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Racconti Erotici Lesbo

Nascerà una stella

By 21 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

La gente passeggiava indaffarata tutta intenta nei propri affari.

Li potevo vedere bene mentre sorseggiavo pigramente il mio caffè. Giocavo con il cucchiaino mentre mescolavo dello zucchero che nemmeno avevo versato. Non era tanto importante lo zucchero. Era importante il gesto. Non avevo dormito bene durante la notte, ma quel gesto lento e ripetitivo mi aiutava a risvegliarmi.

Ancora assopita osservavo i passanti dietro la vetrina del bar dove stavo facendo colazione. Ero seduta piuttosto in bilico su uno sgabello alto. Ero anche appoggiata ad un tavolino di fronte alla vetrina.
C’era anche un quotidiano, ma lo stavo sfogliando piuttosto che leggerlo; tanto c’erano le solite cattive notizie. Magari forse cambiavano i titoli, ma la sostanza invece no. Meno male che il caffè, anche se ha lo stesso sapore tutte le mattine, è sempre bene accetto.

– Chissà cosa stavano facendo quelle persone? – Mi domandai tra me e me. Non riuscivo proprio a concepire come potessero essere così attive e sveglie mentre io ancora ero mezza addormentata.
In fondo erano solo le dieci del mattino. Avevo tutto il diritto di essere ancora assopita.

Tutta la mia (poca) attenzione era rivolta al marciapiede e a tutte le persone che lo percorrevano. Non facevo attenzione, invece, al bar dove mi trovavo. Era piuttosto deserto e tranquillo; pochi avventori, forse un televisore acceso dall’altra parte del locale.

Ero così presa da quello che c’era fuori e dal profumo del mio caffè che quasi non notai la persona che mi si sedette a fianco. Era sicuramente un uomo. Lo guardai appena con la coda dell’occhio giusto per essere sicura che non avesse qualcosa di particolare come un uncino al posto della mano, o la capigliatura alla moicana e poi tornai ai fatti miei.

Mentalmente sbuffai. Sicuramente mi avrebbe chiesto se poteva prendere il giornale che avevo.
– Uffa. – Non avevo per niente voglia di rispondergli: – Sì certo. ‘ e magari sfoggiare un piccolo sorriso come vogliono le buone maniere. Volevo starmene lì seduta per i prossimi dieci minuti nel più assoluto isolamento.

Per fortuna non mi domandò nulla. Fui grata di questo e continuai a crogiolarmi nella mia pigrizia.

Qualche minuto dopo sentì un lieve tocco caldo sulla gamba, appena sopra il ginocchio destro. Quando intuì la fonte di quel tocco sobbalzai. L’uomo a fianco a me aveva poggiato la sua mano sulla mia gamba. Improvvisamente non ero più assopita. Il cuore prese a battermi all’impazzata. Ero così sorpresa di quella sfrontatezza che non reagì subito.

L’uomo continuò la sua opera e continuò ad accarezzarmi sopra al ginocchio. Sentivo il cado palmo della sua mano sulla mia pelle nuda. Era delicato e non aveva fretta. Nel frattempo il cucchiaino aveva smesso di girare nella tazzina del caffè e mi ero come ipnotizzata guardando un certo punto della strada di fronte a me.

Mi piaceva quel tocco gentile, ma quello non era il luogo giusto. Mi stava montando un po’ di panico. Se non potevo essere al sicuro in un luogo pubblico che mi sarebbe successo? Avrei voluto scendere dallo sgabello ed andarmene via di lì oppure gli avrei voluto dare un bello schiaffo; il più sonoro possibile.
Tuttavia la serata prima era stata deludente. Mi era sfumata un uscita con le amiche e me ne ero stata sola a casa. Avevo fatto tardi a guardare un film che nemmeno avevo voglia di vedere, e non avevo neppure dormito bene. L’idea di quella piccola trasgressione in quel bar mi accendeva dentro un qualcosa di eccitante e proibito.

Oltre all’imbarazzo che provavo in quel momento mi sentivo elettrizzata a palla. Ovviamente dovevo essere arrossita tutta. Ero lì ferma sullo sgabello tutta immobile. Ero in preda a due desideri fortissimi ma contrapposti. Me ne volevo andare via subito, ma sentivo anche la necessita di prendermi uno svago e continuare quello strano gioco.

Quello sconosciuto, invece, constatando che non stavo manifestando alcuna emozione continuò il suo giochino. La sua mano continuò ad accarezzarmi su e giù puntando quelle dita sull’interno coscia. Probabilmente ora la sua mano era lì in mezzo tra le mie gambe. Neanche la guardai; continuai a puntare gli occhi di fuori.

Ora sentivo come piccoli crampi che mi venivano allo stomaco; tutti provocati dall’eccitazione del momento. Mi leccai un attimo le labbra e sospirai. Quella mano, così vicina alle mie parti intime, che mi palpava e mi toccava mi stava facendo impazzire.

Per un attimo la mano si fermò e sentì una lieve pressione dovuta d un piccolo movimento improvviso. L’uomo al mio fianco aveva avvicinato il suo sgabello al mio e ora potevo sentire il calore che emanava il suo corpo.

Un’altra mano calda come quella che era tra le mie gambe mi cinse il fianco. Ero prigioniera, una verità si fece strada nella mia mente. Non potevo più sfuggirgli.
Ora quelle mani non stavano ferme un attimo. Quella sul mio fianco mi toccava la pancia e andando più su mi sfiorava il seno. Quella che si trovava tra le mie gambe invece si insinuò sotto la mia minigonna sollevandola al suo passaggio e raggiunse le mie mutandine.

Non riuscivo a credere che gli stesi permettendo di fare quello che stava facendo; ma soprattutto come era strano che ancora non mi fossi voltata a guardarlo in faccia. Quelle mani non avevano ancora un volto a cui associarle e per chissà quale ragione non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla strada di fronte alla vetrina.

Probabilmente quell’uomo non si stava facendo tutti quei viaggi mentali che mi stavo facendo io. Lui non avrebbe interrotto quell’esplorazione del mio corpo. Era sempre più vicino, la sua testa appoggiata sulla mia spalla e le sue mani in continuo movimento.

Potevo sentire benissimo l’odore del suo deodorante che non era troppo intenso. Il suo respiro calmo e regolare che contrastava con il mio che era piuttosto affannato. Mi sentivo tutta eccitata come non mi capitava da tempo. Era strano ricevere quell’attenzione da uno sconosciuto.

