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ELENA IN GITA SCOLASTICA

By 5 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019One Comment

 

Era giunto il periodo delle gite, ed Elena in uno slancio di follia, euforia e voglia di esibizione aveva deciso di partecipare! Otto giorni a Barcellona, questa era la gita scolastica a cui avrebbe partecipato tutto il quarto anno, un totale di 58 fra ragazzi e ragazze! Per la precisione 39 ragazzi e 19 ragazze, fra cui Elena. La partenza era prevista per un sabato mattina alle 8. Il viaggio sarebbe stato fatto in autobus, l’aereo era certo più veloce, ma anche più costoso, e alla fine la scelta fu presa a maggioranza in un’assemblea con tutti i genitori. Il ritrovo era all’autostazione dove arrivavano gli autobus per la scuola. I ragazzi delle altre classi sarebbero scesi da quegli autobus, e sarebbero andati a scuola. Loro invece sarebbero saliti sul loro autobus turistico, alla volta della Spagna, per un’avventura emozionante, e soprattutto eccitante. I ragazzi della gita sapevano tutti della partecipazione di Elena, e infatti erano tutti iper eccitati, neanche uno mancava all’appello. Le ragazze dal canto loro erano invece un po’ infastidite della presenza di Elena, ma lei decise di non farci caso! Elena aveva ben presente il giuramento che aveva fatto a se stessa solo pochi giorni prima, sapeva a cosa andava incontro, e la cosa la eccitava da morire. Avrebbe affrontato lunghi viaggi in autobus, nei quali avrebbe dovuto compiere più volte il rito dello spogliarello e dell’applicazione della crema anti allergia. Avrebbe dovuto farlo li, nell’autobus, e sarebbe stato impossibile fuggire gli sguardi dei presenti, o difendersi in alcun modo durante quei famosi dieci minuti successivi al trattamento, necessari  per il corretto funzionamento dello stesso! Il giuramento fatto le imponeva di non negarsi mai agli sguardi, alle avances e al piacere di nessuno. Elena comunque aveva tutta l’intenzione di mantenere fede alla promessa fatta. Un po’ era timorosa, ma l’eccitazione superava di gran lunga le altre emozioni.

Il fatidico giorno era finalmente arrivato. Elena indossava uno dei suoi vestiti svolazzanti a mezza coscia, con scollatura sul davanti, e senza intimo ovviamente, con delle ballerine ai piedi. Nel borsone che si portava appreso non aveva messo biancheria intima, pigiami o roba simile. Si era portata dietro parte del suo guardaroba fatto di vestiti, gonne, magliette e golfini, un sacco di barattoli della crema magica, articoli per l’igiene personale e poco altro. Arrivò all’autostazione alle 7:30 con i suoi genitori. Le avevano raccomandato di farsi aiutare dalle professoresse per l’applicazione della crema, problema che avrebbe dovuto affrontare più volte al giorno. Ma Elena dentro di se sapeva che le cose sarebbero andate diversamente! Quando furono arrivati tutti gli studenti, salirono nell’autobus. I professori accompagnatori facevano l’appello. Elena fu sorpresa nell’apprendere che uno dei professori accompagnatori delle altre classi che partecipavano alla gita era il suo professore di matematica. Colui che così spesso l’aveva messa alla lavagna, sperando che una folata di vento le alzasse la gonna, per la gioia dei presenti. Salì nell’autobus anche lei, e si piazzò in uno degli ultimi sedili. Accanto a lei fecero praticamente a gara a sedersi i ragazzi della gita. In breve ne fu circondata. Molti li conosceva solo di vista, perché non erano in classe con lei. Loro al contrario sapevano bene chi avevano di fronte! Elena fece un rapido calcolo, si era svegliata alle sei. Si era messa la crema e si era vestita alle 7 poco prima di uscire di casa, ed ora erano le otto. Fra meno di due ore sarebbe iniziato lo show!

Il tempo non passava mai, Elena era seduta sul lato finestrino, intorno a lei c’era un certo subbuglio. Il vestito le lasciava scoperte gran parte delle cosce, ed Elena sapeva che tra poco avrebbe offerto ai presenti ben più delle sue cosce. Avrebbe offerto loro tutta se stessa. Era già eccitata, se metteva una mano sotto al vestito la sua fica era già bagnata, più pensava a ciò che l’aspettava e più le si bagnava, i capezzoli le scoppiavano, e il clitoride non ce la faceva più a stare senza le attenzioni particolari che sempre più spesso richiedeva così prepotentemente, come un bambino viziato! Intorno a lei tutti la guardavano, aspettando da un momento all’altro l’inevitabile.

Elena cominciò finalmente a sentire i primi pruriti, era arrivata l’ora x! Fece però finta di niente. Il cuore le batteva a mille e per un attimo maledì se stessa. Poi pensò a quel pomeriggio fantastico passato nelle mani dei quattro muratori, che ormai le si erano affezionati! Ripensò alle sensazioni provate nell’essere in loro completa balia. Non ce la fece a trattenere l’eccitazione e dovette cambiare posizione. Nel farlo cercò di strusciarsi le cosce fra loro il più possibile per dare un minimo di soddisfazione al suo clitoride che ormai stava scoppiando. Di li a poco sarebbe stata in completa balia di un branco di ragazzini di due anni più piccoli di lei. E poi avrebbe dovuto passare con quella gente tutta la settimana. Elena pensò in un secondo a quello che sarebbe potuto accadere in albergo! E uno schizzo di liquido vaginale le uscì dalla vagina, andando a bagnarle il vestito.  Il momento era arrivato, il prurito stava cominciando a farsi pesante e se non avesse agito subito, la reazione allergica sarebbe stata inevitabile. Elena si guardò intorno. Tutti stavano tremando di desiderio. Prese il coraggio a quattro mani, tirò un gran sospiro, e si tolse il vestito.

Alzò leggermente il bacino, afferrò il vestito con le mani, e se lo sfilò come fosse una maglietta. Intorno a lei scoppiò un applauso smorzato, quei ragazzini sapevano bene che non dovevano farsi accorgere dai professori in cima all’autobus. Elena chiese ad un ragazzino seduto davanti a lei, girato di schiena di alzarsi e di voltarsi. Gli chiese di coprirla mentre riponeva il vestito accanto allo zaino, nello spazio apposito sopra alla testa. Il ragazzino si girò e la vide nuda. Con le tette e i suoi capezzoloni al vento. Rimase stordito da quel corpo nudo e bellissimo, la prima ragazza nuda che avesse mai visto in vita sua. Si alzò come Elena gli aveva chiesto, coprendo la visuale ai professori. Elena si alzò in piedi, in realtà aveva le gambe leggermente piegate per via del poco spazio a disposizione. Mise il vestito accanto allo zaino, poi frugò dentro di esso per cercare la crema. Aveva il suo seno abbondante e dondolante esattamente davanti agli occhi del ragazzino. Elena rimase in quella posizione imbarazzante più di quanto aveva previsto. Non trovava la crema. Il ragazzino allungò le mani verso quel seno meraviglioso e lo strinse. Con delicatezza, assaporando quel momento e quelle tette al massimo delle sue possibilità. Elena sentì poi anche una mano accarezzarle il culo, soffermarsi sulle sue chiappe, stringerle. Mani che si inoltravano fino alla sua fica. Elena finalmente trovò la crema e tornò  a sedersi.

Intorno a lei si era creata una certa calca. Molti avevano il cellulare in mano. Elena pensò a quanti video e foto in quei giorni l’avevano catturata in pose e situazioni imbarazzanti e compromettenti, a quanti avevano visto quelle foto e quei video, ai siti che probabilmente avevano ospitato ed esposto quei file! Pensava a questo Elena mentre stappava il tubetto! Ad un certo punto intervenne un ragazzo della sua classe. Le disse di darle il tubetto! Elena lo guardò un attimo di traverso, non capiva! Lui glielo ripeté e dopo qualche secondo Elena gli diede titubante il barattolo. Lui le fece segno di prendere posto nel corridoio. Il tubetto stava già passando di mano in mano. Elena ora capì. E divampò di piacere e d’imbarazzo. Si alzò e si mise in piedi nel corridoio, circondata da un branco di ragazzini arrapati, completamente nuda. In breve uno stuolo di mani si avventò sul corpo di Elena. Le accarezzavano le braccia, le gambe, le cosce, il ventre, il collo. Le più audaci già palpavano il suo seno, il suo culo! Altre mani e dita si intrufolavano nella sua fica, tra le sue piccole labbra, tormentavano il suo clitoride, il suo seno e i suoi capezzoli. Tutto il suo corpo era coperto da mani fameliche che le spalmavano la crema, e che le tastavano ed esploravano ogni centimetro del suo corpo. Ovunque dirigeva il suo sguardo vedeva braccia, mani, volti arrapati. Sentiva Risate, gridolini, commenti audaci pronunciati a bassa voce, in un irreale calma generale! Ad un certo punto Elena sentì alcune dita affollarsi intorno alla sua vagina, e fare a gara per penetrarla, altrettanto successe poco dopo col suo buco del culo! La cosa andò avanti ben oltre il necessario per spalmare la crema. Elena era un fiume di piacere, un orgasmo dietro l’altro, la sua fica grondava umori, il suo clitoride teso e stimolato senza tregua, i suoi capezzoli tormentati senza soluzione di continuità! Sentiva la sua fica in preda alle contrazioni, il suo bacino in preda alle convulsioni!  Si sentiva in completa balia di quel gruppo di ragazzini voraci ed affamati del suo corpo. Si sentiva in trappola, senza possibilità di fuggire da quella gabbia di piacere in cui si era rinchiusa. Si sentiva il corpo completamente coperto da mani fameliche, ogni piccolo anfratto del suo corpo, ogni piccola imperfezione, ogni centimetro della sua pelle era ora di pubblico dominio, accarezzata, palpata, leccata. Il piacere provato andava di pari passo con la totale esposizione e umiliazione a cui si era sottoposta.

Ad un certo punto le mani si fermarono piano piano, ad Elena fu dato un momento di tregua! Rimase nel mezzo del corridoio, nuda, lucida per la quantità eccessiva di crema spalmatale addosso, stordita dal piacere che ancora provava con il corpo e con la mente.  Ci sarebbero voluti più di dieci minuti per farla asciugare! Lo stesso ragazzo che l’aveva invitata nel corridoio la invitò a sedersi nuovamente nel suo posto accanto al finestrino, e disse agli altri di dileguarsi un po’. Per non dare troppo nell’occhio. Dopo di che un ragazzo si sedette nel posto accanto a lei. Elena non poteva sottrarsi ai suoi sguardi e alle sue azioni. Non solo per il suo voto segreto di sottomissione, ma anche per via delle crema che aveva addosso. Non doveva toccarsi, era quindi costretta a stare con le braccia distese in avanti. Il ragazzo le strinse una tetta con una mano, che dopo infilò nella sua intimità tra le cosce umide del piacere appena provato. Poi si sbottonò i calzoni, tirò fuori il suo cazzo, prese Elena per la nuca e piano piano l’avvicinò al suo pisello. Elena non oppose resistenza. Vedeva quella cappella già gonfia e sull’attenti avvicinarsi, lentamente. Quando fu vicina abbastanza, Elena aprì le sue labbra, e accolse quel cazzo dentro di se!

La mano del ragazzo accompagnava la sua testa a prendere quel cazzo sempre più dentro, fino a che lo ebbe tutto nella sua bocca! Elena cominciò un movimento lento, andava su e giù con la testa, facendo ben aderire le labbra al cazzo del ragazzo. Con la lingua lo massaggiava, e mentre veniva su lo succhiava. Arrivata in cima alla cappella la baciava con le labbra e la leccava con la lingua. E poi ricominciava. Ormai era una vera esperta nel fare pompini. Le braccia le teneva alte, per non rovinare l’applicazione della crema. I capelli le cadevano giù oscurandole la visuale e rendendole difficoltosa l’operazione. Il ragazzo presto se ne avvide e li raccolse con le mani, mentre Elena lo mandava in paradiso. Aveva l’uccello gonfio e pulsante. Provava a trattenersi per allungare quei momenti paradisiaci, ma Elena non gli dava un attimo di tregua. Infine venne, venne dentro la bocca di Elena, che ingoiò tutto. Elena si alzò a sedere nel sedile. Il ragazzo si ricompose, si riabbottonò i calzoni, diede un ulteriore palpata al seno di Elena, e ritornò al suo posto. Subito venne sostituito da un altro. Anche lui si sbottonò i calzoni, Elena prese anche quel cazzo in bocca, e si diede da fare. C’era una bella fila! Elena spampinava un cazzo dietro l’altro, senza tregua, nuda come un verme. Tutti facevano a turno nel godere di lei. Aveva ingoiato una quantità industriale di sperma. I muscoli delle braccia e del collo cominciavano a farle male. Ma ancora non era finita.

Un altro studente si avvicendò nel sedile tanto agognato. Elena andò per spompinare l’ennesimo cazzo. Quello che vide però la spiazzò! Si aspettava l’ennesimo paio di jeans. Vide però un vestito a fiorellini. Alzò lo sguardo e vide la sua compagna di banco. Una diciottenne deliziosa, si era aggiunta alla classe di Elena dopo aver bocciato l’anno precedente. Elena rimase interdetta. Alice, così si chiamava quella sua amica, però non indugiò e si sfilò le mutandine. Intorno a loro si formò nuovamente la calca, e nuovi schiamazzi strozzati riempirono l’aria. Alice le palpò il seno. Elena riconobbe quel tocco, anche lei prima aveva goduto del suo corpo nel corridoio dell’autobus! Alice allargò le gambe, alzò il vestito, prese la testa di Elena e la direzionò verso le sue parti intime. Elena vide la fica di Alice avvicinarsi! Non sapeva cosa fare e alla fine decise di fare ad Alice quello che avrebbe voluto fosse fatto a lei! Con la lingua iniziò a leccare la fica di Alice, la passava tra le piccole labbra, ai limiti del pertugio vaginale. Poi risaliva verso il clitoride. Era meno ingombrante del suo. Lo leccò, lo succhiò, e fece dei cerchi con la lingua intorno ad esso. Era la prima volta che leccava una fica. La prima volta che dava piacere ad una ragazza. La cosa le dava stranamente un certo piacere. Leccava quella fica sempre più bagnata, quel clitoride sempre più imbarazzato. Il respiro di Alice si faceva più pesante, la sua fica più rossa. Era il corpo di Alice che, rispondendo alle stimolazioni di Elena, moltiplicava l’afflusso di sangue alla vagina, irrorandola, e rendendola più sensibile. Elena sentì la mano di Alice insinuarsi tra le sua chiappe,accarezzare il suo culo, raggiungere le piccole labbra della sua fica, per poi tornare su, e far pressione sul suo ano. Mentre Elena continuava a leccare e succhiare la fica di Alice, questa la sodomizzava con le dita. Prima uno, poi resasi conto che il culo di Elena poteva sopportare ben altro, passò a due dita poi a tre. Violava quel culo sempre più velocemente. Elena dal canto suo faceva aderire la sua bocca alla fica di Alice, coprendola tutta. Con la lingua non dava tregua ai ricettori neuronali di Alice. Sembrava la stesse mangiando. Era la cosa che Elena adorava di più del sesso orale quando qualcuno lo faceva a lei, ora era lei a farlo e il piacere provato era altrettanto forte e dirompente!

Intorno a loro impazzavano i cellulari. Alice vedeva gli sguardi indiscreti di tutti su di se e su di Elena, questo moltiplicava l’eccitazione. Alla fine venne, il bacino era in preda alle convulsioni, la vagina alle contrazioni. Irrorò il viso di Elena, che presa dalla foga e dall’eccitazione non se ne avvide in tempo, e si beccò tutto il liquido di Alice in viso. Alice si ricompose, e fece per andarsene, ma prima di andarsene sussurrò qualcosa nell’orecchio di Elena. Quella frase sconvolse Elena più di ogni altra cosa avesse sentito o provato fino ad allora. Ma non aveva tempo per riflettere, un altro ragazzo infatti prese il posto di Alice nel sedile del piacere.

La cosa andò avanti per un bel po’. Alla fine Elena aveva spompinato praticamente tutto l’autobus e aveva la gola secca e dolorante. Aveva ingoiato non sapeva neanche quanto sperma. Tutti avevano potuto godere del suo corpo, esplorandolo in ogni minimo particolare. Tutti avevano goduto della sua bocca, e avevano sparato il proprio sperma dentro di essa. Tant’è che qualcuno cominciò a chiamarla “svuota-coglioni  della classe”. A Elena non importava nulla di tutto ciò. Durante quei momenti passati a succhiare e leccare quei cazzi sentiva gli occhi di tutto l’autobus su di se. Ne sentiva i commenti, quasi poteva sentirne i pensieri. Sentiva su di se lo sguardo di coloro che avrebbero visto i video girati durante la sua performance, le foto. Sapeva che li avrebbe eccitati, sapeva che magari si sarebbero masturbati nel vedere quelle immagini. Si sentiva impotente, indifesa e al centro dell’attenzione e dell’interesse di tutti. Aveva distribuito piacere, piacere ottenuto con il suo corpo, con la sua bocca, con la visione arrapante delle sue prestazioni. Tutti questi pensieri si affollavano nella mente di Elena durante i momenti interminabili passati in balia dei componenti dell’autobus. Si sentiva esposta completamente, in ogni minimo pertugio e anfratto del suo corpo e della sua anima. Sentiva l’imbarazzo e la vergogna dovuti all’umiliazione, alla derisione e alla sua sottomissione al piacere altrui. Tutto ciò moltiplicava esponenzialmente l’eccitazione di Elena, il cui corpo sembrava non abituarsi, come se ne volesse sempre di più, come se non fosse mai sazio. Aveva la fica costantemente bagnata, il clitoride continuamente bisognoso di attenzioni, i capezzoli sempre puntualmente in stato di erezione. Elena aveva la tentazione fortissima di dare soddisfazione ai suoi capezzoli, al suo clitoride, alla sua fica in fiamme e fradicia, ma non glie ne veniva dato modo. Questo aumentava ancora di più l’eccitazione che Elena provava sempre più forte, quasi fosse in estasi mistica.

Quando finalmente tutto finì, Elena riprese il suo vestito e se lo mise nuovamente addosso, sempre coperta dallo stesso ragazzino di prima. Anche lui aveva avuto la sua parte di Elena quel giorno. Elena però non poteva non pensare alle parole sussurratele da Alice. Le rimbombavano nella testa come il suono delle campane al mattino. Quelle parole così sincere e passionali, quelle parole così profonde e decise: “Ti amo! Ti voglio mia!”    

 

CONTINUA…

 

 

Il viaggio era stato lunghissimo, avevano fatto tappa più volte, e più volte Elena aveva dovuto spogliarsi, rimanere completamente nuda e concedersi a buona parte dell’autobus. La scena si ripeté due volte in totale. Infatti Elena riuscì a sfruttare la pausa pranzo in un area di servizio per chiudersi in bagno, e espletare li non solo i propri bisogni corporali, ma anche il rito dello spogliarello e dell’applicazione della crema! Arrivarono in albergo verso le 19. Era un albergo a tre stelle, in periferia. Il centro era  a mezz’ora di metropolitana. Tutto sommato era abbastanza comodo ed economico. L’autobus si fermò nel piazzale davanti all’albergo. Scesero tutti a prendere le borse, e Elena con loro. Era in fila, una lunga fila. Le borse non erano state catalogate, e quindi c’era una certa confusione. Quando Elena riuscì ad arrivare davanti al vano bagagli dell’autobus turistico cominciò a cercare la sua borsa. Ma non riuscì a vederla se non dopo un bel po’. Quando finalmente la vide si accorse che era praticamente dall’altra parte. Non aveva voglia di ricominciare a fare la fila per quella borsa. Ci pensò un attimo, poi si abbassò e si ficcò dentro al vano bagagli. Camminava a gattoni, cercando di scansare le borse che le intralciavano il cammino. Pensava solo alla sua borsa. Non si rendeva conto che da dietro le si poteva vedere la vagina e l’ano esposti ed in bella mostra, e da davanti le belle tette  ballerine, evidenziate da una generosa scollatura e dai movimenti dovuti all’affanno di Elena nel trovare la borsa. Quando finalmente raggiunse il suo bagaglio, uscì dal vano dalla parte opposta a quella da dove era entrata, trascinandosi dietro il borsone. Era abbastanza pesante, e lo portava con entrambe le mani, trascinandolo avanti pure con una gamba.

Dopo pochi minuti Elena era sola da una parte, mentre gli altri facevano i gruppi per le stanze davanti alla reception. I maschi la guardavano avidamente, lanciandole occhiate complici e allusive, a cui lei rispondeva con un sorriso. Le ragazze invece la guardavano quasi con disprezzo, dall’alto verso il basso. Solo una ragazza si tirava fuori dal gruppo. Lo sguardo di Alice era diverso. Era profondo, si perdeva nei suoi occhi e nel suo corpo, ma era uno sguardo che non lasciava trasparire solo desiderio puro e selvaggio. Negli occhi di Alice Elena vedeva tenerezza, delicatezza, sentimento e passione, anche un po’ di gelosia per la verità. Invece di confortarla Alice la metteva però ancora di più a disagio. Poteva sopportare gli sguardi sprezzanti e arrapati delle altre e degli altri, ci era abituata. Ma lo sguardo di Alice era magnetico, imperterrito, ed anche un po’ inquietante  per Elena.  Fatto sta che tutti la guardavano. Questo imbarazzava enormemente Elena. Si chiedeva con chi fosse andata in stanza. Chi l’avesse voluta tra le ragazze. A parte Alice si intende, avrebbe voluto avere Elena nel suo letto, ma forse un po’ per paura degli sguardi e dei commenti, un po’ per none essere isolata, Alice decise di evitare Elena. Almeno per il momento. Per le 19 ragazze c’erano 4 stanze da 4 e una da tre. Alla fine Elena finì in una stanza da quattro, quando davanti alla reception erano rimaste solo lei ed altre tre ragazze.    

Le quattro si avviarono con le chiavi verso la loro stanza. Entrarono nell’ascensore, solo che era troppo piccolo e non entravano tutte. Elena fu lasciata sola per il secondo viaggio dell’ascensore. Alla fine però anche lei raggiunse la sua stanza. Era una stanza abbastanza spaziosa, con un bagno decente e quattro letti ad una piazza. Avevano un ora prima della cena, e l’avrebbero sfruttata per fare la doccia. Le altre tre ragazze ignoravano Elena, ma non potevano certo rimanere indifferenti quando Elena, nuovamente sotto effetto dell’allergia, si sfilò il vestito e rimase completamente nuda. Le altre tre ragazze la guardavano. Guardavano quel corpo, quel culo sodo e sporgente, quelle tette sode e abbondanti, quelle cosce cosi femminili e quelle labbra cosi sensuali. La guardavano quasi con invidia. Una delle tre le si avvicinò. La appellò con il nuovo nomignolo “svuota coglioni”. Le chiese se oggi aveva goduto nel fare pompini a ogni uccello che vedeva passarle davanti. Le chiese quanti cazzi al giorno si scopava, e altre cose umilianti. Elena non rispondeva. Quella ragazzina e le altre due ridevano come matte. Ad un certo punto Luisa, quella che si era seduta vicino a lei e sembrava essere il capo del terzetto, le strinse un seno e le chiese se godeva. Poi chiamò a raccolta le due amiche dicendo di tenerla ferma. La presero da dietro, bloccandola con le gambe aperte e schiacciate sul petto. Elena cercava di protestare inutilmente. Luisa aveva ora davanti agli occhi la fica e l’ano di Elena completamente aperti. Prese il cellulare e scattò qualche foto mentre si chiedeva ad alta voce quanti cazzi avessero sfondato quella fica e quel culo. Poi infilò quattro dita della mano dentro la fica di Elena, scopandogliela brutalmente, e urlandole contro, chiedendole ironicamente se le piaceva. Le altre scoppiarono a ridere, Elena Si lasciò fuggire un grido di dolore. Luisa arrivò fino ad infilarle tutto il pugno nella fica, mentre Elena cercava di non dare loro soddisfazione. Le fortissime sensazioni di umiliazione e sottomissione mandavano Elena in uno stato di subbuglio interiore. Mentre veniva derisa e umiliata da quelle ragazzine gelose, provava vergogna, impotenza e imbarazzo. Il cuore le andava a mille. Però sentiva che il suo corpo stava reagendo. I capezzoli le si indurirono, Il clitoride si gonfiò e diventò paonazzo. Elena cominciò a sospirare. Luisa e le altre due ragazze rimasero stupite. Continuarono a deriderla e insultarla anche più di prima. Luisa sfilò la mano dalla fica di Elena, e la infilò nel culo. Le urlava di godere adesso se ci riusciva. La sodomizzava brutalmente e senza pietà, e Elena sentiva dolore, ma anche molta eccitazione. Urlava, ma il suo corpo era sempre più sconquassato da brividi e convulsioni di piacere. Il clitoride le scoppiava, e le tre ragazze erano sempre più allibite. L’apice fu toccato quando Elena nella più totale umiliazione, venne urlando il suo piacere, inondando del suo liquido Luisa.

