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Il giorno successivo era prevista un’escursione in un gruppo di isole vicine con partenza alle 11, Sara ed io andammo a fare colazione alle 9, al rientro in camera un biglietto sul letto ed un pacchetto. Aprii il biglietto, Kemal mi comunicava che non poteva venire ma che aveva dato disposizione che mi trattassero come mi meritavo (e qui non sapevo se preoccuparmi o gioire), di indossare quello che avrei trovato nel pacchetto e che la sera mi avrebbe dato una “generosa porzione di ciò per cui sei restata questa settimana”. Aprii il pacchetto, dentro un costume intero string che copriva ben poco ed un secondo costume due pezzi poco più coprente. Il costume intero in pratica era composto da tre triangolini a coprire capezzoli e passera uniti da stringhe di tessuto bianco. Lo indossai e mi stupii che ad ogni movimento non uscissero le tette ma il materiale particolarmente elastico faceva il suo mestiere. Altra cosa sarebbe stato nuotarci o fare altre attività, avrei dovuto stare attenta. Ero più preoccupata dal fatto che fosse bianco di quel tessuto che bagnandosi diventa trasparente. Già così il ciuffetto di peli che avevo lasciato dopo essere passato dall’estetista si intravvedeva sotto il triangolino inferiore, da bagnato avrei fatto prima a togliermelo. Il due pezzi era turchese con una fantasia floreale ripresa dal terzo pezzo che c’era nel pacchetto: un copricostume a forma che ricordava un poncho e che arrivava a mezza coscia, le braccia completamente scoperte uscivano da due aperture laterali. Ultimo pezzo un paio di sabot con un tacco 8 non sottilissimo ma nemmeno particolarmente comodo con la fascia del piede che ricordava il colore del copricostume. Un altro pacchettino simile era sul letto di Sofia. Indossammo quanto Kemal ci aveva fatto trovare ed uscimmo per passare l’ora che ci mancava in piscina- Li ci raggiunse Kemal che mi disse di fare un giro intorno alla piscina ovviamente senza il copricostume. Feci la cosa e fortunatamente c’era poca gente. Camminando a passo veloce come mi aveva detto Kemal il seno destro uscì dal triangolino e mentre stavo per rimetterlo a posto sentii Kemal dirmi di lasciare le cose come stavano. I pochi presenti mi guardavano tutti, mi sentivo come una vacca al mercato e la cosa non i dispiaceva. Con un piccolo strattone feci uscire anche l’altro capezzolo e guardai negli occhi Kemal. Quando lo raggiunsi mi fece un gran sorriso. Vedo che il tuo livello di esibizionismo e troiaggine cresce di giorno in giorno, sono molto contento di te. Mi prese per mano e mi portò nel bagno degli uomini così come ero. I due ragazzi del bar della piscina che stavano pigramente chiacchierando ed asciugando bicchieri si diedero di gomito e sentii uno che diceva all’altro che la sera avrebbe voluto scoparmi pure lui, il secondo gli rispose che avrebbe dovuto avere fortuna e pescare uno dei biglietti vincenti. Kemal non aveva fretta, mi sollevò e posò sul lavandino, spostò il triangolino inferiore e mi diede due leccate accorgendosi che ero già eccitata. Si abbassò la zip ed il suo cazzo era già perfettamente dritto. “niente pompino oggi” mi disse sorridente e mi infilò con un colpo secco. Mi mancò il fiato, per quanto bagnata le dimensioni di Kemal erano sopra i miei standard, mio marito come scritto non è sto granché e la sua durata raramente mi consente di venire con lui se non opportunamente stimolata prima. Kemal si fermò col suo cazzo tutto dentro la mia figa. Mi diede alcuni secondi e poi cominciò a pomparmi baciandomi sensualmente e strizzandomi le tette con pizzicotti ai capezzoli. Questo trattamento aumentava il io godimento, l’alternanza di dolore e piacere era piacevole. Dopo 5 minuti di questo trattamento Kemal uscì, mi tirò giù dal lavandino aprì la porta del bagno e mi mise alla pecorina appoggiata al lavabo quindi cominciò a pomparmi con foga attaccandosi alle tette mentre mi scopava sempre più forte, sentii un’onda di calore e mentre venivo percepii il getto della sua sborra che mi riempiva, guardando nello specchio del lavandino vidi due ospiti della struttura con il cazzo in mano che se lo menavano. Appena Kemal si fu svuotato i coglioni si tirò indietro lasciandomi senza fiato e disse in inglese ai due uomini che potevano accomodarsi, la scopata era offerta dalla struttura. Quindi aggiunse che visti i miei appetiti mi consigliava fortemente di lasciare a secco mio marito anche una