Nel mio piccolo mondo speravo che nessuno mi notasse. Volevo diventare piccola piccola. Chissà quante persone mi stavano fissando e giudicando in quel momento. Probabilmente era per quello che non alzavo la testa e guardavo dritta di fronte a me.

Lo sconosciuto, invece, non si faceva problemi. Aveva interrotto momentaneamente la sua attenta esplorazione del mio corpo per scostarmi la minigonna. Me la stava lentamente tirando su tutta. Sentivo che incontrava difficoltà a causa del fatto che fossi seduta, ma lo aiutai. Puntando il mio peso da una gamba all’altra gli permisi di tirarmi su la minigonna scoprendomi tutta.

Non riuscivo a credere a quello che stavo facendo in quel bar. Mi sentivo eccitata e sfrenata, ma allo stesso tempo mi stavo vergognando da morire. Mi stavo facendo spogliare da quel tipo e io l’avevo persino aiutato. Ora ero col culo scoperto su quello sgabello. La minigonna tutta tirata su fino ai fianchi. Solo le mutandine mi dividevano dalla vergogna assoluta.

Probabilmente lo sconosciuto pensava come me. In quell’istante mi sfiorò lì in basso allungando le sue dita sotto le mutandine. Aveva infilato una mano davanti e l’altra dietro. Più le sue dita si insinuavano tra le mie curve più il mio cuore accelerava i battiti. Riuscivo appena a stargli dietro respirando il più regolarmente possibile, ma ogni tanto sentivo un brivido di calore e mi sfuggiva un sospiro.

Non mi importava quasi più se ero osservata oppure no, nel momento in cui mi sfiorò delicatamente la figa mandai a quel paese la vergogna e il pudore. Smisi di fissare la strada di fronte a me e iniziai a guardarmi attorno.

C’era il solito via vai di persone. Per un attimo sperai che nessuno mi stesse guardando. Questa mia speranza durò solo qualche secondo, poi notai un paio di ragazzi vicini ad un albero che guardavano nella mia direzione sorridendo ed indicando.
La mensola sulla quale ero appoggiata a prendere il caffè non doveva nascondere nullla. Probabilmente non c’era nessuna copertura, ma solo la vetrinetta del bar.
Feci scorrere lo sguardo sul resto della strada. Un altro signore con un cane al guinzaglio mi fissava. Il cane strattonava il guinzaglio ma quello non si spostava di un centimetro.

Il mio pubblico ammontava solo a quelle tre persone. Non male pensai, poteva andare peggio. Fui sollevata da quella constatazione. La mia vergogna non era poi così pubblica come pensavo.

Ad un tratto senti una fitta. Lo sconosciuto mi aveva penetrato con le dita. Abbassai lo sguardo. C’era tutta la sua mano protesa tra le mie gambe; con almeno un paio di dita che si erano insinuate nel mio sesso. Gemetti un pochino, ormai persa in un vortice di sensazioni tutte peccaminose; preda di uno sconosciuto.

Lo guardai. Non rimasi stupita di quello che vidi. Ormai ero preda delle mie emozioni e non avevo intenzione di tirarmi più indietro. Di certo non arrivata a quel punto.
Lo sconosciuto doveva avere una cinquantina d’anni. Capelli piuttosto brizzolati ed una barba piuttosto incolta lunga una decina di centimetri. Il volto scavato era segnato da un paio di borse scure sotto gli occhi neri. Portava una paio di pantaloni scuri ed una camicia bianca con delle righine azzurre.
I suoi vestiti non erano male, sembravano ben tenuti e di qualità; proprio il contrario del suo volto che mi indicava una certa trascuratezza. Però quel viso così ‘randagio’ mi piaceva quasi. Che razza di tipo.

Mentre lo guardavo negli occhi sobbalzai all’ennesima violazione della mia figa. Dovevo prendere una decisione. Sentivo che era venuto il momento di riprendere il controllo del mio corpo.

Gli sorrisi e mi liberai dalla sua presa. Gli dissi piano: – Un attimo solo. – Scesi dallo sgabello piuttosto velocemente. Mi si erano quasi addormentate le gambe e l’atterraggio fu difficile, ma riuscì a mantenermi in equilibrio nelle mie scarpette coi tacchi. Appena fui sicura della mia posizione mi risistemai la gonna e mi ravvivai un attimo i capelli.

Mi guadai attorno nel bar. Non c’era quasi nessuno. Il barista stava guardando la TV e questo mi tranquillizzò un po’. Gli altri avventori forse non si erano accorti di nulla. Solo un altro signore che era appoggiato al balcone del bar mi stava guardando avidamente. Gli ammiccai con l’occhio; tanto valeva che reggessi quel teatrino sino in fondo pensai.

Presi la mano dello sconosciuto che mi si era seduto accanto e gli sussurrai di seguirmi. Stavo procedendo con il pilota automatico. Pensavo in preda all’eccitazione del momento. Non volevo che quella sensazione morisse così presto. Mi diressi con quel tipo al bagno del bar.

Puntai al bagno degli uomini e mi ci infilai subito con quello sconosciuto. Il bagno era minuscolo, in due ci si riusciva a muovere appena. Quando sentì che il tipo aveva tirato il lucchetto della porta del bagno non potei più resistere e letteralmente gli saltai addosso. Dentro di me lottava un fuoco tale che dovevo trovare assolutamente qualcosa in grado di liberarlo.

Era strano il contatto di tutto quel pelo che aveva sul volto mentre lo baciavo, mi solleticava e mi grattava al tempo stesso. I suoi baffoni poi si erano messi in mezzo tra le nostre labbra, dando uno strano sapore a quei baci.

Mentre ero stretta a lui sentì le sue mani che trafficavano con la cerniera della mia gonna. Quando riuscì ad aprirla tirò giù con forza. Con pochi strattoni mi fece cadere la gonna e le mutandine sino alle caviglie.
Finita quell’operazione non aspettò un istante. Mi allungò le mani sul seno premendo con forza. Mi tastò per qualche momento poi iniziò a togliermi anche la maglietta ed infine anche il reggiseno. Quando fui nuda fece un passo indietro guardandomi avido. Lessi nei suoi occhi spalancati al massimo una bramosia quasi animalesca. Fece per slacciarsi la cintura dei pantaloni che ricaddero per terra. Scalciò un attimo per farli cadere per terra; poi si tolse anche le mutande.

Il suo pene mi salutò tutto fiero da una massa di peli neri e folti. Meccanicamente mi sedetti sul water e iniziai ad accarezzargli l’asta del pene mentre stavo per prendermelo in bocca. Iniziai lentamente a leccarglielo mentre si inturgidiva sempre di più.