Dopo questa performance le tre ragazze scesero al ristorante per la cena con un po’ di anticipo. Sconvolte e allibite, continuavano a guardare e deridere Elena. Elena nel frattempo si fece una doccia, e pensò che forse si sarebbe trovata più a suo agio in una stanza piena di giovani arrapati. Loro almeno volevano solo sesso, la cosa più naturale del mondo. Non erano spinti dall’odio, dalla gelosia o dalla stupidità! Elena non poteva però fare a meno di pensare a quello che aveva appena vissuto. Non si capacitava di come aveva fatto a godere in quella situazione. Il suo corpo e la sua anima erano sempre di più in subbuglio. Si accorgeva che mentre pensava a ciò che era appena successo si stava nuovamente eccitando. Decise quindi di pensare ad altro. Finita la doccia si spalmò la crema. Dopo dieci minuti si rivestì, e si avviò verso il ristorante! Il dolore che il suo culo le dava era forte, ma aveva imparato a sopportarlo.

A cena erano divisi in molti tavoli. Elena ne vide uno dove c’era qualche posto libero, ma era occupato da una decina di ragazze, fra cui le sue compagne di stanza, che stavano discutendo animatamente. Al suo passaggio si bloccarono, e quando Elena passò oltre scoppiarono tutte in una risatina smorzata. Evidentemente erano state informate dell’accaduto. Alla fine si sedette in un tavolo dove era rimasto un solo posto libero, occupato tutto da ragazzi. Con loro era più a suo agio, sapeva come comportarsi. Mentre era seduta e cenava, i due ragazzi che erano seduti vicino a lei allungavano continuamente le mani, toccandole le cosce, e arrivando fino alla fica. Elena teneva le mani e i gomiti sul tavolo, e mangiava, discutendo con i ragazzi del tavolo. Stavano parlando delle loro prime volte, delle loro sensazioni, delle posizioni preferite, dei posti più strani dove l’avevano fatto, di cosa le avrebbero fatto e di cosa lei avrebbe fatto a loro se avessero passato insieme la notte. Parlava di queste cose, mentre le mani dei due ragazzi che le erano seduti accanto la toccavano e la palpavano. I due accanto a lei nel frattempo erano arrivati fino alla sua fica. La massaggiavano. Le massaggiavano le piccole labbra ed il clitoride. Elena li lasciava fare mentre continuava a parlare. Anzi, allargava le gambe, e si sedeva in cima alla sedia per facilitare loro l’operazione. Sentiva già i capezzoli irrigidirsi e spuntare dalla stoffa del vestito, sentiva il clitoride che le prendeva fuoco e diventava sempre più grosso mentre i due ragazzi continuavano a stimolarlo. Quindi cominciarono a penetrarla, a turno e con le dita. Ad un certo punto un ragazzo prese un coltello, e con la parte piatta andò a premere leggermente sul clitoride ormai sensibilissimo di Elena. Il tocco del freddo acciaio fece saltare Elena sulla sedia, e le diede una scarica di brividi che le attraversò tutto il corpo. L’altro ragazzo allora prese uno degli sfilatini di pane che erano in tavola, sarà stato lungo una ventina di centimetri, e con un diametro di circa sei. Lo mise sotto al tavolo, e mentre l’altro ragazzo continuava a premere e massaggiare il clitoride di Elena con il coltello, lui gli infilò lo sfilatino nella fica. Affondava piano, lentamente, sempre più a fondo. Elena intanto era diventava rossa paonazza in volto, respirava affannosamente e si muoveva come se fosse inquieta. Cercava di continuare a mangiare e a parlare con gli altri, come se non stesse succedendo nulla. Ma non ci riusciva benissimo. Lo sfilatino nel frattempo era arrivato in fondo, ora la sua fica era completamente piena, e il suo clitoride continuava a essere tormentato dalla fredda lama di coltello e continuava a sparare brividi di piacere per tutto il suo corpo. Elena ora non riusciva più a mimetizzarsi, sbuffava e si metteva le mani in fronte, concentrandosi su altro. Ogni tanto le scappava un gemito emesso a voce troppo alta. Il ragazzo dello sfilatino la stava penetrando, sempre più velocemente, e Elena ormai non riusciva a trattenere il piacere. Nel tavolo e in quello vicino tutti si erano accorti di quello che stava succedendo. Erano tutti ragazzi, che infatti si erano completamente separati dalle ragazze. Facevano una certa confusione per coprire Elena e i suoi due amici. Elena si accorse che anche Alice la stava guardando, con il suo sguardo intenso e pregno di emozioni. In qualche modo sapere che la guardava le piaceva, aumentava l’eccitazione. Elena ad un certo punto non ce la fece più. Provava un piacere indescrivibile, quando venne spruzzò una quantità incredibile di liquido vaginale, come fosse una cannella, che andò a rovesciarsi sulle gambe del tavolo e per terra. Elena chiuse gli occhi, rossa in viso, bocca aperta e volto rivolto verso l’alto mentre cercava di strozzare in gola l’urlo di piacere. Mani che stringevano la tovaglia e corpo tremante. Quando ebbe finito i due le dissero che questo era per restituire il favore dell’autobus, e che se voleva lo avrebbero fatto anche alle prossime cene. Elena ancora sconvolta dal piacere annuì con la testa, e li ringraziò!  

Quando si riprese si alzò per andare in bagno, solo che c’era la fila, sia per quello degli uomini che per quello delle donne. Si appoggiò ad una parete. Davanti a lei c’era un uomo sulla trentina, alto, moro con gli occhiali. Aveva un bell’aspetto. Elena lo guardò un po’ di traverso per non farsi scoprire. Anche lui la guardava di traverso, una bella ragazza, con un vestito scollato come quello, le gambe in vista, e i capezzoli prorompenti non si vedeva tutti i giorni. A Elena gli scappò un uffa per la fila. L’uomo la guardò e si mise a ridere. Era italiano anche lui. Si presentarono e si scambiarono qualche battuta nell’attesa. Sembrava simpatico, sicuramente un gran chiacchierone. Quando arrivò il turno di Micky, si era presentato con questo nome, si salutarono. Elena invece aveva ancora un po’ da aspettare!

Quando la cena finì tutti tornarono nelle loro stanze. Anche Elena e le sue compagne di stanza. La ignoravano, ed Elena aveva paura a spogliarsi. Non voleva che succedesse nuovamente quello che le era capitato prima. Il clima era teso. Elena non era più a suo agio. Ad un certo punto Luisa le si avvicinò ed Elena si scostò intimorita. Luisa se ne stupì, e per un attimo rimase spiazzata, ma si riprese presto. Le disse che non voleva farle del male, anzi volevano scusarsi per prima. Le tese la mano ed Elena titubante la strinse. Una delle ragazze disse di fare un gioco. Chi perdeva doveva scontare una penalità. Giocarono per un po’, Elena si stava divertendo. Una delle ragazze dovette cantare o sole mio, un’altra dovette sopportare il solletico per ben due minuti consecutivamente, mentre Luisa subì una sonora scarica di sculacciate. Quando arrivò il turno di Elena le ragazze ci pensarono un po’ su, poi dopo essersi consultate le dissero che doveva spogliarsi, e attendere fuori dalla stanza completamente nuda per quattro minuti. Elena rimase interdetta, in quel piano non c’erano solo loro della gita, e poi quattro minuti erano un’eternità. Alla fine però si fece convincere per due minuti. Tirò un gran sospiro, si tolse il vestito e uscì. Le ragazze chiusero la porta dietro di lei. Era nel corridoio, completamente nuda, e se qualcuno fosse passato l’avrebbe vista. Pensò alle professoresse, se l’avessero vista sarebbe stato un guaio, doveva pensare ad una scusa ma non riusciva a pensare a niente. Era completamente nuda, davanti alla porta della stanza, rivolta con la testa verso la porta, le braccia lungo i fianchi, culo e tette all’aria. Sperò che non passasse nessuno, ogni tanto infatti le veniva qualche reminescenza di pudore! I secondi passavano molto lentamente, e i due minuti sembravano non passare mai. Dopo un po’ però cominciò a dubitare che fossero passati meno di due minuti. Aveva il cuore che le batteva come se stesse facendo un assolo di batteria. Bussò alla porta e chiese a bassa voce ma comunque in maniera decisa quanto mancasse. La risposta fu una risata sguaiata. Le fecero capire che non avrebbero aperto la porta. Lei continuò a chiedere di aprire la porta, senza alzare troppo la voce però, non voleva che dalle altre stanze qualcuno uscisse in corridoio per scoprire cosa stesse succedendo. Ma loro le dissero poco educatamente che avrebbe fatto bene a passare la notte nella stanza dei suoi amichetti maschi, cosi poteva farsi sbattere per tutta la notte, il tutto seguito da fragorose risate. Mentre ancora Elena sentiva le risate notò due uomini che procedevano nel corridoio verso di lei, l’avevano vista.

Elena tornò a fissare la porta, poi li riguardò, era Micky ed un suo amico. Improvvisamente si fece rossa in volto, e l’imbarazzo la paralizzò. Lui rimase a guardarla impietrito, mentre il suo amico dopo qualche secondo rimasto a bocca aperta prese il cellulare e scattò qualche foto. Micky si avvicinò, le chiese cercando di dissimulare la sue eccitazione cosa stesse succedendo. Lei più che imbarazzata gli disse che erano le sue amiche che le stavano facendo uno scherzo, mentre da dietro la porta c’era un silenzio innaturale. Micky non le staccava lo sguardo di dosso. Osservava avidamente quella ragazza, quel volto delicato, il seno tondo, sodo ed abbondante, i fianchi lisci, il culo a mandolino forte, giovane e prorompente, le gambe snelle e sensuali. Il suo amico di fianco a lui aveva uno sguardo un po’ stupido, fisso sulle tette di Elena. Micky la girò, la mise spalle alla porta della sua stanza, si appoggiò con le mani ai lati della testa di lei, avvicinò le sue labbra a quelle di Elena, e quando le incontrò sentì la lingua di Elena che si intrufolava nella sua bocca. Le loro lingue danzavano, strusciandosi e accarezzandosi, mentre Micky faceva scorrere le sue mani lungo i fianchi di lei. Poi prese le mani di Elena con le sue, e le chiese se voleva venire nella loro stanza. Elena era titubante, così Micky con la mano le accarezzò la vagina, toccando il bottoncino del clitoride, che era già in fibrillazione. Elena si lasciò scappare un sospiro, poi lo seguì nella loro stanza. I due non potevano credere alla loro fortuna, soprattutto Micky, che tra i due era quello più intraprendente.

Avevano trovato una ragazza italiana, nuda e bellissima nel corridoio, era la ragazza simpatica che aveva conosciuto al ristorante, ed ora sempre nuda li stava seguendo nella loro stanza. Non poteva andare meglio di così. Dopo che furono entrati, micky riprese il volto di Elena tra le mani e tornò a baciarla. Poi fece scendere le mani fino a che incontrarono il seno di lei. Lo strinsero, con passione. Le mani di lui lo palparono e lo accarezzarono a lungo. L’amico intanto si pose dietro di loro, facendo una sorta di panino con Elena nel mezzo. Con le mani andò dritto al culo di Elena, incredibilmente alto e sodo. Lo stringeva, lo schiaffeggiava e lo accarezzava, infilando le mani nello spazio tra le due chiappe di Elena. Elena aveva il proprio corpo abbracciato a quello dei due uomini, sentiva il loro corpo incollato al suo, e sentiva chiaramente le loro erezioni. Lo loro mani la esploravano ovunque. L’amico di Micky, Alessandro, mentre continuava a tastarla nel didietro le baciava il collo. Poi passò con le mani sul davanti, accarezzava il ventre di Elena, abbassando poi le mani, fino ad incontrare la vagina completamente depilata di Elena. A questo punto fu Micky, che mentre continuava a baciarla, iniziò a tastale il culo, spingendola a se e sentendo il seno di Elena schiacciato contro i suoi addominali. Anche lui affondava delicatamente le sua mani dentro quel culo, afferrando quelle chiappe sode così provocanti. Intanto Alessandro giocava con il clitoride di Elena, il più grosso che avesse mai toccato o visto, ci passava le dita velocemente sopra con i polpastrelli, massaggiandolo e stuzzicandolo. Poi con le dita esplorava la vagina di Elena, passandole lungo le piccole labbra, esplorandone ogni anfratto, fino ad infilarle nell’orifizio vaginale. Ora anche le mani di Micky giungevano a destinazione sul sesso di Elena. Anche le sua dita cominciarono ad esplorare la sua fica, le sua piccole labbra, e a stimolare il suo clitoride. Elena sentiva un nugolo di dita che si affannavano nella sua fica, senza un attimo di tregua. Era molto eccitata, il suo respiro divenne più affannoso, la sua fica rispondendo alla stimolazione massiccia venne irrorata di sangue, divenne più elastica e sensibile, pronta per il rapporto sessuale. Ad un certo punto Micky si abbassò. Ora aveva la sua faccia ad un palmo dalla fica di Elena. Contemplava quella meraviglia, quella meravigliosa fica dal sapore ancora adolescenziale. Affondò nuovamente le mani nel culo irresistibile di Elena e con la lingua cominciò a leccarle la fica. Leccava la fica sempre più umida, con il clitoride impegnato in una spettacolare erezione. Percorreva con la sua lingua tutta le fica di Elena, arrivando fino ad infilargliela dentro. Alessandro invece si concentrò sul seno di Elena, conquistandolo con le sue mani, e tastandolo, massaggiandolo e stringendolo come una pallina antistress. Elena con le mani libere accarezzava la testa di Micky, i suoi capelli scuri, mentre la mandava in paradiso. Elena venne, con uno degli orgasmi più lenti e prolungati che avesse mai provato, un piacere non fulminante e dirompente, ma che si faceva strada piano piano, aumentando di intensità poco per volta, fino ad espandersi ed esplodere come un vulcano.    

Allora Elena si piegò, inginocchiandosi, mentre Micky al contrario si alzò in piedi. Gli sbottonò i calzoni che fece scivolare a terra, poi gli tolse anche le mutande, e trovò un cazzo bello duro, grande, grosso e pulsante. Lo prese con una mano, con le dita scopriva e massaggiava le cappella di Micky, mentre con la lingua gli leccava i testicoli. Con l’altra mano cominciò a scorrere quel cazzo da cima a fondo, doveva prenderlo a mano piena. Poi con la bocca passò alla cappella, leccandola e succhiandola, mentre con una mano continuava la sega, e con l’altra massaggiava i testicoli di Micky. Elena sentì le mani di Alessandro che la spostavano, abbandonò un attimo il cazzo di Micky e si posizionò sul letto a pecorina in orizzontale. Micky e Alessandro si misero in piedi ai lati del letto, ormai nudi anche loro, avevano due fisici più che discreti. Elena riprese il lavoretto su Micky dal punto in cui l’aveva lasciato, mentre Alessandro la prese per i fianchi, e dopo aver contemplato e leccato per un po’ la fica di Elena, la penetrò con il suo cazzo. Elena cominciava a scorrere il cazzo di Micky dalla cima alla base con le sua labbra, accogliendolo dentro la sua bocca calda e confortevole. Con la lingua lo massaggiava e lo succhiava, con una mano coordinata alla bocca segava il cazzo, e con l’altra si reggeva appoggiandosi sul letto. Alessandro da dietro infilava il suo cazzo ben dentro la fica di Elena, fino in fondo. La fica di Elena si apriva al passaggio del cazzo di Alessandro, avvolgendolo mentre strusciava il punto g di Elena ad ogni passaggio. Elena sentiva i due cazzi farsi strada dentro di lei. La sua fica era un lago. Ad un certo punto i due si scambiarono, ora era Micky che la possedeva da dietro, e Alessandro che le scopava lo bocca. Ora Elena si appoggiava al letto con entrambe le mani, aveva la schiena inarcata. Le mani di Alessandro le spingevano la nuca contro il suo cazzo, che entrava ed usciva dalle sue labbra con un ritmo forsennato. Da dietro micky la stava possedendo, la afferrava per i fianchi, e aveva la visione della schiena di Elena, bella e sensuale davanti a lui. I colpi di Micky si fecero più potenti. Colpivano con precisione millimetrica il suo punto g ad ogni affondo. Il rumore dei testicoli di Micky che sbattevano contro il clitoride di Elena, quelli di Alessandro sul suo mento, Il rumore che la saliva abbondante di Elena produceva al passaggio del cazzo di Alessandro sulle sue labbra e attraverso la sua gola, il rumore che la fica grondante di Elena faceva al passaggio del cazzo di MIcky, ed infine il rumore delle tette di Elena che sbattevano contro il petto di lei si fondevano tra loro, unendosi e moltiplicando il carico erotico che avrebbe avuto la scena vista da un ipotetico osservatore esterno.

Elena venne nuovamente, era già le terza volta, e i suoi due compagni di avventura si stupivano della facilità con cui si eccitava, e con cui provava orgasmi. Stavano provando un avventura erotica che neanche nei loro sogni potevano sperare di provare. Dopo un po’ Micky si sdraiò nel letto, Elena si mise a cavalcioni sopra di lui e si infilò il suo cazzo nella fica. Cominciò A cavalcarlo, facendo un movimento circolare con il bacino, mentre si aggiustò un attimo i capelli. Da dietro Alessandro la sostituì a prendersi cura del suo seno. Elena iniziò poi a fare su e già con il suo bacino piegandosi in avanti, appoggiandosi con le mani nel letto ai lati del petto di Micky, che aveva le tette di Elena che praticamente gli dondolavano sopra la faccia.  Le prese e le strinse, lasciando scappare un gridolino a Elena, che mugolava leccandosi le labbra. Da dietro Alessandro inizialmente toccava la fica fradicia di Elena, doppiamente stimolata, poi passò al suo culo. Lo leccava, lo esplorava, accarezzandolo. Leccò il suo buco del culo, poi ci inserì dentro un dito. Scorreva molto bene, quindi ne infilò un altro, e un altro ancora. Sorpreso dalla cosa, afferrò Elena per i fianchi, fece scorrere per un po’ il suo cazzo nella fessura tra le chiappe di Elena, poi puntò l’ano e con un minimo sforzo riuscì a perforarlo, e ad affondarci dentro il suo cazzo. Il culo di Elena era caldo, e stringeva il cazzo di Alessandro al suo passaggio. Elena lo sentiva mentre si faceva strada dentro di lei. Ora veniva scopata in tutti e due i buchi, sentiva i due cazzi che si alternavano dentro il suo corpo, senza darle un attimo di tregua. Stava godendo, stava provando molto piacere, scariche di brividi le partivano ad ogni affondo, si propagavano per il suo corpo, sommandosi ed alimentandosi l’un l’altro. Elena aveva perso la concezione del tempo e quindi non sapeva da quanto questi due stalloni italiani la stessero montando, ma era certamente un bel po’, e niente faceva pensare ad un orgasmo prossimo a venire, per nessuno dei due. Dopo un po’ i due si diedero il cambio. Così ora era Micky che inculava Elena da dietro, godendo del suo culo. Dopo un po’ Alessandro non ce la fece più a trattenersi, lo disse, si sfilò, si mise in ginocchio. Elena aveva il suo cazzo a pochi centimetri dalla faccia, mentre veniva posseduta da dietro da Micky, e mentre Alessandro se lo stava menando davanti a lei. La visione di Elena inculata a Pecorina, con il volto stravolto dal piacere e le sue tette che ballavano fece venire Alessandro, che svuotò i suoi testicoli nel viso di Elena, riempiendola del suo sperma. Dopo un po’ anche Micky venne, ormai il suo cazzo scorreva molto velocemente dentro il culo di  Elena. Ad un certo punto si fermò e inondò l’intestino di Elena con il suo sperma caldo. Elena rimase per un po’ a pecorina, mentre la sua fica pulsava ancora di piacere, e mentre cercava di espellere lo sperma di Micky, che così poteva vedere l’ano di Elena aprirsi e chiudersi ritmicamente, fino ad espellere il suo sperma, che poi colava lungo la fica di Elena e lungo le cosce, mischiandosi al liquido espulso dalla sua fica.

Si stesero tutti e tre sul letto, con Elena nel mezzo. Ancora affannati per la cavalcata. I tre si guardavano negli occhi, leggendo estrema soddisfazione negli occhi dell’altro. I due non riuscivano proprio a non accarezzare il corpo di Elena. Lo facevano mentre lei si ripuliva pazientemente dallo sperma che aveva addosso, raccogliendolo con un dito ed ingoiandolo! Poi sempre sdraiata prese in mano i cazzi dei due, cominciando a segarli mentre loro palpavano il suo seno e la sua fica. Contemporaneamente parlavano amabilmente della prestazione appena avuta, o delle bellezze di Barcellona. Dopo qualche minuto i due cazzi si risvegliarono pronti per una nuova cavalcata. Lo fecero altre due volte quella notte. Elena era molto appagata, e i due non credevano alla loro fortuna. Avevano trovato questa dea della bellezza e del sesso nuda chiusa fuori dalla sua stanza, e si era concessa loro con tutta se stessa. Avevano fatto una maratona di sesso come non succedeva loro da una vita. Elena dal canto suo pensava all’estremo piacere provato e alla mattina successiva. Infatti aveva tutta la sua roba nella stanza di quelle tre stronzette, e non sapeva come recuperarla. Alla fine decise di pensarci al risveglio, anche se mancavano solo poche ore.

