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Racconti Erotici Lesbo

Oggetti per signora

By 7 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Giovanna 49 anni, vive sola in un condominio appena in periferia, vedova, un fisico leggermente appensantito, lavora come ragioniera in una ditta di pulizie.

Suonò improvvisamente il citofono, e dall’altra parte una voce di donna si anunciò come Rosaria. Giovanna con qualche palpitazione ripose dicendo: “Si le apro, 7′ piano”. Aprì la porta e rimbombò nelle scale il portone che si chiudeva, dei tacchi fecero alcuni passi e poi sentì chiamare l’ascensore, socchiuse la porta aspettando che si aprissero gli scorrevoli dell’ascensore…Giovanna aprì e vide una donna forse un po’ più giovane di lei, probabilmente sui 42-43 anni. Era molto elegante in una giacca blu scuro, in tinta con la gonna al ginocchio, e fece subito sentire Giovanna mal vestita. Sapeva che l’appuntamento era fissato subito dopo pranzo, ma non si era preoccupata di mettersi qualcosa di decente.

La signora sorrise dolcemente, e si presentò come Rosaria, anche se si erano già parlate al telefono.
Giovanna fece accomodare la donna in salotto, una camera quasi sempre chiusa, aprì la porta a vetro, accese la luce e le indicò il divano, oltretutto avendo già l’avvolgibile abbasato era anche l’ambiente più discreto della casa. Le disse di mettersi pure a suo agio.
Rosaria aveva con sé una grande borsa nera, e la appoggiò a terra con cura accanto a sé, sempre con lo stesso dolce sorriso.

“Bene, quindi una sua amica mi ha detto che lei era interessata ai nostri prodotti, vero?” cominciò.

“Sì, è vero,” disse Giovanna “ma, le va un caffè prima di iniziare ?” – “Oh si, grazie” rispose sorridendo Rosaria. Questo fu quasi un tentativo da parte di Giovanna per temporeggiare un pò visto il grande imbarazzao nel quale vessava, pur sapendo, che poco dopo non si sarebbe potuta sottrarre a quella vendita così ‘particolare’, quella donna non era certo venuta a proporle un corredo. Accennando un sorriso di cortesia che non riusciva a dissimulare una forte aria impacciata, Giovanna si congedò andando in cucina, ebbe quantomeno l’accortezza di togliersi il grembiule a fiori ed appenderlo, per le pantofole era troppo tardi e non avea senso ripresentarsi con un paio di scarpe.
Nel frattempo Rosaria, tra sè e sè sbuffò un pò pensando che quell’aria un pò tesa anche se cordiale ed accogliente avrebbe potutto creare delle scarse premesse ad una buona e proficua vendita, ma sapeva anche che in quel lavoro è una cosa da prendere in considerazione soprattutto con donne un pò sopra gli anta, era già buona cosa che questa cliente non avesse problemi di figli o mariti che potessero tornare all’improvviso…

Era stata Angela, una conoscente con cui si trovava a fare jogging nello stesso parco, che l’aveva convinta ad invitare Rosaria per una visita.

Giovanna poco dopo fece la sua comparsa in sala con un vassoio e due tazzine fumanti, lo poggiò sul tavolino, chise come aggiustarlo di zucchero e sedette di fianco la ospite. Le due donne bevvero in silenzio il caffè, il rumore delle tazzine sul vassoio di vestro aprì per così mire le danze.

“Per iniziare, le dirò una cosa: ogni volta che mostro i miei oggetti le signore li trovano un po’ ridicoli, ma non si preoccupi. Ormai ci sono abituata.”

Giovanna sorrise appena. Era già nervosa e voleva quasi ritirare la richiesta telefonica di visita fatta alla venditrice.

“Ecco, ora le mostro il nostro catalogo, lo guardi e se c’è qualcosa che la affascina posso farglielo vedere, dato che porto con me la maggior parte dei prodotti.”

Rosaria passò a Giovanna un catalogo patinato senza alcuna intestazione. Giovanna lo prese con le mani che tremavano un po’, e lo sfogliò nervosamente. Sentiva su di sé lo sguardo di Rosaria, e non sapeva bene dove o cosa guardare.

