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Racconti Erotici Lesbo

La sarta di Luino

By 28 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ornella Da Luino Luino 1974 In paese ci eravamo sempre chiesti come mai una bella donna come Marisa non si fosse sposata e non la si vedesse mai con un uomo. A quel tempo una donna single era una “zitella” e Marisa era per tutti “Marisa la zitella”. Il motivo lo capii quando mi recai nella sua sartoria per farmi prendere le misure per l’abito da sposa. Mi fece entrare nel suo atelier e mi chiese di
spogliarmi, io ero come sempre senza reggipetto, mi dava fastidio e poi mi piaceva sentire il contatto dei vestiti sul seno. Vidi che sgranava gli occhi e poco dopo iniziò a prendermi le misure di seno, vita e fianchi :” Mm…hai delle misure da indossatrice, cara” mi disse ammiccante e prese ad accarezzarmi il corpo con la scusa di studiarne le linee. Restò per un attimo con lo sguardo fisso sul mio seno, poi socchiuse gli occhi e mi prese un capezzolo in bocca. Per un attimo rimasi visibilmente sorpresa ma il contatto di quelle labbra calde e tumide mi piaceva da impazzire. :” Oh…si…continua” mormorai io. La lesbicona ci sapeva fare e bastarono un altro paio di colpetti di lingua per mandarmi il sangue alla testa! :” Ti piace, vero ciccina?” mi chiese con voce calda e sensuale :”Mmmh…si, tanto…da morire!” bisbigliai io semi stordita, :” Scommetto che neanche il tuo futuro marito te le lecca così, vero tesoro?” La sua voce mi procurava un piacevole brivido nella schiena, non ero mai stata con una donna, ma i baci di quella lesbica esperta me lo stavano facendo desiderare più di ogni altra cosa al mondo. Mi fece sedere su una poltrona, mi sfilò le mutandine e mi allargò le cosce :” Lasciati andare, porca! Voglio tirarti fuori il cervello dalla spacca!” sussurò mentre mi infilzava il culo con un dito.
Inconsapevole che oltre uno scaffale le sue due lavoranti stavano assistendo alle nostre evoluzioni saffiche, mi lasciavo andare ai sapienti colpi di lingua che quella porcona infliggeva alla mia sorca ormai allagata, :” Impazzisco…” mormoravo io travolta dal delirio dei sensi. La lesbicona non si fermava, mi sentivo succhiare anche l’anima e di lì a poco sarei stata sconquassata da un orgasmo devastante! Neanche un maschio era mai riuscito a farmi godere a convulsioni leccandomi la spacca. Mentre mi riprendevo da quel terremoto di piacere, udii i gemiti di altre due femmine in calore che lesbicavano come porche, capii che erano le due lavoranti di Marisa che, eccitate dalla nostra visione, si ripassavano di lingua le passere. Intanto Marisa aveva preso dal cassetto un grosso fallo artificiale, me lo mostrò e mi disse:” Chissà quanto deve piacere il cazzo a una come te, vero ciccina?” Ero ormai in balia di quella zozza affamata, mi fece mettere a pecorina sul banco da lavoro e mi infilzò la fregna come fosse burro. Presi a contorcermi dal piacere, mi sentivo svenire dal godimento che mi procurava quella grossa mazza che quella porca mi agitava nella sorca, sbavavo di lussuria tra le grinfie di quella zozzona che ora mi sputava sul culo e me lo sfondava con le dita. Ad un tratto gridò :” Ragazze, venite pure!”, da dietro lo scaffale sbucarono le due manze che accorsero nude e accalorate :” Eccoci signora” frignarono insieme :” Avete visto che bella porca è la nostra Ornella? Facciamola godere insieme questa troiona!”.
A quel punto il banco da lavoro divenne un unico groviglio di corpi in calore. Sentivo sulla pelle tutto un mulinare di lingue che si accanivano sul mio corpo, insinuandosi nelle pieghe più intime della mia carne e facendomi sprofondare in sensazioni di torbido piacere mai provato prima. Sborrammo tutte e quattro all’unisono tra gemiti profondi e frasi oscene.
Da quel giorno, anche dopo sposata, il mio guardaroba iniziò a gonfiarsi fino a scoppiare di abiti. Tutti su misura, ovviamente.

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