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Elena la Troia

By 27 Luglio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Non fare mai una sgarro a chi non devi, ci potrebbero essere ripercussioni che neanche immagini.
Elena stava tornando nel suo appartamento alle 21 di sera, abitava all’ultimo piano di una casa fatiscente sul lungomare della sua piccola cittadina.
Appena mise le chiavi nella serratura ed aprì la porta, tutto divenne buio; qualcuno da dietro le aveva messo un cappuccio in testa, tappato la bocca con la mani e spinta in casa.
Il panico la assalì, ma sentiva di non poter fare nulla. In pochi attimi si senti spingere e cadette seduta maldestramente sul letto matrimoniale della sua camera da letto. Il primo istinto fu quello di togliersi il cappuccio e da subito vide due uomini: non li aveva mai visti, era normali, sia nella corporatura che nell’aspetto. Niente segni particolari, tatuaggi, cicatrici, ecc…. l’unica cosa che evitò a Elena di urlare, fu che di fronte a lei era puntata una pistola, puntata dritta sulla lente destra dei suoi occhiali da vista.
L’uomo disarmato le disse solo una casa: “Taci puttana!”, mentre l’altro la guardò dritta negl’occhi, tenendo quella pistola immobile e le disse in modo secco e tranquillo: “Elena: tu oggi muori! –
Elena non capiva, aveva il cuore in gola; forse una rapina, uno stupro…non capiva ed era spaventata a morte. Il primo uomo, quello che le aveva intimato di tacere, aveva al seguito un borsone nero. Elena penso quindi ad una rapina e qualcosa in lei si tranquillizzò, ma poi le tornarono in mente le parole del secondo uomo….perché doveva morire oggi?
“Non mi uccidete, vi prego! Farò tutto quello che vorrete. Soldi, gioielli, ma vi prego, non uccidetemi!”; a quelle parole, il tizio con la pistola la guardò; era molto calmo e pacato, spostò la pistola dall’occhio di Elena e fece partire una sberla a piena mano che prese guancia e occhio della ragazza, la quale fini sdraiata sul letto: “Puttana, non sei tu che comandi e non sei tu che parli se non sei interrogata. Se vogliamo i tuoi merdosi soldi e quei quattro gioielli che tieni, li avremmo presi quando non c’eri. Ci interessi tu! Sei tu che oggi muore!” e poi una risata che dava conferma di quello che aveva appena detto.
“Ma cosa vi ho fatto, vi prego, vi darò tutto!”, erano le uniche parole che riusciva a dire, si sistemò gli occhiale e si mise una mano sulla guancia che le bruciava; stava piangendo. “Brava zoccoletta,, piangi!”, le disse l’uomo con la pistola: “Questa notte sarà lunga e sarai tu a scegliere quando morire. Se farai quello che ti diremo, la tua vita si allungherà, ma appena sbaglierai…”, le mise la pistola sulla guancia e premette forte: “il tuo cervello del cazzo sarà il decoro di questa camera!” e dopo averle detto questo, le assestò un pugno in piena testa.
Elena piangeva, non sapeva ne come ne perché, non sapeva cosa le avrebbero chiesto; aveva solo capito che era gente che non scherzava. Cercò di rimettersi seduta e vide l’altro uomo che aveva aperto il borsone e cominciava a tirare fuori delle attrezzature tipo televisive: cavalletti, faretti, cineprese. Al volo pensò ad un sequestro, ma chi voleva sequestrare una ragazza che faceva le pulizie, con una marito che lavorava all’estero? Era spaventata a morte e non capiva realmente nulla.
I sui dubbi cominciarono ad avere risposte; il tizio con la pistola le disse: “Tu oggi sei un’attrice e faremo un bel film; noi abbiamo il copione e tu reciti. Ci siamo intesi?”, Elena per paura non fiato, ma dopo un ceffone in pieno volto, si affrettò a far cenno con la testa di aver capito.
“Sappiamo tutto di te, cara Elena la Troia! Di come tradisci tuo marito e di come mandi affanculo i tuoi tanti amanti. Bene, uno di questi non l’ha presa molto bene e ora ci siamo qui noi. Hai fatto la troia con troppe persone, ci hai giocato e poi le hai buttate vie: uno di questi si è incazzato e ci ha chiamato per farti il SERVIZIO”, così parlò il tizio con le attrezzature televisive. Elena istintivamente disse: “Non capisco, ma….”, non fece in tempo a finire, che il tipo con la pistola, prese le sue guance in una mano, la storpiò e le disse: “Non devi capire una cazzo! Questo che hai scartato vuole vendicarsi, è uno che conta parecchio nel giro e non gli è andata giù la cosa, quindi io e il mio amico faremo un bel filmino, dove tu sarai l’attrice principale ed interpreterai il tuo ruolo: la puttana!”, e a quel punto le sputò in bocca e la spinse sul letto.
“Ric, che dici, me lo faccio fare un pompino come provino?”, disse il tipo con la pistola al suo amico. Il terrore passò negli occhi di Elena che era impietrita. “Ma si dai John, cosi vedo le luci!”.
A questo punto John si avvicino a Elena: “Ora sai i nostri nomi, e con questo la nostra galanteria è a posto e terminata. Adesso mettiti al lavoro: prendimelo in bocca e guarda in camera!”. Elena non si muoveva, era paralizzata e la sola idea di fare sesso con quelle persone la terrorizzava.
Effettivamente era una ragazza molto libertina, con molti amanti con coi cornificava senza rispetto il povero marito che stava all’estero ignaro di tutto e convinto di avere una santa donna a casa ad aspettarlo, ma mai si sarebbe aspettata una vendetta; Elena giocava con gli uomini: quando la passerina le prudeva, ne cerca uno, lo teneva una o due settimane e poi lo scaricava coma l’acqua del water. Purtroppo ora era giunto il momento del conto.
John ripeté a Elena di muoversi, ma questa rimaneva ferma immobile; scocciato, la prese per i lunghi capelli neri e la tirò a se: “Forse non ci siamo capiti prima: vuoi una palla in fronte subito o cominci a spompinarmi a dovere?”, Elena aveva capito che non ne sarebbe uscita da quella situazione ma non riusciva proprio. John le diede un pugno in piena faccia e prese dalla tasca un silenziatore che montò sulla pistola. “Ric smonta tutto, questa non si muove, ora la ammazzo come abbiamo previsto e ce ne andiamo!”; Elena si sentì gelare, aveva capito che davvero non scherzava e che era davanti a veri professionisti. “No fermo ti prego! Farò come vuoi!”, furono le parole che di getto le uscirono dalla bocca e si avvicinò al pacco di John. Da esperta che era non ebbe difficoltà ad abbassare la zip e a slacciare il bottone dei jeans di John, abbassarli con le mutande e veder un cazzo, moscio, ma di dimensioni notevoli. Forzandosi con tutta se stessa incominciò a segarlo, scappellandolo e vedendo quel cazzo crescerle in mano. Lungo sicuramente più di 20 centimetri, la cosa che più la spaventava era la larghezza, non riusciva a tenerlo in mano. A quel punto John le prese i capelli in una morsa d’acciaio e le inforcò la bocca.
“Non fare la difficile e sii naturale, ovvero troia. Succhialo come si deve o ti apro subito un buco in testa”; queste furono le parole che gelarono Elena. Non voleva spompinarlo, ma doveva. Doveva passare da troia per piacere a troia per sopravvivenza.
La mente di Elena si azzerò completamente all’ennesimo ceffone preso e da lì cominciò a spompinare John con tutta la sua maestria, ma rimanendo sempre austera e chiusa.
John tirò fuori il cazzo dalla bocca di Elena e prese a schiaffeggiarla con quel pezzo di carne: “Ora mi devi dire che ti piace, che lo vuoi tutto in gola perché sei una troia!”, le disse John, ma Elena non capì e si limitò a riprenderlo in bocca e a spompinarlo. John le diede un pugno in testa e la riprese per i capelli; faccia a faccia le ripeté quello che le aveva detto di fare. Elena aveva capito che se voleva allungarsi di qualche ora la vita, avrebbe dovuto eseguire gli ordini alla lettere e non pensare con la sua testa.
“Sono una troia e voglio il tuo cazzo…”, le partirono due ceffoni ben assestati sul volto: “Ma chi cazzo sei, la fatina dei miei coglioni? È cosi che parla una troia in calore? Cerca di fare di meglio!”. Elena doveva entrare in una parte che conosceva benissimo e che amava, ma non ora, non con quei due. Ma doveva farlo….
“Dai bastardo, ficcami sto cazzo tutto in gola…sei capace di far godere una troia o no?” Fu la frase che di getto usci dalla bocca di Elena, mentre teneva il cazzo di John in mano e lo guadava negl’occhi con fare da vera infoiata. A queste parole il cazzo dell’uomo divenne di marmo e senza esitare glielo cacciò tutto in gola. Elena stava soffocando e John spingeva come un forsennato: “Allora puttanella, non riesci a prenderlo in bocca?”, effettivamente non riusciva ad entrare per più di metà, e Elena aveva conati di vomito. Bastò un solo sguardo di John, perché Elena capì e allora lo tirò fuori, ci sputò sopra e con la mano lo lubrificò per bene per poi rimetterselo in bocca e cercare di farlo entrare il più possibile. Gli occhi le lacrimavano ed emetteva rutti e conati impressionanti. Andava avanti e indietro ed ad ogni passaggio cercava di spingerselo più in gola possibile. Dopo diversi tentavi riuscì ad arrivare alla palle del suo seviziatore, il quale non perse l’occasione per immobilizzarla in quella posizione. Elena stava realmente soffocando, era senza aria e perdeva saliva dalla bocca. Pochi secondi e John la lasciò andare e lei riuscì a riprendere fiato, ma fu una pausa davvero breve, perché John ricacciò immediatamente dentro l’arnese fino a farsi toccare le palle con la bocca e la tenne ferma come pochi istanti prima. Elena pensava di morire, ma dopo pochi secondi, l’aguzzino, mollò la presa. Le sputò in bocca e le diedi un paio di schiaffi, spingendola poi sul letto: “Brava puttana dalla gola profonda. Continua cosi e forse vedi il sole di domattina!”.
