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Racconti Erotici Lesbo

LAURETTA cap. 4 Il trauma della perdita della vergini tà

By 12 Ottobre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Inaspettatamente il giorno di Capodanno Lauretta venne a trovarmi, avevo lasciato il cancello aperto perché aspettavamo parenti a pranzo; stavo preparando tavola quando me la trovai davanti. Appena varcata la soglia scoppiò in lacrime, nella sua confusione non si era accorta che Gianni era presente. Dopo aver fatto cenno al mio uomo di lasciarci sole, l’ho abbracciata facendomi spiegare quello che era successo.

Sua madre (separata dal marito) aveva bevuto la scusa che in casa della sua amica dov’era stato organizzato il veglione c’erano anche i genitori, invece vi erano solo giovani; poche le ragazze  sue compagne di scuola mentre le altre, come pure i ragazzi erano tutti più grandicelli. Mi disse che hanno ballato e anche bevuto; ad un certo punto uno dei ragazzi l’ha invitata a seguirlo in una stanza. . ..

Lauretta era contenta ed era ben disposta tanto più che quel ragazzo le piaceva, ha accettato i suoi baci, che le togliesse le mutandine, le sue carezze, tutto quello che voleva da lei, solo che forse a causa della poca esperienza di quel ragazzo, quando l’ha penetrata non ha tenuto conto o non si è accorto che lei era del tutto asciutta e le ha fatto male, poi malgrado lo supplicasse piangendo di smettere ha continuato a scoparla fino a venirle dentro.

Il pianto di Lauretta era dovuto al suo timore di rimanere gravida; ho impiegato mezz’ora a spiegarle come calcolare i giorni fecondi e quindi tabu per il sesso e per fortuna quel 31 Dicembre non era feconda. Se n’è andata abbastanza rassicurata. Naturalmente ho detto tutto a Gianni ma lui aveva intuito fin dall’inizio che fra me e quella ragazzina vi era qualcosa.

L’indomani siccome continuava a lamentare un bruciore intimo, ho convinto la mia ginecologa a riceverci malgrado il suo studio fosse chiuso. Alla piccola era venuta una forte infiammazione dopo quel suo rapporto della vigilia di capodanno, dovuta al fatto che le sua vagina non era preparata, e secondo la ginecologa, sensibilmente arida, una cosa non tanto rara in una ragazza della sua età che con il passare del tempo sarebbe destinata a scomparire.

Le ha prescritto delle candelette da mettere la sera e, nel caso desiderasse ugualmente avere rapporti con l’altro sesso, delle specie di supposte, di cui le ha dato un campione, da inserire in vagina prima del coito. Queste avrebbero prodotto una schiuma lubrificante, anche spermicida ma senza conseguenze per la flora vaginale. Consigliò comunque di avere quei rapporti solo al di fuori dei suo periodo fertile non potendo ancora prendere la pillola perchè ancora giovane.

Adesso temo che sia compromesso il suo rapporto con il genere maschile, viene ancora a trovarmi ma da allora facciamo raramente sesso e ultimamente Lauretta mi trascura, probabilmente teme di trovare ancora Gianni in casa, ma ho il vago sospetto che forse la sua non è paura vera e propria, a volte penso che in cuor suo desideri trovarlo, che la sua paura dissimuli in qualche modo un desiderio inconscio perchè sovente in sua presenza le prende una sorta di tremore che fatica a dissimulare.

Si, facciamo ancora all’amore, ma sovente mi rimprovera di non essere stata io a sverginarla con lo strapon nero quel giorno. Per farmi perdonare le ho regalato delle palline simili alle mie (sono andata a Torino a comperarle), le tiene sovente dentro la fichetta e a volte le indossa anche a scuola.

Passava il tempo, Lauretta mi mancava, anche se di tanto in tanto veniva a trovarmi non era più la stessa, la perdita della verginità da lei desiderata era stato un evento traumatico a causa della sua giovane età e di quella del suo partner occasionale (più grande di lei di appena un paio di anni), il quale non aveva tenuto conto del particolare stato fisico della sua vagina non ancora pronta a ricevere il pene di un uomo.

Questa a mio avviso è la ragione per la quale non è sempre un male che le ragazze siano iniziate al piacere da uomini maturi, esperti e quindi capaci di portarle a poco a poco a scoprire le gioie dell’amore fisico, queste sovente hanno in seguito una vita sessuale più piena e consapevole; è stato il mio caso e penso sia stato anche il caso di molte donne ora felicemente sposate.

Lauretta invece del piacere che aveva il diritto di aspettarsi aveva ricevuto dolore e paura. Anche se le lacerazioni della sua giovane vagina grazie alle cure della mia ginecologa erano guarite, nondimeno il suo timore rimaneva grande.

La neve era caduta abbondantemente e le strade del mio paesino, a parte la provinciale e poche altre, erano ridotte a camminamenti di un paio di metri di larghezza. Davanti casa mia, della gente che passava vedevo soltanto dalla vita in su salvo in corrispondenza del mio cancello completamente libero da neve, dove i passanti li vedevo per intero.

Per alcuni giorni vidi Lauretta passare accompagnata da un ragazzo, immaginai fosse il suo innamorato e malgrado mi pungesse la gelosia per quella che era stata la mia amante e in qualche modo lo era ancora, ne fui contenta.

Poi da un paio di giorni a questa parte ritornò a passare sola gettando ogni volta uno sguardo fugace verso la finestra del pianterreno dove di solito l’aspettavo. Quando si fermò guardando nella mia direzione, premetti il pulsante di apertura del cancello ed ella entrò con passo sicuro, spinse la porta di casa che avevo aperto e tenuta accostata per lei, e fu davanti a me.

Sotto il cappotto indossava un maglioncino che segnava appena la forma delle sue tettine e un paio di jeans che entravano dentro degli stivaletti, non fosse stato per il visino angelico e i capelli biondi ricadenti sulle spalle, avrebbe potuto sembrare un ragazzo.