volta tornata a casa e di dedicare energie e tempo a cazzi degni di questo nome tenendomi il cornuto solo come paravento per la mia vita sessuale. Il primo dei due che si avvicinò era un signore sui 50 con una grande pancia, calvo ed un cazzetto simile a quello di mio marito, ci mise meno di un minuto ma mi scaricò una dose abbondante di sborra nella figa, venne poi il secondo che invece era un trentenne palestrato con un buon uccello. Nulla a che vedere con quello di Kemal ma piacevole. Ci mise 5 minuti quindi anche lui si svuotò le palle. Finito che ebbe di scoparmi mi fece girare e si ripulì l’uccello sul mio volto dopo avermi fatto accovacciare con la forza. “Great job bitch” furono le sue parole. Mancavano 15 minuti alla partenza della barca. Feci appena in tempo ad andare in camera passando attraverso la piscina con la sborra che mi calava in mezzo alle cosce e con il costume sempre tendente a lasciarmi scoperta e che tratteneva zero. Arrivata in camera Sofia mentre mi lavavo la passera fece altrettanto col costume quindi mi passò il pareo mentre lei prendeva una borsa in cui aveva messo i nostri cambi. “non ti preoccupare per il costume intero è pulito, lo esporremo all’aria e vedrai che quando arriveremo a destinazione sarà asciutto. Salimmo fra gli ultimi ed andammo a posizionarci in uno dei pochi posti rimasti liberi a poppa. Appena il battello si mosse un marinaio ci raggiunse e ci disse che eravamo attese dal comandante. Salimmo la scaletta che porta sulla tolda del battello col marinaio dietro di me che sbirciava la mia passera. Arrivati in cima c’era il timone e dietro un divanetto a tre posti. Il capitano si fece dare il cambio dal marinaio e ci fece cenno di sederci. Una volta che fummo comode si mise davanti a noi e si calò i pantaloni “Sofia già la conosco ma mia ha detto Kemal che vale la pena conoscere anche lei”. Mentre mi diceva queste parole mi porse il cazzo semi duro da succhiare. Era di buone dimensioni, profumato e circonciso. Non mi tirai indietro, ormai avevo deciso che avrei preso tutto quello che mi sarebbe stato offerto. Cominciai dallo scroto prendendo in bocca e succhiando le palle poi risalii lungo il fusto leccando per bene ogni centimetro di pelle infine la cappella. Quando la raggiunsi l’uccello del capitano svettava nel pieno della sua potenza. Ingoiai la cappella più a fondo che potei e con i denti gli feci un delicato rigatone che venne molto apprezzato. Cominciai poi un su e giù di bocca fino a quando sentii i coglioni irrigidirsi e partire la sborrata. Mi prese la testa costringendomi ad ingoiare tutto quasi soffocandomi. Quando ebbe finito mi lasciò. Mi venne in soccorso Sofia che prese a baciarmi condividendo in parte la copiosa sborrata. Il capitano tornò al timone e disse al marinaio che se avesse voluto avrebbe potuto servirsi anche lui. Il ragazzo non se lo fece dire due volte ma Sofia disse che anche lei voleva un po’ di cazzo quindi si mise lei a spompinarlo lasciandomi avvicinare solo alla fine quando poco prima che venisse me lo porse e lo slinguazzammo insieme limonando anche fra di noi. Anche questa era una prima volta e mi piacque molto e mi riproposi una volta tornata di frequentare con Sofia dei cazzoni all’altezza.
Arrivammo alla prima isoletta, il mio costume intero era asciutto e lo indossai lì in tolda guardando dall’alto i turisti scendere dalla barca. Scendemmo alla fine anche noi e trovammo una guida dedicata su una Apecar per il giro dell’isoletta mentre gli altri turisti scarpinavano a piedi dietro ad un’altra guida. Mentre comodamente sedute sul divanetto posteriore la guida ci raccontava tutte le peculiarità e la storia del luogo in un perfetto italiano superammo il gruppetto che arrancava su per una salita. Tornammo evidentemente prima degli altri. All’imbarcadero c’era un piccolo chiosco e, dop aver ringraziato la guida, ci sedemmo ad uno dei tavolini per gustarci una rinfrescante limonata. Dopo circa 20 minuti ci raggiunsero gli altri, tutti accaldati per la passeggiata effettuata e mentre risalivamo in barca sentimmo alcune delle signore che ce ne dicevano di tutte dandoci delle raccomandate e delle troie. La cosa non mi fece né caldo né freddo, mi piaceva quella vita ben sopra le mie abitudini. Non sapevo come avrei fatto una volta tornata a casa a riabituarmi al lavoro ma pensai che il ricordo mi avrebbe aiutato e che poi l’amicizia con Sofia mi avrebbe aiutato a “rilassarmi” una volta tornata.
