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LA MIA CAGNA DA RIPORTO

By 20 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

La stanza piuttosto grande è illuminata fiocamente dalle luci della strada, tre piani più sotto, attraverso due finestre ai lati del letto. L’uomo poggia le spalle alla testata ed al suo fianco è stesa una forma confusa, solo un bozzolo di lenzuola informe ma, la brace della sigaretta, ravvivandosi, gli permette di intravedere un viso femminile che sa fin troppo perfetto, quasi stucchevole se non fosse illuminato da occhi bellissimi, due pozzi profondi eppure estremamente mobili che lo stanno osservando. Dottore…Si cara. Posso andare ad aiutare la Signora a preparare? Pure lei ha sentito l’acciottolio in cucina. L’uomo scuote il capo. No, non ora. Senza spegnerlo posa il mozzicone nel posacenere, la scopre e la attira a sé.

Qualche mese prima, la stessa stanza, lo stesso uomo.

Caldo, da morire. Dalle finestre spalancate arriva il consueto rumore del traffico serale impazzito ma non un filo d’aria ed il condizionatore è guasto. Nonostante le crescenti remore nei confronti dell’amante, l’uomo si era cullato per giorni all’idea di scoparsela appena tornato a casa dal viaggio di lavoro: Lizi, trent’anni, non bellissima ma neppure brutta, un ‘tipo’ insomma; colta comunque, spesso arguta e sempre elegante. Avevano comprato entrambe, cinque anni prima, un appartamento sullo stesso pianerottolo, poco più che un monolocale quello di lei, di poco più grande il suo. Da subito si era meravigliato notando l’andirivieni di donne, ragazze e giovani signore, a tutte le ore. Pur senza controllarla, dallo spioncino e per caso, aveva visto a sufficienza. Se ne era disinteressato pur allacciando, nel tempo, rapporti di normale buon vicinato: dottore, ho finito il sale…signorina, sono appena rientrato in città, non avrebbe…
La svolta la sera in cui una delle tante ospiti le aveva dato buca quando era ora di scodellare la cena. Galeotta una bottiglia di passito oltre al vino bevuto a tavola e contro ogni logica i due si erano trovati a letto. Incredulo lui di scoprirsi tanto virile, incredula lei di aver accettato qualcosa che aveva sempre ritenuto improponibile…godendone immensamente entrambi contro ogni aspettativa. Molte ore dopo, esausti ma sobri, si erano disposti al sonno che era venuto sia pure lentamente, dando a ciascuno il modo di pensare a quanto accaduto..
Lei era estasiata per la scoperta del piacere che un maschio poteva darle, contraddicendo le chiacchiere incondizionatamente accettate e la sua brevissima, drammatica e lontana ormai nel tempo esperienza coniugale. Felice lui di scoprirsi uomo a quarant’anni. Sorpresa! Il pene a lei piaceva e piaceva a lui avere una donna nel letto ora che poteva soddisfarla godendone a sua volta; e non era soltanto un piacere fisico ma molto, molto di più. Le abitudini sono però dure a morire. Abituata a dominare le sue compagne, Lizi era diventata rapidamente prepotente, troppo prepotente. Fammi questo… Non voglio…Voglio che adesso tu…Lui aveva ben presto imparato che per evitare autentiche risse doveva soggiacere ma ora, esasperato, pensava seriamente di rompere. Steso sul lenzuolo attorcigliato mi sono perso in questi pensieri. La stronza, sa che sono arrivato. M’accorgo di avere portato la destra alla ferita ormai rimarginata da tempo ed al membro semi addormentato. Un intervento chirurgico solitamente di nessun conto, eseguito però con assoluta urgenza in un pronto soccorso da brivido, all’altro capo del mondo, durante l’ultima estate. Mi piace sentirlo vivo, pesante e presente. Lo stringo e si rizza orgoglioso, cosa impensabile fino a pochi mesi fa. Di ritorno dal viaggio, già dai primi entusiastici giochi di mano ho cominciato persino a dominare e controllarne l’erezione. Le prime volte faticavo a crederci. Prima di Lizi, a quarant’anni, sono stato a letto con solo due donne ed entrambe le volte è stato deludente e vergognoso. Eiaculazione precoce, super precoce, timidezza e poi persino paura. ‘Impotentia coeundi’ Non riuscivo proprio. Già allora non ero un Adone. Neppure il ‘luminare’ strapagato ha saputo dirmi se la operazione c’entri qualcosa. Tanti anni fa ho provato persino con due prostitute; non era andata meglio e mi ero vergognato ancora di più. Mai attirato dai maschietti, ho dovuto rinunciare alle donne: solo seghe, poche e poco soddisfacenti anche loro e poi Lizi. Il grande professore non ha saputo proprio dirmelo come fosse possibile e da allora, per qualche mese giochi di mano come prima di questa estate, solo seghe ma finalmente soddisfacenti e poi appunto lei. Cazzo, cazzo, cazzo! Dove si è cacciata la stronza? Sono stato via per quindici giorni, altro che litigarci, mi scoperei sua nonna. D’altronde è comoda, basta un fischio adeguatamente ed educatamente modulato che arriva. Certo non è una gran figa ma…ma scopo almeno. Accendo un’altra sigaretta. Fumo troppo. Mangio troppo anche. A Lizi piace cucinare ed è brava. Continuo a carezzarmi ma devo serrare le chiappe per non godere. Non è proprio serrare le chiappe ma funziona, almeno se non sono andato troppo avanti. Si lui c’è, e come che c’è, ben presente ed arzillo. Mi piace sentire che c’è. Quando me ne sono accorto, all’inizio, poco tempo fa, camminavo su e giù per sentirlo pesante tra le gambe e poi mi menavo. Camminavo ancora cazzo in resta e poi..Lizi è troppo…non la sopporto più. Dopo la volta che l’ho sculacciata e le è piaciuto…poi mi ha riempito di male parole. Non sai neppure sculacciare una donna come si deve…tu…Essenzialmente voglio di più. Non mi basta scopare. Voglio una donna che faccia quello che per più di venti anni, quasi trenta, è stato solo una serie di sogni di sottofondo alle mie deludenti pugnette. Voglio sentire attorno al cazzo la bocca, le labbra…una puttana, ci ho provato quando avevo vent’anni…anche l’altra…con risultati poi…Devo trovare una donna come dico io, farle il culo tutte le volte che mi salta e prima e dopo un pompino. Dove cazzo la trovo? Tra le mie conoscenti? Ridicolo, da brivido anzi solo pensarci, sono sempre e solo un timido. E con lei almeno scopo, ingoio bile ma scopo alla grande. La stronza! Dove cazzo è? Con lei, rompere sarebbe certamente un problema. Sullo stesso pianerottolo stiamo, c’è caso pianti un puttanaio d’inferno. Siamo gli unici a vivere nel palazzo, a piano terra negozi ed agli altri due piani solo uffici. Ho caldo, faccio la doccia e mi rado. Lo specchio rimanda senza pietà la faccia di un quarantenne almeno pingue, stempiato e con una discreta pancia, dove trovo una bella figa da sbattere? Di soldi ne ho da parte e guadagno bene, come la stronza d’altronde. E se è arrivata mentre la doccia non mi faceva sentire niente? No, non vado. Fanculo…indosso la vestaglia e infilo le sigarette in tasca, un atto sconsiderato visto che da lei non si fuma. C’è, la porta è socchiusa, lascio aperta anche la mia, tanto l’accesso al pianerottolo è sbarrato da un’altra porta robusta con tanto di allarme. Sono di nuovo imbufalito ed entro senza bussare arrestandomi subito raggelato da tanta sfrontatezza. Dio, adesso si incazza e grida. Scusa, la porta è aperta, dovevo bussare. Mi tappo subito la bocca perché vedo il viso di lei stravolto e subito dopo comincia a piangere. Io…perdonami, mormora tanto piano che fatico a sentirla. Si avvicina respirando così in affanno da impressionarmi. Sono una donnaccia. Parla a lungo, per qualche minuto almeno, ripetendo più volte il concetto: è una donnaccia, ma qui aggiunge epiteti al proprio indirizzo; mi ha messo le corna e deve essere punita, devo punirla. Perché? Con chi mi ha tradito? Non aveva quasi mai parlato delle sue amiche ed io vedendola tanto restia, avevo taciuto. Lavora in casa, come me, scrive racconti per bambini e li decora, è molto brava e guadagna più che discretamente. Prima di innamorarsi di me…innamorata di me? Non scherziamo. So che spesso girava con i mezzi e cuccava alla grande. Non ho capito se lo ha rifatto e ne ha beccata una in questi giorni mentre ero via, tornando oggi per un ripasso, o se è tornata da una vecchia fiamma. Mi potrai perdonare? Ti prego, per piacere perdonami, non posso più stare senza di te. Più che incazzato sono perplesso e preoccupato. Una domanda mi attraversa la testa, quasi una certezza. Mi sta prendendo per il culo, recita. Vuole continuare con me, le piace scopare ed al tempo stesso non vuole rinunciare alle sue vecchie abitudini. Perché altrimenti dirmelo e perché questa sceneggiata; me lo chiedo e non so darmi una risposta diversa. Non mi convince però neanche questa, Lizi non è così tortuosa. Mi abbraccia e cerca di baciarmi, sono tanto ansioso e sorpreso che volgo il capo. Cade in ginocchio e singhiozza ancora di più. Sarò quello che vuoi tu, la tua donna se mi vuoi ancora, la tua serva, la tua serva. Puniscimi come vuoi, ammazzami ma tienimi con te non lasciarmi, per piacere. Sarò felice di essere la tua…serva o quello che vuoi. Sempre in ginocchio continua la litania a lungo, troppo a lungo mentre taccio stranito. E questa sarebbe la fredda ed altera donna che conosco? So di non essere bello e neppure…puniscimi, picchiami, fai quello che vuoi, Perché non gridi, devi punirmi, devi, non posso vivere se non mi tieni, picchiami e tutto torna come prima. Mi scappa un ‘e no cazzo!’ Intendo dire che non voglio tornare ad essere solo un tizio attaccato al cazzo che le piace usare, ma Lizi fraintende. La lascio continuare un attimo solo. Mi prende per il culo e la ripago della stessa moneta. Adesso calmati. Fatti una doccia e dopo, tra mezz’ora, vieni da me. Ti dirò cosa ho deciso. Sono orgoglioso della mia uscita, per un attimo almeno, poi mi raggrinzisco tutto perché per un momento non le vedo il viso e temo chissà cosa, una rispostaccia, una frase tagliente delle sue, un mucchio di insulti. Mi aspetto si alzi ridendo della burla, ma non ride. Va bene, dice, vengo subito. Girando oltre la porta la vedo ancora in lacrime, seduta a terra con la testa tra le mani, in lacrime appunto. No, non mi sta prendendo per il culo. Ma allora? Non ci posso credere ma sperarci, almeno un poco si.
Mi guardo di nuovo allo specchio. Nessuna fata turchina mi ha trasformato in un bel tenebroso, la pappagorgia, la fronte stempiata e la pancetta ci sono ancora. Forse si è accorta che i miei entusiasmi diminuiscono? Difficile, quando è il momento ‘rendo’ molto bene ed anzi, con l’esperienza pur di poche settimane soltanto, sono migliorato parecchio. Riesco a ritardare il mio momento fin quando non è pronta anche lei. Riesco anche ad interrompermi e ricominciare anche due o tre volto di fila o quasi. E la sculaccio come piace a lei. Passeggio per casa. Non illuderti, mi dico, vuole qualcosa. Si, ma cosa? Mezz’ora di Lizi son sempre stati almeno quarantacinque minuti di orologio per cui mi meraviglio vedendola arrivare quando la mezz’ora non è ancora trascorsa. Siedo sul divano in sala e di nuovo mi stupisce inginocchiandosi ai miei piedi. Basta questo ad impedirmi di pronunciare il discorso che avevo abbozzato, non riesco proprio a dire una parola. Carezzo il capo che mi ha posato sulle gambe e si abbandona. Lentamente il respiro affannoso si quieta, un sospiro, capisco che è pronta a parlare. Parli lei penso, io non so cosa dire. Fammi il riassunto di quello che hai detto prima, salta però quello…con l’altra e, il riassunto, per piacere, fallo senza inutili piagnistei. Mi chino a baciarla senza aspettare che neppure inizi. D’improvviso mi accorgo di volerla subito, si, la voglio, la voglio adesso. Si è alzata per rispondere al bacio e la stringo tra le braccia ma perdo l’equilibrio e ci ritroviamo sempre abbracciati, sul divano. Sarò la tua serva ubbidiente e sottomessa, la tua…schiava. Esita e mi sembra di sentire tutto in lei ribellarsi a quanto sta dicendo. Perché lo dice allora? Ti ubbidirò sempre, sarò felice di ubbidirti. Mi piace l’idea di ubbidirti, di averti come padrone. Ti devo punire e ti punirò, lo accetti? Sarebbe giusto dirglielo ma non oso ed invece le tappo la bocca con un altro bacio. Pochi passi e siamo in camera sul letto ma qualcosa mi frena. Devo punirla! Mi fa paura solo l’idea, non oso, non oserò mai. Frustarla? Non scherziamo e poi non ho mai avuto in casa fruste e niente del genere, e neppure la posso prendere a sberle o peggio a pugni e calci. Sculacciarla? Mi ha sempre detto che non ci so fare. E’ l’unica punizione però che so e posso infliggerle. Devo punirla, se lo aspetta, lo vuole…se no mi scappa di certo. M’accorgo di essere disposto a tutto pur di non perderla. Lei si divertiva a scivolarmi via ma questa volta le blocco mani e gambe. Picchio, forte sin dall’inizio. Mi piace, mi eccita? Non lo so ma picchio con tutte le forze ed è forse pure desiderio di vendetta. Scuote il busto, cerca di libere i polsi, vorrebbe scalciare ma la tengo e picchio. All’inizio grida mentre il culetto diventa rosso e poi paonazzo. Lizi ormai non cerca più di liberarsi né grida più, singhiozza solo. Smetto quando mi rendo conto, di cosa? Solo decido che devo piantarla di picchiare. Non so quante volte la abbia colpita, e, posando la mano sulla natica la sento bruciare. Sono di nuovo impaurito. Nonostante tutto non voglio perderla e, conoscendo il suo carattere temo una reazione esplosiva. Le ho impedito di scappare però mica era imbavagliata, ma ha smesso di dibattersi e di gridare. La faccio sollevare e la stringo, la bacio e lei si stringe a me rispondendo al mio bacio. Non può essere, questa è un’altra donna Mi hai fatto male, dice poi. Non c’è rabbia nel suo tono, porta le mani alle reni e delicatamente si sfiora le natiche. Cosa posso dire? Volevo farti male. Ti farò male anche di più se non fai quello che devi; anche di queste parole sarò sempre orgoglioso. Ti…mi abbraccia impedendomi di continuare e finiamo stesi sul letto sfatto. La accarezzo e lei mi accarezza. MI bacia con dolcezza nuova e con languore si struscia. Mi hai fatto male ma è giusto, sai, ne sono felice. Per la prima volta è lei a percorrere ogni piega del mio corpo con le labbra e con la stessa delicatezza che pretendeva da me. Le distoglie solo arrivando all’inguine, lo salta e tra le mie ginocchia schiuse osserva cosa c’è in mezzo, mai successo prima. Porta la sinistra a toccarlo, lo sfiora appena ritraendosene subito quasi scottasse, lo sfiora di nuovo per poi stringerlo un poco. Baciamelo! E’ ginocchioni tra le mie gambe, mi guarda, esita prima di chinare il capo ed avvicinare la bocca, ma di nuovo si ritrae restando con le labbra solo vicine. Solleva il capo e mi fissa, ha gli occhi spalancati. Ora o mai più penso, alla disperata la prendo per la nuca e la attiro in basso. Sento le labbra posarsi appena, ritrarsi e posarsi di nuovo dopo una eternità, poi, poi lo prende in bocca ed il cervello mi va in pappa. Non capisco più niente. Solo più tardi, quando già dovrei stringere il culo, ma non lo faccio, apro gli occhi, mi sollevo un poco, tanto da vedere il viso stravolto e deformato di lei, la bocca che lo stringe e va su e giù, si, quella bocca è l’unica cosa che esiste ed il mio cazzo dentro. E’ troppo tardi per fermarmi e cerco di avvertirla, cerco inutilmente di spingerla via ed il mio seme le schizza in bocca. Continuo ad eiaculare mentre si alza di scatto col viso stravolto e gli occhi sgranati ed offesi. Ho cercato di allontanarla ma ottengo solo di aspergerle il viso ed il petto. Fugge verso la porta del bagno sul cui limitare si netta la bocca con l’avambraccio. E’ finita penso, ed è colpa mia, la raggiungo che sta lavandosi il viso e non oso neppure porgerle una salvietta. E’ finita. Aspetto recriminazioni ed anzi insulti. Invece no, mi chiede scusa della sua inesperienza. Devi avere pazienza, dice, devi insegnarmi, non so niente di queste cose. Sono tua, prosegue e ripete più volte, tua e felice di essere tua. Siamo seduti sul letto in una parte non insozzata. Perché poi insozzata? Sono svuotato e certo non in grado di portare nuovi assalti. Cosa devo fare, mi chiede. Le dico di preparare la cena, devo pensare, raccapezzarmi un poco e ricaricare le batterie, se mai servissero di nuovo.
Non sono molto convinto che stia capitando proprio a me, è la prima volta che una donna dice di amarmi. Lizi poi, che mi ha sempre comandato a bacchetta: questo no, non voglio quest’altro, fai così…educata, sempre, fino a quando non si metteva a gridare. Devi punirmi, ti ho fatto le corna con una tizia. Pensavo mi prendesse per il culo e lo penso ancora, o meglio penso abbia dei motivi suoi, motivi che non capisco assolutamente, che le fanno fare così
. Le piace scopare, è certo, ma può trovare tutti i cazzi che vuole, bella non è, ma neppure un cesso da far paura. Io invece, diciamo che non sono un adone, e poi, di soldi non ne ha bisogno; io a soldi sto bene ma lei ne ha più che abbastanza e senza ammazzarsi di lavoro. Schifiltosa come è, non mi avrebbe fatto un pompino se non ci fosse di mezzo qualcosa di molto importante, e neppure si sarebbe fatta fare il culo viola di botte. Vado a fare il caffè, dice. Abbiamo cenato in silenzio e le altre volte me ne sarei doverosamente ed educatamente complimentato, è una cuoca eccellente. Unendo il poco che c’era nei nostri frigoriferi ha combinato in poche decine di minuti un pasto più che soddisfacente: spaghettini al prosciutto e parmigiano, insalata di pollo con maionese fatta in casa, spinaci saltati e macedonia. Sazio e reduce dal primo vero pompino della mia vita la guardo posare il vassoio sul tavolino, ha trovato il tempo per mettersi in ordine ed è quasi bella. Bevo incredulo il caffè, lo ha zuccherato lei e me lo ha mescolato prima di porgermelo. Da non crederci. Più ci penso e meno so a cosa credere. E’ andata a rifare il letto ed ora ritorna inginocchiandosi come prima, una mania che se va tutto bene come comincio un poco a sperare, senza esserne però troppo convinto, cercherò di farle coltivare con assiduità. Mi piace avere una donna ai miei piedi. Posa la testa sulle mie gambe ed io la carezzo; sembra le piaccia, anzi quasi fa le fusa. Si è presa una scarica di botte e mi ha ringraziato, poi mi ha fatto un pompino. Non è certo da lei, cosa si aspetta in cambio? Ma si aspetta sul serio qualche cosa? Cosa la ha fatta cambiare così di colpo? Vado sempre più nel pallone. Qualsiasi cosa voglia…posso sempre dirle di no… dopo, quando saprò di cosa si tratta. Posso, anzi, voglio godermela finché dura. Un giorno o due, non molto di più, temo; meglio di niente. E se fosse di più? Non ci credo più di tanto ma…Mi chino e lei solleva il capo e mi bacia. Mi piace baciarla e mi piace scopare, con lei, non ho altri termini di paragone che lei. Le altre donne, chissà come sono a letto? E poi, quando presenterà il conto, vedremo, sarei pazzo a rinunciare alla prima donna della mia vita. Ci siamo staccati e mi sta fissando, abbassa lo sguardo. Volevi troncare tutto, lo so. Non rispondo, meravigliato che lo abbia capito, anche se non è del tutto vero. Col cazzo che rinuncerei a questo punto, mi dovrà sparare via. Non ho ancora deciso niente, rispondo, ma certo non andrà avanti come prima. Cazzo, che bella frase, mi è venuta proprio bene. Lo so, padrone. Non chiamarmi così rispondo secco. Ma io mi sento così, sono…così. La tua serva, in tutto. Non volevo accettare una cosa del genere e mi difendevo trattandoti male. Altre lacrime che rotolano giù per le gote. Non volevo accettare, mi dicevo che non era vero, che mi sarebbe passata. Non mi è passata, e… più ti trattavo male e più stavo male. Tu avevi capito tutto e mi prendevi in giro, ti divertivi sapendo che sarei crollata. Poi hai deciso di piantarla con me. Come lo hai capito, le chiedo. Le capisco sempre queste cose, ed ho cercato di ribellarmi, ma…. La faccio sedere di fianco a me, slaccio la camicetta e frugo i piccoli seni nudi. Perspicace la piccola eppure non ha capito un cazzo, ha capito solo che non ce la facevo più a sopportarla, ma di tutto il resto, niente per fortuna. Forse non è giusto neanche questo, non sono ancora convinto, non del tutto, domani, o stasera stessa cambia di nuovo idea. Mi sono innamorata fin dal primo momento anche se non lo capivo, ti amo dalla sera che abbiamo fatto l’amore, la prima volta; non aspettavo nessuno, avevo deciso di invitarti ma non osavo, ho mentito. Non pensavo però di fare l’amore con te, non lo pensavo proprio. E’ stato il giorno dopo e poi i giorni seguenti… Non potevo starti distante ed ho capito. Non mi ero mai innamorata prima. Neanche delle tue conquiste, mai? le chiedo reprimendo un sorriso. Ci pensa su un attimo. Si, almeno un poco, non di tutte, di una, no, forse di due…forse. Sorride, un sorrisoriso smorzato, teso, quasi se ne vergognasse. Non ho smesso di carezzarle le tette che sento inturgidirsi. Scopiamo, con tutte le sue inibizioni, ma scopiamo da mesi e la conosco bene, in certe cose almeno. Va fuori di testa, è già fuori quando ha le tette indurite. Senza farle male stringo un capezzolo, è duro. Un altro sintomo. La prova del nove sarebbe toccarla tra le gambe ma se non lo chiede lei sono urli e quando ho osato insistere mi ha graffiato. No, quello per adesso no, vai piano, pirla, non rovinare tutto, mi dico . Slaccio gli ultimi bottoni della camicia, nessuna reazione, così per la gonna. Voglio fare l’amore, cara. Si Padrone. Pochi momenti e siamo sul letto e stringendola sento il suo corpo cercare di aderire al mio. Sei la mia donna, niente cazzate di serva o schiava, ma mi ubbidirai, altrimenti peggio per te, e continuo, altro che gli scapaccioni di prima, userò il bastone, il battipanni anzi. Ragiono, penso sia una cazzata essere chiamato padrone…posso cambiare idea? Mi frega in velocità. Come devo chiamarvi? Chiamami dottore. Se padrone è una cazzate questa è peggio. Mi stendo ad occhi chiusi. Datti da fare, le ordino. Forse è solo un momento ma a me sembra una eternità ed apro per un attimo gli occhi, di nuovo timoroso del peggio. Già sta posando la bocca sulla mia e mi masturba tutto il corpo; non so descrivere altrimenti quello che mi fa, a lungo, quanto a lungo non so. Usa le mani, la bocca e tutto il suo di corpo. E’ solo quando lo stringe tra le labbra, il cazzo dico, che la fermo e lei ubbidisce. Lo so, Padrone, no, anzi, mi scusi, dottore, è andata in confusione più di me. Non hai mai fatto pompini prima, le dico fingendo un tono severo. Alla orrenda accusa arrossisce persino sulla pancia. China il capo per la vergogna di ammettere tanta inettitudine. No, dottore, mai. Va bene, e lascia perdere il dottore, qui, a letto, fa ridere, in privato chiamami pure padrone. Bel colpo mi dico. Non ho intenzione di farti scuola, domani, come prima cosa, vedi sul P.C. come si fa un buon pompino ed impara anche ad accarezzarmi come si deve. La faccio sdraiare per soddisfare una antica curiosità. Porta le ginocchia al petto, ben aperte, ordino. Senza esitazioni ubbidisce ed io raggiungo il settimo cielo, in vita mia non ho mai visto una fica da vicino e dal vero, neppure la sua; nonostante scopassimo da mesi, era estremamente riservata. Porto le dita alla bella fessura rosata, schiudo le grandi labbra e poi le piccole. E’ la prima volta che percorro la parte più riposta di una donna, fino ad ora solo teoria, letteratura. Guardo incuriosito lo sbocco della uretra, premo delicatamente e senza penetrarlo l’imbocco della vagina, ci sono entrato tante volte ma vederlo mi eccita da morire, per un attimo penso di posarvi le labbra, di baciarla, non è il massimo dell’igiene, ma lei scopa solo con me…no, si potrebbe incazzare. Non sono certo sia disposta a tutto. Il culetto non oserò toccarglielo, mai. L’ho fatto una volta sola e mi ha dato del pederasta, del porco maschilista…cerco e trovo il clitoride dove si incontrano le piccole labbra. Una piccola prominenza che so di non doverlo toccare con le dita asciutte, le potrei causare fastidio o persino dolore ma i toccamenti qualche effetto lo hanno già raggiunto ed il buchetto è umido. La parte superiore del condotto, circa un terzo, ben innervata ed irrorata sta facendo il suo dovere, è già bagnata; con i suoi umori umetto il clitoride, lieve il polpastrello la carezza li vicino, tutto intorno, lentamente e dopo poco quello alza la testa fuori del cappuccio. Continuo a titillarla tutto intorno, lo sfioro ripetutamente finché cresce fino a sembrare un fungo in miniatura. Esulto, ho il cuore in tumulto e la penetro come ho sempre e solo sognato per tanti anni. Si morde le labbra e arrovescia il capo all’indietro sempre tenendo le ginocchia quasi a toccare il petto. La monto a lungo ma lentamente, Da subito Lizi comincia a guaire, molto più del solito, io invece resisto, chiudo freneticamente le chiappe riuscendo a resistere ancora, continuo a chiavare ed il mio stimolo sembra chetarsi, come sempre a questo punto. Le sollevo i fianchi e mi faccio stringere le ginocchia attorno al collo. Un altro sogno di vecchia data. Ma non siamo compatibili per questa posizione, la devo sostenere ed è troppo faticoso per lei e per me. La faccio inginocchiare sul letto e la monto alla pecorina dopo aver percorso col glande tumefatto la riga del culo. Protesta come immaginavo, ha paura. No padrone, ho paura, fa troppo male, per piacere no, non adesso. Non adesso? Allora dopo si, mi dico estasiato! Di nuovo il cazzo trova riparo nella fichetta accogliente, non ho ragioni di trattenermi quando inizio a godere ma per me è ormai istintivo ed in parte ci riesco. Godo e potrò godere di nuovo tra non molto. Lei ha goduto? Non lo so proprio, non me ne frega niente anche se…sarebbe meglio di si. La mignottella ha goduto, lo dice lei nel ringraziarmi. Restiamo a lungo stesi fianco a fianco, stanchi ma non esausti. La guardo e quello che vedo mi piace anche se non è il massimo. Sono sempre stato attirato da donne più formose, mi sono sempre cascati per terra gli occhi vedendo grosse tette e fianchi larghi. Lizi ha invece il petto sodo ma piccolo, caviglie e gambe sottili, fianchi armoniosi, ben disegnati ma snelli. Come altezza mi va bene, uno e sessantacinque scarsi. Stesa sul letto si è accorta che la sto lumando, richiude gli occhi.
Potevo trovare di peggio, dico ridendo. Ride anche lei che però sperava di sentire qualcosa di meglio, la mano che poso sul suo cespuglietto però non le spiace ed apre un poco le gambe. Mi piace toccarla e nel farlo la spio. Non si irrigidisce, non frena proteste né tentativi di ritrarsi. Non la riconosco più e così, come è adesso, mi piace da morire. Finché dura…potrebbe essere che si sia innamorata di me, sul serio, si, ciao, solo finché dura… Porta la mano al pisello solo parzialmente in tiro. Anche questo è una novità, dovevo menamelo da solo, se serviva. La sua mano è meglio, si sveglia fin troppo in fretta. Domani hai da fare ? Niente di particolare, padrone. Le dico che tutto sommato mi piace essere chiamato padrone, almeno a letto, ma la schiavitù è un’altra cosa. La mia schiavitù parte da qui dentro dice indicando col dito la testa, e da qui, portando la mano al petto, ti amo, per questo sono tua, vostra anzi. Mi comincia una sega ma non ci sa fare, non molto almeno.
Mi racconta altri particolari della sua vita, chiede di poter tacere sul suo matrimonio, di interesse penso io, matrimonio che le è stato imposto; dice qualcosa sulla sua prima avventura con una altra donna, ero poco più che una ragazzina e lei aveva qualche anno solo più di me…le piaceva sculacciarmi…La tengo tra le braccia e la carezzo mentre parla e commetto un errore: col dito raggiungo il buchetto e mi attardo. Questo no padrone, per piacere…ora si è irrigidita tutta, trema persino. Un lampo. Tuo marito? Fa segno di si col capo. Non c’è riuscito però. Altro non dice e non cerco di forzarla a parlare. Baci e carezze non bastano a tranquillizzarla. Visto che posso, le vado sopra scopandola con mio comodo e piacere di entrambe, poi la faccio stendere sopra di me col cazzo ben confitto dentro il pancino. Dormiamo, ci svegliamo, giochiamo. La mia donna, le dico. Il mio padrone, replica lei. Mentre comincia a leccarmelo di nuovo intuisco che forse la punizione che le ho impartita riveste un significato particolare per lei. Con quello ho posto il sigillo all’essere suo uomo e padrone. Giustifica così qualsiasi cosa lei faccia. Un’altra cazzata forse, non devo essere molto lontano dalla verità ma… Domani padrone vedrò di imparare meglio, su internet, adesso posso fare solo come so. E’ alle prime armi ma sia pure dopo parecchio, torno in tiro ed esiste solo la sua bocca in cui mi svuoto definitivamente in lunghi inarrestabili sussulti. Va in bagno a sputare, le dico. Ha tutto il tempo per abituarsi all’ingoio, mi dico.
Sono la tua donna, la tua amante, e la tua schiava, ride contenta. Come padrone non valgo un gran che. Non riesco neppure a decidere se farmi dare del voi, del lei o del tu, col risultato che si rivolge a me come capita. Va bene lo stesso, finochè dura. Mi ricorda Mis, la cagna del guardiacaccia, una perfetta bestia da riporto. La testa rivolta al padrone e due occhi adoranti. Comincio a crederci, chissà, se tutto va bene, forse…

