo muovermi immediatamente e accidenti! Devo attraversare mezza città, ho l’ auto in commissariato.-
– Se dice l’accompagno io ,così potrà chiedermi quel che crede durante il tragitto.-
– Il posto e piuttosto lontano, ma mi farebbe sicuramente piacere.-
Beatrice prese le chiavi della sua 500 azzurro pastello ed invitò Elena a seguirla, una volta in auto l’investigatrice prese a farle domande.
– Lei conosceva bene Alberto? –
– Ero la sua amante e la nostra era una storia di sesso e basta, però devo dire che sì lo conoscevo meglio di quanto mi aspettassi e me ne sono accorta solo ora.
– Saprebbe descrivermelo in maniera sintetica ma non tralasciando gli elementi essenziali del suo carattere e del suo modo di concepire la vita.-
– Forse posso anche fare di meglio.-
Disse Bea sorridendogli ed iniziando il suo racconto.
– Alberto era impulsivo, sboccato, a volte senza freni, intuitivo e rude, tutti questi elementi lo rendevano vivo e sempre alla ricerca del limite. Io sono stata attratta dal suo lato rude e quello mi ha lasciato vedere senza sconfinare in altro, era come se sapesse fino a dove poteva arrivare con le persone…..-
– La sua vita i rapporti interpersonali, lei ne sa qualcosa?-
– Mi raccontava poco, solo alcuni frammenti, tuttavia mettendoli assieme posso dirle molte cose, ad esempio lui era estremamente duro con i suoi collaboratori, quando l’ho conosciuto era in corso una scenata verso un paio di essi, una era la segretaria ,poi mi confidò che ne era diventato l’amante e sono certa che lei fosse la sua schiava sessuale e che le piacesse esserlo, l’altro era l’arredatore, un tipo che secondo lui bisognava pungolare di continuo onde evitare che si addormentasse sulle carte. Con la moglie si era sempre comportato in modo impeccabile, lei ufficialmente non sapeva delle sue avventure , ma qualcosa aveva intuito, visto che poi aveva assunto quell’investigatore. Sapeva sempre porsi nel modo giusto a seconda della persona che aveva davanti, era una specie di camaleonte opportunista.-
Alla parola camaleonte Elena ebbe un sussulto, ripensando alla testa del nano affondata tra le sue gambe, poi intuendo delle potenzialità in Beatrice le fece delle altre domande.
– Lei sa qualcos’altro o forse si è fatta qualche idea su qualcuno?-
– Alcune cose le so, le altre sono solo ipotesi. –
– Sarebbero? –
– Vede ,Alberto era sicuro che qualcuno lo seguisse e ultimamente stava con gli occhi aperti, era convinto che questi fosse il marito della sua segretaria, e quando ha trovato il suo appartamento devastato ha pensato subito a lui. –
– Non ha mai sporto denuncia su questo fatto! Ad ogni modo probabilmente aveva ragione, abbiamo trovato impronte del Maccafame ovunque nella casa di Alberto. –
– Credo non abbia sporto denuncia per non coinvolgere ulteriormente la sua amante, Maccafame invece era un uomo ferito nell’orgoglio, ed anche se la gelosia era apparentemente il sentimento che muoveva la sua rabbia, io credo che andando più a fondo scopriremo un uomo devastato dall’invidia ‘ perché lui e non io,? Perché lei si è data a lui in maniera assoluta, perché pensava che io non fossi all’altezza?’ come molti uomini quando vengono traditi non guardava la causa obbiettivamente e pensava alla moglie come ad una cagna in calore. –
– Egocentrico e privato delle sue sicurezze .-
– Già! La moglie di Alberto poi si sentiva inadeguata, lui nel tempo era cambiato e lei non era più in grado di far fronte alla sua energia, mentre lei si spegneva lui splendeva di una luce che lei non riusciva a vedere o forse non voleva vedere.-
– Una coppia allo sbando, quindi anche lei ferita e senza il cane guida, cieca o forse finta cieca?
– Lei Beatrice perché ha deciso di troncare?-
– Inizialmente pensavo per rispetto a Stefano, ma adesso ho cambiato opinione, la realtà è che sono progredita e lui non mi bastava più, adesso sono molte cose che prima non ero ,in parte proprio grazie ad Alberto che è stato il mezzo per raggiungere una nuova consapevolezza.-
– Da quanto ha smesso di frequentarlo? –
Dalla Morte di Centofanti. –
– Suo Marito è, era geloso di lei? –
– Mio marito geloso non lo è mai stato, poteva accettare il mio tradimento ma non quello che sono diventata, non in veste di marito almeno.-
– Ecco! Svolti a destra.-
– Siamo arrivati? –
– Si, lei dovrebbe per cortesia attendere in auto, un ritrovamento riguardante il caso….-
Beatrice la guardò con aria interrogativa.
– L’auto di Fantoni…..-
Disse Elena scendendo e avviandosi verso un gruppetto di persone che stavano posando dei paletti e il classico nastro giallo, atto a tenere lontano uno sparuto gruppo di curiosi.

Le venne incontro Laquaglia
– L’abbiamo tirata su due ore fa….-
– Come!!?? Due ore fa e ‘..-
Le parole faticavano ad uscirle di bocca, doveva trattenere la propria rabbia, l’imbarazzatissimo sergente cercava di spiegarle.
– Senta la colpa non è mia, un gruppo subacqueo stava facendo delle immersioni e hanno visto l’auto, deve sapere che il commissario era sub e iscritto proprio a quel gruppo e loro hanno chiamato direttamente lui.-
– Barrì sub?! Forse lo usavano come boa!!-
– Uummh lo stesso pensiero che è venuto a noi….. –
– Naturalmente ha voluto presenziare al ritrovamento, avrà chiamato qualche giornalista e peggior cosa, rovistato all’interno senza prima far intervenire la scientifica.-
– Le prime due le ha prese, per il resto ha gironzolato intorno senza toccare nulla, poi ci ha detto di chiamarla. –
Elena era confusa, perché l’aveva chiamata? Voleva forse umiliarla ancora? Si stava dirigendo verso la strada che dava sull’invaso.
L’ auto era ferma sull’unico spiazzo antistante lo specchio d’acqua, gocciolava ancora, la carrozzeria era devastata come se avesse rotolato fin lì da una profonda scarpata .
– Signorina Moro la vedo perplessa.-
La voce alle sue spalle era quella del commissario.
– Perché lei non lo è ? –
– Si ma vorrei capire il suo punto di vista.-
– Perché tanto accanimento sul mezzo, quasi volesse proseguire l’opera iniziata col padrone? Inoltre se questa zona è effettivamente il luogo dell’omicidio è stata ripulita perfettamente , come l’altra, scommetto che all’interno dell’auto non troveremo alcuna traccia, l’assassino sicuramente non ha trasportato il morto con questa. Non c’è nulla di sensato in questo caso.
– Lei ha ragione, adesso può andare attenderò io la scientifica. –

