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Racconti Erotici Lesbo

Praga

By 12 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019One Comment

Ho appena fatto la doccia e ho finito di asciugarmi. L’accappatoio l’ho buttato sul letto poco dopo essere uscita dal bagno; non prima che vi entrasse Natascia.

Al momento sono in vacanza di quinta superiore a Praga. Condivido la stanza con una mia compagna di classe all’ultimo piano di un albergo. Si tratta di una mansarda bella spaziosa. Pareti in legno che ancora profumano di legno appena tagliato. Un soffice lettone e tanti mobiletti e cristalliere di tutti i tipi se ne stanno lungo le pareti. Insomma un ambiente veramente caldo e confortevole. Unico neo la mancanza di finestre, abbiamo soltanto quattro abbaini.

Appena sono sicura che Natascia tira l’acqua della doccia, butto l’accappatoio sul letto e mi cerco qualcosa da mettermi. Tiro fuori dal cassetto del comodino mutandine e reggiseno e poi mi dedico ai capelli.

Dopo un po’ di phon e spazzola sono soddisfatta del lavoro. Nonostante il vapore della doccia ho ancora i capelli lunghi, lisci, e lucenti, insomma sotto controllo. Appoggio tutto sul comodino quando sento la Nati aprire la porta e uscire dalla doccia. Cavolo se è stata veloce.

‘ Fa freddo, sto congelando. ‘ Le sento dire. Mi volto per guardarla e la vedo venirmi incontro verso il letto. Porta addosso solo un asciugamano bianco che si tiene fermo con un braccio. I capelli castano scuri le ricadono sulle spalle tutti bagnati.

‘ Potevi asciugarti meglio. ‘ Le faccio.
‘ Figurati troppo caldo lì dentro. ‘
Siamo a Marzo, ma a Praga è come da noi a dicembre, e fuori fa un freddo cane. In camera, però, si sta bene. I termosifoni sono al massimo e anche se indosso solo l’intimo mi sento a mio agio.
‘ Beh, deciditi fa troppo caldo o freddo? ‘

‘ Adesso sento freddo, mi passi il phon? ‘
Gli e lo allungo e poi cerco qualcosa con cui vestirmi per la cena.
Mentre vaglio le varie opportunità, scorgo la Nati che lotta con i suoi capelli. Lei ha dei capelli naturali mezzi ricci e mezzi mossi che le stanno dando del filo da torcere. Non sono lunghi come i miei ma non gli e li ho mai visti una volta uguali al giorno prima. Devono essere sicuramente ostici da pettinare.

Mi allungo sul letto e vado gattoni dalla sua parte.
‘ Ti aiuto ad asciugarti, dammi il phon, tu pettinati. ‘
‘ Grazie Vale. ‘

Appena prendo in mano il phon una pioggia di schizzi mi colpisce in faccia. ‘ Dai Nati! ‘
Natascia ha aspettato che mi fossi avvicinata per iniziare scrollarsi i capelli in tutte le direzioni quasi innondandomi.
Le punto il phon addosso e faccio fuoco. ‘ Ora ti sistemo. ‘

Lei fa finta di schivare il getto del phon come se fosse una pistola e mi si getta addosso abbracciandomi.
‘ Dai che mi bagni tutta. ‘ Poi lei si siede a fianco dandomi le spalle. ‘ Scusa Vale. ‘ Chissà perché dal suo tono non sembra affatto dispiaciuta.
Le stringo una ciocca di capelli con la mano mentre inizio ad asciugarla. Per errore gli e la tiro più forte del normale e gli strappo un grido soffocato di dolore. ‘ Ahia Valeria vacci piano. ‘

‘ Scusa. ‘ Le dico e continuo ad armeggiare con il phon. E’ più complicato del previsto. Natascia non sta ferma un attimo mentre si spazzola i capelli e così finisco per tirarglieli di nuovo. ‘ Ahi. ‘ Lei si alza dal letto.
‘ Lo fai apposta ‘ Si scrolla di nuovo i capelli e finisco investita di nuovo dagli schizzi.

‘ Non ho ancora finito con te! ‘ Gli protendo il phon con fare minaccioso. Il getto d’aria le fa ondeggiare lievemente i capelli. ‘ Hai i capelli ancora tutti da sistemare. Non ho tutto il pomeriggio da perdere. ‘

Natascia si appoggia alla parete della stanza e mi guarda maliziosa. ‘ Non mi fido di te, Vale. ‘
‘ Che vuoi dire? Sai, oggi sei più strana del solito. ‘

‘ Se mi vuoi vedere nuda, non c’è bisogno di farla tanto lunga. Non ti posso biasimare se vuoi vedere le mie bellissime tette. ‘ Si passa lentamente le mani sull’asciugamano arrivando a toccarsi le tette.

‘ Nati, io non voglio vedere nulla! ‘ Uffa quando si mette a fare la scema non c’è verso di sfangarla.
Gli e lo riesco a leggere benissimo in faccia. Ha già deciso di fare una delle sue solite scenette e guarda pure come si diverte. Sfoggia un sorriso tale che se aprisse la bocca ingoierebbe un gatto intero in un sol boccone.

Spengo il phon; temo sarà una cosa lunga e lo butto sul letto.
‘ Mi devo ancora cambiare anch’io, non abbiamo tempo. Dobbiamo essere di sotto tra venti minuti. ‘
Con l’altra mano le sventolo davanti la spazzola ‘ E quei capelli non si sistemeranno da soli. ‘
Decido di renderle pan per focaccia.
‘ E se volessi vedere delle belle tette, mi guarderei allo specchio. ‘
Ora è sistemata a dovere.

‘ Vuoi vedere qualcos’altro? ‘ Gli s’illuminano gli occhi quando mi risponde. Temo di averle servito la battuta su di un piatto d’argento, poi continua.
‘ Non pensavo fossi così porca. Forse dovrei scappare urlando e dire a tutti che sei una pervertita. ‘
‘ Pervertita! ‘ Mi urla in faccia la Nati.

‘ Sì dai esci pure, con quel mini asciugamano che ti ritrovi scommetto che tutti gli altri ragazzi lo apprezzeranno davvero molto. ‘
Spero proprio che segua il mio consiglio, magari ci casca veramente e ne profitto per chiuderla di fuori per qualche minuto. Questo sì che sarebbe uno scherzo.

‘ E’ il mio asciugamano che t’interessa vero? Mi vuoi vedere senza? ‘
Si stacca dalla parete e fa un passo verso di me. Tiene entrambe le mani sui due angoli uniti dell’asciugamano sopra il seno.
‘ Allora Vale bella che mi rispondi? ‘ Dice quest’ultima frase con molta sensualità.
Inizia anche a muoversi lentamente sul posto come se stesse facendo un ballo sensuale.

Si muove veramente bene, anche se esagera con lo sculettamento. In fondo ha fato danza per ben tre anni e sa come muoversi. Lo sta facendo per provocarmi e nulla più.

‘ La pervertita sei tu! Non hai nulla lì sotto che m’interessi. ‘
Le punto la spazzola indicando l’inguine e tento anche di sfoderare il mio piglio più serio. Se capisce che mi sto divertendo anche solo un pochino non me la finirà più. Non le devo dare questa soddisfazione, è come i bambini piccoli.

‘ Che ne sai? Magari la mia cosina ti piace. Scommetto che prima non pensavi ad altro mentre mi asciugavi i capelli. ‘
‘ Sei insistente Nati. Uffa! Ti ho già vista nuda. Anzi ti abbiamo vista tutte quante nuda nella doccia dopo ginnastica. ‘

‘ Allora mi osservavi davvero! Ho ragione sei una pervertita, magari poi a casa non facevi che toccarti pensando a me. ‘
Non so perché ma l’idea di toccarmi pensando alla Nati mi lascia spiazzata. Non la facevo così diretta. Per un attimo m’immagino la scena e devo ammettere che mi fa sentire strana, selvaggia. Mi viene una specie di nodo allo stomaco. Sono solo parole ma mi hanno toccato veramente; anche se ancora non so come.

Rimango per troppo tempo senza darle una risposta così le lascio l’opportunità di continuare a prendermi in giro.
‘ Allora Vale, ti toccavi veramente? E alla notte mi sognavi? ‘ Poi cambia atteggiamento tutto ad un tratto. Come una persona che gli viene un’idea all’improvviso e gli s’illumina il volto.
‘ Un momento stanotte non ti sarai tormentata la passerina mentre ti dormivo a fianco? Non sarà per questo che stamattina eri così stanca? ‘

Più mi parla di toccarmi più mi agito. Non mi sto spaventando ovviamente. L’ho vista fare scene simili un sacco di volte in classe o fuori in giro. Questa volta, però, è diverso. Anche se fa la scema come al solito, percepisco una strana tensione nell’aria. Lo avverto solo io ovviamente. Per lei è sempre normale folleggiare a quel modo.

‘ Vale? Cucù! Ci sei? Mi rispondi? Lo sai che sei veramente bella quando arrossisci? ‘
Che razza di ‘ Quasi sobbalzo sul letto. Mi sono fatta un trip mentale pensando a lei nuda; e chissà che idea sì e fatta della situazione.
‘ Cosa? ‘ Tento di ricompormi per poterle risponderle a tono.
‘ Io non sono arrossita e tu sembri una zoccola in cerca di clienti. ‘

‘ No Vale, ti si sono anche drizzati i capezzoli. Guarda come si vedono attraverso il reggiseno. ‘
Se non ero arrossita prima, lo faccio sicuramente adesso.
Istintivamente mi metto le mani sulle tette per coprirmi; poi mi rendo conto che aveva di nuovo scherzato. I miei capezzoli erano assolutamente a posto. Il fatto, però, di reagire così velocemente mi ha fatto sentire quasi in colpa, come se lo fossero stati veramente.

‘ Ti stai eccitando! ‘ Natascia mi canzona tutta contenta.
‘ Non è vero ‘ Quasi strillo. Non so perché ma non mi sento credibile con quel tono di voce e le mani ancora sulle tette. Così aggiungo:
‘ Solo a te piace fare queste cose. ‘

‘ Dai Vale non voglio prenderti in giro. ‘ Si fa seria mentre me lo dice. Per un attimo penso che finalmente la smetterà. Poi continua a parlarmi.
‘ Ma se proprio insisti, se mi fai vedere le tue tette, io ti faccio vedere le mie. ‘
Ecco questa è la Nati. Ed io cretina che ci ho pure creduto per un istante.
‘ Basta parlare di tette. ‘

‘ Queste tette? ‘ Si apre entrambi i lembi dell’asciugamano sbattendomele quasi in faccia. ‘
‘ Dai! ‘ Urlo.
D’istinto scalcio le mie gambe nella sua direzione, ma con un salto si mette fuori portata. Si sta sicuramente divertendo un mondo. Poi mi rendo conto che si è tolta di dosso tutto l’asciugamano. Ancora ne tiene i lembi in mano, ma l’asciugamano tocca per terra. Solo che lei è rimasta tutta nuda.

Sa che la sto guardando ed è tutta contenta. Sa che sono imbarazzata e sono sicura che se la stia godendo di brutto. Brutta stronza con la figa al vento.
‘ Scusa ma chi sarebbe ora la pervertita tra noi due? ‘ Le faccio notare con un pizzico di sarcasmo.
‘ Tu! Ti stai eccitando e tra poco avrai tutta la micetta allagata. ‘

Mi alzo dal letto, la situazione mi sta sfuggendo di mano. Quella cretina della Nati mi sta indisponendo o peggio temo.
La cosa che m’inquieta più di tutte è che trovandomi sola insieme a lei nella nostra camera d’albergo mi sento quasi vulnerabile.

Sto per dirle qualcosa. Voglio chiuderla lì una volta per tutte, prima che possa succedere chissà cosa. Qualcosa, però, mi fa perdere degli attimi preziosi. Mi accorgo che le sto fissando il pelo bagnato mezzo biondo e mezzo castano che le incornicia la figa. Poi torno a guardarla in faccia, anche se il mio sguardo ancora indugia sul suo corpo nudo con una certa lascività.

