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Racconti Erotici Lesbo

Turista per… caso

By 16 Giugno 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Seduta al tavolino nella piazzetta, Giulia sfoglia oziosa la guida turistica in attesa del caff&egrave, il terzo, che ha ordinato. Suo marito &egrave in albergo a riposare dopo una notte passata in bagno, a vomitare e con la dissenteria, a causa del pesce mangiato la sera prima. Le spiace per lui, però &egrave anche contenta di avere una mattinata tutta per sé, senza niente da fare, senza dover correre per la città ad ammirare quanti più monumenti e musei possibili, in una specie di gara contro il tempo. Arriccia i piedi nei sandali con voluttà e sospira godendosi l’imprevista pausa nel tour de force della vacanza. Roberto &egrave sempre stato così, pensa, vuole fare il maggior numero di cose nel minor tempo possibile, sempre di corsa, senza mai fermarsi un attimo come se avesse qualcuno alle calcagna, si comporta allo stesso modo anche a letto, lo sapevo anche prima di sposarlo. Scuote la testa in maniera impercettibile, proprio a lei pigra e perdigiorno doveva capitare un uomo simile.
La mano che deposita la tazzina ha le unghie lunghissime e smaltate di rosa. Alza lo sguardo sorpresa e vede una donna sui quarant’anni, molto prosperosa, con un una maglietta e un paio di jeans attillati che non fanno nulla per nasconderlo.
– Signora, il suo caff&egrave.
– Grazie.
– Prego, si figuri.
– Scusi se glielo chiedo, ma lei non &egrave una cameriera, vero?
– No, sono la proprietaria del bar. Da cosa l’ha capito?
– Dalle unghie, per prima cosa.
La donna prende una sedia e la scosta dal tavolino.
– Posso?
– Prego.
– Turista?
– Sì.
– L’ho vista qui ieri mattina con un uomo. Oggi però &egrave da sola.
– Mio marito &egrave a letto, colpito da una specie di vendetta di Montezuma locale.
– Mi dispiace.
– Anche a me, però mi sono ritagliata un po’ di tempo per oziare.
– Beva il suo caff&egrave, si sta raffreddando.
Giulia sorseggia lentamente, come piace a lei. Gli occhi della donna la esaminano con attenzione, se li sente addosso come se fossero quelli di un uomo. E’ imbarazzante, ma anche lusinghiero. Forse troppo.
– Potrei avere un bicchier d’acqua, per favore?
– Certo.
La donna fa un cenno con la mano e all’istante appare il ragazzino che le ha servito i primi due caff&egrave.
– Giovanni, porta due bicchieri d’acqua.
– Subito, signora.
Il silenzio tra di loro non &egrave imbarazzante, a Giulia &egrave simpatica questa donna che le sta offrendo due chiacchiere impreviste.
– Ecco qui, signora.
I due bicchieri d’acqua vengono poggiati con cautela sul tavolino. Giulia prende il suo e lo beve d’un fiato. La donna la osserva con un lieve sorriso sulle labbra. Prendere un tovagliolino dal contenitore e nel porgerglielo fa cadere il bicchiere pieno d’acqua in grembo a Giulia.
– Oddio, mi dispiace! Scusi, scusi, sono davvero maldestra. Venga dentro, così si può asciugare, la prego!
– Ma no, non &egrave niente. Un po’ d’acqua, tra dieci minuti &egrave sparita.
– Insisto, venga dentro.
– Davvero… non &egrave niente.
– Non può mica andare in giro così. Venga, venga. Ho un fon in ufficio.
La donna accompagna Giulia all’interno del bar, passano dietro al bancone e si incamminano verso una porta. La donna la fa entrare.
– Un attimo solo, prendo il fon e l’asciugo.
Nella stanza ci sono una scrivania, una poltrona su rotelle, un divanetto e un grande armadio. La donna chiude la porta e prende da un cassetto della scrivania un fon, lo accende e fa cenno a Giulia di avvicinarsi. Dirige l’aria calda sulla stoffa bagnata, dall’ombelico a metà coscia. E’ una sensazione piacevole, quando le passa in mezzo alle gambe sente il calore sfiorarle gli slip e intiepidirle la fica.
– Forse &egrave meglio se lei si leva l’abito. Non vorrei scottarla.