 

CONTINUA… 

 

Il mattino alla fine giunse puntuale come un orologio svizzero. Elena aveva ancora addosso lo sperma di Micky e Alessandro, era ancora nuda. Si trovava stretta nell’abbraccio dei due, che si aggrappavano nel sonno alle sue tette e al suo culo. Si svegliò presto, prima di loro. Le ci volle un po’ per liberarsi dalla loro presa. Andò a farsi una doccia, e si asciugò. Poi lasciò scritto un foglietto dove li ringraziava e li salutava. Dopo di che uscì dalla stanza. Provò a  bussare alla porta della sua camera, ma non rispondeva nessuno. Come volevasi dimostrare. Ancora nuda nel corridoio decise di provare a bussare nella stanza vicina. Elena sperava proprio che le aprissero, l’avrebbero tolta da una situazione più che imbarazzante. Dopò un po’ le fu aperto. Erano gli stessi ragazzi con cui aveva cenato la sera prima, e che tanto piacere le avevano fatto provare durante la cena stessa. Chi aveva aperto aveva di fronte Elena, nuda e bellissima. Lei chiese se poteva farla entrare, e ovviamente non se lo fece ripetere. In stanza c’erano altri tre ragazzi. Quando Elena li salutò e videro che era nuda smisero di fare quello che stavano facendo e la contemplarono. Lei gli spiegò la situazione, aveva i bagagli e tutta la sua roba nella stanza accanto e le sue compagne di stanza non la facevano entrare. Mentre diceva questa cose i quattro le si erano piano piano avvicinati. L’avevano praticamente circondata e quando ancora stava parlando cominciarono a toccarla e palparla ovunque. Alla fine però Elena riuscì e farsi ascoltare! I quattro decisero che avrebbero aspettato che le tre ragazze della stanza accanto scendessero per fare colazione, poi sarebbero entrati dalla finestra del balcone. I balconi delle due camere erano infatti separati da una semplice ringhiera. La finestra del bagno della stanza di Elena rimase aperta, come previsto, e quando le diedero il segnale di via libera riuscì ad entrare, a prendere la sua roba e a tornare nella camera accanto passando ancora dal balcone. I suoi amici le permisero di lasciare la roba da loro.  Prima di scendere, aspettarono che si mettesse qualcosa addosso. Si vestì con un top bianco, che bastava a mala pena per il suo abbondante seno, e una gonnellina minimale sempre bianca e molto arieggiata. Ai piedi mise delle infradito, e si avviò. Mentre scendeva e giù per le scale, a ogni passo la gonna oscillava e faceva intravedere cosa c’era sotto. In sala tutti la videro entrare con i quattro ragazzi, e non con le sue compagne di stanza, al che si levò un certo brusio. Elena però non ci fece caso. Si sedettero per la colazione ed Elena sperò che i suoi amici le riservassero un trattamento simile a quello ricevuto la sera prima. Non rimase delusa!

La giornata prevedeva una girata per Barcellona, una visita generale della città. Presero la metropolitana. Lei era sempre circondata dai ragazzi della gita, che approfittavano di ogni occasione per sbirciare e palpare. Quando arrivò il treno il vento forte generato dalla compressione dell’aria al passaggio del treno nelle gallerie le alzò la gonna e i presenti poterono godere in pieno delle sue grazie esposte al vento. La gonna si alzava, ed Elena faceva finta di niente, memore del suo voto segreto. Così chi ebbe tra i presenti la fortuna di notare la cosa, poté vedere chiaramente il bel culo di Elena in tutto il suo splendore. Dentro la metro era circondata come sempre dai suoi spasimanti. Durante il viaggio sentì innumerevoli mani intrufolarsi sotto la sua gonna, toccarle e stringerle le chiappe, giocare con il suoi clitoride e con la sua vagina. Anche il seno non rimase solo, anche le tette vennero presero d’assalto, toccate e palpate da sopra al top bianco che cercava di coprirle. Lei si teneva con entrambe le mani attaccata ad uno dei pali, per non essere costretta a segare qualche cazzo, col rischio di sporcarsi in pubblico. Qualcuno si spinse anche ad infilare le sue dita dentro di lei, e nel giro di poco venne. Quando stava per venire alzò la gonna per non sporcarla, inondando dei suoi umori gli ignari ragazzi che si godevano lo spettacolo da davanti.

Passeggiarono a lungo per la città, c’era un po’ di vento e così ad ogni passo la gonna mostrava le grazie di Elena a chiunque avesse la pazienza di seguirla e di aspettare il momento giusto per godersi il suo didietro, o semplicemente a chiunque aveva la fortuna di guardarla nell’istante magico in cui la gonna si alzava, e il suo culo perfetto rimaneva indifeso agli sguardi dei passanti. Elena sapeva dello spettacolo ambulante che rappresentava, e la cosa la eccitava. Sotto la stoffa leggera del top e della gonna infatti, i suoi capezzoli svettavano, ed il suo clitoride non rimaneva indifferente. Sentiva l’aria, il vento e il mondo intrufolarsi nelle sue intimità sotto la sua gonnellina. Sentiva il peso degli sguardi e dei pensieri degli sconosciuti che incrociava. Il tutto la eccitava, infatti la sua fica si bagnava piuttosto facilmente quella mattina.  Elena dovette espletare il rito dello spogliarello e dell’applicazione della crema nel bagno del ristorante dove pranzarono, e prima ancora in un bagno pubblico. Riuscì quindi a sbrigare le due incombenze senza troppi imprevisti.

ll pomeriggio invece andarono al mare. Verso le tre arrivarono in una spiaggietta libera. I vari ragazzi e le ragazze della gita erano al settimo cielo, molti avevano il costume sotto i vestiti, alcuni si andarono a cambiare nelle cabine, altri ancora si accontentarono di fare il bagno in intimo. A quanto pareva l’unica che non sapeva del pomeriggio al mare era Elena, che non aveva dietro il costume, e neanche la biancheria intima! Stette per un po’ a pensare sul da farsi , mentre gli altri ragazzi e ragazze erano già in costume. In poco tempo si creò una folla intorno a lei che la incitava gridando “Nuda, nuda…”. Elena pensava che non aveva molte alternative, probabilmente l’avrebbero spogliata loro se non l’avesse fatto lei stessa. Guardò i professori, ma erano assorti nelle loro chiacchierate. Si guardò intorno, e notò non senza un pizzico di piacere che la spiaggia era piuttosto affollata. Elena pensò che avrebbe passato l’intero pomeriggio in compagnia dell’intero quarto anno della scuola e una folla di sconosciuti, e l’avrebbe fatto nuda. Le leggi spagnole erano permissive con il nudismo e dunque la cosa non le avrebbe provocato guai in quel senso. Già si eccitava al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere di li a poco. Elena trasse un respirone, poi si tolse le infradito, si tolse il top liberando le tette al vento e allo sguardo di tutti. Infine si sfilò la gonna rimanendo completamente nuda.

Si piegò per mettere i vestiti nella borsa, così espose completamente il suo culo a chi era dietro di lei. Andarono a fare il bagno. Partirono a corsa. Chi era già in acqua poté vedere Elena completamente nuda, correre verso l’acqua, con le tette al vento, che ballavano invitanti e sbattevano tra loro e contro il suo petto. Appena arrivò in acqua si tuffò. L’acqua era fredda e i capezzoli le si impennarono immediatamente in un’erezione spettacolare. Era praticamente circondata da sguardi famelici. Giocavano a schizzarsi, a rincorrersi e a prendersi. Ovviamente a Elena toccava sempre scappare, per farsi riprendere quasi subito. Così i presenti potevano godere della vista delle belle tette di Elena, bagnate e con i capezzoli sull’attenti che ballavano vistosamente. Per correre nell’acqua alzava le gambe e saltellava, esponendo ancora di più il suo seno a movimenti ancora più plateali ed eccitanti. In questo modo inoltre anche i suoi glutei attiravano l’attenzione. L’immagine saltellante del suo corpo nudo, sensuale, atletico e giovane completamente bagnato e costellato da miriadi di goccioline che si annidavano e scorrevano lungo ogni centimetro di pelle era una visione incredibilmente arrapante. Elena era conscia della situazione, e ne godeva. Quando dopo poco la sua corsa si fermava inevitabilmente nelle braccia di un gruppo di ragazzi che le bloccavano la strada da davanti, veniva raggiunta da dietro e tutti le saltavano addosso. La assalivano con le loro mani, toccandola ovunque. Le strizzavano il seno e le chiappe, intrufolando le loro mani dappertutto, tirandole i capezzoli e riempiendo completamente il corpo di Elena con le loro mani. Lei sentiva queste mani possederla ovunque, lì in pubblico, e la cosa la eccitava enormemente. Poi la lasciavano andare ancora, lei con l’acqua alle ginocchia andava quindi incontro ad un nuovo muro umano, che avrebbe nuovamente goduto del suo corpo.

Dall’esterno non si poteva non notare questa ragazza nuda, saltellante con le tette al vento che giocava in acqua  con uno stuolo di ragazzi, a cui si erano aggiunto anche altri esterni alla gita. Dopo un po’ Elena era stanchissima. Uscì dall’acqua, e si stese sopra ad un telo da spiaggia a riprendere fiato e ad asciugarsi. Non poteva passare inosservata neanche questa volta. Con le gambe larghe, la sua fica era esposta a tutti i passanti, e molti si fermavano a contemplarla e a fotografarla. Alcuni si avvicinavano per scrutarla spudoratamente da vicino, per osservarle il seno. Accanto a lei si stesero subito alcuni ragazzi. Parlavano e mentre parlavano la toccavano e la masturbavano. Da fuori si vedeva così una ragazza nuda, stesa per terra, con due ragazzi che le infilavano le dita nella fica, e che le palpavano oscenamente il seno, mentre intorno a loro si accalcavano i curiosi. Quello che le infilava le dita nella fica cominciò a leccarla. Lei aveva le gambe aperte e piegate, lui la faccia affossata nella sua fica. Ogni tanto si scostava per far vedere ai presenti le labbra umide e pulsanti della fica di Elena. Lei mentre la masturbavano e la palpavano notava la folla accumularsi, i costumi gonfiarsi. Tutti potevano vederla nuda, mentre questi ragazzi facevano col suo corpo quello che volevano. La sua fica era in fiamme, il clitoride paonazzo e incredibilmente gonfio stupiva molti dei presenti. Dopo un po’ si girò, offendo così ai suoi “massaggiatori” e agli spettatori le sue monumentali chiappe. Si divertivano a schiaffeggiarle, a sculacciarla, a infilarle le dita nella fica e nell’ano. Stringevano quelle chiappe come fossero palline antistress, e nel frattempo continuavano a masturbarla fono a farla venire ancora e ancora. Urlava il suo piacere e innaffiava la sabbia con la sua vagina quasi senza soluzione di continuità. Elena veniva copiosamente e abbondantemente in continuazione ed in pubblico, tra un gemito ed un urletto strozzato. I due ragazzi invitavano i presenti a fare come loro, a sculacciarla, a toccarla, palparla, ad infilarle le dita nella fica e nel culo. Ovviamente non se lo facevano ripetere, e le loro dita facevano a gara a possederla.

Dopo un’oretta la scena era cambiata. Elena stava giocando a beach volley con alcuni ragazzi della gita. Ovviamente il pubblico era numeroso e documentava il tutto molto scrupolosamente. I presenti potevano godere della visione di Elena nuda mentre saltava, si tuffava, si piegava. Esponeva oscenamente la sua fica, il suo culo e le sue tette, che non ce la facevano proprio a stare ferme. Il campetto era completamente circondato. Elena era cosciente di essere osservata in ogni minimo movimento da almeno un centinaio di persone, e la cosa la eccitava moltissimo. I suoi capezzoli erano turgidi, il suo clitoride scoppiava, la sua fica era bagnata, la pelle cosparsa di sabbia e sudore. Nessuno poteva evitare di arraparsi nel guardare quella partita. Poi fecero una passeggiata, e chiunque incontrava o a cui passava davanti non poteva fare altro che strabuzzare gli occhi di fronte a cotanta meraviglia. Ad un certo punto entrarono pure in un bar. Elena era insieme a un gruppo di 5 dei suoi compagni di classe. Entrò nel bar così come era, nuda. Nel locale in proda alla spiaggia ci saranno state una ventina di persone, quando Elena entrò, gli occhi di tutti erano per lei. Si appoggiò al bancone piegandosi in avanti. Il barista fu ipnotizzato dall’immagine delle tette di Elena abbondanti e generose mentre pendevano sopra il bancone. Da dietro invece si poteva vedere il bel culo di Elena corteggiato da mani sapienti, e le labbra della sua fica che si stringevano a fuso, strette tra le cosce.

 

Arrivati alla spiaggia dopo un po’ Elena fu raggiunta dalle sue compagne di stanza. Le tesero un agguato. Due di loro la presero dalle parti, portando le sue braccia intorno alle loro spalle, e tenendole ferme con le mani. Luisa aveva in mano la sua fotocamera. Cominciò a scattarle delle foto. Faceva dei primi piani delle sue tette, dei capezzoli, del busto, così che si potesse vedere a chi appartenevano quelle tette. Mentre le scattava le chiedeva ironicamente se le piaceva essere fotografata nuda in pubblico, e urlava di venire a vedere la puttana nuda, e altre frasi poco carine. Gridava quella frase in italiano, in inglese, in spagnolo. Infatti la studiava come seconda lingua straniera. Poi le fu dietro, la fecero piegare  completamente. Aveva così esposto il suo culo completamente aperto all’obbiettivo della fotocamera e alla folla sempre più numerosa. Poi le due, facendosi aiutare da alcuni volontari, le presero le gambe per le ginocchia, tenendogliele larghe, ed esponendo così la sua fica completamente aperta al pubblico ludibrio. Dopo aver scattato qualche primo piano della sua fica e del suo clitoride, la portarono a giro per la spiaggia in quel modo. Urlavano e  attiravano l’attenzione su di lei, chiamandola puttana e invitando tutti a farsela. I presenti  godevano di eccitazione, i professori erano lontani e per le loro. Elena si sentiva insultata, umiliata, esposta agli sguardi di tutti. Mentre la portavano a giro, Luisa la insultava e la prendeva a schiaffi. In molti la fotografavano, la palpavano, le ridevano in faccia, le toccavano la fica e le tette e infilavano dita, bottiglie e quant’altro nella sua intimità. Luisa arrivò pure ad infilarle tutta la mano nella fica prima, e nel culo dopo, sodomizzandola brutalmente in pubblico e nel delirio generale. In tutto questo Elena si sentiva avvampare, era in completa balia delle sue aguzzine e di tutta la spiaggia. Tutti potavano guardarla, palparla, deriderla, fotografarla e infilarle tutto ovunque, lei non poteva difendersi. La cosa la eccitava enormemente, molto più di quanto avesse voluto. Aveva i capezzoli dritti che le scoppiavano, continuamente tirati, strizzati, leccati e torturati. La sua fica completamente aperta e il suo clitoride in fiamme erano l’attrazione della spiaggia. Mille mani, bocche e dita si alternavano nel possederla. La sua fica e il suo corpo non erano indifferenti al trattamento, infatti gemeva e urlava di piacere continuamente. La sua fica era un continuo spruzzare orgasmi. Compiendo il giro della spiaggia arrivarono pure dal professore di matematica, che aveva addosso un costume a pantaloncino ed una maglietta. Le ragazze lo invitarono a servirsi pure lui di Elena. Gliela presentarono sudata, eccitata, ansimante. Con le gambe aperte e la fica completamente esposta e fradicia. La visione era talmente eccitante che il prof quasi svenne. I suoi pantaloncini – costume erano trafitti da una possente ed evidente erezione. Allungò con gli occhi fuori dalle orbite la mano verso la fica di Elena, arrivando quasi a toccarla. Poi però non poté continuare e la ritrasse.

Le tre ragazze la portarono via, seguite dalla folla, mentre Luisa continuava a urlare dello spettacolo da baraccone in cui aveva trasformato Elena, come un venditore di cocco. Arrivarono ad un gruppo di cinque tedeschi sulla venticinquina, anche loro in vacanza. Anche loro videro arrivare Elena, circondata da una folla, portata in braccio da due ragazze. Con le gambe aperte e completamente nuda. Loro si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere, non ci potevano credere. Quando le furono davanti, furono esplicitamente invitati a servirsi di lei, come se fosse uno stuzzichino da aperitivo. Non se lo fecero ripetere due volte. Appena arrivarono ad Elena il primo cominciò subito a toccarle e leccarle il seno e la fica, poi sorprendendo tutti, anche Luisa, tirò fuori il cazzo e cominciò a pomparlo dentro la fica di Elena. La folla scoppiò, i colpi erano talmente forti che le due ragazze che tenevano Elena dovettero essere aiutate. Il cazzo del tedesco stantuffava la fica fradicia di Elena con un ritmo devastante, le sue tette sbattevano furiosamente nel suo petto. La folla lo incitava come se fosse ad uno stadio. Elena non capiva più niente. Intorno a lei vedeva solo facce, volti, mani che la tenevano o la palpavano. Sentiva urla, risate. Il suo corpo e la sua mente erano devastate dal piacere e dall’umiliazione di essere scopata da uno sconosciuto, in pubblico e davanti a tutta la sua classe. Questa totale umiliazione pubblica la stava però eccitando da morire. I capezzoli continuamente stimolati, leccati, strizzati e schiaffeggiati erano in perenne erezione, il clitoride era paonazzo e fuori controllo. I brividi di piacere le partivano dal basso ventre e si diffondevano in tutto il corpo, che infatti era in preda a convulsioni di piacere. In quel momento però avrebbe voluto che il suo corpo non fosse così sensibile. Il tedesco dopo poco si tirò fuori, e menandoselo furiosamente sparò il suo sperma addosso ad Elena. La folla reagì con un ovazione, a cui il tedesco rispose esultando, come un calciatore che aveva appena fatto gol. Lo seguirono tutti gli altri tedeschi del gruppo. Possederono la fica e il culo di Elena a turno, senza pietà, e ognuno di loro venne addosso ad Elena, sporcandola con il loro sperma appiccicoso. Alla fine Elena aveva culo e fica grondanti di sperma e liquido vaginale, completamente aperti! Il tutto fu scrupolosamente immortalato in numerose foto e video, che già stavano facendo il giro della scuola, e non solo probabilmente! Elena alla fine fu lasciata, dopo essere stata mostrata e servita a quasi tutta la spiaggia sotto gli occhi di innumerevoli sconosciuti! Elena stava ancora tremando del piacere, dell’umiliazione e dell’esperienza fisica provata, tant’è che si reggeva a stento in piedi, con le gambe che le tremavano.

Fu soccorsa da Alice, l’aiutò a lavarsi, a pulirsi dallo sperma. L’accompagnò fino all’acqua, e li se ne prese cura amorevolmente. Accarezzava quella pelle morbida e vellutata, quelle intimità violate. Elena avvertiva nel suo tocco e nei suoi occhi una tenerezza che non conosceva. La cosa le diede una sensazione di calore e sicurezza che non aveva mai provato prima. La guardava, col suo costumino rosso, le tette piccole, e la pelle bianca, anche più della sua. I capelli biondi sciolti e al vento risplendevano al sole. Nello sguardo intenso che Alice imperterrita le riservava, Elena leggeva tutto questo, le stesse cose che provava lei. Alla fine si sdraiarono a parte. Elena era li, nuda e bellissima, ed Alice non resistette. Le prese il volto tra le mani e la baciò. Fu un bacio intenso e appassionato, le loro lingue facevano l’amore e danzavano nelle loro bocche. I loro corpi abbracciati si scambiavano un calore che andava oltre quello fisico. Alice non osava toccarle le parti intime, già stimolate e martoriate a sufficienza, ma certo non si offendeva quando Elena non le riservava lo stesso riguardo. Rimasero li a baciarsi e coccolarsi teneramente e a lungo. Elena aveva completamente dimenticato l’umiliazione precedente. Un piacere nuovo stravolgeva la sua mente, un piacere non soltanto fisico, più profondo e più intenso. Non sapeva darle un nome.

Il pomeriggio si concluse con una foto di gruppo di tutta la gita. Elena stava ancora abbracciata ad Alice, che si era permessa di abbracciarle il seno, per coprirlo all’obbiettivo della fotocamera, mentre Elena aveva le mani a coprire il pube. Non voleva che le sue grazie apparissero in bella vista nella foto che sarebbe stata spedita a così tante famiglie, e che probabilmente sarebbe stata appesa nella bacheca della scuola. Era contenta invece che in quella foto fosse insieme ad Alice.   

 

CONTINUA …

 

 

Dopo il pomeriggio passato al mare, Elena e Alice si ritrovarono a cenare insieme, nel ristorante dell’albergo. Si erano messe su un tavolo a parte. Il resto dei ragazzi e delle ragazze della gita le stava osservando molto attentamente. Qualcuno mostrava anche un po’ di irritazione per Alice, che aveva sottratto Elena dai loro sguardi e dai loro giochetti sessuali. Elena e Alice all’inizio non parlavano molto. Elena indossava ancora il top e la gonnellina bianchi. Alice invece indossava dei semplicissimi jeans, con una magliettina rosa. Erano vicine, l’una accanto all’altra. Mentre mangiavano parlavano di quello che era successo il pomeriggio, delle sensazioni provate. Alice si soffermò molto su cosa aveva provato Elena durante l’umiliazione a cui l’avevano sottoposta le sue ex compagne di stanza. Alice cercava di capire come mai Elena si facesse trattare in quel modo, come mai provava piacere nell’essere esposta, derisa, umiliata. Cosa le piaceva così tanto nell’essere al centro dell’attenzione, con tutti gli occhi e le mani addosso a lei. Elena cercava di spiegare, ma si rendeva conto che Alice non capiva. Alice le confessò che aveva provato ad immedesimarsi nelle esperienze vissute da Elena. Quello che aveva provato era timore, paura, batticuore e un male molto fisico, che partiva dallo stomaco. L’esperienza l’aveva sconvolta, ma non aveva provato piacere, o eccitazione. Quello che non disse ad Elena, era che invece immedesimarsi dall’altra parte, quella dell’aguzzino, non le era dispiaciuto affatto. Questo convinse ancora di più Alice che loro due erano fatte l’una per l’altra.

Ad un certo punto, durante la cena, Alice accarezzò con una mano la cosca nuda di Elena, arrivando fino alla sua vagina, e per un attimo al clitoride. La guardava e non poteva farne a meno. Questo metteva Elena in un certo imbarazzo. Non era abituata a gestire una cosa del genere. Poi d’improvviso Alice prese il volto di Elena tra le mani, e la baciò. Si baciarono a lungo. Le loro lingue si abbracciavano, rincorrendosi. La saliva passava da una bocca all’altra. Elena fu colta di sorpresa da questo slancio di Alice. In sala scoppiò una sorta di applauso. Al che Alice ansimante ed eccitata chiese ad Elena se voleva salire in camera sua. Gli altri sarebbero andati fuori quella sera, e comunque ormai le compagne di stanza di Alice erano solite passare la notte in camera dei ragazzi per cui avevano preso una cotta. La notte sarebbe stata tutta per loro. Alice non diede il tempo ad Elena di formulare una risposta concisa, la prese per mano decisa e si avviarono in camera.

Presero le scale, e Alice durante tutta la salita rimase dietro ad Elena. Aveva il volto a pochi centimetri dalla gonnellina oscillante di Elena, e ad ogni passo vedeva le belle chiappe e le labbra della vagina della sua amica che le ballavano davanti agli occhi. Alice pensava che finalmente stava realizzando il suo sogno. Aveva Elena tutta per se, per una notte intera. Non vedeva l’ora di arrivare in camera, chiudere a chiave e fermare il tempo, così che quella notte durasse in eterno. Elena dal canto suo sentiva la presenza ingombrante di Alice dietro di lei, ed era sempre più agitata. Pensava poi che il prurito si stava facendo sotto e che avrebbe dovuto prendere la crema in camera dei suoi amichetti. Appena formulò questo pensiero si rese conto della sua assurdità e sorrise, quella notte non le sarebbero serviti i vestiti.

Appena furono dentro la camera, Alice la baciò nuovamente, e nel frattempo con le mani si avventurò sotto la gonna di Elena, tra le sue chiappe. Stringeva e accarezzava i glutei sodi di Elena trionfante, mentre con la lingua scopava la bocca di Elena. Con le mani perennemente sul culo della ragazza dei suoi sogni, Alice le baciava il collo,le guancie ed il seno, che aveva a portata di tiro, visto la statura inferiore rispetto ad Elena. Dopo che con le mani aveva esplorato per l’ennesima volta lo spazio nel sedere tra le chiappe di Elena, Alice le portò al seno di lei, accarezzandolo, palpandolo e leccandolo con foga. I capezzoli di Elena erano già impegnati nelle loro famigerate quanto spettacolari erezioni, e Alice ci giocava avidamente. Li leccava, li baciava e li succhiava, massaggiandoli pure con le dita e tirandoli e prendendoli tra pollice ed indice. Dopo queste prime effusioni, Alice si staccò da Elena, si tolse la maglietta, scoprendo le sue tettine con i capezzoli ben turgidi. Poi si sfilò i jeans. Nel farlo si piegò in avanti, mostrando il suo culo ad Elena. Poi si tolse pure le mutandine, e rimase completamente nuda, sdraiata sul letto.