Rassegnata e non capendo perché il commissario l’avesse convocata lì si riavviò verso la macchina di Beatrice.
Quando entrò doveva avere l’aria pensierosa, l’ansia di una possibile svolta era svanita ed il commissario sicuramente la stava prendendo per i fondelli.
Bea vedendola delusa le disse.
– Non era quel che credeva? –
– No! Anzi si! Insomma! Era l’auto di Fantoni ma è tutto così strano, estremamente pulito per un delitto passionale. –
Bea studiava il viso dell’investigatrice cercando di capire quel che le sue sinapsi stavano elaborando, si ritrovò invece a guardarla dentro e fuori forse nella maniera che non doveva, il suo cervello la vedeva così ‘ Intelligente con grandi capacità intuitive, emotiva, determinata’ i suoi occhi invece vedevano una giovane donna dagli occhi profondi che sapevano trasmettere quel che provava, sul viso dominava un importante naso aquilino che su di lei non stonava affatto, anzi le donava una nota caratteriale, il fisico sinuoso aveva il giusto equilibrio tra pienezza, morbidezza e muscoli, le lunghe gambe nervose accompagnavano lo sguardo sul capolavoro assoluto del suo corpo, il sedere, sodo e rotondo disegnava un invito ad ogni genere di fantasia.
Poi cercò di interpretare le parole di lei.
– Intende dire che c’è troppo metodo?-
– Esattamente! Lei ci azzecca molto, ma anche lei fa parte delle cose che non capisco….-
– Cioè ? –
– Beh! Ha detto che non vedeva il morto dai tempi del caso Centofanti ed invece è stata vista da testimoni attendibili una settimana prima della sua dipartita sulle scale della casa di Alberto, ha qualcosa da dire in proposito ? –
– Nulla perché quel testimone è del tutto inattendibile. –
– Una vecchietta di quasi ottant’anni con memoria e vista da ventenne secondo lei è inattendibile ? –
– Senta, io a casa di Alberto saranno almeno sei mesi che non metto piede, quindi quella avrà visto qualcun altro! –
– Abbiamo trovato anche tracce che parrebbero ricondurci a lei all’interno dell’appartamento.-
– Non è possibile! Io in quella casa non ci ho mai messo piede, Alberto si era trasferito lì cinque mesi fa e a meno che non sia rimasto qualche capello sui suoi vestiti, è assai improbabile che abbiate trovato qualcosa.-
– In effetti ci sono anche i capelli, tra le altre cose. –
– Tra le altre cose?! –
– Senta, in sincerità, io ho un ragionevole dubbio che qualcuno voglia incastrarla, tutti gli oggetti con le sue impronte sono asportabili e non vi sono impronte su mobili, maniglie, pareti, rubinetti ‘….. ma la nonnina sembra convinta, sostiene di averla vista bene ,anche se in penombra, potrebbe trattarsi di qualcuno truccato in modo da marcare le sue caratteristiche, parrucchiere, rossetto, ombretto e phard a volte bastano a trarre in inganno.-
– La ringrazio per il beneficio del dubbio, meno male che lei sembra non fermarsi alle facili soluzioni. –
La 5oo abarth di Beatrice macinava velocemente i km che le separavano da Parma, quel pomeriggio arrivava l’opera del Modenese e non vedeva l’ora di ammirarla.

Maria invece era arrivata quel mattino carica come una molla, ad accoglierla non aveva trovato Bea ma Giovanni, era rimasta delusa, Giovanni era una piacevole compagnia pronto alla battuta e per nulla in imbarazzo con quella che per lui era una sconosciuta, lei però aveva bisogno di parlare con Bea, era in fibrillazione per la prossima apertura della galleria e aveva in testa un milione di idee e dubbi a cui solo l’amica avrebbe potuto dare un ordine preciso.
Le avevano detto che sarebbe stata impegnata il mattino ma ormai erano le due del pomeriggio e cominciava a innervosirsi, stava quasi per chiamarla, quando sentì squillare il cellulare…..
– Ciao Maria, scusami tanto ma l’impegno che avevo si è protratto oltre il previsto, adesso devo passare in galleria e poi vengo a casa, diciamo verso le cinque e mezza.-
– Ciao, ho voglia di vederti devo raccontarti tante di quelle cose…….-
– Per quelle c’è tempo anche domani, stasera hai un invito ‘…..a proposito hai un abito da sera.-
– No! lo avessi saputo…..-
– Una cosa improvvisa…. ma non preoccuparti abbiamo più o meno la stessa taglia e io ne ho parecchi, vai in stanza armadio provali e scegli quello che ti sta meglio nei cassetti troverai anche biancheria intima adeguata, non sei la sola a cui piace abbinare quel che non si vede con quel che si vede……….
Maria avvampò, aveva archiviato come ‘ files non corretto’ quel che era accaduto qualche mese prima, Bea non aveva più accennato a nulla, segno che nel suo fare non vi era malizia, lei si era tranquillizzata e i dubbi sulla sua sessualità erano stati riposti.
Fu ridestata dai suoi pensieri dalla voce di Bea.
-Le scarpe!? Io ho un trentasette, tu?-
– Trentanove, un piedone! –
– Giovanni è a tua disposizione e ti porterà nel negozio giusto ,inoltre ha molto gusto e può anche consigliarti al meglio, permetti che te le paghi io, mi sentirei molto meno in colpa per questo ritardo. –
– Ma figurati!!-

Mentre il viva voce rendeva Elena compartecipe della discussione, sbirciava la donna al volante e ne tracciava l’ennesimo profilo psicologico, ‘ sembra molto sicura di sé , ha capacità organizzative, conosce il linguaggio del corpo ed è una seduttrice, ha un uomo che si mette a sua disposizione, riesce a mantenere la calma anche quando dovrebbe essere in palese difficoltà’. Gli era stata offerta su di un piatto d’argento ed il profilo appena tracciato era il condimento ideale per imputarla ed esporla alla gogna, probabilmente il commissario Barrì l’avrebbe già arrestata e messa sotto torchio,
lei invece aveva un approccio più morbido e si fidava del suo istinto.
– Avrebbe voglia di venire stasera presentiamo un opera del Modenese alla mia galleria. –
– Non conosco l’artista, però sono una fan della sua galleria, ogniqualvolta passo di là mi soffermo ad ammirare le cose che espone, quindi vengo volentieri a costo di trascinare il mio fidanzato. –

Bea lasciò Elena davanti all’ufficio del dott. Scannagatta e si avviò verso la galleria, li trovò gli assistenti del Modenese pronti a sballare l’opera.
– Beatrice!! –
Esclamarono giovialmente i due allievi.
erano anni che non lavorava con questa energia è un capolavoro assoluto.-
– Intanto CIAO! Non si saluta prima.-
– Non capisci! I saluti sono tempo perso ,questa cosa deve essere esposta il prima possibile, devi vederla e bearti della sua magnificenza è l’opera….-
– Sempre troppo voi due. –
La voce del Modenese alle sue spalle la colse di sorpresa, non tanto perché non se l’aspettava, ma soprattutto perché erano anni che non usciva dalla sua casa laboratorio e questo era veramente un evento.
– Giuseppe!!!!!! Tu qui è veramente una cosa indescrivibile. –
– Anche tu esageri! –
– Come mai qui? –
– Sai che ho una predilezione per te e ti ho vista studiare da grande fin dagli inizi, ma c’era sempre qualcosa che ti bloccava, eri come in stallo durante un volo e non ti decidevi ad aprire le ali, un po’ come me negli ultimi anni, poi mi hai portato quelle foto, un condensato di sensazioni, emozioni, piacere, paura c’era tutto e ho capito che avevi dispiegato le ali ed io ti ho seguito nell’aria regalandomi la sorpresa di questa cosa.-
Disse il Modenese indicando il suo lavoro ancora incartocciato e mezzo imballato.
– Cosa vuoi dire? –
– Che sei diventata grande ed io lo sono ridiventato con te, è da quando avevo trent’anni che non lavoravo più con questo entusiasmo, devo dire che non l’ho capito da me, ma dagli sguardi di questi due. –
Loro sorrisero e uno disse
– Improvvisamente non si è più lamentato dei dolori e saliva sull’impalcatura come un giovincello, alla mattina ci svegliavamo con lui che scalpellava, plasmava e canticchiava, quando l’opera cominciò a delinearsi piangemmo dall’emozione percependone la grandezza . –
– L’ho già detto che sono eccessivi? In realtà con ‘grande’ intendevo che hai risvegliato in me l’ardore e la temerarietà che credevo d’aver smarrito.-
– Ti ringrazio, ma ho solo scattato delle foto. Questa sera ci sarà anche il soggetto, che è anche la mia futura socia, apriamo una galleria a Merano. Ah! So che sei schivo, ma posso mettere in giro la voce che ci sarai anche tu alla presentazione della tua personale?-
– Non ci sono problemi, al limite me ne starò nascosto. –
Bea gli sorrise e l’abbracciò affettuosamente.