Lei ad un tratto mi tocca. E’ velocissima e non me lo aspetto minimamente. Fa cadere l’asciugamano per terra e allunga la mano tra le mie gambe. S’insinua di forza tra le mie gambe e poi sale su. Riesco a stringere le gambe attorno alle sue dita ma è già arrivata in zona proibita.

Sento le sue dita che premono e spingono sulla mia figa. Le mutandine sono come se non ci fossero. Quella violazione della mia intimità mi lascia senza fiato quanto è stata veloce e inaspettata. Poi tiro indietro il culo e mi libero.

‘ Nati Cazzo! ‘
La spingo via, poi mi rendo conto che sono stata eccessivamente violenta. Lei sbatte contro il muro. La testa cuzza contro la parete e il suono rimbomba per la stanza. Per un attimo mi spavento a morte.
Nella mia testa la vedo che si accascia per terra senza sensi; invece, per fortuna si riprende subito.

Mi si fionda addosso. D’istinto mi butto sul letto e riesco a schivarla per un pelo.
Tento di raggiungere l’altra sponda carponi, ma le lenzuola mi si mettono di’intralcio. Lei mi è sopra in un instante con tutto il suo peso nel tentativo di bloccarmi.

‘ Adesso t’inculo! ‘ Cazzo non so se vergognarmi di più per quello che sta succedendo o se qualcuno possa sentirci.

Avverto la Nati tutta sopra di me. Mi tiene incollata sul letto con il suo corpo. Mi ha piazzato le mani sulle spalle e m’impedisce di muovermi. Nel frattempo la sento che struscia e spinge il suo bacino sul mio culo. Esattamente come se potesse incularmi sul serio.

Ho la bocca premuta sul materasso e un lenzuolo mi si è quasi infilato tra le labbra. Il sapore secco di stoffa non troppo pulita come quella di un albergo mi darebbe normalmente fastidio.
In quel momento, però, sento solo il contatto del corpo nudo della mia amica sulla mia pelle. Il suo pelo pubico mi sfiora il culo; ed è una sensazione veramente strana. Quella strana intimità mi turba.

Se ci fosse un ragazzo al suo posto mi divertirei un mondo, ma così è sbagliato. Solo che quasi non riesco a notarne la differenza. Chiudo gli occhi per un istante, come quando da bambini lo si fa per difendersi da un qualcosa che fa paura.
Solo che qui di paura non c’è ne. C’è solo l’imbarazzo ma forse lo sto confondendo con qualcos’altro che non riesco a distinguere bene.

Affondo il volto tra le lenzuola per estraniarmi da quella strana sensazione che mi sta prendendo.
Forse non voglio che mi possa vedere in faccia. Sono sicura di essere tutta arrossita. Questa volta sul serio.
Le grida della Nati neanche le sento più.
Non riesco a capire il perché, ma smetto di irrigidirmi e mi rilasso. Insomma. La lascio fare.
Lei continua a fare finta di incularmi, ma intanto mi lascia libere le spalle, sento le sue mani che mi carezzano la schiena e si fermano sui miei fianchi.

Cazzo, vorrei saltare via di lì e invece sono come incollata al letto.
Per lei forse è ancora tutto un grandioso scherzo, io invece quasi voglio che continui. Sicuramente il mio corpo non vuole abbandonare quella posizione.

Torno alla realtà solo quando sento che mi sta slacciando il reggiseno. Cavolo non sono ancora pronta a questo. Si sta prendendo qualcosa che non sono ancora pronta a darle. Forse. Tuttavia la cosa quasi mi spaventa. Per un attimo mi è sembrato che tutto potesse continuare così all’infinito.

Sono in preda al panico. Tra poco sarò costretta a guardarla in faccia e non voglio farlo mentre sono mezza nuda. Così decido di scrollarmela via di dosso; anche con una certa violenza.
In un attimo la getto di fianco gambe all’aria.

‘ Te l’ho fregato! ‘ Non capisco bene quello che dice fino a quando la vedo che sventola vittoriosa il mio reggiseno. Per un attimo lascio stare l’imbarazzo e penso solo a riprendermelo. Così mi getto su di lei.

Alla fine, dopo una breve colluttazione, le strappo il mio reggiseno dalla mano.
‘ Che cos’è che mi avresti fregato Nati? ‘
Devo dire che la Nati non ha nemmeno voluto resistermi. E’stato facile.
Ora è lei immobilizzata sotto di me. Le tengo un polso inchiodato sul letto con una mano.
Con l’altra mano la tengo ferma per la spalla.

Segue qualche secondo di silenzio; poi mi rendo conto che sto ansimando, non per lo sforzo, ma per la situazione. Le sto saldamente sopra mentre la guardo tutta trafelata.

Alla fine quello che temevo è successo. La sto guardando in faccia; i miei occhi fissi sui suoi. Il cuore mi batte all’impazzata al pensiero che lei riesca anche solo lontanamente a capire quanto confusa ed eccitata mi senta in quel momento.

Ha gli occhi con delle grandi iridi castane chiare. Lei è bellissima. Ha i capelli ancora mezzi bagnati sparsi tutt’attorno alla testa che si diramano in tutte le direzioni. Ricambia il mio sguardo tutta compiaciuta. Voleva provocarmi e ci è riuscita.

Ha il volto raggiante. Anche lei è tutta arrossita, ma temo che lo sia solo per lo sforzo del momento, non perché si sente come me e questo mi fa quasi stare male.
Il mio sguardo scende, scivola veloce dalle sue labbra sottili al suo collo e si sofferma sul suo seno che si alza e si abbassa ritmicamente secondo il suo respiro.

Neanche me ne accorgo, la mano che le tengo sulla spalla scivola insieme al mio sguardo sul suo seno. Solo quando vedo uno dei suoi capezzoli chiari sparire sotto la mia mano mi rendo conto che le sto toccando un seno.

Vorrei non sapere quello che sto facendo, in realtà ne ho paura. Non le ho toccato un seno inavvertitamente. L’ho voluto. Non si tratta di un tocco che posso dissimulare con una cavolo di risata o per sbaglio. Persino io so che la sto toccando con avido desiderio.

Mi abbandono per un attimo a quella sensazione. La mia mano sente il calore di lei mentre le dita esplorano il suo morbido seno.

Far risalire il mio sguardo ora è difficile. Mentre prima poteva essere tutto uno scherzo; adesso tutto è cambiato. Qualsiasi donna è in grado di capire la differenza tra una carezza e quel qualcosa di più.

Quando il mio sguardo incrocia il suo scorgo in lei stupore, non più divertimento. Si è accorta che per me lo scherzo è finito. Lentamente mi avvicino a lei. Le nostre labbra stanno per sfiorarsi.

‘ Che cazzo fate? ‘ E’ come se mi scorresse tutta la vita di fronte in un attimo. E’ una voce estranea. Qualcuna delle nostre compagne di classe deve essere entrata in camera. Improvvisamente mi rendo conto dell’enormità della situazione e di tutte le sue implicazioni.

Salto via dalla Nati cercandomi qualcosa con cui coprirmi. Provo ad afferrare le lenzuola ma sono tutte bloccate sotto la Nati. Poi prendo un cuscino e mi ci nascondo dietro.

Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo. Penso mentre tento di nascondermi dietro il cuscino sapendo benissimo che non serve a nulla.

‘ Stavate scopando! ‘ Sono la Chiara e la Ste, anche loro nostre compagne di classe. Le spio da dietro il cuscino. Dio che facce divertite stanno facendo.

Non so cosa rispondere. Volevo buttarla come uno scherzo, ma la verità è che se non fossi stata interrotta forse l’avrei veramente baciata.
Inoltre da quanto tempo erano arrivate in camera nostra? Sono sicura di non aver prestato attenzione alla porta fin da quando la Nati non mi aveva scaraventato sul letto.
Ora mi ritrovo catapultata nel mondo normale dove so che non l’avrei passata liscia.

La Nati, invece, è brillante. Ne esce con una battuta stupida.
‘ Si mangia così da schifo che qualsiasi cosa è meglio che andare a cenare. ‘
Le altre miei amiche sembrano cascarci. La battuta le fa ridere, ma la Nati non si ferma e continua a parlare senza provare imbarazzo o cose simili. Si alza prendendo un lenzuolo per coprirsi e attacca discorso con loro.

Non so come riesca a fare. La chiara e la Ste stanno ancora facendo allusioni al nostro numero sexy di poco fa, ma lei riesce a cambiare discorso e farle credere che fosse solo una delle sue solite piazzate.

In pochi minuti riesce a liquidarle senza troppo sforzo e le fa uscire dalla camera. Questa volta sento il rumore della serratura che gira.

Solo io sto ancora nascosta dietro il cuscino vergognandomi a morte. Quando ad un tratto sento strapparmelo via dalle mani. Di fronte a me ci sta la Nati con le mani su fianchi ancora tutta nuda che mi sorride.

‘ Sai io penso che stanotte tu ti toccherai per davvero! ‘
Fare finta di nulla. Quella è la chiave per affrontare la situazione.
Il trucco aveva funzionato benissimo sia durante la cena sia nel dopo serata quando eravamo uscite tutte quante a fare una vasca in centro lungo il ponte Carlo e l’isola di Kampa.

Ovviamente ci sono state delle frecciatine; specie da parte di Chiara, ma in fondo questo è il suo carattere. Sinceramente pensavo che la voce della mia esibizione con la Nati avesse fatto il giro della classe. Probabilmente, la cosa non era ancora successa o forse i miei compagni si sono mostrati più discreti del solito.

Con la Nati, invece, non ho aperto bocca per tutta la serata. L’ho ignorata il più possibile passando il tempo con gli altri compagni di classe ed allontanandomi di tanto per i vicoli di Praga.

Rientrati in albergo ho continuato a far finta di nulla. In fondo si era trattato di uno scherzo. Forse.
Salutate le altre vado in camera. La Nati ancora non c’è. Ne profitto per cambiarmi finché sono ancora sola. Prendo il pigiama e vado in bagno. Mi lavo velocemente i denti e poi indosso il pigiama.

Appena esco dal bagno quasi sbatto addosso alla Nati. E’ entrata silenziosamente in camera. Non le ho nemmeno sentito chiudere la porta. – Ehilà! – Le faccio tanto per rompere il ghiaccio. Ha uno sguardo piuttosto indecifrabile. Non sembra arrabbiata, ma è seria e concentrata. La situazione sembra leggermente complicata.

Mentre aspetto la sua risposta mi sistemo una ciocca di capelli dietro l’orecchio e faccio per andare verso il letto. Natascia allunga un braccio verso la parete e mi blocca il passaggio. Aia sapevo sarebbe finita male.

– Senti Nati’ – Non riesco a finire la frase che subito lei mi si fa vicinissima e mi stampa un bacio in bocca. E’ una cosa a cui non sono pronta. Ho gli abiti della serata ancora sotto il braccio per cui non riesco nemmeno a fermarla.

Sono così stupita che nemmeno ho il tempo di preoccuparmi dei possibili risvolti della situazione. Quando sento la sua lingua insinuarsi tra le mie labbra decido di finirla subito lì. Forse prima di cena poteva succedere qualcosa, ma adesso sicuramente volevo andarmene a letto e chiudere quella giornata in un modo o nell’altro.

Piego la testa di lato e spintono la Nati indietro. Questa volta evito di farla sbattere sulla parete.
– Non ti è piaciuto? – La guardo dritta in faccia. E’ come stasera mi voleva solo provocare. L’espressione seria di poco fa ha lasciato il posto al suo solito sorriso a trentadue denti tipico di quando vuole prendere in giro qualcuno.

– Dovresti smetterla, dico sul serio Nati, hai rotto. –
– La poverina, che fai ti metti a piangere? – Mi sfodera una faccina triste con il broncio che però non riesce a mantenere per più di cinque secondi perché poi le torma su il solito sorriso extra large.