La pausa caffè è una abitudine ormai. Quando abbiamo tempo, come oggi, una gran bella abitudine. Io di tempo sapevo di averne, che ne avesse Lizi lo ho capito quando ha spento il suo PC. Vado a fare la doccia, caro, poi vengo e faccio il caffè. Va bene, io mi faccio la barba. Radendomi occhieggio allo specchio il box della doccia ma si vede ben poco attraverso la plastica schizzata dai getti d’acqua. Basta però a farmelo tirare. Sono stato via quattro giorni ed al mio arrivo lei cominciava con le sue cose. Quasi una settimana senza scopare! Quando esce e mi raggiunge le faccio un cenno. Lizi sorride, fa scivolare la vestaglia ed è nel letto. Se lo aspettava ovviamente. Non volete il caffè? Scuoto il capo, del caffè non me ne frega niente. Non adesso almeno. Mi scopro abbandonandomi alle sue carezze sapienti, alle labbra ed alla linguetta saettante. I segni dello sverzino sono scomparsi. é stata l’unica volta che l’ho frustata e mi riprometto di non farlo mai più, ci sono stato male, troppo male. Un conto è sculacciarla, ma frustare una persona no. E’ lei ora che si abbandona, accetta con piacere le mie carezze ed i baci, aprendo le gambe per agevolarmi. Sono tua. Tua, sono la tua schiava…l’ho fatta stendere prona e lentamente, molto lentamente spingo il glande nella fichetta già bagnata, come sempre bastano poche carezze. Ti amo sei il mio padrone. Come sempre passa dal tu al voi, e chi se ne frega? Dalle finestre arriva il rumore della strada. Sono steso sopra di lei. I segni della frusta, lo sverzino, non si vedono più, le ripeto soddisfatto. Lizi tace. Non mi è piaciuto essere frustata, dice dopo qualche attimo, anche se solo con lo sverzino. Non poteva essere diversamente. Mi hai disubbidito, dovevo punirti e certo non bastava qualche sculaccione, poi è stato bellissimo. Peccato dovessi partire. Ma perchè agli uomini piace tanto il culetto di noi ragazze? Forse perché è stretto, certo perchè è proibito, a me comunque piace e lo userò anche adesso. No padrone, per piacere, no. Si, bella, altrimenti uso qualcosa di peggio dello sverzino, certamente hai di là scudisci e fruste più dolorose. In effetti ne ha una raccolta impressionante oltre ad un mucchio di aggeggi di cui non ho voluto neppure conoscere l’uso ed il nome Ma almeno mi metta la crema! No tesoro, a me i culetti sono sempre piaciuti ‘nature’. Te lo allargherò pian piano, vedrai che finirà per piacerti. Mai. Padrone, mai, piuttosto mi metto in caccia e convinco…qui tace e non ci faccio caso più di tanto. Spingo il glande che la dilata lentamente e Lizi si lamenta, almeno un poco. Quando alla fine sono completamente dentro di lei mi trattengo un poco perchè si abitui alla intrusione. Poi la monto fino a svuotarmi. Mi lava accuratamente come le ho insegnato. Io l’ho imparato leggendo un romanzo. Poi usa la bocca per eccitarmi e ci riesce, alla grande. Sta diventando brava con la bocca, veramente brava. Sta anche tentando di imparare a riceverlo in gola, cosa non facile. Più tardi, quando uso di nuovo il suo culetto stretto stretto, non si dibatte, non molto. E’ solo la terza, no la quarta volta che me la inculo e sta imparando. Di fatto è lei che mi insegna come fare. Su internet trova suggerimenti per sé e per me e mi ripete come una scolaretta quello che legge. Io lo metto in pratica. Sta cominciando a piacermi Lizi e molto. La godo due volte. Ti si sta allargando. Lo spero Padrone perchè fa male, all’inizio almeno, quando me lo mette dentro. Continuo a non capire perchè a voi maschietti piaccia tanto, ma se a voi piace…siete il mio padrone. Più tardi, per una sciocchezza, si merita una battuta. Le faccio il culetto rosso paonazzo. Sto anch’io imparando e questo me lo sono cercato da solo sul web: come tenere il polso sciolto, se colpire cambiando sempre posto o no, come tenere le dita…si sto imparando bene. Piange ed i lacrimoni scendono copiosi rotolando lungo le gote, ma quando la faccio inginocchiare a terra lo prende in bocca e lo succhia con elaborata sapienza tanto che riesce a farmelo risvegliare. Il desiderio cresce ed al momento giusto la faccio inginocchiare sul letto. Non pensavo di averne ancora la possibilità dopo i numerosi assalti. Godo nella fica ormai elastica, godo nel culetto ancora in rodaggio, godo dopo i lavacri nella bocca esperta. Sogno di goderla nel sonno che coglie entrambi subito dopo.
Dopo cena, ancora a letto ma entrambi sazi di scopare, quasi sazi, del tutto non lo siamo mai. Per me è come una questione di testa, mi dice. E’ l’idea di farti godere, di riuscire ad eccitarti ancora, anche se sono stanca, se dietro mi brucia come adesso, se…insomma voglio vederti esausto, voglio vedere fino a che punto arrivate e quanto riesco ad eccitarvi. Non ho mai sentito una donna raccontare di uno come voi, padrone. Farei, continua, anzi farò qualsiasi cosa per voi…persino, per quando ho le mie cose o devo assentarmi…Non prosegue ma a questo punto sono incuriosito. Non è una gran figa Lizi, mi piace però. Col passare del tempo si dimostra sempre più mansueta e soddisfa, ormai, sia pur con qualche protesta, soddisfa dicevo anche la mia esigenza più oltraggiosa per lei: darmi il culo. Dire che la amo è eccessivo ma mi piace scoparla anche se la cosa comincia ad essere un poco monotona.
La stringo tra le braccia e percorro il corpo tiepido che sento sussultare di piacere. Si sarà monotono ma mi piace averla a tiro. Certo sarebbe preferibile fosse più formosa. Più il mio tipo insomma. Direi però che la preferivo quando era meno ubbidiente. Si mi piace averla sempre dattorno. Le sto allargando il sederino, lo ho usato anche oggi mica male e lo userò pure domani. E mi farai anche un pompino. Mi guarda perplessa, ho parlato più forte di quanto volessi ed ha sentito queste ultime parole. Si padrone, certamente.
Più tardi, mezzo appisolato le chiedo cosa intendesse prima col mettersi in caccia. Esita, poi me lo spiega. A voi piaccio, meglio vi piace avere sempre a disposizione…il necessario. Ma le stesse cose temo, anzi sono certa vi annoiano. Come a tavola, vi piace variare. Ho i miei periodi, a volte sono molto occupata col lavoro o per lavoro devo uscire o persino allontanarmi da Milano. Pensavo di procurarvi una donna. Mettermi in caccia, lesbicare e farla diventare una succube, come dite voi, una mia succube che poi deve anche ubbidire e soddisfare anche voi.
Mi prende un mezzo accidente. Sei matta le dico. Perché matta? Sapete bene che di donne ne ho trovate parecchie. Sarà solo un poco più lungo e difficile. Voglio farmi il suo bel culetto e l’ha capito. Non le piace prenderlo nel sedere, neanche dopo la lunga pratica che le ho fatto fare. Non ce l’ho neanche troppo lungo. Qualche tempo prima me lo sono misurato, roba da ragazzini e non certo da quarantenni…E’ piuttosto grosso però.
In tiro fa la sua marcia figura e, quel che conta, la manda in stasi a prenderlo in figa. Io non ne ho mai abbastanza, scopo come una faina, lei in compenso gode come un riccio; anche lei non ne ha mai abbastanza, meno, molto meno di me però. Dio benedica il chirurgo, medico, infermiere o quel che fosse, di quel soccorso medico, una stamberga, in capo al mondo. Non le piace ma è una brava ed ubbidiente compagna di letto, succube abbastanza da evitare proteste inutili. Sospira e si mette stesa sulla schiena a braccia larghe, mi porta le gambe sulle spalle, offrendomi la vista e l’accesso alla fessura sotto il cespuglio ed al buco del culetto ormai discretamente usato. Fin dall’inizio niente creme ed ormai niente delicatezze tipo seggiolino. Due colpi nella fica già ben bagnata e premo sullo sfintere. Fatica a rilassarsi, non spinge abbastanza. Peggio per lei. Un colpo di reni neanche violento ed il glande lubrificato le allarga a forza il muscolo. Sei contratta non fare la scema. Spingi o ti faccio male. Forse lo fa, forse ormai il glande è già abbastanza dentro, sospira, si morde le labbra inarcandosi e torcendosi un poco mentre scivolo senza fermarmi ed affondo la spada fino all’elsa. Le prime volte era diabolicamente stretta, con l’uso ed anzi l’abuso direi che siamo a buon punto. Un attimo di sosta, piccola. Si Padrone. Le piace chiamarmi in quel modo. Se a lei piace… Poi la monto, come piace a me, lentamente, con qualche pausa per sgrillettarla perchè così si scuote un poco e sussulta. E’ un guanto stretto stretto che sussultando me lo strizza, roba da matti, qualche volta riesco a godere stando fermo. Non questa volta, ma è più che soddisfacente, è bello anche se non quanto altre volte. A questo punto, forse Lizi manco se ne è mai accorta, passato il male e la paura, rilassata finalmente, sorride e cerca di muovere od istintivamente muove il culo in avanti ed indietro, poco, naturalmente, è impalata. Inarca la schiena, rotea i fianchi, le piace, ci giurerei. Le carezzo il clitoride, mi piace farla godere anche con il mio cazzo nel culo. Porta le mani a coppa sui seni, si inarca di più e geme appena aprendo la bocca in cerca d’aria che poi espira di colpo. Sussulta e sussulto anch’io, più volte, ansimando un poco, mi immobilizzo. Ora mi grava con le gambe sulle spalle e me ne libero. Ho goduto. Abbiamo goduto insieme. Stiamo qualche momento stesi fianco a fianco mentre la luce della finestra si fa fioca e sono, siamo tutti e due, appagati. Mi brucia un poco, mormora, vado a lavarmi. Quando torna ha il vassoio con i pentolini, acqua, detergente e garze. Mi piace farmelo baciare e baciarla. Senza una bella lavata preferisco non farlo, baciarla cioè in bocca, dopo che ha succhiato un cazzo che è stato dove è stato questo. Una pulizia veloce ma meticolosa, poi lo succhia e me lo fa tornare in tiro, almeno un poco. Di nuovo fianco a fianco, ‘pisolenti’ ed appunto quasi sazi, lasciamo passare qualche momento in silenzio. Questa sera non so cosa fare, dice, potrei sgelare il ragout di cacciagione e condire la pasta, oppure farti un risotto. La Lizi cuoca è una specie di moglie, non una schiava o meglio, come secondo me è più corretto dire, una succube. Posso portarti a mangiare fuori. Meglio di no, mangi troppo altrimenti. Un attimo di silenzio, sta certo ideando un menù saporito a basse calorie. Dottore, guarda l’orologio. E’ meglio mi sbrighi altrimenti non mangiamo, ne parliamo dopo. Dottore ha detto. Padrone lo dice la schiava, tu mi dice la cuoca compagna moglie, dottore la schiava/succube che deve parlare di cose serie. Chiamare l’architetto per esempio ed unire i due appartamenti; già scartato, è già unito quanto ci serve e poi… meglio di no. Una traccia possibile, vista per caso è il mucchietto di biglietti del tram nella sua pattumiera. Tempo fa ha proposto di procurarci una bella schiavetta, per quando lei era assente, capita, o per quando è mestruata. Per quando ne ha voglia, Padrone. Io l’avevo pensato immediatamente ed immaginato contemporaneamente gli inevitabili casini tra le due. Era stata lei però a dire che a me piace la varietà in tutto anche se era partita dal fatto che una cucina monotona mi stanca in fretta. Mi sono fatto convincere, ma fiasco. Ci ha provato ma deve aver perso la mano. Una era una lesbica tanto convinta che non valeva la pena provarci, l’altra aveva un casino di parenti, un fidanzato un’altra ancora….una poteva andare ma…non ricordo cosa ci fosse…Insomma, niente. Era stato in parte anche un sollievo per me, non mi piacciono i casini anche se…

Una doccia e mi vesto con biancheria ed abiti che trovo al solito pronti. Lizi sa essere in certe cose una compagna ed una padrona di casa attenta, quasi perfetta. Come cuoca lo è perfetta. Meno o per niente per le pulizie di casa. Per le pulizie viene la somala. Pulisce, lava, stira, fa la tintora. Cinquant’anni e passa, documenti in regola e bocca cucita. Viene da Lizi da sempre, prima ancora che abitassimo vicini. Vive non distante ed è a libro da sempre. Adora Lizi e, credo mi guardi con simpatia. Le piace adesso lavorare solo per noi. Stava distante e lavorava in altre due famiglie che col contratto ha mollato. Solo Lizi la aveva messa in regola. Io le ho trovato casa qui dietro e ce ne è grata. E’ scappata dalla Somalia parecchi anni fa, ha avuto un marito, altro non dice. Tutto perfetto anche con la sua religione che pratica, credo, un poco a modo suo. Vestito come si conviene preparo un aperitivo, niente di speciale o di complicato, spumante, una goccia di amaro, Bitter Campari questa volta, qualche oliva e due salatini. Lo beviamo, seduto sul divano io, per terra appoggiata alle mie gambe lei. E’ diventata una piacevole consuetudine. Speravo parlasse…non fiata. A tavola, ha portato tutto in una volta sola, alla francese avrebbero detto un paio di secoli fa. La pasta, deliziosa, l’insalata di carne lessa fredda con le verdure da mangiare tiepide, la macedonia di frutta. Indossa una gonna nera ad ampie balze rosse, sopra ha la camicetta ed il gilet. Una collana di grosse perle, bigiotteria di buon gusto, completa la mise. Mi piace. Odio la sciatteria. Lizi finalmente ‘cala l’asso, si sbottona’, Il giorno stesso che siete partito ho ricominciato a girare in tram. Ho attaccato bottone con questa e con quella, tutto il giorno. Niente. Tornando a casa ne ho agganciata una. Ci siamo riviste la mattina dopo il sabato al bar e dopo le ho offerto una pizza. Diventa un poco rossa. Età giusta, giovane, quasi troppo giovane. L’ho seguita a casa sua, siamo andate fuori Milano per una commissione e siamo rientrate. Mi ha invitata da lei per la cena, cose veloci, ma sa persino cucinare molto bene. Lizi ora sembra esitare e da rubizzo il viso diventa bianco come la cera. Ho passato la sera con lei, solo a parlare, ma poi, poi ci ho provato. Sono stata con lei, Sonia, tutta la notte. Abbassa gli occhi, preoccupata. Non erano questi i nostri accordi, le dico serio serio anche se mi scappa da ridere vederla così imbarazzata. Ma vai avanti. Direi che hai fatto di necessità virtù, ma se la carne non soffre, la verdura si fredda. Abbiamo finito il primo piatto, e mi serve la carne e la verdura appunto. Manca forse un poco di aceto che aggiunge ad entrambe, poche gocce di aceto balsamico di quello buono, non so dove se lo procuri. Gusto il capolavoro e do atto apertamente delle sue capacità culinarie: avanzi e tanta arte, anzi genio, le dico. E geniale si dimostra ancora, l’insalata di Chioggia ai ferri; è appena appassita, croccante come deve essere. Impieghiamo qualche minuto a gustare il piatto. Parlo io di sciocchezze del mio lavoro, continuo gustando la macedonia.

