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LA EDUCAZIONE DI UNA GIOVANE…

By 10 Marzo 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Mamma cerca di tiranneggiare zia Valeria, sua sorella, minore di tre anni che ha vissuto fino al l’ inizio del’ anno scolastico con noi assieme a Giuliana, sua figlia.

Vado d’accordo con tutti perché non mi rompono i coglioni, mi lasciano nel mio brodo e faccio i cazzi miei. A scuola vado più che bene, come mia cugina d’altronde. Carina almeno e formosetta. Dura come un sasso quando le gira. Non siamo pappa e ciccia ma andiamo d’accordo, ci rispettiamo a vicenda.

Ogni tanto le faccio da cavaliere in qualche uscita. Sono alto per la mia età e faccio sport. Pallavolo e pallacanestro. Non devo dire però, almeno in certi casi, che è mia cugina… Vivevamo tutti e quattro insieme fino a poco fa, adesso è maggiorenne, la zia per lavoro è spesso assente, come mamma d’altronde, e Giuli è andata a vivere in un appartamentino ereditato dal padre assieme a qualche soldo. Ci vediamo a scuola tutti i giorni comunque anche se siamo in due sezioni diverse.

Penso sia stata la ultima estate che passiamo insieme ha detto appena tornati a Milano. Mia mamma e la tua non si sopportano più. Poi passando di palo in frasca. E tu questa estate ti sei fatto la cameriera del mio albergo, Sandra. Quando hai cominciato a scopare?
Sono fatti miei, non credi? Che c’è di male a chiedertelo? Poi, dopo una bella risata. Hai mai scopata una schiava? Non dire cazzate! Quella roba esiste solo su internet.

Nonostante sia in una sezione diversa se pure dello stesso liceo, qualche volta viene a studiare a casa mia, sola o con una compagna.
Cri, Cri, Cri. Le piace dirlo. Alle medie, una volta, facendo quel verso, mi ha passato l’ unghia sul cazzo ovviamente sopra i pantaloni nonostante ci fosse con noi sua madre…era la prima volta…ancora adesso ricordo la vampata al viso ma sopratutto la reazione del pisello…era la prima volta che commetteva una pazzia del genere e non lo ha fatto mai più. Fino a questo momento almeno e la mia reazione è la stessa: paonazzo in viso e duro come un bastone tra le gambe. Anche questa volta non siamo soli, c’è una sua compagna di classe, Ines.

Dico che vado in cucina e vado invece in bagno. Lo ho troppo duro per orinare e la tentazione di farmi una sega è notevole ma resisto, più difficile ancora è rimettermelo nei pantaloni cercando di nasconderne lo stato.
Torno, cammino lentamente, temo che il mio rossore non sia sfuggito a Ines, dal corridoio ascolto, silenzio, dalla porta vedo mia cugina che abbraccia Ines, sta anzi baciandola e non si stacca neppure quando mi sfugge di mano la porta e sbatte. Solo allora si scosta sorridendole. E’ impossibile ora non notare sulla guancia di Ines il segno di uno schiaffo…

Dobbiamo finire, ragazze…e per quella sera non è successo altro ma fatico a prendere sonno. Mi piace Ines, la avevo già notata a scuola. Magrolina ma nei punti giusti ha quel che serve…occhi da cerbiatta…ciglia lunghe un chilometro…
Non la sogno ma penso a lei appena sveglio, quella mattina e poi spesso, molto spesso…

Per giorni non ne parliamo ma infine sbotto, chiedo…e la risposta mi lascia allibito. Studiava poco, non stava attenta in classe. Come le nostre, sua madre viaggia molto per lavoro e me la ha affidata. Si può dire che me la abbia regalata, quasi me la ha messa nel letto, completamente vergine. Mi chiedo cosa voglia dire e Giù, Giuliana capisce le mie perplessità e ride.

