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Racconti Erotici Lesbo

Portobello Road

By 20 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono passate un paio di settimane dal nostro ultimo incontro.
A differenza della prima volta, dopo due o tre giorni di silenzio ho chiamato io Barbara e abbiamo ripreso a sentirci con una certa regolarità. Per la verità la nostra prima telefonata &egrave stata nuovamente un po’ circospetta, quasi che nessuna delle due volesse dire all’altra cosa le passava veramente per la testa.
Non vi nascondo tuttavia che la seconda esperienza mi aveva cambiato ancora prima della prima. Questa volta infatti non mi ero limitata a sentirmi libera e bella, ma avevo scoperto un lato dominante della mia vita sessuale che ignoravo totalmente.

Ci ho pensato a lungo e ho anche collegato vari aspetti di ciò che mi eccita, del perché mi eccita, del motivo per il quale la repressione a cui mi ero sottoposta era stata una vera gabbia d’acciaio.
Si, sono una donna sessualmente dominante e molto cerebrale. Ripercorrere il modo in cui ho vissuto le fantasie sessuali di altri e di come le abbia reinterpretate al servizio del mio piacere mi ha fornito una chiave di lettura delle mie inclinazioni. Finalmente riuscivo a capire cosa volevo e perché lo volevo. La perdita dei freni inibitori non era una perdita di controllo ma la sublimazione della mia personalità sessuale. Quella personalità che fino ad oggi avevo represso sistematicamente.
Tenere i membri di due uomini in mano &egrave il modo in cui posso sentire che sono io a controllare loro e non loro a controllare me. Per questo avere due cazzi mi faceva impazzire: io li impugnavo ed io ne gestivo il piacere.
Il mio feticismo dei piedi: sentire la lingua di un’altra persona occuparsi delle mie estremità &egrave un modo in cui sottolineo il mio dominio. Sentire la lingua di una donna &egrave infinitamente più eccitante della lingua di un uomo, perché significa averla in mio possesso. E anche quando decido di essere io a giocare con i piedi di un’altra donna sono nuovamente in controllo: il gioco lo comando io.
Farsi penetrare da due uomini contemporaneamente &egrave il mio modo non di essere oggetto del loro piacere, ma di essere indipendente da uno solo di loro. Così come lo &egrave partecipare a un’orgia in cui molti sono gli uomini di cui IO posso godere.

Non pensate che sia semplicemente impazzita o che cerchi di dare una ragione “superiore” alla pura e semplice voglia di sesso. Non &egrave così. Come ho avuto modo di dire, la scoperta di un mondo sessualmente aperto aveva trovato un senso SOLO in quanto era riuscito a restituirmi la sicurezza di me che gli ultimi anni della mia vita avevano minato in profondità.
In breve mi accorsi che mi era tornata la voglia di impegnarmi maggiormente in ambito lavorativo, di essere tornata ad essere una professionista migliore, di riuscire a far coesistere senza sforzo e con molto minor peso la mia vita di avvocato, di madre e di moglie.
Mi sentivo bella, sicura e realizzata come non mi accadeva da tempo.
Anche con mio marito le cose erano migliorate in modo straordinario. Ero riuscita a capire che i suoi tradimenti non significavano che si fosse stancato di vivere con me. Probabilmente era arrivato anche lui ad un punto della sua esistenza dove semplicemente doveva inserire nella sua vita una dimensione di ricerca del piacere. Capivo adesso che il fatto che io non potessi essere parte di quella ricerca era una cosa che poteva accadere. Anzi, forse era la cosa più normale che potesse accadere perché non &egrave facile avventurarsi nella parte di sé che fino al giorno prima hai bollato come trasgressione, insieme alla persona che &egrave la madre delle tue figlie.

Ma torniamo al racconto e rimettiamo da parte le elucubrazioni mentali. Se mai vi dovessero piacere me lo direte voi.
Un pomeriggio Barbara mi chiama: “Scusa voglio che tu mi autorizzi a fare una cosa altrimenti non se ne fa nulla” mi dice.
“Cosa?”
“Inge mi ha detto che ha un messaggio da passarti da parte di Enrico”
“Un messaggio da parte di Enrico? Ehi, avevamo detto che ciascuno restava al suo posto e che ci vedevamo solo ed esclusivamente quando volevamo realizzare i desideri di un regista”
“Lo so, ed &egrave per questo che Inge mi ha detto di chiederti se volevi ricevere un messaggio di Enrico”
“Se &egrave una richiesta di appuntamento singolo non se ne parla nemmeno!”