Il caffè, sul divano io, la testa sulle mie ginocchia lei che riprende il discorso. Mi interessa e molto, ma in parte lo celo. Adesso continua, cara, parlami di questa Sonia, non mi sembri convinta, non del tutto almeno. Infatti. Dico solo che è bella, colta, frequenta lettere e lo studio va molto bene, le piace studiare. Le ho chiesto se ha un ragazzo e mi ha risposto di non averne mai neppure sfiorato uno. Più tardi ho… ho constatato che è vergine. Restiamo entrambi in silenzio. Non ho mai sverginato una donna ovviamente. Da un lato la cosa mi attira ma al tempo stesso almeno mi preoccupa e mi preoccupano le potenziali difficoltà, i problemi che potrebbero derivarne. Ho avuto, continua Lizi, sono stata con altre ragazze o donne che non avevano mai…altre ragazze vergini ma… era un caso diverso, le pare? E poi? le chiedo. Volete sapere come…Ma no, non sono poi così morboso, lo sai, mi interessa però cosa ti metta dei dubbi. Si, per certo ha dei dubbi. Durante… bene, eravamo a letto, e dopo, insomma si parlava per conoscersi, e le ho fatto qualche domanda, su di lei, sulla sua famiglia, sui suoi amici, le solite cose. In un modo o nell’altro non mi ha detto niente, assolutamente niente, solo dopo, abbracciate dopo…capisce, avevamo, non servono questi particolari, la interrompo, si avete ragione, dopo la ho abbracciata e baciata e lei si è messa a piangere e mi ha chiesto se volevo rivederla perchè era sola al mondo, senza nessuno, niente amici niente parenti, assolutamente nessuno. Sono le sue parole. Mi ha fatto tenerezza Padrone, una tenerezza infinita. Di nuovo ci penso su. Certo, mi dico,se non ha nessun parente, e neanche amici…potrebbe anche… meno problemi. Cosa ne dite? Non so Lizi, non so. Dovrei farti qualche domanda, vorrei capire un poco di più. Certamente. Domande scabrose, cara. Si, certo. Va bene allora. Hai avuto difficoltà ad attaccare bottone? Un poco,… certamente un poco più del solito, ed ha esitato quando le ho chiesto di fare la prima colazione insiemi. Poi direi basta. Abbiamo chiacchierato, a lungo al bar, di niente. Volutamente sono arrivata in ritardo, alle undici invece che alle dieci In realtà la sorvegliavo da fuori temendo se ne andasse scocciata. E’ rimasta. Un caffè ed erano le dodici, voleva offrirmi l’aperitivo ma non ho voluto, un giro di vetrine ed ha accettato la pizza. Mi ha chiesto lei di accompagnarla fuori città, con i mezzi, e non ho proposto io di andare a cena da lei. Senti, ti ha dato l’idea, ti sembra possibile di essere stata la preda e non la cacciatrice? Alza il capo seria, ci ho pensato, ed è no, di certo no. Direi che mi si è attaccata, attaccata…non sono certa del perchè, forse è sola, disperatamente sola. Ed ha trovato , proseguo io, una che ha saputo incrinare la sua corazza. Forse è così. Senti fammi un altro caffè per piacere. E sbarazzo anche, dice. Voi pensateci Dottore.

Ho alcuni quesiti pronti quando torna sedersi. La faccio sedere, cosa rara, sul divano con me. Devo farti qualche domanda, domande più intime. Mi serve a capire, forse, a fare almeno qualche ipotesi. Si, certo. Primo, ti piace, ti piacerebbe tentare, oppure c’è qualcosa di fisico, oppure di istintivo che ti frena, insomma, a letto ti è piaciuta? Era la prima volta, ci sono andata piano, con prudenza, ma non c’è niente in Sonia che fisicamente od altro mi ripugni, certamente no, niente. Questa era la premessa, hai detto che sei certa non fosse lei a caccia, ragionevolmente certa almeno. Esita un attimo appena. Certa al novantanove per cento. Si può sempre sbagliare, vero, ma, in questo caso lo ritengo molto, molto improbabile. No sono sicura. Va bene, adesso il resto. A letto, si è mostrata ritrosa, timida, alle prime armi oppure tutto il contrario? Timida un poco, vergognosetta un poco, esperta non moltissimo ma certo non era la prima volta. Dobbiamo saperne di più. Ma come dottore? Come? Nel solito modo. Te la porti a letto, ti piace e non sarà un grosso sacrificio. La corteggi e te la porti a letto, da lei od anche da te, io scompaio e te la porti da te o persino qui. Sarà facile sapere allora da dove viene e prendere informazioni. Potrebbe essere una caccia balle, avere tre mariti e dodici padri ferocemente gelosi, sei fidanzati…oppure può essere sola come dice. Una cosa però, la più importante. Deve sapere qualcosa di me, di noi, ed è il difficile. Deve sapere di essere lei che caccia di frodo nel mio territorio e non viceversa, sopratutto quando fosse il momento di mettere le carte in tavola. Se lo ritieni possibile. E’ quantomeno difficile, dice incerta. Ne parliamo a lungo anche dopo che ci siamo coricati. Volete che vi concili il sonno, Padrone? Ovviamente è un si e ne segue un pompini al solito perfetto. Ormai lo accoglie in gola con maestria e ne è fiera. Per il resto vedremo. Certo se lizi si innamorasse di quella sarebbe un disastro ma è un pensiero che balugina appena mentre mi sciolgo nel sonno. .

Ho visto Sonia una volta sola dopo un appostamento, un agguato anzi. Dopo qualche telefonata si sono accordate per un panino, uno spuntino veloce dopo le lezioni del mattino, vicino l’università. Una cosa veloce appunto perchè poi Sonia aveva una esercitazione. Non era l’ideale, ma meglio che niente. Dimostra meno dei suoi vent’anni. Li deve avere se frequenta il secondo anno. Sono nascosto da un separé di plastica che imita una specie di siepe, mangio, anzi ho davanti dei cannelloni abominevoli che ‘spantego’ per tutto il al piatto per poi lasciarli stare nonostante abbia fame. Devo girarmi per guardare la porta e lo faccio in continuazione, sono in ritardo. Butto via l’abominio ed ordino un cappuccino, aspetto un poco ansioso. Arriva il cappuccino e quando mi giro di nuovo si stanno sedendo. Appendono dietro il loro tavolino i soprabiti e nel girarsi la vedo bene, per un momento solo ma basta. Un viso deliziosamente perfetto, capelli biondi, sotto il golfino, a tenderlo c’è un pregevole petto, direi pieno ma non eccessivo, come piace a a me. Girandosi poi per scostare la seggiola e sedersi mostra un culetto alto ed armonioso che riempie i pantaloni piuttosto attillati. Poi vedo poco d’altro, mi volta la schiena, il bar si riempie di studenti ed io ne approfitto per pagare e filarmela non visto. Devo continuare, mi chiede Lizi al telefono. Ho quel lavoro da fare in biblioteca, poi, se Vi sta bene, vado da lei. Mi ha di nuovo invitata a cena da lei, a casa sua. Certo che mi sta bene, pensi di passarci la notte? Non so, credo proprio di si, domani però devo finire quel lavoro. Se non lo consegno…

E’ cominciata così, e dopo tre mesi quasi quattro non siamo andati molto oltre. Di progressi ne facciamo pochi. Con Sonia almeno. Di lei so tutto, da dove viene, perchè è sola, che ha una proprietà, alcuni vigneti che se non ne fanno una ragazza ricca, le permettono di campare. La parente alla lontana che la ha allevata dai dodici anni in su è scomparsa dalla sua vita così come era arrivata. Come e perchè? Mistero. Al paese non la conoscevano quasi, l’hanno vista arrivare quando Sonia è rimasta senza i genitori e senza altri parenti. L’hanno poi vista scomparire appena Sonia ha raggiunta la maggior età. Quel giorno, l’unica volta che la ho veduta ed apprezzata, Lizi è tornata da me alle undici incazzata dura. Avevano cenato, parlato di tutto tranne che di lei, poi con gentilezza, dicendo che era stanchissima l’ha cortesemente messa alla porta. Un bacio sulla guancia mi ha dato e basta! Le puzzava un poco il fiato, forse… Forse cosa? A certune, quando abbiamo le nostre cose capita. Qualche breve ricerca per sapere ben poco.
Si sentono al telefono di tanto in tanto. Si sono riviste per una pizza o per fare insieme qualche acquisto ma niente d’altro. Si è appoggiata a me, pesante, mi ha stretta la mano ospirando… La volta dopo: è stata fredda come mai. Non ha quasi fiatato per tutto il tempo, non so, non capisco…La volta dopo ancora: non la ho mai sentita così vicina, trepidante, quasi innamorata direi. Non so, diamole tempo. Sono trascorsi quasi quattro mesi e di tempo ne ha avuto. Sono a letto da solo, di mattino. Lizi, dopo la prima colazione si è messa a lavorare mentre io mi radevo dopo la doccia, con comodo, la donna rifaceva la stanza e fretta non ne avevo. Sto finendo un lavoro che consegnerò tra tre settimane e ne ho iniziati altri due per i quali ho tutto il tempo che voglio. Lizi deve consegnare oggi stesso invece e, come sempre è frenetica, piena di dubbi. Meglio lasciarla stare. Una volta le ho detto che invece che migliorare li peggiorava i suoi lavori; quasi mi cavava gli occhi. Un goccio di colonia sul viso e sono pronto. La donna ha bussato dicendo che la stanza era ‘fatta’. Mi secca per Sonia anche se nel frattempo non lo ho tenuto a riposo, c’è Lizi, sempre più docile ed ubbidiente, quasi sempre almeno, e quando non lo è, mi ha insegnato cosa fare. Mi ha anzi regalato il necessario per immobilizzarla ed un frustino…ormai un poco so usarlo, ho fatto esperienza.

Tre mesi prima, in pieno tira e molla con Sonia. Lizi mi chiama al telefono Ho incontrata una vecchia conoscente, allora aveva un amico, adesso ha un marito, non lo stesso però. Si ferma a Milano per qualche giorno. Ha la mia età, non è bellissima ma tutt’altro che brutta e forse…le ho detto che ho un uomo, ho fatto caoire che siete il mio padrone. Le ho anche detto che ho il mio appartamento. Se volete, la faccio venire da me, la ospito, non sono però certa del poi. Incespica un poco nel cercare di dire che con Lizi di certo ci sta ma non sa se accetterebbe il resto. La sento però eccitata, entusiasta. E’ lesbica la mia Lizi, inciampata in un tizio, me, che le ha mostrato che anche gli uomini…possono servire, ma adesso ha una voglia matta di una rimpatriata secondo le vecchie abitudini, è chiaro. Ma si. Portala al ristorante, non Da R…da L poi vedi tu. E’ li con te? No, devo raggiungerla tra una mezz’ora. Sentite Padrone, datemi un paio d’ore da quando arriviamo da me, poi, se vi faccio squillare tre volte il cicalino, venite, fingete di incazzarvi ed il gioco forse è fatto. Va bene, vado a disconnettere l’apparecchiatura. Perché mai? Perché, la privacy, hai diritto di…fare le tue cose…No Padrone, ed anzi vorrei registrare tutto, dovete quindi lavorare per avere delle buone immagini. Ha comprato e pagato tutto lei prima che ci conoscessimo. Ci siamo divertiti a registrarci ma, se uno non dirige il tutto, viene uno schifo. Considerato che la parte di casa rimasta a Lizi è un bagno ed un ampio monolocale, le sei telecamere camuffate dentro altrettanti faretti, coprono ampiamente ogni angolo, nessuna però in bagno. Mi sento un ragno al centro della tela in attesa ma un poco mi vergogno, mi sembra di essere anche e sopratutto un vecchio guardone bavoso. Spengo o lascio acceso in automatico? Sarà poi lei a decidere cosa farne, belle o brutte riprese che siano. Poi, con Lizi, è tutto un gioco. Succube Lizi? Un poco si, ma un poco solo. Le piace giocare alla schiava, schiava però di un padrone un poco pirlottone. Mi piace sculacciarla ma con la frusta, una frusta tecnologica che fa relativamente poco male e non rovina, segna poco insomma, ci vado piano, anche se lei grida come una ossessa nel bavaglio. Dieci minuti dopo già ride. Quasi ci ride sopra, non del tutto però. Un poco male fa anche usata come la uso io. Eccole. Sento la porta dell’ascensore che sbatte, poi la porta che ci riserva il pianerottolo e la porta di casa sua. Non è poi gran che, ma brutta no, tutt’altro. Entra Carla. I sensori di movimento hanno acceso il sistema e due faretti si sono puntati sulla porta: primo piano e campo largo. Forza Carla sono solo dei faretti che si muovono. L’altra risponde…in tedesco. Parla in italiano, devi dargli una rinfrescatina. Ma quella risponde nella sua lingua che conosco ben poco. Vanno entrambe in bagno, off limits. Resto incerto, poi metto tutto sull’automatico e spengo. Riaccendo dopo un paio di ore. Inquadro un letto abbondantemente disfatto e vuoto.

Nel letto siamo in tre, come ormai è già successo, non spessissimo ma è successo. In mezzo c’è Luciana. Piccolina e formosa. Anche lei come le altre, belle donne ma normali, mai sventole da urlo come Sonia. Luciana è sposata, quarant’anni, forse di più ma certamente ben portati ed in forma. Certo potrebbe avere tutti gli uomini che vuole. No cara, non voglio. Non ho mai tradito mio marito, non l’ho mai fatto. Sembra convinta e può benissimo essere vero, ma non me ne frega un cazzo. Viene da Lizi un paio di volte la settimana, di pomeriggio, poi torna da mogliettina fedele e madre affettuosa a casa ad accudire i due figli adolescenti ed aspettare la possibile telefonata del marito lontano: naviga. Scarmigliata, ansante, risponde però all’abbraccio della mia cagna da riporto che ha deciso di rompere gli indugi e di farmela scopare. Sembra una gatta in calore Lizi, si muove lenta, sinuosa, le dice sempre di si per poi fare quello che vuole. E so che ora vuole usare la frusta. Vuole piegarla, sarebbe una schiavetta amante per entrambi molto comoda. Assenti i figli in gita scolastica all’estero, ieri ci ha fatti andare a casa sua. Niente di male se qualcuno ci vede entrare e, se quello telefona, nessun pericolo. Abituata ormai a vedermi girare attorno non ha molte remore. Al suo rifiuto di fare l’amore con Lizi ho pennellato sul culetto paffuto e morbido una sculacciata coi fiocchi, poi Lizi la ha consolata. Non è la prima volta che la sculaccio, mai però così forte ed a lungo. Vado avanti fino a quando Lizi non dice basta. Le piace baciarla, stringerla mentre singhiozza e sentirla scuotersi per poi sciogliersi e pian piano chetarsi. Allora Luciana risponde alle avance di Lizi, ai suoi baci, si fa carezzare e risponde alle carezze. Già, ogni volta portarla a letto è un problema, non vuole mai, poi però si lascia convincere da una buona battuta. E’ fatta così la nostra Luciana, ci abbiamo impiegato qualche tempo a capirla. Poi preso l’aire, non si ferma più. Con Lizi almeno, se io vado a tampinarla…guai. Osserva indifferente la mia donna che mi fa un pompino ma la infastidisce se me la scopo. Valla a capire. A Luciana non spiace a questo punto sentirsi indifesa, preda, e Lizi ne approfitta. Ti voglio legare ed imbavagliare. Ma…Perché. Perché ne ho voglia. E se dici di no non mi vuoi bene e me ne vado, non ti voglio più. L’Occhiata di Luciana verso di me, è veloce ma eloquente. E’ chiaro di cosa abbia paura. Non ti prenderà senza il tuo permesso. Sono certo che la immobilizzi e la imbavagli senza dirle dello scudiscio per poi frustarla ben bene e convincerla così a farsi fare tutto quello che vogliamo. Invece le spiega che la frusterà, che le farà molto male ma che i segni saranno scomparsi per quando torneranno i figli. Che deve accettarlo se la ama. Non ci credo: rifiuta, discute… accetta. Lo scudiscio ha un sibilo maligno mentre scende veloce e ad ogni colpo la donna sussulta. Non moltissimi colpi, pensavo ne servissero molti di più. E’ madida di un sudore sgradevole ma una doccia la pulisce e ristora. Ancora bagnata protende le braccia a cingere il collo della mia donna, ne cerca la bocca, si inginocchia a lambire i seni scende a cercare il tesoro nascosto del sesso. Nel letto tra noi per la prima volta accetta i baci e le carezze che le prodigo goloso. Tu mi appartieni, sei la mia donna, dice Lizi. Lui è il mio padrone. Tutto ciò che ho è suo. Resteremo qui questa sera e domani, Torneremo a casa lunedì mattina ma tu ci raggiungerai nel pomeriggio. Si cara. Esita, e lui? Lui farà quello che vuole, è il Padrone. Abbassa il capo ma non piange, non protesta. Protesta solo un poco quando me la chiavo. Protesta di più quando l’indomani le svergino il culetto. Peggio ancora per il primo pompino. Ora siamo veramente soddisfatti tutti e due. A casa quel lunedì troviamo un messaggio di Sonia…

COMMENTI E CRITICHE SPASSIONATE MI FANNO PIACERE E MI SERVONO.
Rispondo a tutti. sbrochea@yahoo.it


E’ stata una giornata un po’ folle. Rientrando a casa dopo due giorni passati con Luciana, ho trovato un messaggio urgente. Non ci facevo più conto di ricevere quell’incarico, ed avevano una gran fretta. Una telefonata per concordare l’incontro e sono corso alla stazione. Lizi ha trovato invece una mail di Sonia.
Non ci capisco niente, mi dice, non riesco a capire cosa voglia dire. Non ho tempo, perdo il treno, ne parliamo questa sera. Ed ora, dopo cena, a letto leggo e rileggo la lettera. Ci capite qualcosa, Padrone? Io non ne sono sicuro e scuoto la testa. E tu? No, niente. Solo che ha una gran confusione in testa. Dovrai rispondere qualcosa, e subito anche. Ma cosa le posso dire, ne avete idea? Forse, stampa un’altra copia, due anzi. Schizza dal letto diretta in sala dove ha il pc, sono solo le dieci e la vista del suo culetto mi fa venire voglia di dedicarmi a quello mandando al diavolo, rimandando il resto a domani mattina. Lui è ben presente ed arzillo, mi dice che ne ha voglia e basta lo stringa un attimo che cresce già piuttosto speranzoso. Ci guadagno un’occhiataccia di Lizi che rientra. Certo potrei obbligarla…meglio di no, poi la cosa è solo rimandata a più tardi. C’è una parte della logica, spiego, che ti permette di prendere un testo lungo ed arzigogolato e capire cosa voglia dire in concreto, sempre dica qualcosa. Non funziona sempre però. Mai sentito, fa lei. In due viaggi procura il necessario, manca una tavoletta su cui appoggiarci e sempre lei va a prenderla di la da lei. E’ o non è la mia schiavetta? Non ci spero molto, è la prima volta che lo faccio, le dico. Invece qualcosa salta fuori, non molto ma abbastanza per capire qualcosa di più. Tolti avverbi ed aggettivi inutili, giri di parole e frasi in contraddizione le une con le altre ( annotate a parte), le ripetizioni e fantasie, le considerazioni sui suoi studi e le lunghe elucubrazioni sulle compagne ed i compagni di studi, le speranze per il futuro ed i ricordi, dei genitori e della donna che la ha cresciuta, tolto tutto questo, resta ben poco che va capito e riassunto.

‘Sonia è sola, niente parenti e nessuna amica cui aprirsi. Incontrando Lizi ha pensato di trovare una persona di cui fidarsi, ma ha saputo che è di un uomo.’ Metto giù la biro. Non è molto. No Padrone, e tutto il resto? Lo buttiamo via? Le piacciono le donne, credetemi, e se non spesso, c’è già stata, ma qui non c’è niente. La seconda volta che ho mangiato da lei, non posso giurarci, ma mi aveva invitata per fare il bis della volta precedente, le era piaciuto. E’ diventata fredda durante la cena e mi ha poi letteralmente cacciata. Se ben ricordo le avevi già accennato di me. Certamente, fin dalla prima sera, dopo aver fatto l’amore e prima di ricominciare a farlo. Nella pausa sigaretta. Lizi non fuma ma chiama pausa sigaretta quei momenti di abbandono dopo l’amore. Secondo voi può insistere tanto sulle compagne che nomina perchè voleva farsele ed invece le hanno dato buca? E secondo te, non poteva avere qualche idea sui compagni che ha nominato per poi per qualche ragione ‘
Mezzanotte è passata da un pezzo, la via ormai è quieta, rari i tram. Mettiamo da parte tutto, le dico, domani mattina vedremo cosa fare e come farlo. E’ una delle poche sere che non mi faccio fare almeno un pompino. Vergogna!

