Skip to main content
Racconti Erotici LesboTrio

Consolare la migliore amica

By 5 Dicembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi ha chiamato in lacrime giovedì scorso. “Debbie, mi ha lasciata”. Aggiungendo che stava malissimo, e che per lei la vita non aveva più senso. Federica è la mia migliore amica, e come sempre esagera. La conosco da sempre: abbiamo fatto assieme le elementari, le medie, le superiori; abbiamo giocato assieme a pallavolo, e siamo sempre state più che sorelle. Complici in tutto. Da tre anni stava con Luca, un ragazzo di due anni più grande di noi: carino, simpatico, ma come si dice dalle mie parti, un fià mona. L’ha lasciata perché a 21 anni è normale cercare nuovi stimoli, ma questo a Fede non l’ho potuto certo dire. Come a tutte le donne che vengono lasciate (è capitato anche a me), anche a Fede è caduto il mondo addosso: per stare con lui aveva rinunciato a venire a studiare con me a Milano, perché voleva stare vicino a lui. Si vedevano ogni giorno. Poi l’amore finisce da una delle due parti, e ti accorgi che seguire le ragioni di coppia e non quelle individuali portano solo a disastri. Si era pure un po’ trascurata nel modo di vestire: jeans, magliette, ballerine, le classiche cose che vanno bene solo quando sei innamorata ricambiata e non necessiti dell’approvazione degli altri tre miliardi e mezzo di uomini sul pianeta.
“Ho bisogno di te, torni giù questo weekend?”. Giù, come se vivessi in Germania. Al limite a est, ho pensato ridendo. “Andiamo all’Amami assieme dopo un po’ di sprtiz”, ha aggiunto.
Io ho rilanciato con un’idea migliore: “Fede cazzo dai, riempi un trolley, prendi il primo treno e vieni da me. Se no vedi sempre le stesse facce che vediamo da 19 anni a sta parte”. Fede era un po’ riluttante.” Ho programmi distruttivi per entrambe – ho aggiunto ridacchiando -. ci sono feste pazzesche questo weekend”.
“Tu ti distruggi sempre, non so se ce la farò” ha replicato. Il pomeriggio dopo era da me. Ho saltato lezione, e siamo andate assieme in centro per un po’ di sano shopping: “Guarda che mica puoi venire conciata come uscivi con Luca”. Papà Beltramin (il cognome è inventato, non cercatelo su Fb per poi cercare me) magari le avrà fatto mancare l’affetto di un padre, ma mai i soldi. In questo siamo molto simili, sarà per questo che siamo diventate migliori amiche. Così tra Corso Buenos Aires e il centro ci siamo riempite i nostri vuoti di abiti e accessori. Io ho rinnovato il mio guardaroba invernale investendo 240 euro, lei molti di più. Aveva bisogno di essere una Fede diversa, non solo per il weekend milanese ma per i mesi a venire. Minigonne, miniabiti, uno stivaletto con tacco, tre completini, una cintura, un paio di decolleté con tacco 12. “Ho voglia di essere come te”, ha detto. Lei è bella, molto, forse più di me. Castana chiara, 1.71 come me, e fisico scolpito da anni di pallavolo. L’ho portata pure da un parrucchiere molto in voga a rifarsi un taglio sciupato da troppo tempo, un po’ sfrangiato e con qualche colpo di luce.
“Stasera follie”, le ho detto andando a casa a cambiarci per l’aperitivo. Siamo uscite alle 7.30, con gli abiti nuovi ma non quelli più provocanti.