“Non credo proprio: mi ha detto che voleva segnalarti un negozio di Londra, ma più di questo non so”.
Un negozio di Londra??? Ma che diavolo gli viene in mente. Ricordo perfettamente che Enrico lavora molto a Londra così come ricordo di avergli detto che &egrave una delle mie città preferite, al punto tale che spesso, quando mio marito deve andarci per lavoro, gli chiedo di accompagnarlo.
“Ho un’idea: apro una casella email e tu gliela dai: vediamo cosa vuole. Ok?” dico a Barbara.
“Mi sembra una buona idea: evitiamo contatti non necessari se non vogliamo che tutta questa storia si trasformi in un casino senza precedenti”
“Ok. Te la passo via sms e tu la dai a Inge.”
“Consideralo fatto”.

Passano un paio di giorni. Ho diligentemente aperto la casella e ho trasmesso i riferimenti a Barbara per attivare il telefono-senza-fili che avrebbe portato l’indirizzo di posta elettronica a Enrico. Ricevo una mail da Enrico. L’ho conservata:

“Cara Anna,
non so come ringraziarti per aver interpretato il mio desiderio e la mia fantasia erotica in un modo che &egrave andato ben al di là di quanto io l’abbia mai vissuto nella mia mente. Averti vista mi ha fatto impazzire.
Non riesco però a non soffermarmi su un particolare che tanto mi ha fatto godere. Ho visto che la tua passione per la lingerie e per i piedi femminili &egrave forte e sincera. Immagino che tu sappia da sola che questa passione &egrave molto più comune tra gli uomini e tra le donne di quanto chiunque la possieda abbia mai immaginato.
Indossa un paio di scarpe con il tacco a spillo, inizia a giocarci facendole danzare sui piedi, toglile in pubblico in modo furtivo ma assicurandoti che un uomo ti possa vedere, indossa calze velate e stai certa che farai una strage di uomini.
Accarezza il piede di un’altra donna, usa il tuo piede per sfiorarle le gambe e vedrai quante di loro possono scoprirsi bisex in un momento.
Quello che volevo dirti &egrave che vari anni dopo la morte di mia moglie ho avuto una storia piuttosto lunga con una donna che – come te – aveva una forte passione per i piedi di donna.
A Londra esiste un negozio specializzato in corsetteria e calze velate: con la riga, senza la riga, con la pianta disegnata, con punta e tallone, insomma il paradiso della lingerie.
Provalo: me ne sono ricordato l’altra sera e sono andato su internet per vedere se esiste ancora. Ebbene, non solo il negozio c’&egrave ancora ma ho ritrovato anche il suo indirizzo. E’ in Portobello Road e, semmai la boutique non ti piacesse, avrai mille cose da fare nei dintorni.
Vedrai che non te ne pentirai. I riferimenti del negozio sono ………….
Sinceramente tuo.
Enrico”

Per la miseria! Enrico &egrave veramente pazzesco: mi colpisce sempre di più la sua attenzione per i particolari!!! Ancora una volta i nostri quattro amici non finiscono di stupirmi.
Confesso che, appena finito di leggere la mail ed essermi ripresa dal rapimento del ricordo della serata da poco trascorsa, mi sono fiondata su internet per vedere cosa diceva del negozio.
Si trattava di una boutique di lingerie, il cui indirizzo era riportato nell’ambito di un sito decisamente strano. Confesso che, senza la segnalazione di Enrico, anche se mi fosse venuto in mente di fare una tale ricerca (cosa che peraltro dubito fortemente) non avrei mai dedicato più di uno sguardo distratto alla pagina web. Ad ogni buon conto, mi annoto il tutto e la cosa finisce lì.

Nei giorni successivi sono stata molto impegnata su un’operazione societaria che avevo deciso di seguire in prima persona nel nostro studio. Ricordo che i miei colleghi erano rimasti alquanto stupiti per il fatto che avessi accettato una pratica che – fin dall’esordio – aveva tutte le caratteristiche per essere una bella rogna decisamente time consuming.
Mi sembrava di essere tornata 35enne, quando la carriera e lo studio legale erano il mio Dio Pagano al cui altare venivano sacrificati sabati, domeniche e intere nottate.
Mio marito era molto contento di questo ritorno di fiamma per la professione, perché – diceva lui – mi dava l’adrenalina a cui avevo rinunciato da troppo tempo.
