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Racconti Erotici Lesbo

Non pensavo fosse lesbica

By 14 Marzo 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi reputo una ragazza semplice e modesta. Il mio nome è Paola ed ho 24 anni. Ho molte amiche che dicono sia una ragazza solare e sono da loro benvoluta. In quel periodo le cose per me non andavano molto bene.
L’ho incontrato a 18 anni, me ne sono innamorata e dopo due mesi abbiamo avuto il primo rapporto completo, poi lo abbiamo fatto spessissimo e con lui ho scoperto tutta la mia sessualità. Lo facevamo in auto, sempre al buio ed in posti isolati, avevamo sempre paura che ci scoprissero e lo facevamo quasi sempre vestiti, all’aperto non lo ho mai fatto, sempre per la stessa paura e per pudore, qualche volta eravamo più fortunati ed abbiamo avuto la casa dei miei o di sua madre a disposizione, dopo due anni ci siamo sposati e abbiamo continuato i nostri rapporti facendo tutto quello che si può fare in due, anche dei filmini. Devo dire che sessualmente mi sentivo appagata e non ho mai lasciato spazio a nessuno di corteggiarmi, anche se qualcuno mi faceva capire che gli piacevo, sia perché non ne sentivo il bisogno e soprattutto per la paura di non sapere gestire un rapporto al di fuori delle regole.
Io sono alta 1.60, peso 52 Kg, occhi castani, capelli corti sulla nuca, colore biondo/rosso non naturale, di fianchi non sono tanto larga, attualmente porto pantaloni taglia 42, seno piccolo, una 2° scarsa. Le gambe sono lunghe e magre, pelle chiara, esteticamente sono carinissima, così mi dicono tutti e tale mi ritengo. Il trucco è sempre leggero, un po’ di rimmel, intorno agli occhi un colore chiaro per farli risaltare, un po’ di fondo tinta, un rossetto leggero che vivifica il colore naturale delle labbra. Vesto sobriamente, niente di provocante e anche la mia biancheria intima è normalissima, slip e maglietta di cotone, niente pizzi e intimo sexy, collant, non porto quasi mai il reggiseno, non ne ho bisogno anche per le ridotte dimensioni. La notte dormo con il pigiama ma non d’estate perché per il caldo indosso solo gli slip e la maglietta.
Ho da poco rotto con il mio fidanzato dopo due anni non felicissimi e la mia voglia di vivere, che già era repressa da mio ex, era bassa ed affondavo in un mare di tristezza. La rottura è stata causata dal fatto che Lui non sopportava che lavorassi come barista al bar dell’ospedale sempre di sera fino alle 11 di notte. Più di una volta si era dimostrato geloso di qualche cliente che a parere suo era troppo intraprendente. Lui voleva sapere ogni giorno come e cosa pensassi durante il lavoro. Ero sempre sotto esame. In ogni caso la fine della mia relazione è stata causata dal disagio interno che si è venuto a creare in me e che non ho mai saputo spiegare e di cui ora ho consapevolezza.
La mia prima reazione fu di parlarne con la persona a cui tenevo di più al mondo, la mia amica Debora a cui raccontavo molto di me e che mi aveva dato un grande aiuto nel capire il carattere di quel ragazzo che per me stava diventando un incubo.
Debora è un concentrato di tutto ciò che è spensierato e scatenato; una vera forza della natura. Fisicamente è rotondetta, con le curve al punto giusto, un viso da ragazza furbetta con tratti del viso dolcissimi ed aggraziati, un seno non tanto abbondante e morbido che mette in risalto i suoi fianchi non tanto pronunciati. I suoi lunghi capelli castano chiaro naturale le donano un aria piacevole. Lei da quando l’ho conosciuta mi dà sempre una sicurezza che mi rasserena e che non metto in discussione. Lei è poco più grande di me avendo 26 anni e nei miei confronti si comporta come una sorella maggiore; proprio quella sorella che mi manca. Siamo legatissime e ci è capitato di confidarci intimamente perché da qualche anno la nostra amicizia non ha mai avuti sussulti o crepe ed io ne sono orgogliosa.
Come dicevo, dal giorno della rottura con il mio ragazzo l’umore non è dei migliori e la voce ha un tono spento.
Non appena chiamai Debora e come le dissi della rottura con il mio fidanzato mi disse che avremmo dovuto vederci presto, possibilmente in serata perché era preoccupata per il mio stato d’animo; secondo lei ero troppo triste e non era il caso di esserlo.
Erano le 19:30 e il mio telefono squillò “Pronto?” risposi
“Tesoro, ricorda che devi vedere la tua madre superiora che è pronta a sentire le tue confessioni” disse lei ridendo in tono sarcastico.
“Certo suor Debora, ho tanti peccati di cui pentirmi” risposi
“Tra due ore da me e non tardare!”. Con queste poche parole Debora chiuse la comunicazione.
Come mia abitudine all’appuntamento arrivai in ritardo nonostante le consuete raccomandazioni.
