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Fanta-Harem

By 8 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 


Introduzione: L’HAREM


 

L’harem è un enorme spazio magico. Prende forma seguendo le mie fantasie: i tappeti, le tende e i drappeggi preziosi, i tatami, la piscina… La luce calda delle lampade, altrettanto magicamente, illumina dove desidero la luce e proietta ombre morbide dove desidero l’oscurità. Potete completarlo a suo piacimento, materializzando altri mobili, letti, tappeti, tende intorno alla scena.

Quanto alle donne del mio harem… quali storie le hanno portate al mio harem? Non mi importa, l’importante è che siano qui, per me e per voi. È un harem immaginario: lasciatemi l’illusione innocente di pensare di poter varcare in qualunque momento quella porta a scorrimento in stile giapponese per entrare nel mio regno del piacere…

 

 

 


Capitolo 1: ALBA


 

È tardo pomeriggio quando apro la porta scorrevole dell’harem: il fruscio che produce nel silenzio della mia stanza sembra provenire da un mondo magico, come un presagio. Entro e vedo Alba, vestita come una fata, di seta morbida e sottile, che sembra scoprire la sua pelle più che coprirla. Alba è naturalmente bella, semplice, con un viso incantevole e dolce, la pelle morbida e liscia, le curve armoniose. La sua bellezza è tipicamente spagnola e al tempo stesso trascende qualsiasi modello: Alba è semplicemente la ragazza più bella che abbia mai conosciuto.

Si accorge di me e mi sorride. Mi sdraio sul mio tatami preferito. Alba si avvicina, si china da dietro la mia testa e mi bacia dolcemente. Inizia a massaggiarmi, alternando alla forza sapiente delle sue mani il tocco umido delle sue labbra. Il suo seno perfetto si intravede sotto la seta. Lo tocco, lo accarezzo, lo stringo. Mi sorride. Lei continua a massaggiarmi mentre si mette a cavalcioni sopra il mio viso. Lo sapevo: sotto questo straccetto di gonnellina non ha nulla e l’odore dolce del suo sesso mi investe. Sembra il sesso di una adolescente vergine. La afferro per le natiche ed affondo la mia bocca in quel giardino di rose, che si fa umido di rugiada appena la mia lingua penetra tra le labbra, poi più bagnato, e quando inizio a stuzzicarle la clitoride il suo miele scende abbondante nella mia bocca. Sono cosí inebriato che non mi rendo conto delle sue mani che mi aprono l’accappatoio, fino a quando il mio cazzo affonda tra sue labbra e la sua lingua lo accarezza, mentre con le dita mi massaggia le palle e il perineo: il piacere che mi dà è indescrivibile.

Quando il mio cazzo è ormai duro come il legno, lei solleva la sua fica, gocciolante, dal mio viso, si gira, si appoggia sul glande e poi lo sprofonda lentamente nel suo sesso. I cinque secondi più deliziosi della mia vita. La vista di Alba da questa posizione è insostenibilmente meravigliosa. I suoi seni che oscillano mentre mi cavalca, la sua bocca socchiusa… La attiro a me e la bacio profondamente. Il suo sapore è ovviamente delizioso. Mentre le nostre lingue danzano le scopro i seni dalla seta e li accarezzo, proprio mentre lei ha trovato il suo piacere e ha un orgasmo talmente violento che si abbandona completamente su di me. Sento i muscoli della sua vagina contrarsi sul mio sesso. Ci giriamo e sono sopra di lei. La scopo con forza afferrandomi ai suoi seni bianchi, le mie palle sbattono sul suo perineo. Lei mi guarda intensamente. La bacio. Lei geme, socchiude gli occhi, vibra, flette il suo corpo: sta per avere un altro orgasmo. Che faccio? Le vengo in bocca? Gliela riempio fino a farla traboccare? No, voglio inseminarla. Alba è la ragazza perfetta, voglio avere un orgasmo insieme a lei. Con un ultimo colpo le spingo il cazzo fino in fondo alla sua vagina e poi mi abbandono. Mentre il mio seme la riempie, sprofondo in una specie di trance, un caleidoscopio di piacere: la sua bocca, la sua lingua, la sua pelle, il suo sudore, le sue urla, i suoi capelli. Riprendo coscienza mentre la bacio dietro l’orecchio. I suoi muscoli vaginali si contraggono spasmodicamente sul mio sesso. La migliore scopata della mia vita. Non so come ho potuto raccontarla. La stringo a me, l’accarezzo e la bacio. E questo gesto gesto sembra che duri tutta la notte. Notte? Non importa.

 

 

 


Capitolo 2: ABI & TARA


 

L’harem di mattina sembra una reggia orientale: la luce naturale che entra dalle finestre in alto si proietta a fasci sui tendaggi, sul parquet, sui letti, sullo specchio immobile dell’acqua della piscina, mentre le lampade gettano una luce più calda e sensuale nelle zone d’ombra.

Alba dorme come un angelo sul divano. Al centro della vasta sala vedo le nuove arrivate: Abi e Tara. Sono arrivate ieri sera da Hong Kong, ed ora eccole già fresche e riposate, ad accogliermi, vestite per l’occasione con abiti tradizionali cinesi.

Abi è una perla dell’Oriente: un viso incantevole e un sorriso luminoso coronano il suo corpo sinuoso, accarezzato da lunghissimi capelli. Tara è più seria, esile, dura e fragile, ma al contempo trasmette una carnalità e una sensualità irresistibili. I suoi capelli corti mettono in risalto in suo bel viso.

