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lettere ad un’amica

By 25 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Cara Manuela,
desidero innanzitutto ringraziati per avermi raccomandata alla Sig.ra ****. Grazie a te sono subito stata presa come domestica.
Quando mi ha detto che mi avrebbe assunta mi sono messa a piangere come una stupida dalla felicità e le ho baciato le mani tra le lacrime.
La Padrona mi ha dato una stanza tutta per me vicino alla soffitta, le divise da cameriera ed anche delle scarpe nuove e delle ciabatte.
La casa &egrave grande ma siamo in tre (Dolores, Ines ed io) ed il lavoro non &egrave molto pesante; devo solo alzarmi presto per fare le pulizie cercando di fare meno rumore possibile prima che i Padroni si sveglino.
I Padroni sono abbastanza buoni e non troppo esigenti: non vogliono che assistiamo al pranzo e, dopo che abbiamo servito a tavola, noi serve possiamo mangiare sedute in cucina (dove stavo prima guai se ti facevi trovare seduta durante l’orario di lavoro!), non sono fanatici della pulizia (niente prova del guanto bianco, per fortuna!) e solitamente la sera non chiamano per il servizio.
Quanto poi alla disciplina, nulla di terribile: gli urli della Padrona quando facciamo qualcosa che non va e, nei casi più gravi, le cinghiate del Padrone; niente a che vedere con la casa del Professore che per ogni minima mancanza usava il frustino da equitazione (mi fa ancora male il sedere solo a pensarci!).
L’unico episodio più grave l’ho visto settimana scorsa quando la Padrona ha scoperto che Dolores faceva la cresta sulla spesa: ci hanno chiamate tutte nello studio del Padrone che ha fatto inginocchiare Dolores sul divano, le ha fatto alzare la gonna e poi le ha dato venti bacchettate forti! Alla fine Dolores urlava come un’aquila e aveva il sedere tutto segnato ma le sta bene, si crede sempre la più furba.
Le Padroncine (Gloria e Isabella) sono adorabili; soprattutto Isabella che ha solo un anno più di me mi ha presa in simpatia; mi chiama spesso nella sua stanza per riordinarla (&egrave veramente, con rispetto parlando, una gran disordinata) e, a volte, mi chiede di farle dei massaggi per farla rilassare.
All’inizio ero un po’ timorosa (solitamente non ci &egrave permesso toccare i Padroni) ma poi, anche grazie ai consigli della Padroncina, sono diventata proprio brava: quando le massaggio le spalle ed il collo la Padroncina chiude gli occhi e si appoggia al mio corpo. A volte fa persino, con rispetto parlando, dei mugolii e mi accarezza le gambe.
In definitiva posso proprio dire di essermi sistemata bene grazie a te e non potrei sperare di stare meglio.
Spero che anche tu stia bene nella nuova casa dove sei stata assunta e conto di ricevere presto tue notizie.
Tua
Ketty
Cara Manuela,
mi ha fatto molto piacere ricevere la tua lettera e sono felice di sapere che anche tu ti trovi bene.
Quanto alle tue preoccupazioni circa i miei servizi resi alla Padroncina Isabella credo che siano senz’altro esagerate: dei semplici massaggi non possono certo essere causa di scandalo anche nelle famiglie più rigide. Inoltre il mio rapporto con la Padroncina migliora di giorno in giorno: adesso sono io ad aiutarla ad acconciarsi e a vestirsi quando va a una festa e, pensa, la accompagno anche a fare compere!
Andare per negozi con la Padroncina &egrave quanto di più bello ci possa essere; niente a che vedere con la spesa al mercato. Sono tutti negozi eleganti con bellissimi vestiti e commessi gentilissimi; cio&egrave, sono gentilissimi con la Padroncina e a me mi ignorano ma, andando in giro con Lei, &egrave un po’ come se fossero gentili anche con me. E comunque &egrave sempre meglio dei garzoni delle bancarelle che cercano sempre di approfittasi. Pensa che l’altro giorno sul mercato uno di quelli non mi voleva dare il resto: se l’era messo nei pantaloni e mi diceva che, se lo volevo, dovevo andarmelo a prendere. Se ne approfitta perché sa che la Padrona vuole che ci serviamo da lui e che se torno senza il resto me le danno di santa ragione. Anche gli altri, però, se pure non arrivano a questi eccessi, sono dei veri sporcaccioni: mi fanno complimenti, mi chiedono se voglio fare all’amore con loro e se non sto attenta mi mettono persino le mani addosso. Pensano che noi serve siamo tutte, con rispetto parlando, delle battone ma &egrave tutta colpa di quelle come Ines. Quando andiamo insieme a fare la spesa, risponde a tutti quelli che le rivolgono la parola, si fa toccare il sedere e, a volte, anche il seno. Io, quando fa così, mi vergogno e faccio finta di non conoscerla ma lei mi chiama e mi dice di non fare la santarellina e adesso un sacco di commercianti mi hanno soprannominato ‘la santarellina’. Pensa che quando andiamo dal panettiere mi lascia tutta la roba e se ne va nel retrobottega a spassarsela con il garzone del fornaio; io continuo nel giro e quando mi raggiunge &egrave spettinata e sporca di farina, mi porta un grissino e mi prende in giro dicendo che &egrave l’unica cosa grossa e dura che metto in bocca. Ines quando fa così &egrave veramente insopportabile, prima a poi la padrona scoprirà quello che fa e allora vedremo se, con il sedere a strisce, avrà ancora voglia di farselo toccare!
Comunque, tornando alla Padroncina, quando la accompagno nei negozi la aiuto a vestirsi e a volte mi chiede come sta; a me sembra che, bella com’&egrave, stia bene con tutto!
Ieri, poi, &egrave successa una cosa straordinaria: la Padroncina mi ha detto che era stufa di provare gli abiti e, dato che portiamo la stessa taglia, mi ha detto di provarmeli per lei. Non ci potevo credere! Mi sembrava di essere una vera signora! Alla fine mi ha fatto mettere un abito molto corto con una camicetta stretta e scollata dicendomi che avevo proprio un bel corpo. La Padroncina mi ha poi fatto venire vicino a Lei, ha controllato come mi stavano i vestiti ed ha slacciato un bottone della camicetta. Mi ha accarezzato il petto e mi ha detto che avevo un bel seno. Io ero imbarazzata e non sapevo cosa dire, poi la Padroncina mi ha fatta cambiare e siamo tornate a casa.