Tutto quello che voleva era un vibratore ma Angela, con cui era nato un forte rapporto di amicizia e confidenza, complice la solitudine che porta la città, insisteva a dire che se l’avesse acquistato per posta probabilmente non sarebbe stata soddisfatta della qualità, ragion per cui Giovanna ora era in questa situazione.
D’altra parte Giovanna non aveva alcuna intenzione di entrare in un sex shop, e così Angela aveva suggerito questa sua amica, che faceva la rappresentante anche di una società che produceva questi oggetti. Giovanna aveva pensato di acquistare un vibratore per molte ragioni, ma la principale era la mancanza di soddisfazione della sua vita sessuale, oramai sola d 5 anni, ad una certa età le occasioni per allacciare nuovi rapporti non sono poi così tante…

Sfogliando il catalogo, notò che non c’erano solo vibratori, ma anche un sacco di strani oggetti, come biancheria di pelle e metallo, e persino manette! Provò a concentrarsi sui vibratori. Sembravano classificabili in due categorie: quelli realistici e quelli non realistici. Giovanna pensò che fosse preferibile qualcosa di liscio e semplice, invece di quelli simili a “peni venosi”.

“Mmmhh, forse questo potrebbe andare” disse, puntando il dito su un aggeggio bianco a forma di rossetto.

“Ok, che misura?” chiese Rosaria.

Questo spiazzò completamente Giovanna. “Misura? Ummm, credo vada bene media.”

“Ok, allora sarà quello da 18 cm,” disse Rosaria mentre rovistava nella sua borsa.

Tirò fuori un oggetto che somigliava a quello del catalogo, e lo passò a Giovanna. Giovanna lo soppesò con cautela, ne sentì il peso, colpì con un’unghia la superficie di plastica dura, e poi guardò Rosaria smarrita.

“Mi sembra vada bene, ” disse vagamente, non sapendo bene quali caratteristiche avrebbe dovuto valutare.

“Oh, certo, questo non è niente male, ” disse Rosaria. “Provi ad accenderlo, e vedrà cosa voglio dire.”

Giovanna armeggiò senza risultato, e così Rosaria si allungò, girò la base e improvvisamente l’oggetto prese vita nelle mani di Giovanna, creando delle potenti vibrazioni in tutto il suo braccio. Giovanna rise.

“Oohh! Adesso capisco cosa vuol dire!”

Rosaria sorrise dolce.

“Naturalmente, non potrà essere sicura che è quello giusto finché non lo prova,” disse.

Giovanna ci pensò per un attimo. “No, suppongo di no!”

“E allora, vuole farlo qui o da qualche altra parte dove si trova più a suo agio, come su un letto?”

“Cosa vuol dire?” chiese Giovanna, confusa.

“Beh, non considero mai conclusa la vendita finché il cliente non è completamente soddisfatto del prodotto.”

Giovanna non era sicura di aver capito cosa intendeva Rosaria.

“Naturalmente, ” disse Giovanna, di nuovo smarrita.

“E allora, se lei mette le gambe sul divano e si toglie le mutandine, non è necessario che si tolga la gonna, vedrò se è il prodotto adatto a lei.”

Giovanna deglutì.

“Sta dicendo’ che vuole che io lo provi’ ORA?”

“Certo,” disse Rosaria senza alcuna preoccupazione. Stava già tirando fuori dalla borsa un paio di guanti da chirurgo. Giovanna guardava attonita, mentre prendeva anche un tubetto di gel lubrificante e lo spalmava sulla punta del vibratore. Voleva proprio che lo provasse ora!

Giovanna fingendo di essere dal ginecolo per vincere l’imbarazzo, si mise in piedi, si alzò la gonna fin dove poteva ed abbassò la mutandina, scoprendo una folta peluria nera triangolare non eccessiva ma abbondante, il cui vertice scuro affondava tra le morbide cosce chiuse, un pò più rada sulla parte superiore…Si sfilò del tutto l’indumento intimo poggiandolo sul tavolino di fianco al vassoio con le tazzine di caffè.

Perché Angela non l’aveva avvisata? Almeno si sarebbe messa un paio di mutandine pulite.

Rosaria la guardò appena e batté con la mano sul divano per indicarle di sedersi. Giovanna si sedette sul divano, alzando i piedi e appoggiandoli sui cuscini. Aprì leggermente le gambe e si sollevò la gonna sopra i fianchi. Rosaria sorrise, vedendo i riccioli neri della sua figa – “togliamo le pantole così sei più comoda” – “oh si grazie”.
Giovanna nonostante la sua aria banale e casalinga sfoggiò un bel piede curato e smaltato – e poi con le mani guantate Rosaria spalmò un altro po’ di gel lubrificante sulle labbra della figa di Giovanna.

