È tornata mia sorella
Capitolo 8
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Mi muovo nel letto, faccio una smorfia cercando di mettermi più comoda. Il materasso è duro, come mai lo è stato, e… perché non ho addosso le coperte?
L’aria della stanza ha un pesante odore… odore di…
[Sudore sborra liquidi femminili. Sei stata scopata, qui, ricordi?]
Le mie palpebre si aprono di scatto, la mia mente riprende a funzionare quasi all’improvviso, le ultime ore si affastellano una dopo l’altra nella mia memoria. Mi metto seduta. Con le mani tocco una superficie piatta, dura e fredda.
Sono sulla scrivania dell’ufficio della sicurezza del centro commerciale.
Patrizia ha rubato delle cose… profumi e gioielli, e ci hanno beccate.
Ci siamo fatte scopare per non essere denunciate alle forze dell’ordine.
Inspiro l’aria viziata dal respiro di dieci persone coinvolte in una scopata di gruppo e dai liquidi sessuali che hanno emesso. Apro la bocca per non sentire quell’odore e la pelle attorno alla bocca si tira, sperma secco si rompe e si riduce a scaglie. Sperma secco e trasudo vaginale.
Ho leccato la figa a mia sorella…
[E ti è piciauto.]
Passo la mano sulle labbra, sono ruvide di sborra come quando si fanno le croste perché viene la febbre.
Non mi è piaciuto… è stato uno dei momenti più meravigliosi della mia esistenza!
Muovo il culo, e mi accorgo che è attaccato al piano del tavolo da bega che mi dev’essere colata fuori dalla figa e dal culo quando sono svenuta. Devo essere coperta di sperma su tutto il corpo, e puzzare da fare-
Sento delle voci attutite dalla porta dell’ufficio. Giro la testa in quella direzione. Il rettangolo di vetro temprato è illuminato e posso scorgere due ombre appena oltre. Una dev’essere mia sorella, l’altra è… è Borio, ma non il tono non è così imperioso come prima, quando ci stava interrogando o, peggio, scopando.
Cosa ci fa Patrizia con quel figlio di troia? Di cosa stanno discutendo?
[Magari lei ha continuato in una sessione privata dopo che tu sei svenuta. Lo sai com’è…]
Scaccio quel pensiero e cerco di concentrarmi sulla conversazione dall’altra parte della porta. Li sento a stento, parlano volutamente a bassa voce, come se non volessero farmi sentire. Ma non lo fanno a sufficienza.
«Davvero non ci saranno problemi?»
«No, non preoccuparti, Patty. Quando mi hai mandato il messaggio, questa mattina, ne ho parlato con Salvatore, e lui ha accettato di usare la sua profumeria» Una breve pausa. «Ha chiesto di partecipare, è quello che vi ha inculate entrambe».
«È quello che mi ha consegnato la refurtiva in negozio, mi sembrava lui, e ha infilato il profumo nella tasca di mia sorella».
Sgrano gli occhi. Cosa?
«È stato bello scoparti di nuovo, Patty…»
Un’ombra, quella più bassa, Patrizia, si muove verso l’altra, le loro teste si fondono per un attimo. Poi si staccano di nuovo.
«Adoro il tuo cazzo, Giulio».
«…ma non capisco perché l’hai fatto».
L’ombra della testa di mia sorella cambia forma per un attimo: sta guardando da un’altra parte, forse per prendere tempo, forse per trovare una risposta.
Torna nella forma originale.
«Alessia è sempre stata una ragazza riservata, è sempre stata sotto il controllo di nostra madre…»
«Me ne avevi parlato».
«…e tra poco si sposa. Con un coso amorfo, senza palle, che non le darà nessuna soddisfazione a letto. Scommetto che per il loro primo anniversario le regalerà un cazzo di strap on da usare su di lui. Volevo che Ale vivesse, almeno una volta nella vita, un’esperienza sessuale come si deve, prima di finire in un matrimonio privo di piacere».
L’altro non risponde, la sua ombra sembra immobile.