– Io… no, grazie. Non c’&egrave problema, davvero.
– Mi creda, se non tiene la stoffa discosta dalla pelle, scotterà. Ci penso io.
La donna le infila una mano sotto la gonna e la tende all’infuori usando il dorso. Le sue unghie sfiorano la pelle delle cosce di Giulia che si sente all’improvviso eccitata da quel contatto estraneo.
– Vede, così asciuga anche prima.
Giulia tace imbarazzata, non vuole che l’altra possa pensare che le piace sentirsi toccare. Le unghie le rasentano il pube, possibile che sia per caso? Certo, pensa, deve essere così. Non &egrave possibile che la donna lo faccia di proposito. Nonostante cerchi di convincersi di questo, Giulia si rende conto di avere i capezzoli eretti, il reggiseno non li maschera, sono evidenti sotto il tessuto sottile dell’abito. La donna sposta la mano in mezzo alle sue cosce e la guarda in cerca di conferma. Giulia allarga le gambe e le unghie spingono di lato il suo perizoma, le sfiorano leggermente la fica prima di ritrarsi. La donna spegne il fon e le slaccia i bottoni dell’abito dal collo alla vita. Infila le mani nel suo reggiseno e ne fa traboccare i seni. Si china a leccarglieli, con esasperante lentezza. I suoi capelli ricadono sulla pelle di Giulia come una carezza.
– Sei sicura?
Giulia &egrave contenta di sentirselo chiedere, può ancora rifiutare e tornare da Roberto senza segreti, senza sentirsi in colpa. Solo che non &egrave sicura di volerlo fare.
– Sì.
La donna la fissa negli occhi e con le unghie le afferra i capezzoli e li strizza tirandoli verso di sé. La bacia a bocca chiusa, sulle labbra, con i fianchi che premono contro i suoi e la fanno retrocedere passo dopo passo verso la scrivania, dove &egrave costretta a fermarsi con il culo appoggiato al bordo. Le solleva la gonna sui fianchi e la spinge all’indietro, le leva le scarpe e le divarica le gambe alzandole così che possa poggiare i piedi sulla scrivania.
– Resta così.
La donna va verso la porta e la chiude a chiave. Si toglie prima i jeans e poi la maglietta. Sotto indossa un body nero di pizzo che si sfila rapida. Ha i seni pesanti, con le areole scure e grossi capezzoli sporgenti, il pube con una striscia diritta di peli scuri rasati quasi a zero. Sulla pelle il disegno del pizzo rimarca le parti del corpo dove il body la stringeva. Cammina ondeggiando sui tacchi alti dei sandali, i seni dondolanti ad ogni passo. Giulia prova l’improvviso desiderio di affondare la faccia in quei seni, di morderli, stringerli sino a farla gridare di dolore e di piacere. Non ha modo di allungare le mani per toccarli, la donna &egrave già tra le sue cosce e strattona il perizoma, talmente tanto che le sfrega la fica e la fessura del culo. Tiene il tessuto teso con un mano mentre pizzica con le unghie le natiche e le labbra della fica di Giulia che mugola ad occhi chiusi. Il perizoma ricade, la donna glielo leva e si sdraia sopra di lei. Seno contro seno, fica contro fica restano immobili per lunghi minuti. Poi la donna si rialza, si china in mezzo alle sue gambe e le succhia il clitoride con violenza. Smette all’improvviso, gira intorno alla scrivania e da un cassetto prende uno strapon. Lo indossa senza staccare gli occhi da quelli di Giulia, torna davanti alla scrivania, le allarga le ginocchia e sorride vedendo gli umori che la bagnano.
– Goccioli, tesoro. Lo vuoi?
– Oh, sì!