Spritz. Americano. Altro Spritz. Negroni. Mojito. Tutti offerti da ragazzi che facevano a gara per conoscerci, ma noi dovevamo parlare e ridere tra noi dei vecchi tempi. Il tutto prima delle 9.30. Barcollanti siamo tornate a casa felici per un breve riposino prima della discoteca, cambiarci, rifarci il trucco e, ammetto prendere un additivo che Fede non prendeva da un bel po’ e che io avevo a casa e non usavo da un mese. Per mezzanotte abbiamo chiamato il taxi e siamo uscite: lei sotto il cappottino aveva una canotta di quelle asimmetriche, una minigonna nera cortissima su calze coprenti, stivaletto nuovo. Io un microabito un po’ luccicante e tacco 12, calze un po’ più leggere.. “Sembriamo due troie”, ha scherzato. “E allora troieggiamo”, ho risposto. Da lì è iniziato il delirio. Siamo entrate in disco dove ci aspettavano un gruppo di ragazzi e ragazze che conoscevo di vista: ci abbiamo ballato e ho iniziato a limonare con il più stronzo e il più figo del gruppo. Fede ridacchiando l’ha fatto girare e se l’è limonato pure lei. E così via con almeno altri quattro ragazzi, che non hanno perso occasione per provare a mettere le mani sotto la gonna. Era su di giri, la mia amica, e così lo ero anche io. E ci siamo baciate appassionatamente in pista. Un bacio tra amiche. Mi ha trascinato in bagno: finito l’additivo in un’ultima lunga tirata, mi ringrazia per la serata e mi fa: “Senti, ma’. ti ricordi la cosa che mi avevi raccontato?”. Io non capivo a cosa si riferisse. Mi fa un segno tre con la mano. Oddio. Sì, è vero, era capitato. Ma mai con gente che conoscessi poco, e mai con la Fede. “Ti prego ti prego ti prego Deb” prima di baciarmi. “Sì”, le ho detto senza dubbi. “Ma alle mie regole”.
“Sarebbero?”
“Niente oscenità in pubblico e ci giochiamo fino alla fine senza farglielo nemmeno sperare. E ne voglio uno elegante, bello e magari non terrone ahaha” La risposta è stata affermativa. Con un sorriso abbiamo corrotto il buttafuori che sostava davanti al privé, e lì ci siamo scatenate a ballare. La maggior parte della gente che è nei privé mi sta sul cazzo, ma in tanto schifo un po’ di educazione si trova. Andrea, triestino di 27 anni, mi ha subito adocchiata; la Fede nel frattempo limonava duro con uno che no sapeva nemmeno come si chiamasse. Questo ha esagerato e così è venuta da me a dirmi che forse non era stata una grande idea. “Sediamoci sui divanetti e fumiamo una sigaretta di nascosto”, mi ha convinta . Andrea era un po’ seccato. Le strobo flashhavano ogni tanto il buio dello spazio lasciato libero da chissà chi. “Ma deve sempre stare tra le palle la tua amica?” mi ha sussurrato.
“Oggi hai vinto all’enalotto, solo che ancora non lo sai. Siediti”, gli ho risposto buttandolo con decisione sulla poltrona. Non ha capito, ma l’ho baciato di forza, toccando con finto disinteresse qualcosa che si ingrossava sotto i suoi jeans con il dorso della mano . Baciava bene. A Fede ho detto all’orecchio: “E’ lui”.
“Noi andiamo”.
“Ma come, andate via di già?” ha provato a trattenerci incredulo Andrea.