Elena stava salendo a due, a due gli scalini della scala che portava all’ufficio del dott. Scannagatta, lì l’aspettava Anna ‘la segretaria della scientifica’ come la chiamava lei, di fatto era realmente così, lei dipanava pazientemente le matasse che Scannagatta & co ingarbugliavano, cavilli e burocrazia erano il suo pane quotidiano e strano a dirsi, le piaceva il suo lavoro.
Era grazie all’amicizia che le legava che Elena riusciva ad ottenere supplementi di indagine che ad altri non erano concessi.
Anche questa volta si trovava lì grazie a lei.
– Ciao Anna, mi aspetta Scannagatta e –
– Magari un come stai o un abbraccio?!-
– Scusami, ma questo caso e il commissario Barrì mi tolgono la ragione, eppoi perché dovrei?! Si vede lontano un miglio che stai benissimo, hai il viso rilassato e un sorriso da far invidia allo stregatto.-
Le disse abbracciandola.
– Ok! Così va meglio, lui è di là ti aspetta.-
Il dott. Scannagatta l’attendeva nel suo ufficio, aveva davanti tre bustine trasparenti appoggiate a quelli che sembravano referti.-
– Barrì farebbe meglio ad ascoltarla più attentamente. –
– Lasciamo perdere il commissario e arriviamo al dunque che sono in ritardo sul mondo.-
– Ecco vede dott.ssa Moro qui abbiamo tre reperti che sembrano darle ragione sul fatto della moto, la prima indagine l’abbiamo condotta pensando ad un impatto con un auto, ed alcuni reperti erano sembrati non pertinenti, ma potevano essere cose di poco conto ed essersi conficcate sotto pelle quando il corpo e rotolato sull’asfalto.-
– Ed invece?-
– Invece nulla! Quel che è strano è che il primo reperto è una vernice non più di uso comune, sono stato da un carrozziere e questo mi ha detto che ormai la usano solo gli amatori e solo per determinate moto d’epoca Guzzi e Bmw.-
– Bmw?!!!!-
– Si, Bmw! Dalla sua espressione mi sembra che questo la porti a qualcosa……-
– All’ennesimo sospettato con il carico da novanta, vada avanti che sorprese mi riserva ancora?-
– Gli altri due reperti riguardano due tipi di manto stradale. –
– Cioè ?-
– Uno è identico a quello del luogo di ritrovamento e l’altro è un granulato bianco molto particolare, dimenticavo di dirle che anche questi sono stati ritrovati sottopelle e analizzando l’epidermide abbiamo constatato che il primo si è conficcato post mortem , mentre il secondo qualche minuto prima che il tizio morisse. –
– Ha detto che era un granulato particolare, di che tipo? –
– Un pietrisco marmoreo che si estrae nel veronese e usato per fare una finitura lavata su alcune pavimentazioni.-
– Adesso mi stupisca!-
Era abituata a Scannagatta, si teneva sempre l’ultimo elemento di sorpresa in fondo.
– Ho contattato la ditta produttrice e mi ha parlato di sole 15 forniture in provincia di Parma nell’ultimo anno.-
– Non c’è che dire, venire da lei e meglio che andare a teatro, mi riserva ogni volta un finale travolgente.-
Uscendo dalla scientifica pensava già più in positivo, entro due o tre giorni probabilmente avrebbero avuto il luogo dell’omicidio, un colpaccio inaspettato…..

Maria stava rientrando in casa con le scarpe nuove, Giovanni le aveva consigliato un paio di scarpe con il tacco a spillo un po’ anni cinquanta color testa di moro con le cuciture azzurre, le piacevano molto e avrebbe potuto abbinarle con molte cose.
Giovanni le disse che doveva andar via e che sarebbe rientrato per accompagnarla, le disse anche di scegliere un vestito da gran sera.
Era dentro la grande stanza armadio di Bea, ai due lati vi erano riposti gli abiti, da una parte gli invernali dall’altra gli estivi, sulla parete in fondo un grande specchio rifletteva la sua immagine.
Non le ci volle molto a capire quale abito le stava meglio, tuttavia li provò quasi tutti, Bea aveva un gusto straordinario, il taglio dei vestiti era perfetto e mentre li provava li immaginava addosso a Beatrice, uno strano languore le prese lo stomaco, languore che aumentò quando aprì il cassetto dell’intimo, c’erano pizzi, rasi, sete ed anche severi completi da collegio femminile, scoprì poi anche delle mutande maschili e non potevano certo essere di Giovanni vista la taglia.
Le provò e si guardò allo specchio, si trovava estrema e bellissima , pensò ‘ chissà se segneranno il vestito? ‘

Elena al commissariato aveva convocato Laquaglia e Dannunzi vedendoli arrivare ebbe il solito assalto di tenerezza, erano impacciati e a volte pasticcioni ma non li avrebbe cambiati per nulla al mondo.
Laquaglia le ricordava il personaggio di un vecchio film di Vittorio De Sica interpretato da Aldo Fabrizi che cercava di acchiappare Totò in quello che lei considerava il più esilarante inseguimento della storia del cinema , mentre l’altro con il suo linguaggio da borgataro, che compariva anche nei verbali, aveva come idolo Tomas Millian personaggio cult dei Bmovie degli anni settanta e lo imitava nell’aspetto e nei modi.
– Ragazzi ho del lavoro per voi e vorrei fosse fatto in fretta. –
– A sua disposizione siamo. –
– Bene dovreste controllarmi chi ha comprato e dove nel periodo subito prima e subito dopo l’omicidio Fantoni questo tipo di vernice, provate prima da chi vende pezzi di ricambio per moto d’epoca, mentre uno fa questo lavoro l’altro dovrebbe andare a Verona da questa ditta e farsi dire dove hanno consegnato questo tipo di pietrisco, eppoi andare a verificare sul luogo , privilegiando i siti nei pressi del ritrovamento del cadavere e dell’auto.-

– Chiara e sintetica come sempre, è un piacere lavorare con lei. Domani ci mettiamo in moto.-
– Grazie e appena sapete qualcosa informatemi, buona serata.-

Beatrice era finalmente sola in galleria, si era riservata un piccolo spazio tutto per se, una specie di camerino con bagno e mentre si preparava per la serata ripensava agli eventi delle ultime ore, chi e perché stava cercando di incastrarla? Che senso aveva ? La vecchietta non era certo in malafede e allora chi poteva aver messo in atto il travestimento e tutta la commedia conseguente? Non conosceva nessuno che la odiasse a tal punto o almeno così credeva.