Elena era li in piedi, e per la prima volta nella sua vita sessuale non sapeva cosa fare. Era stranamente imbarazzata, e in quell’occasione, spogliarsi non era così semplice. Non capiva cosa le stava succedendo. Ma per forza di cose doveva spogliarsi, e non lo fece senza difficoltà. Rimase così anche lei nuda, e si avvicinò al letto. Alice la trasse a se. Si sdraiarono, Elena sopra ad Alice. Alice la baciò nuovamente, e nuovamente affondò le mani nel culo abbondante di Elena, dal quale non sembrava in grado di separarsi. Con le mani spinse Elena a salire più in alto verso di lei, fino a che non ebbe la vagina di Elena a portata di mano, con il seno di lei che ballava osceno ed eccitante davanti al suo viso. Il sogno si era realizzato. Elena era nel suo letto, nuda e a sua disposizione. Il culo e la fica a portata di mano, il seno a portata di bocca e lingua. Affondò il viso dentro quelle tette stupende e abbondanti, leccandole senza tregua.

Elena era nelle mani di quella ragazzina esile, più piccola di lei, sia d’età che soprattutto di fisico. Il corpo di Elena era molto più maturo di quello d’Alice, e mai avrebbe pensato che quella ragazzina fosse così audace, forte e decisa. Sapeva esattamente come prenderla, quali punti toccare e come farla eccitare. Era completamente nelle sue mani, aveva il pieno controllo del suo corpo. La cosa le piaceva, Alice aveva una sorta di potere su di lei. Anche volendo Elena non poteva fare gran che con il seno di Alice, mentre il suo era in bella mostra e ballonzolante davanti agli occhi, la bocca e le mani di Alice. Da quella posizione non poteva raggiungere la vagina o il culo di Alice, che invece aveva pieno accesso ai suoi. Infatti continuava ad accarezzarle le chiappe, le labbra della vagina ed il clitoride. Poi passò di livello, infilando un dito nell’ano di Elena, e uno dell’altra mano nella sua fica. Contemporaneamente con le labbra mordicchiava e leccava i suoi capezzoli ed il suo seno.

Alice passò quindi ad infilare prima due, poi tre dita dentro il culo e la fica di Elena, scopandola in entrambi gli orifizi. La fica di Elena avvampava, il clitoride era bello gonfio stretto nella morsa tra il pollice e il ventre di Alice, i suoi capezzoli erano ormai ipersensibili, il corpo sconquassato dai brividi di piacere. Il suo volto era una smorfia continua di eccitazione e di piacere, i suoi gemiti divennero incontrollati, trasformandosi in respiri intensi e profondi prima, e in veri e propri urli dopo. Improvvisamente Elena scoppiò, l’orgasmo la travolse, e il liquido del suo piacere inondò il ventre di Alice.

Dopo che si era goduta la visione del volto ed il corpo di Elena in preda al piacere Alice allentò la sua presa, allargò le gambe, invitando Elena a restituirle l’orgasmo. Elena dunque si tirò un po’ indietro, toccava la vagina di Alice con la mano, massaggiandola e precorrendola con le dita, la baciò nuovamente in bocca, e la osservava mentre il suo massaggio diventava più energico. Poi si concentrò sul sesso dell’amica. Si concentrò sul  clitoride di lei, leccandolo e baciandolo, succhiandolo e stimolandolo con pollice e indice. Poi passò a leccare le labbra di Alice. Alice le disse però di fare una 69, voleva la sua fica davanti agli occhi. L’accontentò, si girò e si mise a cavalcioni su di lei, con le testa di Alice stretta tra le forti cosce di Elena, il busto disteso sopra a quello dell’amica. Per raggiungere la fica di Alice Elena dovette piegarsi leggermente, spostando il bacino. Così Alice aveva la fica aperta di Elena, e le sue chiappe sode e piene proprio davanti agli occhi. Ne approfittò per leccarla e toccarla a sua volta. Elena continuava il servizio su Alice, e contemporaneamente sentiva Alice che nuovamente stimolava il suo clitoride e la sua fica con la lingua, mentre teneva le sue chiappe ben larghe con le mani. La 69 continuò fino a che Alice raggiunse l’orgasmo. Elena sentiva le convulsioni del corpo di lei, tenute sottocontrollo dal suo peso, vedeva la vagina di Alice contrarsi, diventare più rossa, più umida, e liberare finalmente il liquido del piacere. Anche Alice continuò fino a provocare un nuovo orgasmo ad Elena. Alice aveva il clitoride gonfio ed imponente di Elena tra le labbra e i denti, mentre con le mani si addentrava nuovamente tra le labbra della vagina, dentro di esse e nel suo ano, fino a che fu inondata dall’orgasmo di Elena, che ricevette in viso.

 

A questo punto Alice disse di aver avuto un idea. Disse a Elena di mettersi seduta sul letto, e di chiudere gli occhi. Elena si fece convincere, ed eseguì. Alice andò in bagno a prendere un asciugamano piccolo, tornò e bendò Elena. Elena rimase sorpresa, ma la lasciò fare. Poi Alice se ne andò nuovamente in bagno. Prese due asciugamani grandi, e tornò dalla ragazza con cui aveva intensione di giocare. Questa era sempre stata la sua fantasia più eccitante su Elena. Molte volte si era masturbata pensando a questo, ed ora lo stava facendo realmente.  Era veramente felice. Tornò dalla sua ragazza, almeno per quella notte lo era, ed era intenzionata più cha mai a non lasciarsela scappare. Tornò quindi da Elena, le prese i polsi, l’avvicinò alla spalliera del letto, e li legò. Ora Elena era bendata e legata al letto a pecorina, non avrebbe potuto opporsi alle sue fantasie, e a giudicare dal respiro e dalla voce di Elena che le chiedeva spiegazioni, neanche lei era dispiaciuta dell’idea.

Alice disse ad Elena che avrebbe preso degli oggetti, li avrebbe infilati dentro Elena a piacimento, nel culo o nella fica, poi Elena avrebbe dovuto indovinare cosa fossero. Alice avrebbe continuato a penetrarla fino a che non avesse indovinato. Se non ci fosse riuscita, Alice poteva infilare un altro oggetto nello stesso buco, o nell’altro a suo piacimento, e così via. Se indovinava toglieva un oggetto, aveva solo due tentativi per ogni oggetto. Se invece arrivava a riempire tutti i buchi, senza riuscire ad infilare più nulla Elena perdeva, e doveva scontare la penitenza. Che sarebbe poi stata concordata. Dopo la spiegazione non attese commenti da parte di Elena, e partì con la ricerca degli oggetti. Alice era molto eccitata, Elena dal canto suo si sentiva nuovamente indifesa nelle mani di Alice, ancora una volta gli eventi avevano preso il sopravvento su di lei. Non era in pubblico, non c’erano arrapati che la volevano scopare, non c’erano fotocamere, videocamere o cellulari, non c’era umiliazione o derisione, ma comunque Elena era legata ed imbavagliata, e non sapeva cosa le sarebbe capitato di li a poco. Alice aveva trovato degli oggetti da usare, ed un ultimo dettaglio con cui ultimare la preparazione di Elena. Aveva fatto dei tappi per le orecchie con il cotone, e le aveva tappate. Ora avrebbe cominciato il gioco, aveva intensione di regalare ad Elena il piacere più intenso che avesse mai provato. Assecondando la sua indole pensava infatti di poter entrare nelle sue grazie, e di poterla tenere tutta per se, senza doverla condividere con il resto del mondo!        

Elena era legata ed imbavagliata, non poteva muoversi, non poteva vedere, non poteva sentire. Aspettava che da un momento all’altro il gioco cominciasse, ed ogni muscolo del suo corpo era teso al massimo, nell’attesa interminabile che Alice facesse la sua mossa. Alice dal canto suo aspettava. Godeva nel vedere Elena indifesa e turbata, l’avrebbe fatta crogiolare un po’ in questa attesa! Alice osservava quelle cosce, quel culo aperto, quella fica così invitante. Ad un certo punto ruppe gli indugi e iniziò quel gioco che così tante volte aveva vissuto nella sua fantasia, con la possibilità di perfezionarlo ogni volta. Prese il primo oggetto e si avvicinò ad Elena. Le accarezzò la vagina facendola sussultare, poi lo puntò contro la fica di Elena. Ma era solo una finta, perché poi passò all’ano premendolo con quell’oggetto. Elena lo sentiva freddo, largo. Non era l’ideale per infilarlo nel culo. Ad Alice venne in mente della crema al cortisone della sua compagna di stanza contro i brufoli. Ne prese un bel po’, e la spalmò nel culo di Elena, anche dentro con un dito. Alice faticò un po’ per vincere le prime resistenze del culo di Elena, ma alla fine ci riuscì. Elena sentiva il freddo di questo oggetto largo farsi strada nel suo culo, che cercava di espellerlo istintivamente, ma che inesorabile avanzava sotto la spinta di Alice. Elena esplose in un urlo più forte e vivace del solito. Non poteva sentirsi, e questo rendeva i suoi lamenti ancora più sinceri. Non sentendosi non poteva modulare la sua voce, non poteva rendersi conto se urlava troppo forte. Lei non si sentiva, dal suo punto di vista dalla sua bocca non usciva alcun suono, ma in effetti era tutto l’opposto.

Il suono dei suoi gemiti era molto eccitante per Alice. Alice arrivò ad infilare quella boccetta di profumo spray per ambiente fino alla fine nel culo di Elena, poi cominciò a penetrarla. Dapprima piano, poi sempre più velocemente, fino ad arrivare al limite delle sue possibilità. Elena urlava, di dolore e di piacere. L’oggetto freddo tutto infilato nel suo culo le usciva e le rientrava dentro molto velocemente, e questo dava ad Elena sensazioni molto forti, era molto eccitata. Tanto eccitata che era confusa e non riusciva e pensare. Tra un gemito ed un altro urlò la parola telecomando, ma si rese conto subito della cazzata che aveva fatto, doveva essere un oggetto metallico. Alice continuava imperterrita la penetrazione, e la fica di Elena già si bagnava copiosamente. Alla fine Elena sparò la parola lattina. Alice quindi si fermò. Elena era ansimante e tremante di piacere, con quella bottiglietta di profumo spray infilata tutta nell’ano. Pensò di aver indovinato. Ma si dovette ricredere quando sentì Alice farsi sotto con un altro oggetto, questa volta lo premeva contro la sua vagina. La giostra ricominciò, e Alice infilò la confezione dello shampoo dentro la fica di Elena.

Prima piano, poi vista la poca resistenza che Elena offriva sempre più velocemente, la scopava con quello shampoo. Elena sentiva che questa volta l’oggetto non era metallico, ed era piuttosto grosso, ma nuovamente l’eccitazione non la faceva ragionare, ed Alice non le facilitava certo il compito. Il suo clitoride era al massimo della sua erezione, e ogni tanto Alice, quasi barando, andava a stuzzicarlo non resistendo alla tentazione. Le tette di Elena sbattevano rumorosamente contro il suo petto. Istintivamente provava ad agitarsi ma con le mani legate non poteva fare molto. Ansimava ed urlava in maniera incontrollata. La scena era veramente eccitante. Elena era nuovamente nel pallone, e fu travolta da un orgasmo sconvolgente. Inondò le mani di Alice con abbondante liquido vaginale. Alice però imperterrita continuava, e nuovamente Elena cominciava a sentire il piacere nascere dal suo basso ventre. Alla fine sparò nuovamente la parola telecomando, non riusciva a pensare, e successivamente pensò all’astuccio e lo disse. Alice così si fermò. Si riposò un attimo godendosi l’immagine di Elena con quelle due bottigliette infilate nel culo e nella vagina, ansimante e tremante di piacere. Si divertì un attimo a tirare i capezzoli di Elena facendole scappare un urletto, poi spinse entrambi gli oggetti facendo sussultare Elena. Le scattò qualche foto, solo per fargliele vedere successivamente. Dopo di che scelse il prossimo oggetto. Era il fono.

La parte allungata dell’uscita dell’aria era perfetta per entrare di lato nella fica di Elena. Che aveva già la confezione rettangolare di shampoo che occupava la vagina di verticalmente nella stessa orientazione. Alice infilò l’oggetto, e inesorabile iniziò a pompare la fica di Elena, ormai ipersensibile. Elena ricominciò ad inspirare in maniera anormale, il suo piacere fu risvegliato, e nuovamente la sua fica ed il suo punto g venivano stimolati in maniera continuativa da Alice. Ricominciò ad urlare oscenamente, Alice si allungò a prendere il cellulare nel comodino, e fece una registrazione vocale, sempre per fargliela ascoltare dopo. Già si immaginava la faccia di Elena. La sua fica era completamente riempita, sentiva questi oggetti dentro di se, e ormai non sapeva più quale lo stava penetrando, e quale era semplicemente messo li in attesa di qualcosa. Ebbe un nuovo orgasmo, il cui liquido rendeva la penetrazione ancora più facile. Elena sparò shampoo prima, bottiglietta d’acqua dopo. Aveva nuovamente sbagliato. Alice era piuttosto stanca, ma aveva intenzione di andare fino in fondo. Ora prese la confezione degli occhiali di una sua compagna di stanza, e la infilò non senza difficoltà nel culo di Elena, dopo aver assicurato la parte cilindrica del fono dentro la sua fica.

Alice doveva tenere il profumo fermo con una mano, mentre spingeva dentro e fuori la custodia degli occhiali con l’altra, perché altrimenti venivano fuori entrambi gli oggetti seguendo i suoi movimenti. Elena era completamente annebbiata e sconvolta dal piacere. Il suo corpo era attraversato da brividi continui, i suoi orgasmi si susseguivano a ripetizione. Bagnava continuamente Alice ed il letto. Il suo liquido scendeva abbondante lungo le sue cosce, le sue urla di piacere avrebbero eccitato chiunque le avesse sentite. Questa volta Elena era sicura che fosse il telecomando, tanto che, dimenticandosi del primo tentativo, lo ripeté due volte, tanto era sconvolta dal piacere. Era nelle mani di Alice, che le stava regalando sensazioni pazzesche, da brivido. Non si poteva difendere, non sapeva cosa aveva dentro, ne per quanto tempo ce li aveva dentro. Si sentiva esposta completamente ad Alice. Sia nel corpo che nell’anima. Sapeva esattamente cosa fare per farla eccitare. Questo la rendeva ancora più fragile ed indifesa.

Alice guardava Elena, tremante e al limite di sopportazione del piacere. Niente sarebbe più potuto entrare dentro Elena. Stette a contemplarla. Continuava a gemere e a venire. Ormai non sapeva neanche più se Alice stesse ancora manovrando dentro di lei. Un po’ per allungare il gioco, un po’ per far piacere ad Elena, le tolse la custodia dal culo, facendole credere che fosse il telecomando. Elena si lasciò sfuggire una risata trionfante, che fece sorridere Alice. Dopo qualche istante Alice rinfilò la custodia nel culo di Elena, facendole credere di aver cambiato oggetto, sviandola. Alice non pensava di barare. Dal suo punto di vista Elena aveva già perso. Questa volta i suoi movimenti erano lenti e pazienti. La custodia scorreva piano piano dentro e fuori dal culo di Elena, rinnovandole il piacere, e provocandole un nuovo orgasmo. Tra un urlo, un gemito ed un sospiro Alice riuscì a comprendere le parole spugna e cofanetto per occhiali. Elena aveva indovinato per davvero. Alice scoppiò a ridere. Elena pensava di aver vinto nuovamente, e rideva felice anch’essa. Alice dal canto suo un po’ si dispiaceva del modo in cui aveva pilotato il gioco, e provava una grande tenerezza per Elena. Elena non aveva capito che continuando ad indovinare il gioco sarebbe potuto continuare fino al giorno dopo. Se perdeva doveva scontare la penitenza. In ogni caso vinceva Alice.

Alice dunque alla fine prese il telecomando, e lo infilò nel culo di Elena. A questo punto Elena non aveva speranze di indovinare. Alice si era assicurata la possibilità di farle scontare la penitenza. L’ennesima penetrazione condusse Elena ad un ennesima scarica di orgasmi travolgenti, che si susseguivano sempre più veloci e repentini. Alla fine disse profumo e bagnoschiuma. Alice smise, il gioco era finito. Elena era praticamente spompata e priva di forze da quanto aveva urlato, goduto e sopportato. Alice pure era decisamente stanca, ed un po’ invidiosa di quanto Elena riuscisse a godere. Ma in fin dei conti era appagata. Anche lei si era abbondantemente bagnata durante il gioco. Alice tolse i tappi dalle orecchie di Elena, e le comunicò che aveva perso. Piano piano le tolse gli oggetti. La fica ed il culo erano incredibilmente aperti. Alice non credeva ai suoi occhi. Poteva infilare tutta la mano dentro senza problemi. Chiese ad Elena se aveva provato dolore. Le rispose dicendole un pochetto, la crema al cortisone lo aveva alleviato. Alice scattò una foto. Poi la sbendò, e si infilò sotto di lei, ancora legata. Scoppiarono a ridere, Elena ancora ansimava, e la ringraziò. Alice la baciò, accarezzandole i seni. Era tornata l’Alice tenera e dolce del pomeriggio. Le fece vedere le foto senza slegarla. Elena era sconvolta, e stupita, non riusciva neanche a parlare. Non sapeva che le sue parti intime fossero così elastiche e capienti. Risero a crepapelle.  Le fece anche ascoltare la registrazione della sua voce. Elena arrossì improvvisamente e le due scoppiarono nuovamente a ridere, quasi fino a soffocare. Si dissero che nel piano nessuno aveva dormito per colpa loro.

Alice dunque si mise ironicamente a pensare ad alta voce su quale dovesse essere la penitenza da farle scontare. Ridevano ancora. Ora sembravano due ragazzine innocenti che giocavano a penitenza o verità. Alla fine Alice disse che il giorno dopo Elena doveva fare tutto quello che lei gli avrebbe detto di fare. Alice pensò di essere furba, così aveva allungato la penitenza a tutto il giorno, e avrebbe potuto farle fare qualsiasi cosa le venisse in mente, anche più di una. Elena ora sembrava ingenua, non comprese questa sottigliezza, ed accettò. Detto questo si baciarono ancora, dopo di che Alice la slegò. Fecero ancora molto petting prima di addormentarsi. Alla fine Elena crollò. Alice poco dopo di lei si addormentò con la testa appoggiata sul seno di Elena, come fosse un cuscino. 

 

 

La mattina seguente era libera, quindi non misero la sveglia. Elena e Alice stavano dormendo abbracciate quando furono svegliate dalle compagne di stanza di Alice che tornavano dalle loro notti amorose. Nel riscontrare che Alice aveva finalmente fatto meta, e che non le avrebbe più assillate con Elena, tirarono tutte un gran sospiro di sollievo, e le presero un po’ in giro bonariamente. Ancora nuda Elena fu presentata alle amiche di Alice, che sembravano essere simpatiche. Dopo che si fu stiracchiata un pochetto, e che ebbe baciato Alice, prese i suoi vestiti, e se li mise per andare a recuperare la sua roba, che era nella stanza accanto. Elena infatti continuava ad essere apolide in fatto di stanze, ma ora pensava di poter passare le restanti notti con Alice. Bussò alla porta dei suoi quattro amichetti, chiedendogli la borsa. Rimasero un po’ delusi nel riscontrare che era vestita, ma le restituirono la borsa. Elena tornò in camera di Alice, si spogliò e aprì la borsa per prendere il necessario per farsi una doccia e cambiarsi. Quando aprì la borsa però trovò una brutta sorpresa. Tutti i suoi vestiti erano imbrattati di sperma. Tutta la borsa ne era piena. Evidentemente i quattro simpaticoni erano rimasti delusi dal fatto che Elena non avesse passato la notte con loro, una sorta di tradimento, e si erano vendicati in quel modo.

Alice era arrabbiata, ed era subito partita per dirgliene quattro, ma alla fine Elena l’aveva calmata. Una delle amiche di Alice che aveva circa la stessa corporatura le prestò un vestito. Poi Alice ed Elena presero tutti i vestiti sporchi di Elena, e dopo colazione uscirono a cercare una lavanderia. Appena la trovarono Elena fu un po’ titubante ad entrare, immaginava la figuraccia. Però fu convinta da Alice, in fin dei conti non avrebbe mai più visto quella gente. Entrarono, al bancone c’era una ragazza ed Alice cominciò a parlare con lei in spagnolo. Anche Alice faceva parte della classe di spagnolo, come Luisa. Alice le diede i vestiti, che furono osservati dalla ragazza della lavanderia. Rimase di stuccò e visibilmente sorpresa. Si parlarono un altro poco. Alice disse qualcosa indicando Elena, poi le due scoppiarono a ridere, e la lavandaia le lanciò un occhiolino ed una risatina. Poi uscirono. Elena chiese ad Alice cosa si fossero dette, ma lei rispose ridendo che non lo avrebbe saputo mai.

Visto che avevano la mattina libera fecero una passeggiata, sarebbero passate a ritirare i vestiti il giorno dopo, quindi andarono a fare un po’ di shopping. Entrarono in un negozio. Alice scelse per lei un vestito bianco, aderente e leggermente trasparente, senza maniche e con una generosa scollatura. Poi prese anche una gonna arancione molto corta, il tessuto era ancorato intorno ad un’armatura rigida, e scendeva seguendo una forma conica molto larga. Per finire un top dal tessuto grigio, tipo quello delle tute invernali, molto corto e con dei bottoni sul davanti! Alice prese Elena, i vestiti e si diressero ad una cabina di prova. Cominciava la penitenza. Alice disse ad Elena di entrare e di spogliarsi. Il negozio non era molto grande, era di forma esagonale e c’erano tre cabine in tutto che davano direttamente sullo spazio interno del negozio dove erano esposti i vestiti, e dove si trovavano i clienti. Così una cabina di prova la si poteva vedere da ogni angolo del negozio. Alice era stata li il giorno prima, e passandoci davanti ebbe un idea su come cominciare a far scontare la penitenza ad Elena. C’era da divertirsi.

Elena entrò dentro una di queste cabine e chiuse la tendina, si tolse le ballerine che portava ai piedi. Ora aveva addosso solo il vestito che le era stato prestato, niente intimo, togliendosi anche il vestito rimase nuda. Improvvisamente Alice scostò la tendina del tutto e le disse qualcosa a voce alta e squillante in spagnolo. Stava attirando l’attenzione, e ci riusciva. Si trovava di lato alla cabina, e da tutto il negozio si poté vedere Elena completamente nuda all’interno della cabina. I clienti erano stupiti e sbalorditi, le commesse divertite ed incuriosite. Elena dal canto suo era molto imbarazzata. Alice le passò il primo vestito, continuava a tenere la tendina aperta, così che tutto il negozio potesse gustarsi la scena. I clienti cominciarono ad avvicinarsi più o meno furtivamente, il negozio si stava riempiendo. Elena sempre più  imbarazzata mise il vestito. Alice la prese per mano e la invitò ad uscire, per farle vedere come stava. Sotto il tessuto semi trasparente le sue forme erano ben evidenti. Il seno era generosamente in bella vista grazie alla scollatura, i capezzoli ben turgidi e ritti perforavano quasi il tessuto. Il vestito non riusciva a coprire tutto il culo, e la parte finale di esso era nuda e ben visibile. Anche da davanti, la parte conclusiva della sua vagina era in bella mostra. Alice fece girare Elena su se stessa. Come scusa per mostrarla ancora di più agli astanti. Elena provava a tirare giù il vestito, ma questo era elastico, e tornava su, inoltre nel farlo rischiava di far uscire completamente le tette dalla scollatura.  Tutti la guardavano, Elena era bellissima ed arrapante. Alice aveva uno sguardo divertito, Elena invece era impacciata, visibilmente eccitata.