Non mi rifaccio neppure a colazione il mattino dopo. Una consultazione abbastanza rapida perchè è lei ad avere una giornataccia di lavoro. Poi la mail parte. -Cara Sonia, rientrando ieri sera ho trovato il tuo messaggio e sono stata sveglia fino alle tre cercando di interpretarlo senza riuscirci. Mi sei mancata molto e domani sera voglio vederti, parlarti ed avere quelle spiegazioni che mi devi. Non posso e non voglio continuare più in questo modo. Ti chiamo domani per sapere a che ora vederci, da te. Tua LIZI.-
Ne parte un altra, per Luciana, ancora più imperativa. Poi se ne va ridendo. Avete visto che penso a voi?
Mi toccherà rifarmi il letto, riordino per cominciare cucina e bagno, la cameriera oggi non può venire, poi aspetto lavorando al tavolo della sala con le dita incrociate. Spero che la mia Lizi non sia stata troppo frettolosa nel giudicare Luciana già domata. Ai miei timori ha scosso le spalle. In ogni caso avete tutto il necessario per darle una bella ripassata: frusta, manette e bavaglio oltre a quello che piace anche a me. A lei è piaciuto e molto. Mi immergo nel lavoro che chiede tutta la mia attenzione, solo un paio di volte guardo l’ora. Ho appena finito di mettere giù una prima bozza, sta venendo bene, ho trovato uno spunto, in una banca dati, che potrà essermi molto utile, ma sono stanco. E’ mezzogiorno quasi, Valeria avrebbe dovuto essere qui già da qualche minuto e quasi sono contento ci abbia snobbati. Bevo un bicchiere d’acqua. Si meglio così anche se sono parecchio deluso. Amen. Devo rimettere in ordine la camera da letto, almeno rifare il letto e mi avvio, non mi piace rinviare le cose. Non è venuta. Però meglio una come Valeria adesso, è pue sempre una bella donna…Sonia? Uno schianto ma anche solo una illusione. Suonano, è proprio Valeria. Io sono in vestaglia, come sempre quando lavoro. Lei si guarda attorno e vede una sala da pranzo piuttosto elegante ed in ordine a parte il tavolo ingombro di fogli di appunti scritti a mano od usciti dalla stampante. Stavo lavorando, dico come un imbecille, Lizi non è ancora rientrata. La vedo esitante, dammi il soprabito. Di proposito parlo con un tono neutro da conversazione ‘normale’, mentre sono in ansia, temo voglia andarsene. Come trattenerla se dice di lasciarla andar via? Questa donna l’ho picchiata, diciamo che la ho sculacciata spesso nelle ultime settimane, l’ho vista torcersi e gemere di piacere nel letto e tra le braccia di Lizi. L’ho anche vista torcersi mentre veniva frustata ed infine, tra sabato e domenica, me la sono fatta in tutti i modi. C’era però Lizi, la mia cagna da riporto a tenerla buona, come con le altre in precedenza. Vecchie amicizie od incontri casuali che da perfetta cane da caccia ha portato al padrone. Anche Valeria è un incontro casuale che potrebbe però diventare qualche cosa di più, ed è venuta, per Lizi certo, ma ha trovato me, il padrone di Lizi quindi anche di lei, almeno in teoria o secondo la teoria di Lizi. Mentre riordino le mie cose vai in cucina a vedere cosa puoi preparare da mangiare, poi c’è da rifare la camera da letto anche. Non era quello che si aspettava e neppure quello che aveva temuto non trovando la sua amante e padrona. Indossa un completo semplice ma elegante, da mattino. Accessori e scarpe perfettamente adatte al completo, gonna camicetta e bolero. Truccata e pettinata di tutto punto, deve aver passato la mattinata tra parrucchiere ed estetista. Non sa cosa fare o dire, il viso lungo per la delusione, quasi ballonzola sui piedi per l’incertezza. No, io pensavo che. L’interrompo. Lizi, la tua padrona ha detto di aspettarla e di renderti utile. Volto le spalle per sgombrare il tavolo. Riunire le carte, spegnere i due pc, riporre il tutto, porta via qualche minuto, ma lei non si è mossa. E’ pallida, forse vorrebbe piangere, certo vorrebbe scappare ma non osa. Trema visibilmente quando mi avvicino. Non le hai le orecchie? Devo insegnarti la educazione a sberle? Questa volta ti faccio la faccia gonfia, oppure preferisci che sia lei a rimetterti in riga? Respira con le labbra schiuse e due lacrime cominciano a scendere dalle gote. Mio marito i bambini…Non ho minacciato, non la ho ricattata, fa tutto da sola, nella sua testa. Mi fa quasi pena, è l’immagine del dolore e della vergogna. Ci sei, mi dico, invece quando la abbraccio per baciarla reagisce come una erinni. Sono io a non ragionare con sufficiente lucidità. Lo schiaffone arriva più o meno dove deve, sull’orecchio, senza cioè lasciare segni. Internet docet. Il manrovescio invece finisce sulla guancia ed il segno verrà di certo fuori e durerà qualche giorno. Ormai ho cominciato e vado avanti. Su questo divano ho sculacciato Lizi un numero notevole di volte, Le tiro giù le mutandine di pizzo bianco e le faccio le chiappe rosse. Mugola nel bavaglio, scalcia, cerca di liberare i polsi, ma ottiene qualche bello scapaccione in più, fin quando non si abbandona quasi inerte. Via bolero, camicia, maglietta e reggiseno. La porto di peso in camera, la appendo al lampadario. Sono incazzato, stronza, non dovevi graffiarmi. Ammiro e smanaccio le due belle tette, il resto è ancora coperto dalla gonna, almeno per qualche momento ancora. Non c’è pericolo che il lampadario ceda. Il gancio cui è appeso fu a suo tempo, dal precedente proprietario, costruito per sopportare pesi ben maggiori ed i muri sono insonorizzati. Ma non me la sento di ascoltarla mentre grida. Anzi sono tentato di piantarla qua. Ma l’ho già scopata una volta e non mi sembrava, dopo i primi no e qualche lacrimuccia, le fosse poi spiaciuto. Tu sei mia, le ha sibilato Lizi, ed io sono sua, è il mio Padrone. Tutto ciò che possiedo è suo, quindi anche tu. Gli appartieni. Per quanto incredibile dopo poco Luciana aveva accettato e me la sono chiavata…Se tutte le volte che Lizi se la porta a letto, come succede un paio di volte la settimana da due o tre settimane, bisogna, devo anzi farle il sedere rosso, oggi sono dispostissimo a usare la frusta. Non quella di sabato, quella ancora più leggera che uso quasi per gioco con Lizi. Niente tagli e sangue, niente ematomi vistosi, solo segni rossi che scompaiono in fretta. Slaccio la grossa fibbia della cintura, i gancetti e la lampo. Perché mai le donne amino queste complicazioni me lo chiedo da tempo. La gonna cade formando una corolla attorno ai suoi piedi. Si, ha dedicato molto tempo per prepararsi, Sul viso deformato dal bavaglio brillano gli occhi un poco vacui per la paura. Se prometti di non gridare ti frusto di meno. Scuote il capo. Mi riempio gli occhi e le mani delle sue forme un poco troppo piene, la forzo a schiudere le cosce carezzandone la piega riposta con le dita, per ora è asciutta, per ora. Poso e premo sul buco del sedere il manico della frusta, si dimena tutta. Non ho nessuna intenzione di incularla con quello, ci metterò dentro ben altro, le dico,un bel cazzo, piu grosso di questo. Quattro scapaccioni la fanno già bagnare, mi aveva detto Lizi dopo la prima volta con lei, vedrete Padrone quando la frusteremo. Colpisco i seni, i glutei e l’alto delle cosce, più volte ma con forza trattenuta. Mi devo far forza per colpirla, non mento a me stesso al punto di sostenere che faccia più male a me…e la voglio. Voglio spazzare le remore che le fanno dire no quando vorrebbe dire come ha già detto, si. Senza toglierle il bavaglio la immergo nell’acqua appena tiepida, verso le poche gocce che servono a far svanire più in fretta i segni. Per un attimo è estremamente doloroso mi ha detto la mia schiava, poi passa. Tengo ben stretta la fune che le stringe i polsi. Si dibatte nella ricerca di una impossibile fuga, poi, lentamente il dolore si attenua e la posso far uscire, asciugarla, sringerla tra le braccia. Mi avete fatto male, tanto male. Nel dirlo si stringe a me per poi porgermi le labbra. Devo nondimeno sospingerla verso il letto, vincere le ultime remore.

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Ho dovuto sospingerla e trascinarla oltre la porta in camera da letto. Eppure un attimo fa sembrava si fosse arresa, di sua iniziativa mi ha baciato, sembrava accettare l’inevitabile o quello che doveva ritenere inevitabile: Luciana non sa rinunciare a Lizi che mi appartiene, quindi Luciana deve accettarmi come suo Padrone. Ora sono io titubante. Non sono uno che si porti a letto una donna a suon di sberle, non ho mai picchiato nessuno in vita mia, da adulto almeno e fin quando ho conosciuto Lizi. Luciana però la voglio a qualsiasi costo, quasi a qualsiasi costo. La voglio da quando la mia cagna da riporto, Lizi, me la ha fatta vedere in lacrime nel suo letto, di la, nel suo appartamentino. Sapeva che Lizi ha un Padrone, anche se a me viene un po’ da ridere ad essere chiamato così. Si è fatta rimorchiare in tram e la mattina dopo si è fatta portare a letto. Mio amato Padrone, mi disse ridendo Lizi la sera stessa, questa, Luciana è vergine, non è mai stata a letto con una donna prima d’ora. Ne sono arcisicura. Mi ha pure spiegato da cosa traesse questa certezza. E’ lei l’esperta di amori saffici, una grande esperta e le credo. Se l’è fatta venire in casa sua per un paio di settimane quasi tutte le mattine, l’ha fatta innamorare ma sopratutto ne ha fatto un essere tremebondo ed ubbidiente, con Lizi almeno. Pur essendo sempre presente, dopo le prime due visite, almeno per i primi momenti, non capisco come ci sia riuscita.
Luciana, tutte le volte, arrivando, dice che è venuta per fare due chiacchiere tra amiche. Protesta e si oppone a farsi spogliare per andare a letto con Lizi, che chiama me ed io la sculaccio sul culo nudo fino a farla piangere. E’ l’atto di resa che sempre sottoscrive, pur giurando che non tornerà più. Torna sempre. Detto così è pazzesco; lo è meno osservando i giochi tra le due. Lizi giura che non la toccherà mai più. Luciana non vuole crederci per poi cascarci di nuovo. Solo alle mie avances, pur sollecitate da Lizi, è stata irremovibile fino a sabato. Solo dopo che l’ho scopata mi ha chiamato Padrone, ma a bocca storta. Oggi è caduta nella trappola; pensava di trovare Lizi ed invece ad aspettarla ha trovato me. E’ pallida come un cencio, con ancora i polsi avvinti da un laccio, solo cordoncino per le tende. La stringo e la sento abbandonarsi contro il mio petto, temo stia per svenire. Mi piace, la voglio anche se non è una strafiga da televisione e nessuno la sceglierebbe per i manifesti che pubblicizzano costumi da bagno. Mi piace e la voglio, nonostante abbia quarant’anni, le tette un poco pendule qualche po’ di cellulite e tre od anche quattro chiletti di troppo. Ha messo al mondo, allattati e sta crescendo due figli adolescenti, tutto da sola perchè il marito per lavoro è lontano dieci mesi l’anno. Mi piace il suo viso regolare, mi piacciono gli occhi color marrone chiaro, mi piace la sua voce sopratutto quando Lizi la porta s spirarle tra le braccia ed emette un sospiro roco. Mi piace, la voglio; le ho sciolto i polsi che bacio. Ci sono i segni della legatura. Ti ho fatto male, ho stretto troppo. Lei scuote appena il capo, non importa. La stringo ai piedi del letto, la bacio di nuovo e di nuovo risponde ai miei baci ed anzi si stringe a me cingendomi il collo. Il letto è in disordine, lo sistemiamo insieme, le dico. Di nuovo scuote il capo. Lavoro da donne, Padrone faccio io. Sullo zigomo ora il rossore è ben visibile. Vado a prenderti una cosa. Quando torno sta sprimacciando i cuscini e vederla basta a farmi battere il cuore più forte. Dio mio, me ne sto innamorando, sarebbe un casino. E’ quasi l’ideale come schiava o come succube che è più corretto. Ha un marito sempre lontano. I figli frequentano una scuola privata e rincasano il tardo pomeriggio. Se ci mettiamo gli amici e lo sport non ci intralciano. Si lamenta anzi di vederli troppo poco. Lo sci l’inverno e qualche gita quando la neve non c’è più ci potrebbero permettere persino di bypassare le telefonate serali del marito. I vicini? Che c’è di male che riceva per cena o per un caffè una distinta coppia della sua età? Stesi fianco a fianco parliamo di questo e di altro, controllo che il gel sia stato assorbito. Mi spiace di averti colpito. La stringo a me e la bacio. Non risponde ed anzi sembra ritrarsi. Scoppia poi, d’improvviso in un pianto dirotto. Cara non piangere… su…che hai? Teneva gli occhi chiusi e li spalanca, uno sguardo d’odio. No, Non odio, paura. Ha paura di me, l’unico uomo che l’abbia posseduta e che sta per possederla di nuovo, oltre il marito ovviamente. Una educazione borghese, una vita intera su binari certi, poi Lizi, e poi ancora io. Capisco che il mondo le stia crollando addosso, ed ha paura del futuro. Non voglio farti del male e non te ne farò mai. Sto per dirle che la amo ma riesco ad impedirmelo, eppure è vero, la amo. Non ti farò mai del male, non metterò mai a rischio la tua serenità familiare, non correrai il rischio di perdere l’affetto e la stima dei tuoi figli, ma sei mia, devi essere mia. In realtà son stato sul punto di concederle la scelta, poteva andarsene…pazzo, sono pazzo, non voglio privarmene. Mai. Almeno ora lo penso, in futuro, chissà! Se lei passa da uno stato d’animo all’altro io non sono da meno. Ora son disposta a sacrificarmi per lei e subito dopo elucubro piani che prevedono… roba da anni di galera. Sfioro lo zigomo dolente. Fa male? Mi spiace non dovevo. Non fa male Padrone, sarebbe bastato un poco di fondotinta a coprirlo e…e me lo sono meritata, non dovevo io…si gira un poco e protende il viso e la bocca, mi bacia con passione, stringendosi a me ed al tempo stesso intrecciando le gambe alle mie. Poi è follia pura. Mi attira a sé e sopra di sé allargando le cosce in una offerta totale, disinibita, quasi animalesca. Ed un animale in piena foia sono io pure. Sto per penetrarla ma un briciolo di ragione mi avverte che le farei male nella mia di furia. Mi scosto un poco, la carezzo e cerco le sue carezze. Direi che non sia molto esperta. Immagino il marito, molto scafato, che con la moglie fa il gentiluomo vecchio stampo; la deve trattare come una bambolina di porcellana. Si meraviglia che le stringa tra i denti i capezzoli, che li torca portandola prossima alla soglia del dolore. Senza disgiungere le bocche porto le mie dita nei punti più sensibili del suo sesso, trovo in alto tra le grandi labbra il leggero rilievo del clitoride. Con i primi suoi umori ho umettato il polpastrello Gli ruoto attorno, lo sfioro delicatamente e torno a bearmi del suo petto florido, dei capezzoli forse per molti troppo grossi e scuri, li succhio come un lattante affamato e lei ne ride. La mano torna impertinente a frugare il sesso, risale fin dove può verso il buchetto che mi riprometto di esplorare in seguito e con comodo. Ora il clitoride si è svegliato, un granello di riso, un cazzetto ridicolo ed impertinente. Anche il resto funziona bene. La in basso è una macchina ben costruita per il futuro della razza umana. Il primo terzo della vagina, ho letto, serve tra l’altro ad emettere gli umori che agevolano la penetrazione e la rendono piacevole anziché dolorosa. Il suo primo terzo di vagina lavora alla grande. Niente laghi ma di che permettermi di inviare il glande in esplorazione senza trovare ostacoli, seguito da tutta la colonna dell’armata. Luciana, la mia Luciana alterna momenti in cui respira col naso ad altri in cui inspira ed espira a bocca spalancata, a volte spingendo indietro la testa es altre…esplode sotto di me sorprendendomi, mi cinge la schiena con forza e protende il ventre allargando le cosce e sollevando le ginocchia. Sta reagendo per puro istinto, ne sono certo, discendente selezionata da scelte nipoti di Eva, Questo non lo ha imparato dalle suore a scuola. Ne sono travolto. Il controllo delle mie funzioni di cui tanto mi vanto salta, sto per godere e so che sparerei in una sola volta tutte le cartucce. Stringo le chiappe nel movimento che sempre mi aiuta, fiasco. Ho pochi momenti e la mia testa non è molto lucida. Riesco ugualmente ad allontanarmi da lei senza ferirla nelle sue aspettative e non è facile perchè voglio godere, tutto il mio essere, fino all’ultima cellula lo vuole. Valeria ansima, io di fianco a lei ansimo, vorrei anzi una sigaretta, ma non posso. Non devo assolutamente lasciarla da sola. Le faccio posare il capo sul mio omero, la carezzo. Conosco ormai cosa ecciti di più e cosa piaccia di meno a questa donna. E’ uno strumento musicale ancora forse da accordare ma perfetto. Mi piace questo paragone. Cinque minuti, cinque minuti soli e sono di nuovo nel pieno controllo dei miei sensi. Cinque minuti e Luciana è ancora calda, che dico, bollente, un vulcano appena trattenuto dalle remore di una educazione e di regole di vita inculcatele in testa a suo tempo ed osservate per tutta la vita. La scopata è un’arte. La vorrei sopra di me, ma sarà per un’altra volta. Quod differtur non aufertur, dicevano i latini. Sinteticamente: buono per la prossima volta, appunto. Cazzate. Altre carezze, il letto è un campo di battaglia, ma io sono ben presente a me stesso. La riporto freddamente e metodicamente là dove eravamo rimasti, sta per godere, si morde il labbro, arrovescia gli occhi, tutta la testa, la muove come un metronomo da destra a sinistra e ritorno poi chiude gli ochi e spira tra le mie braccia un roco messaggio di passione, quello che attendevo. Mi svuoto anche io con controllato e moderato piacere..


Esausti, certamente lei, la mia Luciana, io meno, molto meno. Lei ha gridato, un grido roco che invidiavo a Lizi che così facilmente lo otteneva da Luciana. Fingo stanchezza pure io. Certo la potrei prendere subito,,. ma temo ne sarebbe urtata. Il coito, una volta interrotto, chiede una pausa almeno breve e poi una nuova partenza, coccole e tutto il resto. Aumentava la probabilità nelle donne di esser ingravidate nei tempi in cui questo era vitale per la specie. Sono fatte così le nostre dolci compagne, magari non conoscono la teoria ma la applicano e si incazzano se i loro compagni vogliono saltarne qualche parte. Le chiedo un bicchiere d’acqua. Mi basta guardare il suo bel culo dondolare verso la porta per farmelo tornare almeno parzialmente in tiro anche se cerco, con i miei esercizi, di tenerlo a freno. Me la voglio scopare di nuovo. Guardo l’ora. Tutto il tempo che serve. Torna, bevo e si riparte dalle coccole. Niente di impegnativo. Qualche bacio, qualche carezza. Poi squilla un telefonino. E lei lo recupera dalle tasche della gonna ancora a terra sotto il lampadario al quale l’avevo appesa per frustarla. E’ stata la frusta, quei pochi colpi inferti con poca forza e con la sferza più leggera di Lizi a piegarla? Non so, forse, al massimo forse. Certo è stata una continua altalena di timori, miei timori e di cambiamenti improvvisi di umore suoi. Ascolto attento senza dimostrarlo. Una conversazione non lunga e dalle sue domande all’interlocutore già ho intuito di cosa si tratti. Una riparazione a bordo. La nave su cui è imbarcato il marito potrà essere raggiunta via radio ma non dalla rete satellitare. Se c’è qualcosa di urgente chiamare l’armatore, ma solo per urgenze. Si fa ripetere le cose, poi chiude. Non mi sembra preoccupata mentre ripete quanto ho almeno in parte già intuito. Quindi questa notte dormi con noi. Non è una domanda ma una affermazione del suo Padrone e come tale la percepisce e la accetta. Non ne sembra infastidita od appena un poco. Forse il noi. Lizi ed io che la infastidisce? Non si capisce. Comunque chiamerò i miei ragazzi, dice decisa, non si sono ancora degnati di farsi sentire per farmi sapere come va. Sei una madre chioccia? No, ma sapere che tutto è in ordine mi tranquillizza, è ovvio. Non la ho mai vista così immersa nel ruolo di madre austera, severa. Non quadra con l’immagine di questa donna, nuda ai piedi del mio letto e tanto meno con l’amante che ha spasimato a lungo sotto di me, il suo padrone, perchè lo sono il suo padrone, mi piace esserlo, voglio esserlo. E’ bella, penso, mentre riordina un poco il letto con me dentro. Una brava massaia, niente da dire ed anche questo può far comodo quando, come oggi, la cameriera dichiara forfait. Lizi, ottima in cucina, anzi eccezionale, è una frana per le pulizie, non le piacciono. Una schiava deve far tutto quello che le venga ordinato, no? Mi accorgo che è incerta, ha lumato l’orologio sul comodino. Non sa cosa fare? Si vergogna ad infilarsi a letto senza un mio ordine? Batto la mano sul letto, su, cosa aspetti? Arrossisce un poco e si stende. Mi sento una svergognata. Non rispondo. Una pausa più lunga di quanto pensassi. Mi sono comportata come una donnaccia. Senti, non rompere, meglio ti piaccia scopare con me, sarebbe peggio altrimenti. Anzi fammi qualche coccola. Ma lo abbiamo già…si inchioda accorgendosi di aver detto una coglionata, Se pur suo marito ne fa una sola, e di questo non ha mai parlato, certo ha sentito da altre donne che i mariti, se non sono decrepiti a volte alla doppia ci arrivano. Accendimi una sigaretta per piacere. Vado a vuotare il posacenere. Di nuovo lo spettacolo del culo che va su e giù con relativa reazione immediata del pisello. E’ vero che ieri non ho scopato e quello di prima per me è stato lavoro, ma sembra che esageri, la piccola, si fa per dire piccola mi va a sangue. L’ho già inculata l’altro giorno ma è stato come infilarlo in un manichino. Bé, un manichino ben legato e fuori di testa che stringeva il culo come una matta. Se ci sono entrato con tutta la cappella è tanto e non più di un secondo, poi Lizi ha detto di smettere. Erano gli accordi ed ho lasciato perdere. Che ci fa di la per tutto questo tempo? Ma eccola, lo ha lavato e non sapeva con cosa asciugarlo. Poco male. Coccole bambina. Ubbidiente ci si mette di buona volontà, ma proprio non ci sa fare. Tu non hai mai avuto un amante, Ve l’ho detto. E si vede non ci sai fare ma imparerai. Sono tanto scadente, non valgo niente come donna? Poi si abbandona d una lacrimuccia girandomi le spalle. No. Mi piaci ed anche tanto. Questa è la prima cosa e la più importante. Secondo, non hai esperienza ma segui quello che ti dirò ed il tuo istinto di donna e diventerai bravissima. Terzo, se mi giri le spalle in quel modo un’altra volta per dispetto, te ne do tante che per un mese dormi sulla faccia. Ed adesso riprova che poi facciamo un altro gioco. Segue le mie indicazioni da brava allieva volonterosa ma quando arriva a leccarmi l’interno delle cosce vicino allo scroto scarta, cioè esita, un momento solo, poi lo lecca, peli compresi e va su fino alla base del cazzo, e va su ancora, lo lecca come può ma è sul serio volonterosa Forse lo prenderebbe in bocca ma la fermo. Il pompino, le dico, è una cosa seria e merita varie lezioni a parte. Ride ma è una risata storta. Anche prenderlo nel culo richiede pratica ed adesso farai pratica. La sto chiavando e direi che le piaccia, la ho coccolata ben bene ed è per quel che è possibile pronta. Ho lubrificato bene il grumo rattrappito, le ho dato i suggerimenti del caso come e quando spingere, ed ora lo tiro fuori dalla fighetta accogliente. Lei teneva le gambe sulle mie spalle mentre chiavavo, anche questa per lei una novità. Ti farà un po’ male all’inizio. Premo con una pressione crescente poi un piccolo colpo di reni entro un poco ma non abbastanza, spingi o te lo rompo. E’ il tono che conta ed il tono era cattivo. Spinge ed il glande entra del tutto. Adesso spingi che te lo tiro fuori. E lo tiro fuori. Poi non servono altre spiegazioni, non troppe almeno. Ci gioco un poco, più che un poco. Lo tiro fuori e sento che spinge forte, è lei quasi ad espellerlo per poi aspettarlo di nuovo, immobile finche non lo poggio. Sei fortunata e fortunato sono io. E’ molto elastico, ti abituerai in fretta a farmi godere col tuo bel culo. Imparerai a farmi veri e propri pompini col sederino. Le vengo dentro. Soddisfacente, mi dico, diventerà molto in fretta una perfetta prendincula, non come Lizi ma quasi, A coronamento dell’opera accoglie di buon grado un accenno non un ordine, solo un accenno ad un pompino. Vi amo Padrone sono vostra. Decido che è tardi. Immersi nell’acqua calda quasi ci appisoliamo. Però fa male, brucia. Anche adesso? No, adesso solo un poco. Con Lizi son diventato un esperto e le ho fatto fare un bel lavaggio sia del culo che della vagina. Strumenti e farmaci diversi, efficaci. Lizi arriva alle sette e rifiuta la mia idea di uscire a cena. Ha già tutto pronto ed in effetti poco dopo le otto siamo a tavola. Luciana ha fatto la sua parte seguendo le istruzioni dell’altra, ha suggerito anche di cambiare il letto. Ha fatto il giro completo direi sembra una in paradiso con una crisi acuta di emorroidi, Luciana è lontana abbastanza da non sentire. Bene, questa sera cosa volete fare? Di la da te direi. E’ chiaro quello che intendo. Il letto è grande, abbastanza per tre e ne avanza. Io sono stanco ma non tanto da rinunciare ad accogliere, a dare il benvenuto nella famiglia alla nuova schiavetta. Sonia?Chiedo a Lizi. Forse domani sapremo qualcosa, solo forse. Direi che il suo ottimismo sia parecchio calato. Sorrido accorgendomi che tra queste due c’è già, anzi sta riformandosi un certo feeling cameratesco che oggi pomeriggio sembrava essersi sfilacciato. Da Lizi Caffè e liquore, quest’ultimo per me solo. Chiunque ci veda penserebbe ad una cena ed un dopo cena tra vecchi amici. Per ora almeno.