Con un colpo di reni, la donna le conficca tutto il fallo di gomma nella fica, fino in fondo. La scopa con lenti affondi ripetuti, Giulia alza le gambe e gliele appoggia sulle spalle, vuole sentire quel fallo riempirla il più possibile, ondeggia sotto i colpi che iniziano a farsi rapidi, veloci. Sta per venire, si sta sfregando il clitoride per godere quando la donna le abbassa le gambe e le allarga le natiche, con un dito cerca di entrare nel suo culo, le graffia l’ano e infine le si pianta dentro. Giulia si trattiene a fatica dall’urlare, improvviso l’orgasmo la scuote con contrazioni ripetute che la lasciano senza fiato. La donna sembra non accorgersene, continua il dentro e fuori nella sua fica, le spinge un altro dito nel culo, le morde il monte di venere, le succhia il clitoride, non le dà tregua. Vorrebbe dirle di fermarsi, di smetterla di accanirsi, che &egrave già venuta. Agita le braccia spasmodica, non riesce a parlare. La donna sembra capire, si immobilizza e le sfila il fallo dalla fica e le dita dal culo. Giulia sospira di sollievo ma &egrave solo per un attimo perché avverte il fallo scivolare verso il basso e insinuarsi tra le sue natiche.
– No, aspetta!
– Non ti piace?
– No, &egrave che…
– Tesoro, fidati. So quel che faccio.
La donna preme il fallo sino a che la punta non le &egrave entrata nel culo.
– Non te lo metterò dentro di più, lo terrò solo fermo mentre mi fai vedere come sei brava a masturbarti.
Giulia non se lo fa ripetere due volte, si lecca un dito e se lo sfrega piano sul clitoride ancora gonfio e sensibilissimo. Al minimo movimento avverte la punta nel fallo nel suo culo che la stimola e la eccita che la donna la stia guardando mentre si masturba, con la fica ancora dilatata e il buco del culo che si contrae.
– Tesoro, se non ti sbrighi non rispondo di me. Ho una voglia di incularti per benino che non te l’immagini.
Un leggero e doloroso penetrare e ritrarsi del fallo conferma le parole della donna. Giulia si masturba frenetica, intimorita ma anche eccitata al pensiero di venir davvero scopata nel culo dalla donna.
– Dimmi perché vorresti incularmi.
– Perché mi piace vedere il buco del culo cedere e allargarsi, diventare teso e ingrandirsi al massimo per contenere tutto quello che io ci spingo dentro, mettere due dita nella fica e sentirla stretta perché dietro &egrave pieno all’inverosimile. E poi…
– Poi?
Giulia ansima, sta avendo i primi fremiti dell’orgasmo.
– E poi, il dopo. Quando lo svuoto dal fallo di gomma e per un po’ resta ancora spalancato, aperto. Mi piace vedere il buco del culo che lentamente si chiude, ritorna stretto come era prima che io lo costringessi a fare spazio al mio cazzo finto.
– E… a te… piace prenderlo nel culo?
– Certo che sì. Ma qui non ho uno specchio dove posso vedere quando mi penetrano e soprattutto guardarmi il buco del culo dopo che mi hanno inculata, come ti ho detto.
Mentre la donna parla, Giulia gode in silenzio. E’ un orgasmo diverso dal precedente, &egrave più intenso e più breve. Non l’ha mai provato prima. Si abbandona sulla scrivania a braccia larghe. La donna si sposta, togliendole lo strapon dal culo.
– Tesoro, zitta zitta, sei venuta.
– Sì, non credevo di riuscirci questa volta.
– Girati, fammi vedere.
Giulia si sdraia bocconi sulla scrivania, la donna le apre i glutei e le esplora l’ano.
– Niente di che, sei già quasi completamente chiusa. Peccato, hai un gran bel culo, sodo e in carne come piace a me. Tuo marito lo apprezza?
– E’ uno che ha sempre fretta.
– Brutta cosa le sveltine. Mi &egrave sembrato che non fosse la tua prima volta lesbo, o sbaglio?
– No, non ti sbagli. Da ragazza avevo un’amica e qualche volta… ci siamo divertite insieme.
– Però ti piacciono di più gli uomini.
– Sì. A te?
– Anche a me. Ogni tanto vario la dieta, sai.
– Era una vita che io non variavo.
– Male. Se hai un marito che non ti soddisfa abbastanza, dovresti pensare seriamente a trovarti qualcuno o qualcuna. Peccato che tu sia una turista, c’&egrave un buon feeling tra di noi.
– Peccato, davvero. Devo andare. Non so neanche il tuo nome. Io sono Giulia.
– Anch’io, che coincidenza! Quando tuo marito ti chiederà cosa hai fatto stamattina potrai dirgli che sei stata con Giulia senza mentire!
– Di sicuro non gli dirò cosa ho fatto con Giulia!

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