Mentre ero alle prese con il suo pene lui si tolse i vestiti rimasti. E appoggiò le sue mani forti sulla mia testa. Iniziò a guidarmi avanti e indietro. Provavo a stare al suo ritmo. All’inizio era semplice, i movimenti lenti mi permettevano di respirare, mentre il suo uccello mi affondava in bocca.

Ebbi difficoltà, invece, quando i suoi movimenti diventarono più bruschi. Le sue mani avevano afferrato saldamente grosse ciocche dei miei capelli e mi spingeva a se, mentre io mi prendevo in bocca il suo uccello quasi interamente.
Tenevo chiusi gli occhi perché tutti quei peli pubici mi irritavano, ma incominciavo ad essere in debito d’ossigeno perché gli istanti in cui potevo respirare erano diventati molto brevi.

Ad un certo punto iniziai ad avvertire del dolore dove mi afferrava per i capelli perché mi strattonava sempre con più forza e più velocemente. Arrivai quasi a smettere di respirare. Immediatamente mi sentii il volto imperlato di sudore mentre tentavo con tutte le mie forze di aspirare tutta l’aria che potevo.

Stavo soffocando e presi a spingermi via da lui puntellandomi con le mani per darmi forza. Il tipo per tutta risposta mi diede un ultimo strattone e ritornai con la faccia spiaccicata tra i suoi peli con il suo pene quasi tutto in bocca. Iniziai a lacrimare copiosamente mentre sentivo la faccia che mi bruciava dall’impossibilità di respirare.

Ero prigioniera in quella morsa quando sentì repentini movimenti del suo bacino che sbatteva violentemente sulla mia faccia. In quel momento ebbi la certezza che sarebbe venuto e che mi sarebbe venuto in bocca.
Qualche secondo dopo; quando ero orami allo stremo delle forze e mi sentivo la faccia quasi scoppiare il tipo mi venne dentro.

Quasi soffocai, stavo tentando con tutte le forze di inspirare aria nei miei polmoni. Ero allo stremo quando sentii il calore del suo sperma riempirmi la bocca. Non potei fare a meno di ingoiarne una parte mentre sfogava le sue ultime energie su di me.

Passati un paio di secondi il tipo mi lasciò i capelli e liberata la testa dalla sua presa potei togliermi il suo uccello di bocca tornando a respirare e tossire allo stesso tempo mentre tentavo di riprendere fiato. Mi ci volle un po’ per ricompormi e per rendermi conto di quello che avevo fatto.

Il tipo mi guardava e sorrideva. Che strano. Non lo avevo ancora sentito dire una sola parola, ma mi ritrovavo tutta nuda in un gabinetto pubblico con lui. Riflettevo sulla singolarità della cosa, quando lo sentì parlare per la prima volta.

-Su alzati. ‘ Protese la sua mano verso di me e mi aiutò ad alzarmi. Ci sorridemmo con complicità mentre ci abbracciavamo con foga esplorandoci a vicenda. Ad un certo puntò sentì il suo pene strisciare sulla mia gamba mentre tornava ad inturgidirsi. Ero contenta, non volevo che finisse tutto lì. Feci per prenderglielo nuovamente, ma mi fermò.

Il tipo mi mise le mani addosso e mi fece voltare. Cercai di non incespicare sul water. Per evitarlo dovetti quasi scavalcarlo. Ero lì a gambe divaricate che tentavo di stare in equilibrio appoggiandomi sullo sciacquone. Sentì le sue mani risalirmi i fianchi eccitandomi tutta. Poi lanciai un grido soffocato quando mi penetrò con forza con un unico movimento diretto.

Me lo aveva messo nel culo. Sentì un po’ di dolore. Ma a lui evidentemente non gli e ne importava molto visto che continuò a fottermi con lena. Ero concentrata a stare lì in equilibrio e nel tempo stesso sentirmi anche il culo in fiamme.

Passarono molti minuti che mi sembrarono un eternità tutti scanditi dal suo uccello che mi penetrava con foga. Sembrava che dovesse continuare in eterno ma alla fine si fermò e me lo tolse. Sospirai di sollievo.

Finalmente potei accovacciarmi lì sul water. Mi sentivo esausta e dolorante, ma appagata. Quando mi voltai per guardarlo in faccia non feci in tempo ad evitarlo. Il tipo si stava ancora masturbando quando venne e gli partirono alcuni schizzi in mia direzione. Chiusi gli occhi appena in tempo.

Quando ebbe finito di sfogarsi, riaprì gli occhi e mi passai meccanicamente le mani sulla faccia. Trovai le tracce del suo passaggio sul naso e sugli zigomi. Mi guardai le mani sporche ed appiccicose. Fiutai un attimo le mie dita aspettandomi di sentire chissà cosa.

– Puliscimelo. ‘ Quasi me lo sbatté in faccia. Volevo respingermelo ma anche se ero stanca ed esausta avevo (come dire) ancora fame. Gli e lo presi in mano ed incominciai a leccare via tutto il suo seme. Finì presto quella piccola pulizia.

Quando ebbi finito il tipo mi disse di rivestirmi, che mi avrebbe portata a casa sua. Non gli risposi nemmeno. Volevo continuare ancora quel gioco. Mi alzai e feci per prendere i vestiti da terra. Avevo appena raccolto le mutandine quando il tipo me le strappò di mano.

– Queste non te le metti, se no non ti porto da nessuna parte. ‘ Mi rivestii obbediente senza l’intimo. Il tipo ora sembrava avere fretta anche lui e quando fummo rivestiti tutte e due mi prese per mano e mi portò di fuori. Ovviamente usciti da quella toilette volevo ripulirmi e rimettermi a posto i capelli, ma il tipo si oppose fortemente ed uscimmo dal bagno.

Ora camminavamo insieme sul marciapiede. Ci tenevamo per mano.
Sembrava che tutti mi stessero guardando. Ovviamente doveva dipendere dal fatto che avevo i capelli tutti in disordine; la famosa acconciatura ‘Appena stata sbattuta’. Non mi ero pulita la faccia e chissà cosa si vedeva ancora sulle mie guance.

Non indossavo l’intimo ed ogni volta che incrociavo lo sguardo di qualcuno era come se riuscisse a capire che sotto ero totalmente nuda. Non aiutava nemmeno il fatto che il tipo aveva voluto che tenessi la gonna pericolosamente alta. Me l’aveva aggiustata poco prima di uscire dal bagno.
Ero sicura che mi coprisse a mala appena il culo; ma la verità era che mi arrivava proprio a metà del sedere.