Intanto a casa di Elena era in corso un battibecco.
– Eravamo d’accordo per il cinema e adesso mi porti a vedere una galleria d’arte moderna, che, tra parentesi, a me fa cagare. –
– Quel film lo danno anche domani, potremmo anche rinviare, non cade il mondo no ?! –
– Forse non hai capito? Non sono interessato a schifezze contemporanee.-
– Ah! tu non sei interessato, ti sei mai chiesto quante volte vado al cesso e quanto pop corn mangio durante la visione di quei film d’azione che a te piacciono tanto?-
La litigata proseguì per un po’, poi trovarono un accordo, lui si sarebbe intrattenuto quel tanto che bastava , poi sarebbe andato al cinema ed una volta finito sarebbe passato a riprenderla.

L’evento era organizzato come piaceva a Bea, musica e aperitivo in strada, per l’occasione aveva chiamato un gruppo che faceva un genere a metà tra il Jazz e la canzone d’autore , all’interno invece luci soffuse in ambiente e d’accento sulle opere presentate, la scultura ultima nata e pezzo forte della serata era nella sala grande in divina solitudine.
La voce sulla presenza del Modenese si era sparsa in fretta e aveva varcato i confini della provincia , così che già un’ora prima dell’inaugurazione la gente aveva cominciato a formare dei campanelli nei pressi dell’ingresso.

Giovanni stava accompagnando Maria alla galleria, quando l’aveva vista era rimasto a bocca aperta, aveva scelto un vestito increspato e lucido, con la gonna a palloncino sopra al ginocchio ed infine uno scialle in seta azzurra ad accompagnare le scarpe comprate con lui nel pomeriggio, aveva un portamento regale e ripensando a quanto dettogli da Bea la sera precedente non poteva che essere d’accordo ‘ la vedrai è irresistibile, neanche la nutella ha un tale potere sui sensi’.

Il Modenese, i suoi allievi e Bea attendevano Maria, che ignara, si aspettava di andare ad un party benefico.
Giovanni era loro complice e dopo aver parcheggiato quando furono nei pressi della galleria disse
– Bea ci attende in galleria, ci teneva che la vedessi stasera in modo da farti un’idea.-
– Quanta gente!-
– Beh! Siamo nei pressi del centro all’ora dell’aperitivo cosa ti aspetti? –
– Da noi non è usuale un tale assembramento per l’aperitivo ma si sa paese che vai……-
– Chiamo Bea che venga ad aprirci.-
Dopo pochi minuti erano dentro.
– Maria! Benvenuta nel mio mondo che da oggi è anche il tuo.-
La voce dell’amica era incrinata dall’emozione, gli altri la fissavano curiosamente mettendola in lieve imbarazzo.
– Bea che succede? Sei commossa ? –
– Si, e credo lo sarai anche tu quando vedrai……… adesso ti presento a delle persone speciali.-
Sentiva i loro sguardi ancora appiccicati addosso.
Questi sono Davide, Michele e Giuseppe detto il Modenese. –
– Dio mio! Lei è………..-
Sembrava che i tre fossero esenti dalle parole e assorti nella contemplazione del suo viso, e allora parlò Bea per loro.
– Temo che abbiano bisogno ancora di qualche attimo, devono capire il tuo viso per vedere se sono stati colti i dati essenziali e probabilmente il tuo imbarazzo in questo momento li sta aiutando.-
– Gran lavoro maestro! –
Dissero i due aiutanti al Modenese
– Non cominciate voi due e presentatevi –
Li rimbeccò lui.
Dopo le presentazioni Bea condusse Maria nella sala grande ma prima di farla entrare la bendò, Maria non protestò e si lasciò condurre al centro della sala.
– Immagino avrai intuito a cosa ti trovi di fronte ma devo dirti di non aspettarti nulla di più che te stessa.-
Pronunciando quelle ultime parole lasciò cadere a terra la benda, Maria dopo un attimo di disorientamento e dopo che le sue pupille si riabituarono alla luce posò lo sguardo sulla scultura.
Di primo acchito le venne in mente una scultura di Gargallo esposta al Reina Sofia che in tre linee descriveva il viso e l’anima di Greta Garbo, poi si vide, c’era tutto di lei, stavolta l’artista non aveva usato il solito viso ideale, stavolta l’artista aveva osato di più non usando nessun viso ma tracciando delle linee essenziali che riproducevano astrattamente l’ anatomia del suo volto, cogliendone ogni espressione, emozione, fastidio, paura, attesa, era lei e basta e lì sola nel buio si sentiva nuda fin dentro le ossa e annichilita, piccola di fronte a tanta bellezza. Pianse senza vergognarsene, si volse con il viso rigato di lacrime, dalla penombra emersero Il Modenese e Bea, era sopraffatta dall’emozione e le parole le morivano in gola, così non disse nulla e si concesse un lungo abbraccio singhiozzante con entrambi.

All’esterno la musica dissonante e melodiosa allo stesso tempo, accompagnava l’aperitivo di benvenuto, Maria si stava ritoccando il trucco nel camerino di Bea e ripensava alla scultura del Modenese, a come era riuscito a scavarle dentro senza mai averla vista, certo le foto che Beatrice aveva realizzato dovevano aver colto tutte le sfumature necessarie , ripensò a quello che aveva provato con lei e vi sovrappose le linee di creta e metallo tracciate dall’artista , l’effetto sul suo corpo si tradusse in leggeri tremori, aumento del battito cardiaco, respirazione accelerata, in una parola eccitazione! La sua mano scese tra le gambe, incontrò l’aderente boxer di foggia maschile, penetrò attraverso la patta e finalmente arrivò laddove il suo corpo la reclamava.
Le dita frettolosamente scostarono la rosea pelle e scoprirono il clitoride , guardò la sua immagine riflessa nel grande specchio, gli occhi semichiusi, l’elegante vestito e la posa a dir poco scandalosa,
ebbero il potere di aumentare il suo stato di perdizione, massaggiò delicatamente la piccola protuberanza ricavandone brividi infiniti, quando ‘………..toc, toc, bussarono alla porta.
– Sono Bea posso entrare? –
– Un mom…ento. –

Critiche, consigli, suggerimenti e ‘………..’ lodi sperticate’ ad
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oppure Facebook anice stellato

Un ringraziamento in particolare a Volo e Miss Mango per lodi e critiche ( spero che queste ultime siano state superate con la nuova impaginazione).

Scusatemi per il poco sesso ma la vicenda andava sviluppata.

