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Racconti Erotici Lesbo

Esperienza di una mia amica

By 5 Maggio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo &egrave il racconto di una mia amica, A.,che ha vissuto realmente questa situazione.
Avevo 18 anni e per la prima volta ero andata assieme ad una mia amica nella sua casa al mare, assieme a sua mamma. Avevamo già concordato questa vacanza da tempo, ed essendo lei la mia migliore amica ed io la sua, non vedevamo l’ora di passare quei 15 giorni assieme, sicure che ci saremmo divertite moltissimo.
La sua casa al mare era bella, una stanza tutta per noi, una per sua mamma, la cucina e la sala, un terrazzino che dava direttamente sul mare.
Il passaggio dalla città del nord alla riviera romagnola non fu però per me del tutto indolore; infatti il cambiamento d’aria, il cibo un po diverso, comportarono come conseguenza un’blocco intestinale. Presa dai dolori, mi vergognavo di ammettere la verità alla signora, persi anche l’appetito, ma lei, ben conscia di quanto mi stava accadendo, un mattino dopo la colazione che io saltai mi chiese semplicemente se ero andata in bagno in quei giorni..
Tutta rossa dall’imbarazzo, risposi di no, che era qualche giorno che ero pigra.
Allora lei mi disse:
– Andate in camera vostra, fra poco arrivo.
Io non capivo cosa volesse fare, magari una tisana, mentre la mia amica, un po furbetta, sapeva benissimo cosa stava per accadermi, ma non disse nulla.
Da lì a poco tornò la signora con in mano una peretta per il clistere, di quelle arancioni da mezzo litro col beccuccio bianco e una pentola dove aveva disciolto la camomilla.
– Questa ti farà bene, disse, vedrai.
Io presa dalla vergogna e dall’imbarazzo, dissi che non ne avevo intenzione di riceverla, ma lei seccamente mi rispose che non aveva intenzione di rovinarsi la vacanza con me ammalata e che, del resto, fra donne non doveva esserci imbarazzo.
Mi ordinò quindi di spogliarmi completamente tranne le mutandine.
Io presa dalla vergogna ma anche intimidita da quell’ordine, mi spogliai come mi aveva detto e. una volta rimasta con le sole mutandine, in piedi in mezzo alla stanza, rimasi ferma.
Nel frattempo la signora aveva riempita la peretta e, vestita col suo pareo sotto al quale aveva gia messo il costume, si era seduta sul letto ad aspettarmi.
– Vieni, mi diesse, sdraiati sulle mie ginocchia.
Piena di imbarazzo, feci cosi come mi aveva ordinato.
In quella posizione, mi abbassò le mutandine fino alle ginocchia, con la mano sinistra mi apri le natiche e con la destra appoggiò la punta della cannula che aveva già unta; poi con un gesto improvviso, lento ma deciso, la inseri completamente e iniziò a premere.
Quando sentii quel primo getto d’acqua calda, le lacrime stavano per scorrermi, la mia amica seduta vicina a me che guardava e sorrideva; finita quella prima peretta, stavo per alzarmi e correre in bagno, quando la signora mi bloccò dicendomi che dovevo riceverne una seconda, perche facesse effetto.
Presa dallo sconforto rimasi ferma.
Caricata la seconda peretta, me la introdusse, stavolta facilmente, senza alcun ostacolo in quanto ero già unta e bagnata dall’acqua, e ricominciò. Ma a quel punto improvvisamente, forse complice il caldo esterno unito a quello dell’acqua, forse la penombra, forse la presenza della mia amica, mi sono sentita eccitare da quella situazione paradossale.
Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo, ma mi ero inumidita terribilmente, consapevole che la signora poteva accorgersene visto che ero sulle sue ginocchia.
Finita quella seconda peretta, che mi sembrò interminabile, la signora mi fece stare ancora sdraiata su di lei per qualche minuto e, dopo avermi dato qualche sculacciata, mi disse di andare in bagno. Li , inutile dire che, unitamente all’effetto della peretta, mi masturbai subito.