Mi avvicino. Mi sorridono e mi versano del tè. Mi siedo su una poltroncina e le osservo mentre cominciano a baciarsi, per eccitarmi: le loro lingue si intrecciano. Finisco il mio tè, poi mi alzo, afferro Tara e la bacio, faccio danzare la lingua nella sua bocca. Le sollevo il vestito e le accarezzo la fica, poi la penetro con due dita e la masturbo con forza fino a sentirla gemere, fino a sentire la mia mano fradicia dei suoi umori. La sfilo dalla fica e la avvicino alle labbra di Abi. Guardandomi negli occhi lei prende a leccare le dita, a succhiarle, ad assaporare il sapore di Tara come un nettare degli dèi. Faccio sdraiare Tara sul tatami e faccio cenno ad Abi di leccarle la fica. Abi le apre dolcemente le cosce e dolcemente inizia a far danzare la sua lingua nell’intimità umida di Tara, che chiude gli occhi e socchiude la bocca. Guardo le sue labbra scure e carnose: non resisto più. Mi sfilo i pantaloni e mi metto a cavalcioni sopra il suo viso. Mentre osservo la lingua di Abi penetrarle la fica, sento la lingua di Tara accarezzarmi il perineo e l’ano. In pochi istanti il mio cazzo si fa duro come una verga: Abi lo guarda e forse immagina il momento in cui con questo cazzo grosso e turgido penetrerò la sua fichetta cinese. Di colpo lo affondo nella bocca di Tara e gliela scopo, afferrandomi ai suoi seni e ascoltando i suoni osceni che produce la sua saliva. Quando Abi con la sua lingua la fa godere, il suo orgasmo è talmente violento che bagna completamente il volto di Abi. Con uno sforzo sovrumano resisto dal venire anch’io e sborrare in bocca a Tara. Mi sdraio un momento per riprendere fiato e mi giro verso Abi. Abi mi guarda di nuovo negli occhi e si solleva il vestito, scoprendo la sua fica. Le faccio cenno di venire. Lei si spoglia completamente e si mette a cavalcioni su di me. La bacio profondamente e a lungo, poi le lecco il collo, la spalla, i seni, la pancia… finché l’odore dolce e intenso della sua intimità mi investe e mi inebria tanto che perdo il senso del tempo non appena affondo la mia bocca in quel paradiso. Per lunghi minuti lecco, succhio, stuzzico, mentre le mie mani senza che me ne renda conto risalgono il suo corpo e le palpano i seni sodi, per possederla meglio. Abi gode e geme, finché Tara, ripresasi dall’orgasmo devastante, le chiude la bocca con la sua lingua. È venuto il momento di possederle davvero. Mi rialzo e le faccio mettere a pancia sotto, una sopra l’altra, e con le gambe aperte. La vista dei loro sessi umidi è meravigliosa. Comincio con Tara, che sta sotto. La penetro e la scopo con movimenti lenti e profondi, mentre lecco la schiena di Abi e le bacio il viso. Poi sfilo il cazzo dalla fica di Tara e lo affondo, finalmente, in quella di Abi, che grida di piacere. Chiavo anche lei con movimenti lenti e profondi. Poi ritorno a Tara. Le scopo alternatamente e ripetutamente più volte, osservando estasiato il mio sesso entrare ed uscire dal loro. Poi prendo Abi e la metto supina. La penetro ancora e la scopo, guardando il suo viso dolcemente sudato, baciandole la bocca e il collo. D’un tratto sento Tara insinuarsi nell’aria umida delle nostre cosce e leccare i nostri sessi uniti, succhiare le mie palle. Abi viene, continuando a guardarmi negli occhi. Sento i suoi muscoli vaginali contrarsi sul mio sesso, come per non lasciarlo andare via. Sto per esplodere. Con un movimento rapido sfilo il cazzo dalla fica di Abi, lo metto in bocca a Tara e sborro. Mentre accoglie il mio seme nella sua bocca, mi accarezza con le mani le palle, il perineo, l’ano. Dopo averle dato fino all’ultimo fiotto di sperma caldo, mi abbandono supino e vedo Tara, con la bocca piena, avvicinarsi ad Abi e baciarla, lasciando cadere nella sua bocca un lungo ed abbondante getto di liquido biancastro. Abi si solleva e alcune gocce dense fuoriescono dalle sue labbra e le colano sul mento. Tara lo raccoglie tutto con la lingua, poi Abi si mette sopra di lei e le riversa di nuovo in bocca parte del mio seme. Poi si girano verso di me e mi mostrano il contenuto delle loro bocche, prima di inghiottirlo, infine si abbandonano entrambe tra le mie braccia.

 

 

 


Capitolo 3: KARIN


 

L’oscurità mi avvolge, accompagnata da un odore intenso e dolce. È un odore familiare, eppure non riesco a dargli un nome. Dove sono? Solo quando provo a cercare nelle tasche qualcosa per fare luce mi accorgo di essere completamente nudo. Il pavimento sotto i miei piedi è morbido, caldo ed umido. Potrebbe farmi schifo, eppure non c’è ombra di angoscia nel mio cuore… al contrario mi sento stranamente tranquillo, a mio agio, quasi protetto. Faccio qualche passo, a tentoni, fino ad incontrare la parete, e scopro che il pavimento è concavo e si alza fino a diventare parete, della stessa consistenza morbida ed umida. Un tunnel. Mi trovo in un tunnel. Decido di seguirlo in una delle due direzioni. Dopo una trentina di passi le mie mani toccano qualcosa… Una specie di porta, un’apertura, al di là della quale il buio non è meno fitto che alle mie spalle. Mi fermo, incerto se varcare o no quella porta, quando all’improvviso le pareti sotto le mie mani cominciano a muoversi, l’intero tunnel si contrae e si distende ritmicamente. Sento i piedi bagnarsi di un liquido leggermente viscoso, che presto comincia a correre anche sulle pareti e mi gocciola addosso dall’alto. Stranamente non provo paura, piuttosto una strana eccitazione, e mi rendo conto d’un tratto che il mio corpo si sta gonfiando, espandendo, allungando. Mi distendo a terra. Le contrazioni si fanno ad ogni secondo più violente, mentre il mio corpo ora riempie quasi completamente il tunnel. E poi di colpo la sento arrivare, da lontano, dal centro del mio corpo, un’esplosione, un grido di gioia, apro la bocca per farlo uscire e…