Ah! Naturalmente per ‘lodi sperticate’ intendo insulti……… L’inaugurazione

Maria si ricompose alla meglio ed andò ad aprire.
– Se hai bisogno ti do una mano, ma dobbiamo fare in fretta tra pochi minuti apriamo la mostra e là fuori ci saranno almeno cinquecento persone.-
– Accidenti! Comunque io sono pronta.-
Era pronta ad avere un orgasmo ed il suo viso avvampava .
– Sei sicura di sentirti bene?-
– Si, sicura.-
– Hai le guance arrossate, probabilmente il pianto di prima….-
– Forse è meglio che mi dia un’altra rinfrescata. –
– Non c’è tempo! Eppoi così sembri ancor più bella se possibile.-
– Ho una socia adulatrice……-
– Dai andiamo.-

Elena e Piero erano accalcati tra la folla.
– Tu sei pazza se pensi che io mi faccia calpestare per vedere qualcosa che neanche mi piace.-
– Dai su….due minuti e apriranno.-
Proprio in quel mentre Beatrice spalancava le due grandi vetrate scorrevoli della sua galleria.
La gente affluì con calma all’interno spargendosi nelle quattro sale, un telo copriva l’ultima opera.
Beatrice prese il microfono.
– Signori e signore vi do il benvenuto a questa personale di uno dei massimi esponenti della scultura contemporanea italiana e mondiale, Giuseppe Trolese anche detto ‘Il Modenese’.-
Diede il tempo di applaudire.
– Penso che la voce si sia ormai diffusa e che tutti sappiate che lui è qui a presenziare all’evento. –
Altro fragoroso scroscio di applausi .
– Era da un bel po’ che non usciva di casa, non per snobismo o perché è un orso o per timidezza. – Semplicemente secondo lui non aveva più nulla da dire, almeno fino ad oggi……..adesso è ritornato con un nuovo, rivoluzionario lavoro che lui stesso cercherà di spiegarvi.-
Non vi fu che qualche isolato battimani, i più avevano percepito l’importanza storica del momento. Il Modenese era munito di un radiomicrofono attaccato al colletto della camicia così da non avere l’imbarazzo del ‘gelato’.
– Buonasera a tutti, ringrazio Beatrice per l’introduzione e soprattutto per avermi proposto questo lavoro, forse lei pensava che lo avrei eseguito in maniera tradizionale ma il materiale datomi era di una tale forza emotiva che mi ha portato a tracciare un sentiero nuovo, con nuovi materiali e nuove forme. Ho usato un mio classico ,la creta , ed il titanio, che pensavo severo, austero ed estremamente tecnologico, invece ho scoperto una materia delicata e resistente dotata di possente eleganza. Tutto questo ha fatto sì che uscisse dalle mie mani qualcosa che non riesco ancora a spiegarmi, totalmente nuovo ed avulso da qualsiasi altra cosa vista finora, a metà tra la scultura ellenista e l’estremismo di quella contemporanea, insomma! Bella o brutta che vi sembri ,io alla soglia degli ottant’ anni ho avuto modo di stupire me stesso.
Intervenne Bea
– Va detto che chi ha visto quest’opera ha percepito un arcobaleno di sensazioni, io stessa ho ancora negli occhi il movimento ed in testa l’eco dell’amore che lui vi ha riversato. Tra qualche attimo andremo a scoprirla, sappiate comunque che non è in vendita e tra quindici giorni cambierà casa e se vorrete ammirarla nuovamente dovrete andare a Merano. Lì c’è, ci sarà una nuova galleria che inaugureremo io e Maria. –
Disse tirando l’amica a sé.
– Quindi godetevela ora o dovrete fare un mucchio di strada per ammirarla nuovamente. Raggiungete la sala centrale , tra qualche minuto toglieremo il drappo. –

Stefano aveva raggiunto Giovanni, i due nonostante tutto erano ancora ottimi amici, uscivano ancora in canoa e non rinunciavano a qualche partita di rugby tra veterani, il fatto di aver condiviso la passione per Bea anziché allontanarli e renderli nemici ne aveva rafforzato il legame.
– Ciao roccia, sembra che la serata si faccia interessante.-
– Ciao spada, si è partita bene, poi Bea queste cose le sa organizzare.-
– Già ci sguazza bene! Ed in queste occasioni è sempre al massimo di adrenalina, poi dormirà due giorni di fila.-
I soprannomi ereditati dal rugby erano rimasti loro incollati per sempre, Giovanni era un pilone insormontabile ‘la roccia’ e Stefano un esterno velocissimo detto spada per la sua capacità di infilzare la difesa avversaria, soprannomi che rimanevano anche nella canoa infatti sulla chiglia dell’imbarcazione vi era stampigliata la scritta ‘la leggenda di re Artù’ l’avevano chiamata così pensando appunto alla spada nella roccia.
– Non credo avrà il tempo per dormire, ospitiamo la sua socia e devono organizzarsi per l’apertura a Merano.-
– L’ho vista prima, gran pezzo….-
– Eh si! Andiamo fuori a bere qualcosa.-

Poco distante Elena e Piero si stavano dirigendo verso la sala centrale, Elena ,che negli ultimi tempi non aveva avuto modo di avere una vita sociale, era felice di stare in mezzo alla gente mentre Piero si sentiva quasi soffocare, Elena nel caos riusciva a pensare meglio ed in quel momento pensava alla sua vita di coppia, Piero praticamente non aveva amici ed era restio a frequentare i suoi, così che pian piano si erano ridotti ad avere una vita a due e lei di questo ne soffriva. Una voce la distrasse era quella di uno degli allievi del Modenese che annunciava la caduta del drappo che ricopriva l’opera, appena l’altro allievo tagliò il cavo ed il tessuto calò a terra, un sospiro di ammirazione si levò dalla folla, seguito da un chiacchiericcio intenso.

Bea guardando le facce degli invitati e soprattutto quelle dei critici, seppe che avevano fatto centro, non aveva mai avuto dubbi sul talento del Modenese ma quest’opera superava tutte le altre di tre spanne almeno e sicuramente avrebbe rivalutato tutto quello da lui prodotto finora.
Scorse tra la folla Elena era in contemplazione della scultura ed era insieme ad un giovane uomo molto affascinante, ma sembrava decisamente un pesce fuor d’acqua.
– Si avvicinò trascinando Maria.
– Elena! è venuta! Ne sono felice, le presento la mia nuova socia.-
Le due si presentarono e scambiarono qualche convenevole, Elena doveva presentare Piero sicura che a lui non avrebbe fatto piacere.
– Lui è Piero, il mio fidanzato.-
Maria e Bea ripeterono il rituale della presentazione, poi Bea del tutto inaspettatamente disse.
– Vedo che il suo fidanzato è un po’ in imbarazzo le dispiace se glielo rubo per qualche minuto che gli presento un po’ di gente.-
– No, non mi dispiace affatto.-
Disse, prendendosi una piccola vendetta su Piero.
I due si allontanarono tra la folla e lei e Maria iniziarono a parlarsi. Cominciò Elena.
– Bel ricevimento e la scultura è veramente stupenda.-
– Si, per me è stata una sorpresa non sapevo che avesse organizzato tutto questo.-
– Lei ha un’aria familiare.-
– Sicuramente si sbaglia io sono di Laces, Sudtirolo.-
– Eppure a me sembra d’averla già conosciuta –
– A volte capita anche a me di scambiare un volto per un altro .-
– Allora lei aprirà una galleria d’arte a Merano, le devo dire che ho molta invidia….-
Parlarono a ruota libera delle loro vite, dei propri interessi, dei gusti di ognuna, solo dopo questo ad Elena venne un lampo.
– Tu sei la modella, nella scultura sei tu!?-
Le disse passando al pronome confidenziale.
– Si sono io, ma non ho posato davanti al Modenese, è stata Beatrice a fotografarmi e a portare gli scatti al maestro.-
– Alcuni indios in Guatemala non vogliono essere ripresi o fotografati perché pensano o credono che con la foto se ne vada un pezzo della loro anima, vedendo la scultura credo che lei te ne abbia preso un pezzo.-
– Mi sono sentita anch’io per un attimo derubata dentro, poi invece mi son vista vivere in due posti contemporaneamente e con la stessa intensità, le mie emozioni rivedendo la scultura mi hanno nuovamente sopraffatta, quasi annientata ed ero felice di riviverle.-