Dopo questo primo show Elena rientrò nella cabina, si tolse il vestito rimanendo di nuovo completamente nuda. Fuori dalla cabina il pubblico era sempre più numeroso, e i cellulari ben attivi. Alice dopo averci pensato un momento passò ad Elena il top. Elena se lo mise, le stava bene. Finiva esattamente sotto il seno, e lo fasciava seguendone perfettamente le delicate e prorompenti curve. Una buona parte sopra i capezzoli era ben visibile e non coperta dal tessuto dando l’effetto del balconcino. Elena aspettava che Alice le passasse la gonna, ma questa le disse di venire fuori e farsi vedere. Aveva addosso solo il top. Elena esitò, ma quando Alice le ricordò della penitenza uscì, e si mostrò ai presenti sempre più accaldati con solo quel top addosso. Elena aveva il clitoride che le scoppiava, la fica cominciava a bagnarsi e lo spettacolo era assolutamente imperdibile. I presenti poterono ammirare le chiappe rotonde, sode e alte di Elena mostrate in tutta la loro bellezza. Alice a questo punto disse ad Elena di fare dei salti, per vedere se il top reggeva bene le tette. Era una scusa ridicola, ma Elena sempre più eccitata eseguì e saltò. Le sue belle e sode tette saltavano e sbattevano contro il petto su e giù, in maniera oscena ed eccitantissima. Più di un cliente era preda di erezioni possenti. Elena era sull’orlo dell’orgasmo, si trovava in una delle situazioni che le piacevano di più, al centro dell’attenzione, semi nuda e con un pubblico arrapato a godersi la scena.

Fatto ciò Alice disse che il top era troppo grande, lo sbottonò e lo tolse da Elena, liberando il suo fantastico seno. Le disse di non coprirsi, e di restare li. Quindi andò a cercare un top di una taglia più piccola, che sarebbe stato sicuramente troppo piccolo per il seno di Elena. Così  Elena rimase nuda, davanti ad una ventina di ragazzi, uomini, ragazze e donne. Nuda, eccitata, con i capezzoli ed il clitoride impegnati nelle loro erezioni esagerate. Elena aveva la fica bagnata, i presenti erano stupiti, sbigottiti, divertiti ed eccitati. Parlavano tra di loro in maniera concitata e ad alta voce, ma Elena non capiva una parola. Alice ci stava mettendo volutamente più tempo del necessario. Osservava la scena e voleva vedere se qualcuno avesse osato avvicinarsi ad Elena e toccarla. Dopo un minutino puntualmente un ragazzo cedette. Aveva una trentina d’anni ad occhio. Si avvicinò ad Elena facendole dei complimenti volgari in spagnolo. Prese il seno di Elena tra le mani e lo strinse. Elena ansimava. A questo punto Alice finalmente tornò, scansò il ragazzo e diede il nuovo top ad Elena. Era chiaramente troppo stretto. La parte inferiore del seno di Elena era in vista, il resto del seno era compresso in maniera oscena, e a stento copriva i capezzoli. Le tette così strizzate erano veramente dirompenti. Alice parlò con quel ragazzo e gli altri che si erano avvicinati molto. Elena non capì cosa dissero, ma le loro teste annuivano. Dunque Alice disse che quello era perfetto e che lo avrebbero comprato.

Quindi le passò la gonna. Elena stava gemendo e respirando profondamente, si impegnava ad evitare l’orgasmo, a contenere l’eccitazione. Ma la situazione non l’aiutava di certo. Si mise la gonna, agganciando un bottone di lato. Era molto corta, rigida e conica. In pratica le copriva ben poco. La bisognava mettere coordinata a degli shorts, ma Elena ne avrebbe fatto a meno. Il culo era bene in vista, e la fica pure. Se ci si abbassava un po’ inoltre, anche quel poco che non si vedeva veniva rivelato. Solo da vicino e dall’alto non si vedeva nulla. Elena sembrava una porno star che faceva un servizio fotografico, e qualcuno dei presenti probabilmente lo pensò davvero. Alice vedeva Elena in difficoltà, dunque si avvicinò, la baciò sulla guancia ed infilò una mano sotto la gonna, nascondendo il tutto con il suo corpo. Andò a stimolare direttamente il clitoride. Bastarono pochi secondi, poi si scansò ed offrì ai presenti la visione di Elena tremante ed ansimante, mentre si contorceva dal piacere, e mentre spruzzava abbondantemente il suo liquido davanti a se. Ci fu un applauso caloroso. La scena per molti fu indimenticabile. Alice fece rispogliare Elena nuovamente, si rimise il vestito che le era stato prestato e si avviarono alla cassa. Alice tirò fuori dalla borsetta il portafoglio e da quello una carta di credito che diede alla commessa. Notò la sguardo turbato di Elena, al che anticipando delle scontate  lamentele le disse che per lei i soldi non erano un grosso problema. Poi presero le buste con i nuovi acquisti e si avviarono fuori. Elena era ancora frastornata dall’esperienza appena vissuta. Guardava Alice con occhi nuovi. Le chiese perplessa di quello che le aveva detto ieri a cena, che queste cose non le davano piacere. Alice rispose sorridendole che non le piaceva essere attrice di un esibizione, fare le regista invece le dava grandi soddisfazioni, soprattutto se l’attrice era lei, Elena.  

 

Dopo qualche decina di minuti passarono davanti ad un sex shop. Alice ed Elena si guardarono, scoppiarono in una fragorosa risata ed entrarono. C’erano vibratori di tutti i tipi, colori e forme. Dvd, capi d’abbigliamento sexy, biancheria intima esagerata, bambole gonfiabili, e degli attrezzi meccanici dotati di uno stantuffo terminante con un finto fallo. Alice disse che erano fucking machines, e che a casa ne aveva una. Elena era sempre più sbalordita da quella ragazzina appena diciottenne. Non se lo sarebbe mai aspettato. Ma più la conosceva e più la sua personalità funzionava per lei come una calamita per un oggetto metallico. Alla fine Alice comprò un vibratore minuscolo, della dimensione di un gommino, più altri due falli di gomma a cui era possibile collegare una pompetta. Alice era molto a suo agio in quell’ambiente, sapeva il fatto suo. Uscirono nuovamente e raggiunsero l’albergo per il pranzo. Le due salirono in camera. Elena si mise la crema, poi aspettò i fatidici dieci minuti, mentre Alice armeggiava con i suoi nuovi acquisti, cercando di carpirne il funzionamento e le potenzialità. Poi  Elena fece per rimettersi il vestito prestatogli, ma Alice la fermò. Le disse che ora aveva dei vestiti puliti, avrebbe dovuto mettere quelli. Alice le porse il top e la gonna. Elena se li mise insieme a delle scarpe con dei discreti tacchi, si guardò alla specchio, e già avvampava di piacere. Era una bomba sexy, i vestiti che indossava infatti facevano solo finta di coprirle le parti intime. Elena vide Alice che metteva nella borsa i falli di gomma, il vibratore e la pompetta. Elena si cominciò a preoccupare, ma anche l’eccitazione salì. Come se niente fosse Alice la prese per mano, la baciò e le disse che era ora di pranzo. Detto questo uscirono, chiusero la camera a chiave e raggiunsero gli altri in sala da pranzo.

Il pranzo fu abbastanza normale, a parte il rumorio e l’eccitazione che scatenò l’entrata di Elena nella sala da pranzo. Alice era la ragazza più invidiata della scuola, Elena quella più desiderata. Il pomeriggio lo avrebbero passato a visitare musei. La tappa più importante era il museo di Picasso. Il cicerone sarebbe stato il prof di storia dell’arte che li accompagnava insieme ad altre due professoresse, e al prof. di matematica. Dovettero attendere un po’ prima di entrare, la fila era lunga, anche per le gite. Si ritrovarono ad aspettare su una scalinata piuttosto ripida. Dietro ad Elena la fila scorreva lentamente, infatti dai gradini sottostanti, il suo culo e la sua fica erano ben visibili, in tutto il loro splendore. Appena entrarono Alice condusse Elena al bagno. Si rinchiusero nella stessa cabina. Al che Alice prese il mini vibratore che aveva comprato, aveva delle cordicelle con un gancio. Alice sembrava sapesse cosa stava facendo. Legò due cordicelle tra loro sopra al culo di Elena, la terza la fece passare sotto, in mezzo alle chiappe, e lo agganciò dietro alle altre due cordicelle annodate. Poi prese un cerotto e assicurò il vibratorino proprio a contatto con il clitoride di Elena. Alice era eccitatissima, aveva in serbo per la sua ragazza un pomeriggio da ricordare a lungo.

Uscirono dal bagno e si incamminarono per i corridoi e le sale del museo. Le fantastiche opere d’arte di Picasso le circondavano, e nonostante i numerosi visitatori regnava un silenzio surreale. Elena aveva le tette strette e strabordanti dentro il top troppo piccolo. I capezzoli erano al limite del top, sempre in erezione e sembrava che dovessero spuntare fuori da un momento all’altro. I bottoni erano molto tirati, tanto che i buchi per i bottoni si erano dilatati, e attraverso essi si vedeva chiaramente parte del seno di Elena, come del resto sopra e sotto il top. La gonna dal canto suo lasciava in bella mostra ai più le grazie intime di Elena. I professori l’avevano rimproverata, ma ormai anche loro erano abituati a queste scappate, e si erano rassegnati. Inoltre Elena portava sempre come argomentazione inattaccabile la sua condizione. Alice a volte si divertiva a rimanere indietro rispetto al gruppo, ad osservare come i presenti degnassero più sguardi ad Elena che ai quadri esposti. In effetti l’occhio non poteva fare a meno di cadere su quella procace,bellissima e spudorata ragazza. Alice decise che era giunto il momento di dare inizio allo show. Prese un mini telecomando dalla borsa, e premette l’unico pulsante che aveva. Elena sentì un ronzio quasi impercettibile avviarsi, ed il vibratore entrare in funzione. In un momento capì le intenzioni di Alice. Rimase impalata sul posto, a bocca aperta, con i muscoli tesi e tremanti nello sforzo di non urlare. La vibrazione durò per una trentina di secondi, ed Elena era già arrivata al limite. Poi Alice lasciò il pulsante e la vibrazione smise. Raggiunse Elena ancora tremante, la baciò e ridendo a bassa voce la prese sotto braccio e si incamminò raggiungendo gli altri. Quello era solo un assaggio.

La fica di Elena era già bagnata, e il liquido le colava lungo le cosce. Raggiunsero il gruppo, Alice spingeva per raggiungere la testa del gruppo. Appena raggiunsero il professore d’arte che faceva da guida, Alice premette nuovamente il pulsante, attivando il vibratore. Nuovamente Elena si irrigidì. Il vibratore le regalava scariche di piacere che partivano dal basso ventre e la travolgevano, mettendola in seria difficoltà. Per un po’ proseguirono così. Alice si divertiva ad attivare il vibratore, portare Elena al limite, e a salvarla solo all’ultimo momento. Si divertiva a guardarla dritta negli occhi mentre era in preda al piacere. Il tutto avveniva in un silenzio forzato che moltiplicava l’eccitazione. Altre volte invece Alice accendeva e spegneva in successione veloce il vibratore, con effetti devastanti sulla stabilità sensoriale di Elena. Ad un certo punto Elena nella trans dovuta all’ennesima attivazione del vibratore guardava fisso davanti a se, in direzione di un quadro, a bocca aperta. Il professore scambiò quello sguardo per un forte interesse, e si avvicinò. Chiese ad Elena cosa la colpiva del quadro, invitandola a parlare anche a tutti i suoi compagni. Alice staccò un attimo il pulsante, diede ad Elena il tempo di riprendersi, poi lo riattivò.

Elena era nel pallone, la voce era tremante, al limite dell’orgasmo. Pensava di impazzire. Riuscì solo a dire frasi generiche, molto sospirate, e con degli squilli molto acuti della voce. Il vibratore continuava imperterrito ad accendersi e spegnersi, il suo corpo invaso dai brividi di piacere. Lo sforzo che Elena faceva per rimanere ferma era immenso. Quello fatto per formulare delle frasi compiute era ancora maggiore, e disperato lo sforzo che faceva nel mantenere stabile la voce. Tutto questo però non le permetteva di concentrarsi sull’orgasmo, che avanzava prepotentemente. Il professore era al settimo cielo, pensava che l’imbarazzo di Elena fosse dovuto al suo sincero entusiasmo per Picasso. Elena superò il punto di non ritorno, cominciò a tremare, ad emettere degli urletti, dopo di che esplose. Un esplosione di liquido vaginale uscì dalla sua vagina, andò a sbattere rumorosamente contro la gonna. Poi Elena si coprì il pube con una mano, piegandosi. Ottenendo così il risultato di mostrare il suo culo a tutti e di spruzzare ovunque intorno a lei, in preda al piacere, alle convulsioni e non riuscendo più a trattenere la voce.

Il professore rimase sconvolto. Sapeva dei problemi di Elena e della sua sensibilità sessuale anomala dovuta all’allergia. Pensò di trovarsi di fronte ad una crisi assimilabile ad una sorta di sindrome di Stendhal, e quindi che il tutto fosse dovuto ad un’ effetto psicologico provocato dall’ammirazione del quadro. Disse ad Elena che non doveva vergognarsi, e alla gita che nel frattempo era esplosa, che erano delle persone immature. Alice mancava poco che soffocasse nel tentativo di trattenere le risate. Il professore la invitò ad accompagnare Elena al bagno, per aiutarla a darsi una sistemata. Appena entrarono Alice scoppiò a ridere, seguita poi da Elena, i cui residui del mega orgasmo appena provato si sovrapponevano all’ilarità incontrollata. Da una parte era un po’ arrabbiata con Alice per via della figuraccia universale che le aveva fatto fare, dall’altra però si congratulava con lei, per il riuscitissimo scherzo, di cui poi non si capiva bene chi fosse la vittima, se Elena, o il professore, o Picasso stesso.

Ma la piacevole penitenza non era ancora finita. Dopo aver applicato la crema ad Elena, Alice prese dalla sua borsa uno dei falli di gomma. Svitò un tappino e ci collegò la pompetta. Poi infilò piano piano il finto fallo tutto dentro il culo di Elena. Dopo di che cominciò a pompare. Elena sentiva il fallo diventare sempre più grande. Lo sentiva spingere prepotentemente contro le pareti del suo ano. Alice continuò a pompare aria dentro il finto fallo fino a che questa non riusciva, fino al limite massimo. Poi staccò la pompetta e appoggiò il tappino senza avvitarlo all’uscita del fallo, che spuntava appena fuori dal culo di Elena. Poi prese l’altro finto fallo, e lo inserì dentro la fica di Elena, fino in fondo. Anche a questo attaccò la pompetta, e anche questo lo gonfiò fino al limite massimo. Elena si sentiva completamente riempita. Alice voleva che Elena facesse ancora i chilometri che le rimanevano da percorrere dentro quel museo con questi due super falli infilati dentro di lei. Ma non era tutto. Alice staccò il cavetto che collegava la pompetta al finto fallo infilato dentro la vagina dell’amica, staccò il tappo da quello infilato nel culo che avvitò nella pompetta. Rimise la pompetta nella borsa, poi collegò il cavetto all’altro finto fallo che Elena aveva dentro il culo. Dopo di che spinse i due falli fino a farli scomparire dentro le due cavità di Elena. Si vedeva solo un cavetto nero uscire dal culo e finire nella fica. Sembrava quasi la cordicella di un perizoma. La preparazione era finita. Alice disse ad Elena di camminare. Elena fece qualche passo. La sensazione era stranissima.  Mentre camminava, ad un passo i muscoli premevano contro uno dei due falli, spingendo aria dentro l’altro. Al passo successivo il fallo che si era precedentemente gonfiato veniva compresso dai muscoli di Elena e l’aria passava all’altro fallo, ingrossandolo nuovamente. In pratica era come se camminando, mettendo un passo avanti all’altro, Elena subisse un doppia penetrazione interminabile da parte di due super dotati stalloni da monta.

Più veloce camminava e più veloci erano i passaggi d’aria da un fallo all’altro. Alice la prese sottomano, ed insieme si incamminarono nuovamente per le sale del museo. Alice affrettò il passo tirandosi dietro Elena per raggiungere il gruppo. Quando arrivarono Elena aveva subìto l’equivalente di un buon quarto dora di doppia penetrazione. La sua fica già colava umori abbondanti lungo le cosce, Il seno ad ogni passo ballava pericolosamente, ed Elena era nuovamente ansimante e concentrata sul non attirare troppa attenzione su di se. In più Alice di tanto in tanto attivava nuovamente il vibratore. Insomma Elena era ancora una volta arrivata ad un punto critico quando giunsero davanti ad una delle opere più importanti esposte nel museo, “Las Meninas”. Un grande quadro di circa due metri per due che occupava una parete intera. Alice insisteva molto col vibratore, e faceva muovere Elena da una parte all’altra della stanza. Inevitabilmente Elena fu nuovamente presa dal piacere incontrollato. Nuovamente aveva superato il punto di non ritorno. In un disperato ultimo tentativo di evitare l’ennesima pubblica esplosione di umori si irrigidì, fissando la parete con il quadro, a bocca aperta. Già così aveva attirato l’attenzione di molti dei presenti, che erano davvero tanti. Poi scoppiò, urlò, fu travolta dalle convulsioni. Nuovamente si piegò e si girò per evitare la folla. Provò anche ad allontanarsi ma così i falli aumentavano l’eccitazione e si irrigidì nuovamente. Proprio in quel momento le cuciture dei bottoni del top non ressero lo sforzo a cui furono costrette dal seno di Elena. I tre bottoni che chiudevano il top saltarono, liberando il seno di Elena. Le sue tette oscillarono e ballarono davanti agli occhi dei presenti. Elena corse ai ripari coprendosi con le mani. Alla fine però esplose in un nuovo orgasmo, urlando e calamitando l’attenzione su di se di tutti quelli che erano nelle stanze adiacenti. Elena liberò un imponente spruzzo di liquido vaginale, che come un getto d’acqua uscente da un fontana andò a bagnare il pavimento davanti ad Elena. 

La scena si ripeté, il professore e gli addetti alla sicurezza corsero per soccorrerla e assistettero sbigottiti allo spettacolo. Alla fine Elena fu nuovamente accompagnata al bagno da Alice e da un’addetta alla sicurezza, che poi le lasciò quando entrarono nel bagno. Alice dopo un’altra epica risata tolse finalmente gli strumenti di piacere che aveva infilato dentro Elena, ed il vibratore. L’aiutò a ricomporsi e con una delle cordicelle del vibratore chiuse il top di Elena, facendo passare la cordicella attraverso i buchi per i bottoni, come fosse una stringa per scarpe. Fatto ciò l’accompagnò nuovamente fuori.

La notizia delle sue esplosioni orgasmiche era corsa molto velocemente. All’uscita dal museo fu pure intervistata da una troupe televisiva, con l’aiuto di Alice come interprete. Il servizio finì anche nel telegiornale nazionale con tanti di filmati ottenuti con un cellulare nel momento del secondo orgasmo. Dai video si intuiva che non indossava le mutandine, e si vedeva chiaramente il momento dell’esplosione del top. Le sue parti intime ed il suo viso furono coperte da degli effetti di schermatura. Fu approfondita ovviamente anche la questione della sua allergia. I giornali pure riportavano la notizia: ”Ragazza italiana prova un orgasmo ammirando un’opera di Picasso”.  

 

CONTINUA…

 

Quella notte Elena e Alice fecero l’amore a lungo e con molta passione. Si baciarono e si accarezzarono ovunque, si masturbarono a vicenda e fecero un abbondante utilizzo dei falli finti di Alice. Elena era come di consueto un mare di umori, la sua fica riusciva sempre a stupire Alice con la quantità e la qualità dei suoi orgasmi. Anche il giorno successivo fu passato per musei, ma al contrario del precedente non successe nulla di eccezionale. Ovviamente Elena era come al solito vestita in modo più che succinto, e senza intimo, ed attirò l’attenzione di molti. Ma tutto si limitò ad una sorta di normale amministrazione. Alcuni tra i ragazzi e le ragazze della gita avevano però programmato una serata in discoteca. Alice non vedeva l’ora di esibire il suo gioiellino in discoteca, e anche Elena era molto entusiasta.

Come sua abitudine appena era entrata in stanza Elena si era tolta tutto e si era spalmata la crema. Avevano appena cenato e si avvicinava l’ora di uscire, Elena quindi si preparò per la serata. Poco prima erano passate in lavanderia, ma ancora i suoi vestiti non erano pronti. La gonna ed il top che le aveva regalato Alice li indossava da due giorni, e le avevano sopportate di cose. Alla fine quindi si convinse ad indossare l’altro vestito che le aveva regalato Alice. Al che Alice si fece luminosa in viso. Era un vestito bianco, semi trasparente, senza maniche. Aveva una generosa scollatura, le sue tette dentro quel vestito e prive di reggiseno erano proprio uno spettacolo. I capezzoli erano in prima linea e facevano la loro porca figura da sotto il vestito. Questo era aderente e corto, molto corto. Non copriva tutto il culo, le si vedeva infatti l’attaccatura delle chiappe alle cosce, e anche da davanti la sua fica non era del tutto coperta. Quando se lo mise Elena si guardò allo specchio, era incredibilmente arrapante, anche troppo. Cercò infatti, proprio come due giorni prima al negozio, di tirarlo un po’ per coprire di più le parti intime. Ma il vestito non voleva proprio saperne di rimanere tirato. Si truccò, si mise apposto i capelli ed indossò delle scarpette con tacco discreto, circa tre centimetri, sempre bianche come anche la borsetta dove mise la sua roba, il che includeva anche una boccetta della crema miracolosa. Guardò Alice, lei aveva un paio di calzoni simil jeans incredibilmente aderenti. Il suo culetto era perfettamente modellato ed invitante. Sopra mise un top bianco, che le arrivava a metà pancia. Erano pronte per la serata, uscirono dalla stanza e raggiunsero il gruppo.

 Dopo una mezzoretta il gruppo arrivò in discoteca. A quell’orario li fecero entrare senza tanti problemi. L’ambiente era vasto, al centro c’era una vasta pista, intervallata da cubi. Ai lati della pista c’era numerosi tavoli. Alice ed Elena appena entrate presero subito possesso di uno dei tavoli, insieme alle compagne di stanza di Alice, e poi si buttarono in pista, già molto affollata. Elena non passava di certo inosservata. Ad ogni passo che faceva le sue tette si muovevano pericolosamente dentro al vestito. I suoi capezzoli avrebbero potuto accecare una persona. Il vestito lascava poco all’immaginazione, e l’attenzione di molti si calamitava sul suo culo, sulle sue cosce, sulle sue tette. Mentre ballava il suo seno le ballava in maniera ancora più oscena ed imbarazzante, anche per lei. Il vestito si ritirava, lasciandole scoperto spesso e volentieri una buona metà del suo culo. Alice ed Elena si accarezzavano, si strusciavano, si palpavano e si baciavano. Alice mentre la baciava portò le sue mani all’altezza del culo di Elena. Tirò su il vestito ed afferrò le sue chiappe a mano piena, affondandole nella loro morbida carne. Poi infilò la testa tra le tette di Elena, leccandole e baciandole appassionatamente. Le due sentivano i commenti della gente intorno a loro. Italiani misti a spagnoli che erano la stragrande maggioranza, ma c’erano anche inglesi. Elena sentiva molti corpi strusciarsi al suo, mentre dava spettacolo insieme ad Alice al centro della pista. C’erano molte mani su di lei, e sentì anche il profilo inconfondibile di qualche cazzo strusciarle contro la fessura tra le chiappe. Tutto questo avveniva mentre Elena ballava, si piegava e saltava.