Devo ammettere che è difficile odiarla mentre sorride. La sua faccia è splendida mentre sorride e questo mi fa riemergere i ricordi più intimi della nostra esibizione di poco prima. Specialmente i ricordi che mi hanno creato più imbarazzo e confusione.
– Sa che ti dico? Me ne vado a letto Nati. – Non mi sento convincente mentre lo dico, ma le volto le spalle così non devo affrontare nessun esame, forzo il suo braccio che mi blocca alla parete e vado a letto.

– Dai non volevo offenderti, volevo solo chiudere in bellezza. – Mi fa la Nati.
– Si si. – Gli rispondo tentando di non far capire che me la sono presa in un modo molto più serio di quanto potesse immaginare.
– Non mi capita tutti i giorni che una ragazza mi salti addosso. Letteralmente intendo. – Chissà se sorrideva ancora mentre lo diceva. Non riuscivo a vederla perché le davo ancora le spalle.
– No, Nati ti stai sbagliando, tu mi sei saltata addosso ricordi? – Uffa, il piano di far finta di niente è già andato a quel paese.
– Si ma poi quella tua mano è stata così invadente, sai sento ancora addosso la sua presa sulla tetta. –

Anche io mi ricordo benissimo di quella situazione. Cazzo ho passato tutta la sera a tentare di dimenticarmene ed adesso ce l’ho in testa e la rivedo in continuazione. Vorrei voltarmi e provarle a spiegarle la situazione; cercare di farle capire che mi sento a disagio a parlarle della cosa. Tuttavia Natascia e discrezione non vanno di certo a braccetto così faccio l’unica cosa che possa chiudere quella storia senza risolvere nulla.

Mi infilo sotto le lenzuola. – Notte. – E la chiudo veramente lì.
– Buonanotte anche a te, ma smettila di toccarti – Cavolo ha detto l’ultima battuta, ma devo insistere e ignorarla.

La strategia ha funzionato, dopo un po’ la sento che armeggia con la borsa, va in bagno e quando torna ho già spento la luce. Anche lei alla fine si infila sotto le lenzuola. Tra me penso che è finalmente finita. Spero che Morfeo mi possa donare un po’ di pace finalmente.

Passa qualche secondo.
– Vale’ – Grazie Morfeo, sei un vero amico. – ‘ascolta stasera io scherzavo ovviamente, ma non è che tu hai poi inteso qualcos’altro? –
Fanculo Morfeo e adesso che le rispondo? Magari vuole continuare ancora lo scherzo, a volte lo fa e va avanti per giorni. Solo che era più divertente quando lo faceva con altri.
– Vale devo venire lì? Perché non mi rispondi? –
– Nati ma che c’è mai da sapere? –
– Dai stasera sembravi veramente fuori, mi sembravi eccitata quasi! –

Ovviamente la Nati aveva pure ragione. Ma non poteva farsi gli affari suoi? Non è che avessi la voglia di fare certe aperture proprio in quel momento. Forse se non fossi stata interrotta sarebbe anche potuto succedere qualcosa.
– Ma dai che cazzo dici? Stavo solo al gioco, volevo vedere solo fino a quanto ti saresti spinta’ e poi secondo me quello era l’unico modo per farti smettere di rompermi le palle. – Meno male che è buio e non mi può vedere in faccia.

– Ti conosco bene, dici le parolacce solo quando ti arrabbi o menti. –
– Cosa sei una psicologa adesso? –
La sento che viene nella mia metà del letto. Improvvisamente non mi sento più sicura di me e il cuore attacca a battermi all’impazzata. Che vuole fare?
Mi appoggia una mano sulla spalla. E’ vicina. Io continuo a darle le spalle, ma sento che mi si avvicina alla testa. Ad un tratto mi sussurra all’orecchio.
– Io ti eccito? –

Cazzo la sua solita schiettezza. La vorrei mandare a quel paese, invece, ho quasi voglia di risponderle affermativamente. Solo che lei sta sicuramente scherzando e se io, invece, mi apro poi che figura ci faccio? E se lo vengono a sapere le altre? Già stasera c’è stato una specie di miracolo e non si sono diffuse chissà quali voci.

Sento che si avvicina di più. E’ esattamente al mio fianco e mi tiene una mano sulla spalla. Già sento il calore del suo corpo attraverso il pigiama; posso solo sperare che il mio cuore non si senta altrettanto bene.

– Allora Vale? –
– Allora niente, la smetti? –
– Solo se mi rispondi si o no. –
– No! Va bene? –
– Tu menti, stasera mi volevi baciare sul serio. – La mano che mi cinge la spalla mi prende i capelli e me li scosta dietro la testa.
– Dai voglio solo sapere se faccio eccitare anche le ragazze, non lo dico a nessuno giuro. – Mi è così vicina che sento il suo fiato sul collo, intanto io sono quasi paralizzata sul letto in posizione fetale.

– Nati non è successo un cazzo. Tu facevi la scema e io pure. –
– Ok Vale, scusami se sono fastidiosa. – Che Cosa? Si ritira? Che cosa c’è dietro; oppure si è stancata di questo teatrino?
– Facciamo così Vale, se vuoi che non ti disturbi più basta che me lo dici. –
All’improvviso sento che allunga nuovamente la mano sul mio fianco. Prima l’appoggia delicatamente e poi si muove lentamente.

– Che cazzo fai, smettila. – Le dico, ma in realtà sono già partita. Mi sento accaldata, già da un pezzo tengo strette le gambe perché avverto vampate minacciose di piacere.

La sua mano scivola sotto il pigiama, trova le mutandine e quando sento che le scosta per infilarsi dentro mi eccito sul serio. Sento come una vampata di caldo e mi bagno. Quando sento le sue dita che mi toccano la figa è come un fiume che rompe la diga.

Va su è giù un paio di volte, sfiorandomi le labbra ripetutamente, poi si insinua con la punta di un dito, poi anche con un altro.
– Dai Nati smettila avevi detto che avresti smesso. –
Mi sussurra piano all’orecchio. – Non sei credibile quando hai le mie dita nella tua figa. –

In effetti, ormai, non ho più bisogno di essere credibile. Devo solo chiudere gli occhi e lasciarla fare. Ormai le sue dita si muovono agevolmente tra le mie labbra accarezzandole sia da fuori che da dentro. Poi arriva anche a toccarmi il clito ed inizia a massaggiarlo. A quel punto mi scappa un gemito.

– Quello era un Si vero? Voglio che tu mi risponda; io ti eccito? – Appena mi fa quella domanda mi affonda le sue dita dentro la figa. Sento due dita che scivolano giù senza problemi nella loro interezza, poi quando ritornano su lentamente mi esce ancora un altro gemito.

– Non ho sentito bene Vale, puoi ripetere? – E continua a masturbarmi affondando velocemente e poi ritraendo le dita lentamente. Io ansimo sempre più forte ad ogni colpo. Mi si fa più vicina e sento che mi bacia il collo, prima sembri che me lo lecchi, ma poi continua facendomi un succhiotto.

Non resisto quasi più, sento la figa ingrossarsi e farsi più sensibile ogni istante che passa. Sento che sto per venire. La Nati prima mugola qualcosa, poi mentre continua ancora a succhiarmi il collo mi parla ancora.

– Allora io ti eccito? – E mi infila dentro anche il terzo dito e a quel punto vengo e grido allo stesso tempo.
– Sì. – Se nelle camere affianco c’è qualcuno di ancora sveglio sicuramente mi deve aver sentito.
Mi rendo conto, forse troppo tardi, di aver urlato a squarciagola. L’imbarazzo dovuto al fatto che qualcuno possa aver origliato dalle camere vicine mi fa diventare piccina piccina.
Ovviamente ci penso solo per un istante; poi torno in me stessa. Torno in quel mondo fatto di calore e di piccole scariche di desiderio che si diffondono in tutto il corpo. Mi ci avvolgo proprio come se fosse una calda coperta in una fredda notte d’inverno e tento di goderne il più lungo possibile.

– Cazzo Vale, ti hanno sentito anche dalla portineria. –
La Nati mi riporta alla cruda realtà; peccato mi sarei rotolata dentro quelle coperte per altri cinque minuti buoni.
– Hai urlato un casino. – Mi sussurra nell’orecchio, poi estrae le sue dita dalle mie mutandine. Provo un ultimo fremito mentre mi sfiora maliziosamente il clitoride. Non so cosa risponderle. Nonostante il piacere che ho provato sono ancora imbarazzata ai massimi livelli; soprattutto adesso che sarò costretta a risponderle qualcosa.

Mi si forma un nodo allo stomaco mentre penso al prossimo passo da fare. Mi volto e la bacio? Provo a ricambiarla? Aspetto che m’infili nuovamente le sue dita dentro? Le dico qualcosa di spiritoso?

Mentre sono ancora presa con i miei viaggi mentali, la luce si accende. Rimango accecata per un attimo, poi mi faccio coraggio. Mi volto per guardare Natascia in faccia.

Lei è seduta sul letto attenta a esaminarsi le dita. Proprio quelle con cui mi ha penetrata. Sembra piuttosto curiosa e indecisa. Sono riuscita a zittirla Miracolo. E’ buffa vederla fare quella cosa.

La osservo mentre si porta le dita vicino al naso e le annusa cautamente. Chissà cosa si aspetta di sentire?
-Nati, cosa… – Lei m’interrompe bruscamente, poi si avvicina. Sto finendo la frase proprio in quell’istante quando m’infila le dita in bocca.

Finisco di parlare con uno strano mugolio mentre le sue dita si aprono nuovamente un varco dentro di me; anche se questa volta passano dalla bocca.
– Vale, che sapore hanno secondo te? – Mi fa lei tanto candidamente quanto ingenuamente.

Rimango sorpresa di fronte alla sua sfrontatezza e al sapore del mio sesso. Una strana consistenza su quelle dita calde, quasi vischiosa con un retrogusto di sapone che non riesco bene a identificare. Dovrei sentirmi schifata, invece, è quasi eccitante sentire nuovamente le sue dita dentro di me.

Le lecco avidamente con la lingua. Per evitare di perderle le afferro la mano e le impedisco di ritrarla indietro. Intanto continuo con la mia attenta esplorazione delle sue dita bagnate del mio sesso.

Mi abbandono a quel piccolo piacere che mi riporta alla mente quello enorme di pochi minuti prima.

– Che perversa. – Nuovamente la Nati mi riporta alla realtà. Io a volte non so mai cosa dire, lei invece, ci mette sempre una parola di troppo.

Mi tolgo le sue dita di bocca. Un filo di saliva scende ancora dalle sue dita fino quando si allontanano troppo e si spezza.
– Scusa. – Che piffero di risposta le ho dato penso; con tutto quello che potevo risponderle. Non ho niente da scusarmi.
– E di che? In fondo sei solo in calore, non ragioni bene. –
– Non è vero. – Mi sento improvvisamente offesa.
– Io ti eccito. – Mi risponde canzonandomi come se fosse una presa in giro di bambine delle elementari.
– Tu mi hai infilato le tue dita dentro. – Protesto.
– E tu me lo hai fatto fare liberamente. Ho anche i testimoni; tutti quelli che dormono in questo piano e anche il personale della portineria. –
– Sei’ – Non so che risponderle. – ‘impossibile. – Concludo.

– Si va bene Vale bella, hai sicuramente ragione tu. Ora’ –
Lei si mette in ginocchio sul letto. Si abbassa i pantaloni del pigiama fino all’inguine. Il suo pelo fa capolino dalle mutandine. Improvvisamente non sono più arrabbiata; solo ansiosa di scoprire cosa sarebbe successo.
– ‘visto che ti piace tanto leccare, divertiti.-

– Io… – faccio per risponderle; poi mi rendo conto che è inutile. Nonostante tutte quelle parole in fondo so che la desidero. Mi avvicino. Mi aggrappo ai suoi fianchi e le tiro giù i pantaloni del pigiama fin sul letto.