Una volta giunta a casa ho raccontato quello che &egrave successo a Dolores e quella smorfiosa si &egrave messa a dire che lo facevo apposta per arruffianarmi la Padroncina! Abbiamo litigato e ci siamo anche picchiate sino a che non &egrave giunta la Padrona. Per colpa sua mi sono presa dieci cinghiate sulle cosce ma il peggio &egrave stato che poi il Padrone ci ha lasciate insieme in giardino in ginocchio sulla ghiaia. Mi bruciavano le gambe e le ginocchia facevano male ma almeno io cercavo di mantenere un contegno mentre Dolores singhiozzava come una bambinetta. Mentre il Padrone ci batteva, la Padroncina Isabella ci guardava con uno strano sorriso. Ho poi saputo che Dolores era stata prima di me la Sua serva preferita; credo quindi che la Padroncina volesse vedere come ci comportavamo in quella situazione. Io spero di aver fatto bella figura e che la Padroncina voglia ancora servirsi di me.
A parte questo spiacevole episodio che, del resto, &egrave quasi dimenticato, la vita in casa, soprattutto grazie alla Padroncina, prosegue bene e conto di scriverti presto per raccontarti nuove avventure’
Baci
Ketty
Cara Manuela,
dall’ultima volte che ti ho scritto sono successe delle cose, non tutte positive, che ti voglio raccontare per avere il tuo consiglio.
La Padroncina Isabella &egrave sempre più affezionata a me e mi vuole sempre al suo fianco tanto che la Padrona si &egrave lamentata con sua figlia. Le dice che non &egrave bene che stia sempre con le serve e che dovrebbe uscire con le sue amiche ma la Padroncina non L’ascolta e, una volta, hanno anche litigato.
La Padrona &egrave diventata molto più dura con me: finge quasi che io non esista ma non appena commetto uno sbaglio mi punisce duramente. Ha comperato una bacchetta di plastica e la porta sempre con sé: quando ritiene che una di noi serve sia disattenta o pigra ci dà una bacchettata (il più delle volte sulle gambe) quando meno ce lo aspettiamo. Se poi ci meritiamo una punizione più dura, non aspetta più il ritorno del Padrone ma provvede Lei stessa con quella terribile bacchetta che lascia sulla pelle delle strisce dolorosissime. Inutile dire che, la sera, quando torna il padrone ci spettano anche le cinghiate di prima’ Dopo un simile trattamento, il mio sedere &egrave così gonfio e dolorante che non posso neppure rimettermi le mutande.
Ieri, poi, mentre la Signora prendeva il thé con le amiche e la Padroncina Isabella, ho fatto cadere un tazzina che &egrave finita in mille pezzi. Mi sono subito gettata in ginocchio chiedendo scusa alla Padrona e pregandoLa di non punirmi troppo duramente. La Padrona ha detto alle Sue amiche che questa era solo l’ultima che combinavo e gli ha chiesto che cosa doveva farmi. La Sig.ra *** ha detto che, quando doveva dare alle sue serve una lezione che non avrebbero dimenticato tanto facilmente, le batteva con un filo elettrico. A quel punto la Padroncina Isabella, con evidente soddisfazione da parte della Madre, ha detto che era una bella idea e che avrebbe usato Lei stessa il cavo di alimentazione del suo portatile per darmi una bella ripassata. Non volevo credere alle mi orecchie, anche la Padroncina mi abbandonava! Ho lasciato che mi prendessero, mi facessero chinare su un tavolino e mi denudassero il posteriore e poi ho pianto tutte le lacrime che avevo in corpo sotto le frustate che cadevano fitte anche sulle cosce e alcune persino sui polpacci.
Quando la punizione &egrave finita la Padroncina mi ha dato il filo da baciare, l’ho ringraziata tra i singhiozzi e poi mi sono ritirata.
Credevo di aver perso la benevolenza della mia Padroncina ed invece &egrave successa una cosa straordinaria: verso le due del mattino la Padroncina &egrave venuta nella mia stanza! Mi ha detto che ha dovuto frustarmi Lei perché, se no, lo avrebbe fatto Sua Madre facendomi molto più male. La cosa più incredibile però &egrave che ha portato una crema delle Sue. Io all’inizio mi sentivo in imbarazzo e non volevo che la Padroncina me la spalmasse ma, dopo che mi ha ordinato seccamente di stare ferma e lasciarLa fare, sono rimasta immobile sdraiata sulla pancia. La Padroncina ha iniziato spalmandomi la crema con delicatezza sulle cosce segnate dalle frustate ricevute; sentivo le sue mani vellutate risalire verso l’alto, accarezzarmi le natiche e, infine, penetrare nel solco che le divide. Tutte quelle attenzioni mi avevano fatto risvegliare come un piacevole calore tra le mie gambe ma quando ha cominciato ad accarezzarmi con insistenza lì davanti ho perso completamente il controllo e mi sono messa a mugolare e ad assecondare i movimenti della mano dimenando il bacino. Dopo un po’ la Padroncina ha iniziato ad infilarmi dentro due dita e dopo pochissimo ho sentito una grande sensazione di piacere che ha irrigidito tutti i miei muscoli. Quando &egrave finita la Padroncina ha ritirato la mano e mi ha detto che aveva capito da tempo che ero una zoccola e che, per questo, mi meritavo tutte le frustate che mi aveva dato. Io ero terrorizzata, capivo di aver fatto qualcosa di sbagliato e mi sono messa in ginocchio ai suoi piedi pregandola di perdonarmi. A quel punto, però, la Padroncina ha fatto qualcosa di ancor più inaspettato: mi ha detto di starmene zitta, si &egrave sollevata la gonna, mi ha preso la testa tra le gambe e mi ha detto di leccare lì. Io ho fatto quello che la Padroncina mi ha ordinato ma Lei mi ha preso i capelli con una mano e mi ha premuto forte il viso contro il suo corpo ed io sono stata costretta a leccarla dentro. Dopo poco ho sentito le cosce della Padroncina stringermi il viso e poi Lei mi ha allontanata da sé e se n’&egrave andata dalla stanza senza dire nulla.
Appena ha chiuso la porta mi sono messa a scrivere questa lettera per chiedere il tuo consiglio (scusa la calligrafia ma ho dovuto scrivere in ginocchio appoggiata al letto, dopo tutte le botte che ho preso ieri non riesco neppure a sedermi..). Che cosa significa tutto ciò? La Padroncina mi vorrà ancora con sé? La Padrona mi caccerà di casa?
Ti prego mi serve il tuo consiglio’
Tua
Ketty
Cara Manuela,
ti sarai stupita di non ricevere più mie lettere dopo quella ultima ma le cose, per fortuna, sono notevolmente migliorate.
La Padroncina non ha mutato il Suo atteggiamento nei miei confronti ed anzi si dimostra sempre più affezionata a me. Ha ottenuto dalla Padrona che io divenissi la sua cameriera personale! Ora dormo accanto alla Sua stanza e sono esentata dalle altre faccende domestiche. Praticamente sto con Lei tutto il tempo! Naturalmente, ora che la Padroncina si &egrave assunta questa responsabilità su di me, devo mantenere in pubblico un comportamento irreprensibile. In ogni caso, la Padrona, quando mi ha consegnata a Lei, Le ha anche dato una bacchetta di plastica come la Sua raccomandandosi di tenermi in riga e la Padroncina non esita ad usarla per punire pubblicamente ogni mia mancanza ma io sopporto con letizia tutte le punizioni che mi infligge.