Venne ad aprirmi lei. Indossava un top azzurrino che metteva in risalto le sue forme da urlo ed i leggings. “Ecco perché hai metà città che ti muore dietro!” le dissi
“Si, ma chi se ne frega! La libertà una volta persa è irrecuperabile! … e poi, non voglio alcun ragazzo. Non voglio legami tipo polipo attaccato a me!”
Entrammo in casa e mi portò nella sua stanza che da quando siamo amiche abbiamo usato come nascondiglio per qualche sigaretta, per truccarci, guardarci e per spettegolare.
Mentre fumavamo Debora mi chiese se quella notte volessi restare a dormire a casa sua. Chiamai i miei genitori che non ebbero difficoltà ad approvare l’invito che accettai con immenso piacere forse anche perché aspettavo che sarebbe successo qualcosa, chissà! Ero emozionata all’idea di passare la notte con lei ma non pensavo al sesso. Quel giorno era domenica ed era mio giorno libero dal lavoro quindi avrei potuto anche fare le ore piccole a parlare con lei. Avevamo tante cose da dirci proprio come tutte le ragazze giovani e curiose.
Dopo cena ci stendemmo sul suo letto e parlammo di noi. Il suo scopo era quello farmi parlare di me “Cos’è che ti preoccupa! Non ti riconosco più! Ti vedo triste e sconsolata senza più voglia di niente”
Eravamo distese l’una accanto all’altra, io ero poggiata sulla sua spalla e lei su di me che mi accarezzava i capelli. Nel chinarsi un po’ di più verso di me mi consentì di sentire  la consistenza del suo seno contro la spalla. Il suo viso era vicinissimo al mio tanto che sentivo il profumo del suo rossetto. Ero persa nei miei pensieri estraniandomi. Mi accorsi che ascoltavo la sua voce ma non capivo le parole che mi diceva; ero completamente presa dalla mia crisi interiore.
Nonostante ciò ho notato che Debora frequentemente mi guardava il seno, che dall’alto si poteva anche vedere nudo, il suo sguardo era insistente, anche la voce aveva cambiato tono, ascoltavo ma il pensiero era altrove. ripresami mi sono sentita a disagio e subito dopo mi sono aggiustata la maglietta.
Lei ha notato il mio gesto ed il mio stato d’animo e mi ha detto avvicinandosi: “Ehi! ti vergogni perché ti ho visto il seno?”
Le ho risposto di no, mentendo, che anzi non lo avevo neppure notato, però io stessa mi sono accorta che la frase era detta con tono alterato, non naturale.
Debora sistemandosi sul letto mi è venuta alle spalle e mentre lei parlava improvvisamente ho sentito una mano che si è infilata nella camicetta e mi ha sfiorato una mammella. Sono rimasta per un attimo interdetta, poi mi sono voltata e l’ho guardata. Aveva uno strano sorriso. Mi sono spostata e le ho chiesto di levare la mano e non riprovarci.
 Lei è restata immobile, il suo viso aveva cambiato espressione, lo sguardo era “perso”, mi ha chiesto scusa e detto che non voleva infastidirmi, non sapeva perché lo aveva fatto e balbettando ed era diventata rossa in viso.
Cavolo! Non sapevo come comportarmi con lei. Ormai era tardi ed avevo detto ai miei genitori che non sarei tornata a casa quella notte.
Era chiaro che Debora ci aveva provato, eccome!
La sua espressione del viso ed il tono della voce non lasciavano alcun dubbio. Ho fatto finta di dimenticare l’accaduto e continuare come prima a parlare di certi argomenti e di piccole confidenze fra noi.
Non so come e né quanto tempo dopo fui io ora ad accostarmi a lei, la mia guancia era vicina alle sue labbra, ero tentata di voltare il capo e poggiare le labbra sulle sue ma avevo paura della sua reazione poi sentii la sua mano sfiorare la mia, non capivo se volesse fermarmi o accarezzarmi. Sentivo il suo alito dolce sul viso, chiusi gli occhi e voltai il capo, le mie labbra sfiorarono le sue. Con un fremito sentii il calore della sua pelle, ci guardammo negli occhi, lei sollevò una mano per carezzarmi la nuca, schiusi le labbra e sentii la punta della sua lingua entrare fra le mie labbra, dolce e fresca. Chiusi gli occhi e mi rilassai, fu un bacio lungo e delizioso, dopo che la sua lingua ebbe esplorato la mia bocca fu la volta della mia esplorare la sua, era dolce, arrendevole ma nello stesso tempo sapeva guidarmi al piacere.
Ci staccammo affannate, Per un attimo rimasi lì a guardarla. Ero estasiata e troppo eccitata. Mi sentivo in imbarazzo con addosso la paura di ciò che avevamo appena fatto.