Praticamente mi ero presa una pausa da Elena, Camilla e Beatrice e sono certa che anche loro vivessero questo momento come un break dalla pressione asfissiante che mettevo loro addosso.
“Martedì devo andare a Londra cara, vuoi venire o sei impegnata in studio?” mi chiede quasi meccanicamente una sera a cena mio marito.
Devo dirvi che, dopo aver ricevuto il messaggio di Enrico, lo avevo “archiviato mentalmente” e quindi la frase gettata lì da mio marito mi aveva fatto l’effetto di un elettro-choc.
Londra… il negozio suggerito da Enrico… la sua compagna che aveva la mia stessa passione per la lingerie e per il foot-fetish…
“Quando devi andarci amore? E’ ormai un po’ di tempo che non vengo a Londra e se non mi cadesse male con lo studio un salto ce lo farei proprio volentieri”
“Vado martedì, insieme a Giorgio e Stefano” mi risponde cortesemente mio marito.
“Devo vedere: se posso ti accompagno volentieri”

“Il comandante informa che abbiamo iniziato la discesa verso Londra Heatrow dove atterreremo tra 15 minuti circa. Vi preghiamo…”
Stiamo arrivando a Londra. Ovviamente ho deciso di accompagnare mio marito e i suoi colleghi con la scusa-verità che avevo voglia di fare un salto a Portobello Road a vedere negozi e negozietti. In fondo che c’&egrave di male: &egrave la pura verità!
Arriviamo alla City, lascio mio marito e i suoi colleghi e chiedo all’autista se mi può accompagnare a destinazione. Non &egrave proprio dietro l’angolo e quindi ci vuole un po’ di tempo: ne approfitto per mandare una mail lapidaria a Enrico “Sono a Londra…”
Dopo un tempo che mi &egrave parso un secolo finalmente siamo arrivati: scendo e dico all’autista che può tornare da mio marito e che io mi arrangerò con un cab ed il trenino da Paddington Station per l’aeroporto.
Mi sono segnata l’indirizzo sul cellulare e mi avvio verso la boutique suggerita da Enrico. Quando mi trovo davanti al negozio confesso che mi ri-assale il dubbio che sia un posto orrendo e non so se entrare o meno. “Cazzo, sei venuta fino a Londra per vedere la varietà di lingerie di questo negozio e adesso che fai… non entri???” mi dico da sola.
Quindi spingo la porta ed entro.
La confusione regna sovrana in quella che ci vuole un coraggio da leoni a chiamare Boutique.
In realtà &egrave un piccolo labirinto di stanze che entrano una nell’altra ed in cui sono accatastate ogni genere e tipo di abbigliamento intimo.
Lì per lì sembra non esserci nessuno, né clienti né commesse.
“C’m-on in” dice mezzo strillando una voce da una delle salette, con un marcato accento che mi sembra essere della Londra popolare.
Ecco, ci mancava pure questa! Mi immaginavo che la padrona fosse una cicciona grassa e fumante (chissà perché, ma mi aspettavo che fumasse!), con la tinta bionda e un po’ sudaticcia.
Vado nella direzione della voce superando appendiabiti e scaffali ed entro nell’ultima saletta a sinistra.
Con mia sorpresa mi trovo davanti una bella ragazza, tra i 25 e i 30 anni, vestita un po’ come Betty Boop ma tirata di tutto punto. E’ mora, capelli corti ricci, rossetto rossissimo e lucido. E’ strizzata in un corsetto nero e indossa scarpe con tacco altissimo.
Mi fermo davanti a lei, visibilmente sorpresa.
La commessa mi guarda con un sorriso storto “May I help you?”
“Thank you… I’m just looking around…”
La commessa mi guarda con attenzione dall’alto al basso e dal basso all’alto, per poi tornare a fare ciò in cui era occupata prima. Mi guardo intorno e vedo che la ragazza continua ad osservarmi furtivamente, sorridendo tra sé e sé.
Il mio sguardo dopo poco cade su un angolo dello store in cui si trovano una dozzina di gambe di manichino puntate verso l’alto con ogni tipo di calza velata.
Oddio… mi sento morire… sono tutte le calze che ho visto su internet e che non ho mai avuto il coraggio di andare a comprare. Mi avvicino e inizio a guardarle per osservare le differenze tra le une e le altre.
“Do you like stockings?”
La commessa era entrata nella stanza in assoluto silenzio e si trovava pochi passi dietro di me.