Elena piangeva, non sapeva davvero cosa aspettarsi. In cuor suo sperava che i due se ne venissero il prima possibile e scomparissero, ma qualcosa dentro di lei le diceva che non sarebbe andata così.
“Ehi Ric, la vuoi provare anche tu prima che iniziamo a girare?”, furono le inquietanti parole di John e l’amico non si fece pregare due volte. Andò verso Elena, le fece una carezza e le sistemò gli occhiali sul viso: “Sei una puttana vero?”, Elena non capì i modi di fare di questo. Le arrivo un pugno che le fece sanguinare il labbro: “Ti ho chiesto se sei una puttana?”; aveva capito il gioco e il dolore che aveva in viso, la rabbia e l’impotenza, la fece rispondere: “Si, sono una gran puttana….e tu sei un bastardo capace di far godere una puttana o sai solo prenderla a pugni?”; Ric si mise a ridere guardando il suo amico, le sferrò due sberle secche in faccia e poi le strappo tutti i vestiti. Aveva una violenza inaudita e Elena si paralizzò. Era nuda: le sua tette, una quarta ne soda ne rammollita, con grossi capezzoli marroni, la sua figa sempre ben tenuta, rasata con una striscia sul monte di venere, una culo sodo e abbondante. 1,70 scarsi per 60 chili circa, occhi e capelli lunghi neri, erano l’immagine della poveretta, alla mercé di quei due mercenari. Ma non riuscì neanche ad avere la forza di tentare di coprirsi. Era rassegnata!
Ric le mise subito una mano tra le cosce, arrivando direttamente alla sua fighetta. Ora bagnata! Questo fece ridere l’aguzzino, che si impregnò per bene il palmo: “Ehi John, sta troia è bagnata o si è pisciata sotto?”, poi guardò Elena: “Lecca troia e dimmi di cosa sanno”, e le cacciò le dita in bocca fino quasi in gola. Elena sentiva il suo sapore intimo e non quello di piscio e questo la turbò. Stava godendo della situazione? “Allora cagna, di cosa sanno?” e fece il gesto di mollarle uno schiaffo, ma subito Elena rispose che sapevano di figa.
Senza grazia ne delicatezza, Ric, prese a infilare dentro tre dita nella figa di Elena. Non fecero molta fatica ad entrare, ma la ragazza sussultò. Ora erano diventate quattro e solo il pollice era rimasto fuori. Pollice che in breve tempo fini nel culetto della sventurata, facendole lanciare un urlò. Non era lubrificato per nulla e Ric non ci andò certo con delicatezza. John si avvicino a Elena, le prese le guance nella sua morsa e dopo averle sputato in faccia ed in bocca le disse: “Cazzo ti urli puttana? Tra poco avrai anche il braccio nel culo, quindi rilassati o non farci perdere tempo e ti ammazzo subito!”. Elena aveva quasi 40 anni e mai e poi mai aveva fatto certe pratiche. Non era vergine nel culo, ma quando sentì parlare di braccia si terrorizzò, più di quello che già era.
Ric tiro fuori il cazzo dai pantaloni e tenendo la mano nella figa e nel culo di Elena, la prese per i capelli e la indirizzò con la bocca verso il suo cazzo: “Io non sono gentile come John, quindi succhia o ti ammazzo come una vacca al macello”. A quelle parole Elena prese a succhiare con foga, cercando di farsi piacere quello che stava facendo; in qualche modo ci riusciva, perché sentiva la sua figa bagnarsi sempre più e questo le creava ulteriore confusione nella sua testa. Non capiva perché il suo corpo rispondeva a quella violenza? “Forse sono davvero una troia” , pensò tra se e se.
Il cazzo di Ric era molto simile e quello di John, nerboruto e largo, più o meno della stessa lunghezza, e neanche questi si risparmiò di volerlo vedere sparire completamente nella bocca della ragazza. Elena che aveva capito e non voleva prendere altre botte, ci si mise di impegno e riuscì a farlo sparire nella gola; le venne riservato lo stesso trattamento; venne tenuta ferma con il cazzo in gola fino al limite del soffocamento e poi lasciata libera di respirare per alcuni secondi. La saliva colava dal cazzo e dalla sua bocca. Un’altra botta e di nuovo tutto in gola, ma stavolta lo arretrò appena appena e lo lascio in bocca senza spingere. Per timore, Elena, comincio a giocarci con la lingua, cercando di dare piacere al suo aguzzino. Questi lo tirò fuori e di tutta risposta le sputò in faccia: “Allora Elena, cosa sei?”, capito il gioco, questa rispose subito: “Sono una troia”, ma la risposta non fu cosi entusiasmante e volo un ceffone a piena faccia: “Non ti ho capita bene”. “Son una gran puttana, vogliosa di cazzo, che deve essere solo sputata in faccia come una cagna!”: neanche lei sapeva come le erano uscite questa parole, ma fatto sta, che dopo pochi attimi, scoppio in un orgasmo prorompente, che inondò le dita di Ric. “Brutta cagna in calore…sei venuta sulla mia mano! Allora ti piace davvero essere trattata come l’ultima delle puttane” e detto questo, si pulì la mano sulla faccia di Elena.
Neanche il tempo di capire e senti un bruciore tremendo nelle viscere; Ric le era entrato nel culo, senza nessuna pietà e le palle le stavano sbattendo sulla figa. Sentiva che la stava squarciando, ma colpo dopo colpo, Elena cominciò a provare anche piacere. Dolore e piacere insieme, fino a che non senti il calore sprigionarsi dentro il suo culo. Finalmente era venuto e forse si sarebbe calmato, ma aveva capito male. Ric le stava pisciando in culo e finito di riempirla, stette dentro come a fare da tappo. “Non ti hanno mai pisciato in culo puttana?”, e si mise a ridere con il suo amico. Elena sentiva la pancia che le stava scoppiando, le viscere bruciare, doveva evacuare quel liquido, ma non poteva. John allora prese una scodella dalla cucina. “Adesso pisci dal culo qui dentro”, Elena fece una faccia che esprimeva tutto il suo disagio, imbarazzo e una serie di sensazioni di umiliazione che provava, ma John, non andò per le lunghe e la fece accovacciare a forza, con sotto la scodella. Elena cerca di trattenersi, non voleva, ma tutto li sotto bruciava; all’arrivo di un calcio nei reni, che la fece cadere in avanti e poi ripresa per i capelli e rimessa in posizione, non riuscì più a trattenersi. Piangendo e singhiozzando, incomincio a pisciare dal culo.
“Piange la troia…perché piangi?” e subito parti da parte di Ric un cazzotto sulla nuca.
Elena era esausta, dolorante ovunque per le sberle ed i pugni presi, ma questo primo capitolo doveva ancora finire. John prese la scodella e ci pisciò dentro e quindi gliela porse: “Bevi tutto!”. Elena non riusciva proprio. John riprese la pistola e gliela appoggio alla tempia: “ti ho detto di bere”. “Ammazzami subito, tanto questa è la mia fine, ma non farò altro!”, e poi sputò in faccia a John.
Questi di istinto le tirò un pugno in pieno volto e poi andò a prendere qualcosa nel borsone.
Tiro fuori delle foto: “Questi sono i tuoi parenti, giusto puttana? Bene tra 5 minuti, un mio uomo entrerà a casa di tuo fratello e ammazzerà tua nipote”.
Elena era incredula. Avevano le foto di tutta la sua famiglia, fratelli, cugini, nipoti. Scoppiò a piangere, perché aveva capito che la situazione era davvero seria. “Hai ancora 4 minuti, poi giocheranno con la piccola Sofia, la faranno sanguinare da ogni buco vergine e alla fine …bang in faccia, cosi facciamo un funerale sfigurato!”.
“Ti prego non farlo, prenditela con me, ma lascia stare la mia famiglia!”; John le rispose in modo molto pacato: “Puttanella…..sei tu che li stai condannando…li c’è da bere oppure c’è un bel cazzo che aspetta la tua vergine nipotina con una bella palla di piombo come ciliegina finale!”.
Elena era in balia degli eventi, come un robot prese la scodella e cominciò a sorseggiare. Era atroce, sentiva puzza di merda, di piscio, di cazzo. Non riusciva a mandare giù, ma poi riguardò la foto della nipotina e si fece forza. “ora guada in camera e devi dire che ti piace bere il piscio del tuo culo, fallo bene perché voglio girare questa scena una sola volta!”. Elena era disperata, guardò come una cane bastonato la telecamera. “Cagna…ehi cagna….non così…Allegra e felice di quello che fai, altrimenti la telecamera riprenderà il tuo cervello che schizza sui muri!”.
Aveva capito cosa volevano e ci mise tutto il suo impegno; guadò la telecamera, cercando di pensare alle cose più porche che le piaceva fare, quindi fece un sorriso da cerbiatta: “Questo nettare viene dal mio culetto, è un piscio fantastico e non posso fare altro che berlo tutto”, prese una sorsata e cercando di contrastare il conato di vomito, si lecco sensualmente le labbra. Ormai era davvero finita. Non sapeva più dove era il fondo che doveva toccare.
Ric prese dal borsone infernale una busta, dentro c’erano delle altre bustine più piccole. Elena capì al volo che si trattava di cocaina. Tra se pensò che solo quello ci mancava a quei due maniaci, ma ancora una volta si sbagliava.