Elena era molto eccitata, la sua fica era ben bagnata, e la situazione era una di quelle che tanto la facevano godere. Ad un certo punto Elena fu presa da dietro, un ragazzo le strinse saldamente le tette tra le mani, tra le chiappe, e sotto fino alla fica. Tutto questo mentre Alice assisteva divertita ed eccitata ad un passo da lei. Anche Alice quindi la strinse, e la baciò e la palpò. Elena era così stretta a panino nella morsa tra Alice ed un perfetto sconosciuto.  Dopo una buona mezz’ora di balli, salti e quant’altro Alice la prese e la portò al bancone degli alcolici, dove si fecero fare due cocktail. Quando finirono Alice disse ad Elena di salire su un cubo, Elena già sotto l’effetto del cocktail la trovò un idea fantastica, si diresse verso la pista e salì su uno dei cubi più centrali che c’erano. Al che ricominciò a ballare. Da sotto lo spettacolo era paradisiaco. La fica di Elena era ben visibile, e tutti quei movimenti così sexy che faceva moltiplicavano l’eccitazione, che si respirava nell’aria insieme all’odore di sperma. Accanto a lei nel cubo c’era un’altra ragazza. Ad un certo punto questa era girata dall’altro lato di Elena e aveva il suo culo a portata di mano. Rispondendo alle richieste pressanti della folla, che intanto era diventata impressionate intorno al cubo, tirò su il vestito di Elena scoprendole tutto il culo. Poi le tirò qualche bello sculaccione facendo impazzire la folla. La ragazza allora la fece piegare e le fece allargare la gambe, porgendo quindi il culo e la fica alla folla. In molti facevano a gara a sculacciarla, a toccarla, i più bassi addirittura saltavano per farlo. I più spregiudicati poi le infilavano le dita dentro la fica. Elena quindi passò a toccarsi da sola, mentre l’altra ragazza le infilò un dito nel culo facendo infiammare la folla. La doppia masturbazione andò avanti fino a che Elena venne urlando, anche se la musica assordante la coprì, e spruzzando la platea antistante con il suo abbondante liquido di piacere.

Elena era fuori di se dall’imbarazzo e dall’eccitazione, vedeva una folla impressionante intorno al cubo, e tutti la guardavano semi nuda mentre si masturbava e mentre una sconosciuta le sodomizzava il culo con le dita. Era un orgasmo continuo, e la folla era allibita ed euforica. Ad un certo punto si tirò su, e rispondendo al volere della folla, si liberò il seno, che espose bello, grande, sodo, tondo e traballante alla folla in delirio. Le sue tette furono subito prese d’assalto dalla ragazza, che da dietro le stringeva, le strizzava, le faceva sballottolare su e giù, tirandole spesso i capezzoli. Alice era rimasta al bancone, ad osservare la scena impressionata, eccitata, e anche molto gelosa. Ormai anche volendo era impossibile raggiungere Elena e farla scendere dal cubo. Inoltre non era sicura che volesse farlo.  

Ad un certo momento la ragazza che occupava il cubo insieme ad Elena scese. Si scatenò quindi una vera lotta per prenderne il posto. Alla fine accanto ad Elena, che anche volendo non poteva scendere se non buttandosi nella folla, salì sul cubo un ragazzo spagnolo sulla venti cinquina, alto e robusto. Subito si avventò sul seno di Elena, ancora al vento, sui suoi fianchi, sul suo culo, sulla sua fica. Stringeva Elena a se, tastandola, palpandola e baciandola ovunque. Elena scoppiava di nuovo di eccitazione, la sua fica colava nuovamente umori, e la folla incitava il ragazzo. A fare cosa Elena lo capì dopo poco, quando il ragazzo la prese da dietro, le fece piegare la schiena quasi a 90 gradi, le allargò le gambe e le prese i polsi immobilizzandola. Poi nel delirio generale tirò fuori dai calzoni il suo cazzo già duro ed imponente, e lo infilò nella fica di Elena. Infilò il suo cazzo subito a fondo e prepotentemente tutto dentro Elena e cominciò a scoparla furiosamente. I suoi seni sbattevano sul suo petto, il cazzo del ragazzo la pompava velocemente e violentemente, tanto che questo faceva muovere tutto il corpo di Elena, già sconquassato da i brividi che numerosi e potenti la facevano urlare e tremare di piacere.

In qualche modo riuscì a salire sul cubo anche un altro ragazzo, dall’altra parte di quello che se la stava scopando. Aveva la testa di Elena all’altezza del suo cazzo, ed in breve glielo infilò tutto in bocca, letteralmente scopandogliela. I colpi che lei riceveva da dietro, e che le colpivano sempre puntualmente il fondo della vagina strusciandole e stimolandole abbondantemente il clitoride, la spingevano inesorabilmente verso il cazzo che le stava davanti, e che prendeva così tutto in bocca. Elena era sul cubo di una discoteca, mentre davanti a tutta la gita, e centinaia di sconosciuti, veniva scopata brutalmente in bocca e sulla fica da due estranei contemporaneamente. Pensare a questo moltiplicava l’eccitazione di Elena, che non riusciva a placarsi, ma anzi cresceva inesorabile. Più il pubblico aumentava e l’acclamava, più veniva scopata e più si eccitava, e veniva senza soluzione di continuità, senza mai essere appagata. Aveva fame di sesso, una fame che sembrava non potesse essere estinta. L’imbarazzo era enorme, e sembrava non placarsi, alimentandosi autonomamente, come gli orgasmi di Elena. Era una tortura, anche se estremamente piacevole, Elena pesava di scoppiare e di impazzire. I ragazzi e gli uomini continuarono ad avvicendarsi sul cubo ancora a lungo, fu scopata davanti a centinaia di persone ripetutamente da quasi una dozzina tra ragazzi ed uomini, alcuni dei quali le scoparono pure il culo. Molti le vennero pure addosso, e così alla fine era piena di sperma, in viso, nei capelli, nelle tette e nel vestito. Alla fine Elena perse l’equilibrio e cadde fra la folla, che la prese d’assalto, toccandola, palpandola e leccandola ovunque. Elena si trovò ad avere altri cazzi in bocca, altri cazzi nella fica, e altre spruzzate di sperma addosso. Alla fine però, dopo altri numerosi orgasmi, suoi e non, riuscì a guadagnare i bagni e a chiudersi dentro.

Quando pure Alice riuscì ad entrare e a richiudere la porta subito dietro di lei, Elena era davanti allo specchio, e ancora veniva ripensando a quanto era appena accaduto. Insieme riuscirono a togliere via lo sperma, e a darle una ripulita. Quando Elena si fu finalmente calmata Alice iniziò a parlare. Era arrabbiata, vedere Elena in preda alla folla, scopata da un orda di sconosciuti l’aveva innervosita. E poi diceva che era anche rischioso. Dopo che Elena la rassicurò dicendole che usava regolarmente la pillola le fece notare che era stata lei a farla salire sul cubo. Alice diceva però che avrebbe dovuto scendere quando era salito quell’uomo. Elena d’altro canto però descriveva la sua confusione, il fatto che era sconvolta dal piacere e dall’imbarazzo. In pratica si era trovata con il cazzo dentro prima che se ne fosse potuta accorgere, e quando Alice le chiese perché allora era rimasta anche dopo rispose dicendo che le era piaciuto. In fondo le ricordò di essere eterosessuale e che le piacciono gli uomini, essere scopata da un vero cazzo. Detto questo Alice si rabbuiò, Elena provò quindi a riprendersi dicendole che quello che le dava lei era molto più importante del sesso. Le disse che un rapporto così intimo non lo aveva mai avuto con nessuno e che ci teneva a lei. Alice però, forse per via di un paio di bicchieri di troppo, le disse che non bastava, che Elena era una cosa sua, da poter esibire e portare a giro come un cane o un bel vestito. Disse che doveva essere solo sua e che non accettava questo suo comportamento da troia. Le disse che tutti la consideravano tale, che ormai era segnata e che una troia non dovrebbe ribellarsi alla sua padrona. Era pronta perdonarla, in fondo la situazione di oggi era stata anche colpa sua, ma non doveva più contrariarla ed ubbidire subito ai suoi ordini.

Queste parole fecero rimaner Elena allibita. Non se ne capacitava, era ferita e contrariata. Dopo qualche istante riuscì a dire che pensava che il loro era stato solo un gioco, che non aveva intenzione di essere la schiava di nessuno, e se nemmeno lei riusciva a rispettarla allora non dovevano vedersi più. Detto questo uscì di corsa dal bagno e si perse tra la folla.

Andò al bancone e prese un altro cocktail. Era arrabbiata e triste, aveva intenzione di beverci sopra, poi magari sarebbe andata a cercare Alice per vedere se poteva in qualche modo risolvere la situazione. Era seduta su uno sgabello e da dietro si vedeva parte del culo. Ad un certo punto fu toccata ad una spalla da una donna, dietro di lei c’era un cameraman. Dopo un po’ le due riuscirono a parlarsi in inglese. Alla fine venne fuori che erano due giornalisti che stavano girando un servizio per un programma della televisione spagnola sulla movida di Barcellona, sulla vita notturna e i vizi dei giovani che sarebbe andato in onda il mese successivo. Non avevano potuto non filmare quello che era successo poco fa sul cubo, e volevano intervistarla. Lei chiese che le schermassero la faccia, e i due accettarono volentieri. Le chiesero come era stato, come si era trovata in quella situazione e altre cose sulla sua vita sessuale e privata. Le due donne erano sedute una di fronte all’altra, su due sgabelli davanti al bancone. Il culo di Elena sporgeva leggermente dallo sgabello, e spesso e volentieri il cameraman lo inquadrava, come le sue tette. Spesso faceva degli zoom sul seno, i capezzoli erano ben puntuti, le tette abbondanti e molto fotogeniche. Il cameraman pensava che sarebbe stato un servizio stupendo, glielo avrebbero pagato bene. Ad un certo punto un uomo raggiunse il bancone con degli amici e notò la cosa. Poi riconobbe la ragazza del cubo, dal vestito e dal culo. Era scoperto ed invitante. Allungò una mano e lo toccò, scoprendo che l’ano era accessibile. Elena avvertì la mano, ma era intenta a parlare in inglese, cercò distrattamente di toglierla e poi continuò. L’uomo non demorse e inquadrato dal cameraman, che nel frattempo l’aveva visto, riprese arrivando ad infilare un dito dentro il culo di Elena. Elena ebbe un acuto della voce e si irrigidì, ma poi continuò a parlare incalzata dalla giornalista, che aveva intuito la situazione. Da dietro l’uomo e i suoi amici erano entusiasti e facevano a gara a toccarle il culo e ad infilarci dentro le dita. Elena faceva molta fatica a parlare correttamente. La situazione che si era creata la stava eccitando di nuovo, avrebbe potuto scendere dallo sgabello e fermare li la cosa, ma in realtà non era questo che voleva.

Ad un certo punto uno degli uomini le prese il seno, ben inquadrato da davanti dalla telecamera. Lo strinse e affondò le sue mani dentro quelle morbide tette. Da dietro gli uomini del bancone erano increduli. Quello che le stava tastando il seno, incoraggiato dall’atteggiamento di Elena sfilò il cazzo dai pantaloni e lo appoggiò all’ano di Elena. Elena si accorse di quello che stava succedendo, per un attimo ebbe la tentazione di scendere dallo sgabello. Considerando anche che Alice avrebbe potuto assistere alla cosa e avrebbe potuto arrabbiarsi ancora di più. Poi si ricordò del giuramento di vita che aveva fatto, quello che le imponeva di dare piacere e di non negarsi a chiunque avesse voluto avere piacere da lei, dalla sua nudità e dal suo corpo. Allora rimase nello sgabello, e quando sentì il cazzo farsi strada piuttosto facilmente nel suo culo, con le mani dell’uomo ancora saldamente aggrappate al suo seno, non accennò reazioni. L’uomo era incredulo, il cameraman pure. L’uomo iniziò a scoparle il culo sempre più velocemente. Si sentivano chiaramente i sospiri e le parole dell’uomo, il rumore dei testicoli che sbattevano contro il corpo di Elena, il rumore del suo cazzo che si inoltrava dentro il corpo di Elena, i gemiti e i sospiri di lei che si mescolavano alle sue parole mentre tentava di rispondere alle domande della giornalista. Il cazzo andava sempre più velocemente, il culo di Elena era proprio all’altezza del cazzo dell’uomo, che non era nemmeno molto alto. Intorno a loro si era riunita una certa folla, ma certo non come quella precedente. Infatti erano coperti un po’ dal buio, un po’ dal rumore della musica, che comunque era forte.

Elena era eccitatissima, il culo le faceva un po’ male ma aveva imparato a sopportare quel dolore. La fica era un lago, il clitoride le era diventato gigantesco ed Elena moriva dalla voglia di toccarselo, di infilare una mano dentro la sua fica, di massaggiare le sue labbra e darsi piacere. Ma forse non era il caso. La sua voce era sempre più tremolante, una voce rotta dall’eccitazione, dalla penetrazione e dai movimenti del suo corpo che seguivano quelli impressi dalla cavalcata, con le tette che le ballavano oscenamente davanti all’obiettivo della telecamera e l’uomo che ora si aggrappava a lei per i fianchi. Ad un certo punto l’uomo venne dentro di lei, sparando il suo sperma dentro il culo di Elena. Appena fu uscito dal culo di Elena fu subito sostituito da un altro. Elena era sempre più eccitata, ormai al limite dell’orgasmo. Era concentratissima sul non lascarsi andare come al suo solito. SI concentrava sulle domande che le faceva la giornalista, sulle risposte da darle, e sul tentare di trattenere l’orgasmo. Non voleva che gli spettatori di quel programma la vedessero godere mentre si faceva inculare a ruota in pubblico e davanti ad una telecamera da degli sconosciuti senza opporsi minimamente. Ma così facendo neanche si accorse che stava parlando alla telecamera di quanti ragazzi aveva avuto, quante volte al giorno si masturbava, che usava vibratori, che non usava l’intimo, che aveva fatto molte volte sesso in pubblico, e partecipato a molte orge, che aveva avuto rapporti lesbo, che aveva perso la verginità in casa sua con un immigrato clandestino nero solo qualche settimana prima. Stava raccontando alla telecamera la sua vita privata, praticamente tutto, mentre si faceva ripetutamente scopare il culo.

Alla fine il terzo uomo che si succedeva a scopare il culo di Elena pensò bene di tirare le tette di Elena fuori dal vestito prima di aggrapparcisi. Anche lui, come il cameraman del resto, fu ipnotizzato da quelle tette grandi, alte e sode, e quei capezzoli così incredibilmente turgidi e fastidiosamente  dritti tanto da farle male. Quando l’uomo le lasciò per aggrapparsi ai fianchi per una presa migliore, le tette di Elena ballavano libere davanti alla telecamera. Il corpo di Elena seguiva oscenamente i movimenti della scopata e non era facile rimanere in equilibrio nello sgabello per coprirsi il seno ed evitare di cadere rovinosamente a terra dalla parte dell’uomo che la scopava. Elena ci provò inutilmente, doveva rimanere attaccata allo sgabello con le mani. Così mentre l’uomo la scopava sempre più forte e le sue tette ballavano oscenamente e libere davanti alla telecamera, non riuscì più a parlare, riusciva solo a gemere e urlare di piacere, fino a quando esplose in uno dei suoi incontenibili orgasmi  inzuppando la giornalista.

L’intervista finì poco dopo, e la serie di inculate ad Elena anche. Quando si fu ripresa Elena disse alla giornalista che era minorenne, anche se aveva 19 anni, per convincerli a censurarle almeno il volto. Si salutarono, e li vide andarsene entusiasti per la ripresa e provati da quello che avevano appena visto e filmato. Elena era ancora piuttosto fuori di se per l’eccitazione. Sentiva lo sperma che le usciva dal culo e le colava in mezzo alle chiappe fino alla vagina, poi fino alle cosce. Camminava difficilmente,  ma si diresse verso il tavolo, sperando che Alice fosse li e per prendere la sua roba. Quando Alice la vide si fermò. Lesse nel suo volto che aveva assistito a tutto. Sia Alice che Elena non riuscirono a dire niente. Alla fine però Alice si lasciò sfuggire un potente schiaffo, che centrò la faccia di Elena facendola traballare. Elena rimase stupefatta. Vide il volto di Alice che piano piano passava dalla collera alla mortificazione. A quel punto però Elena prese la borsetta e si fiondò fuori dal locale verso l’albergo.

 

CONTINUA…

 

Dopo la scenata di Alice in discoteca Elena era fuggita via di corsa. Ora si stava recando verso l’albergo con il suo vestito bianco troppo corto, troppo trasparente e dalle scollature troppo generose. L’assenza delle mutandine si faceva sentire, lo sperma le usciva dal culo e le colava fino alla vagina e lungo le cosce. Non passava di certo inosservata, anche perché stava piangendo a dirotto. Chissà, magari qualcuno avrà anche pensato che avesse subito violenza, o che era una prostituta. Mentre percorreva la strada che la separava dall’albergo Elena ripensava a quello che era successo, a quello che lei e Alice si erano dette, e temeva che il loro rapporto, così promettente, fosse ormai finito. Si chiedeva se Alice l’amasse veramente come le aveva più volte detto, o se la sua fosse semplicemente un ossessione. E per lei cosa significava Alice? Amore? Uno sfizio? Un passatempo? Che fosse stata ingiusta con Alice? Elena si tormentava con queste domande che non trovavano risposta. Ripensava alle parole di Alice quando aveva detto che era una troia, considerata da tutti tale. Dalle parole che le uscirono dalla bocca Elena aveva intuito quale fosse la natura del loro rapporto, almeno dal punto di vista di Alice. Alice la considerava una cosa sua, la sua troietta. Elena pensò che magari era giunto il momento di mettere la testa apposto, si era divertita, magari adesso poteva condurre una vita sessuale normale.

Dopo un po’ si calmò, si ricordò che Aveva la roba in camera di Alice, e quella notte non poteva certo dormire con lei. Era di nuovo senza stanza. Avrebbe potuto dormire in una delle stanze dei suoi compagni di classe, per esempio quella accanto alla sua vera stanza dove dormivano i ragazzi che avevano allietato le sue prime cene nel ristorante dell’albergo. Sarebbero però sicuramente finiti a fare sesso. Era questo il suo destino? Doversi concedere per avere un posto letto? Comunque lei stessa si era cacciata in questa situazione, se doveva prendersela con qualcuno era lei stessa quel qualcuno. Elena valutò le sue alternative, tornare nella sua vera stanza per il piacere sadico di Luisa, chiedere aiuto ai professori facendo la figura della piagnucolona o passare una notte di sesso con quattro ragazzi arrapati. Pensandoci un po’quest’ultima alternativa non le sembrava poi tanto male. Il pensiero di quello che sarebbe potuto succedere la travolse per un istante. Quando si riprese si accorse che i suoi capezzoli erano sull’attenti ed il suo clitoride in fermento. La raggiunse una piacevole sensazione di calore che le partì dal basso ventre, e le venne una voglia prepotente di toccarsi. Si ricordò di come era vestita, pensò a tutti coloro che l’avevano vista per strada, a eventuali foto o filmini fatti con cellulari indiscreti mentre sovrappensiero non si preoccupava del vestito. Riuscì a trattenere l’orgasmo, ma l’eccitazione provata era molta. Tutto questo le fece ricordare il motivo che l’aveva spinta a partecipare a quella gita. Il sesso, fare così tanto sesso fino a non poterne più. In un istante Elena dimenticò tutte le domande che si era posta, tutti i dubbi e le incertezze. Avrebbe vissuto il momento senza farsi troppe domande. I quattro ragazzi arrapati avrebbero finalmente potuto mettere in pratica tutte le loro fantasie sessuali con cui si erano dati piacere da soli, magari pensando proprio a lei. Elena era già molto eccitata.

Quando giunse in albergo andò subito alla loro stanza, e bussò. Dopo pochi istanti le fu aperto, il ragazzo che aprì rimase sorpreso, non si aspettava una visita di Elena, una sorpresa piacevole comunque. Elena spiegò la situazione, disse di aver litigato con Alice e chiedeva se poteva dormire con loro. A sentire queste parole gli occhi del ragazzo si illuminarono, fu ben felice di farla entrare, e i suoi compagni di stanza furono ben felici del litigio con Alice, così Elena era tornata da loro. Elena notò che dovevano essere rientrati da poco, forse anche loro erano stati in discoteca e avevano assistito allo show  che aveva messo in piedi. C’erano solo tre ragazzi, la spiegazione fu che il quarto aveva trovato una ragazza in questi giorni, e ora stava con lei. Sembrava che tutti avessero trovato un ragazzo o una ragazza, Elena pensò che in fondo i suoi compagni di gita non erano molto diversi da lei, inoltre c’era davvero un posto letto libero.

Elena dunque un po’ per necessita ,visto che cominciava a sentire il prurito dovuto alla sua allergia, un po’ per piacere personale, si tolse il vestito e rimase completamente nuda. I tre ragazzi rimasero a bocca aperta, probabilmente non avevano mai visto una ragazza nuda. Elena poi era molto bella e due anni più grande di loro. Un sogno che si realizzava per quei ragazzi. Elena notò con piacere che erano già in preda ad erezioni possenti. I tre ragazzi inoltre sembravano impacciati, era la loro prima volta ed Elena si lasciò scappare un sorriso benevolo per quei ragazzi così spocchiosi e duri all’apparenza che giocavano a fare gli adulti e invece così piacevolmente normali e ancora dei bambinoni nei fatti. Era la prima volta nella sua vita che degli uomini non le saltavano addosso vedendola nuda, era una sensazione stranamente piacevole quella che stava provando. Quei ragazzi stavano ammirando estasiati il suo corpo nudo, il suo seno, la sua vagina, i suoi fianchi, le sue cosce, il sedere e le gambe, senza osare toccarla, quasi fosse un’opera d’arte.

Fu dunque Elena che raggiunse uno dei ragazzi, moro, alto come lei e con gli occhi neri. Lo baciò, accarezzando il suo membro delicatamente. Egli dopo qualche istante abbracciò Elena, continuando a baciarla. Ben presto le sue mani scesero lungo i fianchi di Elena fino ad arrivare al culo della ragazza. Finalmente stava toccando il culo di una ragazza nuda, bella e che lo stava baciando. Dapprima lo massaggiò delicatamente, poi ne saggiò la consistenza a mani piene, afferrando quelle chiappe sode e tonde come fossero palline anti stress. La tenerezza dell’abbraccio, la pelle soffice, il seno schiacciato contro il suo petto, la lingua di lei nella sua bocca. Quel ragazzo moro si godette fino all’ultimo secondo quell’abbraccio che gli trasmise un calore così intenso e profondo da fargli riconsiderare le sue idee su quella ragazza. Un piacere così intenso e profondo, un corpo così bello. Se queste erano le sensazioni e le emozioni che Elena regalava e che si concedeva durante le sue avventura sessuali, non era certo da biasimare o da colpevolizzare.