Credo di aver fatto un salto dallo spavento perché la ragazza si &egrave messa a ridere leggermente prima di dirmi un divertito “Sorry…”
Mi giro e la guardo. Non so perché ma sono un po’ imbarazzata, come se mi avessero colto con le dita nel sacco mentre rubo le ciliegie. Credo addirittura di essere arrossita.
“No… really… well… yes, I like them” [Per facilitare la lettura passo all’italiano] “Beh cara, non ti preoccupare, io le calze con la riga semplicemente le adoro!!! Guarda se ti piacciono quelle che indosso…” e così dicendo solleva per quanto possibile il bordo della gonna attillata al ginocchio.
“Mi sembrano veramente molto belle, quali sono?”
“Sono queste qui. Sai, le donne inglesi sono quelle che indossano più voletieri le Cuban Heels”
“Cosa indossano?”
“Le Cuban Heels… sono queste calze” dice indicanomi una delle gambe della collezione di arti di manichino.
“Sono davvero bellissime. Posso toccarle per sentire che effetto fanno?”
“Certamente, ma fai attenzione alle tue belle unghie altrimenti poi me le devi comprare” mi dice la ragazza. “Mi chiamo Laurie”
“E io mi chiamo Anna, piacere”
“Non sei inglese. Di dove sei?”
“Italiana”
“Ahhh… adesso capisco perché sei così elegante. Gli uomini adorano le donne italiane perch&egrave sono così di classe. Non come le ragazze della campagna inglese…” mi dice sorridendo e prendendomi in giro in modo comunque molto carino.
“Grazie anche se devo dire che anche tu sei proprio una bella ragazza. Di campagna… dove?” le chiedo per sciogliermi ancora un po’ e trovare nella conversazione il coraggio di superare l’imbarazzo. Non &egrave poi così facile mettere in piazza un dettaglio di ciò che fa parte delle proprie fantasie erotiche, sapete?
“Di un posto piccolissimo vicino al Galles; anche se ti dico il nome non lo conosceresti mai” mi risponde la ragazza alla quale evidentemente devo risultare simpatica, visto che &egrave sciolta e a suo agio.
“Beh… meno male! Ecco perché faccio così fatica con il tuo accento!!! Pensavo sinceramente di essere diventata all’imporovviso una capra che non parla una parola di inglese!!! Cio&egrave… non che volessi dire…”
“Ok ok… – mi tranquillizza Laurie vedendo che sono in difficoltà temendo di averla offesa – effettivamente dalle mie parti abbiamo un accento un po’ forte…”. Poi facendo un sorriso da un orecchio all’altro in perfetto inglese da mylady dice “Ma se vuole posso anche trasformarmi in una dama di corte”
Ci guardiamo un secondo e scoppiamo a ridere sonoramente. Si, mi piace proprio Laurie!!!

“Allora, cosa ti piace di queste calze? Quali sono le tue favorite?”
“Queste” le indico con il dito
“Ma brava! Hai subito scelto le più costose!!!”
Ormai siamo entrate in perfetta sintonia e ridiamo in continuazione.
“Sai sono prodotte da una piccola manifattura inglese. Le fanno ancora artigianalmente e sono bellissime.”
Accarezzo le calze con i polpastrelli e se le sento sottilissime e morbide al tatto.
“Sembrano di seta”
“Infatti sono costose perché sono un misto di nylon e seta. Vedi il piede? La parte più scura &egrave misto seta. Mi piacciono da morire ma purtroppo costano quasi 50 pounds e non me le posso permettere. Dovresti sentire la sensazione che danno quando ci metti dentro il piede o quando ci cammini sopra. E come se ti stessero accarezzando delicatamente.”
La guardo con gli occhi spalancati, rapita dalla sua descrizione
“Le vuoi provare?”
“Beh &egrave bello scomodo visto che ho i pantaloni!”
“E allora? Abbiamo il camerino per le prove. Tutte le mie clienti devono provare qualcosa della lingerie che vogliono comprare. Se ti fa piacere non &egrave un problema. L’unico dettaglio &egrave che se vuoi fare le prove devo servire solo te e bloccare la porta, quindi mi devi promettere che qualcosa comprerai altrimenti perdo il mio guadagno. Io lavoro a percentuale qui.”
Devo ammettere che il modo schietto e diretto di questa ragazza mi fa sorridere.
“Ok, stai certa che della mia capacità di spendere non si &egrave mai lamentata nessuna commessa!”
Louise sparisce per un secondo e torna dicendo “OK, vuoi scegliere tu o faccio io?”
