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Racconti Erotici Lesbo

WEEKEND BOLLENTE SULLE COSTE CALABRESI – II parte

By 7 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

WEEKEND BOLLENTE SULLE COSTE CALABRESI ‘ II parte

Dopo qualche coccola con Domenico, ci salutiamo. Mentre mi alzo per congedarlo, vedo che Lavinia si ritira in casa. Avviandomi verso le scalette, mi chiedo da quanto tempo era lì, e quanto ha visto.
Entro. Il sollievo per la freschezza della villa &egrave immediato. La mia temperatura corporea si abbassa di colpo, mi sento subito più rinfrancata. Lavinia non si vede da nessuna parte. Non la chiamo, giro per la casa in silenzio, cercandola.
Arrivata nel corridoio della zona notte, sento un ansimare leggero. Di soppiatto mi avvicino alla sua camera. La porta &egrave socchiusa. Spio: lei &egrave sul letto, ha il vestito tirato su, e si sta toccando. Vedo la sua mano che accarezza il suo sesso, l’altra &egrave sul seno. Sotto i miei occhi, Lavinia si sta masturbando. Evidentemente ha visto tutto, e il fatto che ora si stia dando piacere da sola mi fa gioco: non &egrave così ‘contro’ il sesso come credevo, e nel contempo ha tante voglie da soddisfare. Lo farò io, ma non ora. Mi giro e, sempre silenziosamente, vado in camera mia. Mi chiudo la porta alle spalle ed entro nella doccia.
L’acqua scorre tiepida sul mio corpo, lavando via l’odore di Domenico. Mi massaggio con la schiuma alla vaniglia. Il profumo mi inebria, chiudo gli occhi e mi rilasso. Il getto della doccia copre ogni rumore, così non sento la porta che si apre, non sento i passi. Mi accorgo di lei solo quando apre lo sportello della cabina. Lavinia. Con un prendisole giallo addosso, guarda il mio corpo. Nuda e con l’acqua che mi scorre addosso, la guardo. Non parlo, aspetto sia lei a dirmi qualcosa. ‘Prendimi’, implora, togliendosi l’abito. E’ nuda anche lei, ora. Ed &egrave come l’avevo immaginata. Ha seni molto grandi, sproporzionati rispetto al corpo esile. Vengono giù per il peso, le arrivano a metà busto, senza il reggiseno. La sua fichetta sembra piccola, con pochi peli, molto chiari. La pelle &egrave quella che conosco, pallida con gruppuscoli di lentiggini sulle spalle e sulle braccia.
Il viso &egrave quello dolce di sempre, con stavolta un sorrisetto un po’ smanioso. La tiro a me, sotto la doccia. In un attimo &egrave zuppa anche lei. La tocco subito: non voglio che mi sfugga via, per la vergogna. L’accarezzo sul monte di Venere, giocherellando con il dito a caccia del clitoride. Eccolo: un bottoncino rotondo già gonfio sotto le mie dita. Lei apre le cosce e io la spingo sulla parete della doccia, con la schiena schiacciata sulle mattonelle fredde. La masturbo, e intanto la bacio. Ma lei non sembra avere nessuna intenzione di fuggire.
Il suo clito si tende al massaggio del mio medio. Spingo più giù; entro in lei, ha una vagina stretta, ma la sento bagnata. La guardo in viso. Ha gli occhi chiusi, l’acqua ha bagnato i suoi bei capelli, ha il viso alterato dal desiderio. Mentre entro dentro e fuori da lei con il dito, muove la testa da una parte all’altra, gemendo. La scopo con le dita, eccitandola sempre di più. Due dita nella fica, il pollice a strofinare il clito. L’orgasmo arriva come una liberazione. Lavinia grida e si tiene su con le braccia, tese, poggiandosi al muro. Grida e si contorce sotto le mie mani. Nuvole di vapore caldo volano nella doccia: &egrave il calore dell’acqua, fuso con il suo calore. Dopo il piacere di lei, io ho la vulva di nuovo affamata; mi avvicino e cerco di baciarla. Lei si ritrae.