I SUGGERIMENTI E LE CRITICHE SONO SEMPRE LE BENVENUTE. RISPONDERò A TUTTI. GRAZIE Mi guardo beato le due schiave, schiave per modo di dire e neppure bellezze da urlo. Lizi resta un enigma, è lesbica convinta, trent’anni ed una velocissima esperienza matrimoniale alle spalle, Luciana invece, ha un marito e due figli adolescenti da crescere. Posso contare, penso, su Lizi al novanta per cento, ma su Luciana? Qualche ora prima l’ho frustata, pochi colpi, leggeri, poco più che simbolici, poi me la sono scopata e le ho fatto il culo, delicatamente se mai è possibile ma glie lo ho messo tutto dentro, lungo e duro. La prima volta per lei. E’ stata anche la prima volta che mi son trovato con lei a letto senza Lizi che le volte precedenti interpretava il ruolo dalla padrona. Luciana adesso mi sembra taciturna, quai immusonita. Ho avuto l’impressione che non fosse contenta di passare la notte, con annessi e connessi, in compagnia anche di Lizi. Spogliamela, dico. Il fatto è che non risulta chiaro chi debba spogliare chi. Un attimo solo, poi Lizi, più furba, più esperta, prende in mano la situazione. Non hai sentito il Padrone? Spogliami, e le dà uno schiaffo, secco, duro, improvviso. Luciana barcolla un poco ma si riprende subito con due occhi che lanciano saette. Quando riceviamo un ordine dobbiamo ubbidire subito, continua Lizi. Due lacrime rotolano lungo le gote dell’altra che continua però a lanciare lampi dagli occhi. Se ora si ribella vien fuori un bel casino. Il ruolo che interpreto mi obbligherebbe ad intervenire, a punirla e non con qualche sculaccione soltanto. Non sono per niente sicuro di riuscirci. Qualche schiaffo va bene, ho fatto esperienza con Lizi, massacrare una donna di botte e frustate no, non ci riuscirei mai. C’è tanta tensione che la si può tagliare con un coltello, trattengo il respiro, poi fatico a non tirare un sospiro di sollievo rumoroso. Luciana abbassa la testa, è fatta, almeno per adesso, si sottomette. Chiedile scusa, le dico duro, Lizi ha ragione, anzi, ringraziala anche. Ti ha evitato una brutta battuta da parte mia. Non sarei stato così delicato io. Si avvicina a Lizi e fa per cominciare a spogliarla ma il ferro va battuto quando è caldo. Esperienza maturata con Lizi! Ruggisco. Ma non capisci un cazzo? Non sai cosa significa ubbidire? Cosa ti ho detto? In due passi sono su di lei che inutilmente cerca di arretrare, c’è il letto, la prendo per i capelli, la strattono e nonostante io cerchi di non esagerare, cade sulle lenzuola in lacrime. Padrone, se posso…Cosa c’è Lizi? Per questa volta perdonatela, è novizia, deve imparare tutto, solo per questa volta non punitela. E brava la mia Lizi che mi toglie dagli impicci. Mi faccio pregare parecchio prima di accettare. Braccia conserte e sguardo truce, almeno per quel che posso, la fisso a lungo, Luciana ha paura. Guardo Lizi e senza sorrisi o pericolosi cenni di intesa, va bene, per questa volta ci passo sopra, dico, non parliamone più. Ripeto, non parliamone più, ma…e cosa voglia dire con quel ma, lascio sia Luciana a dirselo. Giro loro le spalle e me ne vado dopo aver mormorato che ho da finire un lavoro. Divertiti un poco con lei ed insegnale l’educazione, come deve comportarsi.

Andare da me, accendere il sistema audiovisivo e regolarlo, mettermi comodo con qualcosa da bere vicino porta via qualche momento ma Lizi, già nuda, la sta ancora spogliando. Chiaramente la mia cagna da riporto ha in pugno la situazione. Accetta con grazia le frasi di gratitudine dell’altra, la redarguisce, va anzi sul pesante e la sculaccia, a lungo…Più tardi, fatta pace e ‘perdonata’ la nuova schiava, Lizi intesse di fino:.. è buono ma bisogna ubbidire, gli apparteniamo e altre palle del genere. Si fa coccolare, accarezzare, slinguare per una oretta buona ed anche più. Pazientemente le spiega cosa quella debba fare e come lo debba fare. All’inizio la scena è arrapante, imparo cosa piaccia a Lizi e come far godere una donna più in qualche minuto adesso che in molte ore a letto con lei. Dopo un poco però la cosa comincia a stufare, mi annoia. Mi metto a lavorare sul serio. Più tardi accendo di nuovo ed alzo il sonoro, stanno parlando. Allora oggi ti ha frustata. Si un poco. Si mette di nuovo a piangiucchiare, mi ha anche…ti ha fatto cosa? Non l’avevo mai fatto, mio marito non ha mai…Lizi ride. Cosa mai ti ha fatto? Sapete Signora, dietro, io…ti ha fatto il popò insomma. E che è mai? Fammi vedere. Mi sembra tutto in ordine, appena un poco irritato. Ti devi abituare. Al Padrone piace, così userà anche il tuo di sederino e non solo il mio. Ma perchè? Come mai…so che a qualche uomo piace… Alla maggior parte degli uomini piace ed anche a qualche donna, a me non dispiacere più, continua Lizi. Su, vieni, andiamoci a mettere in ordine, può darsi che torni. Luciana ride. Dopo quanto si è dato da fare tutto il giorno con me non credo proprio. Avrai delle sorprese, vedrai, non dico proprio questa sera ma spesso…è sorprendente, credimi. Non molto più tardi sono di nuovo insieme sul letto, si parlano ma devo alzare al massimo il sonoro, bisbigliano appena, non capisco tutto. Non sei mai sta a letto con una donna, ne sono certa. No Padrona. No, cara, chiamami Signora, per non fare confusione. Lui è il Padrone, l’unico Padrone di entrambe, tuo e mio. Senza attendere risposta la attira a sé con dolce lentezza e altrettanto dolcemente le succhia le labbra arrovesciandola poi sulle coltri. Copre di baci la sua conquista che non si sottrae e risponde a baci e carezze. La carezza poi tra le gambe ma non troppo in alto, vicina al sesso ma senza mai neppure sfiorarlo direi dalle reazioni di Luciana che forse lo vorrebbe, e che senza esserne richiesta, porta verso l’alto le ginocchia e le schiude ancor più. Chiude gli occhi, si abbandona perchè la carezza si fa più intima, credo, ne sono certo anzi pur non potendolo vedere, che la mano, un dito anzi, la sta penetrando per inumidirsi, e raggiungere poi il cazzetto femminile… tra poco la farà esplodere. No, si ritrae. Stese fianco a fianco abbracciate si parlano ancora ma non distinguo che qualche parola, troppo poco per dare un senso a quel che si dicono. Senza fretta mi spoglio indossando la vestaglia. Sono meno vicine ora e distinguo qualche parola. Sul serio pensate che verrà qui per fare l’amore con tutte e due insieme? Non ne sono certa, ma è possibile. Che ci faccia entrambe non so. Cosa avete fatto oggi da pensare che ne abbia abbastanza? Di nuovo parlottano, bisbigliano. Luciana è intimidita, si vergogna. Sollecitata però risponde sempre troppo piano perchè possa capirla. Si ferma, sembra non voler proseguire. Ora Lizi diviene più pressante, quasi minacciosa, un colpo alla mammella,non forte, un secondo. La schiava si morde le labbra e si lamenta, poi comincia a parlare, sempre a bassa voce ma in modo intellegibile. Ho creduto, si zittisce. Hai creduto cosa? Di essermi innamorata di Lui. Quando ho capito che intendeva farmi stare con te, no scusi Padrona, no, mi perdoni Signora, con Voi…vuoi dirmelo o no? Si, io, ne ho provato fastidio, non volevo più, ma adesso no, anzi sono felice di essere qui con Voi. Ma sono confusa. Non so più chi sono né a chi…non so. Si scioglie in lacrime, di nuovo cerca di spiegare per poi dire che non sa neppure lei come spiegarselo. Dice di amarla e di non poter vivere senza di lei, lontana da lei… Si stringe alla mia dolce Lizi che è esterrefatta, penso. Esterrefatto lo sono pure io. Allora mi vuoi bene! Potete dubitarne? Non sono stata vostra sin dall’inizio? Fin da quando ci siamo viste, dal primo secondo? Voi piuttosto? Voi, noi…Non va oltre perchè sono già avvinghiate l’una all’altra. Spengo lo schermo, ascolto solo, Poi spengo anche il sonoro. Credevo di essere stanco, se non fuori gioco, quasi, ma fare il guardone, vedere la lesbicata delle due mie amanti schiave mi ha eccitato. Forse mi ha eccitato più quello che ho ascoltato che le immagini sullo schermo. Vado da loro?

Mi lavo i denti dopo aver orinato abbondantemente ma a fatica. Sono molto eccitato e non si orina facilmente col cazzo in resta o quasi. Quando finisco di lavarmi i denti sono un poco più tranquillo. Andare da loro od andarmene a letto? Dovrei farmi una doccia…al diavolo, non per una , anzi due sporche schiave. Sporche poi no, Lizi di certo è amante fanatica della pulizia personale e non tollererebbe una compagna di letto con abitudini diverse. Mi sciacquo sotto le ascelle e…al diavolo, ci vado. Di nuovo indosso la vestaglia e dopo un attimo sono da loro. Forse Luciana vorrebbe districarsi dall’abbraccio dell’altra ma Lizi è forte o non osa. Continuate, è bellissimo vedere le mie schiave prepararsi per me. Lizi mi strizza l’occhio per poi chinarsi subito dopo a cercare la bocca di Luciana che sussulta, forse non per il bacio, sa che le ho guardate molte volte mentre si baciavano e non solo mentre si baciavano, ma per il dito o le dita che le entrano nel sesso. Così credo almeno dalla posizione della mano di Lizi. Lentamente Luciana si arrende, ansima un poco, si stringe alla mia ed ora sua amante rispondendo al bacio pur in quella posizione incomoda. Dura qualche momento ed io stranamente resto indifferente, anzi quasi mi ammoscio del tutto. Lentamente si scostano l’una dall’altra. Hai visto che il nostro padrone è venuto? Forza, mostriamogli cosa possono fare due brave schiave per il loro padrone. Ridendo Lizi mi sospinge nel letto tra le braccia di una schiava poco convinta, ma Lizi la incita e le da il buon esempio. Io non ho nulla da fare, quattro mani e quattro tette, due bocche sono più che sufficienti. Chiudo gli occhi e quasi non so chi me lo succhia e chi mi tenga occupata la bocca. Di chi sia la mano che presa la mia se la porta tra le cosce sulla fessura umida. Di chi sia la lingua che mi lecca e che fica sto leccando. Adesso mormora Lizi. Vuole dirmi che secondo lei Luciana è pronta. Ha ragione. Ansima violentemente quando il mio cazzo le entra in fica, fin troppo pronta, penso. Ma una donna non è mai troppo pronta e Lizi in questo ne sa più di me. Mentre io la chiavo Lizi non smette di carezzarla e baciarla, anche quando sussulta del piacere incombente, che anzi è il momento che sceglie per titillarle il clitoride. Letteralmente esplode la nostra conquista, per buona parte conquista di Lizi a dire il vero. Si è un poco acquietata la bella Luciana ma non è certo doma. Con qualche equilibrismo mi metto con le spalle sul lenzuolo e lei sopra, sempre trafitta dal mio cazzo che pur con qualche protesta accetta di non procedere. Non ho goduto insomma, al massimo una o poche goccie. I grossi seni premono su di me, lei è stesa, aderisce completamente quasi a volere, a volere non so cosa…e poi sussulta si agita, ma la tengo prigioniera tra le mie braccia mentre Lizi passa la lingua dentro la fessura del culetto. E’ una delle cose cose che più le piacciono ma non aveva ancora osato provarci. La poniamo o faccia in giù e poggio il mio Lui, di piatto nella riga del sedere, muovo i fianchi, glie lo faccio sentire bene. Dopo un poco la monto da dietro mentre Lizi si fa leccare la passera e più tardi ancora le lecca la fighetta da sotto mentre apro il culeto di Lucianina pian piano. Ne ha già passate parecchie questo culetto stretto stretto in pochissimo tempo, in un giorno solo. Ma a me piacciono i culi ‘nature’, senza creme od altre puttanate. Strepita un poco, ma veramente poco anche perchè Lizi le mette la mano sulla bocca ed io spingo con forza finché il glande non è tutto dentro. Qualche momento e lo tiro fuori , due, tre volte, poi, invece che tirarlo fuori spingo con una certa veemenza e lui scivola dentro che è una bellezza. Di nuovo una pausa. Faccio il seggiolino? Chiedo a Lizi. Ma no padrone, scopatele ben bene il culo. Seguo il suggerimento e poi mi faccio pulire ed ho ‘fiato’ a sufficienza per rifarle il servizio davanti. Dopo una bella doccia e molte coccole Luciana dorme. Non credo, dice Lizi, che serva molto altro. Ha fatto il pieno di cazzo. Io invece ho fatto quasi il vuoto e Lizi lo sa. Chiacchieriamo un poco; dice chiaro e tondo che ne ha avuto abbastanza anche lei, che è fuori combattimento. Non mi conti stronzate, è di certo una novellina ma impara bene e si rifarà con voi ed in fretta di tutti i cazzi che non si è presa e di tutte le fiche che non ha leccate. Questo con te però. Ride, certo, con me. Non è male. Magari può venire a caccia con me.

Bene Padrone, meglio non lasciarla sola questa notte. Se si sveglia, può capitare, meglio ci sia qualcuno a coccolarla, una spalla su cui piangere, avrà il sedere in fiamme. Voi, non sapete…io però…so cosa voglia dire. Con Voi almeno. Quando ne avete veramente voglia non la finite più. Nonostante tutto mi accompagna e mi si stende a fianco e me lo carezza. Dopo un poco, disgustata dal suo primo insuccesso sembra volerla piantare li ma è testarda la mia Tizi ed un poco per volta qualcosa ottiene. Sapesse che stringo le chiappe per farlo stare moscio mi strapperebbe le palle a morsi. Adesso se lo sta succhiando e tenerlo tranquillo è sempre più difficile ma anche lui ha qualche limite e non voglio esagerare. Lo lascio libero e quasi di colpo si sveglia, non al massimo ma insomma. Preferirei un bel pompino ma sono giorni che non scopa ed a lei piace venirmi sopra, mi ha detto che così le sembra di condurre la danza. Che la conduca pure. Ma se lo deve guadagnare il premio. La lascio condurre la cosa come le aggrada fino a sentire che gode come la troietta che è. A questo punto glie lo ficco lungo e duro nel culo e la monto fino a farle chiedere pietà. Solo adesso mi svuoto a mia volta e solo un poco. Ho il sedere in fiamme anch’io, porco cazzo dice, poi temendo di aver esagerato chiede scusa. Saranno in due domani mattina con il culo in fiamme. Lei raggiunge Luciana ed io mi addormento. Luciana si sta innamorata di te. Una affemazione almeno azzardata che mi lascia perplesso. Penso piuttosto sia cotta di te, e da parecchio, replico convinto. Un pigro sabato pomeriggio tra le coltri dopo una settimana di lavoro sfiancante per entrambe. Lizi ha dovuto sospendere la pillola per qualche tempo e non le piace fare l’amore con il preservativo, letteralmente li odia. Li odio pure io. Le ho permesso di sfogare i suoi ardori con la Tedeschina senza crearle problemi, incoraggiandola anche, A lei piace imporsi, fare qualche prepotenza alle sue conquiste. Le piace poi farmene omaggio, deporle ai miei piedi o meglio nel mio letto, come una buona cagna da riporto e sono sempre almeno carine, altrimenti non si spreca. In cambio chiede tacitamente solo un complimento ed una carezza affettuosa che ben volentieri le prodigo. Dice di amarmi, si gettò letteralmente ai miei piedi dichiarandosi mia serva, schiava anzi. Considererebbe un tradimento indegno “andare a caccia” per sè, per il suo piacere. Così salva capra e cavoli, la sua coscienza di schiava è a posto. Caccia per me che le lascio qualche osso da spolpare. Mi piace in realtà farla partecipare al banchetto a pieno titolo o quasi. E’ pur sempre una mia succube anche lei, ma la prima tra le succubi. Dopo pochi giorni di castità più o meno forzata, quasi dava i numeri. Luciana, la volonterosa alternativa per lei e per me, ha raggiunto per qualche settimana il marito e Lizi, per fortuna, ha conosciuto ed arpionata la Tedeschina. Questa volta non ha insistito per farmi partecipe delle pregevolissime grazie giovanili di questa nuova conquista. La ha vista tetragona nel non voler sottostare alle sue forse neppure molto insistenti pressioni. Ha un fiuto eccezionale la mia Lizi, e certamente ha fatto bene. La Tedeschina sembra aver gusto per gli amori ancillari e solo per quelli. Avesse potuto fermarsi più tempo, ci fosse state qualche possibilità di un suo ritorno a Milano, Lizi avrebbe insistito e conoscendola avrebbe quasi certamente ottenuto di mettermela nel letto, ma così, no, correva il rischio di rovinare tutto per niente. Non ho motivo di dubitarne. Qui da noi in sostituzione di un collega, certa che un suo ritorno sia in pratica impossibile, sarebbe stato tempo perso. Un peccato. Poco più che ventenne, veramente graziosa, un fiore intatto. Veramente un peccato. E’ partita da pochi giorni e Lizi è già un poco assatanata, fuori di testa. Ha di nuovo le sue cose, tra pochi giorni tutto torna normale. Pure io ho vissuto in quasi totale castità per due mesi e sto per dare i numeri nonostante la frequente presenza della pur bella, brava e sulla via della assoluta sottomissaione, Luciana. A me serve, voglio una donna sempre a mia disposizione. Padrone, aveva detto Lizi all’inizio, se anche dovrete astenervi in quello, posso… voi godete sempre delle vostre schiave anche in altri modi. Ho apprezzato il sacrificio che quelle parole le costavano, l’ho vista con altri occhi, mi sono convinto od ho finalmente capito quanto io sia importante per lei. Mi son convinto ancor più che mi voglia bene, od usando una parola che temo, che mi ami. Mi dà piacere da sempre in tutti i modi che l’umanità abbia inventato, è vero, ma per terminare o cominciare quasi sempre con una bella scopata che la faccia andare in estasi, scoparla è l’unico modo per mandarla in estasi.

Attraverso le finestre chiuse a noi arriva solo la eco soffocata del traffico tre piani più sotto, persino lo sferragliare dei tram non dà fastidio, ci accompagna nei nostri pensieri. All’inizio Luciana, l’altra mia donna, nostra dovrei dire, si è persa dietro la novità, dietro un’altra donna, Lizi. Lei, sposa fedele ed assuefatta alla noia, che mai aveva ritenuto neppure pensabile tradire il marito. Ho toccato i punti giusti, spiega per la centesima volta la mia adorabile succube, non è stato difficile…neppure facile intervengo io. Tu ed il tuo grosso splendido affare siete intervenuti al momento giusto. Quando me lo hai detto tu di intervenire, mia cara. Per forza, altrimenti eri ancora qui, fermo ad aspettare. Vero, di donne non ne capisco niente. Arrossisce. Quante seguaci di Saffo avete conquistate e portate a letto prima di me, Padrone? E’ tornata al ‘voi’ ed al ‘Padrone’. La stringo a me, un gesto solo affettuoso che non può turbarla, è solo un riconoscimento al merito ed un gesto di tenerezza. E poi sei stata tu a conquistare me. Su questo non sono daccordo dice come sempre quando ne parliamo. Comunque, prosegue, Luciana, per puro caso, appena tornata a Milano con il marito, si è fiondata da noi questa mattina. Sapeva che io non ero in casa, sapeva di trovarvi solo. Poi è rimasta tutta la mattinata, lo aveva previsto ed aveva già preparata o già raccontata la palla necessaria al suo dolce consorte. Ride. Un caso secondo voi? Secondo me o Signore e Donno, una ben congegnata rincorsa al…e prende in mano il mio coso. Si meraviglia di trovarlo piuttosto quieto, se non addormentato. Fingendosi disgustata e scuotendo il capo, si alza e va in bagno.

Abbiamo cenato splendidamente, seguito uno spettacolo, un film gradevole alla televisione per poi coricarci. Quasi avrei preferito dormisse di là, a casa sua, ma preparando il letto ha scostato le coltri dalla sua parte ed ora è nel mio bagno. Niente libro, non ama che io legga a letto se dentro c’è anche lei, e con lei in manutenzione, niente sonnifero naturale. Se si offre di farmi un bel pompino penso, questa volta non mi rifiuterò. Poi però rifiuto stoicamente. Ne ho fatto a meno per un mucchio di anni, ho scopato con Luciana poche ore fa, posso benissimo resistere fino a domani o dopodomani, non è una esigenza fisica ma puramente mentale, voglia.
A luci spente parliamo anche di Sonia. Sta ancora tirando in lungo. Quando decidiamo di piantare tutto, la troietta dà a Lizi e di riflesso a me qualche nuova speranza, ed entrambe sbaviamo all’idea di poterle mettere il sale sulla coda, acchiapparla, portarcela a letto. Il mio solito dubbio. Secondo te è furba od incosciente? Non risponde, si è fatta più pesante, rilassata nelle mie braccia, dorme. La scosto lentamente senza svegliarla, accendo una sigaretta e penso a Luciana, a come si è data a me questa mattina, speranzosa ed a tratti in lacrime. Non ho detto tutto a Lizi, voglio pensarci su, decidere io. Sarebbe un legame impegnativo, forse troppo per i gusti sia miei che di Lizi. Problemi? Tutto sommato no. Se il marito chiede la separazione in vista del divorzio portandosi i figli a studiare all’estero, in Australia, cioè dall’altra parte del mondo, lei potrebbe vivere con noi, ufficialmente con Lizi. Il discreto assegno mensile del marito le consentirebbe…mi perdo in questi pensieri, cedo al sonno.