Lo sospettavo, dice, e me lo ha confermato, non aveva mai baciato ne un ragazzo ne una ragazza. Le sto insegnando tutto. Tutto quello che una femmina può fare ad un’ altra femmina almeno. Vuoi aiutarmi a svezzarla? Protesta un poco, prosegue, quando vado…in campi ‘nuovi, inesplorati anche per me.’ Piuttosto, tu questa estate, al mare. Ti sei fatta la bella camerierina del’ albergo. Molto caruccia per non dire un gran tocco di gnocca.

Solo a questo punto capisco che c’ è un equivoco. Come lo hai saputo? Se lo dicevano le due cuoche e quella che aiutava a servire. Hanno smesso subito vedendo che allungavo le orecchie.

E’ un equivoco che mi guardo bene dal correggere. Giù pensa si riferissero alla bella figliola, una delle due che lavoravano e dormivano in albergo. Venticinque anni e piuttosto bella. Stavano chiudendo il cancello grande per la notte quando uscivo per rincasare e non la bellona, l’ altra, quasi di cinquanta’ anni, alla mia richiesta di farmi accendere, mi ha portato in camera dove aveva il necessario. Per cominciare mi ha fatto accendere, poi è venuto il resto. Fretta non ne avevo, mamma tornava solo il pomeriggio seguente… per me era la prima volta ed è stato un servizio completo come ha detto lei che lo aveva capito subito. Sono rimasto fin quasi al mattino, abbiamo scopato, mi ha dato il culo insegnandomi come fare, per concludere alla fine con un ricco pompino.

Neppure per salvarmi la vita le spiegherò l’ errore in cui è incorsa.

Spesso, ci sia o meno mia mamma che non obietta minimamente, le due vengono a fare i compiti da me. Loro sono nella stessa classe io invece in una sezione diversa. Stessi insegnanti e stessi testi comunque, vi aiutate a vicenda, sentenzia mamma. Il fatto che siamo, almeno noi due, ben piazzati nello studio aiuta. La mamma di Ines sembra apprezzare a sua volta. La figlioletta sembra dedicarsi allo studio di più e forse qualche cosa di più ottiene.

Mia cugina non è tenera con la schiavetta. Una disattenzione le costa almeno una tirata di capelli. Uno svarione è punito con qualche durezza. Arriva a mettersela sulle ginocchia a sedere quasi nudo, con le mutandine insomma e le pennella una sculacciata della madonna. Io…io penso abbia un bel culo anche se mi giro e guardo altrove. Mi costa sempre più fatica guardare altrove…è proprio una bella figa. Minuta, ma con tutto il necessario…e le due hanno nei miei confronti sempre meno remore. E’ forse mia cugina con meno remore e si impone alla schiavetta. Una schiavetta che protesta spesso però. Sul mio ‘vademecum’ una schiva non protesta mai, non osa, non può…

Durante la pausa del te, si danno alla pazza gioia per una mezz’oretta…Giù si da alla pazza gioia, l’ altra subisce ubbidiente, ma se non le piacesse…soltanto ‘quasi’ ubbidiente comunque. Ogni volta che deve subire qualcosa di nuovo protesta, più o meno timidamente ma ci prova pur sapendo quanto sia inutile. La sua Padroncina, così Giù ama farsi chiamare almeno in privato, mi racconta sempre tutto, godendo, nel raccontare quello che ha fatto di già con la sua vittima, più od almeno quanto nel farlo.

Ormai Ines, arrivando a casa della Padroncina si toglie le mutande ed il reggipetto indossando poi gonna e camicetta. Non resta cioè nuda.

E tu? Io? Io resto vestita ovviamente. Sono la Padrona. E mi lancia una strana occhiata che non riesco ad interpretare. Ines torna dalla cucina e le porge il bicchiere con la devozione ed il rispetto usuale che mi sembra anche crescere. Ci capisco sempre meno. Talvolta dorme da Giù, si fa mettere a culo quasi nudo davanti a me e prende fior di sculacciate. Si fa carezzare il petto, sempre davanti a me, si baciano. Ed il resto? Se la fa leccare o no? Si fa carezzare tra le gambe dalla bella Ines od è solo una scena?