Da dietro sentì altre due mani accarezzarle i fianchi e l’addome. Scesero verso il basso ventre e si fermarono alle soglie della vagina di Elena. Quasi come genuflettersi all’ingresso di un luogo sacro. Quelle mani accarezzavano la ricrescita dei peli pubici di Elena, poi si decisero a varcare la soglia e per la prima volta nella loro vita quelle mani poterono esplorare ciò che la mente che li governava aveva potuto solo immaginare fino a quella notte magica. Una di quelle due mani inesperte ma entusiaste, assaporò la labbra umide della vagina di Elena,  lo spazio tra le piccole labbra e le grandi labbra. Si divertirono a toccare e stiracchiare la pelle incredibilmente elastica delle piccole labbra. Il ragazzo che la stava abbracciando da dietro massaggiava la sua vagina con passione, con movimenti circolari della mano alle soglie dell’orifizio vaginale. L’altra mano si avventurò invece verso il clitoride, nello spazio sottostante ad esso ed infine toccò quel fagiolino inaspettatamente eretto. Iniziò a massaggiarlo con pollice ed indice, mentre un dito dell’altra mano si intrufolò timidamente dentro la vagina di Elena. La ragazza si staccò per un attimo dalla bocca del ragazzo moro, che continuò a baciarle il collo. Le mani che la stavano masturbando non sembravano più tanto inesperte, timidamente ma costantemente le stavano regalando un piacere crescente, che si manifestava con respiri profondi, a volte smorzati dalla potenza di uno stimolo. I gemiti di Elena  erano molto eccitanti, ed incoraggiavano i ragazzi dando loro la fiducia necessaria a smorzare la tensione.

Il ragazzo moro staccò le mani dal culo di Elena, e le portò al suo seno. Delicatamente, per paura di provocare dolore, accarezzavano la pelle del prosperoso ed invitante seno della ragazza. La visione dei capezzoli inturgiditi e ritti di Elena era molto eccitante. Li toccò, prendendoli tra pollice ed indice, roteando i polpastrelli e tirando leggermente. Poi agguantò il seno di Elena a mani piene e ne baciò i capezzoli. Il ragazzo che l’aveva presa da dietro continuò invece a masturbare la vagina di Elena, spingendola verso di lui, così da farle sentire il profilo del suo membro premere contro la separazione tra le natiche di Elena. Lo stesso ragazzo si tolse poi calzoni e mutande e cominciò a far scorrere il suo pene tra le natiche di Elena. Prima le aveva separate con le mani e ci aveva infilato dentro il suo cazzo, ora le premeva e ci faceva scorrere dentro il suo membro.

Entrò dunque in gioco il terzo ragazzo, capelli castani, secco e alto. Si era già tolto calzoni e mutande.  Il suo era un pene già in pieno stato di erezione. Delle gocce di sperma avevano già chiazzato le sue mutande ed inumidito la sua cappella. Elena si inginocchiò. Aveva i primi due ragazzi ai suoi fianchi e il terzo davanti. Prese il suo cazzo in bocca, e gli altri due con le mani. Tutti e tre erano già gonfi e pieni. Elena ci andava piano, sentiva che già si stavano trattenendo per non venire troppo presto. Le sue mani scorrevano quei cazzi piano, gentilmente. Quando arrivava alle loro cappelle le avvolgeva con le sue mani prima di ridiscendere e salire nuovamente. L’altro ragazzo le aveva parato davanti alla faccia il suo cazzo, e lei lo aveva preso in bocca. Con le labbra massaggiava la cappella, baciandola e bagnandola con la propria saliva. Poi iniziò a scendere e a prendere quel cazzo sempre di più dentro la sua bocca. Mentre respirava col naso, iniziò a scorrere quel pene dapprima parzialmente, poi per tutta la sua lunghezza. Stava attenta a far aderire le sua labbra alla pelle del pene, stringendo ma non troppo. Cercava inoltre di muovere la lingua intorno al pene. Quando arrivava alla cappella succhiava, la avvolgeva con le labbra, prendeva fiato mentre abbondante saliva usciva dalla sua bocca, e poi si rituffava. Non era facile fare tutte queste cose contemporaneamente ma Elena si stava impegnando al massimo. A volte si dimenticava di segare gli altri due ragazzi, ma ci pensavano loro a ricordarglielo. Si diedero il cambio ed i loro cazzi furono succhiati, leccati e massaggiati dall’esperta bocca di Elena a turno. Tutti e tre eiacularono, chi dentro la bocca di Elena, chi sul viso, chi sul seno.

Elena si ripulì pazientemente lo sperma con le dita, per poi ingoiarlo. Andò dal ragazzo alto e secco, lo abbracciò e lo baciò. Tutto ricominciò da capo, ma questa volta quando tutti e tre sfoderarono nuovamente le loro erezioni, Elena invitò il ragazzo biondo e stendersi sul letto. Entusiasta il ragazzo eseguì. Elena salì sul letto e si mise a cavalcioni sopra di lui, segò una volta ancora il suo pene, poi lo prese e lo infilò nella sua vagina. Iniziò facendo dei movimenti rotatori ed oscillanti, rimanendo dritta. Poi si piegò, appoggiò le mani sul letto ai lati del petto del ragazzo, che così aveva le belle tette di Elena dondolanti ed oscillanti proprio davanti ai suoi occhi. Elena iniziò dunque a scorrere con la sua vagina tutto il cazzo del ragazzo, che rimaneva immobile. Elena si aiutava con la gambe, spostandosi con tutto il corpo avanti ed indietro, e con il bacino, dando dei colpetti con i reni. Suggerì al ragazzo di muovere il suo bacino venendole incontro. Gli ci volle un po’ per trovare il tempo, ma quando ci riuscì il suo cazzo entrava tutto dentro la fica di Elena, per poi riuscire quasi del tutto.  

Successivamente Elena disse al ragazzo castano di mettersi dietro di lei, lo stava invitando a metterglielo nel culo. Ovviamente non se lo fece ripeter due volte. Si mise a cavalcioni sopra le gambe del suo amico, Elena era praticamente a pecorina. Si avvicinò avanzando con i ginocchi, disse ad Elena di fermarsi un momento, e quando lei eseguì, appoggiò il suo pene contro l’ano di Elena e cominciò a spingere. Aveva paura di farle male, quindi procedette piano, ma si stupì quando il suo pene, superato l’ostacolo iniziale, si infilò facilmente quasi tutto. Le pareti dell’ano di Elena erano strettissime, quasi a volerlo espellere, ma se spingeva si aprivano al suo passaggio. Quando Elena ricominciò a muoversi, se andava indietro non solo prendeva un cazzo dentro la sua fica, ma pure un altro dentro il suo culo. I due ragazzi tentarono di muoversi coordinandosi tra loro e con Elena, in modo da alternarsi dentro il corpo di lei. Quando ci riuscirono, Elena disse di aumentare il ritmo. Ora quei ragazzini la stavano scopando come dei veri esperti, i loro cazzi dalle dimensioni più che oneste si alternavano sempre più velocemente dentro di lei. I gemiti divennero forti, sia quelli di Elena che quelli dei due ragazzi.

Il terzo seguendo nuovamente le istruzioni di Elena che cercò di parlare tra un gemito, un urletto ed un sospiro, le si parò davanti e gli mise il cazzo in bocca. Ora quando Elena avanzava, le sue tette strusciavano contro il viso del ragazzo che stava sotto di lei, e la sua bocca avanzava fino ai testicoli del ragazzo moro, prendendo tutto il suo cazzo in bocca. Ora tutti e tre i buchi di Elena era riempiti a dovere, e quei ragazzini che fino a pochi minuti prima non avevano mai toccato una ragazza, ora stavano capendo cose dovevano fare per darle il massimo del piacere. Nell’aria si mischiava il suono dei gemiti di piacere dei quattro ed il rumore dei cazzi che entravano ed uscivano da tutti e tre i buchi di Elena.  Il ragazzo che stava davanti si alternò a quello che stava dietro di Elena prima che uno dopo l’altro dovettero cedere e inondare nuovamente Elena con il proprio sperma. Il ragazzo sotto di lei non ce la faceva a trattenersi, Elena però gli disse di non preoccuparsi per questo e di lasciarsi andare. Il ragazzo quindi le venne dentro, inondando l’interno della vagina di Elena con il suo sperma. 

I tre ragazzi erano felici, entusiasti e rumorosi. Inoltre non erano affatto appagati. Dopo poco infatti, grazie all’aiuto di Elena furono di nuovo pronti. Elena si fece nuovamente toccare, leccare e baciare ovunque. La fecero venire alternandosi a leccarle la vagina tramite le indicazioni della ragazza, che poi tornò a segare pazientemente i loro cazzi fino a farli tornare vispi e duri. Elena dispensò poi qualche consiglio per farli durare più a lungo durante il rapporto sessuale. Fatto ciò ricominciarono da capo. Andarono avanti molto a lungo. Per quei ragazzi fu la nottata più bella dello loro vita per come l’avevano vissuta fino a quel giorno. Non avrebbero potuto trovare un insegnate migliore per la loro iniziazione al sesso. Una notte magica che li cambiò profondamente, e che non avrebbero mai dimenticato.

Nella stanza accanto Alice era sola con i suoi pensieri. Sentiva ciò che accadeva nell’altra stanza, e non riuscì a chiudere occhio. Riuscì però a trattenersi dall’irrompere in quella stanza, prendere Elena, riportarla nel suo letto e possederla e punirla a suo modo con i giochetti che tanto piacevano loro, per tutta la notte. Non sapeva se la sua era un ossessione, gelosia, invidia o amore. Sapeva solo che ci teneva ad Elena ed era pronta a chiederle scusa pur di farla tornare insieme a lei. Alice era una ragazza molto orgogliosa, e questo sarebbe stato un passo difficile, ma era convinta che ci sarebbe riuscita se solo avesse voluto. Il dubbio più forte che angustiava Alice riguardava però i gusti e la natura di Elena. Per come si comportava e per quello che sentiva dall’altra stanza, la sua passione per i ragazzi, per il sesso eterosessuale poneva dei grandi dubbi nella mente di Alice riguardo alla possibilità per il futuro della loro relazione. Per Alice era diverso, non sapeva esattamente per quale motivo ma era puramente lesbica. E forse avrebbe dovuto cercare qualcuno come lei. Continuava a ripeterselo, ma per qualche motivo la cosa non la convinceva. Si girava e si rigirava nel letto senza trovare pace. Alla fine però ebbe la risposta che cercava. Non era solo lei che avrebbe dovuto rinunciare a qualcosa e chiederle scusa per far continuare la sua relazione con Elena, anche Elena avrebbe dovuto venirle incontro e rinunciare a qualcosa. Le avrebbe parlato, non sapeva quando ma era sicura che l’avrebbe fatto. E se Elena si fosse dimostrata non disposta a rinunciare almeno in parte al suo stile di vita, semplicemente significava che non l’amava, e avrebbe dovuto rassegnarsi per quanto doloroso potesse essere.

Alice ora era serena, continuava a sentire le grida di piacere di Elena smorzate dalle mura che separavano le loro stanze. La sua mano corse sotto le mutandine, ed immaginando di essere al posto di quei ragazzi così fortunati, si masturbò più volte prima di addormentarsi.

 

CONTINUA…

 

 

Quando Elena si svegliò era ancora nuda, e circondata dai ragazzi con cui aveva fatto sesso la notte precedente. Era nel letto matrimoniale, supina e con le braccia stese ed intrappolate lungo i fianchi. Il moro ed il castano erano infatti avvinghiati al suo corpo come l’edera alle pareti di una casa. Elena aveva i volti dei due ragazzi all’altezza del seno, e le braccia dei due che l’abbracciavano litigandosi la sua pancia ed il suo ventre. Una mano era proprio sopra alla sua vagina, quasi volesse proteggerla. I due dormivano ancora profondamente e non voleva svegliarli. Ad Elena piaceva quella situazione così intima, si riaddormentò. Il terzo ragazzo era su uno dei due letti singoli. Dopo un buon quarto d’ora dal suo letto provenne un mugolio. Dopo un poco levò le coperte e vide Elena sdraiata nel letto doppio, nuda e stretta fra i due suoi amici. Rimase a guardare la scena per un tempo difficile da determinare, la trovava molto eccitante. Quindi si alzò e cercando di fare il minor rumore possibile raggiunse il tavolino tra la televisione ed il bagno e prese la sua fotocamera. Poi aprì la tenda per far entrare un po’ di luce e quindi scattò una fotografia, poi un’altra poi un’altra ancora. A quel punto Elena riaprì gli occhi, ci mise un po’ per mettere a fuco. Strizzò i suoi occhietti assonnati nel tentativo di vedere meglio. Quando finalmente i suoi occhi si furono abituati alla luce, vide il ragazzo biondo, nudo anch’esso, che scattava una fotografia dietro l’altra.  Ne scattò almeno una ventina in totale. La carica erotica sprigionata da quelle foto era incredibile.

Il biondino, ignaro dell’erezione che lo stava interessando, continuò il suo servizio fotografico con primi piani del volto sensuale e sorridente di Elena, dei suoi seni e capezzoli, della sua vagina, delle quattro mani e braccia che la stringevano. Elena riscoprì una sensazione a cui ultimamente sembrava essersi abituata. Essere esposta, completamente nuda, stretta tra due ragazzi più piccoli di lei, ed impossibilitata a muoversi davanti all’obiettivo famelico di una fotocamera. Sentì il suo basso ventre farsi più caldo, i suoi capezzoli si irrigidirono, il suo clitoride si risvegliò. Dapprima quasi svogliatamente, in maniera travolgente poi, il suo clitoride si gonfiò fino a diventare paonazzo, per la gioia della fotocamera che ormai sembrava avesse vita propria in completa simbiosi col suo proprietario. Elena iniziò a bagnarsi e a mugolare. La sua vagina cominciò a contrarsi ritmicamente, il suo bacino proprio non ce la faceva a stare fermo. Cercava di non muoversi troppo e di non fare troppo rumore per non svegliare gli altri due. Il biondino era come se si fosse estraniato dal tempo, Lo spettacolo di Elena imbarazzata, nuda, rossa in viso ed eccitata era veramente sublime. La sua vagina iniziò a bagnarsi, Elena ansimava piuttosto pesantemente adesso.

Il biondino posò la sua fotocamera, si avvicinò al letto, e guardando Elena negli occhi prese il suo clitoride tra pollice ed indice. Lo massaggiava delicatamente, ruotando pollice ed indice, tirandolo leggermente, quasi segandolo a volte. Ammirava il viso di Elena rosso dall’imbarazzo, deformato dall’eccitazione mentre dalla sua bocca uscivano armoniosi gemiti di piacere. Ammirava il suo corpo in fermento, le convulsioni del bacino, le contrazioni della vagina. Alla fine Elena si irrigidì inarcando la schiena, emise degli urletti smorzati, la sua vagina spruzzò liquido trasparente che le bagnò le cosce. Piano piano Elena si calmò. Il biondino non poteva fare altro che guardarla negli occhi. Uno sguardo magnetico quello di Elena, che cercava di evitare il suo, ma che finiva sempre inesorabilmente per tornare agli occhi del ragazzo, quasi a verificare se stessero ancora osservandola in maniera così rapita.

Al biondino passò per la mente un pensiero stranissimo, che ignorò quasi subito. Pensò che sarebbe stato bello essere una femmina per provare queste emozioni.  Poi cogliendo uno sguardo basso di Elena, notò la sua erezione. Dunque prese una sedia, la avvicinò al letto e ci si sedette. Aveva il bacino proteso in avanti, la schiena piegata all’indietro, la gambe aperte. Il suo pene era ritto e gonfio e aveva, per via della prospettiva, il viso di Elena proprio sopra alla cappella del suo membro. Continuando a guardare Elena negli occhi, iniziò a far scorrere una mano sul suo pene, mentre l’altra accarezzava un piede della ragazza. Ora anche Elena era rapita da quella scena, da quello sguardo così intenso. Ora era lei che avrebbe voluto scattare delle foto. Il ragazzo continuò a masturbarsi, senza mai staccare gli occhi da quelli di Elena, quasi ormai fossero fusi assieme. Alla fine il ragazzo venne, il suo sperma usciva lento dal suo pene, liquido, e scivolava lungo il pene stesso, rendendolo più scorrevole. Quindi il biondino si alzò e si diresse al bagno. In quell’istante si svegliarono finalmente anche gli altri due. Non seppero mai quello che era successo con la complicità del loro sonno.

 

Quello era l’ultimo giorno di gita, ed era completamente libero. I quattro si lavarono e si vestirono come se fossero stati sempre amici, o fratelli. Elena si spalmò il corpo nudo con la sua crema antiallergenica, che ormai era quasi finita, e si mise ad attendere i soliti 10 minuti. I tre ragazzi la tormentavano a turno con il solletico, a cui Elena in quel momento non poteva sottrarsi, e a cui era molto sensibile. Ogni tanto il ragazzo moro colpiva qualcuno con una cuscinata e poi scappava, il castano faceva l’imitazione di un professore. Una cavolata dietro l’altra, una risata dietro l’altra. Da fuori si sarebbe sentito solo un gran caos fatto di risate, urla e rumori vari. Si divertirono molto. Elena aveva ancora dei suoi vestiti nell’armadio, conseguenza della sua breve permanenza in quella stessa stanza uno dei primi giorni della gita. Era un vestito grigio scuro, abbastanza aderente, maniche appena accennate e impreziosite da una rigonfiatura barocca all’altezza delle spalle. Una buona scollatura sottolineava l’abbondante seno di Elena, ed il vestito finiva appena sotto l’attaccatura tra cosce e glutei. Era un vestito molto sensuale e molto elegante allo stesso tempo. Elena pettinò i suoi capelli rossicci e mossi. Era molto bella. Dopo aver fatto colazione i quattro, insieme al quarto ragazzo e alla sua nuova fidanzatina, decisero che quest’ultimo giorno di gita avrebbero percorso tutta la Rambla, la strada più famosa di Barcellona, una delle più famose e frequentate strade del mondo. Un susseguirsi di caffè, bar, locali, negozi, turisti e artisti di strada, senza soluzione di continuità per più di un chilometro.

I sei ragazzi si avviarono verso la metropolitana. Mentre camminavano ridevano e scherzavano spensieratamente, ignorando la crescente nostalgia per quell’atmosfera magica che così tardi si era creata tra loro. Elena pensava ad Alice, e forse Alice pensava a lei, ma decise che quello era un problema che avrebbe affrontato in un’altra occasione. Ora ne aveva un altro. Elena sentiva chiaramente il suo vestito alzarsi, oltrepassare la soglia di non ritorno e continuare a salire. Inizialmente lo aggiustava, ma poi un po’ per necessità ed un po’ per gioco smise di farlo. Due ragazzi infatti l’avevano presa per mano, non sapeva quanto consapevoli della situazione di Elena. Da dietro si poteva ammirare l’attaccatura dei glutei alle cosce e la parte inferiore della chiappe di Elena che sculettavano involontariamente in maniera molto provocante. Da davanti l’abbondante seno di Elena sobbalzava in modo altrettanto sconveniente ed eccitante. Elena sentiva gli occhi della gente su di se, sul suo corpo bello, giovane ed esaltato da quel vestito così perfetto per lei. I suoi capezzoli erano costantemente ritti e la cosa era più che evidente. La vagina di Elena si stava nuovamente bagnando. Elena pensava quanto fosse sconveniente alzare il vestito, infilare una mano nella vagina per pulirla dai suoi umori e poi per pulirsi leccarsi le dita, vista l’assenza di fazzolettini, ed il tutto in pubblico. Lasciò che le sue parti intime si bagnassero, che il liquido uscisse timidamente dalla sua vagina per colarle poco alla volta lungo le cosce.

Alla fine il gruppetto raggiunse la metro, la loro era la quarta fermata. C’era molta folla, Elena rimase attaccata alle mani dei suoi amici per non perdere il contatto. Quando furono dentro i posti a sedere scarseggiavano. Elena rimase in piedi. Non seppe esattamente come, ma alla fermata successiva entrarono un sacco di persone, una comitiva, tutte nel loro vagone, e questo gruppo in qualche modo la separò dai suoi amici. Si ritrovò, dopo una serie di spostamenti per far spazio ai turisti, schiacciata tra due uomini. Si sentì infatti spingere da dietro per l’ennesimo ingresso nel vagone e andò a sbattere contro un uomo sulla trentina, probabilmente spagnolo, più alto di lei. Il suo seno era schiacciato contro il petto dell’uomo. Questo la guardò nei suoi occhi blu come l’oceano, ma non resistette a lungo. Elena vide il suo sguardo abbassarsi, e dopo qualche secondo illuminarsi, la sua bocca tradire meraviglia. La vista era quella delle tette di Elena da sopra, schiacciate e ben visibili per via della scollatura. L’uomo rimase un tempo molto lungo a fissare il seno di Elena. Poi disse qualcosa in spagnolo, un altro uomo si affacciò, poi un altro ancora, ed infine un altro da dietro. Tutti fissavano il seno di Elena, ridevano e parlavano tra di loro. Elena captava qualcosa, ovviamente stavano facendo osservazioni sul suo davanzale. Stavano attirando l’attenzione di molti nel vagone. Elena era rosso in viso, paonazza, tentava di sorridere ai ragazzi che le parlavano senza speranza di ottenere risposta.  

Ad un certo punto sentì il vestito alzarsi da dietro, urla e espressioni di stupore, una mano toccarle il culo. Poi un’altra, poi un’altra ancora. I commenti diventano indistinti, un chiacchiericcio di fondo. Le mani si alternano a tastare le sue chiappe sode e belle tonde, da giovane atleta. Elena era enormemente imbarazzata, le sue braccia erano schiacciate lungo i fianchi, non riusciva a  fermare quell’umiliazione pubblica. Elena vedeva i ragazzi scattare foto con i loro cellulari e farle guardare a quelli vicini. Elena aveva il viso paonazzo dall’umiliazione, la vergogna e l’imbarazzo. Alcune mani si intrufolavano anche davanti, arrivando alla fica, al clitoride. Sentì il vestito alzarsi completamente, fino quasi alle spalle. Cercava di girarsi, ma non ce la faceva. Anche l’uomo che le stava davanti ora la toccava, faceva scorrere le sua mani lungo i fianchi, per poi litigarsi un posto da dove tastarle il culo, o la vagina. Elena non riusciva a dire nulla. E anche quando diceva qualcosa il risultato era di eccitare ancora di più coloro che la circondavano. Le mani continuavano ad alternarsi a sculacciarla, afferrare le sue chiappe a mani piene, toccarle il clitoride, le grandi e le piccole labbra. Non ci volle molto prima che qualcuno si avventurasse con le sue dita dentro la sua vagina. Elena si piegò istintivamente in avanti, offendo così il culo a chi le stava dietro. L’occasione fu colta al volo, qualcuno infatti non esitò ad infilarle un dito nel culo. Poi qualcun altro le scoprì il seno e ci si avventò con le mani. L’uomo che le stava davanti strabuzzò gli occhi di fronte a cotanta meraviglia.

Elena era in preda alla folla. Una selva di mani la tastavano, toccavano ed infilavano ovunque. Risa, sculacciate, schiamazzi, foto. Elena si sentiva esposta completamente, indifesa, impotente, come un oggetto sessuale. Era incredibilmente imbarazzata, ma l’eccitazione procedeva di pari passo con l’umiliazione. Esattamente come nell’autobus, in spiaggia e nel cubo in discoteca Elena aveva i capezzoli che le scoppiavano, il clitoride in fiamme, la fica fradicia. Era al limite dell’orgasmo. Elena pensava che se avesse dato alla folla prova del suo godimento con un orgasmo l’umiliazione sarebbe stata ancora maggiore, ma non poteva farci nulla. Improvvisamente qualcuno infilò il suo cazzo dentro Elena, senza tanti complimenti, facilitato dalla confusione, dalla ressa e dalla complicità dei presenti. Il cazzo che la penetrò arrivò subito e prepotentemente sul fondo della sua fica, riempiendola completamente. Elena ormai non controllava più il suo corpo e le sue reazioni. Le mani dell’uomo che la stava scopando le si agganciarono al seno, e la penetravano sempre più velocemente. Elena veniva scopata da uno sconosciuto, una persona di cui non aveva neanche potuto vedere il viso, in pubblico, intorno ad una folla che la toccava, fotografava ed attendeva il suo turno. L’umiliazione, l’esibizione, l’imbarazzo di Elena non potevano essere maggiori. Anche l’eccitazione era a livelli record per Elena.