Facendo la cameriera personale della Padroncina ho conosciuto anche le Sue amiche che vengono spesso a trovarla per studiare insieme a Lei. Quando sono insieme a casa io mi occupo anche di loro. Sono sempre presente nella stanza ed esaudisco ogni loro richiesta: servo i rinfreschi e gli spuntini e, quando la Padroncina lo consente, le aiuto a rilassarsi: mi inginocchio sotto il tavolo e, dopo averle sfilato le mutandine, le lecco per bene la passerina. A loro piace molto, pensa che adesso vengono dalla Padroncina direttamente senza mutandine per agevolare il mio lavoro. Le amiche della Padroncina sono molto gentili con me, dopo che le ho leccate mi fanno stare inginocchiata vicino a loro e mi accarezzano i capelli. Pensa che una di loro, mentre stava tornando a casa e la Padroncina non vedeva, mi ha anche dato un bacio in bocca, di quelli che si vedono al cinema. All’inizio mi ha spaventata sentire la sua lingua che forzava le mie labbra ma poi la sensazione di sentirla giocare con la mia era molto piacevole. Niente a che vedere con la Sig.ina Lavinia, un’altra amica della Padroncina, che non vuole neppure che la tocchi e, men che meno, che la lecchi. Quella ragazza pensa solo a studiare e dice che non &egrave corretto dare tutta quella confidenza a noi serve.
L’altro giorno, dopo che tutte le ragazze si erano rilassate, la Padroncina ha chiesto alla Sig.ina Lavinia se gradiva anche lei il ‘servizio personale’ ma lei ha risposto che aveva schifo a farsi leccare da una serva. La Padroncina ha detto che comprendeva i suoi sentimenti ma ha aggiunto che non trovava giusto che lei non potesse godere della Sua ospitalità. Mi ha quindi ordinato di tornare sotto il tavolo e di lustrare con la lingua le scarpe della Sig.ina Lavinia. La Sig.ina Lavinia &egrave rimasta un po’ stupita per la cosa ma io ho prontamente obbedito.
Mentre le lustravo le scarpe la Signorina mi guardava come spaventata ma sono stata brava e le ho coscienziosamente ripassato tutta la tomaia delle scarpe facendo ben attenzione a non toccare la pelle in quanto sapevo che non avrebbe gradito.
Quando ho finito sono indietreggiata per uscire da sotto il tavolo ma la Padroncina mi ha affibbiato un paio di secche frustate sul posteriore dicendomi che non avevo finito il mio lavoro e che avrei dovuto pulire bene anche le suole. Mi sono subito scusata con la Padroncina e la Sig.ina Lavinia e sono subito tornata sotto il tavolo a finire il lavoro leccando per bene anche le suole delle sue scarpe anche se, per il sapore, mi veniva ogni tanto da vomitare.
Quando ho finito la Padroncina mi ha fatto uscire da sotto il tavolo e mi ha dato il permesso di massaggiarmi i lividi delle frustate di prima.
Poco dopo la Sig.ina Lavinia se n’&egrave andata ancora un po’ rossa in volto e, quando &egrave uscita, la Padroncina e le Sue amiche sono scoppiate a ridere!!
Ieri sera, poi, &egrave successa una cosa che non mi sarei mai aspettata. La Padroncina e le Sue amiche si sono messe d’accordo per andare in uno di quei locali dove si prende l’aperitivo e ci sono tante cose da mangiare. La Padroncina non c’era mai voluta andare perché diceva che non voleva mettersi in coda per il mangiare come i barboni alla mensa ma la sua amica Beatrice (quella che mi ha dato il bacio) L’ha convinta a portare anche me così avrei potuto servirle anche lì. La Padroncina allora mi ha fatto mettere dei Suoi vestiti vecchi che, però, a me sembravano bellissimi anche se forse un può stretti per me: una camicetta scollata e una minigonna molto corta (meno male che era da qualche settimana che non venivo battuta sulle cosce e, almeno lì, non c’erano segni visibili’). Mi ha poi fatto provare delle scarpe col tacco ma io non sapevo portarle ed ha scelto allora un paio di sandali bassi.
Manuela, non puoi immaginare in che posto mi hanno portata! C’era un sacco di gente ben vestita, musica e ogni ben di dio a disposizione. La Padroncina e le Sue amiche si sono sedute ad un tavolo ed io facevo la spola col buffet per portare le Loro ordinazioni.
Ad un certo punto un paio di ragazzi tra i presenti hanno cominciato a tampinarmi; oddio! Niente a che vedere con i bancarellai dei mercato di cui ti ho detto, questi erano molto più gentili ma non staccavano i loro occhi dalla mia scollatura e dall’orlo della gonna. Io non sono stata maleducata ma li tenevo a distanza e davo loro meno corda possibile.
La Padroncina, all’inizio, non faceva quasi caso a me e a quei due, ma dopo un po’ si &egrave inserita nella conversazione. Ha detto a quei due che la Sua amica (cio&egrave io) era solo un po’ imbarazzata perché non era abituata a venire in posti di classe (ed era vero!) ma che di solito era una vera conquistatrice (figurati! Proprio io’). Ha poi aggiunto che si &egrave subito resa conto di quanto loro due mi piacessero. A quel punto la Padroncina ha invitato Marco e Stefano (così si chiamavano quei due) al Suo tavolo e mi ha fatta sedere tra di loro. Subito Marco ha fatto scivolare la sua mano sulla mia coscia sinistra mentre Stefano si &egrave stretto a me passandomi un braccio intorno alla vita.
Devo dire che, anche se ero imbarazzata, la cosa mi faceva piacere anche perché la cosa sembrava divertire molto la Padroncina che li incitava a dimostrare il loro apprezzamento per me. Anche le Sue amiche sembravano divertirsi tranne la Sig.ina Beatrice (quella che mi aveva dato il bacio in bocca) che guardava con odio i due ragazzi e la Padroncina.
I due bei tomi, intanto continuavano ad accarezzarmi: Marco, addrittura, aveva cominciato ad accarezzarmi proprio lì sotto mentre Stefano aveva infilato la mano sotto la camicetta e sfiorava con al punta delle dita la parte inferiore dei miei seni.
Ad un certo punto la Sig.ina Beatrice si &egrave rivolta a loro dicendo se non si vergognavano a fare quelle cose in pubblico. Subito, però, la Padroncina ha replicato che loro potevano farmi quello che volevano e, rivolgendosi a me, ha detto che avremmo potuto pure andare avanti ma che, per rispetto della Sig.ina Beatrice, potevamo andarlo a fare alla toilette dove avrei potuto corrispondere alle attenzioni di Marco e Stefano più liberamente.