John la preparò sul comodino vicino al letto e le spiegò cosa doveva fare. Elena non riusciva credere a quello che aveva udito. “Ma perché cosi tanta violenza, il vostro padrone non è già contento di quello che ho fatto?”, furono le parole che piangendo, Elena rivolse ai due. Ric le si avvicinò, si sedette con lei sul letto e le accarezzò i capelli e le guance. “Vedi Elena, noi non abbiamo padroni, ma mandanti, che è diverso!” e quindi la strattonò a se per i capelli, facendole partire un piccolo strillo. “Tu hai giocato con la persona sbagliata e lui ora vuole questo; o lo fai o ti spara John, dritto nell’occhio e senza toglierti gli occhiali. A quel punto il tuo cervello sarà sui muri ed il tuo volto sfigurato. Farai per bene quello che ti abbiamo detto o dobbiamo chiudere qui la faccenda?”, quindi le mollò i capelli e con i suo amico si misero a guardarla.
“Forse tu non tieni cosi tanto alla tua vita di merda! Facciamo cosi, se tra 30 secondi non mi avrai risposto, chiamerò per la tua nipotina Sofia: trattamento speciale!”, quindi prese a guardare l’orologio ed estrasse un telefono e comincio a scorrere sulla rubrica.
Elena non poteva permettere che facessero del male a quella creatura innocente di soli 12 anni. Cedette all’ennesima umiliazione: “lo farò!”, furono le parole che disse. “Si, ma, devi farlo bene, perché riprenderemo e se sbaglierai non sarai più avvisata, chiamerò! Intesi?”; Elena fece cenno con la testa di assenso.
Ric e John si misero dietro la telecamera e fecero mettere nuda ed in ginocchio, di lato al comodino Elena. Li c’erano due strisce di cocaina prepara e una banconota arrotolata.
“Puttana sei pronta? Si va in scena: come da copione!”. A quel punto Elena cerco di darsi il miglior dei suoi atteggiamenti, doveva recitare al meglio o sapeva che sarebbe successo l’irreparabile a Sofia.
Trasformò nuovamente il suo viso in cerbiatta in calore e guardando in camera disse: “Che cosa c’è di meglio di una buona tirata di coca prima di una scopata?”, era convincente, sensuale e non venne interrotta. A questo punto, secondo le disposizioni che le erano state date, sniffò la cocaina, prima una riga e poi l’altra; poi come se fosse un’esperta, sbatté la banconota e con il dito raccolse i residui che si passò in bocca. “Ma è veramente buona! Mamma mia che botta! Però ora ho la bocca amara…mmm…vediamo come si può fare”, quindi si mise due dita nella figa e cominciò a farsi un ditalino, estrasse le dita bagnate dai suoi umori e le leccò; “Ecco, ora ho la bocca dolce”, e tirò su col naso, per far scendere gli ultimi residui di coca.
Sempre seguendo il copione, John, che faceva la voce fuori campo, disse: “Elena, tesoro, sei una gran puttana, lo sai”, il tutto con tono da amante infoiato: “Ma come fai ad avere tutta questa coca? Non te la regalano mica!”; a questo punto dovette rientrare nei panni che non erano i suoi, o forse lo erano e lei si sforzava di non volerlo accettare ed esclamò: “Ma certo che non me la regalano, poi io prendo solo la migliore, non la robaccia da tossici; per i soldi? Uso quelli che mi da quel cornuto di Salvatore da Zurigo e per qualche grammetto in più mi basta fare qualche pompino”, a questo punto strizzò maliziosamente l’occhio. La ripresa era terminata.
Elena era umiliata, Salvatore suo marito nominato in questa storia, nella vera veste di cornuto, che veramente le passava i soldi che poi lei andava sperperando a sua insaputa. Si sentiva nuda, scoperta, smascherata.
I due invece erano soddisfatti e misero giù altre due strisce di coca e le dissero che se voleva poteva servirsi, dato che si era comporta bene.
Come un automa, Elena, prese la banconota e in un attimo fece sparire le due righe, aspirandole con voracità e sentendosi subito meglio: come se nulla era veramente accaduto.
“Adesso ti diamo 5 minuti per riprenderti, li c’è una bustina di coca per te se la vuoi, poi si riprende”. A queste parola Elena ricadde nello sconforto. Cos’altro volevano da lei? Quali umiliazioni doveva ancora subire. Non sapeva che era solo all’inizio della notte più lunga della sua vita!
Si diresse verso la bustina e si fece altre due strisce. Ormai erano diventate 6 e la testa era una bomba pronta ad esplodere. Quei cinque minuti volarono e John arrivò subito da lei, sedendosi sul letto accanto a lei: “Cara puttanella, ora devi telefonare ad Olga e farla venire qui”, “Ma Olga è mia cognata, la sorella di Salvatore, cosa volete da lei?”. Immediato fu lo schiaffo che le fece volare via gli occhiali. John glieli ridiede e le disse: “Non devi pensare, devi agire, fai venire qui quella lesbica del cazzo!”. Elena era disperata: Olga era la sorella di Salvatore e che fosse lesbica non lo sapeva neanche il fratello. Sapeva che un suo rifiuto avrebbe messo a repentaglio la vita di qualche famigliare e quindi cercò di tergiversare, dicendo che era l’una di notte e non sapeva che scusa inventare. Ma John le disse di chiamarla e di essere convincente, viceversa la povera Sofia avrebbe provato anzitempo il gusto della carne che la trapanava, ovviamente prima di morire.
“Olga, ciao, scusami l’ora”, furono le prima parole che disse al cellulare Elena chiamando la cognata, la quale si preoccupò della chiamata a quell’ora, “No, no, tutto bene, è che ho fatto un sogno tremendo dove tu eri coinvolta e volevo sentirti per tranquillizzarmi che stessi bene”, Olga si intenerì da tante attenzioni e la rassicurò sul suo stato di salute. “Senti, lo so che posso sembrare sfacciata, ma ora mi sento un po’ sottosopra e sola, vorresti passare da me?”; la cognata era titubante, non capiva il motivo della richiesta; disse che forse era tardi per lei, ma subito Elena le disse che non c’erano problemi e che avrebbe avuto davvero piacere se lei fosse passata per farle compagnia. La cognata, ancora molto dubbiosa, accettò la proposta di Elena, sicuramente per capire se la cognata stesse bene o se era ancora sotto choc per quel sogno appena accennato.
“E brava la cagna!”, furono le prime parole di Ric, il quale le si avvicinò e senza tanti preamboli le mise il cazzo in bocca. “Succhia lercia di una troia!”. Elena, eseguì, quella che ormai era diventata la routine della serata, non le andava un altro pugno o peggio. Prese a succhiare quel cazzo e sentiva la sua figa bagnarsi. Non c’era verso, la situazione le piaceva, dentro di lei era una troia e anche se forzata e obbligata, questo la faceva eccitare.
Mentre succhiava avidamente il cazzo di Ric, la sua mano andò istintivamente tra le sue cosce a masturbarsi; questa scena diede spunto a John di prendere una telecamera portatile e filmare il tutto, ovviamente senza riprendere Ric in volto, il quale, capito l’amico, esclamò “Dai puttana, ti piace il mio cazzo vero?”, Elena, aveva capito cosa doveva fare, anche se non c’era un copione stavolta, e rispose in modo malizioso e accondiscendente, come sicuramente volevano i due. “Di un po’, questi sono i cazzi che ti fanno godere e non quello di quel cornuto di tuo marito! Ho ragione cagna?”; a questa affermazione Elena si paralizzò, sapeva cosa doveva rispondere, ma come faceva. D’altronde pensò che aveva già tirato 6 righe di coca e che aveva già dato del cornuto al marito prima; questo e l’eccitazione di quel cazzo in bocca fece il resto. Si tolse il cazzo dalla bocca e continuò a segarlo e poi esclamò: “Ma è ovvio che sono questi i cazzi che mi fanno bagnare e godere, non quella pezza lava vetri che si ritrova quel coglione di mio marito tra le gambe!”, ormai era veramente affossata, ma nonostante questo, riprese il cazzo in bocca e continuò a spompinare; sentiva il suo orgasmo montare e Ric lo aveva capito: “Stai per venire puttana. Si tu sei una cagna, appena vedi un cazzo non capisci più nulla. Ma guardati, non ti sei neanche accorta che ti sei appena pisciata sotto” e cominciò a ridere, tenendole la testa ferma e scopandola in bocca. Elena davvero non si era resa conto, ma dall’eccitazione si era pisciata sulle dita e appena si rese conto di ciò, esplose in un orgasmo che le fece schizzare gli umori fino alle cosce. Come vide la scena, Ric le sborrò tutto quello che aveva nelle palle in bocca, tenendole il cazzo ben piantato in modo che l’unica cosa che poteva fare Elena era ingoiare. Tirò fuori il cazzo con gli ultimi rimasugli di sborra e glielo passò sulla faccia; tutto questo veniva abilmente ripreso dalla telecamera che aveva John, facendo primi piani alla sconcerie di Elena ed escludendo il volto dell’amico. “Ma come ti sei sporcata porcella…ti devi lavare adesso!”; Elena aveva capito cosa sarebbe successo e cercò di sottrarsi, ma fu presa per il collo dalla morsa di Ric che le puntò il cazzo dritto in faccia e fece partire il primo zampillo di piscio. Elena stava per vomitare, aveva ancora il sapore acro della sborra in bocca e ora quel piscio che le finiva in bocca, nel naso, sugli occhi. Sembra interminabile, ma si rassegnò e si lasciò fare anche questa sevizia. Ormai non era più padrona di nulla.
John abbandonò la telecamere e prese per i capelli Elena, tirando giù dal letto e trascinandola per il corridoio verso il bagno. La buttò letteralmente dentro la doccia e le intimò di lavarsi bene e velocemente.