Poco lontano Bea discuteva con Piero.
– Allora Piero cosa ne pensa dei pezzi esposti?-
– Se devo dire la verità a me non piacciono, come tutta l’arte moderna.-
– C’è un motivo?-
– Potrei dirle che non mi dicono niente e sarei diplomatico, in realtà la trovo inutilmente provocatrice e spesso blasfema, non rispetta i miei canoni estetici e morali.-
– E di grazia quali sarebbero i suoi canoni estetici.-
– Le farò alcuni nomi: Tintoretto, Tiepolo, Raffaello, Giotto, Leonardo, Caravaggio……-
– Si fermi la prego, vuole dirmi che questi signori non hanno provocato, sono stati innovatori e spesso avversati dalla chiesa stessa ed in quanto a morale uno come Caravaggio ne aveva forse? Avrei accettato un ‘non mi piace’ ma che mi dica che l’arte debba avere una morale mi scusi ma è da folli.-
– Direi che ne ho abbastanza vado a raggiungere Elena.-
Bea era piuttosto delusa dal tipo, lo credeva fuori posto ed invece era un bigotto in piena regola, e quella che lei aveva scambiato per timidezza era invece rifiuto preconcetto.

Elena si vide piombare alle spalle Piero che le disse di essersi già rotto, che se ne andava al cinema e che si arrangiasse a tornare a casa. Lei rimase con un punto di domanda stampato in volto.
– Tipo strano il tuo fidanzato.-
Le disse Maria.
– Serata storta, almeno credo.-

Alle ventitré il numero dei presenti era intorno ai mille e tutti erano come persi in quella babele di voci e volti, Maria venne fagocitata da una coppia che era pronta a sborsare una cifra importante per acquistare la scultura e lei aveva le sue belle difficoltà a far capire che veramente non era in vendita, Elena era rimasta sola sballottata di qua e di là, fece un giro per la galleria e poi fuori, qui incontrò Stefano e Giovanni.
– Ispettrice! Sta indagando o è qui per piacere.-
– Mi ha invitato Beatrice.-
– Tipico di Bea, se una persona le piace a pelle fa di tutto per conoscerla meglio.-
Intervenne Giovanni.
– Vuole un drink…..-
Lasciò in sospeso le parole, aspettando che lei aggiungesse il suo nome.
– Elena, e la risposta è si……….-
Anche lei giocando con i puntini.
– Giovanni, allora vado le va bene un mojito?-
– Si perfetto.-
L’ispettrice e l’avvocato ripresero la conversazione.
– Sua moglie ha indiscutibilmente fascino!-
– Ex moglie! Adesso sta con Giovanni.-
– E lei accetta questo? –
– Si e no, le spiego…. Giovanni è il mio migliore amico, lui è sempre stato innamorato di lei fin dalle nostre prime frequentazioni, quando ho lasciato Bea lui mi ha cercato, voleva dirmi di rimanere, di aspettare , di capire il momento, in poche parole di lasciare decantare nel tempo le emozioni che mi pervadevano e solo dopo decidere.
Ma non ero disponibile per nessuno, se lo avessi ascoltato forse ,chissà le cose avrebbero potuto andare diversamente. Poi è successo l’inevitabile, Giovanni ha offerto il piedistallo da dove Bea spicca i suoi voli e dove sa di poter tornare……lui l’ama, lei ama ciò che lui le dà , ed io l’accetto perché Bea con lui è al sicuro e non l’accetto perché io non ho avuto il fegato per rimanere.-
– Lei cova una strana rabbia, densa di malinconia…..-
– In realtà rabbia e malinconia stanno passando e sto scoprendo un uomo nuovo che pensavo di non poter essere.
– Ha rotto i limiti del quieto vivere?-
– Già! Sono come drogato d’adrenalina, più ne metto in corpo e più ne vorrei. –
– Ecco i mojto!-
Alle loro spalle il vocione di Giovanni troncò il discorso.
– L’aspettavo con impazienza, tutto questo parlare fa venire sete.-
Disse Elena prendendo un bicchiere.
I tre erano uno dei tanti gruppetti che si erano formati all’esterno della galleria , alcune persone avevano una storia che si intrecciava con il caso Fantoni.

Franco e Letizia poco distante stavano parlando con il vicesindaco, Anna l’amica di Elena e segretaria di Scannagatta era con il marito e stava ammirando una delle lampade create apposta per l’evento dagli allievi del modenese, erano dei bastoncini in acciaio con dei piccoli led colorati che riflettevano la luce all’interno di alcuni gusci creando un effetto iridescente, Mario l’amico di Giovanni e Bea era insieme ad alcuni ex rugbisti a tracannare birra.
Quest’insieme di persone del tutto casualmente avrebbero favorito gli eventi successivi.

Letizia si guardava intorno stanca dei soliti discorsi di rappresentanza che suo marito amava fare dinnanzi ai politici, cercava un pretesto per sganciarsi, il pretesto era a portata di mano ma in compagnia di Elena, non le pareva il caso di presentarsi davanti l’investigatrice e portarsi via Stefano, poi in sequenza vide arrivare un gruppo di ragazzi troppo cresciuti con ognuno un boccale di birra portarsi via Giovanni, ed una coppia salutare amichevolmente Elena e portarla con loro in mezzo alla folla.
Letizia trovò una scusa per allontanarsi dalla noia e avvicinare il precipizio.
– Ciao Stefano, solo?-
Civettò Letizia.
– Ti ho notata sai, guardavi di qua con quell’irresistibile espressione da cagna in calore.-
Sussurrò lui.
– Pensavo che –
– Non occorre che spieghi, cerca un posto idoneo e fatti viva.

Anna ed il marito lasciarono Elena quasi subito che rimasta sola cercò di trovare facce amiche, dall’altra parte della piazzetta c’erano Beatrice e Maria, decise di raggiungerle.