Mi sono quindi diretta con quei due al bagno (pensa che, per tutto il tragitto, Marco mi ha tenuto una mano sul posteriore; io ero tutta rossa in viso ma non volevo scontentarlo dopo quello che aveva detto la Padroncina).
Non appena siamo entrati nella toilette, Marco ha chiuso la porta e Stefano mi ha spinta in ginocchio premendomi il viso contro il suo inguine: attraverso il pantalone sentivo il suo membro eretto. Stefano l’ha subito tirato fuori e me l’ha spinto in bocca. Lì per lì non sapevo cosa fare ma Stefano mi spingeva la testa e, con rispetto parlando, mi diceva: ‘succhia, troia, succhia’ ed io quello facevo anche perché le carezze di prima e l’ordine della Padroncina mi avevano ben disposta verso di loro.
Di lì a poco Stefano si &egrave tutto irrigidito e ho sentito che dal suo membro stava uscendo qualcosa; d’istinto mi sono tirata indietro (pensavo stesse facendo pipì’) e mi sono vista inondare il viso da una sostanza biancastra e vischiosa che colava sulla camicia.
Avrei voluto alzarmi per ripulirmi (non volevo rovinare i vestiti della Padroncina) ma Marco mi ha spinta nuovamente in ginocchio ed ha preso il posto di Stefano. Quando stava per finire, ha bloccato la mia testa impedendomi di spostarla e mi ha detto di bere tutto: all’inizio mi veniva da vomitare ma poi il sapore non era tanto male.
Quando hanno finito, mi hanno chiesto il mio numero di telefonino ma, come ben sai, non ci &egrave permesso averne uno e così ho detto loro che avrebbero potuto contattare la Padroncina.
Quando sono uscita dopo essermi rassettata i due stavano ancora chiacchierando con la Padroncina e le Sue amiche. Non appena mi ha visto la Padroncina ad alta voce ha detto: ‘E brava la nostra Ketty! Adesso ci siamo messe anche a fare i pompini con ingoio nei cessi dei locali.. Allora com’era la sborra di Stefano?’.
Tutti quelli che erano in quella zona del locale si sono girati verso di me e io sono diventata di tutti i colori, anche Marco e Stefano mi sembravano imbarazzati, non si aspettavano un’uscita di quel tipo’ Ho balbettato qualcosa ma la Padroncina mi incalzava, voleva la risposta. Alla fine ho farfugliato un ‘buona’ senza nemmeno sapere quello che stavo dicendo ma sperando che fosse la cosa che voleva che io dicessi.
La Padroncina ha fatto una risatina e mi ha detto che, se era così, avrei dovuto essere grata a Stefano e lasciargli un ricordino. Io, lì per lì, non sapevo cosa fare (non avevo nulla con me) ma la Padroncina mi ha detto che sicuramente Stefano avrebbe gradito avere le mie mutandine e che potevo sfilarmele lì sul posto. Io ho prontamente obbedito ma, mentre gliele stavo dando, &egrave arrivato il gestore, mi ha afferrata per un braccio e mi ha trascinata fuori dicendo che non voleva, con rispetto parlando, puttane nel suo locale. Sul momento ho provato a protestare (non volevo allontanarmi dalla Padroncina) ma dopo aver ricevuto uno schiaffo fortissimo in pieno viso ho rinunziato a fare resistenza.
Quel tipo mi ha letteralmente buttata fuori dal locale tanto che sono anche caduta a terra.
All’inizio ho provato a rimanere lì ad aspettare che la Padroncina uscisse anche se gli avventori che uscivano dal locale mi guardavano in modo strano ed un paio di signori hanno anche provato a chiedermi quanto volevo per fare a loro lo stesso che a Marco e Stefano. Dopo pochi minuti, però, &egrave tornato fuori il titolare con in mano una cinghia urlando che dovevo andarmene da lì. Anche in questo caso ho provato a restare lì dicendo che non facevo del male a nessuno ma ho solo rimediato una cinghiata fortissima sul braccio ed una sul petto.
Mi sono quindi rassegnata a tornare a casa a piedi da sola. Ci ho messo più di due ore (il posto era lontano) e ho dovuto attraversare dei posti non molto belli (ho un po’ avuto paura’). Quando sono arrivata era l’una del mattino e meno male che la Ines era ancora in cucina (i Padroni avevano ospiti a cena) e mi ha sentito bussare alla porta di servizio.
Non oso immaginare cosa sarebbe successo se i Padroni mi avessero vista rientrare a quell’ora vestita così: nella migliore delle ipotesi mi avrebbero veramente levato la pelle a suon di frustate.
La Ines &egrave stata gentile: anche se mi guardava male, &egrave riuscita a farmi avere una divisa con la quale mi sono potuta cambiare lì in cucina e tornarmene qui in camera.
Ho appena finito di lavare i vestiti che la Padroncina mi aveva prestato (speriamo che le macchie vadano via!) e mi sono messa a scriverti.
Cosa ne pensi di quello che &egrave successo? Ho interpretato bene i desideri della Padroncina? Ho combinato un casino?
Aspetto con ansia la tua risposta.
Tua
Ketty
Cara Manuela,

Non ho ancora ricevuto la tua risposta e sono di nuovo a scriverti perché sono successe delle cose che devi sapere.
La mattina dopo della serata che ti ho descritto nella mia ultima era un sabato e tutta la Famiglia dei Padroni era andata al mare insieme alle altre serve.
La Padroncina, invece, doveva rimanere a casa per studiare e, ovviamente, io dovevo rimanere con Lei.
Si era svegliata presto ed era andata nello studio chiudendosi dentro a chiave. Io stavo rassettando la Sua camera quando &egrave rientrata e mi ha detto di seguirla in giardino. Una volta giunte lì mi ha detto di spogliarmi completamente e di mettermi in ginocchio sulla ghiaia.
Ha poi preso la canna per innaffiare ed ha cominciato a spruzzarmi con quell’acqua freddissima. Io tremavo dal freddo ma sono riuscita a rimanere ferma al posto assegnatomi poi mi dato un pezzo di sapone da bucato e mi ha detto di succhiarlo per bene ‘come se fosse il cazzo di Stefano’.
Ho cercato di farlo il meglio che ho potuto (aveva un sapore terribile ed ero tutta intirizzita’), poi la Padroncina mi ha fatto sciacquare la bocca e mi ha detto di rimanere lì sino a che non mi fossi asciugata completamente, poi di rivestirmi e di raggiungerla nello studio.
Meno male che c’era il sole e pochi minuti dopo ho potuto rimettermi la divisa ed accorrere dove la mia Padroncina mi aspettava.