‘Perché?’, mi chiede, e ha il dolore negli occhi.
‘Perché cosa?’, chiedo.
‘Perché hai fatto l’amore con Domenico?’
‘Non era amore, Lavinia ‘ spiego, dolcemente -. Era sesso. Ci ho scopato solo, con lui. L’amore &egrave questo. Quello che ho fatto con te ora. Quello che ti farò adesso’, e così dicendo mi inginocchio davanti a lei. L’acqua continua a scorrere sui nostri corpi. Delicatamente, apro la vulva di Lavinia con le dita. E’ rosata, delicatissima. Non posso aspettare: ci infilo la lingua dentro. Ora, subito. Lei non &egrave pronta ma io non le do tregua: comincio a scoparla con la lingua. La penetro tutta, la muovo dentro di lei. Sa di vaniglia, di latte, di ragazza pulita. Lecco l’intera vulva, poi picchietto il clitoride solo con la punta, e riprendo la penetrazione. Lavinia comincia a gemere quasi subito. Muove i fianchi verso il mio viso, venendo sempre più avanti. Io mi trattengo dalla tentazione di toccarle il clito: troppo facile. Voglio farla venire solo con la lingua. La lecco dovunque, ogni piega di lei &egrave calda sotto le mie labbra. Lei geme, mugola, sospira. Più volte mi prende una mano per portarsela al sesso, ma io glie la tolgo: la sto tormentando.
Quando le vedo il grilletto gonfio e violaceo, capisco che &egrave al limite. Comincio a leccarlo e succhiarlo, sempre con grande dolcezza. Insisto, tormentosamente, sul minuscolo organo, e alla fine lei si scioglie nella mia bocca, mi prende la testa tra le mani e se la spinge sul sesso e gode, a lunghi gemiti, con grida soffocate dall’acqua.
Poi restiamo così per lunghi minuti, in piedi, poggiate al muro, a farci coccolare dall’acqua che lava dai nostri corpi ogni cattivo pensiero. Io la accarezzo, le accarezzo il viso e i capelli e il seno, che &egrave soffice come lo avevo sempre sognato.
All’improvviso Lavinia sembra scuotersi, si raddrizza, apre la porta della doccia e se ne va di corsa. Senza una parola.
Per il resto della mattinata non la vedo. Né la cerco: non voglio forzarla. Scendo in spiaggia a prendere il sole. Faccio un lungo bagno, nuotando felice nelle acque azzurrissime, piena di gioia per la bellezza della natura che mi circonda.
Quando il piacere di immergermi in quell’acqua limpida cede il posto ad una insistente sensazione di fame, esco dall’acqua. Saranno almeno le due.
Mi stendo un po’ al sole per far asciugare un po’ i capelli, mentre il mio stomaco borbotta. Dopo poco, Lavinia si affaccia alla finestra. ‘Si mangia!’, chiama.
Corro, affamata di cibo e di lei. Quando entro in casa, la vedo davanti ai fornelli. Indossa uno shorts di jeans e una canotta rosa. E’ stupenda. E ha cucinato per me. Vorrei stringerla, ma non so come reagirebbe.
Ci sediamo a tavola e cominciamo a chiacchierare. Io le parlo della bellezza del paesaggio, del mio bagno in quel mare splendido, di come mi affascini quel sole cocente. Siamo rilassate, allegre. Nessun accenno a quel che &egrave successo poche ore prima in doccia. Ho quasi l’impressione di aver sognato.
Pranziamo, la mia bella ha fatto spaghetti alla siciliana, deliziosamente al dente, con melanzane e capperi.
Dopo mangiato, sparecchiamo e ci prendiamo un caff&egrave. Vorremmo andare in spiaggia, ma il caldo &egrave eccessivo. Meglio restare dentro, per ora, tra i mobili di legno grezzo, a goderci la frescura della casa.
