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Un pomeriggio di shopping

By 12 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi svegliai di scatto sentendo il cellulare suonare. Prima di rispondere diedi uno sguardo all’ora ed era tardissimo, erano quasi le 14.

“Maria! Che fine hai fatto?”
“Scusa Anna, sono rimasta addormentata..”
“Sempre la solita! E quindi riusciamo a uscire per fare shopping o non facciamo in tempo?”

Ecco me ne ero scordata, ieri sera avevo ben altro in testa. Sono andata al solito pub con i miei amici e complice qualche bicchiere di troppo la serata prese una piega diversa. Diversa per modo di dire, ultimamente accadeva spesso. Marco ormai sapeva i miei punti deboli, sapeva che le situazioni di imbarazzo mi piacevano. Sapeva che adoravo sentirmi sottomessa a lui, come aveva imparato a scoprire durante alcune notti passate nel mio appartamento. E lui adorava sottomettere me.
Quando si accorse che ormai ero un pò brilla si avvicino a me e mi diede le chiavi della sua macchina in mano, con sguardo serio.
“Entra nella mia macchina, sfila il tuo intimo da sotto questa minigonna da troietta che indossi e lascialo lì. Se poi ti comporti bene, lo riavrai.”
Cercai di obiettare, non osavo immaginare l’imbarazzo se qualcuno sarebbe riuscito a notare che non indossavo nulla sotto la minigonna. Ma lui non volle sentire scuse.
“Finiscila, sai che odio sentire storie. E poi so benissimo che ti piacere sentirti gli occhi addosso che scrutano tra le tue gambe. Vai.”
Aveva ragione. E sapevo anche che per riprendermelo la notte sarebbe stata molto impegnativa, sapevo che sarebbe venuto da me e che io sarei stata il suo giocattolo. Non ne vedevo l’ora…

Ma mentre ripensavo a questo la voce di Anna interruppe i miei pensieri.
“Maria?”
“Sì! Ascolta facciamo così: vieni da me, intanto mi faccio una doccia veloce, mi vesto e andiamo.”
“Ok, sarò da te a breve, a tra poco.”

Andai sotto la doccia, con l’acqua calda che mi scivolava addosso mi stavo svegliando e rilassando.
Inevitabilmente i miei pensieri tornarono alla sera prima. Sia io che Marco avevamo perso il controllo della situazione, continuavo a chiedermi se qualcuno si fosse accorto della mia mancanza sotto la minigonna e tutto ciò mi eccitava… Per non pensare a tutto ciò che continuava a sussurrarmi all’orecchio senza pudore, e le sue mani che mi toccavano quando gli pareva, ero di sua proprietà ormai. Volevamo sfogarci, riuscii a convincerlo a venire da me. Per fortuna, altrimenti non so quale idea avrebbe trovato per umiliarmi davanti all’intero locale… e difficilmente sarei riuscita ad oppormi.

Dopo essermi insaponata, puntai il getto dell’acqua calda tra le mie gambe, mentre senza neanche accorgermene mi stavo strofinando il clitoride eccitata dai ricordi della notte.

Non feci tempo ad aprire la porta di casa che mi ritrovai presa contro al muro con la sua mano tra le mie gambe e la sua erezione che sfregava contro di me. Ero in balia di lui. Mi sfilò il top tirando fuori le tette dal mio reggiseno, iniziò a succhiarle avidamente. Tolse la sua mano che mi stava masturbando, mi portò le dita in bocca, facendomele leccare. Ero bagnata. Ormai avrei fatto tutto ciò che voleva.
“Sei la mia cagna…”
“Sì… Lo sono…”
“Andiamo in camera, voglio legarti e fare di te tutto ciò che mi passa per la testa.”
Ormai sentivo la voglia di soddisfarlo sempre più incontenibile.
“Andiamo, padrone…”

Il suono del campanello mi riportò alla realtà.
“Arrivo, un attimo!”
Dannazione, detesto interrompere mentre mi sto toccando, pensai. Mi infilai velocemente un accappatoio per aprire la porta.
“Ciao!”
“Ciao Anna! Scusa ancora per il ritardo, dammi un attimo che mi asciugo e mi preparo, intanto accomodati pure.”
“Tranquilla cara.”