Non appena arrivata non ho potuto fare a meno di notare la bacchetta appoggiata sul tavolino: era la più grossa che avessi mai visto, praticamente un bastone!
La Padroncina mi ha semplicemente detto, senza alcuna spiegazione, di mettermi in ginocchio sul divano e di afferrare con forza la spalliera, mi ha sollevato l’uniforme, abbassato le mutandine ed ha cominciato a darmele con quella maledetta bacchetta con una violenza che non avevo mai provato.
Inutile dire che il dolore era insopportabile e che ho pianto tutte le mie lacrime ed ho gridato talmente tanto che, dopo, avevo la voce roca. Lo stato del mio posteriore e delle cosce era terribile: c’erano numerosi segni che si intersecavano ed alcune ferite da cui stillavano gocce di sangue.
Una volta finito la Padroncina, senza neppure farmi riprendere, mi ha fatto mettere in ginocchio davanti a Lei e ho dovuto leccarle la passerina. Dopo essere venuta, la Padroncina mi ha detto di stare ferma ed ha cominciato a farmi la pipì sul viso dicendomi di bermela perché, se mi era piaciuta la sborra di Stefano, doveva piacermi anche la sua piscia.
Dopo che ha finito, se n’&egrave andata ordinandomi di pulire tutto ma di non provare neppure a farmi una doccia.
Ho fatto come mi era stato ordinato anche se l’odore di pipì era terribile e soprattutto le mie cosce mi bruciavano tanto che non osavo neppure toccarle per paura di peggiorare il dolore.
Per tutto il resto del fine settimana non mi ha mai rivolto la parola ma lunedì mi ha chiesto di accompagnarla ad un esame in università. Mi ha fatto mettere la camicetta dell’altra volta ed una gonna lunga fino al ginocchio che nascondeva quasi tutti i segni delle bacchettate (ce n’era solo uno sul polpaccio sinistro che rimaneva visibile ma non dava molto nell’occhio).
Quando siamo uscite mi ha detto che, se l’esame andava bene, mi avrebbe fatto una sorpresa. Poi non mi ha più detto nulla per tutta la mattina che abbiamo passato quasi tutta sedute in un’aula affollata dell’università. Sedermi su quelle dure panche di legno era per il mio povero posteriore martoriato una nuova tortura ma mi consolavo pensando che, nonostante non avessi fatto la doccia, l’odore di pipì era svanito.
Ad un certo punto la Padroncina &egrave stata chiamata per l’esame e, dopo pochi minuti, &egrave tornata con un signore di mezza età che le ha chiesto se ero io quella di cui le aveva parlato.
Ottenuta la conferma mi ha presa per un braccio e mi ha portata fuori dall’aula in un corridoio di servizio vuoto. Lì mi ha chiesto, con rispetto parlando, se era vero che gli avrei fatto un pompino. Ho subito capito che quella era la volontà della Padroncina e, senza neppure rispondere, sono scivolata in ginocchio e, dopo avergli accarezzato la patta dei pantaloni, gliel’ho tirato fuori ed ho cominciato a succhiarglielo. E’ venuto quasi subito ed io, per evitare di sporcarmi il vestito, ho ingoiato tutto.
Sono poi tornata a sedermi nell’aula affollata ed ho atteso che la Padroncina mi venisse a prendere.
La Padroncina &egrave tornata contenta dall’esame e mi ha detto, con rispetto parlando, che ero proprio una brava puttana e che mi avrebbe fatto un regalo.
Mi ha quindi portata in un negozio di vestiti dove non eravamo mai state (si trova in un cortile interno di un palazzo vicino all’università, non c’&egrave la vetrina e bisogna suonare un campanello per entrare).
Subito ci &egrave venuta incontro la padrona del negozio, una signora sulla cinquantina che si chiamava Ester e sembrava conoscere bene la Padroncina che le ha detto che erano lì per comprarmi un vestito ‘speciale’.
La Signora Ester mi ha squadrata dall’alto al basso e ha detto alla Padroncina che,con uno dei suoi vestiti, non l’avrei certo fatta sfigurare.
Siamo quindi andate in un’area del negozio dove erano esposti vestiti veramente particolari: erano tutti cortissimi e aderentissimi o con degli spacchi molto elaborati e profondi.
La Padroncina ha scelto un vestito lungo con un largo spacco che arrivava fino all’ascella e che era tenuto insieme solo da alcuni laccetti e mi ha detto di provarmelo.
Ho provato a vedere se c’erano dei camerini ma non ne ho visti e così mi sono spogliata lì davanti a loro.
Quando mi sono tolta la gonna, la padrona del negozio ha visto i segni delle bacchettate e ne ha chiesto il motivo alla Padroncina la quale le ha detto che per tenermi in riga doveva usare le maniere forti. La Signora Ester si &egrave complimentata con Lei ed ha chiamato una commessa (si chiamava Mara) per far vedere anche a lei i segni ‘così non si potrà più lamentare delle carezze che le faccio con la cinghia’.
Dopo essermi provata quell’abito, me ne hanno proposto uno lucido, cortissimo e molto aderente che, secondo la padrona del negozio, andava accompagnato assolutamente ad un paio di scarpe alte con la zeppa. La Padroncina me le ha fatte provare e, fintanto che c’era di rimanere ferma, facevo la mia bella figura ma ero del tutto incapace di muovere anche un solo passo!
La Ester ha detto che erano perfette e che dovevo fare solo un po’ di esercizio: ha chiamato Mara e Le ha detto di portare subito la bacchetta sottile e la riga per misurare le pezze di tessuto.
La ragazza &egrave sbiancata e si &egrave messa a piagnucolare che non era giusto, che non aveva fatto nulla di male, che l’aveva battuta solo tre giorni prima e che si vedevano ancora i segni, che la riga faceva troppo male’ La padrona del negozio ha però tagliato corto e le ha detto di eseguire l’ordine senza fare storie.
Di lì a poco Mara &egrave tornata con i due attrezzi richiesti e, singhiozzando rumorosamente, si &egrave inginocchiata e li ha offerti alla Signora Ester. Questa li ha presi e si &egrave rivolta a me dicendomi: ‘Bene, cara Ketty, &egrave giunto il momento di imparare a muoversi come la puttanella che sei’. Mi ha fatto stendere le mani davanti a me e ci ha appoggiato la riga sopra e poi mi ha detto di camminare stando bene attenta a non inciampare e a non far cadere la riga.
Ho iniziato a camminare come se avessi dei ferri da stiro ai piedi ma la cosa non piaceva alla Signora Ester: ‘No, No, No’ mi diceva ‘più naturale, deve’essere come se ci fossi nata con questi’ ed accompagnava le sue parole con bacchettate sulle gambe e sui polpacci.
