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Racconti Erotici Lesbo

Eva – Capitolo 2 – Una serata molto piacevole

By 12 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Non passarono che pochi giorni, che Angelica si fece viva tramite un fattorino, che mi portò un suo pacchetto.
All’interno del quale trovai una chiave magnetica oltre al suo indirizzo, ed un biglietto nel quel mi chiedeva di portarmi il necessario per trascorrere un lungo week-end. L’appuntamento era fissato per venerdì sera alle sette quindi avevo un giorno abbondante per prepararmi e pensare qualche situazione intrigante da mettere in pratica con la mia nuova amante.
Nonostante fosse chiaro che anche lei volesse avere voce in capitolo nei giochi erotici nei quali ci saremmo spinte, non volevo certo fare la parte della comprimaria e, prima di fare la valigia, presi alcuni oggetti dal mio cassetto della perversione, non sapendo però esattamente se e come li avrei usati. Certamente anche Angelica aveva la sua buona scorta di giochi da donna, ma si sa che ognuna considera i suoi come i migliori.
Riempii la borsa soprattutto di lingerie, scegliendo alcuni capi di diversa foggia e colore, prima di vestirmi rigorosamente di nero. Indossai quindi una guepiere di raso col suo bel perizoma abbinato, e vi allacciai delle calze con dei pizzi laterali, coprendo il tutto con un lungo vestito dai lunghi spacchi laterali.
Mentre stavo per uscire pensai che un vistosa collana di cristallo a forma di collare sarebbe stata intonata alla serata, così ne misi una prima di prendere la macchina e recarmi da lei.

Angelica abitava nell’attico di un grattacielo, il portiere era stato informato del mio arrivo e mi condusse all’ascensore privato, non senza aver ammirato il mio corpo sinuoso.
Salii sino all’ultimo piano cercando di trattenere il nervosismo che ho sempre avuto nei luoghi piccoli e chiusi, e all’arrivo al suo appartamento fu come una liberazione.
La chiave magnetica aprì al primo tentativo la porta, e udii subito una bella musica jazz di sottofondo, quindi vidi delle frecce fatte con dei fiori disegnate per terra.
Ero certa che Angelica sapeva che ero entrata, ma feci con calma, poggiai il trolley vicino alla porta, e cominciai a seguire le frecce con passo lento, quasi felpato. Arrivai finalmente in un salotto arredato in stile ottocentesco dove, davanti ad un camino scoppiettante, c’era Angelica coperta solo da un paio di autoreggenti ricamate, sdraiata in modo che vedessi fin da subito la sua passera già un po’ lucida.
‘Vedo che sei puntuale.’ mi disse mentre si toccava il seno.
‘E io vedo che non ami troppo i preliminari.’ le risposi sfiorandomi con un dito le labbra.
‘E’ che ho tanta voglia di te.’ continuò mentre le sue mani le aprivano il fiore del piacere ‘Non sai com’&egrave stata dura aspettarti…’
Mi sfilai il vestito che lasciai cadere a terra, per poi avvicinarmi a lei che afferrò subito una mia gamba all’altezza del polpaccio.
Sentii le sue morbide labbra poggiarsi sulla caviglia per abbandonarsi ad un bacio, il cui calore risalì per tutto il mio corpo. Le stesse labbra che man mano si fecero sempre più avide della mia pelle, risalendo però lentamente, sino ad arrivare all’inguine.

‘Sei proprio una cagnetta impertinente.’ le dissi staccandole la bocca dalla mia gamba ‘E come tale vai punita.’
Al mio fianco vidi una bella sedia sulla quale andai ad accomodarmi, invitando Angelica a seguirmi con un dito.
‘Mettiti sulle mie gambe, una bella sculacciata non te la toglie nessuno.’
Il mio tono era però tutto tranne che adirato, anzi traspariva una notevole malizia, che fece si che lei mi raggiunse muovendosi con una sensualità raramente vista in una donna, certamente priva di alcuna paura.
Mentre si sistemava sulle mie gambe sentii bene l’umido della sua micina, che strusciò un po’ prima di fermasi in attesa della punizione promessa.
In realtà non avevo alcuna intenzione di farle alcun male, rimasi anzi ferma ad ammirare il suo sedere, che mi sembrò ancor più perfetto di quanto lo ricordassi. Le accarezzai i glutei col palmo della mano a lungo, prima di darle piano il primo scapaccione, seguito subito dopo da un altro leggermente più pesante.
La sculacciai così, con piccole manate su tutte le natiche, alternate a languide carezze su quella pelle da poco colpita, lasciando cadere talvolta un po’ di saliva in quel sottile lembo di carne che separa le due porte del piacere.
Poi sostituii alle carezze il movimento di un dito nel suo spacco, per poi portarlo sopra il suo buchetto, dove lo premevo per farlo entrare, ma senza andare mai a fondo.
Il respiro di Angelica si fece via via più affannoso, così come divenne più insistente il suo sfregarsi la passera sulla mia coscia, in cerca di sollievo, che però portava solo maggior eccitazione.
Quando le aprii le grandi labbra, un rivolo di umori scivolò sulla mia gamba, ne presi un po’ con un dito che portai alla bocca per gustarmi quel liquido così pregno di piacere. Il suo dolcissimo sapore mi fece venire la voglia irresistibile di berne ancora, pur sapendo che ciò avrebbe voluto dire uscire dal gioco che avevo impostato, feci sedere Angelica a gambe larghe su una poltrona posta li vicino, e m’inginocchiai davanti a lei per porre fine alla mia sete.

