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Racconti Erotici Lesbo

Miriam si sveglia a mezzanotte

By 20 Novembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti osservo, mentre dormi, Susan. E’ già mattina, i primi raggi di sole penetrano dalla finestra, illuminando il letto. Si riverberano nei tuoi lunghi capelli biondi, colorandoli d’oro e si riflettono sulla pelle, quasi diafana, del tuo viso, disegnando su una guancia l’ombra del tuo nasino all’insù. Sei un angelo, perfetto e meraviglioso, un angelo dannato.
Cominci a muoverti, disturbata dalla luce del sole, ti svegli, volgendo lo sguardo verso di me, sorridente.
“E’ già tardi, amore mio”
“Lo so tesoro, ed ho molta fame..” mi dici, facendomi l’occhiolino.
“Preparati allora.. andiamo a far colazione, angelo mio”.
Ti alzi dal letto, i tuoi capelli, prima morbidamente adagiati sul letto, adesso ti cadono sulle spalle, incorniciando un ovale perfetto. Ti muovi verso di me, completamente nuda, con passi leggeri ed eleganti. Se non vedessi i tuoi pedini poggiati per terra, giurerei tu stessi fluttuando, non camminando.
Ti avvicini, mi dai un bacio. Sento il tuo sapore, baciando quelle sottili e rosse labbra, ed il tuo profumo, scaturire dal movimento della fluente chioma bionda, mentre ti chini a baciarmi. Resto sulla poltrona, ti guardo, mentre ti dirigi verso il bagno ed entri nella doccia. Mi sposto, voglio osservarti, ancora. Metto su un pò di musica, il tuo pezzo preferito, quindi mi appoggio allo stipite della porta, ammirandoti, gelosa delle gocce d’acqua che ti accarezzano il corpo.
Un corpo stupendo, statuario, carnagione bianchissima, seni piccoli, sodi, gambe lunghissime, affusolate, ed un dolcissimo sedere. Sorrido, pensando che quel corpo non subirà mai le ingurie del tempo, resterà così, perfetto, scolpito ad arte, per l’eternità.
Nella stanza risuona il Lakme, di Delibes, il primo atto, proprio il duetto, tra la principessa indiana e la sua schiava, Mallika. So quanto ti piaccia questo pezzo, e quanto ci sia di noi in esso.
Esci dalla doccia, ti porgo una tovaglia, rossa. Reclino il capo, lateralmente, cercando di analizzare quella visione da ogni angolatura, il dipinto, di una venere, pallida, avvolta da un mantello porpora. Perfetta.
Ti avvicini a me, baciandomi di nuovo. Ti accarezzo, il viso, i capelli, bagnati, scendo sulle spalle e sulle braccia. carezzo gli avambracci, quindi prendo le tue mani nelle mie, le porto alla mia bocca, le bacio.
“Sarai mia per sempre?”
“Per sempre, amore, eternamente!”