«E poi,» continua la voce di Patrizia, velata di rammarico questa volta, «convinta di aiutarla, mi sono scopata il ragazzo che lei amava, e invece di una storia di amore è finito tutto…»
Le due ombre si uniscono, lui abbraccia lei con dolcezza.
Oddio… Patrizia ha organizzato tutto questo per me? Chiamato un suo amico, o amante, e l’ha convinto a fare tutto ciò?
Dovrei essere furiosa, arrabbiata per essere stata scopata da degli individui che non conosco per uno scherzo idiota di Patrizia
[Ma non lo sei: ti è piaciuto essere la troia di quella gente, non avere il controllo e perdere ogni responsabilità. Hai finalmente scopato tua sorella, hai scoperto che è fantastico essere la farcitura in un tramezzino, con un cazzo in figa e uno in culo che ti fottono.]
ma non posso che apprezzare il suo impegno nel farmi vivere un’esperienza nuova, che non avrei mai nemmeno sperato. Un’altra sorella mi avrebbe regalato un gioiello, Patrizia un’orgia.
[E un paio di quelli erano orgasmi. Saverio ne ha mai sentito parlare?]
La porta si muove quando qualcuno mette la mano sulla maniglia.
Mi rimetto giù, chiudendo gli occhi, facendo finta di non essermi ancora svegliata.
I cardini cigolano e quattro piedi camminano sul pavimento. Una mano mi tocca la spalla.
«Ale… svegliati».
Emetto un lieve gemito, apro appena gli occhi. «Cosa…»
Lancio un grido vedendo Borio, che mi guarda con uno sguardo duro palesemente falso, mi metto una mano sul seno e una sulla passera, fingendo di essere spaventato da lui. Mi sento una cretina, sia perché mi ha vista nuda per tutto il pomeriggio e mentre venivo scopata,
[Ti sei accorta che lui non ti ha nemmeno toccata una volta? Che sia fedele a tua sorella?]
sia perché so cos’è successo davvero, ma non voglio che Patrizia si accorga che ho scoperto il suo piano.
Mia sorella mi prende per le spalle. Indossa di nuovo la sua tuta sfatta ed è pulita rispetto all’ultima volta che l’ho vista. Ecco perché si era vestita male: così non rischiava di rovinarsi qualche abito decente. Io ci ho rimesso una camicetta. Devo andarmene via in reggiseno?
«Non preoccuparti, Ale. Adesso è tutto a posto. Non ci denunceranno».
Borio continua con la sua pantomima. «Ma non permettetevi mai più di tornare in questo centro commerciale o chiamerò la polizia».
Patrizia abbassa lo sguardo e annuisce. «Ci spiace, agente. Non succederà più».
«Sarà meglio».
Scendo dalla scrivania. I miei vestiti sono stati appoggiati su una sedia pulita, o per lo meno quelli che non sono stati strappati durante la gang bang. Sopra è appoggiata una camicetta nella busta di plastica simile alla mia.
Borio spiega: «Mentre eri addormentata, ho mandato uno dei miei uomini a prenderne un’altra, in sostituzione di quella strappata. La prenda per il mio regalo di matrimonio».
[Ehi, devi sposarti con quel verme! Te lo ricordavi ancora?]
Trattengo appena un’espressione di sconforto sulle labbra. No, e stavo bene così…
Patrizia passa con il suo sguardo sul mio corpo sporco di sborra secca. «Sarà meglio se prima ti fai una doccia, Ale… Io ci ho già pensato prima».
Borio attraversa l’ufficio e apre una porta. Attraverso questa vedo quello che sembra uno spogliatoio. «Può accomodarsi qui».
****
«Ehm… Ale»
«Cosa?»
«Devo fare pipì…»
Scocco un’occhiata veloce a mia sorella. A quest’ora la Statale 51 è piena di automobilisti che non vedono l’ora di tornarsene a casa e preferisco non distogliere l’attenzione. Torno a concentrarmi sul traffico mentre quello che sembra un cementificio sfila alla nostra sinistra.
«Non puoi tenerla?»
Patrizia si agita sul sedile del passeggero. «No. Non volevo restare un secondo di troppo lì dentro. E adesso mi scappa. Mi succede sempre quando partecipo ad un’orgia».
