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Racconti Erotici Lesbo

Mal di testa

By 18 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Buio. Non capisco. Ero … dov’ero? Ah, si…. ricordo… cacchio che mal di testa!

Di nuovo sono andata a ballare in quel posto del tubo. Mi ero ripromessa di non andarci più, invece non ho resistito alla tentazione.

Già… una sessione intensiva di salsa. Corpi che si muovono a ritmo. Coppie instabili. Un nuovo partner ad ogni canzone. Sì… mi sono proprio divertita, come ogni volta.

Solo che ora… cazzarola che mal di testa…

Chissà poi perché in quel posto fumano così tanto… e non sigarette, che sono vietate, no…

E io fumatrice passiva…. E ogni volta il mal di testa il giorno dopo.

Beh, forse un’aspirina può aiutarmi. Allungo il braccio verso il comodino per accendere la luce.

Ehm… dov’è il comodino? La mano incontra qualcosa di morbido, qualcosa di peloso… sento un mugolio. Uddiu! Mi sa che non sono tornata a casa mia ieri sera. Devo sforzarmi di ricordare…

“mmmm … sei sveglia???” è una voce femminile.

In effetti ricordo di aver ballato con un paio di ragazze. Di gran belle ragazze. Che non hanno trattenuto le avances tra l’altro.

Sforzati, Gil, pensa… con chi sei andata via? dove sei andata? e soprattutto… cosa ci hai fatto con questa ragazza???

“Gil???”

“Si, si… sono sveglia… ho solo un gran mal di testa… ce l’hai un’aspirina?”

“Certo… nel cassetto, in bagno.”

Allungo la mano dall’altra parte: c’è un muro. Ok, vuol dire che per uscire dal letto la devo scavalcare, va bene… magari guardandola da quella posizione riesce a venirmi in mente qualcosa.

Scosto il lenzuolo, l’aria fresca del mattino mi accarezza il corpo nudo.

A mente fredda a pensarci bene non so nemmeno se nel sesso tra donne si possono prendere precauzioni di qualche tipo… e se è così… beh, non ne ho prese. E di certo l’aspirina non basterà.

Mi metto gattoni e mi accingo a scavallare. È stesa a pancia sotto, il viso schiacciato sul cuscino. Una lama di luce che viene dal bagno le illumina una ciocca di capelli che copre gli occhi. Capelli neri, lunghi, mossi, lucidi. Morbidi, me ne rendo conto spostando la ciocca per vedere il suo viso.

È bellissima. Mara. Si chiama Mara… ed è veramente uno schianto. Di botto mi torna alla mente tutta la parte di serata che era sparita.

Stavo ballando con un uomo brizzolato che era in evidente stato di difficoltà a causa della velocità del ritmo quando mossa da pietà ho finto di aver bisogno di fermarmi e mi sono diretta verso il bancone del bar. E lei era lì. Con gli occhi fissati su di me.

“Lo hai schiantato… beh, posso capire… ho l’impressione che sfiniresti chiunque!”

Così ci siamo messe a parlare, bevendo un cocktail alla frutta a base di Batida, seguendo un po’ il ritmo col corpo, avvicinandoci e allontanandoci, allungando ogni tanto una mano per toccare un braccio o il fianco dell’altra… finché… finché la sua mano ha spostato una ciocca dei miei capelli e le sue labbra si sono avvicinate al mio orecchio e hanno sussurrato “Ho voglia di esplorare il tuo corpo… andiamo da me?”

Allontanandosi col viso il corpo si è avvicinato e la mano è scivolata lungo il mio corpo fermandosi sul fianco, tirandolo leggermente verso il suo.

“Andiamo” ho mimato con le labbra.

Il viaggio in macchina… in silenzio. La sua mano sulla mia coscia. Poi…

Le sue mani sul mio corpo a spogliarmi piano. Ogni bottone del vestito un bacio. Il reggiseno che cade sul pavimento. Le mie mani sul suo corpo. Bello. Sodo il suo seno nella mia mano. Tondo. Turgido il capezzolo. Un suo gemito quando lo stringo piano. Le sue mani a infilarsi nelle mie coulotte per sfilarle e stringere forte i miei glutei e tirare il corpo a contatto col suo.

Strana sensazione i seni nudi che si toccano. Bellissima sensazione. Eccitante. Le lingue che vorticano nel desiderio di assaggiare di più.