Mi sveglio di soprassalto, con il cuore sul punto di scoppiare. Guardo il soffitto dell’harem. La luce calda del tramonto penetra dalle finestre in alto. Lo strano sogno è finito, eppure l’eccitazione persiste. Abbasso lo sguardo. Il mio membro eretto entra ed esce ripetutamente dall’ampia bocca di una ragazza bionda. Indossa una camicetta semi aperta che lascia intravedere un seno delizioso, bianco e liscio. Accanto a lei c’è una valigia. D’un tratto realizzo: è Karin. È arrivata finalmente. La mia bella, dolce Karin. Senza smettere di pomparmi il cazzo, solleva lo sguardo verso di me e mi sorride con i suoi splendidi occhi blu.

Karin mi ha trovato addormentato dove avevo posseduto le due ragazze cinesi stamane (che ora sento ridere e giocare nella piscina insieme ad Alba) e senza neppure portare la valigia nella stanza che le avevo riservato in attesa del suo arrivo, si è inginocchiata e si è messa a succhiarmelo. L’eccitazione è talmente avanzata che non faccio in tempo a dirle qualcosa che sento l’orgasmo arrivare. Allungo una mano verso di lei, le spingo giù la testa fino a far scomparire completamente il cazzo tra le labbra e le esplodo in gola. Un orgasmo violento le riempie la bocca del mio seme caldo. Lei cerca di trattenerlo tutto, ma alcune gocce le fuoriescono dalle labbra e le colano sul mento. Ingoia tutto senza difficoltà, poi si sdraia accanto a me e mi sorride. La abbraccio e la bacio dolcemente. Sento il sapore del mio seme sulla sua lingua. Poi la spoglio e comincio l’adorazione del suo corpo di perla, che freme sotto i miei baci e la mia lingua, dal collo ai piedi, indugiando lungamente sulla sua vulva carnosa ed aperta. La giro a pancia sotto e ripeto il tutto. È eccitatissima. Quando scendo ancora tra le cosce mi rendo conto che è un lago. Anch’io sono di nuovo pronto. La sollevo, afferro il suo culetto meraviglioso e la penetro con un colpo solo. Il mio membro turgido affonda nella sua vagina come nel burro. La sbatto con tutte le mie forze afferrandole e stringendole i seni. Lei geme ed urla come un animale, pronunciando cose incomprensibili in tedesco. Il suo corpo candido mi esalta e mi fa perdere il controllo. La butto di nuovo giú, a pancia sotto, premendola contro il tatami con tutto il mio corpo. Le mordo il collo. La chiavo cosí, completamente sottomessa, finché sento di nuovo l’orgasmo arrivare. Anch’io grido come un animale mentre i nostri orgasmi si sovrappongono e le vengo dentro, la farcisco come una brioche. Rimaniamo a lungo immobili, ansimando. Si è fatto buio fuori. Alla luce delle lampade vedo le altre ragazze che ci guardano e mi sorridono. Ho capito: è ora di cena.

 

 

 


Capitolo 4: PAULA


 

Galleggio. Come un corpo morto, nell’acqua tiepida della piscina. Da quanto tempo sono qui, immobile, con gli occhi chiusi, ascoltando il silenzio sordo sotto la superficie dell’acqua? Forse dieci minuti, forse mezz’ora. Apro gli occhi. La luce della mattina filtra imperiosa dalle finestre e fa brillare la superficie serena dell’acqua.

Poco alla volta ritorno al mondo reale. Vedo Karin e Tara al centro della piscina, abbracciate, che si baciano, con le bocche spalancate che si penetrano a vicenda. Sul bordo della piscina, su un materassino, Alba ed Abi impegnate in un 69. Dalla mia posizione vedo meglio il viso di Alba, che sta sopra, e la sua lingua che fruga la vulva di Abi, già gocciolante di umori. La vista delle curve morbide del corpo di Alba, così inarcato, con i seni appoggiati sul ventre di Abi e il suo culetto a disegnare una curva perfetta, dietro la quale le labbra di Abi stanno assaggiando il miele dolce del suo sesso, mi distrae a tal punto che per un paio di minuti abbondanti non mi rendo conto della presenza della nuova arrivata: Paula.
Dev’essere arrivata da poco. È già nuda, come tutte le altre, seduta sul bordo della piscina, e mi guarda col suo sorriso luminoso. È bellissima, quasi come Alba, ma con le curve più accentuate e la pelle bianca, e alcune piccole lentiggini sul viso. Spalanca le cosce. Non avrei potuto immaginare un modo migliore per dirmi di avvicinarmi. Con poche bracciate mi ritrovo con il viso tra le sue cosce, ad osservare una fica carnosa perfettamente depilata e alzando lo sguardo le sue tette deliziose, che accarezzo lentamente. Lei appoggia una mano sulla mia testa e mi spinge verso il suo sesso. Inizio a leccarlo lentamente e guardo Paula negli occhi. La guardo gemere, sciogliersi poco alla volta. D’un tratto si gira a pancia sotto, con il culo oltre il bordo della piscina e le gambe in acqua. Dalla mia posizione posso esplorare con cura entrambi i suoi buchi. Li lecco entrambi, fino a farli bagnare abbondantemente, e premo leggermente con il pollice il perineo. Poi, mentre penetro con la lingua la vagina, la penetro nell’ano con l’indice. Paula comincia ad emettere gemiti più forti, che si confondono con quelli di Alba ed Abi. Allora le metto il pollice in vagina e la masturbo con più energia, avvicinando le dita tra loro, come a farle toccare attraverso la sottile membrana che le separa. Fica e culo sono un lago di umori. La tiro verso di me e la faccio scendere in acqua. La afferro per il culo ed immergo la mia asta nella sua fica. La chiavo con forza, schiaffeggiandole il culo fino a a farlo arrossare. Lei sembra apprezzare, inarca la schiena. Gliela bacio, risalendo fino al collo. Le afferro i seni e glieli palpo. Lei si gira e mi bacia, offrendomi la lingua da succhiare. La tengo da sotto il culo e la penetro di nuovo, mentre lei chiude le gambe dietro la mia schiena, come per dire: non ti lascerò andare finché non avrai riempita. Non me lo faccio ripetere. Le spingo il cazzo fino in fondo alla vagina e la bacio profondamente. Le mi butta le braccia attorno al collo e mi accarezza i capelli. Le nostre bocche non si separano mentre esplodiamo insieme e le inondo la vagina di seme caldo. Rimaniamo avvinghiati, i corpi incollati, le sue contrazioni vaginali che prolungano il mio piacere. Poi il bacio si fa più dolce e così il suo sorriso. Benvenuta, Paula.