Ormai non riusciva a trattenere le urla di piacere, i suoi si, il bacino sconquassato dalle convulsioni, gli orgasmi che si succedevano uno dietro l’altro, senza soluzione di continuità, facilitando la penetrazioni dei corpi estranei che la scopavano. Si era piegata alla folla, alle loro volontà, ai loro desideri, era la ragazza che loro volevano. Questa sottomissione amplificava ulteriormente l’umiliazione e l’eccitazione di Elena!

Dopo una lunga cavalcata l’uomo le uscì dalla fica, e le venne nel vestito. Subito fu sostituito da un altro, e da un altro. Ad un certo punto l’uomo che stava davanti riuscì a spuntarla nel traffico di cazzi davanti alla sua fica e guardandola negli occhi la scopò con rabbia. Da dietro non volevano di certo aspettare, la soluzione fu presto trovata ed anche il suo culo venne preso d’assalto. Ora Elena era scopata da entrambi i buchi contemporaneamente, in pubblico e da sconosciuti. L’uomo che aveva di fronte le venne nel ventre, riempiendole l’ombelico e la pancia del suo sperma. Poi scese alla sua fermata. Elena si ricordò quindi dei suoi amici, della sua fermata. Aveva dimenticato tutto. Cercò quindi di liberarsi.

 Dopo altre cinque o sei deflorazioni pubbliche, Elena aveva perso il conto, riuscì in qualche modo a svincolarsi e a scendere dal treno. La sua fermata ormai era passata da tempo, i suoi amici erano già scesi. Era paonazza, ansimante, mezza nuda e piena di sperma. Guadagnò un bagno e cercò di darsi una sistemata e di calmarsi. Dopo almeno 5 minuti Elena riuscì a ritrovarsi, anche se le gambe ancora le tremavano, e ancora al pensiero di quello che era appena successo si bagnava. Il cuore le andava a mille. Comunque si pulì dallo sperma che aveva sulla pancia, si diede una sciacquata in viso, si pettinò e si riaggiustò il vestito. Controllò il cellulare, i suoi amici la cercavano. Disse loro che aveva saltato la fermata, comunicò dove era scesa. Era dall’altra parte de la Rambla rispetto a dove erano loro. Decisero di incontrarsi a meta strada.

 Elena dunque prese le scale mobili per uscire dalla metropolitana. Da dietro si poteva ammirare parte delle chiappe, questo Elena lo sapeva, provava a non pensarci. Uscì dalla metropolitana, era una bella giornata, assolata, era caldo. Elena si guardò attorno. La via era piena di negozi, locali, bar, turisti. Era molto affollata. Si chiedeva come li avrebbe trovati. Comunque si incamminò, cercando di rilassarsi, di non pensare a quello che era appena successo. Procedendo si accorse però di essere osservata, soprattutto da dietro. La gente si stupiva, la fotografava, rideva. Elena pensava che fosse per il suo vestito, ma questo non era del tutto vero. Più andava avanti, più la cosa era evidente. Praticamente chiunque incrociava aveva una reazione strana, chi divertito, chi perplesso. Qualcuno provava addirittura a dirle qualcosa. Ma era inutile, Elena non capiva.

Dopo circa un’ora finalmente Elena ritrovò i suoi amici. Tutto sembrava normale, quando però Elena si girò i 5 ragazzi si ammutolirono. Elena notò la cosa, si rigirò e chiese cosa c’era di strano, che tutti la guardavano. Dopo un po’ di imbarazzati silenzi la fidanzatina di uno dei quattro ragazzi le passò un dito dietro la schiena, e le spalmò qualcosa sulla guancia. Elena prese questo qualcosa con un dito e lo osservò. Era sperma. Elena impallidì, provò a dire qualcosa ma riuscì solo a balbettare. I 5 ragazzi le chiesero cosa avesse fatto adesso, lo fecero ridendo, delle risate imbarazzate e nervose, ma non per questo meno sincere. Elena chiese loro quanto fosse. Dovette ripetere la domanda un po’ di volte ma non ottenne mai risposta. Alla fine con uno scatto di rabbia si tolse il vestito, rimanendo completamente nuda in mezzo ad una delle strade più famose e più frequentate del mondo. Girò il vestito. Vide un’unica indistinta macchia bianca di sperma ormai quasi ingiallito e non certo profumato, che copriva gran parte della zona centrale del dietro del vestito.

Elena era incredibilmente imbarazzata. Non aveva mai provato un imbarazzo così forte in vita sua. Avrebbe voluto sotterrarsi. Aveva passeggiato per quasi un ora per la Rambla con la schiena piena di sperma. Dopo qualche istante si ricordò di essere nuda. Intorno a lei c’erano curiosi e turisti accalcati. Cosa doveva fare? Rimanere nuda o rimettere il vestito. Alla fine la ragazza che era con loro la prese e l’accompagnò in un bagno pubblico, le disse di chiudersi dentro e ai suoi amici di fare la guardia. Poi buttò il vestito in un cassonetto, non prima di aver guardato la taglia. Quindi entrò nel primo negozio di abbigliamento che trovò, comprò un altro vestito, e fu di ritorno!

CONTINUA…

 

 

Elena era nuda chiusa in un bagno pubblico. Nelle ultime ore si era fatta scopare in discoteca nel cubo ed inculare ripetutamente davanti ad una telecamera, subito dopo aveva passato una notte di sesso con tre ragazzini iper arrapati. Questa mattina si era fatta scopare ed umiliare in metropolitana, poi aveva attraversato una delle strade più famose e frequentate del mondo con mezza schiena sporca di sperma, e poco fa era rimasta completamente nuda. Elena aveva il cuore che le andava a mille, era talmente agitata ed imbarazzata da non riuscire a ragionare. Al solo pensiero di quello che aveva trascorso in questa gita tremava. Non sapeva a cosa erano dovuti quei tremori, l’unica cosa che sapeva era che la sua vagina era tornata a bagnarsi. Il sesso, l’esibizione, l’umiliazione… tutto questo era diventato per Elena una sorta di droga, non poteva più farne a meno. Ormai la sua allergia c’entrava veramente poco, solamente rendeva il tutto più facile e spettacolare.

Dopo qualche minuto la ragazza rientrò, aprì la porta del bagno e la richiuse subito dopo. Elena era in piedi, praticamente a pochi centimetri dalla ragazza, nuda e con il seno dritto davanti agli occhi di lei. La ragazza leggermente imbarazzata le porse il vestito. Elena lo indossò. Era un vestito rosa elasticizzato in vita e che terminava poco sopra le ginocchia di Elena, quattro bottoni bianchi sul davanti, non molto scollato. Sembrava una sorta di grembiule scolastico. Quando uscì con quel vestito i quattro ragazzi si lasciarono sfuggire una risatina smorzata, le dissero scherzando che quel vestito l’ingiovaniva… anche troppo forse!

I sei ragazzi continuarono la loro passeggiata e pranzarono in un  ristorantino poco lontano dalla via principale. Nel pomeriggio continuarono lo loro passeggiata tra negozi per comprare i regalini per amici, genitori e parenti. Ovviamente comprarono anche un certo numero di cartoline da compilare e spedire. Elena, come gli altri del resto, era colta da una grande nostalgia. In quei giorni della gita aveva vissuto come in un’ altra dimensione, fuori dal tempo e dallo spazio. Quei dieci giorni di gita le erano sembrati lunghissimi. In quei giorni aveva dimenticato la sua vita e aveva vissuto al massimo. Erano stati dei giorni molto belli, soprattutto quelli passati con Alice. Elena pensava a quella ragazzina così fragile esternamente, e così forte nell’animo e nel carattere, così decisa, così dolce a momenti, saggia in altri, infantile in altri ancora, così perversa a volte. Pensava a quella ragazzina che era riuscita a conquistarla in un sol giorno, a farla sua e a farle fare praticamente ogni cosa volesse.

Arrivò il momento di cenare, Elena e gli altri ragazzi trovarono una pizzeria e si sedettero. La cena procedette molto tranquillamente. C’era molta nostalgia e amarezza nell’aria, quella gita stava finendo. Aveva regalato a molti ragazzi le emozioni più forti della loro vita. Avrebbero ricordato quei giorni fino alla fine della loro avventura in questo mondo. Ad un certo punto, a fine cena, i quattro ragazzi e la ragazza si guardarono, poi guardarono Elena e, come se tutto fosse stato concordato, si alzarono. Elena pensò che dovettero andare ma non fece in tempo a prendere la sua roba che una mano la prese per la spalla e la rimise a sedere. Elena si girò, Alice era seduta accanto a lei, gli altri erano scomparsi.

Elena era ancora molto confusa quando Alice, forse bloccata con le parole che pure così a lungo aveva provato e riprovato, la baciò! Elena a questo punto era ancora più confusa, ma nuovamente intervenne Alice: “ Ok…  adesso lasciami parlare” Elena annuì lentamente, in quel momento non sapeva cosa dire o pensare. Alice riprese: ” va bene… senti io… mi dispiace molto per quello che è successo e non voglio che tu pensi a me in modo sbagliato. Io… non riesco a non pensarti, a non… masturbarmi al tuo pensiero. Credo, anzi no, sono pazza di te, ti voglio e non posso farne a meno. Non lo so perché… amore o ossessione o cos’altro, so solo che ti voglio accanto a me”.

Elena era rapita da quegli occhi che per una volta almeno tradivano imbarazzo e non poteva non farsi incantare da quelle parole, era come se in quel ristorante italiano ci fossero solamente loro due.

“Non voglio certo che tu sia la mia schiava o qualcosa del genere come avevo detto, e non penso assolutamente che tu sia una… troia. Lo dissi perché ero arrabbiata ed ero arrabbiata perché ero gelosa, ed ero gelosa perché ci tengo a te. Però se anche tu tieni a me, devi concedermi qualcosa. Il mio sogno è che tu sia la mia ragazza, la mia ragazza obbediente. La mia ragazza da esibire, umiliare, concedere a piacimento. La ragazza con cui giocare… ho così tante idee per noi due, così tante fantasie da realizzare. Ti porterei in paradiso, penserei io a te. Non dovrai preoccuparti per niente, penserò io a tutto. Ti renderò la ragazza più felice del mondo. Cercherò di tener conto delle tue fantasie, delle tue necessità… però tu devi fidarti di me, sopportarmi nei miei cambiamenti di umore perché so che succederà, aprirti completamente a me rivelandomi i tuoi segreti, le tue delusioni e i tuoi sogni. Io sognerò i tuoi sogni per te e proverò i tuoi dolori… devi solo fidarti di me… ti prego”.

Elena era imbambolata, non si sarebbe mai aspettata tutto ciò, la sua mente era in subbuglio. Guardava gli occhioni di quella ragazzina così piccola e pure così grande… un gigante in confronto a qualsiasi altra persona avesse mai conosciuto. La sua passione e sincerità sprizzavano da ogni centimetro del suo corpo e irradiavano di calore umano tutto intorno a lei. Elena seppe dire solamente : ”Si…”. Alice quasi scoppiò a piangere e l’abbracciò. Rimasero abbracciate così a lungo che alla fine sembrava fossero state abbracciate da tutta una vita. Lo stomaco di Alice tradì un gorgoglio, le due risero come due ragazzine, quello che erano, quello che forse si erano dimenticate di essere, quello che sarebbero state fino alla fine. Due ragazzine, spensierate ed innamorate.

Alice ordinò una pizza, mangiò così avidamente, con piacere. Elena la guardava e dimenticava tutto il resto. Alla fine Alice disse che questa gita meritava il giusto addio. La prese per mano, la guardò negli occhi e le disse che stasera avrebbe dovuto cominciare a fidarsi di lei. Passeggiarono a lungo, apparentemente senza una meta, senza dire una parola. Ma non era un silenzio ingombrante, imbarazzante. Era un silenzio pregno di emozioni, così naturale, non c’era bisogno di parole. Alice ed Elena giunsero di fronte ad un locale. Alice disse ad Elena che qui e adesso cominciava la loro nuova vita, se non era pronta doveva solo dirlo. Ma non ci fu bisogno di aggiungere altro, Elena prese Alice per mano ed entrarono nel locale.

L’ingresso era a pagamento, solo l’ingresso, però costava 70 euro. Alice si fece avanti e tirò fuori una carta di credito che porse alla donna davanti alla cassa. Disse ad Elena che per lei i soldi non erano un problema. Elena pensò alla prima volta che le sentì pronunciare questa frase, sorrise. Elena non sapeva che aveva pagato solo per una persona. Quando le fu restituita lo carta di credito Alice prese Elena per mano, superarono il sipario che portava dentro al locale, lo fecero insieme. In quel momento un altro sipario si alzò, un altro si richiuse al loro passaggio, sipari invisibili. Elena si girò un attimo a guardarli. Alice l’aspettò, sempre tenendole stretta la mano. Dopo poco Elena la guardò negli occhi. Uno sguardo molto intenso e che Alice sapeva leggere così bene, non doveva sapere altro, le diede un bacio ed entrarono.

Il locale aveva una luce soffusa, c’erano molte persone. Sulla sinistra c’era un bancone dove vendevano alcolici, ma Alice non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Ad un certo punto c’erano dei gradini che circondavano una sorta di ring. I gradini scendevano con una certa inclinazione verso il centro. In fondo a quella buca artificiale c’era un letto rosso, rotondo, molto grande. Il letto era posto su una piattaforma rotante, uno scivolo contornato da una ringhiera ne faceva il giro salendo lentamente fino ad arrivare in cima.  In cima c’erano due uomini, un bianco ed un nero, avevano dei calzoni lucenti, neri . Erano a torso nudo, un fisico scolpito. I calzoni non tentavano neanche di nascondere le dimensioni considerevoli dei loro membri. Uno di loro scese per la pedana appena le vide entrare. Il locale era praticamente pieno.

Alice scese gli scalini tenendo Elena per mano. Quando arrivarono in fondo le sbottonò delicatamente i bottoni e le sfilò il vestito. L’uomo le porse delle cordicelle di cuoio nero, Alice fece girare Elena. Davanti al suo corpo nudo c’era quell’uomo, decisamente più alto di Elena. La guardava, guardava il suo seno, Elena era molto bella, anche in quella luce bassa. Alice le legò i polsi dietro la schiena. Poi l’uomo le porse un collarino con un gancetto, sempre di cuoi nero. Alice lo mise intorno al collo di Elena. Infine l’uomo porse ad Alice un guinzaglio,sempre nero. Alice lo agganciò al collarino. Fece girare Elena, era così bella. Elena aveva già capito. I suoi occhi tradivano una certa inquietudine, i suoi capezzoli si stavano drizzando, il clitoride all’occhio attento ed allenato di Alice appariva già bello attivo. Alice rise, quella era la cosa che più le piaceva di Elena, non poteva nascondere le proprio emozioni e sensazioni, nemmeno ci provava. Era un libro aperto per Alice. La baciò ancora una volta. Quando le loro labbra si staccarono quelle di Elena inseguirono quelle di Alice, inutilmente. Alice diede il guinzaglio in mano all’uomo. Questo molto dolcemente disse ad Elena che sarebbe andato tutto bene, lo disse in un italiano abbastanza comprensibile.

L’uomo si avviò per la pedana che girava intorno al palco sopra il quale era posizionato il letto rosso. Alice vide Elena allontanarsi, nuda, legata, esposta, eccitata. Così piaceva a lei. Era così che l’avrebbe sempre voluta.

Elena saliva. Era nuda, le mani legate dietro la schiena, sul collo un collare ed un guinzaglio. Davanti a lei l’uomo che teneva in mano l’altra estremità del guinzaglio. Improvvisamente le luci si abbassarono, poi se ne accese una fortissima sopra il letto rosso. La pedana saliva lentamente e l’andatura dell’uomo era ancora più lenta. Elena guardava gli spalti che circondavano il palco a 360 gradi riempirsi. Era già eccitatissima, i capezzoli già le facevano male da quanto erano irrigiditi, la sua vagina già si bagnava, lubrificandosi, quasi sapesse cosa l’aspettava. Un applauso spontaneo squarciò il silenzio surreale: ”Questo è per te piccola” disse l’omone gentile che la teneva per un guinzaglio.

Finalmente arrivarono in cima. Il guinzaglio fu agganciato ai bordi del letto, era abbastanza lungo da farla muovere nel letto e nel palco, ma questa era tutta la sua libertà di movimento. L’uomo che l’aveva accompagnata si avvicinò, le disse di non preoccuparsi, che adesso doveva interpretare il suo personaggio, invece lei doveva solamente essere sincera e lasciarsi andare, la cosa più facile del mondo. Elena era agitata come non lo era mai stata in vita sua. Gli spalti erano ormai pieni, ma non contenevano tutti, ci saranno state almeno un mezzo migliaio di persone, il pubblico più grande che Elena avesse mai avuto. L’uomo bianco e l’uomo nero le si pararono di fianco, lasciando al pubblico la visione del corpo di Elena giovane, atletico, nudo, tremante di piacere, imbarazzo, vergogna. Alice sapeva come stimolare queste emozioni in Elena, ed Elena sembrava non abituarcisi mai, e mai lo avrebbe fatto. Un’altra cosa di Elena che faceva impazzire Alice.

Il palco iniziò a ruotare lentamente, la luce era talmente forte che Elena non vedeva il pubblico, ma lo sentiva, lo avvertiva. In mezzo a quel pubblico c’era anche Alice. Sapere che la stava osservando, nuda, legata, indifesa, esibita, eccitata, questo faceva impazzire Elena. I duo uomini iniziarono a toccare Elena, il nero la prese per il collo e la leccò. I due con le loro mani e le loro lingue accarezzavano, massaggiavano, leccavano, baciavano, stimolavano e tormentavano le parti intime di Elena, i suoi seni, i suoi capezzoli, il suo ventre, le sue labbra, il suo clitoride, le sue natiche. Elena ansimava, si contorceva quando le venivano tirati i capezzoli, quando le loro dita si intrufolavano nel suo ano, nella sua bocca, nella sua vagina.

I due uomini pronunciavano delle frasi, delle parole, come in un copione. Elena non capiva, ma il pubblico apprezzava. Elena pensava a quanti di loro si stessero masturbando in quel momento. I due uomini erano dei professionisti, sapevano esattamente cosa fare per far eccitare il pubblico e sempre lasciavano le parti intime di Elena in vista. Quasi come se fosse riuscitoa leggerle nel pensiero l’uomo bianco la prese in braccio, e la portò al bordo nel palco, vicinissima al pubblico. Elena era piegata nelle braccia di quell’uomo, aveva le gambe unite, il culo e la fica esposti al pubblico. L’uomo di colore venne loro dietro, accarezzò la fica di Elena, infilò dentro tre dita, poi passò al culo ed infilò due dita dentro il culo di Elena, muovendole dentro il culo. Il pubblico era in delirio, Elena era così eccitata, si sentiva così esposta, così indifesa, così impotente, l’oggetto di piacere di quel pubblico eccitato ed arrapato, Alice che la guardava, esplose in un orgasmo devastante, spruzzò in maniera epocale inondando tutte le prime file che le erano di fronte. Nel locale ci fu un boato.

La riportarono dunque al letto, sopra al letto, al centro dello stesso. Le agganciarono il guinzaglio al legaccio che le stringeva i polsi. L’altra estremità la agganciarono ad un anello che scendeva dal soffitto. Poi tirarono una corda, le braccia di Elena si tesero costringendola a piegarsi in avanti, fino a che il culo fu bello esposto, piegato e pronto per la penetrazione. I due uomini presero delle fruste. Un altro boato del pubblico. Iniziarono a colpirla nel culo, i colpi erano molto rumorosi e molto dolorosi. Elena gridava, ma il dolore scompariva subito, e i segni anche dopo poco. Erano fruste studiate a posta per questi spettacoli, erano molto sceniche, ma del tutto sicure. Quei due uomini poi sapevano il fatto loro. In ogni caso le fruste scoccavano, il culo di Elena si arrossava, lei stessa gridava e si divincolava inutilmente. I due quindi tolsero un accessorio che copriva i loro membri e li sfoderarono in tutta la loro possanza. Si avvicinarono alla ringhiera, il pubblico li incitava. Erano veramente grossi, i più grandi che Elena avesse mai visto. Si avvicinarono alla bocca di Elena che era proprio all’altezza giusta e piegata in avanti. La schiaffeggiarono con i loro cazzi, stringevano le sue tette che penzolavano dal petto di Elena, quasi volessero mungerle.

Quindi iniziò lo show vero e proprio, uno dei due uomini le fu dietro, infilò il suo cazzo dentro la fica di Elena, fino in fondo, facendo scappare un urletto ad Elena, che fu però interrotto dal uomo di colore, che le si piazzò di lato, le fece piegare la testa ed infilò il suo cazzo dentro la sua bocca. Elena era nuda, legata, al centro di un palco con due uomini super dotati che la stavano penetrando insieme, contemporaneamente, uno in bocca ed uno nella fica. Intorno a loro c’erano centinaia di persone che assistevano alla scena. Elena era esposta, nuda, scopata da due sconosciuti davanti a centinaia di persone. Si sentiva umiliata, era enormemente imbarazzata e non poteva sottrarsi in alcun modo. L’uomo che la scopava da dietro era impressionante. Era velocissimo, il suo cazzo entrava e usciva dalla fica di Elena sbattendo ogni volta la cappella contro la parete vaginale di Elena e i testicoli nelle cosce chiuse di lei. Il ritmo impressionate faceva danzare le sue splendide e abbondanti tette in maniera oscena.

L’uomo di colore infilava il suo cazzo dentro la bocca di Elena fino in fondo, fino nella gola. Elena sentiva quel cazzo strusciare contro le sue labbra che lo chiudevano e abbracciavano per tutta la lunghezza dell’asta, fino  che circondavano la cappella di quel cazzo, poi di nuovo tutto il percorso al contrario, fino a che la punta arrivava in profondità causando conati ad Elena e rendendole difficile la respirazione. La lingua di Elena circondava quel cazzo, la massaggiava. Gocce di sperma uscivano dall’orifizio in cima alla cappella e si mescolavano con l’abbondante saliva che riempiva lo bocca di Elena e che le colava dai lati delle labbra. Labbra che a mala pena riuscivano a contenere quel cazzo. Ogni tanto con le mani l’uomo si aggrappava al suo seno, tirandole i capezzoli.

Tutto questo eccitava enormemente Elena, la sua fica era un lago, continuamente in preda a orgasmi devastanti. Il suo corpo, vittima dei movimenti impressi dalle cavalcate dei due uomini e degli spasmi muscolari degli orgasmi, si contorceva e oscillava in maniera indecente ed esageratamente eccitante per il pubblico. Alice osservava, anche lei era eccitata nel saperla in preda a due superdotati palestrati professionisti del piacere, dello spettacolo e della durata. Anche lei era eccitata nel vedere la sua ragazza posseduta in maniera così veemente e davanti ad un pubblico di centinaia di persone. Quando tutto sarebbe finito, avrebbe abbracciato quel corpo esausto e provato. Lo avrebbe baciato e leccato ovunque. Avrebbe offerto sollievo alla vagina della sua ragazza, leccandola amorevolmente fino a farla bagnare più volte. Avrebbe baciato quelle labbra, massaggiato quella lingua, così indaffarata in quel momento, con la sua lingua. Avrebbe fatto l’amore con lei per tutta la notte, anzi per tutta la vita. Aveva così tante idee e fantasie da soddisfare, e tutta l’intenzione di realizzarle.

 

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