Non mi feci problemi, Anna era di casa ed una cara amica. Presi velocemente qualcosa per vestirmi ed andai in bagno, mentre parlavamo del più e del meno.
Il cellulare si mise a suonare, era un messaggio. Senza pensarci neanche chiesi ad Anna se poteva cercare dov’era finito e portarmelo. Sono sempre stata disordinata. E questo fu uno dei motivi per i quali stavo per maledirmi. Avevo appena fatto in tempo a indossare reggiseno e perizoma che Anna entrò in bagno per darmi il cellulare. Ma non aveva solo quello in mano.
“Ora capisco perchè stavi ancora dormendo…” disse osservando ciò che aveva trovato mentre cercava il cellulare.

Maledizione. Questa notte stremata non avevo messo via la corda con il quale Marco mi ha immobilizzata e il frustino. Me ne ero completamente scordata, e nessuna scusa avrebbe retto.
Impietrita, abbassai lo sguardo. Non sapevo cosa dire, mi vergognavo terribilmente.

“Siamo amiche da tanto, ma non mi avevi mai parlato di questi tuoi gusti!”
“Bhè vedi… Non è come pensi… E’ stato un caso…” Non sapevo come diavolo giustificarmi, ero sempre più imbarazzata. Anna invece pareva divertita.
“Tranquilla Maria, non c’è bisogno di cercare scuse. Rilassati, siamo amiche da tanto. Se hai certi gusti non c’è nulla di male, certo che avresti anche potuto parlarmene…”

Silenzio. La mia bocca era aperta, per cercare di dire qualcosa, ma senza risultato.
Ad un certo punto però, mi sentii spiazzata. Anna mi stava sfiorando con il frustino attorno al mio ombelico. Sentii un brivido, una scarica di eccitazione percorrermi a causa della situazione.

“Anna… Ma cosa…”
Mi fece segno di tacere. A quanto pare non ero l’unica ad avere certe perversioni, non me lo aspettavo da lei. Evidentemente non ci conoscevamo così tanto come credevamo.
Non stava ferma con quel frustino, continuava a passarlo su di me. E tra la masturbazione interrotta sotto la doccia, l’imbarazzo precedente, e il frustino passato su di me così maliziosamente, stavo perdendo il controllo. Mi sfuggì un gemito. Anna sorrise. Poi d’un tratto si fece seria, e mi colpì su un fianco. Un altro gemito non trattenuto, mi morsi il labbro.

“Anna ti prego fermati…” Cercai di fermarla, ma non era quello che volevo. Speravo continuasse.
“… e perchè dovrei? mi pare che tu ci stia prendendo gusto, non è così?” e scagliò di nuovo il frustino contro di me, sulla mia coscia.”

Un altro brivido mi percosse, restai in silenzio.

“Ora lo scopriremo se ti piace o no…” e dicendo questo intrufolò senza farsi problemi la sua mano nel mio perizoma. Mi trovò calda e umida.
“Oh, anche se non vuoi dirmelo sembrerebbe proprio che ti stia piacendo… Direi che dovremmo cambiare i programmi di questo pomeriggio, che ne dici?”
Abbassai lo sguardo, imbarazzata ed eccitata, mai mi sarei aspettata tutto ciò. Non ho mai avuto rapporti con una ragazza, e ora addirittura la mia migliore amica vuole dominarmi. Ed io non sono capace di tirarmi indietro.

“Ai tuoi ordini, Anna.” La sua mano restò tra le mie gambe, masturbandomi. Mi guardò e si avvicinò a me, infilandomi la lingua in bocca.
Io ero confusa e in estasi, non potevo far altro che assecondarla mentre mi sentivo sempre più eccitata.
Ad un certo punto si staccò dalla mia bocca.

“Senti quanto sei bagnata!” e così facendo tolse le dita che erano dentro di me, e le avvicinò alla mia bocca.
“Lecca.”
Non potei fare a meno di aprire le bocca e gustare le dita che sapevano di me, le succhiai fino a ripulirle.