“Fai tu, sembri molto più esperta di me”
“Bene. Preferenze di colore? Sotto i pantaloni indossi il reggicalze? Nessuna di queste calze &egrave autoreggente”
“Colore rigorosamente nero e no, non porto il reggicalze sotto il pantalone: &egrave straordinariamente scomodo! indosso i collant”
“Orribile! Va bene ci penso io a tutto. Il camerino &egrave nell’ultima stanza: dammi due minuti e arrivo. Tu inizia a toglierti tutto.”
“Tutto???”
“Beh, non vorrai mica provare i miei completi a metà. A questo punto facciamo le cose per bene. Quanto tempo hai?”
“Tutto quello che voglio”
Un sorriso da orecchio a orecchio le si stampa sul viso “Fantastico” dice girandosi come una molla e sparendo dietro di sé.
Attraverso la stanza delle calze ed entro nell’ultima sala dove dovrebbe esserci il camerino. Errore. L’ultima stanza E’ un camerino: con tanto di una moltitudine di specchi alle pareti, una poltroncina, un divanetto, una sedia, una rastrelliera appendiabiti. L’ambiente profuma di buono. Ricorda un’atmosfera anni ’30. Legno scuro e velluto color granata dominano l’arredamento.
Inizio a spogliarmi con calma quando Louise arriva carica come Babbo Natale.
“Forse non mi hai capito. Devi toglierti non solo pantaloni e collant, ma anche il sopra: ti ho portato anche dei completi adatti alle calze che stai scegliendo. Non vorrai mica provare i reggicalze senza il loro completo?”
Probabilmente divento rossa perché Louise mi guarda dicendo “Ma non vai mai a comprare la lingerie?”
“Certo che ci vado, ma questa sala sembra uno show room. Tutti questi specchi sono impietosi!”
“non sai quante delle mie clienti vengono qui con mariti e amanti per farli scegliere! Ogni tanto mi succede che devo uscire perché sono così eccitati che &egrave evidente che vogliono consumare immediatamente. Normalmente ci guadagno una mancia che da sola vale la giornata!”
Ancora una volta mi viene da ridere per la schiettezza agricola della ragazza.
“OK, allora se &egrave così che funziona non mi faccio più problemi” dico iniziando a spogliarmi
“Sei molto bella: hai un fisico perfetto” mi dice Louise guardandomi attentamente
“Grazie: sei troppo gentile visto che sei molto più giovane di me e che io ormai sto vedendo da vicino i 50 anni”
“Stai scherzando???”
“No, assolutamente”
“Fai un giro a 360 gradi per favore. Non sai quante delle mie clienti pagherebbero una fortuna al loro chirurgo estetico per avere ancora un culo come il tuo!”
Mi metto a ridere portando – come mia abitudine – le mani alla bocca e al naso.
“Effettivamente hai delle gambe che si prestano molto alle calze con la riga. Sono dritte e hai le caviglie sottili. Secondo me ti stanno una meraviglia. Porti i tacchi alti?”
“Si, li porto sempre alti anche se mi fanno diventare una specie di gigante e supero in altezza la maggior parte degli uomini”
“Non ti preoccupare: a moltissimi uomini importanti piace essere dominati. Sono abituati a comandare e ciò che li affascina &egrave l’inversione dei ruoli: nel sesso li eccita esere comandati. Molto spesso sono gli uomini ignoranti o quelli che a letto sono noiosi che si pongono il problema della statura”
Guardo bene Louise. E’ spigliata e sicura. Deve essere molto più colta di quanto uno si aspetterebbe da chi svolge un’attività commerciale. Anche lei mi guarda. Ha capito la mia curiosità.
“Faccio la commessa per pagarmi gli studi. Ho dovuto interrompere perché ho avuto un figlio ma adesso ho ripreso. Dovendo lavorare ho trovato questo posticino che mi diverte un sacco e guadagno benissimo. Studio letteratura classica ma non posso permettermi le grandi università. Da ragazza mi sarebbe piaciuto moltissimo specializzarmi in psicologia ma &egrave troppo lungo: appena finisco l’università smetto qui e mi cerco un lavoro sul serio. Anche perché prima o poi nel bustino non ci entrerò più…” mi dice ridacchiando
Non c’&egrave che dire: BRAVA! Ovviamente mi viene immediatamente da fare il paragone con le mie figlie che hanno tutto e danno per scontato il fatto che io e mio marito pagheremo loro le migliori università in giro per il mondo, incluso vitto e alloggio di prima classe. Nemmeno le sfiora l’idea di lavorare per studiare. Ormai la mia simpatia per Lousie &egrave alle stelle.