Mi venne un tuffo al cuore; com’era giovane! La desideravo come non mai, temevo di perderla e avrei fatto non so cosa perché rimanesse mia, anche . . . Non disse nulla, non ve n’era bisogno, presi in silenzio il suo cappotto, si sedette per togliersi gli stivaletti poi i calzini, sollevò alte le braccia quando le sfilai il maglioncino, guardò le mie dita sciogliere i bottoni della sua camicetta, toglierla, togliere il corpetto che fungeva da reggiseno ed eccola nuda ed ancora una volta mia!

Senza che glielo chiedessi entrò in bagno, L’amore saffico più di quello etero esige l’accurata pulizia delle parti intime, Lauretta lo sapeva ed era la prima cosa alla quale provvedeva appena veniva da me. Ne approfittai per denudarmi completamente e appena udii l’acqua cessare di scorrere entrai anch’io in bagno. La ragazza si stava asciugando, aspettò che avessi finito di lavarmi ed asciugarmi e uscìmmo insieme.

La casa era piacevolmente riscaldata, inoltre eravamo nelle ore più calde di una bella giornata di sole i cui raggi entrando dalla finestra mettevano allegria. Salimmo nude e abbracciate la scala che porta al piano superiore dove come ho già avuto modo di spiegare si trova la camera da letto.

Appena entrate ci fermammo davanti al grande armadio il cui specchio riftetteva le nostre immagini, una giovane donna a dire di molti piacente malgrado il leggero sovrappeso e una adolescente dal corpicino ancora esile ma già perfetto le cui tetttine ancora in formazione inalberavano in mezzo ad aureole pallide delle minuscole ciliegine brune eccitate e irte. 

Queste insieme al visino incorniciato da capelli color oro, innaturalmente serio per una giovinetta della sua età rivelavano un desiderio che sapevo pronto ad esplodere. Anch’io avevo voglia, voglia che avevo alimentato per tutta la mattinata contraendo e rilassando i muscoli vaginali a trattenere le palline la cui presenza era rivelata dalla cordicella la cui estremità fuoriusciva dalla mia fica.

Sapevo che anche Lauretta aveva preso l’abitudine de “indossarle” quando provava desiderio, per questo fui in qualche modo sorpresa di non vederne traccia all’estremità della fessurina al vertice del suo pube. Sorrise seguendo il mio sguardo poi divaricò lievemente le gambe e introdotto un dito all’interno del suo sesso lo ritirò con avvolto ad esso il cappio della cordicella,

La strinsi contro il petto guardandola negli occhi e lentamente chinai il viso sopra il suo . . . la sua boccuccia era già aperta, la sua lingua venne incontro alla mia bocca quando l’avvicinai, i suoi occhi si chiusero languidamente sentendo le mie labbra attorno ad essa. L’aspirai succhiandola con dolcezza poi fu la mia lingua ad entrare nella sua bocca. . .

Lo specchio rifletteva le mie mani che accarezzavano la sua schiena, scendevano all’incavo delle reni che la piccola aveva incavato per premere contro di me il pancino muovendolo adagio. Il suo culetto era sodo nelle mie mani, lei aprì maggiormente le gambe permettendo ad una di esse di entrare di taglio nelle sue natiche, giù fino ad incontrare la fichina poi su a stuzzicare col dito il suo buchino.

La ragazza era eccitatissima e anch’io lo ero, la mia vagina si contraeva e si rilassava facendo muovere le palline che conteneva; la feci voltare, la schiena contro il mio petto e il culetto contro il basso del mio ventre, le mani sulle sue tettine a massaggiare i capezzolini che fra le mie dita si indurirono maggiormente facendola sospirare, ora era il piccolo culo che muoveva adagio cercando con esso una cosa che la ragazza doveva bramare, facendomi pentire di non aver messo lo strapon che quella volta aveva dato piacere sia a lei che a me.

La scena che lo specchio rimandava era di un erotismo straordinario, Lauretta la testa reclinata di lato aveva gli occhi chiusi, le narici del nasino vibravano al ritmo del respiro che aveva accelerato, i piccoli seni che le mie mani nascondevano la facevano sembrare un essere androgino, prese ad agitarsi ondulando il bacino; assecondavo i suoi movimenti eseguendo insieme a lei una sorta di danza languida, prese a lamentarsi con voce da bambina, la cordicella che pendeva dalla sua fessurina andava adagio su e giù ritmando gli spasimi della sua fichina . . .

“Oh Lisa, Lisa, Lisa . . .” si lamentò immobilizzandosi, la sua fichina si dischiuse lasciando apparire una pallina quindi un tratto di cordicella, non riuscì a trattenere neanche l’altra pallina che i suo godimento fece rilasciare e cadere per terra. Portai una mano fra le sue cosce le dita a percorrere la sua fessurina, trovai quello che doveva essere il suo clito, lo premetti, lo massaggiai completando il suo orgasmo.

Dovetti sostenerla perché le sue gambe stavano cedendo, la sollevai fra le braccia e l’adagiai sopra il letto, vi salii anch’io allungandomi accanto a lei. “Scusa Lisa, non ho resistito, era da tanto . . .”. Le chiusi la bocca con un bacio e accarezzai il suo visino tornato sorridente.

“Ho visto che hai un innamorato” chiesi guardandola intensamente. I suoi occhi si rattristarono inaspettatamente, nascose il viso nel mio collo, il suo nasino freddo contrastavo con il l’alito che era bruciante. “L’avevo, ora non più, l’ho lasciato” le sue labbra mi solleticavano mentre lo diceva; “Come mai?”, le labbra muovendosi era come se mi baciassero “Ho capito che voleva . . . lo sai!”. Lo sapevo o perlomeno lo immaginavo ma chiesi ugualmente: “Cosa è successo, racconta!”.