Elena sentiva l’acqua come qualcosa che per la prima volta la stava davvero lavando, ma non fu una doccia in tranquillità, come era abituata a fare, dopo pochi attimi, venne tirata fuori per un braccio e le venne buttato un asciugamento per asciugarsi. “Muoviti e poi vai a mettere il pigiama che abbiamo preparato di la in camera; ricorda che noi non ci siamo, non fare scherzi perché ti terremo costantemente d’occhio. Abbiamo messo telecamere nascoste in tutto l’appartamento. La prima cazzata che fai, siete due cagne morte!”, quindi le spiegò la scena che doveva recitare. Elena sbiancò, non poteva fare una cosa del genere, non lo aveva mai fatto, il solo pensiero la schifava, ma John prese il telefono e chiamò; Elena si mise a piangere. “Artur, John, sei pronto a farti la bambina? Mi raccomando, falle male prima di spararle e se riesci non farla morire sul colpo. Quando arrivano i genitori a vedere cosa sta succedendo, spara anche a loro, prima a lui, ma senza ucciderlo subito, deve vedere bene e se vuoi divertiti pure anche con la madre prima di ucciderla”; “No no…ti prego, no…farò tutto quello che vuoi”, furono le parole di Elena. “Artur, aspetta un attimo ancora dai. Porta pazienza, non è ancora il tuo momento!” E chiuse il telefono. “Brava puttana…però devo sempre convincerti e questo mi sta scocciando. La prossima cazzata che fai, sparo a tua cognata davanti a te! Vedi di recitare bene la tua parte, perché verrà ripresa e se sbagli, allora vorrà dire che Olga non ci serve più. Intesi?” Ovviamente Elena fece cenno di aver capito.
Nei minuti che passarono prima dell’arrivo di Olga, Elena era in cucina, con il pigiama fatto indossare da Ric e John. Si trattava di un pantaloncino culottes in raso rosso scuso e di una canottiera a spalline fini, dello stesso colore. Ovviamente senza intimo sotto.
Cercava di capire chi potesse essere, dei suoi amanti, ad aver architettato una cosa del genere; chi sapeva cosi tanto sulla sua famiglia, o meglio, con chi si era cosi tanto confidata? Nei pensieri, restrinse la rosa a 3 persone, ma alla fine della fiera, sapere chi era stato, in quel momento, non la tirava fuori dai guai. “Spero almeno che vi abbiamo pagato bene per questo lavoretto!”, esclamò ad un certo punto, rompendo il silenzio che si era creato. “Vedi cara troietta, noi non siamo soliti fare queste cose; Ric si diletta per hobby nelle riprese, foto e tutto il resto, ma in realtà, sia io che lui, siamo due killer su commissione. Ci pagano per uccidere la gente. Questo lavoro, quando ci è stato proposto, con queste sfumature diverse, ci ha subito incuriosito: che ti devo dire, forse la voglia di cambiare un po’. Non arrivare sempre nel buio, eseguire e dileguarsi. Quindi alla fine, si…abbiamo preso bene, ma devo dirti che la cosa ci sta anche piacendo!”. “Ma io vi ho visti in volto e quindi sicuramente morirò! Forse se mi butto dalla finestra adesso, non riuscirete a portare a termine i vostri piani, ed il vostro capo si incazzerà!”. “Oh cara Elena, come sei ingenua”, disse John, “guardi troppa televisione. Innanzi tutto, le finestre sono state sigillate, sapendo che poteva esserci questa evenienza. Secondo, anche se muori adesso, non ci sono problemi per il nostro mandante. Poi per averci visto in faccia, beh, sei rimasta indietro con i film che guardi, perché non ti sei accorta che portiamo delle maschere facciali, quindi non hai visto un beato cazzo, ma tranquilla, se è questo che ti preoccupa, la palla nell’occhio, alla fine di tutto te la pianto ugualmente, ma ti posso giurare, che sarai tu a chiedermela per porre fine alle tue sofferenze!”
Elena rimase impietrita; dietro a quelle facce poteva esserci chiunque! Non gli importava della sua vita e poi il finale: pregare per morire! Le si fermò il cuore per qualche instante. Il suono del citofono la fece riprendere: “Vai e fai quello che devi, noi saremo nascosti e ti osserveremo. Ricorda: nessuna possibilità di errore! Vai puttana, apri e fai quello che sai!”.
Elena si alzò ed andò vicino alla porta di ingresso per rispondere al citofono; era ovviamente Olga, che fu invitata a salire.
Dopo pochi attimi, la donna fu in casa. Aveva circa 35 anni, mora anch’essa con capelli alle spalle, sul metro e 65, con occhi marroni. Un fisico minuto, ma con le giuste forme. Una quarta piena di seno ed un bel culetto tosto. Si presentò con un paio di pantaloncini jeans ed una maglietta nera. Subito abbracciò la cognata, che scoppiò a piangere. Olga ovviamente pensava per il sogno, ma in realtà Elena stava dando sfogo ai sui nervi.
“Oh tesoro, su, non fare cosi…dai dai…lo vedi che sono qui. Viva e vegeta. In carne ed ossa! È stato un sogno e basta!”, quindi Elena fece accomodare Olga in salotto, dove i due erano già spariti, chissà dove!
Si sedettero sul divano ed Olga incalzò: “Ma poi dimmi, che cosa aveva di cosi tragico questo sogno, da sconvolgerti così?”. Elena quindi parti con la sua recita. “Olga, il sogno era veramente tremendo, un Tir che ti passava sopra, pezzi di te ovunque…mamma mia!” E le prese la mano e se la portò alla guancia, come per constatare che stava bene.
“Si ho capito, effettivamente molto splatter come cosa, ma perché ti sei così sconvolta e hai voluto che venissi qui? Elena, non sono due giorni che ci conosciamo e tu non me la stai raccontando tutta!”. Elena si stupì, perché le risposte e gli atteggiamenti di Olga erano esattamente quelli che avevano previsto i due aguzzini. “Olga, non posso certo nasconderti nulla, hai ragione, ci conosciamo da troppo tempo ed il sogno è stata solo una parte. Mi sento sola, Salvatore è via da 5 mesi e non lo vedrò tornare per almeno altrettanti. Olga io sono una donna e…..mi hai capito”. “Elena, ma che mi stai cercando di dire? Che hai messo le corna a Salvatore?”. Elena ancora una volta stupida da come la sceneggiata stava proseguendo secondo copione, continuò: “Ma no Olga, che vai a pensare. Abitiamo in una pese e anche se avessi voluto, non avrei potuto, si sarebbe saputo nel giro di 5 minuti e Salvatore sarebbe tornato per ammazzarmi. No no, assolutamente”.
La cognata non capiva dove voleva andare a parare Elena, quindi fu esplicita: “Elena, ti voglio bene come una sorella, ti ho confessato cose che nessuno sa, appunto perché siamo in un paesino di merda, ma mi devi spiegare l’urgenza di farmi venire qui da te all’una di notte!”, il suo tono era serio ma non severo e questo rese facile il compito sgradito di Elena.
“Olga, hai ragione, il sogno era solo una scusa in più per farti venire qui. Io mi sento sola, te l’ho detto. Non scopo da 5 mesi e mi sono consumata le dita a sgrillettarmi. Mi capisci?!”. Olga rimase stupita da quelle parole. “Ok, ci sta pure che stai in astinenza, ma c’era bisogno di chiamarmi all’una di notte? E poi scusa, chiama un amico a farti consolare. Non dovrei dirlo, perché di mezzo c’è mio fratello, ma se ti prude cosi tanto la passera, trova chi te la gratta sorella mia!”. Il tono di Olga era secco. Effettivamente non aveva torto e non capiva la necessità di scapicollarsi all’una di notte dalla cognata, per non poter far nulla per lei.
“Olga allora tu proprio non capisci, e si che ti facevo una donna aperta e di mondo! Ma posso mai andare a uomini, con Salvatore che se lo viene a sapere, e lo viene a sapere, mi stacca la testa dal collo con una mano!”. “Ok ho capito, ma io cosa posso farci?”. “Olga, ieri sono stata a comprarmi questo pigiama, l’ho provato nel camerino ed ho visto la ragazza del negozio che mi guardava mentre lo provavo. Con una scusa, la ragazzina, mi ha aggiustato le spalline e sfiorato il seno. Mi sono trovata un lago nelle mutande Olga!!! Lo capisci!”. “Beh certo che ti capisco e capisco anche la tua sorpresa nell’eccitarti con una donna, ma è normale. Mettici la tua astinenza, mettici che noi donnine siamo un po’ tutte almeno bisex, ed ecco il tuo laghetto risolto!”. Olga era divertita dalla situazione e continuò: “Non dirmi che da più giovane non ti sei fatta i ditalini con le tue amichette o non ti sei bagnata ascoltando le loro storie di fuoco e fiamme?”. Effettivamente Elena ripensò al suo passato e quelle erano cose che le erano successe, ma non le aveva mai dato peso, o almeno non il peso che Olga sosteneva. “Olga ascolta” e dicendo questo le mise una mano sulla coscia, “io voglio provare ad andare con una donna ed è per questo che ti ho chiamata! Ecco ora l’ho detto”, e poi fece uno sbuffo liberatorio dalla bocca.
La cognata stortò la testa e la fissò per alcuni attimi e poi le disse: “Elena, non ho capito che cazzo stai dicendo! Vuoi provare ad avere un’avventura lesbo? Beh ascoltami, se pensi che prendere un cazzo divenga una notizia da prima pagina, trovare una passerina, in questo paesino, vuol dire farlo sapere a tutta la regione! Io devo fare decine e decine di chilometri per farmi le mie storie!”. “Olga tu hai centrato il punto ed è da ieri che ci penso, nessuno e dico nessuno, deve sapere di questo, altrimenti sono veramente finita in tutti i sensi, aiutami tu, ti prego” e la abbracciò forte, schiacciando i suoi seni a quelli della cognata.