Dopodichè mi prese, mi girò, e con la corda mi legò ai polsi. I miei lamenti furono vani. Sapeva benissimo che erano di circostanza… Mi spogliò del poco intimo rimasto, e mi spinse fino al letto, gettandomici sopra.

Mi ritrovavo con i polsi legati dietro la schiena e la faccia contro il materasso.
Cercai di tirarmi su, ma sentii schioccare con decisione il frustino sul mio culo. Urlai.
“Non ti ho detto di alzarti!”
“Scusa Anna…” ormai ero rassegnata.

Speravo mi facesse godere. Volevo sentire la sua lingua sul mio clitoride, le sue dita entrare dentro di me. Ma allo stesso tempo era ben chiaro che non era quello che voleva lei.

Furono attimi di silenzio, che poi venne interrotto dallo schioccare del frustino sul mio culo. Urlai. Ne avevo ricevute diverse già la sera prima, e sentirmi di nuovo frustata era doloroso, ma bello.
“Ho sempre avuto un debole per il tuo culetto…” e facendo così mi morse.

La mia bocca non riusciva più a trattenere i gemiti e le urla, e il contatto con i suoi denti mi fece eccitare ancora di più. Nella mia mente ripensavo alla sua frase, davvero Anna mi desiderava da tempo?
Riprese a frustarmi, ne schioccò alcune senza fermarsi, non so quante. Mi colpì il culo, la schiena, e l’ultima fu tra le gambe. Sentii un dolore acuto, lancinante. Urlai, forte. E le ginocchia mi cedettero, mi ritrovavo completamente sdraiata, mentre lei rideva divertita.

“Dovresti vederti quanto sei bagnata… A saperlo prima che eri così perversa, non mi sarei fatta problemi, ho sempre voluto una troietta come te. Ora riprenditi un attimo mentre mi spoglio, poi dovrai darti da fare.”

Non dissi nulla, immaginavo solo cosa mi sarebbe aspettato. E la invidiai.

“Vieni qui, in ginocchio!”

Feci fatica a scendere dal letto con i polsi legati dietro alla schiena, e mi inginocchiai davanti a lei.
Aveva un fisico molto bello, tonico e sodo. Me lo sarei gustato con calma molto volentieri… Ma tutti questi pensieri si interrupero quando con una mano dietro la nuca mi spinse tra le sue gambe.
“Lecca, fammi godere!”
Puntai la lingua sul suo clitoride, leccandolo e succhiandolo.
Anna dava segni di approvazione lasciando uscire gemiti di piacere dalla sua bocca, mentre vidi che con l’altra mano si stava toccando i capezzoli.

Passai la lingua sulle sue labbra, aveva un buon sapore. Le risucchiai piano mentre mi sentivo letteralmente colare tra le gambe.

“Ti scopa bene Marco?” chiese all’improvviso con voce goduriosa.
Mi sentii imbarazzata.
“Sì…”

Andò a prendere il mio cellulare, lo cerco nella rubrica e fece partire la chiamata, prima di accostarlo al mio orecchio.

“Digli di passare qui che c’è una sorpresa per lui. E leccami mentre parla lui.”
Neanche il tempo di implorare di non farlo che Marco rispose al cellulare.

“Ciao Maria, dimmi.”
“Ciao, hai da fare?”
“No, perchè?”

Anna non faceva nulla per trattenere il suo piacere nel mentre.

“Ho una sorpresa per te, se passi di qui…”
Anna lanciò un urlo di piacere.

“Cosa stai facendo??”
“Ecco c’è una persona che vuole vederti…”
“Ho notato che sei in compagnia, troietta. Non ti è bastata la lezione di ieri sera? 10 minuti e sono da te.”

Riagganciò il telefono.

“Marco sta arrivando” dissi.
“Bene. Allora fatti slegare i polsi, che ti lego meglio al letto prima che arrivi lui.”

Sospirai come dare segno di rassegnazione, ma dentro di me, non vedevo l’ora che arrivasse.

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