Muovendo le labbra contro il mio collo raccontò: In breve, dopo una passeggiata mano nella mano sulla neve, si inoltrarono in un boschetto dove si fermarono, lei poggiando la schiena contro un pino si lasciò baciare, non era la prima volta che lui la baciava ma quella volta fu diverso, si fece tutto contro facedole sentire contro il ventre la sua eccitazione, a Lauretta piaceva la durezza che premeva contro il suo pancino, non si spaventò quando lui si aprì la cerniera dei pantaloni, liberò il pene e glie lo diede in mano poi visto che la ragazza era ben disposta le fece capire . . .

Lauretta si chinò sui talloni e glie lo prese in bocca, una cosa che aveva già fatto con altri ragazzi e anche con il ragazzo che l’aveva deflorata; cominciò a scorrere su di esso e avrebbe continuato perché le piaceva come piace a tutte le donne, ma dovette interrompere il suo bocchino, si stava avvicinando una slitta trainata da un cavallo, lui si riaggiustò e continuarono al passeggiata.

“E poi?” chiesi sollevando il viso sopra il suo. Sul mio collo rimaneva un senso di freschezza che mi fece rimpiangere le sue labbra. In poche parole arrivarono ad una sorta di capanno, il fatto che la porta fosse stata sgomberata daiia neve le fece capire che lui aveva premeditato tutto. Scappò via malgrado lui gridasse il suo nome implorandola di tornare indietro.

“Perchè non hai voluto?” Chiesi. Le vennero le lacrime agli occhi. “Potevo forse dirgli: prima devo infilarmi nella fica questa cosa. . . Potevo dirgli questo?” Sussultai: “Ti porti dietro quelle supposte?”, “Si, le ho sempre con me anche se non credo. . .”

“Corri a prenderle!”. Lauretta eseguì, mentre scendeva sottto dove erano rimasti i suoi vestiti, estrassi dal comodino svolgendolo dal suo panno, lo strapon nero; presentai il bulbo all’apertura della mia vagina e lo introdussi senza difficoltà tanto ero bagnata. Mi accorsi subito che non andava bene, il fallo oscillava oltre quello che desideravo, lo estrassi senza esitare e stringendo i denti lo spinsi nel mio ano.

Quando la ragazza ricomparve mi trovò coricata sulla schiena, le gambe dischiuse che brandivo il mio cazzo nero. Presi dalle sue mani la scatoletta che mi porgeva, l’aprii estraendone uno dei due blister contenente cinque supposte, più grandi delle supposte comuni (anali per intenderci) ma dalla forma simile, premetti la parte argentata sopra una di esse e la feci uscire.

Aveva una consistenza ceracea, mi colpì il suo odore lievemente pungente. “Infilala!” ordinai porgendogliela. Lauretta salita sul letto, le ginocchia aperte ai due lati delle mie cosce guardava assorta le sue mani, una le cui dita aprivano la sua fichina, mentre le dita dell’altra spingevano in profondità l’insolito oggetto.

“Vieni!” L’invitai con le braccia aperte, si chinò sul mio viso coprendo la mia bocca con la sua, fu un bacio all’inizio delicato ma poi le sue labbra costrinsero le mie ad aprirsi, entrarono nella mia bocca spalancata, avvolsero la mia lingua, l’aspirarono, la succhiarono muovendo il viso in modo talmente voluttuoso che nella mia fica sentii come una scossa, le labbra inumidirsi, portai una mano fra le sue cosce, un dito ad eplorare la delicata sua fessurina . . .

Ritiraii il dito, era bagnato di una sostanza liscia come fosse olio, la mia mano scese lungo la schiena della mia porcellina premendo le sue reni, lei aprì maggiormente le ginocchia, le mie dita scesero nel taglio del suo culetto, sfiorarono il suo buchino, poi la sua fichna . . . Inarcai appena le reni, il cazzo incontrò lo stretto suo taglio, Lauretta lo sentì, arretrò leggermente le ginocchia, le mie dita “videro” la cappella all’ingresso del suo sesso . . .

“Adesso amore, adesso . . .” Sussurrai. La mano che brandiva il cazzo seguì il suo entrare nel grembo della ragazza, Lauretta sospirò, aiutai il suo sollevarsi, il suo infilzarsi nel fallo che entrò con una facilità che stupi entrambe, si sostenne alle mie braccia mentre si sollevava completamente. Aspettò un lungo momento poi cominciò a molleggiare sulle ginocchia su e . . . giù, su e . . . giù poi più rapidamente su e giù, su e giù guardandomi come se stesse svolgendo un compito difficile e si aspettasse incoraggiamento da parte mia.

“Si cara si, si così, così. . .” Avrei voluto che il mio cazzo avesse la sensibilità di un cazzo di carne per godere dello scorrere della porcellina che ora ad occhi chiusi esprimeva la sua soddisfazione con sospiri ritmati dal suo infilzarsi, poi furono brevi lamenti di piacere che sfuggirono dalla sua gola diventando via via sempre più prolungati e intensi.

Adesso si sentiva nettamente quell’odore, un’odore aromatico come di mentolo o di eucaliptolo, non saprei, non saprei definire esattamente cos’era ma era intenso e pregnante. La ragazza stava godendo e fra non molto avrebbe avuto il secondo orgasmo mentre io. . .

Mi afferrai al suo colllo e l’attirai e fui io a scoparla con lunghi movimenti delle mie reni, volevo essere io a far godere la cara porcellina, la mia mano sentiva lo sfilare del cazzo liscio, le mie dita intrise di quel liquido schiumoso si soffermarono sopra il piccolo ano, uno di esso affondò poi un altro, li mossi come un secondo fallo non incontrando resistenza alcuna come se quel pertugio fosse perennemente aperto.

Volevo godere anch’io, dovevo godere, il bulbo che sollecitava il mio ano ad ogni movimento dell’osceno aggeggio non era sufficente a provocare il mio orgasmo, avrei dovuto . . .
“Oh Lisa Lisa, fallo vibrare, accendilo. . .” So che lo diceva per me più che per lei ma resistetti: “Un cazzo vero non vibra!” replicai, ma la strinsi, la baciai perdutamente agitandomi in modo convulso.