“Elena, se vuoi organizziamo ed andiamo in qualche locale insieme. Ti presento qualche amica e ti fai le tue prove, ma non all’una della notte!”. Elena si staccò dall’abbraccio e guardandola negl’occhi le disse: “Olga io voglio te! Mi sono fatta tre ditalini pensandoti! Voglio che mi scopi!” Elena stava per vomitare dentro se stessa e la cognata si alzò di scatto dal divano: “Ma sei scema? Che cosa hai fumato? Sono tua cognata, ma che cazzo stai dicendo?”; Elena le si avvicinò: “Scusami Olga, ma non riuscivo a resistere oltre, dovevo dirtelo, mi vergogno come una cagna, ma dovevo dirtelo!”. “Certo che sei una cagna, e pure in calore, ma come ti salta in mente di rivolgerti a me, sono la sorella di tuo marito. Tu sei tutta scema!”. Elena era preoccupata, perché il copione non stava andando secondo le direttive. Sembrava che Olga non accettasse. Quali sarebbero state le conseguenze? Si giocò ancora l’ultima carta, si scostò il pigiama e si passò le dita sulla figa. Poi bagnate le indirizzò verso la cognata. “Tu stai giocando col fuoco Elena, togli quelle mani falla mia faccia. Non sai neanche tu cosa stai facendo!”, ma Elena si fece coraggio e le appoggiò sulle labbra di Olga.
Olga le prese il polso e glielo storse dietro la schiena mentre con l’altra mano le mollò un ceffone con tutta la forza che aveva, facendola sbalzare fino a rimanere seduta sul divano. Elena era come in trance. Olga le si avvicinò: “Elena, ma che ti succede? Sono anni che ti conosco, non è da te questo comportamento, ma cosa stai combinando? Ti sei drogata?”. Elena riusciva solo a piangere e la cognata la abbracciava in modo affettuoso: “Dai, non è successo niente. Non ti preoccupare, questa storia resta tra noi, ma spiegami cosa ti succede”, Olga non finì la frase che da dietro John le mise la pistola puntata alla nuca: “Elena, Elena….hai fallito e adesso che cosa ci facciamo di tua cognata?”. Elena era paralizzata e Olga sbiancò. Non si aspettava una persona in casa, né tantomeno una pistola alla nuca. Ric si mise di fronte a Olga, la squadrò e poi le tirò un sonoro ceffone: “Ciao puttanella, ti spiego tutto io. Quella cagna di tua cognata doveva farsi scopare da te, brutta lesbica di merda, ma non ti ha convinto, quindi ora noi ti ammazziamo, perché non ci servi più!”. A queste parole Olga cominciò a tremare, cercò lo sguardo di Elena, che stava piangendo come una fontana.
“Ric, ma perché sei sempre cosi drammatico”, disse John: “Cara Olga, purtroppo Elena ha fallito e quindi tu non servi, vai pure a sederti vicino alla tua cognatina!”, e spinse la pistola dietro la nuca e le assesto un calcio nei reni che la fece finire sul divano. Olga cercò di sistemarsi seduta vicino a Elena. Entrambe piangevano e si tenevano la mano a vicenda.
“Cagne, spogliatevi!”, furono le parole che Ric rivolse alle due, che frastornate stavano ferme immobili sul divano. Si avvicinò dunque a Olga e le sussurrò ad un orecchio “Sei sorda?” e le assesto un pugno sulla tempia. Le ragazze avevano capito e si alzarono con gli occhi pieni di lacrime e si tolsero i vestiti.
“John, vedi che con le buone maniere si ottiene sempre tutto!” e si mise a ridere. “Però non voglio ammazzarla subito Ric, mi è venuta un’idea!”, poi guardò le ragazze: “Olga mettiti sul divano, appoggia la testa al bracciolo e allarga le cosce. Ti prego, non farmi ripetere le cose due volte!”. Come un robot la ragazza di mise distesa sul divano ed aprì leggermente le cosce. Non sapeva cosa aspettarsi, ma era certo che non le sarebbe piaciuto. Quindi John prese per i capelli Elena: “Puttanella, come ti sembra la figa di tua cognata? Hai visto che è tutta depilata?”. Elena non rispose, non sapeva cosa dire, John le strattonò i capelli e le rifece la domanda. “E’ bella”, furono le parole che riuscì a dire e senza neanche accorgersene, si trovo la faccia tra le cosce della cognata. Questa cercò di spostarsi, ma Ric da dietro le assesto un pugno in pieno volto e la immobilizzò tenendola con una mano sul collo. “Dai Elena, lecca adesso”, furono le inquietanti parole di John. Elena sentiva il vomito salire, non ce la faceva, era contro natura. John vedendo tanta titubanza, estrasse la pistola e la mise in bocca alla cognata, la quale si trovò tutto il silenziatore in bocca e gli occhi pieni di terrore. “Fermo, ti prego!” furono le prime parole di Elena, che timidamente tirò fuori la lingua e cominciò a leccare l’interno delle cosce di Olga. “Ma allora devo proprio farle saltare il cervello!? Lecca puttana….la figa devi leccare!”. Ormai non rimaneva altra scelta ad Elena e si armò di tutto il coraggio che aveva e diede inizio a quest’atra umiliazione. Prese a leccare le grandi labbra della cognata, cercando di essere più convincente possibile, per evitare il peggio. John tolse la pistola da bocca di Olga e le chiese: “Ti sta leccando bene tua cognata?”, ma Olga non rispose, era completamente assente. L’aguzzino le mollo due ceffoni: “Ehi…puttana…ci sei? Sei tra noi? Ti sta leccando bene o no?”, Olga si riprese tutto di colpo e si rese conto che la stavano leccando….ma era la cognata a farlo. Ric quindi mise una mano tra le cosce della donna e poi assestò un pugno in testa ad Elena :”Troia, tua cognata è asciutta, non la stai facendo bagnare! Non la stai leccando per bene. Vedi di darti da fare!”. Elena ormai non sapeva più cosa fare, non sapeva come muoversi su un’altra donna e cercò di farlo pensando cosa faceva godere lei; cominciò a leccarle il clitoride, le grandi labbra, infilare la sua lingua dentro la figa della cognata. Gli umori di questa cominciarono a farsi vivi e copiosi e ben presto si trovò con la faccia sporca del sesso di Olga.
“Bene…ora stiamo andando bene” disse John: “Ma Olga, ti prego, partecipa anche tu, muovi la tua figa sulla faccia di Elena e…non farmelo ripete per favore!”. Olga guardò negli occhi Elena e questa con uno sguardo le fece capire di fare tutto quello che le avevano detto. Si cominciò a muovere; muoveva il bacino sulla faccia della cognata e i suoi umori si spandevano sul naso, sulla bocca e sul mento di Elena. Questa cercava di alleviare le pene della cognata, come un senso di colpa per averla coinvolta in tutto ciò e si diede da fare con la lingua. Il calore della figa della cognata saliva. “Adesso mentre ti lecca, ti masturbi per bene il clitoride e le sborri in bocca!”, furono le parole di Ric. Elena ebbe un sussulto, ma ormai aveva capito che nulla poteva fare. Prese lei stessa la mano di Olga e la mise sul clitoride, mentre lei continuò a leccarla. Ben presto Olga senti che il suo orgasmo stava arrivando, ma non voleva fare questo alla povera Elena e quindi rallentava per rimandarlo indietro. John se ne accorse e le mise la pistola dritta appoggiata sull’occhio: “Fai ancora questo scherzetto e ti buco subito”; presa dalla paura, Olga si pisciò addosso, riversando involontariamente il suo piscio in bocca ad Elena. Questa si spostò immediatamente, ma non riuscì a non bere parte del liquido. “Brava lesbichetta, ora le pisci anche in bocca!”, e si mise a ridere: “Continua a pisciare e tu puttana, stacca ancora la testa e te la faccio saltare”; Elena era al limite delle umiliazioni che poteva sopportare, la cognata continuò a masturbarsi fino a partire con un orgasmo che schizzo sulla bocca e sul viso di Elena. “Piscia cagna!”. A quel punto anche Olga si rassegnò e si lascio andare. Svuotò completamente la vescica in faccia alla cognata, che non riusciva ad evitare lo spruzzo. Finita la doccia, si spostò dalla fica e vomitò tutto sulla pancia di Olga.
Ric quindi la prese per i capelli e la porto sulla faccia di Olga ed intimò a quest’ultima di leccarla: “Lecca la tua sborra, il tuo piscio ed il suo vomito!” Olga sapeva che doveva farlo ma non ce la faceva. Ancora una volta la pistola si avvicino al suo volto, proprio sulla tempia. Olga comincio a leccare come un cagnolino Elena e dopo pochi attimi cominciò a vomitare anche lei in faccia ad Elena. Erano ormai disperate. John prese quindi Elena per i capelli e la fece alzare: “Piscia in faccia a tua cognata, subito!”. Elena sapeva ormai che nulla poteva fare se non obbedire e guardò con tristezza la cognata, prima di cominciare a docciarla con il suo piscio.
Mentre lo faceva, i due si guardarono in faccia sorridenti ed estrassero i loro cazzi per unirsi alla pisciata contro la povera Olga: “Sei lesbica e non ti piace il cazzo, allora comincia bere il nostro piscio” e dopo poco, a turno, si fecero spompinare violentandole la bocca con i loro cazzi. “E tu che fai puttana, continua a pisciare e se hai finito struscia la tua figa sulla faccia di questa cagna”, furono le parole di Ric a Elena, la quale, ormai con la vescica vuota, non poté far altro che abbassarsi sulla bocca di Olga e strusciare la sua figa, alternata a cazzi dei due.
A turno i due si scoparono Olga in figa ed in culo, stando ben attenti che Elena rimanesse accovacciata sulla sua faccia. Le urla ed i pianti di Olga non li fermarono, anzi. Alla fine della sevizia, il culo era sanguinante, per quanto ci erano andati giù duri e la figa si era leggermente slabbrata.
I due si riavvicinarono alla faccia di Olga e ripresero a farsi spompinare. Non ci volle molto e partirono i primi schizzi di sborra, Elena non capi e si trovò sbattuta con la bocca sulla bocca di Olga a prendere le sborrate dei due. “Ora slinguatevi e poi sputatevi in bocca la sborra a vicenda!”. Ormai le due avevano capito che non potevano fare altrimenti ed eseguirono. Quando alla fine degli sputi reciproci, la sborra fu completamente inghiottita, Ric prese per i capelli Elena e la alzò dalla faccia della cognata: “Di un po’ ti è piaciuta tua cognata? Rispondi cagna!”. Elena, anche se non era vero, rispose di affermativamente. A quel punto Ric fece un cenno a John che Elena notò. Un brivido corse per tutta la schiena di Elena, ma era impietrita e tenuta per i capelli da Ric. Olga aveva gli occhi pieni di sborra e per sfregio le sputarono addosso ancora, quindi i due cominciarono a prenderla a pugni in faccia, sulle tette, sulle cosce, fino a tramortirla e farla svenire. Poco prima Elena fu sbattuta a terra e le vennero mollati due calci in pancia.