Provavo una forte vergogna ma non me ne importava più di tanto.
Sentivo ancora il culo che mi doleva, il ricordo di quella scopata sfrenata in bagno mi riscaldava e ne ero ben compiaciuta. Seguivo il tipo curiosa di sapere se ci fosse qualcun altro, magari dietro di noi, che ci seguiva a sua volta.

Camminavamo per la città quando mi incominciò a balenare il dubbio della nostra destinazione. Gli chiesi qualcosa in merito ma mi disse che eravamo quasi arrivati.
Ci fermammo davanti ad un sexy shop. Strano trovarlo aperto alla mattina. Il tipo mi fece cenno di entrare. Dentro il locale sembrava piuttosto ampio ed illuminato. Bizzarrie di ogni tipo erano bene in mostra sugli scaffali. Chissà che aveva in mente il tipo, ma ero pronta a scoprirlo.

In fondo al negozio c’era il commesso che chiacchierava allegro con un paio di persone. Il tipo al mio fianco li salutò calorosamente e per nome; evidentemente si conoscevano bene. I tipi al bancone risposero altrettanto bene.

Quando fummo vicini il tipo disse: – Guardate cosa vi ho portato! – Io lo guardai stupita. Perché aveva detto una cosa simile? Lo capii appena il tipo mi allungò le mani sulla gonna. Feci appena in tempo a coprirmi davanti con le mani, ma non potei evitare che mi venisse tirata tutta su. I tipi al balcone risposero con un coro di approvazione.
– Dai, togli quelle mani. – Mi fece il tipo. ‘ Ma cosa vuoi fare? ‘ Gli chiesi io.
– Fidati che ci divertiamo; e non farmi fare brutta figura con i miei amici. –
Tanto ormai ero in ballo. Mi ero fatta mezza città con il culo di fuori, tanto valeva che andassi fino in fondo. Inoltre la cosa stava diventando morbosamente intrigante.

Feci la mia passerella di fronte quei tizi che neanche conoscevo. Avevo tutta la mini tirata su. Nessuna mutandina a coprirmi e mi girai pure su me stessa per mostrare anche il lato B. Di certo ormai avevo perso ogni inibizione. Finite le piroette mi si le mani sui fianchi e gli chiesi se fossero soddisfatti.

Le persone e il commesso al bancone approvarono tutte. Mi vennero vicine e il tipo le invitò a toccarmi liberamente.
Mi sentivo strana ad essere stata messa in mostra come un cavallo. In breve mi ritrovai circondata da quegli sconosciuti che mi tastavano ovunque. Mi spogliarono tutta tra mille complimenti e tante battutine senza senso. Il tipo sembrava contento del successo che stavo riscontrando.

– Che ne dite; va bene? ‘ Disse il tipo. ‘ Altro chè! ‘ Rispose il commesso seguito subito a ruota anche dalla altre persone. ‘ Allora andiamo? ‘ Gli altri risposero affermativamente.
Non capivo bene quello scambio di battute; tentavo di leggergli in faccia qualcosa ma non ci riuscivo. ‘ Dove andiamo? ‘ Chiesi.

Il tipo mi prese la mano e mi accompagnò dietro il bancone diretto verso una porta che conduceva nel retrobottega. Varcato quell’uscio imboccammo uno squallido corridoio sporco male illuminato dove c’erano ammucchiate merci di ogni tipo alla rinfusa. Gli altri ovviamente ci seguivano a ruota.
Ogni passo che mi conduceva alla meta misteriosa mi caricava di energia che mi percorreva tutta e che non riuscivo a scaricare. Ero letteralmente elettrizzata e non vedevo l’ora di potermi scaricare.

Arrivammo ad una porta ed il tipo l’aprì e mi fece accomodare dentro facendomi entrare per prima. C’erano una paio di materassi al centro della stanza.
Tutto lì attorno c’erano attrezzature e merci messe a casaccio. Alcuni particolari, però, attirarono la mia attenzione.

Ai lati dei materassi c’erano un paio di faretti che puntavano verso il centro della stanza. In un angolo invece c’era una telecamera abbastanza grossa (sembrava professionale) posta sopra un cavalletto. Alle spalle dei materassi, addossato al muro, c’era una strana impalcatura dalla quale pendevano diverse corde e catene.

Non riuscivo a rendermi conto di dove ero finita. Mi avrebbero fatto fare un film porno pensai. Lì sul momento pensai di voltare i tacchi ed andarmene, ma le gambe non sembravano volermi ascoltare. In un attimo, però, mi resi conto che non volevo andarmene.

– Adesso si gira bella – disse il tipo. Sospirai e feci un passo avanti.

Arrivai al centro della stanza dove mi voltai verso gli uomini che entrarono subito dopo di me.
Li squadrai per bene.
C’era il tipo con cui ero stata al caffè, del quale cosa buffa non conoscevo ancora il nome. C’era il cassiere; un ragazzo giovane sui trent’anni biondo e con una barbetta curata. I due altri clienti invece avranno avuto sui quarantacinque anni. Uno piuttosto obeso e calvo portava gli occhiali ed aveva degli occhi piccoli e scuri. L’altro invece era magro come un chiodo, era anche lui un po’ stempiato, ma aveva i capelli bigi e lunghi raccolti con una coda di cavallo.
Decisi che li avrei chiamati: lo sconosciuto, il ragazzo del negozio o commesso, il grasso e lo smilzo. I nomi, in quel momento, probabilmente non sarebbero suonati come reali e forse non li volevo sapere nemmeno.

Che situazione irreale. Lì stavo guardando come un baccalà; non sapendo ancora cosa fare. Di certo sapevo solo che lo stomaco non mi dava un attimo di sollievo e cosa strana i piedi mi formicolavano. C’era questa tensione che mi pervadeva tutta, come prima di un esame importante.
Gli sguardi di quegli uomini non mi aiutavano di certo. Mi guadavano avidi, come un predatore spia la sua preda. Mi nascosi istintivamente le parti intime con le mani; mi sorpresi a pensare se fossi ancora capace di arrossire. Volevo conservare un certo grado di controllo su quella situazione.