Nude, abbracciate, le mani scorrono sulle schiene. Le unghie graffiano piano.

Mara l’avevo già vista altre volte. Sempre con uomini. Balla come una farfalla. Ma non balla mai con altre donne. E ora sta ballando con me. A casa sua. Nude.

Si stacca dal mio corpo mi prende per mano e nel buio del corridoio mi porta in camera da letto. Le imposte aperte lasciano passare la luce della luna piena che inonda le lenzuola fucsia.

Conducendomi con la mano mi invita a salire sul letto. Io ci salgo gattoni e mi porto fino ai cuscini, dove mi giro e mi stendo allungandomi. Lei sale gattonando lungo il mio corpo. Arriva alle mie labbra. Mi bacia. “Era da un po’ che ti volevo in questo letto…”

Oh, sentirlo dire da una donna è forse ancora più eccitante che sentirlo dire da un uomo.

So, lo sento che sta per fare quello che normalmente io faccio ad un uomo: baciare il corpo scendendo fino ad arrivare al sesso… e, oh… i brividi che mi provoca…

Lentamente scendono le sue labbra lungo il mio corpo. Baci umidi e intensi. Morsi lievi e più forti. Ciocche di capelli che accarezzano le mie curve.

Fino al suo alito sul mio pube. Il suo viso sparisce sotto una coltre di capelli sciolti, vedo solo ciocche di ricci disordinati che si muovono al ritmo della sua lingua sul mio clitoride. Al ritmo dei miei gemiti di approvazione. Al ritmo delle sue dita nei miei anfratti. Oh, le dita di una donna… così diversi i tocchi da quelli di un uomo, così decisi e così delicati… così precisi…

Mi strappa un orgasmo con facilità, mi ha eccitata con ogni movimento, mi ha ipnotizzata con i suoi tocchi sapienti. Mi ha scossa di brividi di piacere…

“Hai un buon sapore” dice con le labbra sulle mie.

E inizia a strofinare il suo pube sul mio. I nostri monti di Venere sono a contatto. Lisci entrambi. Depilati. Apre le gambe e si mette un po’ a forbice, continuando a baciarmi. Con una leggera rotazione dei bacini… non sono più solo i monti di Venere ad essere in contatto. No. Quasi non ci credo. Le scariche di piacere che arrivano dal mio clitoride sono incredibili. Gemo ancora, tra le sue labbra. E lei geme in me, tra le mie. “Vieni ancora” sussurra… “Anche tu…” sussurro io.

E di nuovo un’onda di piacere mi pervade. E dopo di me, viene lei. Intensamente. A lungo. Un orgasmo più lungo e più forte del mio.

“Ti invidio” le dico baciandola e scostando i capelli, accogliendo il suo corpo sul mio, ansimando un po’ entrambe per il piacere appena provato.

“Perché?” mi guarda incerta.

“Beh, hai notato la differenza nel piacere? Il tuo orgasmo…” arrossisco. Nel buio. Non parlo mai di sesso, mi imbarazza, ma la situazione è talmente lontana dal mio abituale che mi sembra quasi normale.

Ride di gusto. Ride di me.

“Che sciocca che sei! Ne hai avuti due! Io prima di averne un altro devo aspettare almeno 2 ore!!!”

“Non ci credo!”

“Prova allora. Provaci a farmi avere un orgasmo. Io sono fatta così.”

Accetto la sfida, la giro sul letto e mi metto a cavalcioni su di lei tenendole le braccia sopra la testa.

“Va bene, ci provo. E se ci riesco?”

Sorride, sorniona. “Se ci riesci, stanotte ti faccio impazzire al punto che domattina non ti ricorderai nemmeno cos’è successo stanotte!”

 

Beh, io appena svegliata non mi ricordavo nemmeno di essere venuta a casa di Mara, quindi direi che forse sono stata brava stanotte…

“Mara? Ti ho fatto venire stanotte?”

“Non te lo ricordi vero? Anch’io ti ho fatto venire, Gil. Più volte. E poi ancora. E poi non ce la facevamo più.” Risponde sorridendo nel torpore del risveglio. “Prenditi quell’aspirina che ti faccio tornare la memoria!”

Mi sa che ho una nuova compagna di giochi! Evviva!

 

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