Finito con Olga, la legarono, con delle corde, incaprettandola in un angolo; A Elena fu messa la pistola in direzione dell’occhio. Stava nuovamente pisciandosi addosso. Cosa avrebbero fatto oltre i due?
“Ric che dici, può bastare? Finiamo tutto e l’ammazziamo?”; “Non lo so John, non lo so davvero…”. I due la guardavano, interrogandosi sul da fare; fu Elena a sbloccare la situazione: “Ma cosa vuole il vostro capo? La mia morte? Bene, fatelo, altrimenti andatevene fuori dai coglioni per sempre!”. Quella frase aveva poco senso, detta ai due aguzzini, ma ormai Elena era allo stremo di tutto: forze, umiliazioni, dolori.
“Senti, senti la puttana come abbaia!”, disse Ric e continuò: “Vedi, il nostro mandante non ci ha dato un tempo o una lista di cose da fare. O meglio, quelle che dovevamo fare le abbiamo fatte. Abbiamo i video tuoi e di tua cognata per sputtanarvi in tutta la regione; su internet diventeranno virali e nel giro di poche ore tuo marito e la tua famiglia sapranno che razza di troie avevano in casa!”; quell’”AVEVANO”, terrorizzò nuovamente Elena. Si accasciò a terra in posizione fetale e aspettò la sua sorte. Aveva capito il piano del suo amante, sputtanarla, ma chi poteva essere cosi crudele da volerla anche morta? Aveva un senso rispondere a questa domanda? “Ditemi chi mi vuole morta? Tanto non potrò raccontarlo a nessuno!”; “Puttana, non hai capito che lo saprai, forse, pochi attimi prima di veder arrivare la pallottola nel tuo occhio?”, disse John. Poi i due confabularono in po’ in disparte, guardando Olga e Elena e poi riprendendo i discorsi loro. Sicuramente volevano fare ancora altro con quelle due poverette.
“Prima ci siamo divertiti a vederti lesbicare con tua cognata, abbiamo deciso che farete un bel filmino per noi!”, Elena si impressionò alla cosa, ma ormai aveva capito che la sua volontà non contava nulla. Ric andò nel borsone e prese un cazzo strap-on, realistico, ma veramente enorme. Sara stato almeno 40 cm per 15 di larghezza. Elena deglutì impaurita.
Ric le si avvicinò e le disse di indossarlo. Come un automa Elena prese le cinghie e se lo infilò come una mutanda, quindi fu fatta mettere a pecora e senza tanti compimenti le infilarono un plug anale di notevoli dimensioni. Si sentiva a disagio, ma cosa potava mai fare?
John prese un secchio d’acqua e lo rovescio in faccia ad Olga, che si riprese, anche se stordita: “Ehilà puttana…sveglia?” e le dette due sberlette come per farla riprendere completamente.
Elena corse da lei ad abbracciarla, piangendo e scusandosi per tutta la faccenda. Olga le fece un cenno con la testa e le sussurrò “Ma questi cosa vogliono da te?”, “Sono dei sicari, ingaggiati da uno con cui sono stata e ho mollato: si è incazzato e sta facendo sto casino con questi due maledetti. Ora mi hanno messo un plug nel culo e questo strap-on; vogliono che lesbichiamo. Per te sarà anche una passeggiata, ma per me….ma tanto ormai la mia dignità è finita da un pezzo!”; “Una passeggiata Elena, ma che cazzo dici? Io non prendo cazzi e figurati se prendo quella bestia che hai tra le gambe! Non se ne parla proprio!”.
“E brava la ribelle Olga”, disse Ric, “Pensi davvero che ci freghi qualcosa del tuo pensiero? Tu ti farai impalare da tua cognata e dovrai anche godere, perché faremo un bel filmino e tu devi essere una brava attrice, come lo è stata Elena, altrimenti Elena sa che noi non scherziamo e qualcuno stasera ci lascia le penne!”; Olga si spaventò di quelle parole e cercò lo sguardo di Elena, che abbassando lo sguardo le confermava quello che stavano dicendo. “Forza puttane, si va in scena! Tu cagna alzati da qui e mettiti a pecora sul divano”, indicando Olga, “ E tu invece, da brava, ti metti dietro di lei e le lecchi figa e culo…PER BENE, perché se vedo che fai la smorfiosa…..beh lo sai già!”.
Elena vedeva il culo di Olga, quel buco roseo, stretto e chiuso e quella fessura rossastra. Il solo odore le faceva ribrezzo. Sapendo che non sarebbero state spontanee, Ric, tirò fuori dell’altra cocaina, andò da Olga e le agitò la bustina davanti: “Adesso fai vedere a tutti, che oltre ad essere una lesbicona, sei anche una cocainomane!”, Olga non aveva nessuna intenzione di assumere droga, ma comincia a capire anche lei che non c’erano tante altre soluzioni. Ric preparò 3 strisce su un vassoio, arrotolò una banconota e le ordinò di farsi due bei tiri davanti alla telecamera. “Olga cara”, disse John, “Se non lo fai e non rispondi bene, dovremo fare un’altra ripresa, ma non sarà di te che tiri, ma del tuo cervello che schizza; quindi stai al gioco e rispondi senza prendere iniziative o rifiuti!”, terminò la frase con un bel ceffone, come mettere un timbro alla frase.
Ric si posizionò con la telecamera e John si avvicino a Olga, che era oscenamente a pecora. “Olga, ecco la tua vitamina preferita prima di ogni scopata. Prego, serviti pure che poi facciamo il gioco che ti piace tanto!”; Olga sentiva le parole di John e non capiva quale era il gioco, anche se sapeva che non le sarebbe piaciuto! Prese la banconota e tiro via la prima striscia. Non aveva mai tirato cocaina, come neppure Elena prima di allora, e sentì un bruciore salire fino al cervello. Guadò il suo aguzzino, che con un cenno degli occhi, la invitava a farsi la seconda striscia. Infilo la banconota nell’altra narice e via anche quella striscia. Si sentiva mancare il respiro e d’istinto si grattò le narici e tirò su col naso un paio di volte: “è proprio forte la roba che compri, Olga! Però secondo me l’hai tagliata con troppa anfetamina. Ok che ti piace lo sballo, ma prima o poi ci rimani se non la smetti di esagerare!”, Olga lo guardò intontita e questi continuò: “Vuoi fare il solito gioco Olga o oggi passi?”. Aveva capito che doveva rispondere in modo affermativo e cercò di farlo senza far infuriare il suo aguzzino: “Ma certo che voglio fare il solito gioco, altrimenti che gusto c’è?”. “Ohh….e brava Olga, allora vado?”, ci fu un cenno di assenso da parte di Olga, che era impaurita nel non sapere cosa aspettarsi. “Le arrivarono due pugni in pieno volto e una serie interminabile di schiaffi e in conclusione altri due pugni ben assestati in volto. Era tutta rossa ed emaciata. John le disse: “Questo gioco è pericoloso quanto la coca all’anfetamina che ti tiri, ma se dici che solo cosi ti cala la roba…mah! Dai finisci quest’ultima striscia…”, e le porse la banconota. Olga non vede bene, ma prese a memoria la cannuccia di carta e cercò di centrare il vassoio con la cocaina. Fece un tiro fortissimo e sentì una bomba nel cervello, incominciò a sanguinarle il naso. Nel frattempo Ric, le infilò in bocca due pastiglie di droga. Sentiva una sensazione di euforia, di forza e di eccitazione; era come se non era in una situazione di violenza, ma di piacere. “Cazzo che botta assurda! Ora si che si gode, sento una troia qua dietro…John, falla lavorare!”; erano incredibili le parole che sotto l’effetto della droga diceva e Elena era allibita; aveva capito che la droga, cocaina e anfetamine, l’avevano alterata, ma aveva anche capito di aver perso un’alleata in quella situazione.
“Dai cognatina, fammi vedere come sei brava a leccare? Ho lecchi solo i cazzi dei negri”, e scoppiò a ridere, prendendo di forza la testa di Elena e spingendosela sul culo. Non sentendo nulla dalla cognata, Olga, prese a strusciare la faccia di Elena dal buco del culo alla fine della figa, fino al clitoride, bagnandole tutta la faccia. “Dai Elena, non fare la stronza, lecca bene la tua Olga, che dopo ti faccio un lavoretto di fino…poi almeno questa volta, non lo stai tradendo a Salvatore, perché rimane tutto in famiglia!”. Elena era sbigottita, non sapeva cosa fare. Era immobile e si faceva usare. “John, ma questa non si muove, cazzo!”, furono le parole di Olga e subito John, arrivò dietro Elena e la prese con forza per i capelli, tirandola a se” Oh puttana. Non vuoi accontentare la tua cognatina? Vedi di leccare, prima che le apra un buco in fronte. Strafatta com’è non se ne accorgerebbe neanche!”. Elena, sotto l’ennesimo ricatto, tiro fuori la lingua e cominciò a leccare la figa della cognata. Sapeva che ogni finta sarebbe stata inutile! Sentiva il sapore dolciastro arrivarle in bocca e cercò di essere più brava possibile, quantomeno per sdebitarsi con la cognata per la situazione in cui, involontariamente, l’aveva messa. Leccò il clitoride e con le dita incominciò ad entrarle dentro. Sentiva che a Olga la cosa piaceva, ma si sentiva schifata da tutta la brodaglia che emetteva. Si bagnava come una fontana e Elena non poteva che bere da quella sgradevole fonte. “Brava Elenuccia, ma anche il culo vuole le sue attenzioni!”, disse Olga. Aveva capito che ormai era al culmine dell’essere strafatta e quindi, con nuova umiliazione, le leccò anche il buco del culo, mantenendo 3 dita dentro la figa. Aveva un sapore acre e dovette farsi forza per cercare di essere credibile. “Ehi ragazzi, guardate ora…”, disse Olga e prese la testa di Elena e la premette con la bocca sul suo buco del culo, quindi fece tre lunghissime scoregge. Elena vomitò tutto e i due aguzzini risero insieme alla cognata. Questa però, evidentemente abituata a certe pratiche, non si fermò. Si giro a pancia su, allargò le cosce e prese per i capelli Elena e la mise direttamente sulla sua figa: “Lecca puttana!”, e quindi si sgrillettò ad una velocità pazzesca. Non passò molto che dalla figa di Olga, usci uno schizzo fortissimo e lunghissimo: Stava squirtando in faccia ad Elena. Quattro spruzzi che la lavarono completamente, completati con una pisciata dritta in faccia e bocca. Inutile dire che Elena rivomitò tutto per terra, con conati lancinanti e colpi di tosse. Quindi Olga le prese la testa e la sbattè a lato, come se il giocatolo aveva finito di servire.