Nonostante tutto iniziai a bagnarmi per l’eccitazione del momento che continuava a salirmi dentro come un brivido interminabile, dalle gambe fino alla testa. E lo stesso accadeva anche a lei. Ad un certo punto presi la sua mano e la spinsi sotto la mia gonna per farle toccare con mano la mia eccitazione! E quando sentì che ero bagnata è come se avesse avuto una scarica di adrenalina e passione. In un secondo mi si avvinghiò alle labbra e mi baciò con una passione inaudita, le nostre lingue si incrociarono e sembrava che nessuno avesse potuto più staccarci. Eravamo eccitatissime.
Le infilai le mani sotto alla maglietta e sollevandola apparvero ai miei occhi i grandi suoi seni, bianchi, turgidi, percorsi da leggere vene azzurrine, i capezzoli dritti dominavano le areole scure. Mi liberai anch’io della maglietta, lei mi aiutò a liberarmi del reggiseno, mi avvicinai a lei volevo sentire il contatto della sua pelle, i miei seni si schiarirono contro i suoi, i capezzoli si sfiorarono, li sentii inturgidirsi quasi dolorosamente. Lei mi allontanò con delicatezza, abbasso il capo e sentii le sue labbra sulla pelle, la lingua sfiorò un capezzolo, la bocca si applicò a ventosa sul mio seno e succhio con forza, lecco, morse, mentre io lasciavo andare il capo all’indietro. Poi fu il mio momento, presi i suoi seni fra le mani e affondai la mia bocca nel mezzo, leccai la sua pelle morbida, morsi i capezzoli, prima l’uno poi l’altro. Ancora non avevamo detto una parola, ansimando in silenzio, ci liberammo degli ultimi indumenti. Al contrario di me che ero completamente depilata, lei aveva un piccolo e delizioso ciuffetto di peli morbidi che le davano un’aria molto femminile. Le grandi labbra già bagnate di desiderio e con una mossa naturale vi posai la mano sopra, a palmo aperto. Spinsi la mano verso l’interno delle cosce e lei allargò le gambe, infilai le dita fra le grandi labbra e le scoprii morbide e delicate. Tolsi la mano e me la portai alla bocca facendole vedere il mio gesto, leccai il suo sapore.
Lei mi spinse a stendermi sul letto, si posizionò con il testa fra le mie cosce e sentii subito la sua lingua eccitarmi il sesso; era agile e sapiente, sapeva bene dove darmi piacere. Leccando l’interno entrò e esplorò la mia intimità trovando il clitoride turgido che accarezzo con la lingua. Poi lo prese tra le labbra quasi mordendole ed allora gemetti: ero sopraffatta dal piacere, il tempo sembrò quasi fermarsi, così come tutte le mie preoccupazioni.
Mi stava portando ad un orgasmo fantastico.
Cominciamo a sfregarci, io mi muovendomi dall’alto al basso, lei da destra a sinistra.
Mi sentivo morire travolta dalla nostra passione.
Fu un amplesso travolgente che mi lasciò quasi priva di forze.
Non ebbi però il tempo di riprendermi perché mi trovai davanti la sua dolce passerina. Leccarla così morbida e liscia, senza peli fu molto piacevole, eppure più assaporavo quel gusto e più sentivo che mi attraeva. Così ebbi un altro orgasmo tumultuoso. Provavo un vortice che si contorceva dentro di me e sensazioni nuove ed indescrivibili presero possesso di me.
Ad un tratto gettò un grido e mi bagnò ampiamente il viso mentre anch’io vengo squassata da un godimento pieno e sontuoso. Passata la fase acuta dell’orgasmo restiamo distese spossate respirando affannosamente.
Era tutto ciò di cui avevo bisogno, tutto ciò a cui tenevo e mi aveva appena fatto scoprire cosa mancava nella mia vita.
Abbiamo ripreso le nostre confidenze senza parlare dell’amplesso appena avuto.
Durante la notte ha continuato ad accarezzarmi e stimolarmi. Poi è rimasta silenziosa; credevo si fosse addormentata. Infatti aveva smesso di baciarmi ma delicatamente ed indietreggiando la testa ho visto che mi guardava intensamente. Io avevo la testa completamente vuota e se mi fossi vista allo specchio avrei notato le mie guance rosse.
Nella penombra della notte, Debora con un ginocchio mi ha divaricato leggermente le gambe e mi guardava. Non sapeva sostenere quello sguardo. Io ho reclinato la testa all’indietro, o richiuso gli occhi e sospirato.
Lei mi ha introdotto un dito in profondità, muovendolo e roteandolo.
Non connettevo più.
Mi sono resa conto che ho iniziato a ritmare il movimento, ho piegato leggermente le ginocchia e lei ha aumentato il ritmo. Ho avuto una vampata di caldo.
Con una mano mi premeva un seno e mi sono sentita venire in meno di un minuto. Ho stretto le gambe, le ho imprigionato la mano e ho goduto, in silenzio, senza mugolii, solo stretto forte le cosce.
Ci siamo abbracciate per ringraziarci degli orgasmi avuti e tenendoci per mano ci siamo assopite assaporando il gusto del lesbismo.

 

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