“E’ sempre meglio abbondare con questo,” disse consapevole. “Almeno finché non trova la lingua di qualcuno per fare la stessa cosa!”

Sorrise ancora verso Giovanna, che stava però stringendo i denti per il contatto freddo ed invasivo delle dita gommate e del gel.

“Dio mio,” pensò, “lasciamo che finisca in fretta; le dirò che mi piace, qualunque cosa si provi, e almeno poi sarà finita!”

“Apra le gambe un po’ di più, cara,” disse Rosaria. “Alcune signore preferiscono tenersi le ginocchia con le mani mentre eseguo la prova, per lasciarmi un accesso più facile!”

Giovanna mise un piede a terra, e agganciò l’altro dietro lo schienale del divano. Si sentiva completamente esposta e vulnerabile.

“Adesso deve solo rilassarsi,” disse Rosaria mentre, molto lentamente, infilava la punta liscia del vibratore nella figa di Giovanna. Mentre spingeva con dolcezza guardava in faccia Giovanna, per vederne le reazioni. Giovanna si stava morsicando il labbro e si aggrappava con le mani al bordo del divano.

Quando fu infilato a metà, Rosaria si fermò.

“Ecco. Aspetto un attimo perché si abitui alla sensazione prima di accenderlo. Come lo sente?”

Giovanna annuì senza alcuna espressione nel viso. “Ok,” disse, non osando muovere un muscolo.

Rosaria sorrise, si chinò e con l’altra mano accese il vibratore a bassa intensità.

Giovanna non aveva mai avuto un vibratore infilato dentro di lei, ed era completamente impreparata alla fortissima sensazione che sentiva nel suo ventre. La sensazione era bellissima, e chiuse gli occhi con voluttà.

“Mmmhh, penso che le piaccia,” sorrise Rosaria. “Proviamo con un’intensità maggiore.”

Ora il piacere era ancora più intenso, con ondate che prendevano tutto il suo corpo. Le labbra rosa della figa che sembrava una guarnizione attorno al vibro diventarono molto più umide e sugose, segno dell’aumento del piacere che le vibrazioni avevano provocato.
Giovanna gemette appena e mosse i fianchi, spingendo il pube verso l’alto per infilarsi il vibratore un po’ più dentro. Rosaria tenne ferma la base per lasciare che Giovanna si impalasse da sola.
“Eccolo qui, cara,” la incoraggiò.

“Mmmmhh, questo mi piace,” disse Giovanna. “Lo prendo.”

Improvvisamente Rosaria spense le piacevoli vibrazioni e tolse il giocattolo, lasciando Giovanna svuotata.

“Oh!” disse Giovanna.

“Ne è sicura?” chiese Rosaria, guardandola con dubbio.

Giovanna si rannicchiò in posizione seduta, tirandosi la gonna sulle ginocchia, tentando di riguadagnare un contegno.

“Credo’ credo di sì,” disse, osservando Rosaria per un’approvazione.

“Non credo. E’ solo che molte donne fanno lo stesso suo errore, e cioè quello di innamorarsi del primo che provano. Come fa a giudicare realmente se non ne prova degli altri? Non è possibile, no?”

“Credo’ credo di no,” concesse Giovanna.

“E allora, perché non provarne qualcun altro che può piacerle, e vedere cosa ne pensa?”
Nel frattempo Rosaria tirò fuori dalla borsa un panno bianco che aprì sul tavolino e sui cui poggìò il vibratore unto di gelo e sugo di Giovanna, frugò ancora nella sua borsa e prese un vibratore leggermente più grosso, cromato. La testa era leggermente a forma di fungo.

“Ecco, QUESTO è adatto per l’utente più esigente,” disse Rosaria. “Proviamo, si metta comoda di nuovo.”

Giovanna fece quello che le era chiesto, e Rosaria sollevò la sua gonna e mise le gambe ben allargate, come aveva fatto prima.

Questa volta fu meno delicata nell’infilarlo. Non ce n’era bisogno, dato che Giovanna era già abbondantemente bagnata. Lo accese, e in poco tempo Giovanna iniziò a dimenarsi sul divano.

“Oh, sìì,” disse Giovanna, ansimando. “Questo è fantastico.”