Allungo la lingua tra le sue labbra. Sono calde e umide, i peli del suo pube mi solleticano il naso.
Incomincio esplorando i contorni delle sue labbra; poi dal basso verso l’altro ne individuo il taglio e lo seguo fino al suo clitoride. E’ già turgido un piccolo bottoncino che balena tra le sue labbra. Non mi tiro indietro e incomincio a stimolarglielo.

Non devo aspettare molto per sentire le sue labbra inumidirsi ancora di più. Ora sento finalmente il sapore del suo sesso; tutto il resto non conta.
Sarà stata la nostra notte di follie a non farci sentire per tempo la sveglia?
Mi ricordo solo che tutto a un tratto ho sentito della gran confusione proveniente dal corridoio.
Con sforzo sovraumano riesco a far strisciare un braccio fuori dalle coperte verso il cellulare che tengo sopra il comodino. Chissà perché lo faccio? Una vocina, però, mi spinge a farlo. In un qualche modo devo sapere che ore sono.

Ma chi è fa tutto quel casino di primo mattino? Possibile che non si possa dormire in santa pace? Siamo in vacanza uffa. Potrei provare a seppellire la testa sotto il cuscino; ma c’è sempre quella vocina che insiste a controllare l’ora.
Alla fine riesco ad afferrare il cellulare senza far cadere le altre cose che ho riposto sul comodino. Ho un po’ di difficoltà a mettere a fuoco le immagini luminose del display. Quasi rimango accecata, poi stringo gli occhi e leggo.

Che strano dovrebbero essere tipo le sei e tre quarti, al massimo sette e tre quarti; ma perché c’è scritto otto e tre quarti? Dopo qualche istante il cervello incomincia a ingranare. Piccoli ingranaggi iniziano a ruotare all’unisono e d’improvviso realizzo. E’ tardi. Peggio, è un sacco tardi.

Ricordi della sera prima a cena si fanno prepotentemente largo. Compagni di classe, cibo e in particolare i professori che si raccomandano di essere pronti per le nove per andare in centro. Le nove! Possibile che quando si è in vacanza con la scuola si debbano fare orari terribili?

– Cavolo! –
Mi fiondo fuori dal letto come un elefante in un negozio di cristalli. Troppo sonno e troppe coperte sparse in giro non rendono certo facile la cosa. Incespico mentre tento di rimettere a posto il cellulare sul comodino e a infilarmi le ciabatte nello stesso momento.

Sento di non farcela. Mi fermo per un attimo, respiro e mi guardo attorno nella parziale oscurità. Tutte le finestre sono chiuse e filtra veramente poca luce. In compenso il casino da fuori non accenna a diminuire. La situazione sembra surreale. Mi ritrovo in un mare di tranquillità circondata dal caos.

Come se non bastasse, sono tutta nuda. Non ho di certo bisogno della luce accesa per capirlo. Anche in questo caso il mio povero cervello ancora tutto scombussolato per l’improvvisa frenesia impiega solo un attimo per ricordare anche quest’ultimo dettaglio.

Come un fiume in piena i dettagli, le frasi, le azioni di quella notte mi fanno quasi mancare il fiato.
Ho scopato con la mia amica e solo adesso lo realizzo in pieno. Certo, la notte appena trascorsa è stata fantastica. Si sono manifestate voglie e sensazioni che sono sfociate in un qualcosa di unico e veramente molto appagante. Corpi che si sfiorano, mani che esplorano, lingue che s’insinuano, cuori che battono a mille.
Ho fatto sesso fino a quando non mi sono addormentata sfinita; nemmeno mi ricordo il preciso istante in cui mi sono abbandonata tra le braccia di Morfeo.
Resta, però, il fatto che ho scopato con la Nati.
– Cavolo! – Di nuovo.

– Sveglia Nati! –
Spalanco un paio di finestre; che entri la luce. La Nati, però, non risponde ancora. Decido di rincararle la dose. Vado da lei e tiro via le coperte.
– Dai Nati che è tardi! –
– Ma cos’ –

Anche lei non indossa nulla. Non mi sono ancora abituata all’idea di essermi lasciata andare completamente con lei quella notte. Vederla nuda nel letto mi fa sentire ancora un po’ strana. Sapere di aver conosciuto quel corpo mi fa venire subito le palpitazioni.

– ‘a c’è? – Mentre si ripara gli occhi con le mani. Io mi avvicino e le rubo un bacio veloce. Il mio cuore non si placa ancora però.

– C’è che è tardi, tra dieci minuti si parte. –
– Davvero? – Lei riapre gli occhi. Una volta tanto riesco a sorprenderla. Bene, la mattina non inizia poi tanto male.
– Si certo. –
– Mi dovevi avvisare prima. – Piagnucola la Nati.
– Me ne sono accorta solo adesso. –
– Ma non avevi puntato la sveglia? –
– No, ieri sera me ne devo essere dimenticata. – Gli rispondo.

– Ma’ – E qui mi accorgo che la Nati sta ricordando quello che ho ricordato anch’io pochi istanti fa. S’interrompe a metà frase e il suo viso assume per un istante una certa aria di sorpresa.
– ‘ ah già; che notte Vale. Non ti facevo così porcella. – Ecco è ritornata in se stessa, speriamo che non continui per tutto il giorno.

– Guarda che per scopare bisogna essere in due; c’eri anche tu e se non mi sbaglio, mi hai infilato la tua manina dentro per prima. –
– Vale bella, se io, però, non ricordo male mi hai ricambiata con lingua e per ben due volte. Questo vuol dire essere porche. –
– Mmm’ – Meglio non continuare con quel giochino, se dobbiamo riepilogare tutto quello che è successo ieri notte, mi sa che vince la Nati. Decisamente mi sono lasciata andare.

– Beh sono lieta di essere stata la tua porcella; adesso, però, ti vuoi alzare per favore? E’ tardi. –
– Certo, sai? Sono felice che sia stata la mia porcella. – A questo punto arrossisce anche la Nati mentre si alza dal letto.
– A proposito ti posso chiamare Vale porcella? Fa rima con Vale bella. –
– Non davanti a tutti, però. – Protesto già sapendo che sarà una cosa inutile.

A quel punto c’è un po’ d’imbarazzo nell’aria. Totalmente nude, una di fronte all’altra, ci guardiamo come delle sceme. Dovremmo dire qualcosa per rompere quel silenzio imbarazzante; ma personalmente non mi viene in mente nulla da dire. Strano che anche la Nati stia zitta come me.
Intanto, di fuori, il casino proveniente dal corridoio continua come se nulla fosse. Noi due, invece, ci avviciniamo sempre di più poi ci baciamo nuovamente. Un bacio caldo e appassionato con labbra che sfiorano e lingue che si toccano mentre rimaniamo abbracciate a noi stesse.

Dopo un po’ le nostre labbra si separano.
– Cazzo Vale, sei veramente bella. –
– Nati io’ – Difficile trovare da rispondere, specie se in quel momento vorrei comunicarle più uno stato d’animo di felicità e di intimità. Le parole sono così vuote in certi casi.
– E sai con che fa rima Vale bella? Vale snella, Vale modella, Vale monella’ – Ecco la solita Nati. Un momento bellissimo che vuole terminare sempre sul ridere; come vuole concludere sempre qualsiasi altra cosa. Ieri notte però non ha finito ridendo.
Passeggiamo lungo il ponte di Carlo. Siamo sempre io e la Nati. Gli altri nostri compagni non ci sono.
E’ l’ora di pranzo. I professori ci hanno dato un paio di orette di libertà, al termine delle quali ci siamo dati il ritrovo proprio all’imbocco del ponte. Ci siamo divisi in vari gruppetti. Con la Nati sono sgattaiolata via senza dare troppo nell’occhio.

Finalmente abbiamo un momento libero da trascorrere sole. C’è da parlare, chiarire un po’ di cose e Dio solo sa ne abbiamo di faccende da dipanare.
Oppure potremmo fare shopping per il centro o girovagare per la città. Chissà cosa potremmo scoprire? Siamo in una città veramente magica.

– Dai, dammi un bacio! – Dice improvvisamente la Nati.
– Qui? Ma dai. – Ci sono un sacco di persone a passeggio lungo il ponte. Alcuni potrebbero benissimo essere altri nostri compagni di scuola.
– Lo vuoi anche tu, lo so. –
Mi guardo un po’ attorno senza sapere cosa fare di preciso. Da una parte vorrei veramente accontentarla perché è anche nel mio desiderio; ma nutro un po’ di timore. Vorrei essere assolutamente sicura che nessuno che ci conosca ci possa scorgere.
– Qui c’è troppa gente Nati. – Dico a malincuore tanto per tagliare il discorso.
– Stanotte non ti ha fatto certo schifo baciarmi; quando ti è mai fregato qualcosa degli altri? –
– Proprio per quello; non abbiamo ancora parlato di quello che è successo. –
– Perché non ti è piaciuto? –
– No, anzi, ma come dire’ –
– Si? –
– Abbiamo solo scopato, e ci vogliamo divertire… –
– Insomma di cosa hai paura, di essere diventata lesbica? – Sempre la sua solita schiettezza.
– Ecco, io non lo so. Siamo diventate veramente lesbiche? –
– A me non dispiacerebbe. – Lei sembra contenta.
– Non mi hai capito. Lascia stare la storia delle lesbiche. Vuoi fare coppia fissa intendo. –

– Vale, ma allora mi ami? – Dal nulla si esalta. Si inginocchia persino davanti a me. Mi fermo di colpo per non investirla.
– Mi vorresti sposare? – Lo dice a voce alta. Chiunque potrebbe sentirci a metri di distanza.
Classica scena da film romantico. Cazzo che vergogna.
– Dai alzati. – Le dico con voce tesa. Il brutto del centro di Praga è che ci sono una miriade di italiani. Ovunque ti giri senti parlare in italiano. C’è veramente il rischio che qualcuno ci possa capire. La burla di Nati mi innervosisce parecchio.
– Io ti amo sposami! – Ecco che rincara la dose. Qualche passante ci guarda incuriosito. Per fortuna che non si ferma nessuno.
– Alzati, andiamo via. –
– No prima mi devi dire che mi ami! –
Qual è la pena per un omicidio in Repubblica Ceca? Sto per strozzare qualcuna. Purtroppo con la Nati è sempre così. Se voglio farla finita con lei mi tocca capitolare.
Mi sforzo di sorridere quando la vorrei buttare giù dal ponte.
– Ti amo. – Sbiascico leggermente irata.
– Come? Non ho sentito. Puoi scandire bene ogni parola? – Ora è ufficiale. Scorgo con la coda dell’occhio un passante intento a guardarci. Spero che non possa capirci.
La prendo per le braccia e la faccio alzare.
– Va bene hai vinto tu, ti amo e tra poco avrai tutti i baci che vuoi; ma ti prego non farmi la scenata qui in pubblico. – Tono da accetta la mia proposta o ti uccido.
– Sei così sexy quando ti arrabbi. Va bene. – Sospiro di sollievo.

Ci dirigiamo verso l’isoletta di Kampa a braccetto. La Nati quasi va al trotto da quanto è contenta.
Anch’io sono felice anche se sento ancora qualche debole istinto omicida nei suoi confronti. Volerle bene è cosa tanto difficile.

L’isola di Kampa si trova proprio sotto il ponte. Non è solo una normale isola, è veramente un’oasi di tranquillità dal mare di confusione che c’è sul ponte. Certo c’è qualche turista anche qui, ma sembra di essere veramente sulla Luna in confronto.

L’isola vanta un gran bel parco curato. Ideale per camminare e per cercarsi un angolino tranquillo.
C’è una panchina accanto ad un cespuglio che ha vista sul fiume. Siamo proprio sulla punta estrema dell’isola e c’è poca gente.
– Qui è abbastanza tranquillo Vale? –
– Direi proprio di sì. –
– Dove ci eravamo interrotte? – Mi fa la Nati. – Ah si mi devi una carrettata di baci. –
– Guarda che io rispetto sempre i patti. –
– Vedremo. –
Mi allungo verso di lei. Le nostre labbra si incontrano, le nostre lingue si salutano.
Passa qualche minuto che trascorriamo abbracciate, scambiandoci un po’ di fluidi corporei. Per una volta mi permetto di fregarmene di tutti i passanti. E’ bello perdersi tra le sue braccia.