 

 

 


Capitolo 5: LORENA


 

Le ragazze mi hanno detto che stasera per cena c’è una sorpresa. Immagino che Abi e Tara abbiano cucinato qualcuno dei cibi saporiti di Hong Kong. Alba viene a dirmi che la cena è pronta e che hanno preparato la tavola nell’harem. Mi prende per mano, mi bacia e mi accompagna verso la porta scorrevole del mio piccolo paradiso personale. La grande sala è avvolta nell’oscurita, ma al centro alcune torce disposte in circolo gettano una luce calda e sussultante su una grande tavola imbandita e sull’acqua placida della piscina che mi separa da essa. Le ragazze, tutte vestite preziosamente e con gusto, mi aspettano in piedi davanti alla tavola, nascondendo in gran parte alla mia vista le prelibatezze che mi hanno preparato. Sono emozionato. Alba lo nota, mi sorride e mi bacia ancora, dolcemente.

Ci avviciniamo camminando intorno alla piscina e ci fermiamo davanti alle ragazze, che si aprono su due lati e mi mostrano la tavola. Il fiato mi si spezza in gola. In mezzo a innumerevoli piatti e ciotole di terracotta dipinti vivacemente e pieni di frutta, vivande e salse profumate vedo una nuova arrivata, sdraiata sulla tavola con il corpo completamente nudo, sul quale le altre ragazze hanno disposto maliziosamente i cibi più sfiziosi.

È Lorena, una delle ragazze più sexy che abbia mai conosciuto. Mi guarda con i suoi occhi nerissimi di messicana e il suo sorriso da bambina. Ha le labbra cosparse di miele, spaghetti thailandesi avvolti intorno alle braccia e il collo come fossero bracciali e collane, affettati e formaggi italiani e spagnoli distesi sulle gambe e i piedi, sushi e sashimi sulla parte alta del petto, tacos di mole poblano e chipotle sui seni cosparsi di salsa piccante e cipolla macerata nel succo di chile habanero. Le mani sono piene di crema. Il ventre è il regno del dolce: pezzi di tiramisù, brownies, pasteis de Belem e frutta esotica. Ma ciò che calamita immediatamente la mia attenzione è la crema di cioccolato che sgorga abbondante dalle labbra scure della vagina. Lo spettacolo è meraviglioso, ma rimango paralizzato, combattuto tra l’istinto di possederla immediatamente e la voglia di assaporarla lentamente da capo a piedi. Mi controllo e mi giro per un istante verso le ragazze, emozionatissime… ed affamate. Aspettano evidentemente che dia inizio alle danze. Non posso che iniziare baciando Lorena: un bacio reso più dolce dal miele sulle sue labbra e la sua lingua. Le ragazze si fanno intorno al tavolo e lo strano banchetto inizia: le bocche prendono il cibo e contemporaneamente baciano, leccano, danno piacere a Lorena in ogni punto del suo corpo. Paula che mangia gli spaghetti allo stesso tempo le bacia, le lecca e le morde il collo, Alba il petto e le spalle, Tara i seni piccanti, Karin le cosce. Abi raccoglie con la lingua del cioccolato dalla vagina e mi bacia. Scopro che il cioccolato è aromatizzato alla cannella, con uno strano retrogusto piacevole, che non può che essere il sapore degli umori vaginali di Lorena. Il mio animaletto si è fatto duro e mi fa male dentro i pantaloni. Abi si inginocchia, mi sbottona e prende a succhiarmelo avidamente. Mentre comincio a sentire il piacere diffondersi nel corpo, vedo che anche le altre hanno iniziato a spogliarsi, a toccarsi e baciarsi a vicenda, a scambiarsi il cibo di bocca in bocca, trasformando il banchetto in un’orgia. Anche Lorena con le mani cosparse di crema accarezza le altre e le penetra nei loro sessi. Mangio qualche tacos e del sushi dal suo seno incredibilmente sodo, succhiandole i capezzoli induriti. Poi Abi riprende a pomparmelo con più foga, alternandosi con la stessa Lorena. Intanto guardo Paula che masturba Tara con un sedano spalmato di formaggio; Karin che ha riempito di tiramisù la vagina di Alba e da lì lo sta mangiando, mescolato con gli umori di lei, che sta visibilmente godendo. L’orgasmo di Alba coincide con il mio: vengo abbondantemente nella piccola e dolce boccuccia di Abi, che raccoglie il mio seme in bocca e lo riversa in quella di Lorena. Lorena lo assapora qualche istante insieme al miele che aveva già in bocca, poi se lo lascia scivolare in gola. Le altre finiscono il cibo restante e con la lingua ripuliscono completamente il corpo di Lorena, mentre io mangio dei dolci dal ventre e lecco il cioccolato già fuoriuscito dalla vagina e colato fino all’ano. Lorena si bagna copiosamente. Di nuovo eccitato salgo sul tavolo, come un sacerdote sull’altare sacrificale, le apro le cosce e le penetro la fica con un affondo deciso. Cioccolato abbondante ne fuoriesce. Mi muovo dentro di lei appassionato e folle, palpandole i seni, baciandoli, baciandole la bocca. Poi la faccio voltare e mettere a cagnetta e la prendo da dietro, stringendo nelle mani il suo culo meraviglioso, accarezzando la pelle incredibilmente morbida della sua schiena. Sta per venire, si dimena come una piccola selvaggia. Le spingo il cazzo fino in fondo e la riempio del mio seme. Rimango dentro di lei, mentre riprendiamo fiato.