E Lauretta venne, non gridò, venne soffiando, soffiando e gemendo nella mia bocca. Se invece dello strapon avessi avuto un cazzo di carne avrei percepito gli spasimi della sua vagina invece li sentii attorno alle dita che scorrevano nel suo culetto. Rimase a lungo sopra di me come inerte; quando si fu chetata l’aiutai a sfilarsi dallo strapon e a mettersi di fianco.

Non avevo goduto, dovevo godere altrimenti sarei stata male per tutto il giorno. Mi alzai, lo specchio dell’armadio rimandava l’immagine di una donna stravolta che non ero io, Lo strapon nero che si innalzava dal mio corpo aumentava l’oscenità della scena. Vi portai la mano premendolo contro il mio ventre, adesso lo sentivo anche contro il clitoride, lo mossi, ma non bastava!

La mia mano scese a toccare il bulbo piantato nel mio culo, trovai il pulsante che lo faceva vibrare, lo premetti al primo, poi al secondo scatto. Non udii il ronzio ma l’effetto che produsse mi ifece inarcare esibendo allo specchio l’osceno fallo come farebbe un uomo infoiato che si masturba davanti ad una donna nuda, lo presi in mano, lo agitai di qua e di la, lo feci oscillare poi lo premetti. . .

“ Si. . . si. . . si . . .” Non riuscivo a dire altro, sentivo arrivare l’orgasmo ma era troppo presto, troppo presto per compensarmi della voglia accumulata, spensi l’aggeggio, lo mossi, lo premetti. . .

Lo specchio mostrava oltre la mia immagine nei suoi lubrici movimenti, Lauretta seduta sul letto, i piedi contro il culetto,le ginocchia divaricate che si masturbava lentamente, le dita di una mano ad aprirsi la fichetta, le dita dell’altra a trastullare con movimenti circolari quello che doveva essere il suo clito, tutta la fichetta era come offuscata dalla lieve schiuma provocata dalla supposta che appena infilata si era sciolta.

“Lisa Lisa Lisa . . .” Diceva la goditrice guardandomi nel mio agitarmi, nen mio esibirmi allo specchio. Stavo salendo adagio tutti i gradini del mio godimento ma vedendo la ragazza in quell’atteggiamento per me terribilmente provocante, premetti nuovamente i due scatti. Fu una cosa irresistibile, il godimento superò rapidamente i gradini che lo separavano dall’orgasmo e venni soffiando, lo sguardo acceso, i seni al vento, il ventre proteso, le mani a spingere sulle mie reni per inarcarmi, per offrirmi. . .

Fu un orgasmo insolitamente lungo ed intenso che mi stravolse facendomi vacillare, dovetti appoggiarmi allo specchio dell’armadio appannandolo. Quando riemersi ero senza forze, non mi riusciva neanche di spegnare lo strapon che continuava a vibrare, vibrava ancora quando con uno sforzo lo estrassi dall’ano e lo gettai sul letto; fu Lauretta che lo spense.

Stavo guardandomi attorno ancora stordita quando sentii la porta a pianterreno aprirsi, la neve gelata e compressa del cortile aveva impedito di udire l’arrivo del furgone. “Lisa?” Gianni mi stava chiamando, ricordai che i nostri vestiti erano tutti sulla cassapanca dell’ingresso ed era impossibile che non li avessi visti. Infilai la prima cosa che mi venne sottomano e scesi a precipizio le scale.

Ai piedi della scala Gianni mi guardò scendere con addosso una sua camicia che avevo trovato appesa alla spalliera di una sedia e che non avevo fatto in tempo ad abbottonare ma che stringevo al petto con entrambe le mani, il culo nudo, la fica nuda e bagnata sulla quale sentivo la freschezza dell’aria. Strappai dalle sue mani le mutandine a fiori della ragazza che mi mostrava con aria interrogativa ed ironica. “Sparisci!” sibilai fra i denti, non disse nulla, ma intelligentemente girò sui tacchi e uscì.

“Puoi scendere!” Dissi a voce alta appena il cancello si fu richiuso dietro il furgone. Lauretta scese timorosa e tremante, voleva subito rivestirsi ma la feci entrare nel bagno a togliersi di dosso l’odore aromatico che in qualche modo l’attorniava. Entrambe sotto la doccia, la lavai fra le cosce e fra le natiche sensa fretta ma senza attardarmi come facevo le altre volte, soddisfatta intimamente che la relazione fra me e la ragazzina si fosse in qualche modo “ufficializzata” agli occhi del mio compagno, mi lavai allo stesso modo e dopo esserci asciugate uscimmo a rivestirci.

Anche dopo vestita Lauretta tremava ancora, “e adesso?” chiese guardandomi con occhi lucidi. “Adesso niente!” replicai consigliandole di riallacciare il rapporto con il suo innamorato e quando fosse giunto il momento spiegargli francamente la situazione, “Se farai così. . .” Sorrise poi rise nervosamente e uscì.

End Notes:

Continua? Non saprei, dipenderà molto dagli sviluppi ma sopratutto da Lauretta e da . . .

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Capitolo 5 by Karina

Author’s Notes:

Il ritardo con il quale ho postato questo capitolo dipende dal fatto che essendo un diario, ho doluto aspettare che si compissero le azioni che poi ho descritto.

Rimasta sola salii in camera a riordinare il letto e aprire le finestre; aleggiava nella stanza quel profumo misto di aromi difficilmente identificabili; andai a lavare accuratamente lo strapon e quindi scesi in sala ad aspettare il ritorno di Gianni.