“Dai proviamo qualcosa. Scegli il completo di biancheria che vuoi indossare così mi faccio un’idea dei tuoi gusti. Ne ho portati quattro: te li metto qui così li vedi bene e puoi scegliere”
Appende i quattro completi alla rastrelliera: uno &egrave un’esplosione di pizzi nero con inserti rossi (orrendo), uno &egrave un completo che integra un ricamo nero e seta color panna (bello ma non &egrave il mio genere), uno &egrave molto sobrio con un ricamo leggero nero tinta su tinta (bello). Ma quello che mi rapisce &egrave il quarto: un completo di seta liscia, lucida, nero come la notte, teso e inamidato, con un reggiseno importante a balconcino. Sembra uscito da un progetto di Philippe Stark. Meraviglioso.
“Questo senza dubbio”
“Siiiii – dice Lousie divertita – &egrave il mio preferito !!! Lo ha disegnato l’atellier di Armani!”
“Ah che bello: vengo a Londra per comprare Armani!!!”
“No, no… nell’atellier di Armani lavora una ragazza inglese che &egrave pazza per la lingerie e lei ha fatto il disegno per una collezione assolutamente esclusiva. Per favore prima di andare avanti guarda il prezzo.”
“Lo guardo ma ci tolgiamo un problema: il prezzo mi interessa il giusto se un capo mi piace davvero”
Questa volta &egrave Louise a farmi un sorriso imbarazzato
“Scusi signora, non volevo…”
“Ma come, adesso mi chiami signora? Mi chiamavo Anna prima e mi chiamo Anna adesso” le dico con un gran sorriso rilassato. Louise si illumina, mi ricambia il sorriso e mi dice “OK Anna, allora divertiamoci un po’ con una bella sfilata di lingerie!!! Dai indossa il completo che sembra fatto apposta per quelle calze che ti piacevano tanto. Se vuoi un minimo di privacy mentre ti cambi prendo il paravento chinoise”
“Si grazie… non &egrave sono molto sexy mentre mi spoglio e rivesto”
“Ah beh… se la metti così… NIENTE PARAVENTO. Ti dimostro che sei ultra-sexy mentre ti spogli e ti vesti !!!”
La guardo un po’ perplessa ma la sua faccia birichina mi fa cambiare idea in un momento
“OK, se show deve essere che SHOW sia !” le rispondo con fare divertito. “Non &egrave che avresti della musica già che ci siamo. Non che voglia fare la lap dancer o la strip teaser, ma un po’ di sottofondo musicale aiuta sempre a riempire l’ambiente”
“Certo che abbiamo la musica! Oggi non l’ho ancora messa e non so perché. Torno subito”
Sono da sola in quell’improvvisato boudoir e mi guardo intorno. Cazzo com’&egrave cambiata la mia vita in nemmeno due mesi !!!
Mi spoglio rapidamente: via i pantaloni, via i collant, via la camicetta, via il reggiseno.
Mi sto togliendo le mutandine quando dietro di me sento “Ehi… così non vale!!!” dice Louise “hai approfittato della mia assenza per fare lo strip!”
Mi metto a ridere “Ebbene SI bambola, avere quasi 50 anni qualche vantaggio di astuzia lo dà… Comunque mi hai colto in flagrante” le dico mentre mi sfilo le mutandine e resto vestita solo delle mie scarpe.
“Wow!!! – dice Lousie – se metti le mani sui fianchi sembri la famosa foto di Helmut Newton”
“Ma vaaaaaa”
“Giuro… ai delle tette pazzesche. Confessa che le hai rifatte. Dimmi da chi che quando sarò ricca ci vado anch’io !”
“Sorry ma &egrave madre natura e l’aver SEMPRE portato il reggiseno che mi ha evitato l’effetto tette-all’ombelico. se vuoi un consiglio visto il tuo seno generoso, evita di andare in giro senza reggiseno: fai morire gli uomini fino a 40 anni e poi devi andare dal chirurgo a mettere a posto i danni e le smagliature”
Nel frattempo Louise mi ha passato il completo di intimo e io l’ho indossato. Sto mettendomi il reggicalze quando lei mi dice “Hai mai indossato questo tipo di calze?”
“No perché?”