Il ragazzo prese ad armeggiare con la telecamera mentre gli altri incominciarono a spogliarsi gettando i vestiti per terra.
– Riprenderai tutto con quella lì? ‘ Indicai la telecamera.
Il ragazzo la abbassò un attimo. ‘ Oh non ti devi preoccupare è solo una cosa per noi; non la faremo vedere a nessun’altro. ‘ Chissà perché non mi sentivo rassicurata da quella bugia.
Improvvisamente vedendo gli altri uomini nudi di fronte a me mi venne il panico.
Non era stata una buona idea infilarmi in quella stanza. Incominciai ad associare nel cervello tante strane cose. Video su internet, la mia faccia visibile e facilmente riconoscibile. Quei vecchi, i loro uccelli, io e loro che scopavamo. Tutti i miei amici e parenti che sicuramente mi avrebbero riconosciuta e che mi avrebbero trattata come una poco di buono.

Mi era sempre piaciuto divertirmi e trasgredire con chi volevo; ma si è sempre trattato di avventure che iniziavano una sera e poi morivano all’alba successiva. Quel video però mi minacciava direttamente. Come avrei potuto guardare in faccia i molti miei amici e parenti che non conoscono (o magari sospettano solo) i miei piccoli vizi?

– Non voglio farmi riprendere – Avanzai verso la telecamera e gli misi una mano sull’obiettivo.
Il ragazzo mi guardò senza sapere cosa dire. Lo sconosciuto, però, intervenne subito. ‘ Hai qualche problema a divertirti? Stamattina non si sarebbe detto e c’era anche il pubblico. –

Lo sconosciuto poteva avere anche ragione, ma poche persone che mi vedevano mentre mi facevo sedurre sullo sgabello di un bar non erano la stessa cosa di internet.
‘ Non voglio che mi si riconosca. ‘
– Tutto qui? Troviamole una maschera!- Lo smilzo e l’obeso si misero a cercare tra tutta la merce buttata alla rinfusa nella stanza. Dopo qualche attimo l’obeso fece uno scatto e trionfante mi porto una mascherina nera.

Ero sorpresa. Era veramente bella. La presi tra le mani e me la rigirai meravigliata. Era di velluto nera, aveva dei decori sui bordi bianchi e neri che formavano un motivo intricato. Numerosi brillantini rendevano ancor più splendente il nero assoluto di quell’oggetto. La maschera ricopriva la fronte fino al naso e le guance lasciando visibile la bocca.
La soppesai per un attimo e poi la indossai. – Come stò? – Gli altri annuirono positivamente e il ragazzo mi fece vedere un fermo immagine sulla telecamera. Non stavo male. Cominciai a pensare che dopotutto mi sarei divertita. Quella maschera, poi, rendeva la cosa ancora più intrigante.

Lentamente feci qualche passo indietro verso il centro della stanza. Il ragazzo mi riprendeva, io mi mettevo letteralmente in posa. Dimenticato il problema dell’identità mi ero dimenticata anche il pudore. Mi sentivo letteralmente al centro di quel piccolo mondo di uomini che ruotavano in funzione di me.

Mentre mi esibivo (probabilmente dovevo sembrare veramente una porno star) gli altri uomini mi vennero vicino e iniziarono a toccarmi. Mi vennero di dietro ed accanto in modo che la telecamera potesse riprendermi senza ostacoli.
Rispondevo lascivamente a quei tocchi con sospiri pesanti; volevo che si sentissero bene nel video.

Mi sentivo come persa. Tenevo gli occhi chiusi e mi immaginavo di vedermi da fuori. Mi eccitava l’idea di potermi vedere mentre quegli sconosciuti mi toccavano con bramosia. Grazie agli occhi chiusi sentivo il cuore che mi martellava nel petto come se ne volesse uscire.

Mi fecero sdraiare su uno dei materassi. Non opposi nessuna resistenza mentre mi spalancavano le gambe e mi si facevano più vicini. Non vedevo l’ora che iniziasse. L’obeso era di fronte che mi teneva le sue mani sulle mie ginocchia spalancate. Gli altri due gli stavano di fianco accarezzandomi le gambe.

Quei tre avevano tutti l’uccello in erezione e mi stavano di fronte come se fossero sull’attenti. Lo sconosciuto l’avevo già assaggiato stamattina. Il suo uccello di colore un po’ scuro sbucava da quella sua massa di peli neri. Il ciccione, invece, non aveva quasi peli e il suo l’uccello bianco aveva una cappella tutta rossa e paonazza. Lo smilzo invece era dotatissimo.

Il ciccione non perse tempo e mi si fece sopra. Lo sentì mentre poggiava la punta del suo uccello sulla mia micetta. Iniziò a penetrarmi lentamente. Accolsi la sua cappella mentre me la spingeva dentro tra le labbra un po’ alla volta. Stava indugiando un po’ mentre incominciai ad ansimare per l’emozione. Alla fine mi penetrò e incominciò a fottermi.
Mentre ci accoppiavamo sentivo le sua mani sudate che mi inchiodavano il bacino con tutto il suo peso. Il mio corpo rispondeva perfettamente a quei gesti e venni copiosamente. Poi venne il turno degli altri due.

Mi sentivo letteralmente in estasi. L’eco di quanto avevo ancora goduto non si stava spegnendo nel mio corpo sudato ed esausto. Stavo ancora ansimando di stanchezza mentre me ne stavo distesa sul materasso. Le braccia abbandonate a se stesse. I capelli in disordine sparsi sul materasso.
La mia figa era letteralmente in fiamme nonostante fosse tutta bagnata dei miei umori e di quelli di quegli uomini.

Lo smilzo mi aiutò a rialzarmi. Stavo per mettermi quasi in piedi quando il ragazzo alla telecamera fece cenno a quegli uomini di farmi rimanere lì ferma. Poi capì le sue intenzioni. Lo show non doveva essere ancora finito. Da dietro mi sentii spingere nuovamente per terra. ‘ Mettiti in ginocchio. ‘ Mi dissero, e io obbedì prontamente.

In ginocchio di fronte a quei tre mi presi carico dei loro uccelli e iniziai prima ad accarezzarli, poi li prendevo in mano e tentavo di menarglieli. Era difficile accontentarli contemporaneamente tutti e tre.
Il ragazzo con la telecamera non la smetteva mai di puntarmi la telecamera in faccia. Me lo sentivo sbucare da tutte le parti mentre tentava di fare qualche primo piano.
Intanto gli altri tre uomini erano caduti preda della frenesia. Non riuscivo a dedicarmi ad un uccello per più di qualche secondo che subito sentivo le mani di uno degli altri che mi prendevano la testa nel tentativo di farmi succhiare il loro.