Alzo lo sguardo sulle ragazze. Guardo Alba e le faccio cenno di avvicinarsi. Lei capisce, si straia sotto Lorena ed apre la bocca sotto la sua vagina. Lorena si rialza e ne lascia colare il contenuto in bocca ad Alba: un getto abbondante di cioccolato e sperma. Silenzio, ci guardiamo tutti. Poi d’un tratto, quasi contemporaneamente tutte le ragazze si buttano in piscina. Tutte meno Lorena. La abbraccio da dietro e rimaniamo immobili. E questo abbraccio sembra che duri tutta la notte. Notte? Non importa.

 

 

 


Capitolo 6: MARTA


 

La droga ha fatto effetto. Era venuta a suonare da me, ignara dell’esistenza del mio harem. Si è presentata alla mia porta con quel suo sorriso radioso e i suoi occhietti furbi. Guardavo il bocchino del clarinetto tra le sue labbra sottili, il petto che si gonfiava per prendere fiato, mettendo in risalto il seno dentro il reggiseno a balconcino… A malapena riuscivo a fare due accordi. Cosí sono andato a prepararle del tè… e l’ho drogato. Dopo pochi minuti Marta ha lasciato cadere il clarinetto sul divano e la testa all’indietro.

Sembra addormentata. Chiamo le ragazze, che la prendono delicatamente e la portano dentro l’harem, adagiandola su un tatami. Mentre Paula e Lorena si inginocchiano davanti a me e me lo tirano fuori, le altre spogliano Marta e la accarezzano su tutto il corpo. Alba le bacia la bocca e il viso, le lecca le labbra, Tara ed Abi si dedicano ai seni, Karin le spalanca le cosce e inizia lentamente a leccare la fica, che sembra dischiudersi come un fiore e si bagna leggermente. Marta, seppur incosciente, comincia a gemere debolmente di piacere, a rispondere ai baci di Alba, ad aprire meglio le gambe per accogliere la lingua di Karin. Riabbasso lo sguardo sul mio cazzo: Paula lo tiene in bocca per metà, accarezzando il glande con la lingua, poi inizia a pomparmelo con più foga, mentre Lorena mi succhia i testicoli, mi lecca il perineo. Le faccio alzare e le bacio profondamente. Poi guardo ancora Marta: anche se è ancora semi-incosciente, le ragazze hanno risvegliato il suo corpo. Mi avvicino ad Alba, la scosto dolcemente con un bacio sul collo. Marta ha il viso arrossato e leggermente sudato. Geme debolmente: Karin le sta succhiando la clitoride. Mi sistemo a cavalcioni della sua testa, e appoggio la punta del cazzo tra le labbra succhiuse, poi forzo leggermente e le penetro la bocca: desideravo farlo dal primo istante in cui la incontrai la prima volta. Marta reagisce appena, è quasi del tutto passiva, ma per qualche istinto evita il contatto con i denti, permettendomi di scoparle lentamente la bocca. Una volta raggiunto il massimo dell’erezione, mi rialzo e guardo Karin: ha leccato Marta con tanta sapienza che la fica gocciola di umori. È pronta. Mi inginocchio tra le sue cosce, appoggio il cazzo tra le labbra del suo sesso e la penetro con un colpo secco, fino in fondo. Marta sussulta e apre gli occhi, ma è confusa. La possiedo con forza, il mio sesso entra ed esce aprendola completamente. La bacio sulla bocca, lei mi guarda fisso con gli occhi spalancati, ma con mio grande stupore non oppone resistenza. All’improvviso scoppia a ridere, la sua risata argentina riempie il silenzio del’harem, poi la risata si trasforma in gemiti e urla di piacere. La dolce Marta dal viso da bambina si lascia violare e gode come un animale selvaggio. Sono stremato. Sfilo il cazzo e mi metto seduto a prendere fiato. Guardo le altre ragazze, che nel frattempo hanno iniziato a baciarsi tra loro, ad accarezzarsi. Marta si rialza lentamente, barcollando, mi si avvicina camminando carponi, con una mano afferra il mio cazzo mentre mi bacia dolcemente. Se lo infila dentro, mentre con l’altro braccio si regge a me, poi mette entrambe le braccia attorno al mio collo e senza smettere di baciarmi inizia a muoversi su e giù, lentamente e profondamente. Sento il suo respiro farsi più affannoso nella mia bocca e il suo corpo vibrare: sta per venire. La tengo stretta a me e respiro l’odore della sua pelle mentre esplodo dentro di lei come un vulcano, inseminandola. La guardo negli occhi e le accarezzo il viso, il collo, i seni. Mi butto all’indietro e Marta si abbandona su di me. E si addormenta, con il mio membro che ancora pulsa dentro la sua vagina piena del mio seme caldo.