Mi sono svegliato solo nel letto ed ho trovata un biglietto di Lei. “Vado per la prima colazione a casa sua. Vi farò sapere.’ Lei è ovviamente Sonia. Ci spero ma non mi illudo più di tanto. Passo la mattinata lavorando, niente di speciale, poco più di una scaletta per il prossimo contratto in discussione e qualche ricerca che non dovrebbe occuparmi più di tanto ma almeno non resto ad immaginare Lizi e Sonia, qualsiasi cosa succeda, qualsiasi piega prenda la storia. Comincio ad essere inquieto a metà pomeriggio e molto inquieto quando si avvicina l’ora di cena. Un messagino. E’ lei. Poche parole: ‘torno domani, non chiamare’. Mi tranquillizzo e comincio a sperare. Se passano la notte insieme, se…se, se. Vorrei tellefonare a Luciana, chiederle di inventare…roba da scemi. Impossibile, passi con i due figli, ma al marito cosa può inventare? Mi addormento, mi sveglio e mi riaddormento più volte. Finalmente un altro messaggino. ‘tutto bene, baci’. Me lo ha spedito ore fa, prima dell’alba. A che ora fa chiaro però? Ma chi se ne frega! Notte movimentata comunque. Questa mattina ha un incontro di lavoro, ma non posso certo chiamarla per ricordarglielo e poi lo sa meglio di me. Tutto bene, baci. Può voler dire un mucchio di cose.
Perché non mi chiama? Se va direttamente all’appuntamento deve essere già in tram od in taxi. Sono sul punto di chiamarla io, poi rinuncio. Magari la sta accompagnando Sonia, sarebbe una cazzata anche se potrebbe fingere che a chiamare…non chiamare ha detto nel messaggino. Penso di tutto, compreso Sonia con un coltello in mano, un incidente col tram od in taxi, ma chiamerebbero me, ha un bigliettino nel documento, chiuse in ascensore? Finalmente un altro messaggino. ‘tutto bene, forse torno domani’. Forse? Sottolineato? Due, tre giorni insieme! La nascita di un grande amore, di certo. All’inizio mi tranquillizza, ma poi torno a preoccuparmi. Tutto bene riguarda il lavoro, ci teneva moltissimo, oppure si riferisce a loro due? Lizi si arrovella per Sonia, è diventata quasi una mania. Anche per me a dire la verità ma Lizi…non è che sia tentata da una scelta tra quella e me? Questa di idea è più difficile da allontanare, da digerire. Certo, mi resterebbe Luciana. Cazzo! Non c’è paragone.
Passo un altro giorno ed un’altra notte d’inferno pur ricevendo altri messaggi, gli ultimi due però terminano con ‘Vi amo’ l’uno e ‘ la Vostra schiava’ l’altro. Arriva anche una telefonata di Luciana, voleva venire ma non può proprio, anzi andrà con marito e figli via per qualche giorno. Tiro un sospiro di sollievo. Anche se è od almeno sta diventando una succube perfetta, anche se ha visto ed ha accudito pur piangendo due altre donne nel letto mio e di Lizi, non sa niente di Sonia e, in un momento particolare per noi due e per lei stessa, sarebbe un impiccio non da poco, un pericoloso impiccio anzi. E’ un gran casino. L’unica cosa buona è che lavoro per pensare ad altro e per caso, anzi per sbaglio, trovo dei dati molto interesanti. La maggior parte del grosso lavoro di preparazione me lo trovo già servito su un piatto d’argento. Con questo la firma del contratto è quasi certa, potrò anzi non dover concedere sconti. Mi immergo nel lavoro, alla sera, sgelata una porzione di lasagne fatte da Lizi, vado a dormire soddisfatto anche dall’ultimo messaggino. ‘ arriveremo al massimo domani sera, forse prima, Amore mio, Padrone Mio’. Ci sono persino le maiuscole che la mettono sempre in crisi.
Ho dormito bene, ‘venite alle 00,10 senza bussare e senza cravatta ‘ dice il messaggino, spero l’ultimo della serie. Questa notte ho sognato dei rumori. Non era un sogno, sono di la, da Lizi. L’ora indicata in quel modo significa che è importante la puntualità. Non ho poi moltissimo tempo. Ben vestito ma senza cravatta. Doccia e barba, biancheria ovviamente pulita e su questo non ci piove, ma Lizi ha le sue idee su come vestirmi. Seguo le sue idee. Dal giornalaio e poi al bar per un caffè. Compro anche due brioches. Alle dieci in punto, dopo aver sbattuto forte la porta corazzata di accesso al piano, apro la sua porta di casa senza dover usare la chiave, dalla posizione della maniglia capisco che non serve. Tutto predisposto dalla mia fida ancella. Bravissima! Solo un attimo di ansia, eccitazione forse, per l’ignoto che mi attende nel buio. Ho le fauci secche.

La luce si accende contemporaneamente o solo un attimo dopo il mio ingresso nel monolocale. Come sempre, dopo i suoi incontri ‘particolari’ è ridotto ad un campo di battaglia. Lizi, forse con studiato tempismo, splendidamente ignuda sta raggiungendo l’altare su cui ha sacrificato a Saffo. Nel centro lei, o meglio una figura squisitamente femminile che cerca di fare troppe cose insieme. Lizi ha organizzato il tutto e spero proprio sappia anche come venirne fuori. Ciao Lizi, la tua nuova amante? Mi piacerebbe dirlo. Mi limito ad un ciao Lizi, buon giorno signorina, poi, molto graziosa la tua amica. Si Padrone, grazie e buon giorno a voi. Contemporaneamente ha raggiunto i due materassi a terra e si china sulle ginocchia abbracciando la giovane donna, ne sfiora le labbra, carezza ed anzi serra le mammelle come fossero sole ed io non esistessi. La bacia con l’ardore e la passione che un simile splendido esemplare può suscitare e certamente merita. Quella, Sonia, per un attimo prova a rifiutarsi poi cede ed arrovesciando il capo protende il pregevole petto scoperto, seni superbi mi dico già pregustando il piacere che mi darà carezzarli, serrarne un poco i capezzoli per ottenere un suo brivido, un gemito. E’ minuta Lizi ma molto forte e sa come fare…Lunga esperienza e dopo le ore passate con lei in questi ultimi giorni, la conosce bene, sa cosa possa permettersi. Lo sai bene, dice Lizi, te lo ho già detto e ripetuto, ho un Padrone, è il mio ed il tuo Padrone, salutalo. Senza interrompersi prosegue, questa è Sonia il mio amore, ve ne ho parlato. Aveva per un attimo rivolto lo sguardo a me, di nuovo guarda la bellissima preda. Salutalo! Subito! La voce si è fatta dura. Esitando, a testa china, trascinata da Lizi che se ben vedo le torce anche un orecchio la giovane donna si gira su un fianco, piega le ginocchia, cerca di coprirsi sia il ventre che i seni con una sola mano, insomma fa un gran casino. E’ timida, lasciala stare. Deve imparare Padrone. Nel frattempo Sonia si è posta sulle ginocchia e, pressata dalla mia dolce amante, prova con pessimi risultati una specie di inchino. Lizi la affianca ed a sua volta si inchina, poi la fa alzare. Fingo di non vedere o che sia normalissimo per me avere di fronte una sconosciuta completamente nuda. Ero sceso a comprare di che far colazione, ma per tutti non basta, vado a prendere altre due brioches, preferenze? I miei gusti li conoscete, Padrone, per lei, come per me. Padrone, si cara. Possiamo lavarci da voi? Sono senza acqua calda. Certo, io intanto vado al bar, venti minuti bastano spero. Mi avvio ma sulla porta non so resistere alla tentazione di guardare i due corpi femminili che si stagliano immobili. Loro mi osservano di rimando. E’ molto bella dico a tutti e nessuno. Venti minuti. Una eternità. Come sia riuscita nel miracolo non so. Sa però essere di volta in volta dolce come il miele e dura come l’acciaio. La ragazza deve aver passato ore e giorni interessanti, appassionati e duri, persino momenti dolorosi anche se non ho visto segni sullo splendido corpo. Adesso è da vedere se sia pronta al passo successivo. Il mio ed il tuo padrone ha detto Lizi, il solito inizio. Il concetto finale è: tu mi appartieni ma io appartengo a lui, quindi è anche il tuo Padrone. Bisogna vedere cosa Sonia pensi della cosa, cosa significhi per lei. Certo che è molto bella. Secondo Lizi ha tutte le qualità di una schiava perfetta, intelligenza e verve comprese. La bellezza fisica c’è, è certo, sulla intelligenza di una donna che accetti quello che ci proponiamo ho dei dubbi. Ma è già disposta al resto? Lo sa, lo immagina oppure non ci ha pensato neanche? Due gambe lunghe ed il petto abbondante senza esagere, come piace a me, poi il viso perfetto quasi stucchevole. Un sogno. Il miracolo che si è verificato con Lizi che possibilità ha di ripetersi? Mi accorgo solo in ascensore che il cazzo mi tira da morire, mi fa male fin sotto, anche i coglioni mi fanno male. Mi stavano aspettando. Hanno fatto la doccia a razzo, ed ora stanno finendo di rassetttare la camera da letto. Qualche giorno senza una donna in casa, Padrone, e si vede. A me non sembra ma non me ne importa un beato cazzo. Faccio fatica a staccare gli occhi dalla piccola, coperta da una delle vestaglie ‘speciali’che la mia Lizi tiene per situazioni del genere. Corta e stretta, non trasparente ma insomma…normalmente la definirei indecente. Ha lacci e bottoni, con molte interessati funzioni. Con indifferenza prendo dal tavolo un oggetto che non uso da tempo, un collare. Era da qualche parte e non l’ho tirato fuori io. Lizi si inginocchia e lo chiudo con la chiave al suo collo sotto gli occhi increduli di Sonia. Sa cosa significhi. ‘Bellissima’, mi dico, un sogno, anche se l’abbigliamento mi infastidisce, non amo la volgarità inutile. Lizi avrà le sue ragioni, certo in questo modo la umilia, giusto, è questo lo scopo. Con indifferenza simulata faccio cenno a Sonia di accostarsi. Inginocchiati amore, ma lei, nonostante l’ordine della Padrona resta immobile, raggelata. Una specie di cerimoniale che consideravo superato ed inutile. Se lo considera necessario, utile o se solo le fa piacere rispolverarlo, benvenga. Il tempo per Lizi di raggiungerla, un passo solo e la mano schiocca sonora sulla guancia di Sonia. Piange a lungo, i polsi ormai ammanettati dietro la schiena, in ginocchio. Non è più una recita, ho la sensazione che Lizi voglia sul serio sfogarsi, usare all’eccesso percosse e paura, i ‘mezzi estremi’. Non posso accettarlo, devo intervenire io per evitare che esageri, l’uso dello sverzino magari, una situazione collaudata, ma finora usata sempre con misura ed in una fase successiva, quasi col permesso delle vittime…

Si, è bellissima Sonia. In quella posizione la vestaglia, aprendosi, mostra ancor più il petto formoso e fa anche intravvedere il ventre dal pube creputo di peli biondi, appena più scuri dei capelli. E’ il nostro Padrone, gli ubbidisco e non ti frusto, ma tu ringrazialo subito, sciocca! Il resto è normale amministrazione, la solita recita che continua. Sonia è troppo confusa e non ringrazia per cui si becca un altro colpo sulle orecchie. Rintronano oltre che far male. La bella Sonia, di nuovo sollecitata, singhiozzando ringrazia e ‘mi chiede’ di imporle il collare. A questo punto Lizi si lascia rabbonire, la perdona, fanno pace. Sapete Padrone che è ancora vergine? Diglielo tu. In questo non esagera e l’altra arrossisce come fosse un vergogna, sbianca, esita ancora. Un altro schiaffo, duro e cattivo, ben mirato; dopo una fugace occhiata impaurita a Lizi, si decide, superando però solo in parte e con difficoltà la logica riservatezza della putibonda fanciulla che è stata sino ad oggi. Sono…non ho mai fatto, niente…, io…sono…vergine. Sorrido. Vergine ed ovviamente timida, dico, togliendola dall’imbarazzo. Su Lizi, lasciala stare, non vedi che è nel pallone? Sei bella mia cara amica, lei, la tua padrona è comprensiva, ma tutto ha un limite, anche tu devi fare la tua parte, devi imparare ad ubbidirle. Le vuoi bene, ne sei innamorata sul serio, sei disposta ad ubbidirle sempre? Altrimenti non ti voglio qui e le ordino di mandarti via. Mi guarda allibita più che mai, incredula che questo stia capitando proprio a lei. E la possibile via di salvezza che le offro? Ama Lizi e tanto basta. Allibito è anche lo sguardo di Lizi, sto rischiando troppo, pensa, ma sbaglia. La ragazza non è vinta ma quello che è successo in queste mesi, giorni ed ore, e poi adesso gli schiaffi, l’hanno lasciata scioccata privandola di ogno forza fisica e psichica. Io sono diventato per il momento, per un attimo soltanto, il suo riferimento, la sua speranza, ma ama Lizi, ne sono certo. Non si possono interpretare in modo diverso gli sguardi rivolti a Lizi, gli occhi adoranti e speranzosi sempre puntati su di lei, i rossori ed i pallori improvvisi. Posso aver preso un granchio, però…Siamo entrambi col fiato sospeso, aspetto solo un attimo e le taglio la via di fuga che ho appena fatta balenare davanti a lei. Ho capito mia piccola schiava, la ami, ma tutto questo è nuovo ed incomprensibile per te, non te lo aspettavi, non le hai creduto sino in fondo quando te ne ha parlato. Solo adesso alza il capo per assentire timidamente. Deve alzarlo, ha tenuto per quasi tutto il tempo la testa china, il mento sul petto. Ha gli occhi azzurri, quasi blu! Ma erano verdi un attimo fa. Mi sento rimescolare, la vorrei subito. Su su, basta piangere, e perchè poi. Sei la sua amante e col tempo diventerai qualcosa di più, perchè anche lei ti ama. Neppure io so cosa voglia dire, una purissima cazzata, puro suono, solo parole. Certo non devi continuare a disubbidirle, devi anzi imparare ad ubbidirci sempre, su tutto ed immediatamente. Sarei io stesso a dirle di punirti altrimenti o ti punirò io stesso. Passo dall’indicare Lizi come unica sua padrona al dirle che dovrà ubbidienza anche a me. Con perfetto tempismo interviene Lizi, la abbraccia, la coccola, e con le coccole va un poco oltre scoprendola del tutto, mostrandomela in tutta la sua bellezza. Fa in modo che chieda scusa a me e poi a lei. Una punizione la meriteresti ma…vedremo. Ti sei risentita perchè il collare lo devi accettare da Lui? Ma è giusto, non capisci? Sei mia, ma io gli appartengo, è Lui il Padrone, e tutto gi appartiene, io per prima e tu pure amore che appartieni a me se mi ami. Amerai, si amerai anche lui col tempo. Continua con frasi sceme di questo tipo. Solo rumori per avere il tempo di denudarla, carezzarla, baciarla. La conosce da mesi, sa cosa fare, come comportasi con lei. Adesso vieni, andiamo a sistemare di la da me, la trascina via tirandola per il collare. Non la lasciamo un attimo da sola e neppure le lasciamo troppo tempo per pensare. Dovreste sentire Padrone ha le tette dure come il marmo. All’oggetto del complimento arrossiscono anche le chiappe.

Tre giorni di lavoro ininterrotto, dormendo qualche ora quando rischio di non capire più quel che sto facendo. Ricordo i numerosi caffè che Sonia mi porta. La tiene poco vestita ed ancor meno presente. Credo passino la maggior parte del tempo a far l’amore, a cucinare, e a pulire la casa. Solo Sonia pulisce però, a Lizi non piacciono quei lavori domestici. I nuovi potenziali clienti hanno telefonato poche ore dopo che avevo inviato le linee programmatiche, poco più di una scaletta del lavoro, una consulenza che volevano affidarmi. Vogliono una bozza più dettagliata. Roba da matti! Se gli spiego tutto che ragione avranno di affidarmi il lavoro? Mi prendono per scemo? Qualche telefonata basta a chiarire tutto e trovare una soluzione. Ho passato settanta ore quasi ininterrottamente alla tastiera o rompendomi testa ed occhi sullo schermo. Oltre a servirmi numerosi caffè e qualche tramezzino, non ho mai fame in queste situazioni, Lizi insegna alla schiavetta, a massaggiarmi la nuca, il collo e le spalle. Mi accorgo appena che la tiene ben poco vestita, ma per me è come non esistessero. Nessun posto sui voli a me utili come orari. Il treno allora. Finalmente dormo qualche ora.
Quattro ore di riunione, con i Dirigenti e gli Amministratori al mattino, poi, nel pomeriggio, altre cinque ore di lavoro solo con i dirigenti, dopo cena, tramezzini e birra, di nuovo col Presidente e la AD. Una donna spaventosamente efficiente, bella anche con i suoi cinquant’anni suonati. Credo vogliano rimandare tutto all’indomani Sbagliato, hanno fretta di concludere, a qualsiasi costo purchè il lavoro sia pronto entro una data che sostengo troppo vicina. Spiego che per rispettare qui tempi dovrei far sviluppare molte parti a costosi professionisti con una notevole lievitazione dei costi. Quanto? Non sparo a casaccio, non sono sprovveduti. Da a. Quando torno dalla toilette hanno già deciso. Gongolo esausto mentre chiudo gli occhi legato al sedile poche ore più tardi, la borsa con il contratto ben controllata sotto il sedile davanti. Mi sono addormento prima di sentire il carrello rientrare ed il vicino mi scrolla per svegliarmi all’atterraggio. Otto mesi di tempo per un lavoro di un paio di mesi scarsi e senza troppo impegno. Parte dello sviluppo potrebbe persino farlo Sonia che non studia lettere come avevo capito ma economia. Dovrei controllare tutto io ovviamente. All’uscita c’è Lizi. Un bacio secondo le convenienze, ma c’è il fuoco nei suoi occhi. Neppure a lei racconto tutto degli affari dei miei Clienti. Una parola di troppo anche involontaria ed innocente ed il mio buon nome può finire in discarica. Di queste cose poi non ne capisce molto, non fa parte dela sua preparazione scolastica, delle sue esperienze di lavoro, altro mondo. Sonia ha un esame oggi mi dice in macchina, non sa quando torna a casa. Poi, dopo un attimo, è un amore.

Devo dormire qualche ora almeno, ma sono molto teso e per dormire ho bisogno di un tranquillante. Lei ride. A casa ti darò un tranquillante naturale. Erbe o cose del genere? Si, del genere, ma non erbe. Sai, ha traslocato da noi, doveva andarsene, te l’ho già detto e l’ho messa da noi, se siete daccordo ovviamnente. Ormai sono abituato ai suoi modi, salta da tu al voi a seconda della posizione che assume rispetto a me. Sono il padron di casa quindi Voi. Nulla vieta però che nella stessa situazione usi il tu. Poco male. Una lunga dormita dopo il delizioso sonnifero che mi somministra. Abbiamo anche parlato un poco della nostra bella. E’ molto timida, appassionata ed ubbidiente, quasi sempre almeno. Timida e di voi ha decisamente paura. Non è la prima volta che incutete paura. Esagerata. Mi sveglio, è mezzogiorno quasi e Sonia mi porta il caffè. Sono riposato, sereno ed un poco ancora rincoglionito, subito dopo il suo ingresso col caffè sono sveglio ed attento. La guardo a lungo, sei proprio bella, le dico e sono convinto di quello che dico. L’esame è andato bene, meglio del previsto, ed il trasloco è finito, va tutto bene. Non è molto coperta, una gonna non abbastanza lunga ed un bolerino striminzito, se ne vergogna. Opera di Lizi che arriva subito dopo. Preferite il bagno da me o la doccia? Doccia. Bene, Vi laveremo come un pupino, poi radetevi. La lunga convivenza e le avventure comuni mi hanno insegnato a riconoscere i segnali più criptici e questo ne è un esempio solo discreto. Sotto la guida della sua padrona Sonia mi lava accuratamente, come un pupino appunto. Poi le dice di guardare come mi rado per imparare. In futuro sarà un suo compito. Il pene e le palle me li ha lavati la mia amante. Tutto come immaginavo. Guarda ed impara, le ha detto. Credevo, avevo capito, che il trasloco fosse completato ma non è così. Vengo lasciato solo. Non mi va ma neppure oso contradirla. Siamo su un sentiero difficile e lei su come maneggiare una adepta di Saffo ne sa cento volte più di me.
E’ stato un bene che foste via, mi è stato tutto più facile. Mi teme e mi ama, devo tenerla in equilibrio, farla ballare sulla corda. Speranza e timore. Voi invece vi ammira incondizionatamente ma anche vi teme moltissimo, ancora adesso. Era certa di essere diciamo molestata da voi fin dal primo giorno e non lo avrebbe tollerato. Questo lo aggiungo io, Padrone. Ma è quasi pronta. Ho dovuto essere un poco dura con lei, meno di quanto temessi o…sperassi. Di nuovo il suo ghignetto birichino. Si mi piace Lizi, da morire. Non è bella quanto Sonia e neppure quanto Luciana ma possiede quel quid in più che la rende unica come amante e piacevole compagna di tante ore altrimenti buie e solitarie. Per le belle donne che mi porta nel letto? Si, certo, anche per questo. Ma è di volta in volta volitiva o sottomessa, sempre diversa. Passo passo, un poco per volta si dona a me sempre di più, sta concedendomi sempre più parte di sé.

E’ una costante lotta per la conquista, non posso, non devo mai dare nulla per scontato con lei. Questa sera voglio fare l’amore con…con te, schiava! Cercavo di farle credere che le mie voglie avessero un altro obbiettivo e per un attimo forse ci sono riuscito. Sono la vostra schiava e Voi il mio Padrone. Sarà ciò che vorrete e darvi piacere sarà il mio piacere. Chi stia prendendo per il culo l’altro non è del tutto chiaro, o si? L’ho fatta dormire ai piedi del Vostro letto, Padrone, legata per il collo. Questa sera sarà lo stesso. Farete quello che riterrete opportuno ma mi permetto di tener presente tutti gli aspetti, la posta in gioco. Non sta scherzando più, si rimette però alla mia volontà, al desiderio che certo legge nei miei occhi. Che abbia dormito sempre ai piedi del letto ci credo poi poco, ha di certo passato molto tempo nel letto con Lizi. Non ho nessuna intenzione, cara, di correre rischi imutili, e poi sul serio voglio te. La attiro contro il petto e per baciarla con comodo la sospingo sul divano. Qualche momento di piacere e dolcezza, trovo i seni piccoli e duri, schiude le ginocchia accettando con visibile piacere l’intrusione della mia mano, vorrebbe anche lei, ora, subito. Sono io che ritorno al presente. Questa sera amor mio, questa sera, con lei vicina a noi.