“perché bisogna saperle mettere altrimenti si fa un disastro o addirittura si rompono. Adesso ti insegno. Tanto per iniziare siediti da qualche parte: queste non si indossano da in piedi come un collant”
Mi siedo sul divano e vedo Louise che si siede di fronte a me. Si toglie le scarpe e si sfila una calza. Alza lo sguardo e mi vede rapita da quello che ho appena visto. Chiudo la bocca e mi riprendo rapidamente, ma ormai Louise mi ha notato. Ci guardiamo e il suo viso riprende il sorriso birichino di poco prima.
“Allora adesso ti faccio vedere” mi dice prendendo la sua calza che si &egrave appena tolta e iniziando a raccoglierla rapidamente sulle due mani facendo attenzione a non impigliarsi con unghie e anelli. “Per prima cosa le devi raccogliere come si fa con un collant ma facendo MOLTA più attenzione ad andare dritta. La riga deve sempre rimanerti al centro delle mani e deve ripiegarsi sempre su se stessa”
La guardo rapita mentre il velo leggero della calza si raccoglie nel palmo delle sue mani.
“Poi devi mettere la punta dell’alluce in questo punto e spingere lentamente il piede verso l’alto. Aiutati con la mano a far sì che la calza non faccia pieghe perché altrimenti poi viene tutta una grinza. Una volta sistemata bene la caviglia, spingi delicatamente la gamba e lascia scorrere la calza. Così…”
Il piede affusolato di Louise si muove rapidamente, entra nella calza e svetta verso l’alto inguantato dalla calza. Il disegno nero scuro accompagna sinuosamente il velato della calza sulla pianta del piede. Dopo un attimo Louise ha tutta la gamba distesa con il piede che svetta verso l’alto. Sono letteralmente rapita. Rapita ed eccitata. Il respiro mi si &egrave accorciato. Sento che inizio a bagnarmi. Cazzo no… ho il completo in prova e non &egrave nemmeno il mio!!!
La mia faccia deve parlare più di un discorso di Cicerone, perché Louise ha mangiato non solo la foglia ma un’intera foresta di foglie.
“Allora, vediamo come te la cavi Anna” mi dice Louise aprendo il pacchetto di calze nuove e porgendomene una dopo averla lentamente separata dalla seconda.
Io inizio ad arrotolarmi lentamente la calza sulle mani (sono condizionata dall’idea di romperla prima ancora di averla indossata) e nel frattempo mi tolgo le scarpe. Meno male che avevo fatto la pedicure pochi giorni prima.
Finito la raccolta alzo il primo piede e lo infilo come mi ha insegnato Louise nella calza. Sembra funzionare alla perfezione mentre accomodo la calza intorno alla caviglia. Che sensazione meravigliosa: sembra veramente di avere un guanto di seta intorno alla pelle delicata della pianta del piede. Sto per spingere la gamba quando Louise mi ferma.
“Aspetta un secondo: fammi sentire che non abbia grinze” mi dice prendendomi il peide sollevato e accarezzando la pianta e le dita. Cazzo sono ancora più eccitata e allagata. Vuoi dire che ha capito tutto? Cazzo cazzo cazzo…. sento che oltre ai polpastrelli mi sta facendo scorrere un’unghia sulla pianta del piede e alla base delle dita. Se continua così muoio.
“La prima mi sembra messa bene. Adesso spingi la gamba che poi vediamo la seconda.”
Spingo in modo lento. Guardo Louise che mi osserva con un sorriso malizioso.
“Brava Anna ma devi essere più sicura nel fare il movimento, altrimenti si formano le pieghe. Vedi qui?” e così facendo mi fa scorrere la mano sul polpaccio per sistemare la calza. “Adesso alzati, chiudi i ganci e passiamo alla seconda”
Ripetiamo l’operazione e anche questa volta Louise mi prende il piede e controllando se avevo messo bene la calza mi accarezza il piede, addirittura un po’ più a lungo della prima volta. “Questa volta non ci siamo. Non &egrave messa bene. Toglila che ti mostro nuovamente” mi dice. Confesso che mi sembrava perfetta ma lei si &egrave tolta la seconda calza e – seduta a fianco a me – rapidamente la raccoglie nelle mani e si gira nella mia direzione per infilarla. Mette il piede dentro e me lo mette letteralmente sotto il naso “Com’&egrave?” mi chiede.
“Bellissimo”
“Come?”
“Intendevo che hai messo la calza perfettamente”
“L’avevo capito subito sai che ti piacciono i piedi. Ti piacciono i miei?”
Sono imbarazzatissima ed eccitatissima
“Si, sono molto belli, molto curati”
“Guardali da vicino, attraverso le calze: come sono?”