Lavinia siede sul divano in midollino, io mi metto vicino a lei. Accendiamo la tv, facciamo zapping per un po’ poi scegliamo un vecchio film americano d’amore.
Dopo un po’, lei mi poggia languidamente la testa sulla spalla. E’ il segnale che aspettavo: l’abbraccio e le metto una mano sulla clavicola, cominciando subito ad accarezzarla con la punta delle dita. Vedo la sua pelle incresparmi appena sotto il mio tocco: &egrave un brivido leggero, il suo, ma non sfugge ai miei occhi attenti. La mia mano scende giù, arriva fino al seno di lei. Lo sfiora da su, lo accarezza delicatamente. Una sorta di gioco che, chiaramente, sta eccitando Lavinia. Vedo i suoi capezzoli ingrossarsi sotto il jersey della canotta. La stringo di più a me, così da poter scendere maggiormente con la mano, e infilo due dita nel suo reggiseno. Il capezzolo &egrave gonfio e rigido, la pelle dell’areola si accartoccia sotto le mie dita insinuanti. Lavinia poggia la testa sul divano e chiude gli occhi, vedo la linea del suo collo candido e mi piego a leccarla. Gioco con il suo seno, entrando e uscendo con la mano. La stuzzico, la tormento. Ad un certo punto lei mi scivola dalle mani e si stende sul divano. I suoi lunghi capelli sono sparsi ovunque, su di lei. Le massaggio entrambi i seni con le mani aperte a coppa, da sopra ai vestiti. Quando vedo che Lavinia apre la bocca, mi piego su di lei e le sfilo la canotta rosa. Resta in reggiseno, una brassiére in microfibra, color panna. Sfilo anche quella, ora &egrave nuda, sotto le mie mani. I suoi seni sono caldissimi, posso guardarli e toccarli a mio piacere. Anche perché lei continua a rimanere immobile, ad occhi chiusi. Riprendo il mio massaggio, palpandole entrambi i seni a mani aperte. Prendo tra pollice e indice i capezzoli e li riscaldo. Si induriscono, paion due sassolini. Li strofino e li stuzzico, poi comincio a leccarli. Li succhio, li pizzico tra le labbra. Lavinia &egrave eccitatissima, noto che, senza accorgersene, ha aperto sempre di più le gambe, per sentire il mio corpo. Ne approfitto per scendere con una mano, mentre con l’altra proseguo il mio massaggio al seno, verso il suo pube. Mi fermo sul sesso, che sento caldo e invitante dietro lo spesso jeans. Lavinia sospira, spalanca di più le cosce. Io le accarezzo l’inguine, sento la pelle sottile, e poi le mie dita curiose si insinuano sotto la stoffa, attraversano il breve spazio che separa l’attaccatura della coscia dal corpo, e incontrano i suoi peli pubici. Già bagnati.
Continuo la mi esplorazione: solo con un dito, mi avventuro dentro al calore di lei. La sua fica &egrave viva, palpitante, molto umida. Ci infilo il medio dentro, completamente, facendo inarcare la mia amante. La massaggio con dolcezza, facendomi spazio nel tessuto che ci separa. ‘Perché non me lo togli?’, mi suggerisce lei. E’ l’invito che aspettavo. Le sbottono lo shorts e glie lo levo con un colpo secco. Lavinia resta così, a cosce aperte davanti a me, con la sua fichetta ammiccante e bagnata che ha già impregnato la microfibra scura degli slip con i suoi umori. Le tolgo anche quelli e la vedo finalmente, per com’&egrave, in tutto il suo splendore. La scopata rapida di questa mattina non mi ha permesso di godere di questa vista, di questo odore.