 

 

 


Capitolo 7: MARIBEL


 

Marta ha deciso di rimanere. A me fa comodo avere una musicista, e a lei piace da morire suonare mentre io e le ragazze la accarezziamo e la baciamo ovunque.

Ma oggi arriva Maribel. La bella Maribel. La stupida Maribel. La falsa, la odiosa. Perché la voglio qui? Perché ho in mente qualcosa di speciale per lei. Ma non c’è fretta, lo saprà al momento giusto.

Le ragazze si sono date da fare: i nopales in salsa chipotle di Lorena e i ravioli alle verdure di Abi e Tara sono deliziosi, e Alba e Paula hanno un gusto impareggiabile nel decorare la tavola: ecco perché amo mangiare con tutte le ragazze. Oggi il vino scorre abbondante e l’umore è alto. Alticcio, direi: ho decisamente alzato il gomito.

Maribel appare sulla porta dell’harem, col suo sorriso da quattro soldi stampato in faccia. Attraversa la sala e si avvicina alla tavola. Le ragazze le offrono da mangiare e da bere, si presentano, e lei risponde con la sua solita gentilezza fasulla.

Mi alzo di scatto e la blocco contro la tavola, da dietro. Accarezzo il suo culo da favola. La bacio sul collo e sulle spalle. Davvero inebriante il profumo che usi, troietta. Lei ride nervosamente e cerca di liberarsi. Con una mano le palpo i seni, con l’altra prendo del cibo e glielo metto di forza in bocca. Brava, mastica. Forse un po’ di vino ti aiuterà a mandare giù. Prendo un bicchiere pieno e glielo verso in gola, poi un’altro, poi un’altro: il vino rosso le cola sul mento, sul collo, sui seni. Le strappo i vestiti di dosso, scoprendo la pelle bianchissima del suo corpo magro; la faccio voltare e le metto una mano tra le cosce. Lei mi guarda senza reagire. Poi, a un tratto, eccolo il primo sospiro, il primo gemito, e la sua fica che si inumidisce, si bagna. La penetro con due dita, poi con tre, poi con quattro. Lei socchiude la bocca. Le lecco le labbra, la bacio. All’improvviso cerca di divincolarsi, ma la blocco e la butto a terra. Le apro le cosce e la penetro. La chiavo con colpi decisi. Poi la giro e la faccio mettere a pecora. Afferro con entrambe le mani il suo culetto e me la sbatto, guardando il mio cazzo entrare e uscire dalla sua fica. Le schiaffeggio il culo con forza. Ma voglio punirla di più. Sfilo il cazzo dalla sua vagina e con i suoi umori le lubrifico l’ano. Lei si irrigidisce, ma prima che possa reagire la schiaccio a terra e le sfondo il culo. Lei grida mentre il mio cazzo la apre per bene, poi abbandono il mio corpo sopra la sua schiena e le mordo il collo e le spalle. Mi fermo e mi sollevo. Lei ansima e con lo sguardo mi chiede un attimo di tregua. Hai fatto la brava, Maribel, ti meriti un premio. La faccio mettere supina, le spalanco le gambe e gliela lecco. È fradicia di umori, dalla clitoride all’ano. Assaporo tutto lentamente, raccogliendo tutti gli umori con la lingua. Lei si calma. Le sue labbra socchiuse mentre gode sono incredibilmente sexy. Mi metto a cavalcioni sul suo viso e lascio che le sue labbra e la sua lingua accarezzino le mie palle, il perineo, l’ano. Poi le apro la bocca e la penetro con il cazzo, fino in gola. La scopo in bocca fino a vederla lacrimare, infine esplodo. Fiotti di sperma caldo le invadono la bocca, la riempiono fino a farla traboccare e colano in gocce dense sulle guance e sul collo. Lentamente mi sollevo, mi siedo sul suo bacino e la osservo. È rossa, sudata e sporca di sperma. È esattamente come l’avevo immaginata, tante volte. Le altre ragazze mi guardano, immobili. Hanno smesso di mangiare. Mi alzo e torno a tavola: non ho ancora preso il dolce.

 

 

 


Interludio: LA FESTA


 

Oggi è il compleanno di Maribel. Stamane le ho detto che avevo in mente qualcosa di molto speciale per lei. Non mi ha risposto. Per quanto stupida sia, l’accoglienza di due settimane fa le fa presagire che non si tratterà di una gita al mare. Ecco perché, per evitare che opponesse resistenza durante la preparazione, ho fatto ricorso di nuovo a una droguccia.

Sta riprendendo coscienza. Cerca di alzarsi dal materassino su cui è coricata, ma le corde strette attorno ai polsi, il collo, le caviglie e le ginocchia, e fissate a dei pali intorno a lei, la immobilizzano e la costringono con le braccia aperte e le cosce spalancate, con la sua fichetta in bella mostra, che Marta sta accuratamente lubrificando con una crema, mentre Paula e Tara ungono suo corpo bianco con un olio aromatico. È pronta.

Alba apre la porta dell’harem e li fa entrare: 20 uomini di ogni età, dai 20 ai 60 anni, che ho scelto per strada tra i passanti e li ho invitati alla festa di compleanno di Maribel, a condizione che si presentassero puliti, muniti di documento e di analisi del sangue: Maribel prende la pillola come tutte le ragazze, ma non voglio rischiare che qualche malattia entri nel mio harem. Ho spiegato loro le regole del gioco: non possono parlare, non possono picchiare Maribel e non possono toccare nessuna ragazza all’infuori di lei. Tuttavia, Karin e Lorena si sono offerte volontarie per “scaldare” i partecipanti in coda, usando mani e bocca. Maribel mi guarda spaventata. “Buon compleanno, Maribel”, le dico.