“Bellissimi”
“Sai per arrotondare i miei guadagni io faccio la modella per un casa cinematografica specializzata in video foot fetish. Si chiama …..”
“Non sapevo esistessero case specializzate in questo tipo di video?”
“Scherzi !?!?! Pagano molto meglio delle case pornografiche in cui ti fai scopare. Anche perché io di farmi scopare non ci penso proprio !!!”
Sono senza parole e sto letteralmente perdendo il controllo. Ho in mano il piede di Louise e lo guardo da meno di 50 cm.
Louise mi guarda e inarca il piede, puntandolo verso il mio viso.
“Ti piace eh?”
“Moltissimo”
“Vuoi che ti faccia uno spettacolo privato? Mi dai una mancia?”
“Lo desidero moltissimo” in questo periodo &egrave come se le mie orecchie ascoltassero la voce uscire senza averne il controllo. Ecco: ci mancava anche questa… mi ritrovo a pagare per una mia fantasia erotica…
Louise si toglie entrambe le scarpe e si sdraia sul divano vicino a me. Alza le gambe e mi mostra entrambe i piedi portandoli vicini al mio viso.
“Vuoi accarezzarli?”
“Si” le dico prendendone uno in mano. Inizio rapita a toccare la pianta del piede inarcato. Sento le dita che si muovono lentamente. Louise sa perfettamente come muoversi per farmi eccitare. Mi mette entrambi i piedi in mano, poi con uno inizia ad accarezzarmi le braccia nude, la pancia, la mia gamba nuda.
“Vuoi baciarmi i piedi?”
“Si”. Sono letteralmente in estasi e vedo le punte dei piedi di Louise avvicinarsi al mio viso, accarezzarmi il mento, le guance, il naso. Poi si ferma davanti alla mia bocca e aspetta che io inizi a baciarle il piede. Lo bacio. Poi apro la bocca e inizio a leccarlo. In quel momento vedo che Louise mi sta guardando e ha iniziato a massaggiarsi i seni e ad accarezzarsi la figa. La sua gonna &egrave ormai sopra il bustino e vedo distintamente la figa completamente rasata attraverso una mutandina totalmente trasparente, leggermente ricamata, eccitantissima.
Sono letteralmente allagata e inizio a masturbarmi.
“Io non sono lesbica e quindi se vuoi che te la lecchi, mi spiace ma non lo farò” mi dice Louise.
Non le risponde neanche. Sono alle prese con il gioco dei suoi piedi.
“Aspetta. Voglio mostrarti delle altre calze. Tu fai da sola per un minuto e arrivo”
Chiudo gli occhi e mi appoggio al divano. Mi guardo. Ho una calza si e una no. Mi metto la seconda calza e mi risiedo. Mi sento allagata e mi tolgo la mutandina di seta ormai fradicia e mi inizio a masturbare mezza sdraiata sul divano.
Louise rientra: ha un paio di calze senza riga e al posto delle scarpe ha dei sandali dal tacco vertiginoso.
“Guarda queste: me le hanno portate il mese scorso e stanno facendo impazzire i miei clienti.”
Detto questo si risiede e – dopo aver fatto dondolare un poco il sandalo aperto – si toglie la calzatura e mi porge il piede. Sono le calze come si usavano negli anni ’70, con il tallone e la punta scuri. Oggi non si trovano quasi più.
Oddio… mi allago
Non ho più ritegno: le prendo in mano il piede e inizio a leccarlo e a insalivarlo. Prendo anche il secondo mentre mi masturbo.
Vedo che anche Louise si sta toccando il clitoride e questo mi eccita da morire.
Con un mio piede le tocco un seno e la vedo sobbalzare
“Ti ho detto che non sono lesbica”
“Nemmeno io… &egrave solo un gioco con i piedi… se non piacesse anche a te non saresti qui a fare la modella o la puttana. Fatti accarezzare…”
Louise non risponde e continua a masturbarsi
Risalgo il corpo di Louise con i miei piedi e arrivo alle sue labbra. Non dice nulla e inizia a leccarmi le dita, poi le piante, poi i talloni.
Siamo andate avanti per una mezz’ora e poi siamo esplose in un orgasmo simultaneo. Ognuna per se. Limitandoci a toccare unicamente i piedi.

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“Com’&egrave andato il tuo shopping cara?”
“Piuttosto costoso amore mio. A Portobello Road ci sono negozi che nascondono infinite sorprese e mi sono lasciata tentare da tutto… letteralmente da tutto…”
Un bacio sulla bocca e una mezza dozzina di pacchetti in mano … più uno…

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