– Mmm questo sì è stato intenso. –
– Si Nati è stato così anche per me. Inoltre c’è stata anche un’altra cosa. – Faccio un po’ la misteriosa.
– Cosa Vale? –
– Sei stata zitta per due minuti di fila. Un record. –
– Ecco sei sempre la solita guastafeste. –
– Come non mi vuoi più sposare? –
– Ci sto pensando Vale bella. –

– Senti Nati quello che volevo dire sul ponte è complicato; non volevo certo offenderti. –
– E chi si è offesa? Continua ti ascolto. –
– Ecco, senza girarci tanto attorno; facciamo solo sesso o c’è qualcosa di più? –
– Mi è piaciuto scopare con te stanotte. Anche il risveglio è stato fantastico. Un po’ brusco forse. –
– Già stasera ricordami di fissare la sveglia. –
– Perché, vuoi fare tardi anche stasera Vale? –
– Ci stavo pensando, ma sto ancora cercando qualcuna con cui fare un po’ di capriole. –
– Oh, scegli me, scegli me ti prego. –
– Va bene’ – Sorrido.
– Evviva. –
– ‘tornando a noi. Quello che volevo dire è che ci divertiamo e basta vero? –
– Sicuro. Sai il cazzo mi piace ancora se volevi chiedermi questo. – Va bene anche questa risposta visto da chi proviene.
– Sì esatto, non volevo essere così diretta però. –
– Ehi nessun problema; e a te piace ancora il cazzo o ieri sera ti ho fatto cambiare idea? –
– Sei brava Nati, ma non cosi tanto. – Le dico scherzando.

– Ottimo, allora se siamo d’accordo che ci piace il cazzo, stasera invitiamo qualcuno? –
– Che??? –
– Facciamo una cosa a tre, a quattro, a cinque, sei o più se vuoi. –
– Sei fuori? –
– No sono serissima. –
Squadro la Nati. E’ difficile capire quando scherza o fa sul serio. Ha sempre la solita faccina così vispa, occhi spalancati e un perenne sorriso sulle labbra.
– Sai, ho in mente qualcuno che proprio non ti aspetti. –

– Non posso credere che avevi in mente questo. – Bisbiglio alla Nati. E’ buio e non riesco a vedere a un palmo dal mio naso.
– Ma dai è divertente. –
– Sì, ma stamattina mi hai fatto credere che conoscessi qualcuno di più’ specifico. –
– Beh se lo troviamo lo sarà senz’altro. Ora zitta. –
Lei che mi dice di stare zitta? Finirà senz’altro male.

Io e la Nati stiamo girando furtive per i corridoi dell’hotel. Sarà quasi mezzanotte. L’ora dei fantasmi. E’ da un pezzo che camminiamo nel buio.
L’atmosfera è surreale. Per non farci scoprire dai nostri professori non accendiamo le luci. Ci affidiamo soltanto alla luce che entra da alcune finestre e da alcuni led posti ad intervalli regolari nel corridoio. Per sicurezza abbiamo i cellulari, ma non possiamo usarli senza farci scoprire.
Non si sente volare una mosca, anche se da qualche camera possiamo sentire delle conversazioni smorzate.
Percorriamo corridoi e scale nel più assoluto silenzio. Ogni volta che stiamo per girare un angolo sporgiamo la testa per vedere se c’è qualcuno che vigila. Non vediamo mai nessuno però. Ci viene quasi il dubbio che non ci sia anima viva che controlli. In fondo è piuttosto tardi e i professori se ne saranno già andati a letto. Forse.

Il piano di Nati è piuttosto vago. Girare per l’hotel finché non troviamo qualcuno. Quando me l’ha spiegato poco prima di uscire ne era persino fiera. Mi ricordo ogni dettaglio della conversazione fatta.
– Se noi giriamo per andare nelle camere delle nostre compagne per chiacchierare, anche gli altri studenti faranno la stessa cosa. –
– Sì, ma per quanto ci toccherà aspettare? E chi incontreremo poi? –
– Fidati, ho parlato con una tipa di un’altra classe che è uscita ieri sera ed ha visto dei ragazzi che si divertivano nella hall. –
– Quindi andiamo anche noi di sotto? –
– Forse, ma intanto ci facciamo il giro dell’albergo sarà divertente. –
– E se incontriamo dei professori? –
Ci dobbiamo preoccupare solo dei nostri, se ci becca un altro al massimo ci dice di ritornare indietro. –
– Mi hai convinta. Sarà una perdita di tempo, ma ci facciamo un giro. –

Eccoci qua a vagare a tentoni nell’oscurità in pigiama. Ci siamo fatte almeno due piani di quello che considero uno degli hotel più enormi e contorti che abbia mai visto. Oramai io mi sento persa. Se dovessi ritornare indietro non troverei la strada. Sarei costretta a scendere al piano terra e poi risalire dal percorso che già conosco.

– Ferma. – Al segnale di Nati mi blocco. – Guarda laggiù. –
In fondo al corridoio, piuttosto distanti, ci sono due persone ferme davanti ad una finestra. Ne scorgiamo distintamente i contorni. Probabilmente stanno bisbigliando anche loro perché non sentiamo nulla.
– Capisci chi sono? –
– No sono troppo distanti, aspetta. –
– Che fai? – La Nati mi lascia sola. Si dirige verso quelle persone. Che cavolo, poteva dirmelo. La seguo; non sia detto che la lascio nei guai da sola. Il più silenziosamente possibile ciabattiamo per il corridoio.

Le due persone davanti alla finestra si devono essere accorte di noi. Probabilmente non siamo quelle pantere furtive che pensavamo di essere. Si voltano a guardarci, ma è buio e non capiscono chi siamo.
Ci rivolgono qualche parola che non capiamo. Brutto segno; significa che sono cieche. Si tratta probabilmente di una delle lingue più complicate che io abbia mai sentito. Avete mai provato a leggere qualche parola in ceco? Ci sono parole lunghissime con appena un paio di vocali, tutto il resto sono consonanti; veramente impronunciabili.

– Ciao. Stiamo facendo un giro. – La Nati prende l’iniziativa.
– Si tanto per vedere chi incontriamo. – Aggiungo io.
Ancora parole incomprensibili. Almeno adesso siamo sufficientemente vicine da poter guardare in faccia quelle persone. Anche se la luce crepuscolare è piuttosto fioca possiamo riconoscere i dettagli principali dei volti e dei vestiti.

Sono un ragazzo ed una ragazza. Sembrano più grandi di noi; probabilmente sono del personale di servizio dell’albergo. A dir la verità non ho voglia di star lì a fargli perdere del tempo. Se sono una coppietta è molto meglio lasciarli in pace.
– Dai Nati andiamo. –
– Ciao ci vediamo. – Li salutiamo.
Non capiamo quello che ci rispondono i tipi; ma non sembrano arrabbiati. Probabilmente erano più sorpresi di noi. Ci allontaniamo in fretta sparendo nei corridoi dell’albergo.

– Nati, è quasi un ora che vaghiamo e non ho visto uno straccio di ragazzo disponibile. –
– Mmm hai ragione Vale. E’ meglio rientrare in fondo è quasi l’ora. –
– L’ora di ché? –
– Di andare a letto, che hai capito? –
-No, nulla Nati. –

Tornate in camera’
– Mi sa che ci dobbiamo arrangiare da sole Vale. –
– Io sono stanca Nati. – Mi butto a pelle d’orso sul letto. Il suono ovattato dell’impatto riecheggia per la stanza.
– Ho voglia di dormire. – Prendo il cuscino e mi ci seppellisco sotto. Basterà per salvarmi?
– Dai Vale, io non ho sonno. – Qualcosa o meglio, una ragazza diabolica mi prende per il piede e tenta di trascinarmi fuori dal letto.
– Nati, ti prego, sonno, nanna, letto. – Le faccio da sotto il cuscino inutilmente; poi mi aggrappo al bordo del materasso. Vediamo se riesce a spostarmi. Il trucco funziona perché non riesce più a smuovermi di un millimetro. Sento ancora tirarmi via ma sembro salva al momento.

Mi cullo nella soddisfazione della mia vittoria temporanea. Per poco, però. Improvvisamente mi accorgo del cambio di strategia della Nati. Cavolo, mi ha lasciato il piede e mi tira per il pantalone del pigiama.
Provo a scalciarla via, ma riesce nel suo stratagemma di farmi rimanere in mutandine.
La vergogna, tuttavia, non è sufficiente a farmi abbandonare il letto.
– Tanto io dormo anche senza. – Mi rimetto nuovamente il cuscino sulla testa e poi mi infilo sotto le coperte.
– Beh non t’importa nulla del pigiama? – Mi fa la Nati.
Neanche la guardo in faccia per risponderle. – No, puoi tenertelo, nanna Nati. – Chissà se riesco a cavarmela così a buon mercato? In fondo anche lei deve essere esausta.

– Vale bella, è tempo di fare la monella, dai. – Mi prega la Nati.
– Vale bella non c’è lasciate un messaggio. – Le rispondo sempre da sotto il cuscino.
– Vale bella non c’è – Mi ripete storpiando la pronuncia la Nati.
Devo tenere duro. Ce la posso fare, mi basta ignorarla. Il problema con la Nati, come per le zanzare, è che lei non ignora te.

– Dai vieni a letto e spegni la luce. –
– Ok, però stasera sei stata noiosa. –
– Scusa, domani sera mi farò perdonare, quello che vuoi promesso. –
– Me lo segno Vale. – Anche da sotto il cuscino capisco dal suo tono di voce che c’è rimasta male.
Mi dispiace deluderla, ma sono veramente distrutta. Solo che adesso mi vengono pure i sensi di colpa. Volevo solo un po’ di sonno insomma. E’ forse un crimine?
Quando la sento infilarsi sotto le coperte vorrei emergere da sotto il cuscino per riappacificarmi con lei. Magari solo qualche parola guardandola in faccia. Non è carino per nulla terminare una conversazione come ho fatto prima. Io me la prenderei al suo posto.

Mentre rimugino su quello da dire capisco perché Nati ha rinunciato così in fretta.
Ha invaso la mia parte del letto. Tenere la testa sotto il cuscino non aiuta di certo a tenere sotto controllo la situazione. E’ solo un attimo sentire qualcosa di caldo che mi si avvinghia tra le soffici coperte sui miei fianchi. Mi piace il suo tocco all’inizio. La lascio, giusto, fare perché se vuole un po’ di coccole non me la sento certo di negargliele.

Le sue dita s’insinuano veloci sotto le mie mutandine e poi tirano giù con forza.
In un attimo mi ritrovo a lottare sotto le coperte mentre queste ultime finiscono sparpagliate ovunque. Alla fine, però, Nati riesce a sfilarmele. Ho provato a stringere le gambe quando me le aveva quasi sfilate fino all’altezza delle caviglie, ma con un poco di solletico vince la mia resistenza.

Nati mette qualche metro di distanza tra me e lei. Sono ancora nel letto che sto cercando qualcosa con cui coprirmi. Coperte e lenzuola sono finite ovunque, ma per il momento riesco a nascondere le mie parti intime dietro al cuscino.

– Riesci a dormire anche senza queste? –
Guarda come si gongola la bastarda. E’ tutta rossa in viso, i capelli ricci le ricadono disordinatamente coprendole in parte il volto. Nel frattempo fa svolazzare le mie mutandine come fossero una bandiera.
– Ridammele Nati. –
– E come si dice? –
Uffa, sento che non riuscirò ad andare a letto presto questa notte. Sprofondo la testa sul cuscino che tengo abbracciato e con il quale mi nascondo.
– Ti prego. – Le faccio sempre con la faccia sepolta nel cuscino.
– Cosa hai detto? –
Rassegnata alzo la testa e la guardo. Alla fine lei ha avuto il suo divertimento. E pensare che fino ad un minuto fa mi sentivo pure in colpa. Mi permetto di sorridere per un attimo. Anche se sono distrutta non so perché ma mi fa piacere vederla felice; persino in questo frangente.