La bella Ines! Me la chiaverei anche subito! Se tra loro le cose sono ancora in forse…campa cavallo! Io, per ora resto alle mie pugnette di sempre.

Beccato! Ieri sera, uscendo da un cinema ho fatto due passi, erano le dieci e fretta non ne avevo. Una lucciola mi ha accostato e per un attimo abbiamo parlato. Me ne sono andato subito sentendo quanto avrei dovevo spendere per farle il culo col ‘guanto’. Mamma non è avara, al massimo un poco tirata e comunque lo spillatico non contempla la voce ‘puttane.’

Loro passavano in macchina con la mamma di Ines che non mi conosce.

Vai anche a puttane adesso? Vergognati! Una ricerca di mercato, rispondo piccato, e per fortuna la balla esce immediata tanto da lasciare loro il dubbio. In classe ne hanno parlato e non credevo che quei prezzi fossero veri. Dai, studiamo che domani…

Stiamo preparando i ripassi per gli esami. Più tardi, dopo il te e dopo aver finito per oggi il nostro programma, Giù mi chiede se lo abbia mai messo nel sedere a qualcuno, presente l’ altra ovviamente. Solo a donne e mai a pagamento, rispondo seccato perché quando mia cugina fa una domanda che si presti ad interpretazioni diverse va scelta sempre la più maliziosa, anzi la più cattiva. In questo caso poteva intendere a uomini ed a pagamento.
Quindi a lei lo metteresti volentieri nel popò! Ines diventa pallida come un cencio, poi rossa paonazza.

In teoria si. E’ bella e suppongo vergine se non glie lo hai rotto di già tu con qualcosa di artificiale; di natura non hai lo strumento necessario.

Lei ride, l’ altra no. Poi è la tua schiavetta non la mia, proseguo. Comunque avete entrambe un bel didietro, meritevole di attenzione. Fa male le prime volte ma prometto di fare piano cara cuginetta e comincerò con il tuo nel nome del vecchio e caro cri cri.

Giuli resta un attimo zitta, cosa per lei rara. Probabilmente incerta se coprirmi di male parole o riderne o far finta di niente. Decide di prendere la cosa come uno scherzo bizzarro e ride. Così, dice rivolta a Ines, saprò dirti se e quanto faccia male.
Tutte palle, chiacchiere.

Tua mamma questa sera dorme a casa? Se non fa tardi ci cena anche o ceniamo fuori, ma anche se è solo a Varese…non ha orari, rispondo. Abbiamo finito i compiti e studiato per le lezioni di domani, una vera galoppata senza alzare la testa o perderci in scemenze. Squilla il telefono. Porgo la cornetta ad Ines, è sua mamma.
Io torno al tavolo ed ai libri e quaderni sparsi sopra cominciando a rimettere a posto le mie cose. Giuliana pensa ai fatti suoi con gli occhi socchiusi. Lascia così, come stessimo ancora studiando. Non la ascolto e vado avanti. Per piacere Giorgio. Primo, non mi chiama col nome intero mai, secondo, dice per piacere ancora più raramente. Perché? Abbiamo finito e sono stufo per oggi di dannarmi l’ anima. Vedrai, ed è un vedrai accompagnato da uno strano sorriso.

Mamma non torna e dormo da te dice Ines e sembra felice della cosa. Come fanno per i libri? Me lo chiedo anche se conoscendo mia cugina…è una che si sa organizzare e comunque non me ne frega un cazzo.
Penso piuttosto alla mia di cena. Speravo mamma mi portasse in pizzeria ma se non ha già telefonato, non torna o torna solo a dormire…

Le due parlottano, il tono di Giù si fa quasi concitato, al solito me la svigno per qualche minuto. Invece la fanno più lunga e solo quando torno stanno preparandosi ad uscire. Torva e quasi fumante di rabbia la mia cara cuginetta, rossa ed a occhi bassi l’ altra. Escono ma quasi non salutano. Saluto io ma solo la porta già chiusa con un ‘ma andate a farvi fottere.’

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