Arrivò dopo circa un’ora; subito non disse nulla, poi, dopo che ebbe gironzolato di qua e di la per la sala fingendo di guardare i titoli dei libri della nostra piccola biblioteca, spostato uno o due sopramobili, si sedette sul divano facendomi segno di sedermi accanto a lui. “Racconta” Disse semplicemente, ma prima che cominciassi a parlare prese ad annusare l’aria attorno a me. Malgrado avessi fatto la doccia rimaneva traccia di quell’odore. “Cos’è?” Chiese ancora.

Se della mia relazione con la ragazzina, al mio uomo fino ad allora avevo raccontato soltanto per sommi capi, era giunto il momento di raccontargli tutto. Cominciai dalla nostra visita alla ginecologa, alle prescrizioni fatte, alla necessità che dimenticasse il brutto episodio della sera di capodanno, all’approccio incauto di quel ragazzo, alla sua fuga, tutto.

lasciato il cancello aperto perché aspettavamo parenti a pranzo; stavo preparando tavola quando me la trovai davanti. Appena varcata la soglia scoppiò in lacrime, nella sua confusione non si era accorta che Gianni era presente. Dopo aver fatto cenno al mio uomo di lasciarci sole, l’ho abbracciata facendomi spiegare quello che era successo.

Sua madre (separata dal marito) aveva bevuto la scusa che in casa della sua amica dov’era stato organizzato il veglione c’erano anche i genitori, invece vi erano solo giovani; poche le ragazze  sue compagne di scuola mentre le altre, come pure i ragazzi erano tutti più grandicelli. Mi disse che hanno ballato e anche bevuto; ad un certo punto uno dei ragazzi l’ha invitata a seguirlo in una stanza. . ..

Lauretta era contenta ed era ben disposta tanto più che quel ragazzo le piaceva, ha accettato i suoi baci, che le togliesse le mutandine, le sue carezze, tutto quello che voleva da lei, solo che forse a causa della poca esperienza di quel ragazzo, quando l’ha penetrata non ha tenuto conto o non si è accorto che lei era del tutto asciutta e le ha fatto male, poi malgrado lo supplicasse piangendo di smettere ha continuato a scoparla fino a venirle dentro.

Il pianto di Lauretta era dovuto al suo timore di rimanere gravida; ho impiegato mezz’ora a spiegarle come calcolare i giorni fecondi e quindi tabu per il sesso e per fortuna quel 31 Dicembre non era feconda. Se n’è andata abbastanza rassicurata. Naturalmente ho detto tutto a Gianni ma lui aveva intuito fin dall’inizio che fra me e quella ragazzina vi era qualcosa.

L’indomani siccome continuava a lamentare un bruciore intimo, ho convinto la mia ginecologa a riceverci malgrado il suo studio fosse chiuso. Alla piccola era venuta una forte infiammazione dopo quel suo rapporto della vigilia di capodanno, dovuta al fatto che le sua vagina non era preparata, e secondo la ginecologa, sensibilmente arida, una cosa non tanto rara in una ragazza della sua età che con il passare del tempo sarebbe destinata a scomparire.

Le ha prescritto delle candelette da mettere la sera e, nel caso desiderasse ugualmente avere rapporti con l’altro sesso, altre candelette di cui le ha dato un campione, da inserire in vagina prima del coito. Queste avrebbero prodotto una schiuma lubrificante, anche spermicida ma senza conseguenze per la flora vaginale. Consigliò comunque di avere quei rapporti solo al di fuori dei suo periodo fertile non potendo ancora prendere la pillola perché ancora giovane.

Adesso temo che sia compromesso il suo rapporto con il genere maschile, viene ancora a trovarmi ma da allora facciamo raramente sesso e ultimamente Lauretta mi trascura, probabilmente teme di trovare ancora Gianni in casa, ma ho il vago sospetto che forse la sua non è paura vera e propria, a volte penso che in cuor suo desideri trovarlo, che la sua paura dissimuli in qualche modo un desiderio inconscio perché sovente in sua presenza le prende una sorta di tremore che fatica a dissimulare.

Si, facciamo ancora all’amore, ma sovente mi rimprovera di non essere stata io a sverginarla con lo strapon nero quel giorno. Per farmi perdonare le ho regalato delle palline simili alle mie (sono andata a Torino a comperarle), le tiene sovente dentro la fichetta e a volte le indossa anche a scuola.

Passava il tempo, Lauretta mi mancava, anche se di tanto in tanto veniva a trovarmi non era più la stessa, la perdita della verginità da lei desiderata era stato un evento traumatico a causa della sua giovane età e di quella del suo partner occasionale (più grande di lei di appena un paio di anni), il quale non aveva tenuto conto del particolare stato fisico della sua vagina non ancora pronta a ricevere il pene di un uomo.

Questa a mio avviso è la ragione per la quale non è sempre un male che le ragazze siano iniziate al piacere da uomini maturi, esperti e quindi capaci di portarle a poco a poco a scoprire le gioie dell’amore fisico, queste sovente hanno in seguito una vita sessuale più piena e consapevole; è stato il mio caso e penso sia stato anche il caso di molte donne ora felicemente sposate.

Lauretta invece del piacere che aveva il diritto di aspettarsi aveva ricevuto dolore e paura. Anche se le lacerazioni della sua giovane vagina grazie alle cure della mia ginecologa erano guarite, nondimeno il suo timore rimaneva grande.

La neve era caduta abbondantemente e le strade del mio paesino, a parte la provinciale e poche altre, erano ridotte a camminamenti di poco più di un metro di larghezza. Davanti casa mia, della gente che passava vedevo soltanto dalla vita in su salvo in corrispondenza del mio cancello completamente libero dalla neve, dove i passanti li vedevo per intero.

Per alcuni giorni vidi Lauretta passare accompagnata da un ragazzo, immaginai fosse il suo innamorato e malgrado mi pungesse la gelosia per quella che era stata la mia amante e in qualche modo lo era ancora, ne fui contenta.