Lascio defluire dal naso il fiato. «D’accordo. Dovrebbe esserci poco più avanti un bar».
Metto la freccia e, subito dopo il cartello azzurro con scritto “Ponte nelle Alpi”, esco in un parcheggio su cui si affacciano un paio di negozi specializzati in camini e mezzi agricoli e un ristorante. Mi infilo accanto ad una Subaru Blu con lo spoiler sopra il bagagliaio e spengo il motore.
Patrizia apre la portiera, si ferma e mi guarda. «Vieni anche tu?»
Mi sento a pezzi. Non vedo l’ora di tornarmene a casa e gettarmi nel letto. Dopo un lungo bagno. Anche due. Ho apprezzato il tuo regalo, Patty, ma adesso farei lo scrubbing con la carta vetrata. Le poggio una mano sulla spalla sinistra. «No, ti aspetto qui».
Lei annuisce. «Va bene». Si volta e apre appena la portiera.
«Aspetta, Patty!»
Mia sorella si gira verso di me, le sopracciglia corrucciate.
Non so dove trovo il coraggio. In realtà, mi trovo con una mano dietro la nuca di Patrizia, la mia faccia che si avvicina alla sua, le nostre labbra che si toccano.
Le nostre bocche si aprono, le nostre lingue si toccano, si muovono una sull’altra.
La mia fica torna a bagnarsi, i miei seni a indurirsi. Voglio mia sorella, e non limitarmi a leccare la sua fica. Voglio che mi insegni a farla godere, e mi faccia scoprire cos’ha imparato in questi anni di lavoro da escort.
Ci stacchiamo, lei sorride e io con lei.
«Ti amo, Patty…» Mi si stringe il cuore all’idea che abbiamo passato anni una lontana dall’altra, senza toccarci, senza essere l’una l’amante dell’altra.
«Anch’io ti amo, puttanella…» Fa un occhiolino e mi dà un bacio veloce. «Abbiamo molto da recuperare, noi due».
Scende, chiude la portiera e si avvia in direzione del bar. Nonostante sia vestita da crimine contro l’umanità, un paio di ragazzi, intenti a chiacchierare e a fumare, smettono di parlare e la seguono con lo sguardo, mangiandola con gli occhi.
Sospiro. «Sarò così bella anch’io?»
[Che te ne frega. Saverio ti ama… voglio dire, apprezza ugualmente. “Anche se fossi un camion della spazzatura”, come dice la tipa nel video su Internet.]
Sospiro di nuovo, e questa volta più profondamente. Già, Saverio.
Prendo il telefono dal supporto sulla ventola ed esco dalla Lancia. Il sole è basso sopra le montagne, colorando di un leggero rosso il parcheggio e infiammando le nuvole. Mi appoggio al lato della macchina. Il traffico sulla statale alle mie spalle è intenso, mentre questo parcheggio sembra un’oasi di calma. Un’oasi che puzza di gas di scarico e risuona di auto e camion che sfrecciano, ma dopo le emozioni di oggi pomeriggio
[Tii hanno scopata in otto, “emozioni” mi sembra un termine molto blando, eh…]
mi sembra di essere in un angolo di Eden.
I due ragazzi ora lanciano un’occhiata a me, sembrano soddisfatti anche della mia vista. Sento un tocco di soddisfazione crescere nel mio cuore. Evidentemente, non sono poi tanto male rispetto a Patrizia…
Accendo lo schermo del telefono appoggiando la punta dell’indice sul lettore posto dietro l’apparecchio. Una fila di icone, che dovrei sfoltire, appare sul monitor. Premo con il pollice la rubrica, la scorro fino alla “E”.
Saverio sarà in pensiero visto che non gli ho più telefonato o scritto…
[Come dire che avrebbe le palle di dirti qualcosa se coprisse che ti sei scopata qualcuno. Sosterrebbe che anche tu hai le tue necessità. Probabilmente, chiederebbe di poter assistere la prossima volta per sostenerti psicologicamente in un momento simile.]