Le spalanco le gambe, ammirando la vulva rosata, le piccole labbra arricciate, come un boccuccia ritrosa, il clitoride tondo che spunta appena. E’ tutta bagnata, il miele le cola lungo il sesso, fuoriesce e arriva al suo buchetto, piccolissimo, ben chiuso, circondato da peletti biondissimi. Impazzisco di desiderio, mi piego verso quella meraviglia. La annuso, &egrave ancora come stamattina, un misto di latte e vaniglia. La lecco. Ancora e ancora, sempre più veloce. Lappo tutta la fica, mi soffermo sul clito. Le tiro con delicatezza le piccole labbra, usando la bocca. Mi riempio il volto dei suoi umori profumati, affondo la lingua nella vagina, e poi di nuovo insisto sul clitoride. E quando Lavinia comincia a godere, le prendo l’intera vulva in bocca e succhi tutti i suoi succhi mielosi. La sento sussultare e gemere, si afferra i braccioli della poltrona e gode, gode, più maiala che mai.
Dopo, &egrave lei a volermi dare piacere. Mi spoglia, un pezzo alla volta. Mi sfiora i seni, facendo rizzare i miei capezzoli. Mi tocca il corpo, fermandosi sulla vita, massaggiando i seni come ho fatto io con lei. Si inginocchia ai miei piedi e comincia a leccare il mio corpo da giù, sale dalle caviglie alle cosce, con la sua piccola lingua delicata. Quando giunge alla fica, la apre come un frutto succoso. Io impazzisco di piacere, quando sento la sua lingua entrarmi dentro. Mi esplora, mi stuzzica,a &egrave abilissima nel darmi un orgasmo dopo l’altro.
Più tardi &egrave il mio turno di masturbarla. Infilo le mie dita in lei e la sento calda e soffice, arrivo al punto G e la mia gioia &egrave quella di vederla implorare di non lasciarla, al momento dell’orgasmo, di continuare a fotterla, di prenderla e sbatterla ancora, e ancora, e ancora.
E non &egrave finito il nostro weekend.
Ci sono ancora orgasmi in questi due giorni. Scopate di dita e di lingue, e baci languidi. Come domenica mattina, quando, dopo la colazione, cadiamo sul tappeto di canapa e ci masturbiamo all’impazzata. Dopo, esauste, facciamo un sessantanove bollente. Io la lecco fino a farla piangere dal piacere, lei mi regala un orgasmo folle. E’ amore, non sesso. Volevo Lavina e ce l’ho, tutta. O quasi. Finch&egrave lei mi chiede di più. ‘Fottimi il culo, ti prego’.
La porto in cucina, la faccio mettere sul tavolo alla pecorina. Non c’&egrave nulla di volgare in tutto questo, stiamo facendo l’amore, siamo felici e innamoratissime. Dal frigo prendo il burro, me lo scaldo stringendolo al petto, mentre sditalino il clitoride di Lavinia per tenerla eccitata. Poi prendo un pezzetto di burro e comincio ad ungerle il buchetto. Vado dentro e fuori con il mio dito, finch&egrave lo vedo aprirsi. Ed allora lo lecco con tutto il mio ardore, e poi lo fotto, con un dito, poi due, e infine tre, e lei grida, e gode, gode sotto le mie mani, mentre le lecco la schiena e piango di passione.
Non ho mai goduto tanto, non ho mai amato così.
Fino a sera, quando giunge il momento di partire, faccio ancora l’amore a Lavinia, giocando con il suo clitoride irritato dal troppo strofinìo. Anche la cura diventa un gioco: passarle un unguento sul grilletto e sulla vulva arrossata &egrave occasione per nuove scoperte, nuove masturbazioni, nuovi orgasmi.
Quando ci mettiamo in macchina, dopo cena, siamo esauste ma felici più che mai. Non so cosa succederà domani, quando, tornate a Roma, ci ritroveremo a fare i conti con la vita di sempre: università, e famiglie gelose, e amici un po’ bigotti.
Ma Roma &egrave lontana, abbiamo quasi una notte intera di viaggio da fare, sedute vicine. Lavinia mette in moto e parte.

Gioialuna

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