Le due donne stavano facendo discorsi pericolosi.
– Vedi Maria le emozioni non sono mai ripetibili, per quanto tu faccia non riuscirai mai a riviverle allo stesso modo, ad esempio se tu volessi riprovare le stesse cose di quella sera a casa tua sappi che non sono ripetibili.
– In effetti le persone non si comportano mai allo stesso modo ed io e te in quella casta clandestinità non potremo sicuramente essere uguali.-
– Certo ma potremmo vivere emozioni altrettanto intense in situazioni diverse. –
– Cioè?-
– Maria è molto meglio se ti faccio un esempio pratico, vieni!-

Pochi minuti prima Elena avvicinandosi alle galleriste aveva visto Letizia svicolare cercando di non farsi vedere , l’atteggiamento della donna la incuriosì e decise di seguirla.
Letizia aveva già in mente sul dove condurre Stefano ma aveva bisogno di campo libero e di una chiave.
Si stava dirigendo verso l’area riservata ( ufficio, bagno, camerino e ripostiglio) della galleria, una volta lì rovistò vicino al piedistallo di una scultura ed estrasse una chiave, con la quale aprì la porta ed entrò.
Elena pensando al caso la seguì all’interno e si nascose nel ripostiglio, Letizia diede un’occhiata veloce ed una volta accertatasi che non vi fosse nessuno uscì.
L’investigatrice stette un attimo a pensare ai motivi che avessero spinto Letizia a quell’incursione, quando la donna rientrò e si accomodò sul piccolo sofà del camerino. Dopo qualche istante fece il suo ingresso Stefano.
– Leti dove sei? –
Sussurrò.
– In camerino, chiudi la porta.-
Diede un giro alla serratura e si avviò verso la piccola stanzetta .
– Non sai proprio star senza cazzo!-
– Dovresti saperlo che non amo il digiuno ?!-
Disse lei passandole una mano dietro la nuca e l’altra sull’asta che premeva sotto i jeans. La penombra li avvolgeva, ma Elena riusciva a vederli abbastanza distintamente.
Letizia gli passò la lingua sulle labbra, lo mordicchiò sui lobi, gli passò i capezzoli sul torace, gli prese le mani e se le portò sul sedere, gli si offriva come una cagna.
Quando la serratura scattò ancora una volta……
Stefano e Letizia con passo felpato raggiunsero un riparo, Elena si irrigidì e pensò al casino in cui sarebbe finita se l’avessero scoperta.
Fecero il loro ingresso Maria e Beatrice la quale richiuse a chiave la porta, tagliando ogni via di fuga all’ispettrice.
– Vieni Maria accomodati nella sedia dietro la scrivania, adesso ti benderò come allora e ti dimostrerò come cambiano le situazioni.-
Le mise la benda sugli occhi e spense la luce. Elena dalla sua posizione poteva vedere entrambe le stanze.
Beatrice riprese a parlare
– Eccoci in un posto che a te non è familiare, infatti sei rigida e la tua muscolatura è contratta, non sai che ti può accadere e non sai se ti puoi fidare di me fino in fondo. Vuoi provare a vedere di cosa sono capace? Di cosa sei capace tu?-
– S..si . –
Maria sentì aprirsi un cassetto o forse l’anta di un armadio, subito dopo fu colpita in uno dei suoi sensi più sviluppati, l’odorato. –
– Cos’è ?-
– Essenze al cacao e sandalo. –
Mentre il profumo invadeva l’ambiente, Beatrice assicurava i polsi e le caviglie di Maria sulle gambe e sui braccioli della sedia, dicendole di stare tranquilla e rassicurandola. L’amica era come in trance ,era disposta a correre dei rischi pur di consegnarsi nelle sue mani, pur di continuare a sentire la sua voce cullante.
– Ecco adesso non puoi muoverti, sei ancorata a questa sedia e ti sei consegnata a me, inizieremo come l’altra volta ma avrai più di qualche sorpresa.

Intanto nell’altra stanza Stefano e Letizia uscirono da dietro una tenda e tesero l’orecchio, mentre Leti massaggiava le palle di lui.

Maria sentì qualcosa di duro e morbido allo stesso tempo risalire le sue gambe, soffermarsi sul bordo del vestito e sollevarle la gonna. Era flessibile la parte morbida sembrava pelle, la voce di Bea non la cullava più. Il bordo della gonna le ricadde sulle gambe. Bea riprese a parlare ma lei seguiva solo la sua intonazione, stordita dal profumo e dalla voce non si accorse quasi che le aveva allargato la scollatura e slacciato il reggiseno. Si stava arrendendo alla cosa che si era fatta strada tra i suoi seni, ed aveva iniziato un piacevolissimo massaggio ai rosei capezzoli, che aveva riconosciuto come un frustino.

L’altra coppia poteva vedere la scena attraverso uno specchio, Stefano ora era dietro a Letizia e le teneva i seni nudi tra le sue grandi mani.

Beatrice era affascinata dall’arrendevolezza con cui Maria le si stava concedendo, la bocca semiaperta lasciava uscire il suo respiro impaziente, i seni gonfi e tesi ,piacevolmente torturati nell’antipasto che le stava offrendo, chiedevano un tocco più deciso. Il bacino aveva iniziato un lento e quasi impercettibile movimento verso qualcosa che non c’era, era tempo di qualcos’altro.

Stefano era sorpreso di se stesso, stava guardando Bea con occhi nuovi, le sensazioni che provava erano un misto di gelosia, invidia, eccitazione e paura dell’abisso in cui tutto ciò lo stava portando.
Mentre pensava questo, Letizia era scesa a liberare il pene costretto dai vestiti, per poi regalargli una prigione infinitamente più calda e umida nell’antro della sua bocca.

Maria era in attesa di Bea ,voleva sentirne il sapore e bramava il contatto con la sua pelle, ed invece le arrivò la sua voce.
– Ti libererò ma voglio che tu stia ferma, non fare assolutamente nulla, ci sarà tempo più tardi per l’inevitabile avventura dei nostri corpi.-
Tolti i lacci che la tenevano legata, le disse di rimanere in quella posizione ancora bendata.
Bea si tolse il vestito, gli slip ed il reggiseno. Rimase in calze nere e reggicalze sostenuta ai piedi da un paio di sandali rosso carminio altissimi.

Elena pensò che era una donna bellissima, con un fisico equilibrato e senza eccessi.

Bea camminò intorno a Maria, una, due, tre volte.

I passi dell’amica l’avevano riportata in uno stato d’attesa, non sapeva cosa aspettarsi.
Bea si fermò e si abbassò avvicinandosi con il collo alle labbra di Maria.
Maria sentì i seni nudi di Bea sfiorarle le spalle e sentì finalmente il profumo di lei arrivarle alle narici, avrebbe voluto avvicinarsi alla sua carne, assaporarla. Poi Bea parlò.
– Lo senti il mio odore? –
– Si e mi eccita. –
– Il mio collo è a pochi centimetri dalle tue labbra, cosa ti piacerebbe fargli?-
– Vorrei sfiorarlo col naso e poi baciarlo.-
– Uhmmm! –
La sentì allontanarsi e riavvicinarsi, poi ancora la sua voce.
– Le mie labbra sono a pochi millimetri dalle tue, vedi, se parlassi anche tu sono sicura che si toccherebbero, invece ti tocca d’accontentarti delle vibrazioni che ti concedo, dell’alito caldo della mia voce che ti dice d’attendere.-
Maria era incredula, Bea non l’aveva ancora toccata se non per pochi attimi con il frustino e lei era in uno stato d’eccitazione senza eguali, sentiva i suoi liquidi fuoriuscire e bagnarle gli slip.

Letizia si era tirata su, voleva guardare anche lei.
– Le sta scopando il cervello, tra qualche minuto basteranno pochi tocchi per farle avere uno degli orgasmi più sconvolgenti della sua vita.-
– Tu ne sai qualcosa troia!-
Le disse Stefano sfilandole le mutandine.