Poi da un paio di giorni a questa parte ritornò a passare sola gettando ogni volta uno sguardo fugace verso la finestra del pianterreno dove di solito l’aspettavo. Quando si fermò guardando nella mia direzione, premetti il pulsante di apertura del cancello ed ella entrò con passo sicuro, spinse la porta di casa che avevo aperto e tenuta accostata per lei, e fu davanti a me.

Sotto il cappotto indossava un maglioncino che segnava appena la forma delle sue tettine e un paio di jeans che entravano dentro degli stivaletti, non fosse stato per il visino angelico e i capelli biondi ricadenti sulle spalle, avrebbe potuto sembrare un ragazzo.

Mi venne un tuffo al cuore; com’era giovane! La desideravo come non mai, temevo di perderla e avrei fatto non so cosa perché rimanesse mia, anche . . . Non disse nulla, non ve n’era bisogno, presi in silenzio il suo cappotto, si sedette per togliersi gli stivaletti poi i calzini, sollevò alte le braccia quando le sfilai il maglioncino, guardò le mie dita sciogliere i bottoni della sua camicetta, toglierla, togliere il corpetto che fungeva da reggiseno ed eccola nuda ed ancora una volta mia!

Senza che glielo chiedessi entrò in bagno, L’amore saffico più di quello etero esige l’accurata pulizia delle parti intime, Lauretta lo sapeva ed era la prima cosa alla quale provvedeva appena veniva da me. Ne approfittai per denudarmi completamente e appena udii l’acqua cessare di scorrere entrai anch’io in bagno. La ragazza si stava asciugando, aspettò che avessi finito di lavarmi ed asciugarmi e uscimmo insieme.

La casa era piacevolmente riscaldata, inoltre eravamo nelle ore più calde di una bella giornata di sole i cui raggi entrando dalla finestra mettevano allegria. Salimmo nude e abbracciate la scala che porta al piano superiore dove come ho già avuto modo di spiegare si trova la camera da letto.

Appena entrate ci fermammo davanti al grande armadio il cui specchio rifletteva le nostre immagini, una giovane donna a dire di molti piacente malgrado il leggero sovrappeso e una adolescente dal corpicino ancora esile ma già perfetto, le cui tetttine ancora in formazione inalberavano in mezzo ad aureole pallide delle minuscole ciliegine brune eccitate e irte. 

Queste insieme al visino incorniciato da capelli color oro, innaturalmente serio per una giovinetta della sua età rivelavano un desiderio che sapevo pronto ad esplodere. Anch’io avevo voglia, voglia che avevo alimentato per tutta la mattinata contraendo e rilassando i muscoli vaginali a trattenere le palline la cui presenza era rivelata dalla cordicella la cui estremità fuoriusciva dalla mia vulva.

Sapevo che anche Lauretta aveva preso l’abitudine de “indossarle” quando provava desiderio, per questo fui in qualche modo sorpresa di non vederne traccia all’estremità della fessurina al vertice del suo pube. Sorrise seguendo il mio sguardo poi divaricò lievemente le gambe e introdotto un dito all’interno del suo sesso lo ritirò con avvolto ad esso il cappio della cordicella,

La strinsi contro il petto guardandola negli occhi e lentamente chinai il viso sopra il suo . . . la sua boccuccia era già aperta, la sua lingua venne incontro alla mia bocca quando l’avvicinai, i suoi occhi si chiusero languidamente sentendo le mie labbra attorno ad essa. L’aspirai succhiandola con dolcezza poi fu la mia lingua ad entrare nella sua bocca.

Lo specchio rifletteva le mie mani che accarezzavano la sua schiena, scendevano all’incavo delle reni che la piccola aveva incavato per premere contro di me il pancino muovendolo adagio. Il suo culetto era sodo nelle mie mani, lei aprì maggiormente le gambe permettendo ad una di esse di entrare di taglio nelle sue natiche, giù fino ad incontrare la fichina poi su a stuzzicare col dito il suo buchino.

La ragazza era eccitatissima e anch’io lo ero, la mia vagina si contraeva e si rilassava facendo muovere le palline che conteneva; la feci voltare, la schiena contro il mio petto e il culetto contro il basso del mio ventre, le mani sulle sue tettine a massaggiarle i capezzolini che fra le mie dita si indurirono maggiormente facendola sospirare, ora era il piccolo culo che muoveva adagio cercando con esso una cosa che la ragazza doveva bramare, facendomi pentire di non aver messo lo strapon che quella volta aveva dato piacere ad entrambe.

La scena che lo specchio rimandava era di un erotismo straordinario, Lauretta la testa reclinata di lato aveva gli occhi chiusi, le narici del nasino vibravano al ritmo del respiro che aveva accelerato, i piccoli seni che le mie mani nascondevano la facevano sembrare un essere androgino, prese ad agitarsi ondulando il bacino; assecondavo i suoi movimenti eseguendo insieme a lei una sorta di danza languida, prese a lamentarsi con voce da bambina, la cordicella che pendeva dalla sua fessurina andava adagio su e giù ritmando gli spasimi della sua fichina.

“Oh Lisa, Lisa, Lisa . . .” si lamentò immobilizzandosi, la sua fichina si dischiuse lasciando apparire una pallina quindi un tratto di cordicella, non riuscì a trattenere neanche l’altra pallina che il suo godimento fece rilasciare e cadere per terra. Portai una mano fra le sue cosce le dita a percorrere la sua fessurina, trovai quello che doveva essere il suo clito, lo premetti, lo massaggiai completando il suo orgasmo.

Dovetti sostenerla perché le sue gambe stavano cedendo, la sollevai fra le braccia e l’adagiai sopra il letto, vi salii anch’io allungandomi accanto a lei. “Scusa Lisa, non ho resistito, era da tanto . . .”. Le chiusi la bocca con un bacio e accarezzai il suo visino tornato sorridente.