“Vede,” disse Rosaria. “Gliel’avevo detto!”

Rosaria spinse il vibratore un po’ di volte dentro e fuori, per dare tutte le sensazioni possibili. Il vibratore cromato costava quasi il doppio del primo.

Quando vide che Giovanna stava iniziando ad andarsene con la testa, lo tirò fuori di nuovo improvvisamente.

“Oh! Oh! DEVO prendere questo!” disse Giovanna, con gli occhi che scintillavano, l’aderente maglia di lana non solo evidenziava una seno abbondante, ma anche le grosse punte turgide dei capezzoli induriti.

“Hmmm,” disse Rosaria. “Ne proviamo ancora uno, ok?”

“Ok,” disse Giovanna, e si distese ancora in posizione, lasciando che Rosaria armeggiasse ancora nella borsa.

Rosaria tirò fuori un fallo finto enorme. Era lungo 25 cm, ed era coperto di venature e con una cappella rosa, ruvida, che sembrava vera. Giovanna deglutì, ma Rosaria la rassicurò.

“Ho visto finora un sacco di donne, e so perfettamente cosa desidera la sua figa, signora!”

“Ne è sicura?” disse Giovanna. “Sembra mostruosamente grande!”

“Non si preoccupi,” disse Rosaria, “Sarò più dolce che posso. Comunque lei mi sembra già ben allargata e lubrificata!”

Giovanna fu un po’ imbarazzata per questi spudorati riferimento alla sua figa, che ora stava lasciando sul divano i suoi succhi.

Rosaria appoggiò la testa del cazzone sulle grandi labbra di Giovanna. Con le dita, sia Giovanna che Rosaria aprirono le labbra della figa, per permettere alla bestia di entrare.

Giovanna respirò profondamente, mentre l’oggetto la riempiva lentamente.

“Oh Dio, oh Dio!” gemette mentre Rosaria spingeva inesorabilmente dentro di lei l’oggetto. Non si era mai sentita così riempita in vita sua.

Rosaria sorrise, “Mi fermo per un attimo, vero? Così si abitua alla dimensione!”

Giovanna annuì, incapace di parlare.

Rosaria continuò, “Naturalmente quest’oggetto è un po’ costoso, me nel prezzo è compreso anche il suo fratellino, una versione anale del fratello più grande.”

Tirò fuori dalla borsa una versione più piccola del fallo finto, un po’ più grande di un dito.

“Ecco. Questo va qui!” disse Rosaria, appoggiandone la punta sul buchino di Giovanna, tutto bagnato dai succhi che uscivano dalla figa.

Senza chiedere nulla, infilò la punta nel buchino di Giovanna.

Giovanna lì era vergine; non aveva mai nemmeno pensato di infilarsi oggetti nel sedere, ma ora Rosaria con la massima calma stava violando la sua cosa più intima. Deglutì mentre la punta entrava dentro di lei. Sentiva che premeva contro l’altro fallo finto, e quando Rosaria cominciò a muoverli entrambi, sentì che strusciavano uno contro l’altro, lanciando vampate e contrazioni in tutto il corpo, per evitare che venisse Rosaria pensò bene di non accenderli…

Ancora una volta Rosaria li ritirò giusto prima che Giovanna avesse un orgasmo. Giovanna rimase sul divano, distesa, ansimante e tutta sudata, con la gonna sollevata e la maglia tutta arricciata. Si sentiva completamente svuotata, dopo che Rosaria aveva sfilato i due falli finti.

Rosaria le sorrise: “Allora vuole questi?”

“Sì, sì, questi vanno bene,” disse Giovanna.

“Questo grosso può avere come extra anche una cinghia di aggancio.”

“Cinghia?” disse Giovanna. “A cosa serve la cinghia?”

“Oh, se per caso lei ed il suo partner volete giocare, uno può legarselo addosso ed usarlo sull’altro.”

“Ma come funziona?” chiese Giovanna.

Rosaria si fermò a pensare per qualche istante.

“E va bene, le mostro come si fa,” disse. “Ma dovrò togliermi la gonna.”

“No, la prego, non si disturbi,” disse Giovanna.

“Non si preoccupi,” disse Rosaria. “Ma è un bel po’ che non lo faccio, e se sarò un po’ arrugginita dovrà perdonarmi!”