Ed è finalmente sera. Ansia e paura rabbuiano il volto della nuova schiava mentre mi servono il caffè. Poi Lizi come sempre ai miei piedi con il capo poggiato su di me, Sonia, seduta poco discosta che finge di non guardare verso di noi. Non stacca probabilmente gli occhi da noi e non può ignorare la mano che delicata carezza nello scollo i seni di Lizi. Carezze, talvolta lei si leva a cercare la mia bocca quando baciare le mie mani non le basta…Fremo eccitato e sento fremere lei. La sua mano biricchina sale calda sempre più su, ad accertasi dello stato delle cose, preme leggermente, complice o forse è una promessa. Le undici. Il documentario è finito. Sono incerto se mandare Sonia a dormire da sola o meno. Anche su questo finisco per seguire i suggerimenti della mia maestra. Potete coricarvi, da me. Metti una coperta per terra per lei. Aspetto per poi raggiungerle. Non è la prima volta che a fianco del letto c’è un’altra donna incatenata per il collo alla rete. Tutta scena, son sempre finite prima o poi nel mio letto.
Lizi mi sorride. Fa freddo Padrone, vediamo se ci stiamo in tre? Io in centro e Lizi alla mia sinistra. Sonia, livida, regge un portacenere. Mi faccio raccontare del suo esame, conosco la materia e controllo se possa essermi di aiuto nel lavoro. Lizi ascolta fingendosi interessata. Non sono molto eccitato o meglio son riuscito a tranquillizzarmi. So che purtroppo dovrò trattenermi dal saltare addosso alla giovane preda di Lizi, per questa sera almeno, poi si vedrà. A Sonia una sola casta carezza sulla guancia, poi Lizi. Basta poco a ridestare i miei ardori, ad abbandonare senza dimenticarla, la tepida presenza ed il contatto con Sonia, vergine e timorosa, per il corpo disponibile ed assuefatto all’amore di Lizi. Assuefatto e desideroso d’amore. Volgo le spalle a Sonia, immobile, mi rivolgo verso la mia amante quasi immobile. La mano risale carezzevole, trova il mio pene, lo stringe delicatamente. Ogni sua stretta, ogni carezza mi porta a volerla sempre di più…Non serve altro. La stringo e lei mi abbraccia con forza, risponde ai baci, trova i punti a lei noti e forse quella sera ne trova altri prima ignoti, da titillare, premere, leccare o mordere per farmi impazzire. Ogni tanto rinsavisco, spio Sonia per la quale sto dando spettacolo. Se ne rende conto Lizi? Non importa. Non mi importa più lo ‘spettacolo’. Voglio possedere Lizi, la mia donna, la mia schiava. C’è un luogo segreto, noto a pochi fortunati e difficilmente raggiungibile anche da questi. Noi lo scopriamo ora per la prima volta, insieme. E’ lungo il cammino, un errore e se ne è esclusi. E’ il paradiso degli amanti. Geme di piace ed ogni suo gemito mi riempie il cuore dandomi nuove energie sconosciute fino ad ora. Amore, amor mio, Padrone. In qualche modo ha sentito che non sono sazio di lei, che la voglio ancora, che posso ancora. La femmina che è in lei ne è turbata o meglio inorgoglita. Ho goduto, ma sono riuscito a trattenermi in parte. Si inginocchia accogliendomi in bocca e capisco la sua felicità nel farlo, l’orgoglio soddisfatto nel sentirmi crescere, riacquistare vigore. Lo lascia allora ma solo per stringerlo con la piccola mano mentre si distacca da me stendendosi in attesa. Esito ed è lei a spingermi con delicata fermezza fino a farmi in ginocchiare, a portare le sue gambe attorno al mio collo. Non dice nulla ma so che sorride in muta offerta di se stessa, femmina, al suo maschio. Scegli, sembra dire. In quella posizione posso avere i due orifizi e la scelta è ragionata. Da giorni mi manca, da giorni lo voglio. Eppure so quanto lei preferisca avermi nel ventre e nel ventre entro, umido, caldo e di nuovo pronto. Lentamente il desiderio che credeva sopito la pervade al solo sentire il glande percorrerle la fessura del sesso senza entrare nel suo corpo. Forse lo vuole di nuovo oppure vuole dargli piacere. Protende il ventre, istintivamente, ma contemporaneamente io spingo per averla. Le faccio male con la mia irruenza, sussulta, trattiene a stento un gemito poi si abbandona, conquistata e desiderosa di essere vinta, sottomessa. In questo sta la sua di vittoria. No, non è giusto. Lui doveva…ma è troppo tardi, una marea di sensazioni la pervade travolgendo ogni sua possibilità di ragionare. Sa però che non era questo che voleva e doveva…riemerge lentamente dal gorgo che l’ha parzialmente travolta. Parzialmente? Sa di aver gemuto e gridato, battuto le mani sulle coltri avvinghiando con i talloni i fianchi del suo uomo. Non pensa a nulla, non esiste nulla se non la cosa che deliziosamente la scava, la tiene unita a lui. Mai, mai pensa e cosa significhi esattamente, non riuscirà, ripensandoci anche succesivamente a ricordarlo. Si sente in difetto, lo ama, deve… Preme con più forza sulle mie spalle, solleva il bacino, si torce persino. Sono fuori di lei, al freddo, non so esprimermi meglio. Ma la sua mano mi dirige. E’ lei che lo vuole e per la prima volta. Se non mi contrastava più neppure aveva mai sollecitato la mia intrusione nel suo culetto. Lo spingo con forza contenuta, non voglio farle male. I suoi ed i miei umori, abbondanti, agevolano. E’ più stretta che mai, da due mesi non ho provato il gusto di averla così. Stretta ma non nuova alla cosa. Sa che deve ‘spingere’ ed al tempo stesso, mai successo prima, appoggiandosi sulle mani si protende verso di me. Si irrigidisce un poco, un attimo solo, ma il suo avanzare mi ha fatto superare la parte iniziale dello stretto pertugio, la parte più difficile. Attendo, vorrei uscire e rientrare ma di nuovo riesce a farsi più vicina. Sono quasi del tutto e subito dopo completamente dentro di lei. Mi trattengo a fatica i momenti necessari a farla abituare un poco all’intruso, poi la monto, le chiavo il culo. Godo e quasi mi svuoto, mi abbato sopra di lei, ansimante e beato, felice anzi. Forse abbiamo anche dormito, eravamo ancora nel paradiso degli amanti.

Volete vi faccia accudire da lei, almeno in parte? Esito, è pronta? Peggio per lei se non lo è. Credo, continua, non abbia dormito un attimo. Forza, allora. Tornano dal bagno insieme, in silenzio. Seduto sul bordo del letto ascolto interessato le istruzioni impartite che Sonia esegue esitante. Il contatto con le sue mani inesperte ma delicate mi eccita non poco. ma è il massimo quando Lizi le ordina baciarlo. Per finire Lizi me lo succhia con l’arte consueta Non un pompino ma una elaborata opera d’arte che mi lascia distrutto. Diventarà suo compito farmelo rizzare. Giorno dopo giorno si abituerà alle mie carezze, accettarà i primi baci, per poi chiamarmi padrone.
Lunedì mattina, dopo una notte tranquilla. Una tranquilla notte d’amore. Lizi ed io. Sonia, un’ombra quasi indistinta stesa di fianco a noi dorme o finge di dormire.La mia amante non si lascia commuovere e la scuote, vai a fare il caffè per il nostro Padrone, le ordina. In questa settimana la ha convinta a chiamarmi Padrone chiamando invece Signora lei stessa, Lizi, la mia fedele ed imbattibile cagna da riporto. Quelli che per una schiava sono errori, tutti, vengono inesorabilmente scoperti, commentati e corretti da Lizi con qualche colpo di scudiscio in genere piuttosto blando ma talvolta più duro, secondo la gravità della mancanza o gli umori del momento. E’ bello svegliarsi dal sonno con due belle donne nel letto. Che Lizi sia bella è forse esagerato, un tipo, graziosa e certamente colta, elegante e quasi sempre sottomessa. Una lesbica che ha scoperto le delizie del cazzo senza rinunciare alle sue antiche abitudini. Va a caccia e si porta a letto le sue conquiste con il mio permesso e per salvare la faccia, dice infatti di amarmi, me le deposita nel letto. Alcune sono prede di passaggio, viste, prese e godute, poi apre la gabbia e le fa volare via. Altre, più raramente, sono meritevoli di maggiori attenzioni o ci piacciono tanto da volerle tenere e goderne più a lungo. E’ il caso di Luciana, ora assente. E’ sopratutto il caso di Sonia, a lungo rincorsa e da poco caduta nella pania della mia Sonia ma non ancora nella mia. Però quasi ci siamo. Lizi sempre più spesso chiede a me di sculacciarla. Lo scopo è abituarla a sentirsi più mia, a sottomettersi anche a me. Non mi entusiasma sculacciarla le dico in modo che Sonia senta. Una vigliaccata perchè non mi spiace affatto mettermela nuda sulle ginocchia, anzi, mi piace parecchio. Mi piace sentirla rigida e tremante, immobilizzata con forza, mentre passo e ripasso il palmo sulle natiche irrigidite eppure morbide, elastiche, tiepide. Da sballo insomma. Sopra tutto mi piace seguire con i polastrelli i segni ancora in rilievo di precedenti punizioni. Mi eccita sentirla fremere di paura. E’ il giochino del buono e del cattivo, e più di una volta ho arrossato il suo bel sederino per poi chinarmi a posare le labbra sulle natiche in fiamme. Ancora non l’ho posseduta, è vergine, ma faccio sempre più spesso mano morta tra le cosce schiuse come pretendo siano tenute durante queste punizioni e per qualche attimo sfioro, accarezzo il buchetto del sedere e la fichetta ancora sigillata che comincia ad inumidirsi con più facilità. Opera di Lizi quest’ultimo risultato e delle numerose volte che in qualsiasi momento del giorno o della notte le fa schiudere le gambe per baciarla e farsi baciare li in basso ma concludendo sempre con la piccola che ansima scarmigliata e sconvolta, vergognosa ma ansimante di piacere tra le mani della donna che ha saputo farla innamorare. Sonia piange e si dispera. Chiede perdono per le mancanze che le vengono addebitate anche se spesso inventate o platealmente esagerate…ringrazia per le dolci effusioni della amante e sempre alla fine dichiara il suo amore. Le stiamo inculcando in testa che amore è uguale a sottomissione. Quando uso il sedere di Lizi è Sonia ormai ad accudirmi fin quasi alla fine ed anche questo, sentirle maneggiare il cazzo per nettarlo mi piace. Dio se mi piace. Mi piace anche sorprendere l’occhiata compiaciuta di Lizi che la segue, suggerisce, mostra cosa e come fare per poi, molto spesso farle ripetere tutto dall’inizio sul mio cazzo. Soddisfazione del cazzo, ecco come potrebbe chiamarsi questo ‘corso’, ed è a buon punto, Padrone, sta per finire il tempo dell’attesa, dovete scoparvela. Ha sempre più paura, capisce anche lei quel che sta per succedere, è al punto giusto di cottura. Fatevela, altrimenti corriamo il rischio di una sua reazione disperata, potrebbe rivoltarsi. Marchiatela, fatela vostra. Non sono convinto. Con te presente o…fate come volete ma prendete al volo la prima occasione, quando capita o quando ne avete voglia. Rido, non che la voglia mi manchi. Appunto, ne avete voglia e lei, da donna, sente il vostro desiderio. Vede anche che siete sempre più autoritario con me e con lei. Ma va la. Vi garantisco che è così Padrone, credetemi. Le credo, in queste cose sente persino l’erba crescere. La ho osservata tra le ciglia socchiuse mentre parlava, mi piace. Amo il suo orgoglio che spesso emerge intatto, amo la sua sottomissione senza remore, amo il suo corpo guizzante, famelico e disponibile. E sonia? dire che amo anche lei è discutibile, certamente però mi piace e la voglio.

Sonia ritorna in camera e taciamo. Poco dopo, abbraccio la mia schiava Lizi. Vieni Sonia, baciala, falla impazzire. Non è la prima volta che facciamo Sonia partecipe dei nostri giochini di letto e non devo suggerirle cosa fare. Guardo le due donne allacciate mescolare le salive, carezzarsi, toccarsi sempre più disinvolte, senza ritegno, come non esistessi. Me ne ecciterei anche visibilmente se fin dall’inizio non facessi i miei esercizi stringendo le chiappe. Lizi si abbandona, poggia le spalle sul lenzuolo, offre alla bocca dell’altra tutto il suo corpo. Sussulta quando suggendole i capezzoli Sonia le fa schiudere le ginocchia per carezzarle la fica. Vi insiste a lungo, è esperta ormai, poi la ragazza porta anche la bocca al sesso della mia assatanata Lizi. Fammela impazzire, le ho chiesto. Amore uguale sottomissione, penso. Io carezzo Sonia che ha portato senza pensare il culo e quel che ci sta più sotto tra le gambe ben a tiro delle mie mani. Lizi ha visto o comunque capito e la stringe, le impedisce di scostarsi, poi Sonia cede, sottostà alle mie carezze ed il respiro di entrambe si fa veloce, sempre più veloce. Non posso vedere il viso di Sonia, Lizi invece tiene gli occhi e la bocca serrati, respirando rumorosamente col naso. Stringo i capelli di Sonia, la costringo ad alzare il capo tanto da poterle baciare la bocca. Vorrebbe sottrarsi, ma la stringo con forza e la costringo a schiudere le labbra ed aprire la chiosa dei denti. E’ il nostro primo bacio. Un bacio di Sonia che ha il sapore ed odora di Lizi. La obbligo, sempre con la forza, ma cede quasi immediatamente, a chinare di nuovo il capo, verso il mio ventre e schiudere la bocca ad accogliermi. Dovrebbe essere ancora peggio per lei invece accudendomi le è divenuto se non consueto almeno più facile da accettare. Bastano pochi attimi, neanche volendo potrei restare indifferente al morbido tepore della sua bocca, ed ora non voglio più resistere. E’ inturgidito e duro quanto solo raramente in passato. Basta, cara. Guidamelo dentro le dico. Di nuovo un’attimo di esitazione. Non ha capito? Ha capito e non trova difficoltà alcuna nell’indirizzare il glande bagnato dalla sua saliva tra le gambe di Lizi in attesa. E’ stata abbondantemente bagnata e stimolata da ‘boccuccia di fata’, è pronta. Spingo lentamente, entra facilmente e con mio grande piacere, la vulva si dilata, elastica e ben umettata dai suoi umori. Delicatamente lo spingo dentro fin dove può accogliermi. La chiavo lentamente, con dolcezza pari al suo dolce abbandono. Le piace e mi piace farlo così, da innamorati, ci piace farlo in tutti i modi. All’inizio Sonia, si china, porta il viso vicino quanto può all’inguine di Lizi, osserva attenta il membro entrare nel ventre dell’amica, amante e padrona. Di nuovo la attiro a me, la bacio mentre scopo Lizi ma è dannatamente scomodo, roba da contorsionisti. Bacia la tua Signora ordino. Si desta dalla paralisi che sembrava averla immobilizzata. La ho baciata con la lingua, forse ne è sconvolta. Sconvolta per un bacio quando la sto carezzando tra le gambe e si sta bagnando? Più facilmente è stata la vista da vicinissimo del cazzo che entrava nella fica della sua amante. Ha guardato già altre volte mentre la chiavavo mai però così da vicino, mai con tutti i particolari. Con mollezza, in trance, cerca di nuovo la bocca dell’altra che già sta abbandonandosi alla magia del momento. Per quanto sia prossimo all’orgasmo non godo nel sesso di lei. Di nuovo Sonia, seguendo le mie indicazioni guida il cazzo serrato nella mano, lo indirizza sul buchetto più stretto della nostra amante, lo stringe ancora quando devo forzarlo. Perché mai Lizi si è così irrigidita? Non importa. Spingo senza scosse ed un poco la allargo. Un altro poco, ancora di più. Adesso il glande è stretto dallo sfintere ancora contratto e l’asta è nella mano serrata di Sonia che lo stringe con forza, Scopo due volte contemporaneamente, il culo dell’una e la mano dell’altra. Una cazzata ma una bella cazzata da dire. E’ bellissimo, poi la mano di lei mi abbandona, un attimo dopo il sacchetto, ondeggiando sfiora la schiava che sto inculando. Quasi impazzisco, le chiavo il sedere con durezza, incapace di trattenermi, di evitare di farle male, indifferente anzi. Sono grande, sono il maschio di queste due donne, mie, schiave. So che è sbagliato ma cedo alla voglia, non riesco a trattenermi e poco dopo mi svuoto in lei. Lizi è esausta ed io quasi. Sonia piange al nostro fianco. E’ stanca le dico con fare garbatamente deciso. Accudiscimi tu.

Avete sbagliato Padrone, la seconda volta dovevate prendere lei e sverginarla, non prendere me di nuovo. Siete il Padrone ma Sonia era pronta, sottomessa, si sarebbe data a voi senza discutere. Cercate un’altra occasione… Tace un attimo, mi guarda. Hai ragione, ma volevo te, ti volevo troppo. E’ la prima volta che scorgo nei suoi occhi tanta dolcezza e…si, sono quasi sicuro, anche evidente amore senza remore e totale dedizione. Mi si allarga il cuore perchè son certo di non sbagliarmi. Si Padrone ed è stato infinitamente bello, anche se…l’altra sta tornando con il necessario e Lizi non può trovare il giro di parole per dire che le ho fatto un male cane. Lizi ci osserva mentre Sonia mi accudisce. Volonterosa più che esperta. Imparerà, sentenzia convinta. Me lo lava accuratamente due volte, scoprendo delicatamente il glande per passare l’angolino della garza bagnata dove glande e prepuzio si uniscono, infine lo asciuga. Vai avanti tu, sei stata bravissima. Sonia non è felice della cosa. La fa insistere a lungo pensando che sia io, con le mie tecniche che giudica soltanto strane, a ritardare la erezione. E’ in parte così, ma solo in parte. La costringe a proseguire a lungo e mi piace, poi la natura ha il sopravvento, riesce a farmelo rizzare, un poco, un altro poco. La costringe a continuare fin quando non dico basta, ed è quasi troppo tardi. La attiro a me e la abbraccio anche se è meglio non cercar di far nulla di più almeno per qualche momento. All’inizio resta rigida, guarda Lizi, poi forse ad un suo cenno di assenso risponde ai baci che da tempo cerco di carpirle, si abbandona tra le mie braccia.

Lizi ci ha lasciati inventando una scusa. Sonia, tra le mie braccia, cerca inutilmente di sottrarsi, piange. Ha persino supplicato per poi cedere alle mie insistenze e rispondere con discutibile entusiasmo ai baci, di accettare le carezze. No, padrone, quello no. Per piacere, quello no, ho paura. Guardo il viso rigato di lacrime, mi fa tenerezza, esito. Tutto quel che volete, ma quello…mi fa troppa paura. Stesa sul letto, supina, apre gli occhi speranzosa, ho smesso di cercare di raggiungere la sua fichetta protetta e celata tra le gambe serrate. Mi limito a carezzare e baciare il resto del corpo splendidamente esposto che non cerca più di rifiutarmi, neppure celandolo soltanto. Mi bacia, lascia la stringa a me, stesi sul fianco. S’inarca quando il dito le penetra nel culetto, una falange solamente però. Stranamente si stringe a me tanto da farmi godere del contatto dei seni inturgiditi e dei capezzoli eretti. Senza uscire dal suo dolce, delizioso culetto con il dito, la attraggo su di me. Ha paura del mio cazzo, solleva il ventre in un disperato tentativo di tenersi lontana, cerca di puntare le ginocchia sul lenzuolo per scostare il suo corpo ed è agevole farla spostare verso l’alto tanto da portare la sua bocca a tiro della mia. Si arrende ai baci, preferibili al resto che teme di più. Sciocchina. Ti voglio e sai che ti avrò. Si, io… no, per pietà, no, non adesso, tutto il resto, quel che volete ma quello no, più tardi, tra qulche giorno, ho troppa paura…Tutto il resto? Si, si, quello che volete ma quello no…Sono incuriosito ora, molto curioso e la mano che premo sulla schiena si muove ad accarezzarla meno prepotente, più leggera. Spingo ancora più a fondo il dito dell’altra mano nel suo delizioso sederino stretto spasmodicamente. Per un momento si immobilizza, di nuovo si inarca, si morde il labbro, si muove un poco portandosi più su, poi mi bacia senza esservi costretta. Sono io ad abbandonarmi estasiato, sta frugando la mia bocca cercando la lingua, sfrega le tette su di me. So chi le ha insegnato tutto questo e mentalmente la ringrazio. Comunque sono incredulo, teso, curioso, sopratutto incredulo ed arrapato. La minaccio, prometto anche di non chiavarla subito…saprò aspettare a cogliere la tua verginità solo se mi spieghi tutto. Volevo restare vergine dice, un dono per la mia Signora, la amo. Può darsi, ma no, è una palla, la palla più grande mai ascoltata. E poi? Estraggo un poco il dito per spingerlo di nuovo dentro, cerco di infilare anche l’indice ma temo di farle male ed aumentare le sue paure. Esita, muove il culo, probabilmente per il fastidio, mi bacia e con mia sorpresa mi carezza il viso, una carezza dolce, delicata. Guardo il viso fin troppo regolare e perfetto che mi sovrasta, fisso gli occhi che lo illuminano rendendolo meno perfetto, più umano, sempre bellissimo comunque. Sono pozze senza fondo in cui temo di sprofondare fino a perdermi. Sento, temo, che potrei innamorarmene oltre ragione. Sollevo un poco il capo, riesco a vedere ed ammirare i due globi piccoli e duri che sembrano sempre capaci di vincere la gravità. Mi abbandono di nuovo e nel farlo spingo ancora di più il dito nel suo corpo, mi era sembrato volesse liberarsene. Si abbandona gravando dolcemente su di me. Tutto quello che volete mi mormora…poi l’impossibile.