“Ho visto che hai un innamorato” chiesi guardandola intensamente. I suoi occhi si rattristarono inaspettatamente, nascose il viso nel mio collo, il suo nasino freddo contrastavo con il l’alito che era bruciante. “L’avevo, ora non più, l’ho lasciato” le sue labbra mi solleticavano mentre lo diceva; “Come mai?”, le labbra muovendosi era come se mi baciassero “Ho capito che voleva . . . lo sai!”. Lo sapevo o perlomeno lo immaginavo ma chiesi ugualmente: “Cosa è successo, racconta!”.

Muovendo le labbra contro il mio collo raccontò: In breve, dopo una passeggiata mano nella mano sulla neve, si inoltrarono in un boschetto dove si fermarono, lei poggiando la schiena contro un pino si lasciò baciare, non era la prima volta che lui la baciava ma quella volta fu diverso, si fece tutto contro facedole sentire contro il ventre la sua eccitazione, a Lauretta piaceva la durezza che premeva contro il suo ventre, non si spaventò quando lui si aprì la cerniera dei pantaloni, liberò il pene e glie lo diede in mano poi visto che la ragazza era ben disposta le fece capire . . .

Lauretta si chinò sui talloni e glie lo prese in bocca, una cosa che aveva già fatto con altri ragazzi e anche con il ragazzo che l’aveva deflorata; cominciò a scorrere su di esso e avrebbe continuato perché le piaceva come piace a tutte le donne, ma dovette interrompere il suo bocchino, si stava avvicinando una slitta trainata da un cavallo, lui si riaggiustò e continuarono al passeggiata.

“E poi?” chiesi sollevando il viso sopra il suo. Sul mio collo rimaneva un senso di freschezza che mi fece rimpiangere le sue labbra. In poche parole arrivarono ad una sorta di capanno, il fatto che la porta fosse stata sgomberata dalla neve le fece capire che lui aveva premeditato tutto. Scappò via malgrado lui gridasse il suo nome implorandola di tornare indietro.

“Perché non hai voluto?” Chiesi. Le vennero le lacrime agli occhi. “Potevo forse dirgli: prima devevo infilarmi nella fica questa cosa. . . Potevo dirgli questo?” Sussultai: “Ti porti dietro quelle supposte?”, “Si, le ho sempre con me anche se non credo. . .”

“Corri a prenderle!”. Lauretta eseguì, mentre scendeva di sotto dove erano rimasti i suoi vestiti, estrassi dal comodino svolgendolo dal suo panno, lo strapon nero; presentai il bulbo all’apertura della mia vagina e lo introdussi senza difficoltà tanto ero bagnata. Mi accorsi subito che non andava bene, il fallo oscillava oltre quello che desideravo, lo estrassi senza esitare e stringendo i denti me lo spinsi nell’ano.

Quando la ragazza ricomparve mi trovò coricata sulla schiena, le gambe dischiuse e io che brandivo il mio cazzo nero. Presi dalle sue mani la scatoletta che mi porgeva, l’aprii estraendone uno dei due blister contenente cinque candelette, più grandi delle supposte comuni (anali per intenderci) ma dalla forma simile, premetti la parte argentata sopra una di esse e la feci uscire.

Aveva una consistenza ceracea, mi colpì il suo odore lievemente pungente. “Infilala!” ordinai porgendogliela. Lauretta salita sul letto, le ginocchia aperte ai due lati delle mie cosce guardava assorta le sue mani, una le cui dita aprivano la sua fichina, mentre le dita dell’altra spingevano in profondità l’insolito oggetto.

“Vieni!” L’invitai con le braccia aperte, si chinò sul mio viso coprendo la mia bocca con la sua, fu un bacio all’inizio delicato ma poi le sue labbra costrinsero le mie ad aprirsi, entrarono nella mia bocca spalancata, avvolsero la mia lingua, l’aspirarono, la succhiarono muovendo il viso in modo talmente voluttuoso che nella mia fica sentii come una scossa, le labbra inumidirsi, portai una mano fra le sue cosce, un dito ad eplorare la delicata sua fessurina . . .

Ritirai il dito, era bagnato di una sostanza liscia come fosse olio, la mia mano scese lungo la schiena della mia porcellina premendo le sue reni, lei aprì maggiormente le ginocchia, le mie dita scesero nel taglio del suo culetto, sfiorarono il suo buchino, poi la sua fichina . . . Inarcai appena le reni, il cazzo incontrò lo stretto suo taglio, Lauretta lo sentì, arretrò leggermente le ginocchia, le mie dita “videro” la cappella all’ingresso della sua vulva.

“Adesso amore, adesso . . .” Sussurrai. La mano che brandiva il cazzo seguì il suo entrare nel grembo della ragazza, Lauretta sospirò, aiutai il suo sollevarsi, il suo infilzarsi nel fallo che entrò con una facilità che stupi entrambe, si sostenne alle mie braccia mentre si sollevava completamente. Aspettò un lungo momento poi cominciò a molleggiare sulle ginocchia su e . . . giù, su e . . . giù poi più rapidamente su e giù, su e giù guardandomi come se stesse svolgendo un compito difficile e si aspettasse incoraggiamento da parte mia.

“Si cara si, si così, così. . .” Avrei voluto che il mio cazzo avesse la sensibilità di un cazzo di carne per godere dello scorrere della porcellina che ora ad occhi chiusi esprimeva la sua soddisfazione con sospiri ritmati dal suo infilzarsi, poi furono brevi lamenti di piacere che sfuggirono dalla sua gola diventando via via sempre più prolungati e intensi.

Adesso si sentiva nettamente quell’odore, un’odore aromatico come di mentolo o di eucaliptolo, non saprei, non saprei definire esattamente cos’era ma era intenso e pregnante. La ragazza stava godendo e fra non molto avrebbe avuto il secondo orgasmo mentre io. . .