Rosaria si girò la gonna e abbassò le cerniera sul fianco. Si tolese le scarpe, lasciò cadere la gonna a terra, tolse i piedi e poi con cura la raccolse, la piegò e la appoggiò sullo schienale di una sedia. Giovanna fu un tantino sorpresa e vedere che indossava un bellissimo paio di calze nere, con la giarrettiera, accompagnate da un perizoma semitrasparente dalla parte davanti. Rosaria sorrise per rassicurarla e poi si legò addosso il fallo finto, mettendolo in posizione finché sembrò avere una mostruosa erezione.

“Oohh, adesso capisco!” disse Giovanna.

“Ecco. Adesso se crede può avvicinarsi,” disse Rosaria.

Giovanna si avvicinò.

“Ora, vuole per favore piegarsi sul tavolo e alzare la gonna sui fianchi?”

Giovanna lo fece, scoprendo il suo culone da cinquantenne, in silenzio.

“Ora, normalmente il suo partner si dovrebbe avvicinare da dietro in questo modo,” disse, mettendosi in posizione dietro Giovanna. “Poi dovrebbe penetrarla’ così!”

Scostò un pò con le dita le morbide natiche, fino a scoprire la figa gonfia e bagnata rendendola completamente esposta, poggiandoci la punta dell’enorme fallo finto contro le grandi labbra rosa contornnate di naturale pelo nero.

Rosaria si aggrappò ai fianchi di Giovanna e spinse dentro l’utero per un po’. Giovanna deglutì con voluttà.

Rosaria sorrise a se stessa. Spinse avanti completamente, fino in fondo, e poi iniziò a pompare nella vagina imburrata di sugo avanti ed indietro con perizia.
Giovanna inebetita da quel piacere si aggrappava al tavolo disperatamente.

“Ecco’vede’è proprio’come’quello vero’forse però’.è’.più grosso!” disse ansimando Rosaria, mentre pompava con foga, spingendo ogni volta fino in fondo nella figa di Giovanna fuori allenamento.

Giovanna assecondava le spinte di Rosaria con i fianchi per farsi chiavare da quell’oggetto di gomma dura meglio che poteva. Un attimo prima che Giovanna avesse l’orgasmo, Rosaria si ritirò, lasciando Giovanna svuotata e disperatamente desiderosa di penetrazione.

“Se le piace questo tipo di cose, c’è ancora qualcosa d’altro che vorrei mostrarle,” disse, togliendosi le cinghie e riponendo il fallo finto unto e lubrificato di figa sul panno aperto sul tavolino.

L’aria nel salotto era diventata viziata, sapeva di chiuso e liquidi organici femminili che stavano sgorgando da una mezz’oretta dalla vagina umida di Giovanna.

Giovanna, completamente abbandonata e distesa sul tavolo, chiese: “Cosa c’è adesso?”

“Questo!” disse Rosaria, brandendo un fallo finto con due punte lungo 40 cm.

“Oh mio Dio!” disse Giovanna. “A cosa serve?”

Rosaria rise. “Vuole VERAMENTE che le mostri come si usa?”

“Uh uh,” annuì Giovanna.

Ancora con il fiatone, Rosaria si tolse le mutande da sopra le giarrettiere. Poi si distese sul divano, e invitò Giovanna a mettersi davanti a lei sempre con le gambe aperte.

“Ecco, questa estremità deve essere infilata qui,” disse, spingendo una delle due punte dentro la figa di Giovanna, completamente allargata e bagnata. “E l’altra va’qui.”

A questo punto aprì completamente la gambe, mostrando la sua figa già tutta bagnata, infilandosi in un colpo solo tutta l’altra metà dell’oggetto.

Giovanna deglutì. Ora erano attaccate assieme, come due gemelli siamesi. Le due donne cominciarono a muovere i fianchi per impalarsi nel fallo finto. Ogni movimento mandava vibrazioni all’altra attraverso l’oggetto, le due vagine iniziavano a colare suga, così le ondate di piacere derivanti dai propri movimenti fluivano una verso l’altra.

Le donne si agitavano e mugolavano, spingendo con forza e dimenandosi tutte, chiavando ed essendo chiavate. Si abbracciarono per coordinarsi meglio, tutte sudate per lo sforzo e con il viso trasformato dalle smorfie di piacere. Rosaria sorrise, guardando negli occhi Giovanna: questa sarebbe stata una buona vendita, oltre che molto piacevole’

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