Quel festino durò ancora un altro po’ fino a quando ognuno di quegli uomini non riuscì a scaricare il contenuto delle loro palle sulla mia faccia o dentro la mia bocca nei modi che più trovavano congeniali.
Ero stanca ammazzata. I capelli mi ricadevano addosso tutti appiccicati a causa del sudore e di altri liquidi meno piacevoli. Le gambe facevano fatica a reggermi ma lo sconosciuto e l’obeso mi sostenevano saldamente. Sentivo male un po’ ovunque, specialmente alle ginocchia quando ero stata costretta a succhiarglieli. Mi sentivo letteralmente felice di essere stata riempita e trattata in quel modo. Probabilmente quegli uomini si sarebbero vantati di avermi posseduta; ma dentro me stessa sentivo che ero stata io ad averli usati per il mio piacere.

Il ragazzo ne profitto per fare gli ultimi primi piani mentre stavo scambiando gli ultimi baci e carezze con quegli uomini. All’improvviso sentii qualcuno che mi metteva le mani in testa e mi toglieva la maschera. Provai a protestare e a tentare di nascondermi il volto.
Fu tutto inutile. Lo sconosciuto e l’obeso mi tenevano ferma per le braccia mentre il ragazzo mi riprendeva. Provai ad arrivargli un calcio, ma lo mancai. Per tutta risposta mi fecero lo sgambetto sul piede che tenevo d’appoggio.

Mi ritrovai nuovamente sul materasso, ma questa volta fui buttata di peso e senza nessuna delicatezza. Ero immobilizzata di brutto senza la possibilità di muovermi.
All’improvviso provai panico. Che cosa volevano ancora da me che non gli avevo già dato? Mi guardavo attorno, ma cerano soltanto lo sconosciuto e l’obeso. Il ragazzo stava ancora filmando, ma lo smilzo gli stava accanto e si fece dare la telecamera.

Il ragazzo si spogliò. – Adesso giriamo un’altra scena. Una scena dove possiamo vedere il tuo bel faccino e dove c’è anche un po’ più d’azione. ‘ Lui mi era sembrato il più tranquillo del gruppo, invece adesso aveva il volto caratterizzato da un espressione di folle esultanza. Lo smilzo mi si piazzò vicino, probabilmente zoomando su di me.
Il ragazzo si distese sopra di me. Provai a resistergli. Sentivo le sue mani che mi toccavano e mi graffiavano. Cercavo di scalciarlo via o di morderlo, ma avevo le spalle e le braccia bloccate dagli altri due.
Sembrava che più mi agitassi più lui si divertisse. Poi alla fine vinse la mia resistenza. Mi premette una mano sulla testa schiacciandomela sul materasso. Per un attimo senti una fitta mentre mi piantava le unghie sulla fronte e mi tirava i capelli. Mi fermai per un istante per lo shock e ne profitto per penetrarmi.

Provavo un dolore sordo in tutto il corpo tranne dove mi aveva colpito o graffiato. Lì sì che sentivo anche il bruciore. Intanto lui aveva il suo daffare nello scoparmi e nel stringermi forte il seno con la mano che le restava libera. Continuai ad urlare fino a quando il mio corpo non mi tradì. Nonostante il male incominciai a sentire alcune scariche che preannunciavano il momento in cui sarei presto venuta. Smisi di agitarmi e mentre ansimavo aspettavo quasi con impazienza quell’attimo.

Il ritmo si fece più frenetico e ormai godevo veramente tanto. Urlavo dal piacere. Stavo quasi per venire quando il ragazzo me lo tolse da dentro. Lo guardai allibita. Ero ad un tanto così dal venire ed ora mi veniva tolto quel piacere.
Ero delusa e notai appena il cenno che faceva allo sconosciuto ed all’obeso. Mi fecero mettere seduta. L’obeso mi teneva ferme le braccia da dentro mentre lo sconosciuto mi costrinse a tenere aperta la bocca. Il ragazzo si stava masturbando in fronte a me. Poi ad un certo punto me lo sbatte quasi in faccia e mi venne in bocca. Senti i caldi schizzi del suo sperma colpirmi la lingua, poi lo sconosciuto mi tappo la bocca e voltandomi la testa all’indietro mi ordino di inghiottire.
Mandai giù meccanicamente quel boccone.

Ormai esausta stavo lì in balia della loro perversione. Il ragazzo si mise a cercare tra la merce che si trovava nella stanza e tiro fuori un contenitore con un fallo di grosse dimensioni. Aprì rapidamente l’involucro e lo tirò fuori. Mentre si avvicinava venivo messa a carponi sul materasso. Non provavo più nemmeno a opporre resistenza. Prima ci avevo provato ed era stato solo peggio.

Non potei fare altro che aspettare. Sembrava un eternità. Passò quasi un minuto in cui sentivo le loro battute sconce; poi all’improvviso avvertì il male della penetrazione nel culo. Un dolore dapprima lancinante ma che cresceva mano a mano che me lo sbattevano tutto dentro.
Quando pensai che fosse tutto finito, invece il ragazzo cominciò a spingermelo su e giù con foga.

Ora si che urlavo con foga durante quel loro divertimento. Probabilmente fu un passatempo piacevole per loro. Dopo un paio di minuti infiniti smisero e mi liberarono. Caddi a peso morto sul materasso. Poi mi dovetti voltare e togliere tutto il fallo dal culo. Ci impiegai quasi un minuto intero mentre lo smilzo con la telecamera riprendeva tutto.

A fatica mi rialzai guardandomi intorno temendo altri giochini di quel genere, ma probabilmente era tutto finito.

Me ne andai via da quella stanza umiliata e dolorante. La bella avventura che era iniziata quella mattina si era trasformata in un incubo. Quasi non riuscivo a credere come le cose mi fossero sfuggite di mano. Stavo procedendo con il pilota automatico come se qualcun altro guidasse i miei passi. Mi sentivo male, ma allo stesso tempo mi sentivo la testa lontana mille miglia da quel luogo, come se stessi ancora negando quello che mi era successo.

Arrivai in negozio, ma non trovai i miei vestiti e le altre mie cose. Stavo guardando un po’ ovunque quando quegli uomini tornarono. Il ragazzo mi stava ancora filmando.

– Ridatemi i miei vestiti. – Gli urlai. Se la ridettero con gusto.
Lo sconosciuto mi venne vicino e mi allungò la mia borsetta e degli abiti che non riconobbi subito.
– Puoi scegliere; te ne puoi andare via con questi oppure se rivuoi i tuoi vestiti ritorni la dentro per il secondo tempo. –
Lo guardai impietrita. Poi fissai l’abito che mi aveva passato. Quasi non riuscivo a crederci alla prospettiva che mi stava di fronte.
Non ci pensai un attimo di più; lo indossai. Presi la borsetta e me ne andai via scalza.