Metto su della musica e mi siedo sul divano, osservando il primo della fila, già pronto, avvicinarsi a Maribel, penetrarla facilmente (data la lubrificazione) e cominciare a scoparla con poca gentilezza, mentre Karin e Lorena lo prendono in bocca a due ragazzi non ancora pronti, che si eccitano troppo rapidamente. Sanno che non possono venire in bocca alle volontarie, pena l’esclusione, cosí si precipitano su Maribel e le sborrano sulle labbra, proprio mentre il primo partecipante le viene in vagina. Logicamente nessuno osa penetrarla in bocca, per paura di essere morso.

Le altre ragazze si sono eccitate e mi spogliano. Non hanno bisogno di preliminari, e io nemmeno. Alba viene sopra di me, se lo mette dentro e mi cavalca per qualche minuto, poi lascia il posto a Paula, che se lo mette dandomi la schiena: adora che le baci il collo e le afferri i seni mentre scopiamo. Poi è la volta di Tara, del suo corpo esile e delle sue labbra carnose: è dentro la sua fichetta che vengo la prima volta. Rimango dentro di lei per alcuni minuti, tenendola tra le braccia, mentre torno ad osservare la festa di Maribel. Un uomo anziano le sta venendo dentro. Lorena mi fa segno con la mano che è il sesto. Sorrido e guardo il viso della festeggiata, rassegnato e sporco di sperma. Qualcun altro le è venuto in faccia. Altri cinque si succedono nella fica di Maribel, uno decide di venirle sul seno. Intanto, un ragazzino in coda non riesce a controllarsi e viene in bocca a Lorena, che lo stava scaldando. Chiede scusa, mortificato. Mi alzo e lo faccio uscire dall’harem, poi torno sul divano e mi volto verso Marta, che si mette su di me nella stessa posizione di Paula. Solo dopo aver avuto un paio di orgasmi lascia il posto ad Abi, che mi cavalca lentamente, offrendo alla mia bocca le sue labbra morbide e il sapore dolce della sua lingua. Accarezzo la pelle vellutata e bianca del suo viso e dei suoi seni. È tanto bella che quasi mi scendono le lacrime, mentre vengo dentro di lei: un orgasmo straripante, uno dei migliori della mia vita, che mi lascia quasi privo di sensi. Rimaniamo abbracciati a lungo, il mio sesso dentro il suo. Chiudo gli occhi, mentre Abi mi accarezza i capelli. E mi addormento.

Quando mi risveglio mi rendo conto che fuori si è fatto buio. Mi alzo e mi avvicino a Maribel. Per ore i 19 uomini l’hanno posseduta e riempita: ad ogni nuova penetrazione, un po’ di sperma fuoriesce dalla sua vagina. Ormai è talmente inerte che da parecchio gli uomini la stanno scopando anche in bocca, e meccanicamente lei ha ingoiato più e più volte. Karin le pulisce il viso con un asciugamano, e il seno, sul quale altri si erano svuotati.

La odiavo, ma non volevo questo. Sono uno stupido. Scoppio a piangere. Ordino a tutti di andarsene, e stranamente pochi oppongono resistenza. In pochi minuti la sala si fa vuota e silenziosa. Le ragazze mi osservano, un paio di loro tengono lo sguardo fisso a terra.

Slego Maribel. È molto debole. La prendo in braccio e la porto nella sala da bagno. Alba e Marta mi aiutano a lavarla. Poi la porto in una stanza privata e la metto a letto. Mi metto sotto le coperte insieme a lei, la prendo tra le braccia, le bacio le labbra e le accarezzo i capelli finché non si addormenta. Perdonami, Maribel.

 

 

 


Capitolo 8: HELENA


 

Mi sveglio in un orgasmo, sborrando copiosamente in bocca ad Alba, che stamane sembra aver avuto la piacevole idea di svegliarmi con un pompino. Dopo aver raccolto l’ultima goccia con il labbro inferiore, se la lascia colare fuori dalla bocca, per farmi morire, suppongo. Credo che chiederò alle ragazze di svegliarmi cosí tutte le mattine, a turno.

Guardo l’altra metà del letto, vuota. Maribel se n’è andata. È stato davvero troppo per lei, ed è giusto che le porte dell’harem rimangano aperte.