– Ora i miei seni, senti come si muovono, senti il calore che si accumula nel solco che li separa e che ad ogni respiro ti regala l’odore della mia pelle ardente. Senti!-
Maria non aveva mai desiderato tanto il contatto fisico come in quel momento.

– Le sta facendo accettare il suo corpo, per lei scommetto che è la prima volta, con lei è delicata, la capisce….-
– E con te Leti, com’è stata.-
– Mi ha sedotta con molta circospezione e pazienza…..-
– E poi……-
– Mi ha trattata da troia, capendomi! –
– Come me adesso.-
Stefano l’aveva messa a pecorina e si apprestava a penetrarla.
– Si!-

Elena avrebbe voluto essere Maria ,o Beatrice, o Letizia. o addirittura Stefano, invece doveva accontentarsi di essere Elena, accovacciata in un ripostiglio con la mano sinistra che tendeva il cavallo degli slip e la destra a darle il piacere che il paradosso della situazione le concedeva.

– Adesso inginocchiati, stai con la schiena dritta e con il volto rivolto verso l’alto. –
Maria disciplinatamente eseguì, inginocchiandosi sul tappeto .
Bea la sovrastava con le gambe semiaperte ed il pube a pochi centimetri dal suo viso.
Non occorrevano parole, Maria sapeva che davanti aveva l’essenza di Bea , il fulcro di un essere complesso, intelligente, bello ed intrigante che l’aveva sedotta e resa schiava nel desiderio di lei.

A Beatrice bastava che lei sapesse che era lì di fronte, che sapesse che un piccolo movimento di una delle due l’avrebbe messa in contatto con il suo sesso.
Non era ancora tempo.
– Alzati.-

Maria sentì la zip del vestito abbassarsi e lo stesso cadere ai suoi piedi, rimase con i soli boxer maschili e la benda.
-Siediti!-
Le disse autorevolmente Bea.
Lei eseguì tremante di desiderio, stette con la schiena eretta seduta sul bordo, la bocca socchiusa, il respiro accelerato, le gambe leggermente aperte.

Stefano stringeva i seni di Letizia e si muoveva su di lei con crescente determinazione, mentre la penetrava si sentiva montare dentro qualcosa di primitivo,qualcosa che non riusciva a controllare pienamente .

L’indice ed il medio di Elena entravano ed uscivano dalla vagina andando a sollecitare il clitoride per poi riaffondare nei suoi umori, trascinandola in un vortice di aspirazioni che non pensava fossero le sue.

Maria sentì la lingua di Bea schiuderle le labbra e farsi strada nella sua bocca, il cuore le palpitava in petto, avrebbe voluto allungare le mani e toccarle la pelle ma non riusciva a coordinare un pensiero coerente con i suoi movimenti.
L’andirivieni tra il collo e le labbra, le parole sussurrate, le mani sulla schiena, sui fianchi, sui glutei. La stavano portando in un posto dove non era mai stata, il preludio di un’alba fiammeggiante.
Che si rivelò non appena sentì la lingua di Bea posarsi su di un capezzolo tormentandolo dolcemente, per poi lasciarlo e riprenderlo con i denti altrettanto dolcemente.

Dolcezza che Stefano sembrava non conoscere, con una mano serrava la bocca di Letizia per non dare voce ai suoi gemiti, con l’altra le martoriava la carne dei seni mentre la stantuffava con vigore.

– Adesso alzati! –
Maria si alzò incerta, aveva tutti i sensi al massimo, meno quello dell’equilibrio.
Si sentì sfilare le mutande ed accompagnare alla scrivania dove Bea la fece sedere a gambe larghe.
Quando sentì il respiro caldo di Bea avvicinarsi alla vagina attese la futura azione dell’amica fremendo come mai prima d’allora in vita sua.
Era una pratica che amava ma niente l’aveva preparata alle emozioni che stava percependo.
La carnosa lingua di Bea sembrava conoscere posti che nessuno aveva mai esplorato, quei pochi centimetri di carne si trasformarono nel più lussurioso dei paradisi, si lasciò andare abbandonandosi a lei, seguendola nel peregrinare tra i suoi arrendevoli orifizi .

Stefano lasciò venire Leti ed immediatamente cambiò buco e le prese il sedere.
– Umhh!! Senza dirmi nulla, stronzo. –
– Perché ti dispiace? –
– Noo..oh! Però un po’ d’educazione…..-
– Oh madame! Le sto facendo male?-
– Smettila di fare il ciccisbeo e torna a fare il maiale. Oh..hh co..sì!-

Elena si era già presa il suo piacere una volta, e adesso con le mani bagnate dai suoi umori si apprestava ad avere il secondo orgasmo, indecisa se dedicare la sua fantasia alla brutalità di Letizia e Stefano o al coinvolgimento di Maria.

Bea aveva portato Maria proprio dove voleva, la teneva sull’orlo ,vi giocava come un surfista sull’onda, sapeva che a Maria mancava pochissimo per venire e voleva godersi la spinta emotiva di quel primo orgasmo e lo voleva sulla sua lingua.
Infatti aveva preso a dardeggiarle il clitoride con piccoli tocchi, Maria rispondeva con grande trasporto, la schiena inarcata ed il bacino ad assecondare il ritmo imposto dall’amica.
Maria venne in una maniera a lei inconsueta, una serie di brividi percorse il suo corpo, seguiti da un lungo tremito e da un rantolo selvaggio della sua voce, che le veniva dall’interno. Era come se non vi fosse un unico epicentro le sensazioni che percepiva dalla lingua di Bea rimbalzavano al cervello, il quale a sua volta le espandeva in ogni parte di lei.

Con il rantolo di capitolazione di Maria, Stefano si concesse di venire a sua volta, il potente getto caldo riempì le viscere di Letizia e fuoriuscì colandole lungo le gambe, lei in equilibrio sugli alti tacchi sentì la voce di lui dirle
– Sei sempre una magnifica scopata…e starei a sbatterti per ore ma adesso dobbiamo nasconderci in fretta.-
Raccattarono qualche salvietta e ritornarono al nascondiglio dietro le tende.

Elena era arrivata al secondo orgasmo, al fine aveva preferito concentrarsi sulle donne, immaginava che nel rapporto lesbico mancasse qualcosa, ma adesso dopo aver visto Bea e Maria pensava forse il contrario.

Maria tolta la benda guardava Beatrice con negli occhi la luce del viaggiatore, Bea le aveva aperto un mondo sconosciuto, dove la parola amare assumeva un significato superlativo, dove nulla era scontato e banale, dove tutto passava per la mente e s’appropriava del corpo, sarebbe stata pronta ad intraprendere quel viaggio ?

A Stefano venne in mente la frase che le aveva detto Beatrice il giorno in cui l’aveva lasciata ‘ Adesso che potresti stappare un chateau lafitte lo lasci in cantina?’ guardandola quella sera aveva capito, lei aveva raggiunto un grado di maturazione e complessità, che lui non aveva voluto vedere. Capì anche una frase di Giovanni che lui disse in un dopopartita dopo un paio di birre ‘ Bea si è tolta di torno tutta la falsa moralità e sta facendo esperienze che la arricchiscono e stare con lei è stimolante e meraviglioso stare ‘. Aveva pensato che l’amico fosse del tutto rincoglionito o peggio, un pervertito, ed invece Giovanni ora stava gustando un meraviglioso chateau lafitte a cui lui aveva rinunciato.

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