– Sei uno schianto Valeria! ‘ Mi fecero dietro i tipi. Io li mandai a fanculo e sbattei la porta alle mie spalle.

L’appartamento estivo della mia famiglia era distante tre-quattrro chilometri da dove mi trovavo.
Io indossavo solo quello straccetto che mi aveva allungato lo sconosciuto:
Un vestito bianco molto trasparente e null’altro.
Era mezzo giorno passato e per le strade c’era abbastanza gente.

C’era del petto di pollo che sfrigolava sulla padella. Era quasi cotto. Nella pentola a fianco i fagiolini e i cavoletti invece erano già pronti. In pochi minuti avrei cenato da sola.

All’improvviso sentì bussare alla porta. Chissà chi poteva essere? Sicuramente un vicino, altrimenti avrei sentito suonare prima al campanello. – Arrivo! – Abbassai il gas dei fornelli al minimo ed andai ad aprire la porta.

Non riconobbi il tipo che mi si parava di fronte. Era molto grosso notai come prima cosa.
– Ciao Valeria. – Continuai a guardarlo perplessa. Non era uno dei miei vicini, ma come aveva potuto entrare nel condominio?

– Ci conosciamo? Di cosa ha bisogno? – Gli chiesi prudentemente.
– Sono il tuo fan numero uno. Chiamami pure Ciccio. Ti ho portato il tuo DVD, vedrai che ti sorprenderà il montaggio che ho fatto. – Improvvisamente incominciai ad associare le sue parole a quello che mi era capitato la settimana scorsa. Mi congelai sul posto.

Quella piccola orgia della quale mi ero subito pentita in quello squallido sexy shop. Quel ragazzo con la telecamera. Chissà perché mi ero convinta che sarebbe finita lì. Invece ecco un altro perfetto sconosciuto davanti alla porta di casa mia. Era ovvio che il DVD in questione fosse proprio quello.

– Mi fai entrare? – Volevo mandarlo a farsi fottere, ma non era quello il posto dove fare una scenata. Il cuore prese a battermi all’impazzata; però, ero troppo curiosa o intimorita di sentire cosa avesse da dirmi sul quel Film.

Non gli risposi, ma gli spalancai la porta e lo feci accomodare. Il tipo si andò a sedere sul divano trafficando con la borsa. – Spero di non disturbare. Dall’odore si direbbe che stai cucinando. – Il gas, mi fiondai nel cucinotto per spegnerlo e tornai subito in soggiorno. Il tipo aveva messo sul tavolino di fronte al divano un DVD. Mi avvicinai per vederlo meglio. C’erano delle foto sulla copertina ed un titolo a caratteri belli grandi. C’era scritto Valery. Improvvisamente la remotissima possibilità che si fosse trattato di uno scherzo sparì.
D’altra parte la foto in copertina di me che me lo sbattevano dentro da didietro non lasciava dubbi su chi potesse essere la protagonista del film.

Guardai il tipo che se ne stava tranquillo sul divano terrorizzata. – E’ già su internet? – Quasi non volevo sentire la risposta.
– Cosa? No assolutamente. Questo capolavoro è solo per il mio club e per nessun’altro. Se l’avessi messo su internet sarebbe stato solo uno dei tanti filmetti porno che possono avere tutti. Io e miei amici vogliamo avere solo delle esclusive. –
Mi tranquillizzai un attimo. Il cuore poté tornare a battere, ma ero ancora sula difensiva. – Chi sono i tuoi amici? –

– Nel corso di anni ho formato un bel club ristretto di estimatori di quel genere che ovviamente puoi immaginare. – Il tipo sembrava quasi contento di quella domanda. Lo vedevo che gesticolava con le mani e con quale foga mettesse nelle sue risposte.

– Ogni tanto organizziamo delle riunioni o delle feste a seconda del caso, dove guardiamo film o facciamo cose assolutamente estreme; e il tuo video è piaciuto moltissimo. – Pensai che se anche non fossi finita su internet suscitavo l’eccitazione di un gruppo di persone perverse che neanche conoscevo. Mi venne un brivido s tutta la schiena.

– D’accordo vi siete fatti una sega con la mia performance. Ti ringrazio di avermelo detto, ma ora te ne puoi anche andare via. La strada la conosci. – Era ora di finirla. Prima quel tipo se ne sarebbe andato, prima me ne sarei tornata alla mia vita normale.

– Non è proprio così semplice. – Obiettò il tipo. Tiro fuori il cellulare e mi fece vedere una foto. C’era il DVD in questione davanti ad una porta. – Quella porta, Valeria cara, è quella di uno dei tuoi vicini e l’ho fatta cinque minuti fa. – Sbiancai in volto e mi precipitai di fuori. Corsi per tutta la tromba delle scale condominiali. Appena vidi il DVD mi fiondai su di esso e lo presi nascondendolo sotto la maglietta.

Appena ritornata nel mio appartamento sbottai. – Che cazzo volete ancora; si può sapere? –
– Ma te l’ho già detto; dall’ultimo anno a questa parte il tuo video è stata la cosa più eccitante che ci è capitata tra le mani. – disse il tipo con malizia. – Sei entrata nel mio negozio e già non portavi le mutandine. E questo è un ottimo inizio. Poi ti sei fatta spogliare, scopare, sodomizzare da dei perfetti sconosciuti’ e sei anche stata punita. Diamine ragazza ti sei comportata come una assatanata di sesso e ci è piaciuto proprio questa tua naturalezza. –

-E allora? Mi sono fatta una scopata; non è la fine del mondo che cosa volte ancora? –
-Vogliamo che fai altri video assolutamente spontanei come questo. Ed aggiungo che se non lo fai consegneremo questi DVD a tutti i tuoi parenti, amici, vicini, datori di lavoro e vecchi compagni di scuola. Anche quelli che incontri andando a fare la spesa. Altroché internet troietta. –

Che razza di macigno mi aveva appena colpita. Un quarto d’ora fa mi stavo preparando qualcosa da mangiare, poi la dura realtà seguito da l’inaspettato sollievo che la cosa potesse rimanere circoscritta ed infine il ricatto. Mi guardavo intorno come se fossi prigioniera a casa mia. Guardavo la porta e la finestra come se fossero una via di fuga a miei improvvisi problemi, ma dopo un po’ capì che non c’era possibilità di fuga, non in quel senso.