Mi afferrai al suo collo e l’attirai, e fui io a scoparla con lunghi movimenti delle mie reni, volevo essere io a far godere la cara porcellina, la mia mano sentiva lo sfilare del cazzo liscio, le mie dita intrise di quel liquido schiumoso si soffermarono sopra il piccolo ano, uno di esso affondò poi un altro, li mossi come un secondo fallo non incontrando resistenza alcuna come se quel pertugio fosse perennemente aperto.

Volevo godere anch’io, dovevo godere, il bulbo che sollecitava il mio ano ad ogni movimento dell’osceno aggeggio non era sufficente a provocare il mio orgasmo, avrei dovuto . . .
“Oh Lisa Lisa, fallo vibrare, accendilo. . .” So che lo diceva per me più che per lei ma resistetti: “Un cazzo vero non vibra!” replicai, ma la strinsi, la baciai perdutamente agitandomi in modo convulso.

E Lauretta venne, non gridò, venne soffiando, soffiando e gemendo nella mia bocca. Se invece dello strapon avessi avuto un cazzo di carne avrei percepito gli spasimi della sua vagina invece li sentii attorno alle dita che scorrevano nel suo culetto. Rimase a lungo sopra di me come inerte; quando si fu chetata l’aiutai a sfilarsi dallo strapon e a mettersi di fianco.

Non avevo goduto, dovevo godere altrimenti sarei stata male per tutto il giorno. Mi alzai, lo specchio dell’armadio rimandava l’immagine di una donna stravolta che non ero io, Lo strapon nero che si innalzava dal mio corpo aumentava l’oscenità della scena. Vi portai la mano premendolo contro il mio ventre, adesso lo sentivo anche contro il clitoride, lo mossi, ma non bastava!

La mia mano scese a toccare il bulbo piantato nel mio culo, trovai il pulsante che lo faceva vibrare, lo premetti al primo, poi al secondo scatto. Non udii il ronzio ma l’effetto che produsse mi fece inarcare esibendo allo specchio l’osceno fallo come farebbe un uomo infoiato che si masturba davanti ad una donna nuda, lo presi in mano, lo agitai di qua e di la, lo feci oscillare poi lo premetti. . .

“ Si. . . si. . . si . . .” Non riuscivo a dire altro, sentivo arrivare l’orgasmo ma era troppo presto, troppo presto per compensarmi della voglia accumulata, spensi l’aggeggio, lo mossi, lo premetti. . .

Lo specchio mostrava oltre la mia immagine nei suoi lubrici movimenti, Lauretta seduta sul letto, i piedi contro il culetto,le ginocchia divaricate che si masturbava lentamente, le dita di una mano ad aprirsi la fichetta, le dita dell’altra a trastullare con movimenti circolari quello che doveva essere il suo clito, tutta la fichetta era come offuscata dalla lieve schiuma provocata dalla candeletta che si era sciolta appena l’aveva infilata.

“Lisa Lisa Lisa . . .” Diceva la goditrice guardandomi nel mio agitarmi, nel mio esibirmi allo specchio. Stavo salendo adagio tutti i gradini del godimento ma vedendo la ragazza in quell’atteggiamento per me terribilmente provocante, premetti nuovamente i due scatti. Fu una cosa irresistibile, il godimento superò rapidamente i gradini che lo separavano dall’orgasmo e venni soffiando, lo sguardo acceso, i seni al vento, il ventre proteso, le mani a spingere sulle mie reni per inarcarmi, per offrirmi.

Fu un orgasmo insolitamente lungo ed intenso che mi stravolse facendomi vacillare, dovetti appoggiarmi allo specchio dell’armadio appannandolo. Quando riemersi ero senza forze, non mi riusciva neanche di spegnare lo strapon che continuava a vibrare, vibrava ancora quando con uno sforzo lo estrassi dall’ano e lo gettai sul letto; fu Lauretta che lo spense.

Stavo guardandomi attorno ancora stordita quando sentii la porta a pianterreno aprirsi, la neve gelata e compressa del cortile aveva impedito di udire l’arrivo del furgone. “Lisa?” Gianni mi stava chiamando, ricordai che i nostri vestiti erano tutti sulla cassapanca dell’ingresso ed era impossibile che non li avessi visti. Infilai la prima cosa che mi venne sottomano e scesi a precipizio le scale.

Ai piedi della scala Gianni mi guardò scendere con addosso una sua camicia che avevo trovato appesa alla spalliera di una sedia e che non avevo fatto in tempo ad abbottonare ma che stringevo al petto con entrambe le mani, il culo nudo, la fica nuda e bagnata sulla quale sentivo la freschezza dell’aria. Strappai dalle sue mani le mutandine a fiori della ragazza che mi mostrava con aria interrogativa ed ironica. “Sparisci!” sibilai fra i denti, non disse nulla, ma intelligentemente girò sui tacchi e uscì.

“Puoi scendere!” Dissi a voce alta appena il cancello si fu richiuso dietro il furgone. Lauretta scese timorosa e tremante, voleva subito rivestirsi ma la feci entrare nel bagno a togliersi di dosso l’odore aromatico che in qualche modo l’attorniava. Entrambe sotto la doccia, la lavai fra le cosce e fra le natiche senza fretta ma senza attardarmi come facevo le altre volte, soddisfatta intimamente che la relazione fra me e la ragazzina si fosse in qualche modo “ufficializzata” agli occhi del mio compagno, mi lavai allo stesso modo e dopo esserci asciugate uscimmo a rivestirci.

Anche dopo vestita Lauretta tremava ancora, “e adesso?” chiese guardandomi con occhi lucidi. “Adesso niente!” replicai consigliandole di riallacciare il rapporto con il suo innamorato e quando fosse giunto il momento spiegargli francamente la situazione, “Se farai così. . .” Sorrise poi rise nervosamente e uscì.

 

Devo continuare questa narrazione? Da parte mia non saprei, dipenderà molto dalla reazione di voi lettori e lettrici. Quindi scrivetemi e ditemi il vostro sincero parere sia esso positivo che negativo.

scharzdame@hotmail.it

 

 

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