Dopo circa mezz’ora di questo trattamento (nel corso del quale non avevo mai fatto cadere la riga nonostante mi facessero molto male le braccia) secondo la Signora Ester ero diventata brava almeno quanto, con rispetto parlando ‘una battona da strada’.
La Padroncina sembrava contenta ha detto alla Sig.ra Ester di mettere tutto in conto e di impacchettare tutti i capi di abbigliamento che li avremmo portati via subito.
Io non stavo più nella pelle dalla gioia: la Padroncina mi aveva fatto un regalo e che regalo! Mi immaginavo vestita così alle feste della Padroncina. Ah se mi avessero visto ora i garzoni del mercato, altro che Ines, altro che ‘la santarellina’, vorrebbero tutti farselo succhiare da me! Ma io no, non li avrei degnati di uno sguardo, il mio mondo &egrave ormai quello della padroncina e dei suoi amici.
Sento che sto per fare il salto verso una nuova vita, cara Manuela, e conto di darti delle ottime nuove la prossima volta che ci sentiremo.
Baci
Tua Ketty
Cara Manuela,

devo dire che il tono della tua lettera non &egrave piaciuto affatto. Dici che sono cambiata in peggio e che il mio comportamento &egrave quello di una poco di buono, che quello che la Padroncina mi fa fare e che io faccio non &egrave altro che prostituzione ma io credo che sia solo invidia da parte tua.
Tu vorresti che io rimanessi come te e come tutte le altre serve, gente buona solo per lavorare e per essere battuta dai padroni. Mi ricordo bene come eri felice quando la padrona ti aveva lasciato mangiare gli avanzi del ricevimento in cucina. Beh, sai che c’&egrave, io a quel ricevimento partecipo e saranno i miei avanzi che sarai felice di mangiare! Certo lo so bene che né la Padroncina né i suoi Amici mi considerano una come loro e che io li servo anche durante i ricevimenti ma c’&egrave una bella differenza tra una come me e una serva qualsiasi! Quale serva può mai dire di aver ricevuto un regalo comprato apposta per lei? Quello che faccio, poi, lo faccio solo perché me lo chiede la Padroncina, io non ne ho alcuna colpa. Forse quando una di noi batte un’altra serva su ordine e sotto gli occhi dei Padroni fa qualcosa che non va? No, fa solo il suo dovere e sa anche che se dovesse batterla troppo piano rischierebbe di prendere anche lei la frusta. E poi &egrave inutile nascondersi: quante serve offrono il proprio corpo per il piacere dei Padroni? Che c’&egrave di male se io lo faccio per la Padroncina e, su sua indicazione, per i Suoi Amici?
E poi non sopporto che tu, una lurida servetta, osi mettere in discussione l’operato della Padroncina!
Affinché tu possa comprendere le attenzioni che ha per me sappi che mi ha chiesto se ero vergine e, dato che lo ero, mi ha detto che per quello che le servivo era solo un impiccio e la pratica dimostrazione della mia totale incapacità.
Mi ha quindi fatta appoggiare con la pancia ad un tavolo ed ha cominciato ad accarezzarmi la passerina mandandomi su di giri, poi ha preso una specie di mattarello e me lo ha infilato dentro spingendo forte. All’inizio mi ha fatto male ma poi ci ho preso gusto, ho cominciato ad assecondare le spinte, a muovere i fianchi e a chiedere alla Padroncina di andare avanti. La Padroncina, dal canto suo, mi insultava dicendo che ero una troia, una puttana e cose così ma la cosa non mi feriva, anzi, mi piaceva, mi sentivo proprio una poco di buono, la pregavo di insultarmi ancora e di non fermarsi e, di lì a poco, ho provato un piacere intensissimo che mi ha fatto quasi mancare il respiro e fermare il cuore.
Quando mi sono calmata, la Padroncina ha tirato fuori quel mattarello, mi ha detto di allargarmi le chiappe con le mani e di aprire bene il buchetto. Ha poi cominciato a spingere con il mattarello per farmelo entrare dentro. All’inizio faceva fatica ed anche a me venivano le lacrime agli occhi per quanto faceva male ma dopo poco sono riuscita a farlo entrare tutto e, non ci crederai, era anche abbastanza piacevole.
Adesso sono, come dice la Padroncina, sfondata davanti e dietro e pronta a fare quello per cui sono nata.
Per l’occasione la Padroncina ha deciso anche di farmi un regalo: mi farà rivedere Marco! Sì, proprio uno di quei due ragazzi del bar. Lui l’aveva chiamata per sapere se potevo uscire con lui e Lei ha detto di sì!
E’ tutto preparato: ha prenotato il posto in una pizzeria in un quartiere lontano dove non mi conoscono. Questa sera usciremo insieme: Lei andrà a casa della Sig.ina Beatrice e mi accompagnerà al parco. Lì potrò cambiarmi d’abito (speriamo che non ci sia troppa gente!) e poi recarmi alla pizzeria con i mezzi. La Padroncina ha scelto per me il vestito corto e lucido che abbiamo comprato da Ester, dice che &egrave perfetto per l’occasione perché ‘mette in mostra tutta la mercanzia’ ed in effetti mi sento molto provocante quando lo indosso (il seno &egrave quasi del tutto scoperto e la gonna finisce appena sotto le chiappe), peccato solo che così si vedono i segni delle bacchettate ma l’ultima volta le ho prese quasi tutte sul culo e i segni di quelle che sono cadute sulle cosce ormai stanno sparendo.
Insomma, se tutto va bene, potrò anch’io avere un fidanzato (e che fidanzato! Mica un morto di fame come quelli che di solito sposano le serve’); ce la metterò tutta! Non me lo lascerò sfuggire!
Caterina
Cara Manuela,

spero che tu non abbia ancora ricevuto la mia precedente lettera e, se l’hai ricevuta, ti prego in ginocchio di scusarmi per le brutte parole che ti ho rivolto.
Purtroppo le cose non sono andate come pensavo.
All’inizio sembrava che tutto dovesse andare per il meglio: al parco non c’era quasi nessuno ed ho potuto cambiarmi dietro un cespuglio. La Padroncina mi ha anche aiutato portando con sé la sacca con l’uniforme.
L’autobus, invece, era abbastanza affollato e ho dovuto sopportare le manacce dei soliti lumaconi che mi palpavano il culo (uno, addirittura, ha cominciato a strusciarsi contro di me).
Avrei potuto fare una piazzata ma non volevo arrivare in ritardo e poi anche quel genere di attenzioni non mi dispiacevano del tutto: cavolo! Finalmente qualcuno mi trovava attraente! (quello che si strusciava, per evitare che mi sporcasse il vestito, ho dovuto massaggiarlo con la mano ed &egrave venuto quasi subito’).
Così sono arrivata alla pizzeria con largo anticipo (oddio, più che una pizzeria era una specie di bar tavola calda ma non posso certo lamentarmi’).