La sua faccia compare nella foto di profilo rotonda al centro dello schermo, sopra i contatti. Sento la soddisfazione degli sguardi di desiderio dei due ragazzi sciogliersi in qualcosa di simile all’insoddisfazione.
Mi ci vogliono almeno cinque respiri prima trovare il coraggio di premere il tasto in fondo allo schermo.
Al posto della rubrica ricompare la lista delle icone, e un battito di cuore dopo si apre il mio cloud, poi la cartella dei preferiti.
Meno male che non l’ho mai cancellato… L’ho rinominato in modo che, alfabeticamente, fosse l’ultimo file nella lista, ma ormai l’ho richiamato tante di quelle volte che il mio pollice fa scorrere la lista senza uno sfioramento di troppo.
Sullo schermo appare la foto del cazzo di Manuele che lui aveva mandato sul mio vecchio telefono anni prima, su richiesta di Patrizia quando si era fatta sbattere facendogli credere che ero io…
Scuoto la testa, ripensando a quanto mi fossi offesa e avessi odiato mia sorella. Che cretina che ero, avrei potuto avere l’uomo che amavo, e invece… Accarezzo di nuovo l’asta e la mia figa inizia a prudere, come se stessi per ditalinarmi di nuovo pensando a lui.
Sollevo lo sguardo verso il bar. Patrizia non è ancora di ritorno.
Con un movimento del pollice, torno alla rubrica. Saverio mi guarda ancora. Sospiro.
«Fanculo…»
Un attimo dopo porto il telefono all’orecchio.
«Pronto?» Non ricordavo più la sua voce, è profonda…
«Ciao, Manuele. Come stai?»
«Ehm… ciao… chi-»
Sento quel senso di soddisfazione ricomparire e il prurito in mezzo alle gambe aumentare. Non l’ho mai sentito tanto forte… Il mio cuore martella nel mio petto, nemmeno durante la gang bang aveva accelerato tanto. Devo deglutire, ma non scende nulla lungo la gola. «Sono Alessia. Alessia Costantini». Silenzio dall’altra parte della linea. «Sono quella che…»
[…ti sei scopata…]
…hai amato…
«…ti sei scopata anni fa. È stato bellissimo».
Dalla porta del bar esce Patrizia, si guarda attorno prima di attraversare la strada e poi si avvia nella mia direzione. Non ho più tempo. Ora o mai più…
Lui balbetta per un istante. «Oh… oh, mio dio, Alessia! Non mi hai più risposto! Io…»
Inspiro a fondo. Come cazzo fanno gli uomini a chiedere alle donne un appuntamento? Mette più in tensione che fare un’arringa in tribunale… «Hai da fare, domani, Manuele?»
«No… cioè, voglio dire: pensavo ti stessi per sposare».
Sorrido. «Non mi importa più cosa pensa la gente. Ah, sai che ho una gemella? Mi piacerebbe fartela conoscere, sono sicura che ci divertiremo, tutti e tre insieme».
FINE
Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com. Il mio profilo Telegram è @williamkasanova
Beh, notevole! Anche se, devo dire, non mi aspettavo un simile atto da parte di Patrizia (però rientra perfettamente nelle sue corde).
Un racconto breve ma decisamente intenso! Io sto andando avanti a lavorare sul mio.
Felice che ti sia piaciuto. É il rifacimento di un mio vecchio racconto, usato per sperimentare uno stile di scrittura che ho iniziato a studiare l’estate scorsa. Nella storia originale le due amiche (non erano gemelle) organizzavano furti per poi chiedere la grazia con delle orgie, ma secondo me così è più interessante, con un minimo di evoluzione di Alessia.
Il prossimo racconto, “La supplente di matematica”, non sarà molto più lungo di questo (li ho scritti in contemporanea, mi ispirava la storia e non vedevo l’ora di metterla su carta virtuale), e si svolgerà principalmente nella scuola di “Linda la Nerd” e “High Utility”, e uno dei personaggi secondari sarà uno che compariva nel primo titolo. Spero possa piacere…
Non vedo l’ora di leggere il tuo racconto. Se è al livello dell’ultimo che hai pubblicato sarà ottimo.