Mi stavo letteralmente lanciando verso il centro di quella fonte di piacere, quando ebbi un attimo di lucidità, così dirottai la lingua verso il suo inguine, per risalire lambendo appena le grandi labbra. Arrivata sopra l’inizio della passera, scesi dall’altra parte facendo un percorso diametralmente opposto, per ritrovarmi appena sotto il suo buchetto.
Da li salii velocemente tenendo ben dura la lingua, che raccolse una gran quantità d’umori sino alle piccola labbra.
Il gemito di Angelica fu tanto forte che ebbi quasi l’impressione di averle provocato un orgasmo, ma quella sensazione durò giusto un attimo, dato che cercò di portarsi una mano sulla micina.
‘Eh no !’. la rimproverai dandole un colpetto sulla mano ‘Il tuo piacere dipende solo da me, non dimenticarlo.’
Così con uno sguardo che fingeva il broncio senza riuscirci in alcun modo, Angelica si portò entrambe le mani sui capezzoli, coi quali iniziò a giocare per eccitare entrambe ancor di più.
Allora allargai al massimo la bocca per poter prendere quanta più preziosa carne possibile, che tirai delicatamente a me, mentre la lingua leccava quella prelibatezza.
Come aprii le labbra le infilai tre dita dentro per poi leccare avidamente tutti i succhi che estraevano, sfiorandole spesso il clito, divenuto ormai un piccolo obelisco.

‘Sul tavolo ci sono dei falli.’ mi disse fra un gemito e l’altro ‘Scopami e fammi godere fino in fondo.’
Mi alzai e andai vicino al tavolo, dove in effetti c’era una bella collezione di dildi, dalle più diverse fogge, ma tutti di una certa grandezza. Il mio sguardo fu attirato da uno molto realistico, in lattice rosso, dotato di un gran bel manico, che presi per poi dirigermi quasi minacciosa dalla mia amante.
Lei si allargò la passera con le mani mentre io sputai un paio di volte sulla punta del fallo, poi la penetrai lentamente, facendole gustare ogni singolo centimetro di quel simulacro. Come però cercai di scoparla con maggior vigore, mi resi conto che ero in una posizione scomoda, così le dissi di girarsi, cosa che fece immediatamente.
Feci entrare nuovamente il dildo nella sua fessura ormai ben aperta, con la stessa serafica calma di prima, ma questa volta presi subito a fotterla con decisione, fermandomi solo quando la sentivo prossima all’orgasmo.
A quel punto rallentavo tanto che una volta lei cercò si finirsi da sola, prendendo in mano parte del manico, ma io glielo impedii sfilandolo del tutto.
Perch&egrave non volevo solo ritardare il più possibile il suo picco del piacere, io volevo il suo culo, che era diventato quasi un’ossessione. Così mentre la scopavo presi a leccarle il buchetto, sino a coprirlo interamente di saliva, che poco dopo spinsi dentro con un dito.
‘Se vuoi il mio culo prendilo, ma fammi venire !’ mi disse quasi allo stremo della sua resistenza.
Ed era proprio quello che volevo sentirmi dire.
Senza perdere un solo istante la sodomizzai col fallo e le infilai nuovamente tre dita nella passera, poi le lasciai il dildo fra le chiappe per sedermi per terra e leccarle il fiore del piacere.
‘Fottiti da sola !’ le dissi colta da un raptus di pura libidine che non mi facevano vedere nulla se non la sua fica grondante d’umori.
Angelica si masturbò da sola, sodomizzandosi senza sosta come un’ossessa, sino a quando non mi schizzo letteralmente in faccia, neanche fosse un uomo.

Con mio grande stupore non impiegò che pochissimo tempo per riprendesi, nonostante il violento orgasmo che aveva appena avuto e, continuando ad avere un insolito atteggiamento da maschio, mi sollevò tirandomi su per le gambe, per farmi sedere sulla poltrona.
Mi ritrovai così a gambe aperte, con lei che mi leccava la micina con una tale foga che arrivai ben presto a godere in maniera folle, tirandole la testa verso di me.
Ebbi il primo orgasmo non appena lei mi penetrò col dildo che avevo usato su di lei poco prima, ma Angelica non si fermò neanche un istante, continuando a scoparmi e leccarmi come se non fosse successo niente.
Raramente permetto ad una donna di essere così irruenta con me, ma in quei momenti ero talmente vogliosa che le avrai fatto fare qualunque cosa, pur di appagare il mio bisogno di piacere.
Non amo neanche troppo farmi fottere, ma non mi dispiaceva affatto sentire scorrere in me quel cilindro di silicone, anzi mi sentivo quasi più donna, quasi come se volessi un rapporto con un uomo.
Neppure quando allungai la mano per prendere il manico del dildo lei si scompose, anzi scese per un po’ con la lingua verso il buchetto per inumidirlo, prima d’infilarci dentro giusto una falangetta, quel tanto che bastò per farmi avere un nuovo e ancor più violento orgasmo.

A quel punto, ormai entrambe spossate, ci trasferimmo sul suo letto, dove passammo la serata coccolando ci a vicenda, mentre mi spiegava qual’era il programma dei successi due giorni, che certamente non avremmo trascorso solo a fare shopping o visite nei musei.

Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/

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