Il padrone all’inizio non voleva farmi entrare ma poi quando gli ho detto che aveva prenotato per me la Sig.na Isabella *** ha fatto una faccia strana e mi ha fatto accomodare al tavolo. Non era facile stare seduta con quel vestito (se accavallavo le gambe si scopriva praticamente tutta la natica con i segni delle bacchettate, se le lasciavo a posto ero tutta scoperta davanti), continuavo a tirarlo ma senza risultati.
Appena Marco &egrave entrato gli sono andata incontro e l’ho baciato colla lingua come aveva fatto la Signorina Beatrice con me a casa della Padroncina. All’inizio Marco sembrava sorpreso ma, già mentre lo baciavo, si era messo a palparmi il culo.
Quando ci siamo seduti mi ha detto di come era stato positivamente sorpreso da me, dalla mia bellezza, dalla mia libertà ma anche dalla mia docilità, di come gli sarebbe piaciuto conoscermi meglio e fare tante esperienze con me; mentre mi parlava, mi accarezzava le gambe e non staccava gli occhi dal mio seno.
Non avevamo però ancora ordinato le pizze quando, del tutto inaspettata, la Padroncina entrò nel locale e si mise a sedere al nostro tavolo. Rivolgendosi direttamente a Marco gli fece: ‘Allora come va? Ti piace? Ti va bene il prezzo?’
Marco (ed anche io) non capivamo però a che cosa si riferisse. Allora la Padroncina fu più esplicita: ‘Ah, allora non te l’ha ancora detto’ Sai, il primo giro &egrave gratis ma se vuoi usarla ancora devi pagare ”.
Io rimasi impietrita, Marco invece si arrabbiò moltissimo. Mi diceva: ‘Sei una puttana. Eh? Sei una puttana?’. Io non sapevo cosa rispondere, ho cercato di prendere le sue mani nelle mie ma lui per tutta risposta mi ha tirato un ceffone e se n’&egrave andato via.
La Padroncina ha assistito impassibile a tutta la scenata poi ha detto: ‘Beh, con questo non &egrave andata. Ora vediamo di rimediare altrove la serata’.
Siamo uscite dalla pizzeria e la Padroncina ha chiamato un taxi che ci ha portate sino al parcheggio dei camion vicino all’autostrada. Lì mi ha fatto scendere e mi ha detto che il taxi sarebbe venuto a riprendermi alle cinque di mattina per riportarmi a casa e che, la mattina successiva, oltre alla colazione, avrei dovuto portarle almeno mille euro in contanti. Io però non sapevo come procurarmeli ed allora la Padroncina mi ha spiegato che avrei dovuto chiedere ai signori che dormivano nei camion se volevano servirsi di me e farmi dare trenta euro per farmi scopare, cinquanta per prenderlo nel culo e venti per fargli un pompino.
All’inizio non sapevo come propormi poi mi sono fatta coraggio ed ho bussato alla prima portiera dicendo che ero una puttana (non volevo creare altri malintesi) e chiedendo se volevano scoparmi.
Contrariamente a quanto mi aspettavo sono stata ben accolta. A dire il vero i primi due con cui sono stata mi hanno dato solo dieci euro perché mi hanno detto che ero poco lubrificata ed hanno dovuto fare fatica ma poi mi sono sempre fatta pagare prima e non ho mai avuto problemi.
Alla fine sono riuscita a racimolare 900 euro (mi hanno scopata 20 volte, di cui 10 nel culo, e ho fatto 5 pompini) poi però ero conciata troppo male (il vestito si era molto sporcato e si era anche strappato, avevo macchie di sporco sul viso ed anche sulle gambe, le ginocchia erano praticamente nere) e nessuno voleva più venire con me.
Ho quindi aspettato che venisse il taxi a prendermi. Il tassista, quando mi ha vista, prima di farmi salire ha messo dei fogli di giornale sul sedile. Durante il viaggio mi ha spigato che lo fa sempre con ‘quelle come me’ per evitare che sporchino.
Quando sono arrivata a casa gli ho dovuto dare 50 euro per la corsa (scommetto che per le altre non &egrave così cara’), poi sono entrata dalla porta posteriore in cortile (meno male che la Padroncina l’aveva lasciata aperta) dove mi sono lavata e cambiata giusto in tempo per preparare e servire la colazione alla Padroncina.
La Padroncina, per prima cosa, ha contato il denaro che le avevo messo sul vassoio insieme alla colazione: ‘solo 850, sei la solita incapace’ avanti, chinati sulla scrivania.’
Sulla scrivania era già appoggiata la bacchetta dell’altra volta ed a me non &egrave rimasto che appoggiare le braccia sul piano di legno ed aspettare che la Padroncina cominciasse a battermi per liberare le lacrime che sentivo salire.
Sorprendentemente, però, la Padroncina non si &egrave alzata dal letto ma ha suonato il campanello.
Dì lì a breve &egrave comparsa Dolores sulla porta e la Padroncina le ha chiesto di aiutarla a prepararsi per il bagno!
Non ci potevo credere! Erano compiti che spettavano alla Sua cameriera personale e cio&egrave a me! Ed io, invece, ero lì chinata su quella maledetta scrivania ad aspettare di essere frustata!
Ma il peggio doveva ancora venire: quando Dolores ha finito di spogliarla, la Padroncina le ha chiesto un massaggio rilassante e quella, come se l’avesse fatto già cento volte, si &egrave inginocchiata davanti a lei ed ha cominciato a leccarle la passerina!
In quel momento avrei preferito mille volte essere frustata a sangue piuttosto che dover presenziare immobile a quello che stava succedendo’
Quando Dolores ebbe finito la Padroncina si avviò verso il bagno e, prima di chiudere alla porta, disse: ‘Ah, Dolores, c’&egrave da battere quella stupida di ketty. Pensaci tu, la bacchetta &egrave sul tavolo.’
‘Sì, Signorina, ci penso io. Non si preoccupi”
Quando la porta si chiuse, Dolores si avvicinò lentamente a me e, afferrandomi per i capelli, alzò la mia testa: ‘A quanto pare la fortuna sta girando eh stronzetta? Spero che sino ad oggi te la sia goduta perché adesso te la faccio pagare sino in fondo!’
Mi ha sbattuto la testa sulla scrivania, poi mi ha alzato la gonna della divisa sopra la schiena (non senza aggiungere: ‘Niente mutandine, eh? Che puttana!’) poi ha cominciato a colpirmi con la bacchetta con tutta la forza che aveva. Avendole prese anche lei sapeva come fare male: i colpi cadevano prevalentemente sulla parte bassa del culo e sulle cosce. Mi ero ripromessa di non darle la soddisfazione di vedermi piangere ma ho urlato quasi subito ed ho cercato di parare i colpi con le mani rimediando solo un paio di bacchettate sulle stesse e che Dolores me le bloccasse dietro la schiena. Me ne ha date così tante che alla fine non piangevo né reagivo neanche più (di fatto era come se non le sentissi più’), tremavo solo’ Era come se fossi svenuta senza perdere conoscenza.