– Vi prego lasciatemi libera, vi siete già divertiti, tenetevi quel cavolo di DVD e non tormentatemi più. Non voglio fare altri film o chissà cosa. –
– Ascoltami bene; non siamo proprio un gruppo di amiconi tutti pace ed amore. Anzi, alcuni sono dei veri e propri figli di puttana e ci interessa solo il nostro tornaconto e piacere. Ti dico subito che non avrai voce in capitolo. O ci aiuti o ti sputtaniamo con il mondo intero. –

Il tipo continuò a guardarmi divertito, mentre mi guardavo attorno in preda al panico assolutamente spiazzata. – Guarda che non è proprio la fine del mondo, alcuni membri del club sono ricchi e potenti potrebbero anche farti certi regali che ti potrebbero cambiare la vita; che so una macchina nuova, oppure preferisci un nuovo appartamento? –

– Ma per chi mi avete presa? Razza di malati. –
– Per una a ninfomane. Sapevi che c’era una telecamera, ma appena ti bagni fai presto a cambiare idea vero? Ebbene devi sapere che ci sono delle conseguenze e questa è una di quelle. Inoltre sappi che finché ci soddisfi tutto rimarrà vincolato al nostro club. Non vogliamo assolutamente dividere con nessun’altro il nostro nuovo giocattolo. –

Che notizia tremenda. Quello era il tipo che possedeva il sexy shop dove mi ero infilata l’altra settimana. Stavo valutando attentamente le alternative. Non volevo perdere il mio piccolo bel mondo. Avevo un sacco di amiche ed amici, un bell’appartamento tutto mio, facevo dei lavori che non mi dispiacevano più di tanto e mi divertivo anche. Sarebbe potuto finire tutto. L’alternativa, però, era quella di cedere al ricatto’

– Accetto. – Mi sorpresi della risposta, non volevo perdere tutto quello che avevo e molto probabilmente quei viziati si sarebbero presto stancati di me. Gente del genere si annoia subito e vuole sempre qualcosa di nuovo. Probabilmente avrei dovuto passare qualche mese davvero d’inferno, poi sarebbe finita. Dentro di me lo sperai davvero.

– Ottimo Valeria – Prendi gli abiti che ci sono dentro questa borsa, vestiti e truccati bene, andiamo a fare un giro. Vedrai che ci sarà da divertirsi. Allungai la mano e presi la borsa. Me ne andai in bagno ad esaminarne il contenuto.

Frugai avidamente, ma dentro c’era poca roba. Ma che roba! Mi svestii ed indossai gli abiti che mi aveva dato il tipo. Persi anche più tempo del necessario per truccarmi. Probabilmente ogni minuto in più passato in bagno era una breve vacanza dalla dura realtà. Finito tutto quanto mi guardai allo specchio.

C’era una Valeria piuttosto triste. Alta un metro e settanta, e forse anche di più con quelle scarpe con i tacchi che mi aveva passato il tipo (chissà come aveva fatto ad indovinare la mia misura). Capelli neri che ricadevano disordinatamente sulle spalle. Sul volto poca cipria attorno agli occhi scuri che ho evidenziato con la matita e due ombretti uno avorio sotto l’occhio e un’altro più scuro che sfuma verso le sopracciglia. Ho anche abbondato con un rimmel piuttosto pesante. Un rossetto rosa chiaro e via.

Indossavo una camicetta bianca piuttosto corta che mostra l’ombelico. Un piccolo gillet nero, anch’esso molto corto con un emblema sulla sinistra. C’era anche una cravattina a trama quadrettata tipo scozzese in abbinamento con una minigonna a balze dello stesso motivo.
Per finire una paio di calze bianche al ginocchio decorate con qualche nastrino.

Sotto indossavo un intimo nero, un reggiseno e una culotte in tulle entrambi molto trasparenti.

Non mi sembrava di essere molto scolaretta in quel momento. Mi scrutai un po’, mi ravvivai i capelli, poi decisi di farmi due code ai lati della testa. Usai dei nastri rosa che avevo in un cassetto li vicino per tenere fermi i capelli.

Uscì dal bagno e mi presentai al tipo rassegnata. – Che spettacolo bimba. – Mi venne incontro e mi squadrò da capo a piedi. – Qui bisogna rifarlo. – Mi rimise a posto il nodo della cravatta. – E’ ora di andare. – – Dove?- Gli chiesi.

– Da un amico, ci ha preparato tutto quanto per stanotte, vedrai in che luogo ti esibirai, ti piacerà tantissimo. – Uscimmo dal mio appartamento. Scesi in fretta le scale per non farmi vedere dai miei vicini e mi infilai in macchina insieme a Ciccio. In macchina c’era anche il ragazzo che faceva il commesso al sexy shop. Una vecchia conoscenza insomma. Partimmo e sfrecciammo nella notte verso una città vicina.

Passò quasi un’ora. Il viaggio fu piuttosto noioso. Ogni tanto Ciccio e Giacomo (il commesso appresi in seguito) si scambiavano qualche dettaglio tecnico sui filtri e gli obiettivi da usare per riprendere di notte. Mi veniva chiesto qualcosa di tanto in tanto ma rispondevo a monosillabi.

Arrivammo quasi in centro che era l’una circa di notte. Smontammo subito. Qui Ciccio mi prese per un braccio e mi ragguagliò sui dettagli del mio lavoro.
– C’è un nostro amico che vuole entrare nel gruppo. Fa l’autista di tram notturno. Ci permetterà di usare il suo mezzo per il nostro video e non ci darà nessun fastidio. Appena arriva tu sali e ti vai sedere in fondo. Noi ti seguiamo e ci piazziamo in punti strategici e faremo le riprese. – Ciccio era piuttosto concentrato mentre mi dava istruzioni, io invece intuivo il mio compito e facevo finta di non pensarci. Ciccio poi continuò.

– Non ho idea di chi ci sarà su quella corsa, ma non ha importanza se lavoratori assonnati, nottambuli o gente strana. Chiunque ci sia tu te lo devi scopare Capito? – – Si. – Gli risposi anche se continuavo a far finta di essere da un’altra parte con la testa. Le istruzioni erano semplici e brutali al tempo stesso. Dentro di me pensai che non sarebbe durata a lungo quella situazione; o forse non sarei durata a lungo io?
– All’inizio vedi di esibirti un po’, poi se c’è qualcuno interessato a te lo avvicini e inizi a lavorartelo. Finiti i preliminari poi puoi farti sfondare a tuo piacere a seconda di come preferisci. –

Passarono dieci minuti ed arrivò il tram. Il tramviere e Ciccio si salutarono, poi mi fecero salire. Mentre salivo la scaletta sentì Ciccio sussurrami: – Ciak si gira. –

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