– Nati mi potresti restituire le mutandine? Per favore’ – Sfodero la mia migliore faccia da cucciolotta. Normalmente so che è uno sguardo che non lascia possibilità di scelta ai ragazzi; ma non l’ho mai testato con una ragazza.
– Mmm’ non saprei. – Mi fa maliziosa. Forse ce la faccio; la faccia da cucciolotta ottiene sempre quello che vuole.
Nati tiene le mie mutandine ben stese con entrambe le mani, poi se le porta al viso. La sento che inspira forte. Certo che potrebbe mostrare più rispetto con le miei cose.
– Che profumo, sanno di buono sai? Quasi me le tengo. – Altro che faccia da cucciolotta; la prossima volta devo sfoderare la faccia da doberman.
– Nati non te ne fai nulla; dai. –
La sua faccia riemerge dalle mutandine.
– Me le tengo, così stanotte avrò qualcosa di tuo. –
– Ma che razza di scemenza. –
– Altolà così non fai altro che peggiorare la tua situazione. –
Tanto peggio di così’ – E cosa dovrei fare di grazia per migliorarla? –
– Sai, se ti spogliassi sento che non potrei negarti nulla. –
Che razza di situazione. Certo che potrei prendermi un altro paio di mutandine e tornarmene a dormire. Se l’accontento, invece, sono certa che mi avanzerà chissà quale altra richiesta assurda e a sfondo intimo.
Anche se sono stanca decido di accontentarla. In fondo mi piacciono questi giochi; ma non devo fargli capire fino a quanto; o altrimenti non dormirò per l’intera vacanza.

– Nati vinci tu oggi; ma vinci solo per stanchezza. –
– Evvai sexy spogliarello. –
Mi spoglio di tutto. Mi tolgo il pigiama e poi il reggiseno. Tengo solo il cuscino di fronte per coprirmi un po’. Ovviamente mentre sto facendo tutto questo la Nati non la smette di fare battutine sarcastiche ed oscene.

– Cazzo Vale, messa così sei da violenza. –
Tenendo sempre abbracciato il cuscino le rispondo.
– Grazie, me le ridai le mutandine adesso? –
Nati mi guarda divertita, poi scuotendo la testa’ – Mmm’ no. – Non è che mi sorprenda più di tanto a dir la verita.
Con un gesto lento si scosta il collo del pigiama e ci infila dentro le mie mutandine.
– Mi sa che te le devi venire a prendere. –

Ma che stronza. Non che mi dispiaccia la situazione; ma dovrò trovare un modo di vendicarmi di lei giuro. Nel frattempo devo trovare un modo per rovesciare la situazione.
Senza pensarci due volte le lancio il cuscino e faccio per alzarmi dal letto; ma riesce a schivarlo.
In quel preciso istante bussano alla porta. Io mi fermo come congelata a mezz’aria.

– Chi è Nati? –
– Boh? Aspetta che vado a vedere. – Nati si dirige veloce verso la porta della stanza.
– No Nati, sono nuda aspetta. –
Mi ignora. Probabilmente si starà divertendo come una pazza grazie a questa nuova situazione inaspettata e pure troppo imbarazzante. Non provo neanche a ragionare con lei; in fretta e furia raccatto le coperte e mi ci seppellisco sotto fino al mento.

– Chi è? – Fa la Nati da dietro la porta.
– Amici. – E’ una voce che non riconosco, ma non capisco bene dal letto. Sono troppo lontana rispetto alla porta; ma sembra una voce maschile.
– Amici chi? –
– Amici di prima. –
– Ah’ ho capito, vi apro. – Capito cosa? Io non ho capito niente. Chi è che la Nati sta facendo entrare?
– Nati chi sono? – Sono terrorizzata; anche se fossero i nostri compagni di classe rimane sempre il fatto che sono tutta nuda sotto al letto.
– Quelli di prima, no? –
– Ma non parlavano italiano’ – Chi sta entrando allora?
Troppo tardi. Nati ha già aperto la porta. Speriamo bene.
Non posso credere quanto sia stronza la Nati certe volte.
Cazzo non ho neppure il pigiama a portata di mano e quelli si stanno già accomodando. Meno male che ho fatto in tempo ad infilarmi sotto le lenzuola.

– Entrate pure; vi aspettavamo. – Fa la Nati ai due ragazzi.
Ma certo falli entrare, scommetto che ha pianificato per tutto il giorno questa messinscena. Nel frattempo i due ragazzi ci salutano allegramente. Sembrano contenti.

Giuro che escogiterò un’adeguata vendetta. Guardala com’è contenta; io, invece, se non fumo dalla rabbia è già un miracolo. Cristo se non sapessi che la cosa piacerebbe quei ragazzi le salterei addosso e la strozzerei.
– Ciao ‘ – Bisbiglio a stento come risposta; poi aggiungo piuttosto stanca.
– ‘ sentite, voi chi sareste? –

I tipi (che tra l’altro sono pure carini) si presentano come due ragazzi di una classe di un altro istituto qui in vacanza. Cavolo Il brutto di Praga è che ci sono troppi italiani. Ogni volta che senti qualcuno far casino per le vie della città ti volti e ti accorgi che sono compaesani.

– Li ho invitati io Vale, so quanto desideravi avere compagnia stanotte. – Una cosa che avevamo accennato stamattina, ma non avrei mai immaginato che Nati potesse organizzarla senza dirmi nulla.
– Eh, già. – Fa un tipo.
– Compagnia speciale, sotto le coperte. – Ribatte l’altro. Cazzo ma cosa gli avrà mai raccontato?

Sorrido, ma in realtà vorrei incenerirla sul posto. L’unica cosa che mi trattiene è che sono tutta nuda e non ho proprio voglia di fare questa figuraccia.
– Davvero? Che dovremmo fare sotto le coperte? –
– Dai Vale non fare la finta tonta, tanto tu sei già pronta. –
Senza nessun preavviso Nati punta il piede sul letto; e prese le lenzuola le tira a se con forza.
Non riesco a credere che lo faccia veramente. Il lenzuolo vola via come al rallentatore. Provo a riafferrarlo al volo ma non ci riesco; poi ritraggo le mani perché mi servono per coprirmi. All’improvviso è come se il mondo mi crollasse addosso. Che figura del piffero. Farmi vedere nuda da due perfetti estranei; e le che si gode tutta la scena.

– Via! – Ora sono incazzata.
– Dai Vale prendila sul ridere. –
Mi alzo dal letto. Chi se ne frega se sono nuda. Penserò in un secondo momento a vergognarmi. Escogiterò dopo la punizione di Nati.
– Fuori Tutti! – Senza tante cerimonie respingo via i due tipi con tanto di spintoni e calci dove mi capita.

Alla fine li butto fuori nel corridoio dell’albergo e poi richiudo velocemente a chiave la porta della camera; non voglio certo correre il che quei tipi rientrino. Inoltre; non per essere pessimista, tolgo la chiave dalla toppa e la butto in bagno. Meglio evitare altre mosse stupide da parte della Nati.

Stendo il braccio con l’indice che punta Nati.
– Tu sei nei guai. –
Non riesco a crederci che mi sono fatta vedere nuda da quei ragazzi. Adesso che andranno a raccontare ai loro amici? Beh, chi se ne frega, sono persino di un’altra città. Ora mi devo concentrare sulla Nati.

Guardatela, non sembra neppure spaventata; anzi sembra che si stia divertendo un mondo. Se ne sta seduta sul letto che gongola. In fondo perché non dovrebbe? Il suo scherzo ha funzionato alla perfezione. Si è goduta tutta la scena mentre io mi rendevo ridicola; ma ora giuro che la deve pagare.

Il problema è che sono talmente incazzata che non so cosa fare. Tanto per guadagnare tempo ripeto.
– Tu sei nei guai. –
– Si Vale lo hai già detto. –
– Zitta che lo sei veramente. –
– Vale bella, anche da arrabbiata sei bella. – Fa la spiritosa che rabbia. Devo pensare a qualcosa in fretta; altrimenti questa qui penserà che bleffo. L’unico problema è che ho il cervello che frulla a palla e non riesco a pensare nulla di particolare.

– Senti Vale, te ne starai nuda lì per un pezzo? Sai sei da stupro messa così. – Perfetto ecco l’idea. Per una volta la Nati si è messa nei guai con le sue stesse parole. Sorrido all’ironia della cosa. Il destino sa essere beffardo a volte.
– Che hai da sorridere? Non sei arrabbiata? –
– Lo sono ancora Nati … – Dico continuando a sorridere.
– ‘ solo che adesso so cosa farti. –
– Sarà divertente? –
– Ovvio. – Per me lo sarà senz’altro.
– Evviva non vedo l’ora. –

Vado a cercare qualcosa per rivestirmi. In fondo la Nati ha ragione nel dire che nuda non sono credibile. Ho bisogno di un look più concreto.
– Ma non ti rimetti il pigiama? –
– No Nati, adesso noi due usciamo. –
– Dove andiamo? –
– Lo vedrai. – Dico mentre mi vesto con jeans e felpa.
– Ritorniamo da quei ragazzi? –
– Forse. –
– Dai Vale dammi un indizio. –
– No altrimenti che sorpresa sarebbe?-
– Una sorpresa; non volevi punirmi? –
– Penso sia un mix di entrambe le cose. ‘
– Che bello. –

Finito di rivestirmi mi volto verso la Nati e la squadro per benino.
– Quello non ti servirà. – Dico indicandole il pigiama.
– Cosa? –
– Si Nati spogliati. –
– Cos’hai in mente Vale bella? –
– Intanto spogliati. –
– E perché dovrei farlo? –

Mpf le faccio passare io la voglia di non collaborare. Prendo la prima cosa contundente che mi capita tra le mani e gli e la metto sotto il naso.
– Vedi questo posacenere? Secondo me è troppo grosso per il tuo culo; ma sono disposta a scoprirlo. –
– Ohh, fai la grossa? Vediamo cosa hai in mente, sembra intrigante. –

Mi godo lo spettacolo dello spogliarello di Nati; decisamente appagante. Comunque le mie tette sono migliori. Non gli e lo dico perché altrimenti finiremmo a ripetere lo stesso teatrino di qualche giorno fa.

– Eccomi sono tutta tua. – Fa la Nati con tono provocante mentre mi abbraccia strusciandosi addosso a me.
– Non basta questo per farti perdonare; ma sei sulla buona strada ‘ –
– ‘ mettiti il tuo cappotto. –
– Andiamo di fuori? Ma è freddo! –
La guardo dolcemente negli occhi.
– Il posacenere Nati. –
– Va bene; se la metti su questo tono. –

Perfetto. Il cappottino grigio scuro le arriva a meta coscia e non fa intuire che sia nuda lì sotto. Potrebbe benissimo portare una minigonna corta.
– Puoi metterti anche le scarpe, non sono così cattiva. –
– Oh grazie Vale bella. –

– Ora andiamo a fare un giro in città. –
– Dai è freddo. Rimaniamo in albergo. –
– Sai mi porterò dietro il posacenere. –
– Ok, ma stai incominciando a diventare Vale rompi. –

Il più silenziosamente possibile; nonostante i scimmiottamenti di Nati percorriamo i corridoi dell’albergo fino ad arrivare alla Hall. C’è solo un tipo; quello del turno di notte. Nessun insegnate in vista. Perfetto. Usciamo dall’albergo. Il tipo ci guarda passare senza dire nulla, noi lo salutiamo e varchiamo la porta. Non pensavo che sarebbe stato così semplice.