Sono con le ginocchia tra le gambe schiuse. Mi chino a cercarne la bocca per l’ennesimo bacio ed impazzisce. Lottiamo letteralmente, mi graffia il costato. Un ceffone ne ferma le intemperanze, poi la guardo incattivito. Le manette di cuoio, la catena dal collo al lampadario. Se gridi raddoppio, anzi triplico le frustate, dovrai dormire sulla faccia. Comincia a gemere al…non so quante volte abbia calato il braccio senza sentire un lamento. Si morde le labbra. Non l’ho massacrata, ma certamente le ho fatto molto male. Ora ne soffro non poco pure io ma non devo farlo vedere. La bombola del liquido puzzolente la irrora buciante facendola torcere e gemere ancora di più. Stiamo in bagno a lungo, poi la porto tra le braccia sul letto. Controllo i segni. La pelle non è lacerata, è segnata ma non profondamente. Sospiro di sollievo. Respira lentamente e tiene gli occhi ed i pugni serrati. Ha le occhiaie segnate e non piange più. La voglio, subito. Mi inginocchio tra le cosce che schiude, quasi inerte, si padrone quello che volete. Non protesta più non mi supplica, ha smesso di piangere. Con la mano lo porto sulla fessura in cui scorre su e giù più volte sperando di farla bagnare, inutile. Sto per forzare lo stretto ingresso anche se è asciutta come un osso e mi blocco. D’improvviso mi convinco che se la svergino ora mi odierà per tutta la vita, non ha accettato di darsi a me, solamente le sono venute meno le forze per opporsi, non spera più. Nel ritirarmi sento, intuisco, la sua incredulità e la gioia od almeno il sollievo. Poi, fianco a fianco, la stringo e la bacio, è lei anzi a cercare la mia bocca, frenetica quasi, ed è lei a premere il corpo contro il mio mentre un fiume di parole smozzicate mi confonde. Ascoltami. Si Padrone, Sembra una bimba intimidita ora, non osa guardarmi. Vi amo, prosegue, arrossisce, di nuovo preme su di me, mi stringe il collo con molta forza, quasi mi fa male. Vi amo, vi amo, ripete. Oggi, se volete. Magari nell’altro modo…Il sedere, mi dico, è matta. Cerco la fessura del sesso che carezzo a lungo pur sapendo che le mie carezze non sono paragonabili a quelle esperte di Lizi. Tuttavia le piace, vi si abbandona senza ritegno, geme anzi sempre più forte e non di dolore o paura. Voglio essere vostra, dice d’improvviso. Senza che possa trattenerla si inginocchia e porta la bocca al cazzo. Non le permetto di insistere più di qualche momento, non voglio la sua bocca. Ma cosa io voglia non lo so, non ora. Sono troppo eccitato, godrei in qualche momento. Voglio godermela appieno, con la dolcezza del caso e per tutto il tempo necessario. Lentamente ci acquietiamo, abbracciati ci abbandoniamo per qualche attimo al torpore, forse al sonno. Mi sveglio comunque per primo. E’ disposta a darsi a me, a darmi il culetto pur sapendo che le procurerà dolore, più dolore che perdere la verginità. Perché mai? Non certo per restar vergine per Lizi che ama. Ama anche me, dice. Un’idea mi frulla per la testa, un dubbio, poi quasi una certezza. La hanno violentata… ma è vergine! Possibilissimo. Immagino la cosa persino. Braccia robuste che la immobilizzano, poi gli abiti strappati ed una ragazzina discinta che neppure riesce ad urlare. Imbavagliata magari. Forse è finita sui giornali oppure in famiglia hanno preferito tacere. Un chirurgo può aver rimesso a posto le cose con facilità, con discrezione. Mi sento defraudato, derubato. Urlerei di rabbia e per un momento vorrei di nuovo batterla, frustarla senza pietà per averlo permesso, per avermi fatto questo affronto. Perché? Non capisce, non può capire i miei dubbi, e poi, se anche fosse stata violentata e ricucita, certo non sarebbe colpa sua. Violentata? E perché mai? Una può darla via per amore, per soldi…e poi farsi ‘sistemare’. Un intervento di chirurgia plastica facile, probabilmente. Steso sul fianco ammiro questo corpo giovane e ben fatto, quasi perfetto che ho deturpato con lo scudiscio. Non oso chiederle niente delle ragioni che la spingono, come dire? A comportarsi, a propormi di godere del suo culetto anziché del suo sesso sia pur sigillato. Mantenersi vergine per amore di Lizi? Non scherziamo. Dio se è bella! E la donna più giovane e bella che abbia mai avuto nel letto, vista nuda, frustata. Lacrime! Sta piangendo. Perdonatemi Padrone, per piacere, perdonatemi. Tende le mani verso di me, la abbraccio e mi abbraccia. Forse è il momento della verità. Appoggiandomi con la schiena alla testata la attiro di traverso col sederino sulle mie cosce. Non obietta ed anzi mi agevola. E’ Sonia a cercare la mia bocca e se nel baciarla la sollevo un poco ponendo la mano tra le cosce schiuse non sembra notarlo od infastidirsene. Posa anzi il capo sulla mia spalla e sfiora con le labbra la mia guancia. Perché hai tanta paura? Siete il mio padrone. Lo sono di certo, piccola cara, ma questo cosa vuol dire? Non ti capisco. Ho la destra ormai imprigionata tra le sue cosce strette, le schiude abbastanza da permettermi di risalire fino a sentire con i polpastrelli le labbra del sesso. Si sposta un poco, posso percorrere la fighetta vergine in una lenta carezza e lei si inarca, cerca di nuovo la mia bocca. Sei bagnata, lo vuoi anche tu, ma non ti prendo, non subito. Prima mi devi dire, lo pretendo, cosa ti faccia tanta paura. Tutte le donne ne hanno paura, almeno un poco la prima volta…Sto cercando qualche altro argomento ma non serve. Poche frasi smozzicate ed interrotte dal pianto. La parente alla quale era stata affidata… le ha infarcito la testa con racconti terrorizzanti. Basta cara, lascia perdere, non mi interessano i particolari di quel che quella donna dice di aver dovuto sopportare. Tutte balle, credimi. Mi si è afflosciato e le chiedo, deciso, di farmelo rifiorire. Temo di dover insistere per convincerla ma non è così. Sempre appoggiato alla testata allargo le gambe e Sonia sia pur con qualche esitazione ubbidisce. Non è una esperta pompinara come Lizi e neppure come Valeria, ma sta imparando bene. Lo prende in bocca e me lo lavora con le labbra per poi leccarmelo lentamente. Succhia le palle…ed io rapidamente devo ricorrere ai miei artifizi. Si, buona volontà ed una innata predisposizione. Le carezzo il capo, delicatamente. Se facesse tanto male la razza umana si sarebbe estinta…lo dice piano, quasi a se stessa. La padrona me lo dice spesso, dice anche che siete molto tenero, dolce, paziente…se non vi si fa arrabbiare. A Lei piace…piacerà anche a me. Dice che dovrò farmelo piacere, che è meglio…Si cara, è molto meglio che te lo faccia piacere. La Padrona…no, scusatemi, la Signora, a lei piace…ma, io ho paura. Tutte le donne hanno paura la prima volta, almeno un poco sentite tutte male. Passa però in fretta. E poi è bello? Si e no, le rispondo. Quasi mai una donna gode la prima volta. Quasi mai? Perché? Per il male? Più che per il dolore per la paura, la tensione nervosa, la incapacità dell’uomo. Ma voi siete esperto, bravo. Voi non mi farete male, non è vero? Un poco soltanto ma ti farò male, è inevitabile. Ma poco e passerà subito, te lo garantisco. E dopo mi piacerà. Non le rispondo. Per un attimo richiamo alla mente il poco che ho letto sulla materia. A fare l’amore si impara. Sia noi maschi che voi donne. Alcune imparano in fretta altre ci impiegano di più. Pochissime non imparano mai anche perchè hanno pessimi insegnanti. Amanti o mariti troppo impazienti, egoisti, insensibili. Ma voi, voi non siete così, ne sono certa. No, non sono così, mi piace prendere e dare piacere, anche ad una…ragazza come te…Mi zittisco. Intendevo dire una lesbica ma le mie parole vogliono dire tutt’altro ed in questo modo diverso le ha interpretate. Cercherete di non farmi male e di farmelo piacere anche se sono solo una specie di schiava. Piange sconsolata ora. E poi, schiava di chi sono mai? Della Signora, vostra o di tutti e due? Cerca di scostarsi da me e lascio lo faccia. Con movimenti decisi si allontana quel che basta per potersi stendere, allarga le gambe per poi lanciarmi una occhiata ferma, di chi ha preso una decisione. Mi attira quanto un bagno all’aperto in dicembre, ed anzi mi fa pena. Vorrei dirle di andarsene e solo le conseguenze, l’ira furibonda e certa di Lizi, mi impediscono di mandarla via. Devo rabbonirla, quietarla, anche perchè mi fa veramente molta pena. Sono io gelido dentro di me pur fingendo una tenerezza che non provo assolutamente. La abbraccio, la cullo e la ninno, le parlo con il tono più dolce che riesca a simulare. Asciugo di baci le lacrime di baci, carezzo il corpo irrigidito di lei con delicatezza studiata. Lentamente si scioglie, risponde ai baci esitante, incerta. Non si oppone alle carezze, neppure alle più intime, e sembra abbandonarsi. Il suo sesso però resta asciutto nonostante profonda tutta la mia sapienza per prepararla. Al diavolo. Un po’ di saliva supplisce alla natura ribelle. Non si oppone ed anzi allarga le ginocchia senza protestare, si offre quasi come una vittima sacrificale, gli occhi serrati, le braccia aperte a croce, ancora irrigidita. Di nuovo esito. Non ho mai avuta una vergine, quasi sono io ad averne paura. Punto il glande accertandomi di non sbagliare e premo un poco fin ad incontrare l’imene che lacero senza soverchia resistenza. Non geme, non si muove assolutamente. E’ stretta, molto stretta ma non tanto da rendere difficoltoso spingermi nel suo corpo. La monto lentamente ed è come scopare una bambola di gomma. Più tardi la accompagno a lavarsi e le faccio usare anche una crema sfiammante di Valeria. Sul lenzuolo tre piccole macchie comprovano ciò che è avvenuto. Sono incazzato come una bestia. Non ha più detto neppure una parola da quando si è staccata da me per offrirsi a gambe larghe. Non ha neppure più pianto ed io mi sento un verme incazzato. Ti ho fatto male? E’ l’ennesima volta che lo chiedo e finalmente risponde. Che importa? Sono solo una schiava. La prenderei a schiaffi. Invece la bacio, è doveroso…per Lizi. Volete prendermi anche nell’altro modo? Esito ma il verme incazzato risponde di si. Cerco ancora di farle meno male possibile, ma di certo non è piacevole per lei e neppure per me. Non ho goduto nel suo ventre e neppure nel suo culetto eppure sono stanco, teso, rabbioso. Sonia è stata una immensa delusione. Dopo essere passata dal bagno mi accudisce e chiede di poter riposare. La casa tace, ci addormentiamo entrambi.

La stanza è illuminata fiocamente dalle luci della strada, tre piani più sotto, attraverso due finestre ai lati del letto. Ho perso la nozione del tempo, non so che ora sia. Poggio le spalle alla testata ed al mio fianco è stesa una forma confusa, solo un bozzolo di lenzuola informe ma, la brace della sigaretta, ravvivandosi, mi permette di intravedere un viso femminile che so fin troppo perfetto, quasi stucchevole se non fosse illuminato da occhi bellissimi, due pozzi profondi eppure estremamente mobili che mi stanno osservando. Sonia. Poco fa la ho sverginata davanti e di dietro senza provarne alcun piacere, persino senza godere ed ora sono eccitato. Padrone…Si, cosa c’è? Posso andare ad aiutare la Signora a preparare? Pure lei ha sentito l’acciottolio in cucina. Scuoto il capo. No, non ora. Senza spegnerlo poso il mozzicone nel posacenere, la scopro e la attiro contro di me. Questa volta sono deciso a possederla senza preoccuparmi delle palle di lei, senza preoccuparmi di farle male o cercare di darle piacere, vada al diavolo lei e le sue fisse. Le voglio fare un culo a cavolfiore, chiavarla fino a fargliela fumare. Mi abbraccia e ne sono sorpreso, la guardo perplesso. Potrete mai perdonarmi? Sono stata perfida, avevo paura e non mi sono fidata di quel che dicevate voi e la Signora. Punitemi, frustatemi. Piange ora, singhiozza disperata. Dovete togliermi la pelle a frustate. La guardo dubbioso. Resto dubbioso mentre mi si struscia addosso, mentre mi bacia e scorre con le mani per tutto il mio corpo. La fermo quando ha cominciato il peggior pompino della mia vita. Difficile fare un buon pompino singhiozzando. Sono vostra, vostra, non mandatemi via. Non vi chiedo di perdonarmi, punitemi, frustatemi tutti i giorni, me lo merito ma tenetemi con voi.
Non finge, è veramente disperata. Vuole la frusta e la frusta avrà. Ma esito e tanto basta a farmi ricredere. Non mi piace malmenare una povera sciocca come te. Vedremo. La abbraccio e la bacio. La rabbia si tramuta in desiderio. La voglio, si la voglio. Ti prenderò solo per il mio piacere, ti vengo nel sedere senza badare al male che ti farò, ti tratterò…esito ed è lei a completare la frase. Da schiava. E’ quel che sono. Voglio esserlo. E’ riversa ora sul fianco, il viso posato e nascosto sull’avambraccio. Voglio essere vostra. Perdonatemi, non mandatemi via. Il peggior pompino della mia vita ma sufficiente a farmelo sentire ben presente e pulsante tra le gambe, pesante quanto mai, mi sembra anzi grosso quanto mai. Frustatemi quanto volete, me lo merito e…No, ho detto. Basta una sculacciata! E sarà una sculacciata magistrale. Neppure ti tengo ferma. Però se gridi o ti agiti te ne vai. In posa sulle mie ginocchia, subito, a gambe un poco aperte! E’ una sculacciata non molto più dolorosa di altre ma lo scopo è diverso. Più spesso del solito la manina scende tra le cosce ben schiuse a toccarle la fica, a titillare il clitoride. Ha le chiappe rosso paonazzo quando smetto ma sopratutto è bagnata come si deve. E’ facile ora tenerla eccitata e bagnata. Le lecco senza problemi la fighetta lavata da poco, cerco di penetrarla con la lingua, vado a suggere i capezzoli, insomma dalla a alla z del prontuario pre scopata. Voglio farla godere e quasi gode ancor prima di riceverlo in corpo. Sussulta quando lo spingo dentro, si morde le labbra. Poggia i talloni sul lenzuolo per offrirsi meglio, per prenderlo meglio. Istinto della figlia di eva o lezioni di Tilli? Chi se ne frega. Io fatico non poco a trattenermi, ci riesco tanto da portarla prima a gemere piano poi a gridare. Un grido roco che ripete più volte. Sono quasi fuori di testa, mi abbatto su di lei fiero di averla fatta godere senza svuotami se non in parte. Pochi attimi, poi una sigaretta e le forzo il sedere senza troppe preoccupazioni. Anche questa è una rivisitazione ma è ben stretto. Poco male, mi piacciono i culetti stretti. Si agita un poco, si lamenta un poco. La metto sulla schiena con le gambe sulle mie spalle e la inculo di nuovo. Godo come volevo, come da mesi speravo. Mi sono fatto una vergine. Mi sono scopata Sonia, la bellissima Sonia.

Lizi ha tenuto la cena in caldo. Una cena allegra grazie anche alla serenità di Sonia. Appena vede Lizi le corre incontro abbracciandola. Ricordo poco del resto, se non che è un’ora serena. Siamo tutti stanchi e ce ne andiamo a dormire presto. Sono sereni anche i giorni che seguono. Temevamo una reazione negativa di Valeria che in effetti all’inizio sta un poco sulle sue per poi accettare la presenza di una compagna. Vivere tutti insieme? Cominciamo a parlarne. Lo spazio è poco ma sembra che la ditta del pian di sotto che ha due stanze al nostro di piano le voglia vendere. Facevano parte in origine di questo piano e completavano i nostri due appartamenti. Non servirebbe neppure chiedere permessi per i lavori. Scopriamo che non hanno denunciato le modifiche e loro eliminerebbero le due scale interne mentre noi dovremmo arrangiarci riaprendo i passaggi murati anni fa. Io non oso neppure sperarci, temo che le mie donne sollevino un mucchio di difficoltà invece sono loro che temono difficoltà da parte mia. Da parte mia delle difficoltà? Fin dall’inizio mi immagino con le mie donne, una vera famiglia. Figli? Chissà. Uno specialista tra i numerosi che interpello mi fa sperare possibile la cosa. Non da Valeria almeno fino al divorzio. Io sposerei Lizi che sentendomelo dire ride, arrossisce, non risponde ma poi spreme una lacrimuccia. Valeria non ha grossi problemi finanziari ma sta prendendo gusto al lavoro di Lizi che la giudica molto promettente e Sonia, finiti gli studi, anzi fin da adesso può cominciare ad impratichirsi del mio lavoro.
Saremmo una bella famiglia dice Lizi. Io incrocio le dita, ci spero.

La stanza è illuminata fiocamente dalle luci della strada, tre piani più sotto, attraverso due finestre ai lati del letto. Ho perso la nozione del tempo, non so che ora sia. Poggio le spalle alla testata ed al mio fianco è stesa una forma confusa, solo un bozzolo di lenzuola informe ma, la brace della sigaretta, ravvivandosi, mi permette di intravedere un viso femminile che so fin troppo perfetto, quasi stucchevole se non fosse illuminato da occhi bellissimi, due pozzi profondi eppure estremamente mobili che mi stanno osservando. Sonia. Poco fa la ho sverginata davanti e di dietro senza provarne alcun piacere, persino senza godere ed ora sono eccitato. Padrone…Si, cosa c’è? Posso andare ad aiutare la Signora a preparare? Pure lei ha sentito l’acciottolio in cucina. Scuoto il capo. No, non ora. Senza spegnerlo poso il mozzicone nel posacenere, la scopro e la attiro contro di me. Questa volta sono deciso a possederla senza preoccuparmi delle palle di lei, senza preoccuparmi di farle male o cercare di darle piacere, vada al diavolo lei e le sue fisse. Le voglio fare un culo a cavolfiore, chiavarla fino a fargliela fumare. Mi abbraccia e ne sono sorpreso, la guardo perplesso. Potrete mai perdonarmi? Sono stata perfida, avevo paura e non mi sono fidata di quel che dicevate voi e la Signora. Punitemi, frustatemi. Piange ora, singhiozza disperata. Dovete togliermi la pelle a frustate. La guardo dubbioso. Resto dubbioso mentre mi si struscia addosso, mentre mi bacia e scorre con le mani per tutto il mio corpo. La fermo quando ha cominciato il peggior pompino della mia vita. Difficile fare un buon pompino singhiozzando. Sono vostra, vostra, non mandatemi via. Non vi chiedo di perdonarmi, punitemi, frustatemi tutti i giorni, me lo merito ma tenetemi con voi.
Non finge, è veramente disperata. Vuole la frusta e la frusta avrà. Ma esito e tanto basta a farmi ricredere. Non mi piace malmenare una povera sciocca come te. Vedremo. La abbraccio e la bacio. La rabbia si tramuta in desiderio. La voglio, si la voglio. Ti prenderò solo per il mio piacere, ti vengo nel sedere senza badare al male che ti farò, ti tratterò…esito ed è lei a completare la frase. Da schiava. E’ quel che sono. Voglio esserlo. E’ riversa ora sul fianco, il viso posato e nascosto sull’avambraccio. Voglio essere vostra. Perdonatemi, non mandatemi via. Il peggior pompino della mia vita ma sufficiente a farmelo sentire ben presente e pulsante tra le gambe, pesante quanto mai, mi sembra anzi grosso quanto mai. Frustatemi quanto volete, me lo merito e…No, ho detto. Basta una sculacciata! E sarà una sculacciata magistrale. Neppure ti tengo ferma. Però se gridi o ti agiti te ne vai. In posa sulle mie ginocchia, subito, a gambe un poco aperte! E’ una sculacciata non molto più dolorosa di altre ma lo scopo è diverso. Più spesso del solito la manina scende tra le cosce ben schiuse a toccarle la fica, a titillare il clitoride. Ha le chiappe rosso paonazzo quando smetto ma sopratutto è bagnata come si deve. E’ facile ora tenerla eccitata e bagnata. Le lecco senza problemi la fighetta lavata da poco, cerco di penetrarla con la lingua, vado a suggere i capezzoli, insomma dalla a alla z del prontuario pre scopata. Voglio farla godere e quasi gode ancor prima di riceverlo in corpo. Sussulta quando lo spingo dentro, si morde le labbra. Poggia i talloni sul lenzuolo per offrirsi meglio, per prenderlo meglio. Istinto della figlia di eva o lezioni di Tilli? Chi se ne frega. Io fatico non poco a trattenermi, ci riesco tanto da portarla prima a gemere piano poi a gridare. Un grido roco che ripete più volte. Sono quasi fuori di testa, mi abbatto su di lei fiero di averla fatta godere senza svuotami se non in parte. Pochi attimi, poi una sigaretta e le forzo il sedere senza troppe preoccupazioni. Anche questa è una rivisitazione ma è ben stretto. Poco male, mi piacciono i culetti stretti. Si agita un poco, si lamenta un poco. La metto sulla schiena con le gambe sulle mie spalle e la inculo di nuovo. Godo come volevo, come da mesi speravo. Mi sono fatto una vergine. Mi sono scopata Sonia, la bellissima Sonia.

Lizi ha tenuto la cena in caldo. Una cena allegra grazie anche alla serenità di Sonia. Appena vede Lizi le corre incontro abbracciandola. Ricordo poco del resto, se non che è un’ora serena. Siamo tutti stanchi e ce ne andiamo a dormire presto. Sono sereni anche i giorni che seguono. Temevamo una reazione negativa di Valeria che in effetti all’inizio sta un poco sulle sue per poi accettare la presenza di una compagna. Vivere tutti insieme? Cominciamo a parlarne. Lo spazio è poco ma sembra che la ditta del pian di sotto che ha due stanze al nostro di piano le voglia vendere. Facevano parte in origine di questo piano e completavano i nostri due appartamenti. Non servirebbe neppure chiedere permessi per i lavori. Scopriamo che non hanno denunciato le modifiche e loro eliminerebbero le due scale interne mentre noi dovremmo arrangiarci riaprendo i passaggi murati anni fa. Io non oso neppure sperarci, temo che le mie donne sollevino un mucchio di difficoltà invece sono loro che temono difficoltà da parte mia. Da parte mia delle difficoltà? Fin dall’inizio mi immagino con le mie donne, una vera famiglia. Figli? Chissà. Uno specialista tra i numerosi che interpello mi fa sperare possibile la cosa. Non da Valeria almeno fino al divorzio. Io sposerei Lizi che sentendomelo dire ride, arrossisce, non risponde ma poi spreme una lacrimuccia. Valeria non ha grossi problemi finanziari ma sta prendendo gusto al lavoro di Lizi che la giudica molto promettente e Sonia, finiti gli studi, anzi fin da adesso può cominciare ad impratichirsi del mio lavoro.
Saremmo una bella famiglia dice Lizi. Io incrocio le dita, ci spero.

Lizi è fuori uso oltrechè distrutta dal lavoro. Voglio Sonia ma devo anche evitare che valeria si impermalisca. Tre giorni di fuoco poi Lizi rientra in gioco e prende il controllo della situazione e pretende la sua parte. Io tiro un sospiro di sollievo. Comincia un quieto trantran. Comincia il mio paradiso.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Padrone di schiave per forza?
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.

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