La giornata passa lenta, più silenziosa del solito: anche le altre ragazze non hanno molta voglia di parlare. Poco prima del tramonto arriva, a sorpresa, Helena. Helena l’esuberante, Helena la ninfomane. Chissà come ha saputo dell’harem. Non me lo vuole dire. Si limita a scoppiare a ridere. Non avevo dimenticato quella risata, sempre improvvisa e leggera come un uccello che si alza in volo. Senza dire una parola si sfila il vestito, restando completamente nuda. È sempre bella, la carnagione leggermente scura, il piercing al labbro, la pelle morbida e sexy. Mi si butta letteralmente addosso. Mi bacia, strusciando il suo corpo contro il mio, e mi spoglia.. Si mette sopra di me a 69. Sa essere convincente: mi fa assaporare la sua fica mentre mi spompina con una passione impressionante, spingendosi il mio cazzo, in tutta la sua lunghezza e consistente larghezza, fino in gola, e mi accarezza i testicoli, il perineo e l’ano. La sua fica si inzuppa fino a gocciolarmi in bocca in pochi minuti. Sorpreso da tanta passione ed inebriato dal sapore dei suoi umori, devo fare uno sforzo immane per separarmi da lei: non voglio ancora venire: devo provare gli altri buchi del suo corpo. Adesso voglio sorprenderla io: la metto a pancia sotto, le divarico un po’ le gambe e la penetro nel culo. Mi aspetto di incontrare più resistenza, e invece la mia asta sprofonda come nel burro fuso, un po’ perché senza dubbio molti prima di me hanno avuto l’occasione di spianare la strada, un po’ perché i suoi umori sgorgano talmente abbondanti da lubrificare abbondantemente tutta la sua zona genitale. Gode e grida senza il minimo pudore, attirando tutte le ragazze. Il suo ano è talmente allargato che solo stantuffandola con foga riesco a godere della penetrazione. Paula si avvicina e mi porge una bottiglietta di coca-cola: brava Paula, buona idea. Sollevo il culo di Helena e le spingo la bottiglietta nell’ano. Poi la afferro per i fianchi e le metto il cazzo in vagina. Me la sbatto con forza, guardando il mio sesso entrare ed uscire dal suo e schiaffeggiandole il culetto con tutte le mie forze. Tolgo la bottiglietta e la penetro ancora nell’ano, poi mi butto all’indietro tenendo Helena per i fianchi, finché restiamo supini una sull’altro. Le accarezzo i seni e lei volta la testa, offrendomi le sue labbra. La bacio profondamente, giocando con il piercing sul suo labbro. D’un tratto Helena, senza muoversi, inizia a contrarre i muscoli anali intorno al mio cazzo, con tanta maestría da farmi raggiungere il limite in pochi minuti. Allora mi alzo in piedi e la faccio mettere in ginocchio davanti a me. Lei apre la bocca, mentre con le mani mi massaggia i testicoli e il perineo. Schizzi densi ed abbondanti (nonostante il lavoretto mattutino di Alba) si riversano sulla lingua della mia ninfomane spagnola. Mi svuoto completamente i coglioni in quella boccuccia deliziosa dalle labbra sottili, riempiendola. Ma lei ingoia tutto in un attimo, come se fosse cioccolata. Mentre mi abbandono a terra, lei raccoglie con due dita gli umori della sua vagina e se li spalma sulle labbra, poi mi bacia: che puttanella geniale, questa Helena, vuole che senta il sapore della sua fica mentre la bacio. Direi che ha superato il provino.

 

 

 


Capitolo 9: ANGELIKI


 

Mi risveglio accanto alla piscina. È tardi, l’harem è già pieno di luce. Sarà mezzogiorno. Tra le braccia il corpo nudo di Karin, addormentata, e in testa una sbornia micidiale. Ieri sera abbiamo bevuto parecchio. Ricordo che mentre mi scopavo Karin (ieri sera era irresistibile, non avevo occhi che per lei) le altre ragazze hanno fatto un’orgia memorabile. Ora giacciono intrecciate accanto a noi. Manca Marta. D’un tratto la vedo rientrare, accompagnata da una nuova ragazza: era andata ad aprirle e ad accoglierla. È Angeliki. Angeliki è greca, con splendidi capelli rossi lunghi e ricci, curve abbondanti e due occhi che intenerirebbero persino un minatore tedesco. Si potrebbe dire che è grassoccia, ma io adoro avere carne da afferrare. Mi alzo a riceverla, ma lei non dice nulla: si limita a baciarmi. Conosco Angeliki e so cosa significa: non aveva mai voluto baciarmi, perché lei bacia solo quando vuole scopare. Ce ne ha messo, di tempo, per decidersi!

La spoglio lentamente. Mi faccio portare dell’olio, la faccio sdraiare e ungo meticolosamente ogni centimetro del suo corpo, poi inizio un massaggio lento. Lei sembra apprezzare. Mi metto a cavalcioni sul suo viso e lei inizia a leccarmi i testicoli, il perineo, l’ano mentre io continuo il massaggio sui suoi seni. Poi mi chino, le spalanco le cosce e mi tuffo letteralmente nelle sue carni morbide, sulla sua fica che per tanto tempo ho desiderato. Mentre gliela lecco lei si spinge il mio cazzo in bocca, pompandomelo con una maestria che non avrei mai immaginato. Voglio possederla. Lei mi ferma e mi dice che non è venuta da sola. Proprio in quel momento vedo entrare un ragazzo di colore: il suo famigerato capoverdiano, penso. Va bene, la scoperemo in due. Mi metto supino, lei si posiziona sopra di me e affonda il mio cazzo nella sua fica fradicia e inizia a cavalcarmi. Il ragazzo si è spogliato e le ragazze, ormai sveglie, quasi litigano per “prepararlo”. Lascio scegliere a lui. Karin e Paula, le prescelte, si alternano sul suo membro come se volessero ingoiarlo, lo accarezzano, lo baciano, lo leccano, si fanno toccare. Quando raggiunge il massimo dell’erezione a malincuore lo lasciano andare e lui, senza tanti preamboli, afferra Angeliki per i fianchi e la penetra nel culo. Lei grida di piacere, così posseduta da entrambi. I suoi grossi seni oscillano sopra di me e il suo viso è la rappresentazione del piacere. La tiro a me e la bacio profondamente. La sua lingua, sorprendentemente lunga, danza con la mia. Poi si separa ma io le prendo il viso tra le mani e la guardo negli occhi proprio mentre comincia ad avere una serie di orgasmi. Poi il ragazzo si stacca, afferra la testa di Marta, glielo ficca in bocca ed esplode in un fiume di sperma. È troppa per poterla ingoiare, ma appena lui sfila il cazzo lei ne riversa una parte nelle bocche di Lorena e Karin. Poi torno a guardare gli occhi di Angeliki e mi rendo conto di essere anch’io al culmine. La ribalto supina, la penetro in bocca e sborro, senza smettere di guardarla negli occhi. Anche lei mi guarda negli occhi, mentre la sua bocca si riempie del mio seme. Poi mi stacco, e mentre lei ingoia infilo due dita nella sua vagina per raccogliere un po’ dei suoi umori, come aveva fatto Helena l’altro giorno, e glieli spalmo sulle labbra. Poi la bacio ancora, e ancora, e ancora.

 

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