Di fuori in effetti fa freschino; ma è sopportabile. Ottimo così posso anche non sentirmi in colpa.
– Che facciamo Vale? –
– Andiamo verso il centro; ci sarà sicuramente qualcuno. –
– Non ti facevo così porca Vale lo sai? –
– Io? Sei tu quella nuda sotto il cappotto. –
– Mi dai la mano? –
– Va bene Nati. –

Percorriamo un po’ d’isolati a passo spedito. Si tratta di zone residenziali; dei gran palazzoni a cinque o sei piani tutti massicci e solidi. In giro non si vede un’anima viva; solo qualche macchina sporadica in qua e in la. Quando ci avviciniamo in centro le cose cambiano ed incominciamo ad incontrare diversa gente. Chissà che faranno in giro a quest’ora?

– Direi che siamo arrivati. Da qui iniziano le strade del centro. –
– Che facciamo? Io sto incominciando a non sentirmi più la passera dal freddo. –
– Sai che stamattina abbiamo scarpinato un casino e non abbiamo fatto una foto? –
– Ecco lo sapevo che mi volevi far fare questo. –
– Direi di incominciare da quel portone; ha l’entrata tutta decorata e mi piacerebbe fotografarla. Mettiti in posa. ‘
– Come si dice? ‘
– Per piacere Nati mi fai vedere le tette? ‘
– Così va meglio Vale. –

Facciamo un bel po’ di scatti ovunque ci capiti. Ogni volta che passa qualcuno ci fermiamo e mentre quella persona ci da le spalle la Nati scosta l’orlo del cappotto e si esibisce. Devo riconoscere che lei sta al gioco benissimo e non si tira mai indietro. Si diverte un mondo; probabilmente persino più di me. Forse non è stata quella gran punizione che sono andata ad escogitare.

Qualcuno, dopo che ho scattato la foto, si volta per capire che succede, ma la Nati si ricompone sempre al volo e così ci rivolgono occhiatacce interrogative; ma la gente non sembra capire quello che stiamo combinando. Certo qualcuno mentre passa ci fissa; ma forse perché facciamo un gran casino.

Alla fine arriviamo a quello che è sempre stato il mio obiettivo fin dall’inizio di tutto quanto questo teatrino. Il ponte Carlo.
– Perfetto; qui Nati ci divertiamo. –
– Ti spogli anche tu? – Sorrido.
– No Nati, la star qui sei tu. –
– Beh vedi di ricordartelo. –
– Che ne dici di un video? Questa volta tutta nuda? –
– Cazzo che dici Vale? –
– Dai che non ne vedevi l’ora. –
– Ma c’è un sacco di gente qui. –
– E nessuno ti conosce dai Nati. –
– Questo è un’extra poi in albergo pareggiamo i conti. –
– Si, si Nati. – Intanto ci sei tu nuda sul ponte.

Aspettiamo qualche minuto, per vedere se il ponte si liberà un po’; poi all’altezza della statua di Rolando faccio il segnala alla Nati.
Lei butta il cappotto per terra ed inizia sfilare. Una nuvoletta si forma ogni volta che lei espira. Mi viene incontro e quando è vicina si siede sul parapetto del ponte giocando con i suoi capelli.
– Vale sono sexy? –
– Sei bellissima stasera Nati. –
– E mi scoperesti qui sopra? –
– Si Nati sei da stupro. – Dico mentre quasi mi scoppia da ridere.
– Che c’è da ridere? –

Prima avevo dato il via alla Nati facendole credere che non c’era nessuno sul ponte in quel momento; ma c’era un gruppetto che si stava avvicinando. Ora invece sono belli che vicini.
– Cavolo Nati c’è qualcuno. – Dico sforzandomi di non ridere.
– Cosa? – Nati fa per ricoprirsi, solo che il cappotto è per terra steso a diversi metri di distanza; praticamente vicino al gruppetto che si sta avvicinando.
– Cazzo potevi dirmelo prima. – Fa la Nati tutta agitata mentre è ancora seduta sul parapetto che tenta di coprirsi le parti intime.
– Dai su sorridi; tanto hanno già visto tutto. –
– Vale; cazzo questa me la paghi. –

Il gruppetto passa ridacchiando vistosamente. Sono delle coppiette che passeggiano e ci salutano. Non riesco capire la loro nazionalità; sicuramente non parlano tedesco o una lingua latina. Forse è gente del posto. Io ricambio tranquillamente rispondendo buonasera in Ceco (una delle poche frasi che conosco).
Anche Nati saluta di rimando; tanto non poteva fare diversamente. Appena però i tipi sono passati salta giù dal parapetto e torna a vestirsi.
– Vale t’inculerei. – Dice mentre mi si avvicina.
– Attenzione Nati ho sempre con me il posacenere. –
– Ti sei almeno divertita? – Mi dice seria.

Ci guardiamo negli occhi per qualche istante; poi scoppiamo a ridere sguaiatamente entrambe.
– Cazzo se è stato divertente. – Dico.
– Hai visto che facce quei tipi? –
– Si c’era quel ragazzo che non ti ha tolto gli occhi di dosso per un istante. –
– Vero, è la sua ragazza non faceva altro che sgomitarlo in continuazione. –
– Forte veramente. Senti vuoi ritornare in albergo ora? Prometto che rimetto a posto il posacenere. –
– No. – Risponde la Nati
– Come no? –
– Adesso tocca a te. –
– Che? –
– Vale anche io voglio delle tue foto ricordo. –
– No. –
– Su dammi la tua macchina fotografica. –
– No. – Cavolo sento che finirà male.
– Vale ti prendo quel posacenere e ti giuro che scoprirò se è a misura del tuo culo. –

Cazzo quel posacenere è troppo grosso; mi sa che dovrò cedere alle minacce di Nati. Mi guardo e prendo un paio di misure. Cazzo il mio giubbotto è più corto di quello di Nati. Mi coprirà a malapena il culo.
– Non posso il mio giubbotto è troppo corto. –
– Cazzi tuoi Vale; vedrai che ti si congelerà la passera anche a te. –

A malincuore consegno la macchina fotografica a Nati.
– Tieni; ma non dire che non faccio mai nulla per te. –
– Sei un tesoro Vale. Su forza, ho già iniziato a fare il video. –
– Cosa qui? –
– Si il ponte è meraviglioso non trovi? – Cavolo se sa essere beffarda.

Cazzo c’è un po’ di gente in lontananza. Devo fare in fretta. Prima mi tolgo il giubbotto e mi svesto della felpa e del reggiseno.
– Continua che stai venendo benissimo. –
– Grazie Nati. –
Poi mi rimetto il giubbotto e provo a togliermi i jeans e le mutandine, solo che è un po’ difficile farli passare con le scarpe ai piedi. Saltello un po’ sul posto e ci riesco.
I tipi nel frattempo si sono avvicinati. Non so cosa siano riusciti a vedere. Almeno mi tenevo la Nati tra me e loro. Sicuramente qualcosa devono aver intravisto perché non fanno altro che parlottare tra loro guardandomi. Mi sento nuda anche se indosso il giubbotto.

– Dai togliti il giubbotto Vale. –
– Un attimo Nati. –
– Col cavolo dai. –
Mi scosto il giubbotto appena passato un tizio e mando saluti in camera.
Ci dirigiamo verso il parco di Mala Strana. Questa volta è il turno di Nati di fare le foto e diciamo che non lesina sulla pellicola (vabbè parliamo di una macchinetta digitale).

Mi diverto parecchio. E’ decisamente eccitante quello che sto facendo. Perché diciamoci la verità con o senza giubbotto sono a culo e passera quasi scoperti. Certi passanti si fermano per vedermi passare sbalorditi. La Nati poi non fa altro che attirare l’attenzione di tutti.

Ah che vergogna; ma sono anche tremendamente eccitata. Se non fosse così freddo sarei già tutta bagnata.
In un modo o nell’altro; passando per stradine secondarie quando riesco a convincere la Nati; oppure per vie ben illuminate quando è lei a vincere la discussione, arriviamo all’enorme parco di Mala Strana.

Fa un certo effetto quell’enorme parco semi oscuro nel cuore della città. Persino Praga a quell’ora non riusciva ad essere silenziosa; ma lì nel parco sembra di essere come in campagna da noi. Giusto qualche viale debolmente illuminato; ma per il resto distese di prati e boschetti rischiarati dalla luna.

Sempre spinta dalla Nati, che evidentemente si vuole vendicare, ci addentriamo in quel regno tranquillo ma tenebroso. Incredibile a dirsi; ci sono persone e coppiette che passeggiano persino a quell’ora. Devono essere degli squinternati proprio come noi. Speriamo bene.

– Ecco, fermati lì. – Nati indica una biforcazione nel viale meglio illuminata del resto del parco.
Cavolo, se ha scelto proprio il posto peggiore di tutti. C’è un tipo che sta proprio passando da quella parte.

Mi faccio coraggio. Se non accontento subito la Nati, c’è il rischio che chieda a quel passante di farci una fotografia.
Arrivata proprio al centro della biforcazione mi appoggio al palo della luce e mi metto in posa per la foto. Il Tipo è all’incirca dieci metri dietro di me che viene nella nostra direzione. Speriamo di fare presto.

– Forza sbrigati. – Incito la Nati a farmi quella maledetta foto.
– Con calma, devo mettere a fuoco prima. –
Che pazienza penso mentre tento disperatamente di tirarmi giù il giubbotto con le mani per coprirmi il povero e quasi esposto lato B.

– Dai sorridi, mi sembri una che ha preso un cazzo in culo per la prima volta. –
Quest’ultima frase, la Nati la dice con un tono di voce un po’ più alto del solito.
– Ma sta zitta, che se ci sentono ‘ –
– Cosa che hai preso un cazzo in culo? –
– ‘ divertente. – Meglio starsene zitte e non ribattere; o davvero l’intera Praga saprà delle mie tendenze sodomite.

Comunque tra una chiacchiera e l’altra Nati riesce a fare la foto e finalmente posso tornare a tenere un profilo più defilato.
O meglio, mi sarebbe piaciuto tenere un profilo più defilato, visto che il passante di poco fa è lì che mi sta fissando. Starà tentando di capire se sono veramente nuda dalla cintola in giù oppure se sto portando la minigonna più corta che esista al mondo?
Almeno il giubbotto di Nati è molto più lungo.

Ti pareva? Che razza di sfiga. Non posso fare altro che tenere entrambe le mani a coprire strategicamente il mio basso ventre mentre faccio finta di nulla.
– E’ venuta benissimo. – Si avvicina la Nati trotterellando come se nulla fosse.
– Dai andiamocene ‘ –
– Ti sei già stancata? –
– No, è che c’è il tipo ‘ – Mentre lo dico faccio cenno con la testa indicando il passante lì vicino.
– Cosa c’è? Ti fa male ancora il culo? – E lo dice ancora ad alta voce sorridendo. Come la odio.
– Il tipo, lì lo stronzo che si sta godendo tutta la scena. –

– Ah chi lui? – Mi fa distratta.
E chi altri? Lo ha fatto apposta la Nati a farmi fare la foto lì proprio perché passava quel tipo.
– Buona sera. –
Non riesco a crederci che la Nati lo abbia voluto persino salutare.
Il tipo risponde qualcosa che non capiamo.
– We are taking some pictures. – E gli parla pure in inglese. Qui lo stronzo non è il tipo; ma la Nati.
Giuro che il ritorno la Nati se lo fa tutta nuda fino all’albergo.
– Ah, it sounds interesting’ – Ci risponde il tipo mentre si avvicina di qualche passo.
Cazzo che palle, non ce lo leveremo più di torno per un pezzo se la Nati continua a coinvolgerlo.
– Yes, this park is really very attractive at night. –

Mentre loro parlano ne profitto per defilarmi un po’. Mi dirigo verso un gruppetto di alberi lì vicino dove le ombre sono più accentuate. Molto bene Nati, ora te la vedi da sola con quel tipo.

Passano i minuti mentre me ne sto riparata dal mio punto di osservazione sotto un albero dal tronco molto grosso.
Non riesco ancora a credere che quei due stiano ancora parlando. Li vedo che se ne stanno sotto la luce di quel lampione a chiacchierare di gusto come se fossero due buoni amici. In ogni caso una vocina mi dice che più le cose sembrano andare bene più tra poco peggioreranno.