A quel punto Dolores ha smesso di picchiarmi e se n’&egrave andata.
Io non avevo neppure le forza di alzarmi, ho solo provato a massaggiarmi le gambe ed ho sentito che la pelle era tutta piena di bolle e che in più punti era uscito il sangue.
Dopo un tempo che non saprei quantificare la Padroncina &egrave uscita dal bagno e mi ha detto: ‘Spero che tu abbia capito la lezione: se ti dico di portarmi mille, voglio mille! Adesso non startene lì impalata, aiutami a vestirmi’
Ho fatto appello alle poche forze rimastemi e mi sono avvicinata alla Padroncina: l’ho aiutata ad asciugarsi, ad indossare la vestaglia ed ho cominciato a pettinarla e proprio in quel momento &egrave successa una cosa inaspettata: la Padroncina ha cominciato ad appoggiarsi al mio corpo poi ha accarezzato i segni delle bacchettate sulle mie gambe e sul culo, mi ha tolto il pettine di mano, mi ha guardata negli occhi e mi ha chiesto di raccontarle com’era andata al parcheggio.
Mentre glielo raccontavo era sempre più eccitata, mi accarezzava i seni, mi diceva che ero la sua puttana, ha voluto anche che le mostrassi il culo e mi ha detto che si vedeva che era bello sfondato e che con i segni della bacchetta era ancora più bello’ Insomma abbiamo finito per fare all’amore come possono farlo due ragazze’
Devo ammettere che &egrave stato molto bello, la Padroncina non mi aveva mai trattata così ma, non so, &egrave come se non fosse stato così bello come speravo che potesse essere.
Forse ci siamo spinte troppo avanti, non so, Manu, cosa mi riserverà il domani?
Tua
Katy
Cara Manu,
so che la mia lettera ti giunge inaspettata dopo un lungo silenzio e che ti giunge in un momento non felice.
Posso immaginare il tuo sgomento nell’apprendere che la tua adorata padrona ha deciso di licenziarti e di spingerti ad andare a lavorare come cameriera in un bordello.
Sappi peraltro che la ‘tua signora’ ha ricevuto un’offerta decisamente vantaggiosa che mette definitivamente fine ai suoi problemi economici.
La vita &egrave così’ Da un certo punto di vista tu stai rendendo alla ‘tua signora’ forse il più prezioso servizio di tutta la tua onorata carriera di devota servetta!
Ti domanderai come faccio a sapere queste cose. Potrei risponderti che qui si sa un po’ tutto di tutti ma non sarebbe una risposta da amica.
Sono successe tante cose dall’ultima mia lettera’ Il mio rapporto con la padroncina &egrave continuato su quella stessa piega. A quanto pare la cara ragazza non dava molte soddisfazioni in termini di studio ai suoi genitori che le avevano tagliato i viveri ed io ero diventata il suo borsellino.
Quanti (e quante) me ne sono fatti’ Professori, amici, sconosciuti’ e tutto quello che ricavavo finiva nelle sue tasche. Io in cambio cosa ricevevo? il più delle volte, frustate. Tanto a molti di quei porci piaceva inculare una ragazza con il culo segnato dalle bacchettate: i più stronzi mi dicevano che, se non li facevo godere, lo avrebbero detto all’Isa che me ne avrebbe date ancora (come se non lo facesse lo stesso’). Gli altri facevano finta di non vedere’
Ma ogni tanto c’erano le ‘coccole’, mi accarezzava, mi sditalinava e, a volte, me la leccava pure’ ed io per quella miseria sopportavo tutto’
Poi però le cose sono cambiate nel modo più inaspettato: una sera Isabella &egrave andata a ballare in discoteca (per i genitori era a dormire da un’amica..) ed ha portato anche me per crearsi un alibi.
Io, naturalmente, alla discoteca non ci sono neppure arrivata: mi ha scaricata sulla provinciale dicendomi che sarebbe ripassata la mattina dopo a prendermi e di fare almeno 800 euro.
Quella notte, però, ci fu una retata e mi portarono in Questura. Quando la padrona mi venne a prendere aveva già chiamato a casa dell’amica di Isa e scoperto tutto, pochi schiaffi da parte del padrone fecero sì che apprendessero anche i particolari.
Pensavo che mi avrebbero ucciso di botte ed invece si limitarono a chiudermi a chiave in soffitta. Comunque anche lì rinchiusa sentivo il pianto e le urla di Isa: devono averle levato la pelle, poverina, e poi a lei che non c’era abituata’ Non l’ho più rivista, so che l’hanno mandata in Inghilterra in un collegio speciale per ragazze dove penso che alle bacchettate ci farà l’abitudine ma ormai non mi importa più di lei.
Il giorno dopo la porta della mia cella si aprì e vidi per la prima volta Madame ****, sì proprio quella che &egrave venuta a visitare la tua signora qualche giorno fa’
Io ero ancora vestita da strada e facevo la mia figura ma a Madame non bastava. Alla presenza del padrone ha voluto palparmi le tette ed il culo e mi ha chiesto di succhiarle un dito come se stessi succhiando un cazzo’
Alla fine ha detto che non era suo costume prendere le stradali ma che le sembravo messa bene e voleva comunque fargli un piacere.
Fu così che il giorno stesso lasciai quella casa per venire qui alla Maison ****
All’inizio &egrave stata dura. Nonostante la mia precedente esperienza avevo ancora molto da imparare. Madame e le ragazze mi hanno insegnato molto con le buone ed anche con le cattive (per lo più bacchettate sulle mani e sulla pianta dei piedi, per non rovinare la merce’) ma adesso sono tra le migliori e le più pagate ed &egrave per questo che mi posso permettere una serva personale e quella serva sei tu.
Vedrai che qui non starai male, i lavori pesanti li faranno le altre e a te non rimarrà che aiutarmi a vestirmi e rassettare la mia stanza.
Non pensare però di venire qui in vacanza’ Non mi dimentico le tue lettere piene di buoni e casti consigli, giudizi severi sul mio operato e lodi al lavoro della servetta.
Mi aspetto quindi un servizio impeccabile, altrimenti il tuo posteriore ne pagherà le conseguenze: ho fatto appena compare da Madame una bacchetta di rattan che &egrave una meraviglia.
Dopo averne prese così tante (e ne prendo ancora da Madame e da qualche cliente speciale) ti confesso che ho quasi voglia di vedere l’effetto che fa stare dall’altra parte.
Ti aspetto con impazienza.
Catherine

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