“Hai la macchina?”. Ha fatto un cenno di sì con la testa. “Ci riporti a casa – ho chiesto con la voce più sexy che riuscissi a fare nonostante il volume altissimo e un’occhiata da troia consumata. Con una smorfia ha detto di sì. Mi sono seduta davanti a fianco a lui e mentre Fede parlava con lui di cazzate dell’università, mi facevo accarezzare le cosce dalla sua mano; con la mia mano sinistra ricambiavo, con l’altra messaggiavo con Fede sull’Iphone sulle strategie da adottare. “Fai quello che vuoi, mi fido. Son già bagnata”, mi ha scritto. Arrivate sotto casa mia la Fede lo ha stupito con un “Vuoi salire?”. Glielo avrei dovuto chiedere io, ma così ci eravamo messe d’accordo nei messaggini. Lui credo non avesse ancora capito, anzi, secondo me aveva pure paura che fosse una tattica per non dargliela io. E invece’ E invece poco dopo che era entrato, ha capito di aver vinto al superenalotto: due belle ragazze tutte per lui. Io, la sua teorica conquista, mi son seduta di fronte a lui, e Fede vicina: mi sono alzata andando in cucina con una scusa, e lei gli è saltata addosso. Sono tornata solo in completino intimo (perizoma e reggiseno pushup) e tacco, e con un colpo di tosse ho detto: “Ah, bene, vatti a fidare delle amiche”, ridendo. Avreste dovuto vedere i suoi occhi. Fede gli ha tolto la camicia, si è alzata e mi ha baciata, mentre io sculettavo leggermente davanti ad Andrea. Ero bagnatissima: stavo per scopare con un semisconosciuto e con la mia migliore amica. E’ rimasto in boxer, io ho spogliato Fede, ci siamo baciati a tre e siamo andati in camera da letto. Quando lo fai a tre per la prima volta con due persone è difficile trovare le giuste alchimie, ma l’inizio è sempre uguale: fai finta di contenderti (altro che finta, te lo contendi davvero) il cazzo dell’uomo. E dai il meglio di te come in qualsiasi altra competizione, come quando scegli la minigonna per andare a ballare. Succhi tu. Poi lei te lo porta via e ti fa vedere cosa sa fare; quello che sta provando lui deve essere indescrivibile, respira a fatica. A un certo punto si vede che non ne può più, ma che non vuole venire. “Fate qualcosa tra di voi, vi prego”.
“Nel sesso non si prega, si ordina, vero Fede?” replico divertita. “Toccatevi come due lesbiche”, dice. Mi tolgo il reggiseno lentamente e la mia amica me le tocca subito. Le accarezza, le bacia, e io faccio altrettanto. Il cazzo di Andrea sembra scoppiare. Così stendo Fede e incomincio a masturbarla, sia dentro che fuori, come mi ha insegnato Francesca. Lei ricambia inserendo la mano nel mio perizoma talmente bagnato che andrebbe strizzato. Vorremmo continuare così, noi due, ma non possiamo trascurare il nostro nuovo amico. Si stende, e ci fa accomodare. Iniziamo con io che lo spompino mentre lui la lecca a Fede, poi cambiamo, quindi finalmente da un cassetto tiro fuori un preservativo. Glielo mette lei, e subito si mette a cavalcioni sul suo cazzo durissimo. Io imito, e mi metto con la mia cosa sulla sua faccia, guardando Fede negli occhi a meno di cinquanta centimetri da me. Lei viene praticamente subito muovendosi come un’ossessa, con lui che le tiene aperte le natiche per andare più in profondità (ci sa fare il ragazzo, ma non avevo dubbi) e io che mentre me la lecca discretamente, le tocco con decisone le tette e la bacio in bocca. Non ricordo bene, ma mi pare di ricordare un leggero silenzio rotto da un “sono troia come te oggi” detto da Fede. Giriamo le posizioni, io vengo toccandomi mentre lui mi scopa da sotto e lei, beh, lei viene di nuovo. Ne aveva bisogno. Un attimino a pecorina (cinque colpi a testa ben assestati) e lui fa: “Non ce la faccio più”. Lo faccio uscire, si leva il preservativo e ci tiene le teste vicinissime. Vuole spruzzarci il viso, è evidente, e dopo qualche secondo lo fa. Tanto. Tantissimo. Almeno sette schizzi potenti che finiscono un po’ ovunque. Con le dita raccoglie dai nostri visi e ci riempie la bocca: neppure la nutella la lecco così avidamente. Lui si distende. Io e Fede ridacchiamo e ci baciamo. Dopo qualche minuto lo invitiamo a tornarsene a casa. Ci rimane male; senza neppure farci una doccia, io e lei ci tocchiamo a vicenda fino a venire di nuovo, e ci abbandoniamo al sonno abbracciate. Sporche fuori, sporche dentro ma felici di aver condiviso una serata indimenticabile. Ora immagino Andrea, di cui nessuna delle due ha il numero, quando lo racconterà agli amici: non gli crederà nessuno. “Sapete, ho conosciuto due troie che’.”. “Si, si, va bene”, gli diranno, pigliandolo pure per il culo…

Deb

Leave a Reply