Cavolo; ma non la smettono proprio più? Mi sto congelando il culo a starmene sotto quest’albero e la mia roba purtroppo ce l’ha la Nati. Nemmeno tenermi le mani tra le gambe serve più per scaldarmi. Figurati si sono raffreddate pure loro.

Dopo un tempo infinito, quei due si dirigono verso di me. Perché viene anche il tipo? Che cazzo avrà combinato ancora la Nati? Questa giuro che me la paga.
– Ma che ci fai lì? –
– Ci sto benissimo qui; piuttosto perché quel tipo non se ne va? –

– Ma è simpaticissimo. Giuro! – Fa spontanea la Nati.
– Non me ne frega niente, mandalo via. – Insisto io.
– Ma ha promesso di farci delle foto insieme. –
Ma tu guarda se non me lo sarei aspetto che la faccenda andasse a puttane così.
– Non me ne frega niente. – Ripeto.
– Ciao Valeria. – S’intromette il tipo nella conversazione.
– Ma che? Parla italiano? – Sbotto incredula.
– No, gli ho insegnato solo quello e giusto un altro paio di frasine. –

I due mi raggiungono presto, mio malgrado, nel rifugio che ho trovato sotto l’albero.
– Ciao Valeria. – Fa nuovamente il tipo.
– Hello. – E io gli rispondo pure. La vera scema in tutta questa storia sono io.
– Nice to meet you. – Si, si, vabbé saltiamo tutta la solita parte di convenevoli per amor di racconto in italiano.

Nel frattempo la Nati mi trascina via dai miei amati cespugli. Provo ad opporre un po’ di resistenza, solo che in quel modo mi si vede tutto sotto e alla fine lascio perdere.
Con un sorriso totalmente falso, faccio ciao, ciao con la mano mentre il tipo ci scatta qualche foto con il flash.
– Nati dopo t’inculo. – Dico a denti stretti mentre la Nati dice a sua volta ‘Cheese’. Maledetta.

Dopo qualche scatto; di cui dubito il valore artistico, il tipo mi lascia esterrefatta.
– Ok, now undress. –
Cosa? Ho capito bene?
– Si dai accontentalo. – Le fa eco la Nati.
– Col cazzo. – E le pianto una gomitata nello stomaco. E’ ora di puntare i piedi.
– Ok, tutta nuda. –
Non ci posso credere.
– E’ questo che gli hai insegnato prima? –
– Sono stata bravo vero? L’ha pronunciato benissimo. – Esclama fiera la Nati.
– Col Cazzo ‘ – Dico di nuovo.
– ‘ io me ne vado – Poi noto che la mia roba è accanto al tipo e non ho molta voglia di avvicinarmi a lui.

– Dai fammi questo piacere Vale bella. – supplica la Nati.
– Col Cazzo ‘ – Ridico di nuovo, mentre tento di divincolarmi dalla sua presa insistente.
– ‘ neppure se m’implori. –
– Dai ti prego, mi spoglio anche io. –
– Eh? – Per un attimo smetto di dimenarmi.
– Lo giuro. Facciamolo insieme sarà divertente. –
Sto ancora pensandoci su. Non credo molto alle parole di Nati.

– Ti spogli anche tu? – Le domando incredula.
– Si, davvero. –
– Prego, accomodati pure allora. – Tanto non ci credo che lo farà, è solo un trucco per farmi abbassare la guardia.

– Guarda qua. –
A questo punto rimango stupita davvero. Come se nulla fosse la Nati inizia a sbottonarsi il suo giubbotto, facendolo poi ricadere per terra.
E’ rimasta davvero tutta nuda di fronte al tipo.
– Allora Vale? – Mi fa mentre si mette platealmente le mani sui fianchi con le gambe ben piantate sul terreno.

La vista del suo splendido corpo nudo mi spiazza. Per qualche secondo fisso quelle curve e sua la candida pelle.
– Hai perso la lingua Vale? – Mi fa maliziosa la Nati.
– No. – Le rispondo ancora incredula; poi da dentro mi faccio coraggio e mi libero del giubbotto come ha fatto lei.

Siamo entrambe totalmente nude fatta eccezione per le scarpe. Il freddo della notte mi fa rabbrividire tutta; ma almeno noto con soddisfazione che anche la Nati trema un po’. I suoi capezzoli sono tutti inturgiditi sotto la leggera brezza notturna.

– Beatiful, you are gorgeous. – Il tipo mi riporta alla realtà dura e cruda dei fatti.
Ancora non ci riesco a credere come sia riuscita a farmi coinvolgere da Nati. Veramente tira fuori il lato peggiore di me.

Finalmente iniziano le foto tanto attese, sia dalla Nati che dal tipo devo presumere. Dopo qualche scatto io mi lascio andare completamente, lascio fare alla Nati che evidentemente ha deciso tutto quanto insieme a quel tipo. Che buffo mi sono già scordato il suo nome, anzi non so se nemmeno gli e l’ho chiesto.

Lo scorrere del tempo è scandito da una serie di scatti cadenzati della macchinetta fotografica; e dalle varie pose che adottiamo io e la Nati. Decisamente non sono le classiche foto da turiste davanti ai monumenti.

Alla fine quando mi sono lasciata andare oltre ogni possibile pudore insieme al nati. Il tipo c’interrompe.
Meno male eravamo già arrivate alla posa in cui la Nati a gambe ben divaricate mostrava il lato B in camera e io gli tastavo quelle chiappe belle sode che si ritrova. Beh, forse era meglio continuare un’altro po’.

– Very well, the photo set is finished. –
Peccato. Io mi ci stavo pure divertendo. Pian piano l’iniziale vergogna se ne era andata totalmente. Alla fine con la Nati non c si annoia mai.

– Ora Bocca Culo. – Esclama il tipo.
Non riesco a credere alle parole uscite dalla bocca di quel tipo. Davvero la Nati ha organizzato tutto fino a questo punto? Già il contesto è del tutto surreale; ma quelle parole hanno un significato che va ben oltre il puro piacere trasgressivo di andarsene nude a zonzo per la città.

– Cosa? – Domando al tipo.
– Bocca culo. – Risponde scandendo bene le parole.
– Nati ma che cazzo ‘ – Poi inizio a fare due più due di tutta quanta la situazione.
– ‘ gli hai promesso? –
– Non è chiaro? –

– Tu preferisci la bocca o il culo? – Mi fa ingenuamente la Nati.
– E gli e lo dovrei fare io? – Gli dico mentre tento di allungarle un calcio sugli stinchi.
– No, solo uno dei due. – Si affretta ad assicurarmi la Nati.
– Cazzo che consolazione. –

– Allora cosa preferisci? Gli fai un pompino o te lo prendi su per il culo? – Mi ridomanda la Nati.
– E ti dovrei anche rispondere? Aspetta che prendo il posacenere! –
– Ok, io gli faccio il pompino. – Esclama la Nati.
– Col cazzo, io non me lo prendo il suo cazzo in culo! –
– Benissimo, allora gli e lo succhi tu? –
Sto per risponderle ‘Va bene’; ma non va bene per niente.

– E perché non te li fai tutte e due tu? – Dico arrabbiata alla Nati.
– Non c’è problema! Ma tu sei proprio un bidone di prima categoria. –
– Io? –
– Si davvero; non sai davvero stare al gioco. –
– Ma quale gioco ‘ – M’interrompo un attimo, quando per caso guardo il tipo che si è fatto più vicino con i pantaloni abbassati e l’uccello in tiro.
– ‘ del cazzo. – Finisco di dire mentre guardo il cazzo del tipo per la prima volta. Ma quando si è spogliato? Non me ne sono accorata mentre battibeccavo con la Nati.
Cavolo ora non so più cosa fare. Dire che la situazione mi sia sfuggita di mano è un eufemismo.
Non ce l’ho mai avuto il controllo della situazione.

Nel frattempo la Nati senza degnarmi di una parola si accovaccia tra le gambe del tipo. Si sistema in ginocchio e vedo che gli e lo prende tra le mani. La sua mano agile si stringe attorno all’asta del pene ed inizia lentamente a segarglielo.

Guardo per un attimo avida tutta quanta la scena. Aspetto con impazienza il momento in cui le soffici labbra di Nati accoglieranno in bocca la punta di quell’uccello. Il cuore inizia a battermi all’impazzata. Veramente la mia Nati lo sta facendo? Mi sento gelosa all’improvviso; ma anche dannatamente eccitata.

Finalmente la cappella del tipo sparisce inghiottita dalla bocca di Nati. Lo sento gemere sommessamente, mentre rumorini viscidi iniziano a fare la loro comparsa. Mi rendo conto all’improvviso che so iniziando a bagnarmi proprio li sotto e mi sento colpevole.

Cavolo la mia ‘donna’. Fa veramente strano questo pensiero mentre si fa largo nella mente. La mia donna sta succhiando l’uccello di uno sconosciuto e io non sto facendo assolutamente nulla. Anzie la cosa mi eccita pure.

– O santa paletta. – Dico sommessamente.
Mi avvicino a quei due e m’inginocchio anch’io a fianco della Nati. –
– Dai qua; e poi non darmi dell’ingrata. –
Le prendo letteralmente l’uccello di bocca e me lo sbatto dentro la mia.
Lì sul momento penso solo che è caldo; ed in fondo è un fatto positivo in quella notte gelata.
– Cazzo Vale, non stavi proprio nella pelle. –
La ignoro e inizio a dedicarmi a quell’uccello.

– Cazzo sei veramente brava. – Commenta la Nati dopo qualche istante.
Anzi, inizia addirittura ad incitarmi.
– Più a fondo; lo devi sentire sino nelle tonsille. –
Cazzo, mi fermo per un attimo perché mi viene da ridere. Mentre continuo a segargli l’uccello me lo tolgo di bocca per rifiatare un attimo.
– Nati sono occupata al momento. –
– E chi ti disturba? Anzi ti aiuto. –

Sento la mano di Nati spingermi la testa nuovamente verso l’uccello del tipo. D’istinto spalanco la bocca mentre il tipo mi penetra; ma ovviamente la Nati non è contenta e la sento che mi spinge ancora.
La mia faccia arriva a sprofondare nel pelo pubico del tipo. Quasi non riesco più a respirare mentre sono costretta a chiudere gli occhi per evitare che i peli ispidi me li graffino. Che stronza.

Ora il pompino è tutto molto più difficile, guidato dalla Nati che mi spinge avanti ed indietro la testa.
Faccio fatica a respirare e quando tento di staccarmi la Nati non fa altro che spingermi ancora più in fondo alla gola quel cazzo di cazzo.
Fortunatamente il tipo viene presto. Normalmente ne sarei delusa; ma stavo veramente andando in debito d’ossigeno. Dico fortunatamente perché ovviamente mi viene dentro facendomi quasi venire l’istinto di vomitare.

Quando il tipo geme forte ed inizia a dire qualcosa nel suo idioma incomprensibile la Nati mi molla.
Finalmente posso respirare.

– Bravissima la mia Vale. –
Le rispondo semplicemente guardandola mentre ansimo affannosamente. Dopo qualche istante riprendo fiato e le rispondo.
– Ora fammi vedere mentre te lo pigli su per il culo. – Forse per una volta chi si prende l’inculata non sono io.

– E che problema c’è? –
– E per caso la prima volta? – Le faccio maliziosa.
– Non posso certo avere tutta la tua esperienza Vale. –
– Davvero? –
– Si, sono vergine nel culo. –
– Mi spiace Nati. Non è proprio facile la prima volta e neppure le altre.-
– E te quante volte lo hai già fatto da dietro? –
– ‘ lasciamo perdere e del tuo culo che stiamo parlando adesso; e a quanto pare il tipo è già pronto per il secondo round –

Sono stanca; ma mi eccita quello che sta per accadere. Persino non m’importa più di quanto sia freddo. L’atmosfera si è scaldata. Adesso vediamo come se la cava la Nati.

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