I due aguzzini si impressionarono di tanta porcaggine e avevano ripreso tutto! Olga si abbandonò e collassò sul divano, mentre Elena rimase distesa sporca di ogni sostanza di Olga!
“Vai a darti una lavata cagna! Ric seguila, prima che faccia qualche scherzetto!”. E così Elena si avviò al bagno, sotto la doccia per la seconda volta. Si lavò e si strofinò tutto il corpo. Cercò di togliere l’odore di piscio, vomito e tutto il resto dal suo corpo. Dopo circa 5 minuti, fu richiamata all’ordine da Ric e dovette uscire dalla doccia ed asciugarsi.
Andarono in camera da letto, trascinando per un braccio, la tramortita Olga.
“John adesso che facciamo, finiamo qui la cosa?”, “No Ric, mi è venuta un’idea esaltante! La nostra Elena non ha usato ancora lo strap-on e nella doccia si è levata il plug. Perché non facciamo sodomizzare la cognata per vendetta?”. “Non lo farò mai!”, ma questo fu solo un pensiero di Elena: donna ormai senza più nessuna dignità e forza di volontà.
“Invece per la famiglia cosa facciamo? La bambina la uccidiamo o facciamo divertire il nostro amico e basta?”, “No vi prego, lasciate stare Sofia e la famiglia! Avete me, fatemi tutto quelle che volete, ma lasciate stare Sofia!”, questa volta un filo di voce riuscì ad emetterlo.
John la guardò, poi armeggiando con la pistola intorno alla testa della poveretta disse: “Facciamo un patto, tu sodomizzi nel modo più brutale che conosci o che ti puoi immaginare tua cognata e noi facciamo risparmiare la piccola Sofia! Che te ne pare come scambio?”. Elena era nel pallone. Che fare adesso. Ovvio che la vita di Sofia non era paragonabile al culo di Olga, ma come faceva a sodomizzare una persona? Non sapeva neanche da che parte cominciare! Fece comunque un cenno con la testa di assenso.
I due presero delle manette e legarono a pancia sotto Olga, che era ancora tramortita, quindi presero Elena per i capelli e la fecero alzare. “Quando te lo diremo noi, tu lubrificherai quel merdoso buco di culo con la lingua, poi lo aprirai con le dita e alla fine ci infilerai tutto questo bel cazzo che ti rimetteremo addosso! Hai capito?” e prima di avere la risposta, le infilarono di forza il plug nel culo facendola urlare e piangere dal dolore. Le arrivo un ceffone in piena faccia, quindi le risistemarono gli occhiali e le chiesero di rispondere: “Si, ho capito, ma con questo arnese le farò delle lacerazioni? Si farà male!”; le parti un pugno in pieno volto: “A te non deve fregare un cazzo! Fai quello che ti diciamo noi, stronza” e poi un altro cazzotto in piena pancia. Elena si accasciò a piangere. Aveva capito quello che doveva fare.
Ric andò vicino a Olga e le diede qualche sonoro ceffone per farla riprendere. Questa aprì gli occhi e cercò di mettere a fuoco la stanza. Guardandosi intorno, ricordò immediatamente quello che stava succedendo e istintivamente cercò di muoversi tirando le manette, ma polsi e caviglie erano bloccate. “Buongiorno puttanella. Ti sei divertita prima con la nostra Elena! Scoregge, squirt, piscio, non ti fai mancare nulla” e giù un cazzotto e la fece finire con la faccia sul cuscino. Olga si riprese e guardò Elena, con lo strap-on indossato: “Scusa Elena, io…io, non volevo!”, “Lo so Olga, ti hanno drogata, scusa tu per averti portato in questa situazione!”, a quel punto i due aguzzini cominciarono a prendere a pugni in faccia, pancia, reni e dove riuscivano a colpire le due povere malcapitate.
“Zitte, ma che fate, le puttanelle pentite? Questo siete e questo avete fatto!”, furono le glaciali parole di Ric, mentre le due piangevano dai dolori.
“Ora cara Elena, tocca a te entrare in scena, ma siccome sono sicuro che non sarai brava come Olga, questa pasticca è per te”, e subito John, la prese per la gola e le cacciò giù ben due pastiglie. Le tenne quindi la bocca tappata ed il naso tappato. Stava soffocando. La trascinò verso un vassoio strapieno di cocaina e tenendole la mano sulla bocca, al momento giusto, le liberò il naso. Elena per prendere fiato, fece una tirata di coca incredibile. Si sentì euforica, piena di forze. Il mix di droghe stava facendo effetto!
Le pupille di Elena di dilatarono e gli occhi si iniettarono di sangue, da dietro John, come un ipnotista le ripeteva “è colpa sua…è colpa di Olga…puniscila…vendicati!”, e Elena dentro di lei, sentiva un brivido strano. Una voglia sadica, una voglia di rivincita su quella serata e vedeva la cognata come capro espiatorio di tutto. “Allora cognatina, ti piace solo la figa vero?”, disse Elena, con un tono agghiacciante e surreale. Poi prese con le due mani il cazzo dello strap-on in mano e lo fece roteare guardando la cognata. Questa era impaurita, non sapeva cosa aspettarsi, soprattutto conoscendo Elena, ma non avendola mai vista sotto effetto di stupefacenti.
Elena si avvicinò alla faccia della cognata e la leccò sulla faccia: “tu sai ancora di buono, ma ancora per poco!”, e poi le cacciò la lingua in bocca, cercando quella di Olga, che non contraccambiava. Infastidita da questo comportamento, Elena prese il cazzo finto e cercò di metterlo in bocca alla cognata, ma anche con tutta la buona volontà, era troppo grosso per entrarle dentro. “Sputaci sopra cagna, lecca tutto questo bel cazzo”. Ovviamente Olga non fece nulla di tutto ciò e la violenza di Elena divenne esplosiva. Prese il cazzo e glielo sbatté sulla faccia con tutta la forza che aveva. Il naso ed il labbro di Olga presero a sanguinare e Elena le diede un altro colpo, ancora più forte, come se tra le gambe, avesse una mazza. “Lecca cagna!”, le urlò in faccia. La poveretta tirò fuori la lingua e cominciò a leccare e insalivare quell’arma fallica. Nel frattempo Elena, cominciava a infilarle il primo dito nel culo della cognata. Era tutto secco e faceva fatica ad entrare, anche perché Olga non era certo accondiscendente. Questo eccitava Elena, che spingeva il dito sempre più forte, finché non riuscì a farlo entrare. Soddisfatta guardo i due uomini. Ric era intento a filmare, mentre John, le cominciò a muovere il plug nel culo. In un attimo, Elena ebbe un orgasmo prorompente che colò fino alle cosce. Olga continuava a leccare, ma Elena non era soddisfatta, cosi, tirò fuori il dito dal culo e glielo cacciò in gola: “Senti che culo merdoso che hai!” E cosi mise nella bocca della poveretta altre due dita, fino a farle venire conati di vomito. “Brava, adesso ce l’hai la saliva per lubrificare il tuo amico!”, Olga sparse la saliva che le aveva fatto uscire Elena dalla bocca sul fallo, mentre Elena, di tutta risposta, riprese a violentarle il culo, questa volta con due dita direttamente. Fortuna di Olga, cera della saliva ed il trattamento fu meno doloroso.
Elena era fuori di sé, spingeva quelle dita come una forsennata ed una volta dentro fino in fondo, le estraeva di colpo, facendo sobbalzare ed urlare la poveretta. “Cazzo ti gridi cagna, che ti piace! Lecchi fighe dalla mattina alla sera e chissà quante dita ti avranno messo in culo, ma stasera lo scopriamo”; “Ti prego Elena fermati, torna in te!”, furono le parole che disse Olga, ma neanche le finì, che Elena le sferrò un pugno in pieno occhio e dopo di ché riprese il cazzo enorme e la riprese a battere sulla faccia. Era una maschera di sangue ormai.
“Perché non ti metti a lavorarle il culo Elena”, le dissero sottovoce i due aguzzini. Elena, come se il pensiero veniva da lei, si mise dietro Olga, sdraiata con la faccia davanti al suo culo. Comincio a leccarlo come una forsennata, glielo apriva mettendo dentro due dita e poi girandole. Le faceva colare dentro saliva e poi la scopava con due dita. Decise che era il momento di andare oltre. Si alzò e si mise accovacciata sul culo di Olga, le apri le chiappe e con infilò due dita, uno per mano, aprendo il buco più che poteva, non curante delle urla disumane di Olga. A Quel punto comincio a pisciarci dentro. Il piscio entrava ed usciva ed Elena si fermava e riprendeva a pisciare. Mise quindi due dita per mano e allargo quel buco in maniera impressionate. Il piscio ora faceva piccole pozze, che prima sparivano all’interno e poi trasbordavano. Le diede due pugni sulle chiappe e si alzò. Fece, traballante, qualche passo avanti sul letto e si mise all’altezza della testa di Olga. A quel punto fini la sua pisciata sulla bocca della cognata, ormai completamente in lacrime.