Quel giorno stesso, non senza imbarazzo, confessai alla mia amica quello che mi era successo e lei, ridendo fragorosamente, mi svelò l’arcano: sua mamma era una patita delle perette a anche a lei le faceva spesso e anche a lei producevano questo effetto di grande eccitazione. Sua mamma aveva in pratica creato questa sorta di gioco mascherato da un bisogno fisico, per praticarle le perette, sapendo che procuravano piacere sia a lei, che le praticava, sia alla figlia.
Decidemmo, allora, io e la mia amica, che avremmo potuto farci fare le perette da sua mamma, anche a casa in città, ricorrendo a qualche stratagemma.
Fu cosi che quel settembre pianificammo la prima seduta; tornate assieme da scuola, a pranzo fingevamo di non avere appetito. Sua mamma ci chiese:
– Cosa avete ragazze?
– Io sono un po intasata, signora, le dissi, stamattina ho pasticciato a scuola con merendine varie’
– Anche io ma, rispose la mia amica, ho fatto come lei e ora non ho fame.
– Vi ci vuole allora la purghetta, disse..Andate in camera che fra poco arrivo.
Andate in camera, ridevamo sottovoce, ma mi sentivo allo stomaco un buco di tensione, un certo tremore alle gambe e sudavo; la mia amica, più abituata di me a quella faccenda, era comunque in stato di agitazione perche stavolta c’ero anche io e poteva dividere con me questa esperienza.
Pochi minuti dopo arrivò la signora con due perette, una per me e una per la mia amica, e le posò sul tavolo, per tornare poi in cucina a prendere la bacinella piena d’acqua; non era la solita quantità della volta scorsa, ma per tre perette!
Mio Dio, pensai, e come faccio?
La signora mi ordinò di spogliarmi, tranne le mutandine come la volta precedente.
Questa volta ero vestita non da mare, ma con i jeans, una maglietta, reggiseno, sandali e slippino; il denudarmi di fronte a lei, togliendomi questi indumenti, suscitò in me una forte vergogna mischiata ad eccitazione. Mi sentivo uno strumento nelle sue mani, consapevole della mia nudità di fronte a lei e alla mia amica, ma questa situazione mi comportava uno stato di eccitazione veramente fortissima.
Rimasta con i soli slip, mi ordinò :
– Inginocchiati ora sul letto, metti la testa sul cuscino, appoggiati coi gomiti sul lenzuolo, tieni il sedere in alto.
Come un robot ubbidii. Appena messa in quella posizione, mi sfilò del tutto le mutandine e le appoggiò sulla sedia a fianco del letto.
Conscia di stare in quella posizione ‘sconcia’, a quattro zampe, con la mia vagina completamente esposta, morivo di vergogna, ma l’eccitazione era ugualmente alle stelle.
Sentii il riempimento della prima peretta non senza ansia.
La signora si sedette a fianco mio, mentre la mia amica era in piedi ad osservare tutta la scena; appoggiò la punta all’ano e poi la fece entrare tutta; il risucchio dell’acqua, dalla peretta al mio ano e il primo flusso d’acqua calda dentro di me mi procurarono quasi un orgasmo; ero in preda ad un delirio di eccitazione unico e devastante; sudavo, mi mordevo le labbra per non gemere, spalancai gli occhi al primo flusso d’acqua e la mia amica che se la rideva. Poi la seconda peretta, poi la terza e poi le sculacciate prima di scaricarmi e di masturbarmi furiosamente.
Tornata in camera, stravolta da quella esperienza, la signora stava aspettando me per iniziare le perette a sua figlia; sedutami nuda, stanca, sul letto, assistetti alle sue tre perette, divertendomi io stavolta alle sue spalle, ma ben conscia di quello che stava provando.
Questo gioco altamente erotico, che mai si &egrave tradotto in masturbazione da parte della signora su di noi, &egrave durato ben sette anni.

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