Le altre due isolette del tour videro un trattamento analogo, a pranzo un tavolino solo per noi due ed il capitano del battello, serviti per primi e con un menù molto più curato. I mugugni degli altri turisti, specialmente della parte femminile, ci accompagnarono per tutto il giorno. Alle 17 fummo di ritorno, la giornata, grazie anche alle attenzioni che ci erano state concesse, non fu nemmeno molto stancante, entrammo in camera e spinta da un impulso irrefrenabile baciai in bocca Sofia la quale mi rispose subito, fummo nude in un attimo ed i nostri corpi si intrecciarono dandosi piacere reciproco. Il tutto per quasi un’ora quindi una bella doccia, creme idratanti che ci spalmammo a vicenda per finire con un piccolo momento di relax. Uscimmo dalla stanza alle 19 per l’aperitivo in terrazza. Grazie ai 10 giorni di vita di mare ed ai costumi sempre più ridotti la mia abbronzatura era diventata stupenda, come al solito c’era una mise completa ad aspettarmi. Stavolta un mini abito argentato con frange stile charleston accompagnato da sandaletti anche essi argentati con legaccio alla caviglia e piccoli pendenti sulla cavigliera. Il vestito lasciava le spalle scoperte ed ovviamente nessun intimo lo accompagnava come esplicitamente richiesto da Kemal. Quella sera Kemal ci mandò un biglietto che diceva che eravamo libere, il suo tavolo era dedicato ad ospiti importanti che non avevano gradito i privilegi che ci erano stati concessi durante il giorno. Al nostro tavolo Kemal aveva fatto accomodare due ragazzi di circa 25 anni, praticamente due bronzi di Riace alti, di colore parte di una squadra di pallanuoto cubana ospite di un albergo li vicino. I due ragazzi parlavano solamente inglese e spagnolo ma ci capimmo ugualmente con un miscuglio di lingue strane. Dopo cena Kemal era ancora occupato a tranquillizzare i più battaglieri che volevano un trattamento VIP migliore del nostro. Kemal gli dedicò tutto il tempo che vollero fino a dopo mezzanotte. Noi intanto, dopo una serata al piano bar, ci eravamo portati i due ragazzi cubani in camera ed avevamo cominciato ad amoreggiare. Eravamo indecise per cui dopo aver pomiciato ciascuna con uno dei due, una volta nudi ci accovacciammo davanti a loro e li spompinammo insieme contemporaneamente. Ci scoparono per un’ora abbondante e sia Sofia che io ebbimo un paio di orgasmi. Rispetto alla serata precedente una cosa da educanda fino a che uno dei due dopo essere venuto ci propose di andare in spiaggia a fare il bagno e che se avessimo voluto avrebbero potuto chiamare qualcuno dei loro compagni. Accettammo di buon grado, i cazzi dei ragazzi erano di primo livello da superdotati di film porno e li avevamo presi in ogni buco ma eravamo curiose di vedere come erano messi gli altri. Andammo in spiaggia e cominciammo a fare il bagno nudi abbracciandoci e strofinandoci in acqua fino a che dopo circa 10 minuti vedemmo altre 2 persone arrivare alla spiaggia, spogliarsi ed infilarsi in acqua. Sofia ed io ci separammo di qualche metro e mentre uno dei due pallanuotisti mi cavalcava dentro l’acqua sentii l’uccello di un altro strofinarsi sulle mie chiappe. Lo guidai verso il mio buchetto posteriore ed aiutata dal primo che mi sollevò abbastanza, fui penetrata velocemente. Anche il secondo ragazzo era ben dotato ma non come il primo. Il cazzo si infilò e cominciò un bel movimento, intanto sentivo Sofia che gemeva con un misto di piacere e dolore “Sara questo lo devi provare” mi disse ad un certo momento. Sentii i quattro ragazzi cubani che si parlavano e mi misero giù. Si scambiarono e capii meglio il senso delle parole di Sofia. Il ragazzo cubano che pensavo la avesse inculata aveva un uccello fuori scala. Grosso come un avambraccio, la cappella come una arancia. Mi prese in braccio come un fuscello ed appoggiò la cappella all’ingresso dalla mia patatina fortunatamente già ben rodata dall’uso degli ultimi giorni. In tre colpi ne mise dentro una parte sufficiente a riempirmi come un tacchino il giorno del ringraziamento. Quando fu ben sistemato cominciò un avanti ed indietro di pochi centimetri ed il dolore misto al piacere scemò leggermente. Quando l’altro si accorse che ero su di giri appoggiò la cappella ed entrò nel culo. Fu una scopata non molto lunga ma che mi portò comunque ad un orgasmo. La sensazione di quel cazzone non me la dimenticherò mai. La sborrata fu molto meno potente. Molto più abbondante quella che mi riempì il culo. Anche Sofia era arrivata Era passata mezzanotte, ci sciacquammo nel mare prima di uscire e salutare i nostri nuovi amici. Tornati in camera ci aspettava Kemal. “Divertite coni cubani?”. Anche questi erano parte della sapiente regia del direttore turco del villaggio. ”Sono venuto ad assicurarmi che foste ancora intere, i ragazzi della squadra sono amici di Raul che mi aveva avvertito che Esteban avrebbe potuto essere un osso troppo duro da rosicchiare ma vedo che siete entrambe intere anche se un po’ doloranti. Vi do la buonanotte, ci vediamo domani”.

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