Finito il suo servizio, la prese per i capelli e la tirò a se. Il collo di Olga era tutto tirato indietro ed Elena la guadava con disprezzo: “Ti piace bere il piscio cagna?”, Olga riusciva solo a piangere ed Elena, infastidita nuovamente, prese il cazzo che teneva con due mani e la pestò su tutta la faccia, sulla testa, orecchie, ovunque, facendole tornare la maschera di sangue.
Si avvicinò quindi Ric, con altre due pastiglie e gliele fece prendere a Elena, dicendole che era un “richiamino”. Questa le prese senza pensarci e tornò a dedicarsi alla cognata.
“Prima di farti il culo, voglio divertirmi con questa figa lesbica!”, disse Elena, e senza neanche dar tempo alla poveretta di rendersene conto, infilò dentro quattro dita nella figa, fino ad arriva in fondo: “Adesso che fai? Non squirti più bastarda?”, e con un colpo deciso infilò anche il pollice, facendo entrare tutta la mono fino al polso. Olga urlava ed Elena infastidita le dava pugni sulla nuca, sulla testa e in faccia, mentre spingeva la mano dentro più che poteva.
Elena era ormai senza controllo e ogni tanto arrivava Ric o John con un po’ di cocaina o con qualche pastiglia.
La figa di Olga era completamente slabbrata, ormai la mano, fino al polso di Elena, era dentro ed entrava ed uscita senza problemi. Olga cominciò a pisciarsi addosso e Elena, ridendo, tirò fuori la mano di colpo, facendo sussultare la poveretta e le si mise davanti alla faccia con le cosce aperte. Comincio a pisciarle senza ritegno in faccia. Olga, aveva i movimenti limitati e non riusciva schivare i getti della cognata; “Bevi cagnetta, bevi tutto e poi vediamo se sei ancora brava a scoreggiarmi in faccia!” e detto questo le mollò due pugni in pieno volto che la tramortirono. Ma Elena la voleva bella sveglia e quindi ricominciò a pisciarle in faccia. Olga apri gli occhi, completamente pesti.
Come una bambina al parco giochi, Elena, saltò sulla schiena di Olga e si rimise dietro al suo culo. Ora il suo obbiettivo era il culo, ma era curiosa di provare quella mazza che teneva tra le gambe. Puntò quindi la cappella nella figa di Olga e poi guardò i due aguzzini. Ridendo, poi, dette un colpo di reni ben assestato e fece entrare per metà il fallo. L’urlo che usci dalla bocca di Olga fu indescrivibile. Elena le urlò di tacere e prese a prenderla a pugni sulla nuca e sulla testa, sugli occhi, ovunque riusciva a colpirla. Cominciò quindi a scoparla, con suo immenso godimento, ma con enorme sofferenza da parte di Olga. Ad un certo punto sentiva che il cazzo non andava oltre. Questo la fece irritare. “Elena, sei arriva alla fine…non c’è più spazio li!”, le disse Ric ridendo. Elena lo guardò con aria di sfida e prendendo a due mani il cazzo che aveva tra le gambe, diede una spinta all’interno della figa di Olga, fortissima. Il cazzo entro per altri dieci centimetri ed Olga urlò come un capretto sgozzato. Ric e John risero come due pazzi. “Ora vediamo fin dove ti arriva nel culo!”, furono le minacciose parole di Elena, ma Olga non riusciva neanche più a parlare da quanto erano gonfie le sue labbra, dalle botte prese.
Quando Elena estrasse il cazzo, vide che era pieno di sangue: Aveva sfondato l’utero di Olga! Orgogliosa, lo fece vedere a Ric e John, che scoppiarono a ridere.
Elena, riprese a due mani l’arma fallica e la puntò nel culo di Olga. Era troppo stretto per entrare, così, riprese come prima, a lavorarlo con le dita. Ormai 4 dita entravano senza fatica, ma lei, come per la figa, puntava alla mano intera. Olga mugugnava qualcosa per il dolore, ma ad ogni mugugno, Elena partiva con una serie inaudita di pugni sulla testa della cognata. Finalmente sentì una sorta di lacerazione tra le dita: aveva rotto anche il culo alla poveretta, ed il braccio le entrò di colpo fino a quasi il gomito. Ormai Elena non dosava più nulla, neanche la forza. Sfilato di colpo il braccio, con relativo prolasso di Olga, se lo trovò tutto insanguinato e leggermente sporco di merda. Prese la testa della cognata per i capelli e strofinandoglielo addosso cercò di pulirselo. Era il momento di far entrare il cazzo che aveva tra le cosce. Puntò la cappella e spinse senza controllo. Entro per circa la metà. Olga sobbalzava sul letto, come in preda a delle convulsioni, ma Elena continuava a spingere. Voleva vederlo sparire tutto dentro. “Fermati Elena”, diceva Ric ridendo, “Altrimenti la squarci!”, ma sapeva che questa frase avrebbe avuto l’effetto opposto su Elena, che spinse avanti e indietro il cazzo, tenendolo a due mani per la sua grandezza, fino a che non ebbe ottenuto il risultato. Aveva completamente impalato la cognata che non riusciva quasi più a respirare.
Elena si tolse lo strap-on e ammirò la sua opera d’arte! “Sei felice cognatina…ora sai cosa vuol dire prendere un cazzo, ma siccome sono buona e ti voglio bene, il regalo te lo faccio doppio!”, detto fatto, mise la mano a cucchiaio e la infilò con una forza brutale nella figa della cognata. Questa urlò con l’ultimo fiato che aveva in corpo, ma Elena non si fermò fino a quando non arrivò a pochi centimetri dal gomito. “Ecco qui…impalata la troia! Sono stata brava?” Chiese guardando i due uomini. Questi abbastanza increduli le fecero un cenno di assenso. Elena prese a muovere avanti e indietro sia il braccio che il cazzo di gomma. Sentiva che scorrevano come se nulla fosse ormai, usciva parecchio sangue, ma lei se ne fregava.
“Elena, perché non mettiamo dentro anche la pistola nel culo?” Fu la sadica domanda che fece Ric.
Elena lo guardò, e poi si mise a ridere….”Si si….mi piace…..la spariamo dentro tutto il cazzo”, non sapeva più neanche lei cosa stava dicendo.
Estrasse la mano di colpo e se la trovò con pezzi di carne, forse dell’utero, attaccati. Andò faccia a faccia da Olga “Che ne pensi? Ti è piaciuto amore mio? Hai goduto?” e si mise a ridere, “Ma che faccia triste che hai, aspetta!”, quindi sfilo tutto il cazzo dal culo di Olga, facendo uscire una copiosa quantità di sangue, merda e pezzi di tessuto. Lo mise davanti alla faccia della cognata: “Hai visto con cosa ti ho fatto godere? Non mi merito un bacio?” e fece per baciarla, ma la cognata non riusciva muove parte della faccia. Questo non venne capito da Elena, che si indignò e prese il cazzo come mazza e la faccia di Olga come bersaglio. Lo teneva con entrambe le mani e lo sbatteva sulla faccia della poveretta, fino a che un occhio schizzò fuori dall’orbita e dall’orecchio destro cominciò ad uscire sangue.
“Ragazzi, non ci vede più da quanto ha goduto” e si mise a ridere da sola, pisciandosi addirittura sotto.
Quindi andò verso John e fece per prendere la pistola. John le fermò la mano, ma Ric fece cenno di lasciarla fare. Inutile dire che questa parte fu tagliata dalle riprese.
Elena presa la pistola e le riprese continuarono; andò verso l’occhio di Olga e infilò dentro la canna, come se anche la pistola fosse un cazzo e l’occhio un altro orifizio da scopare; “ma no tranquilla amore, mica ti ammazzo, sto giocando, ma adesso aspetta…”, corse dietro di lei e le infilo la canna della pistola nel culo: “Dimmi che sei una puttana come me!”, ma Olga non riusciva più a parlare. Le forti emorragie, le botte, non sentiva più da un orecchio e ovviamente non ci vedeva più, perché anche se ancora nell’orbita, anche l’altro occhio era lesionato. Elena si arrabbiò: “Ma perché non mi rispondi? Allora sei o non sei una troia puttana bastarda come me? Una che si scopa chiunque a parte quel coglione di Salvatore che mi serve solo a pagare?”. Ancora non ci fu risposta. Elena era imbestialita, spinse la mano con tutta la sua forza nel culo di Olga, facendo entrare la pistola fino al ponte del grilletto. Arrivò pronto John con due belle strisce di cocaina. Al secondo tiro, si udirono due sordi spari, attenuati dal silenziatore! Ad Elena erano partiti, senza che se ne accorgesse neanche, due colpi nel culo di Olga, senza però, averla ammazza sul colpo; i colpi uscirono uno dalla pancia e l’altro dalla schiena. Elena era stordita da quello che era successo, e fu il momento buono per John di riprendere la pistola. Diede un pugno in piena faccia a Elena e prendendola per i capelli la trascino faccia a faccia da Olga. “Lo vedi che qui manca l’occhio? Bene ora ci mettiamo una palla sostitutiva!”, Elena rideva, non capita, ma di colpo John mise la pistola sull’orbita dell’occhio mancante e sparò. Elena fece un sobbalzo e video il cranio di Olga saltare in mille piccoli pezzi, seguiti da pezzetti si cervello e sangue. Quindi un secondo colpo, uno sfregio, in piega faccia, che fece saltare via la parte posteriore del cranio di Olga, oltre a sfigurarle completamente la faccia.
Elena comprese cos’era successo.
La pistola fu poi voltata verso di lei, in piana faccia. Pochi secondi e poi il buio completo.

…continua…
per suggerimenti e commenti claudio.geronzi@libero.it

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