Siamo in macchina, sei al mio fianco, vuoi che scelga io, oggi. Guidando, ogni tanto mi volto verso di te, vedo il tuo profilo, meraviglioso, elegante, col tuo dolcissimo nasino, e le morbidissime labbra. I tuoi occhi, oddio, i tuoi occhi, spesso li temo. Chiari, azzurri, verdi, grigi, dopo secoli non ho ancora individuato il loro vero colore. So solo che sono quasi bianchi,, profondi, se li guardi attentamente potresti scorgere l’infinito.
Poi torno alla guida, guardandomi in giro, cercando con gli occhi qualcosa che ti possa piacere. Finalmente lo vedo. E’ seduto su una panchina, probabilmente aspetta il tram. Mi fermo, ti guardo, indicandotelo con gli occhi.
“Hai buon gusto, tesoro!” Mi dici, accennando un sorriso, da cui vedo i tuoi bianchissimi ed affilatissimi canini.
Scendi dalla macchina, muovendoti verso di lui. Non farai fatica a convincerlo. Nessuno potrebbe rifiutare le tue avances.
Ed infatti, un paio di minuti dopo siamo tutti e tre di nuovo in macchina, dirigendoci verso la notra casa. Il ragazzo sembrava incuriosito dalla mia presenza, ma hai chiarito che io resterò soltanto a guardare .
Sei sul sedile di dietro, col giovanotto. Cominciate a baciarvi, a toccarvi. Vedo il tui occhi dallo specchietto retrovisore, che non mi mollano un attimo, impossibile distogliere lo sguardo.
Arrivati, chiediamo al ragazzo se vuole qualcosa da bere. Stordirlo un pò non è mai una cattiva idea. Ma egli rifiuta, portandosi di nuovo su di te, ti carezza il viso, ti bacia, e con le mani scende, carezzandoti.
Adesso siete sul letto, dove qualche ora prima, stavi dormendo, come un angelo, adesso ti appresti a goderti in ogni modo quel giovanotto.
Verso dello cherry, e mi siedo sulla poltrona, godendomi quel sublime spettacolo.
Che foga il ragazzino! Penso sorridendo. Ti strappa i vestiti di dosso, vuole vederti nuda, vuole ammirare e baciare ogni centimetro del tuo corpo, il più presto possibile. Ti bacia, appassionatamente, sulle labbra, sulle guance e poi si sposta sul collo… sul tuo collo, meraviglioso. Che IO conosco benissimo..
Prosegue, afferrando con ambo le mani i tuoi seni, stringendoli, portandoli medialmente, creando un magnifico avvallamento centrale in cui affonda il viso, inebriandosi del tuo odore. Bacia i piccoli e sodi seni, mordicchia i turgidi capezzoli, leccando la rosa areola. Quindi scende, sul pancino, piatto, che si alza e si abbassa seguendo il respiro, ed ancora più in giù. Alzi le gambe, per offrire al ragazzo il tuo fiore, sul quale si lancia con foga. Vedo sua la testa muoversi freneticamente sul tuo pube, mentre gli accarezzi i capelli, le sue mani afferrano la carne del bacino, tenendoti ferma. Il tuo volto è arrossato, gli occhi chiusi, il capo si muove a destra e sinistra, ansimando e gemendo. Ma non ti basta, vuoi essere posseduta, presa, vuoi essere penetrata. Desideri giustamente ciò che io non posso darti.
Ma, senza difficoltà, vieni accontentata. Il ragazzo si spoglia velocemente, ti gira, e si porta dietro di te, già messa di spalle, pronto a penetrarti. Punta il suo cazzo verso l’ingresso e con un rapido movimento di lombi, lo affonda interamente.
“Mh!” gemi, Susan,, da tempo non avvertivi una sensazione simile.
Cominciate una violenta scopata, ti sento gemere ed ansimare, come non mai. Le tue mani, strette a pugno, afferrano la seta del lenzuolo. La tua testa, appoggiata al letto, è rivolta verso di me. Mi guardi, con gli occhi lucidi dal piacere. Ogni giorno diventi più bella, quegli occhi, li conobbi ragazzini, secoli fa,, adesso sono di una meravigliosa donna. Socchiusi e bagnati, testimoni del tuo godimento, mi fissano. Vorrei essere io a darti quel piacere, ma non posso, e me ne dolgo.
Adesso lui è sopra di te. Continua a scoparti freneticamente. Lo tieni, afferrando i suoi glutei ed imponendogli il ritmo, sempre più rapido. Cominci ad ansimare, a mugolare, reclini il capo e vieni, gemendo. Mi eccita da morire, adoro quei gemiti, adoro quando vieni, urlando, tenendomi la testa sul tuo pube, implorandomi di non smettere.
Dunque, afferri il capo del ragazzo, cominci a baciarlo, prima sulle labbra e poi sul collo. Mi guardi, sorridi, mettendo perfettamente in mostra gli appuntiti canini, e con un rapido movimento addenti il suo collo. Egli non urla, ne tenta di divincolarsi. Evidentemente il piacere che quel meraviglioso fiore gli stà regalando è più efficace di una dose di morfina. Semplicemente, comincia a rallentare, come se le forze gli venissero meno, per poi fermarsi, accasciandosi sul tuo corpo, morto.
Poggio lo cherry sul tavolino, mi alzo e mi dirigo verso di te, ancora intenta a succhiare le ultime gocce. Mi inginocchio, ai piedi del letto, ammirandoti finire il tuo compito.
Con un respiro profondo, reclini il capo, con gli occhi chiusi.
Adesso sei pienamente soddisfatta!
Ti guardo, le tue labbra rosso porpora, intorno ai denti bianchi ed affilati, ancora sporchi del pasto. Anche il mento si è sporcato, per la foga con cui hai consumato la colazione. Amorevolmente con un dito ti asciugo il rivolo di sangue che scende dalla commessura labiale, giù, fino al collo.
Mi guardi, con occhi soddisfatti, sazi, mi sorridi e mi dici:
“Ti amo, Miriam!”
“Ti amo, Susan. E ti amerò per sempre…”
“…Eternamente”

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