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Racconti erotici sull'IncestoTradimento

La bella zietta non perde il vizio ed io neppure.

By 10 Maggio 2024No Comments

“Quando si ritrova una donna dopo una lunga separazione, fiutare di nuovo l’odore del suo sesso è un’emozione sconvolgente e stimolante” H.Miller.
Rimasi sorpreso in quell’uggioso e piovigginoso pomeriggio autunnale, mentre lavoravo in remoto, di veder comparire sul display del cellulare il numero di zia Mara.
Cazzo, non mi ricordavo da quanto tempo non la sentivo e ancor di più da quanto non la vedevo!
In effetti le possibilità d’incontrarci si erano ridotte alle poche occasioni in cui la famiglia si riuniva – sempre più di rado e con crescente tristezza per il venir meno di parte dei suoi componenti – nella vecchia casa dei nonni ormai in decadenza come, del resto, le nostre relazioni parentali.
– Sono qui in città per lavoro e ormai è troppo tardi per tornare a casa. Prima di trovarmi una stanza in albergo per stanotte potremmo mangiare qualcosa insieme. È tanto che non ti vedo, mi farebbe piacere.
– Ma quale albergo e albergo. Vieni da me, ti preparo subito la stanza. Sarà bello rivederti. Desideri che passi a prenderti?
– Non vorrei arrecare disturbo a Rachel.
– Rachel è fuori per uno stage.
– Caro il mio nipotino prediletto (mi sembrò che scandisse pre-di-letto enfatizzando le due ultime parole). Allora d’accordo, passerò da te e, dopo aver appoggiato le mie cose, decidiamo dove andare a cena.
– Vengo a prenderti?
– No ti raggiungo in taxi.
– Complimenti zia Mara, che splendore! Il tempo per te è un fattore di miglioramento.
A quarantasette anni zia Mara emanava un fascino intatto, se non accresciuto, per il rigoglio delle sue forme burrose, per la pelle luminosa e per suo ammaliante sorriso che – forse era la mia idea – aveva acquisito un tratto decisamente malizioso.
– Adulatore esagerato. Tu piuttosto che bell’uomo che sei.
– Zia Mara, zia Mara lascia perdere. Ti mostro la camera. Hai necessità di qualcosa visto che la tua sosta non era in programma?
– Tranquillo nel borsone mi portò sempre il necessario per queste evenienze impreviste.
– Sentì zia Mara, rimaniamo qui, ci facciamo due spaghetti e apro una buona bottiglia, non ho nessuna voglia di affrontare questo tempaccio inclemente.
Lei si mostrò d’accordo.
Le gocce di pioggia, che nel frattempo era divenuta battente, rigavano i vetri e invitavano a rimanere in casa; pertanto rinunciammo a recarci al ristorante privilegiando il tepore accogliente di casa.
Parlammo del più e del meno, del lavoro che andava bene, della vita sentimentale che non era fantastica per entrambi e poi fu gioco forza immergersi nei ricordi che ci apparivano in prevalenza tristi e ci sembrava che nel tempo andato fosse tutto più bello e spensierato – chissà perché il passato ci appare illusoriamente un’età dell’oro?
Fu forse per sfuggire a quello scivolare della memoria verso la tristezza che rievocammo quei giorni di venti anni prima*, in cui avevamo vissuto un’esperienza esaltante, di tre giorni di erotismo senza inibizioni, in cui zia Mara aveva varato trionfalmente la mia vita sessuale.
– Mai vissuto prima e dopo di allora momenti di sesso così scatenato impreziosito dalla componente fetish che tanto amiamo. Che nostalgia! È un vero peccato non averlo più ripetuto in seguito. Chissà perché ci abbiamo rinunciato, imperdonabile.
– Eh già, per me quella fu la prima volta e credo di non aver toccato mai più simili vette. Ti confesso che non manco tutt’oggi di eccitarmi al pensiero. Sono stata da allora, tutto sommato, brava sposa e madre, ma ormai sento il peso della noiosa routine.
Percepii queste ultime parole come un invito, una provocazione e iniziai ad accendermi.
Fu allora come se di colpo il tempo si annullasse e ci trovammo immersi in quella atmosfera di erotismo straordinario che ci apparve così attuale. Eravamo seduti sul divano e ricordai quanto intensamente quel corpo mi aveva fatto meravigliosamente godere e sentii rinascere una voglia incontenibile di lei. Non riuscii a trattenermi:
– Continui a non depilarti le ascelle? Erano erotizzanti. – Le chiesi a bruciapelo, già su di giri.
Non mi rispose, ma rilanciò con una domanda.
– E a te piaceranno come un tempo i miei odori, il mio afrore di donna? Forse te ne posso ravvivare il ricordo, stasera.
Non avevo fatto ancora in tempo a realizzare il senso di quanto aveva affermato, che già un piede della zietta – sfilatosi d’un colpo uno stivaletto -, avvolto nel nylon del collant, si avvicinò alle mie narici che si dilatarono compiacenti, si strusciò sulla mia faccia impregnandola del suo aroma. Ridendo provocante:
– É tutto il giorno che indosso senza tregua queste calzature e, credo, apprezzerai.
Odore acre di cuoio, sudore, nylon miscelati mirabilmente: quei piedi con il loro effluvio deciso, inebriante mi provocarono una esplosiva, irrefrenabile erezione.
– La tua fragranza selvaggia di femmina mi ha sempre fatto impazzire e non voglia perderne una stilla.
Lei rise da donna che concedeva al suo schiavo di adorarle i piedi.
In me c’era come un fil rouge che metteva in comunicazione – coordinati dal mio cervello insano – naso e pene.
Sì spogliò e lo fece in maniera tanto sensuale che il solo assistere al togliersi le calze valeva il biglietto.
Nuda era ora ancora più eccitante di un tempo per l’opulenza delle sue morbide anse, le sue poppe procaci i cui capezzoli succhiai voracemente facendola strillare. Dopo aver rivolto un doveroso tributo ai piedini di Mara, molto apprezzato da lei, mi gettai fra le sue cosce, verso l’elegante triangolino nero, pelo e profumo di umori inebrianti ed emozionanti – racchiuso come in uno scrigno tutto l’odore distillato nella lunga, intensa giornata senza la possibilità di un bidet ristoratore – che dilagarono coinvolgendo, conquistando tutti i miei sensi e infradiciando il mio volto con gli schizzi del loro liquore celestiale zampillante.
Frenetica, senza tregua, volle che mi stendessi e s’impalò sul mio cazzo e prese a dimenarsi, inarcarsi all’indietro e le sue tette, meravigliosamente pendule, sobbalzavano conturbanti. Poi cambiò posizione e potei godermi la visione del suo notevole didietro impreziosito dalle deliziose fossette di Venere. La soddisfazione di chiavarla era valorizzata e incrementata da questi spettacoli che mi assaporavo estasiato.
La poliorgasmica zietta godeva e gridava il piacere della sua carne surriscaldata danzando sulla mia verga che, finita la sua resistenza per protrarre quella delizia più a lungo possibile, si arrese e schizzò il suo seme accompagnato da un brivido squassante di puro godimento.
– Greg, di progressi ne hai fatti in potenza e durata!
Mi sorrise compiaciuta mentre giacevamo sul letto nudi e rilassati. Ma per poco, e insinuò maliziosa:
– Sembri stanco, necessiti di uno stimolo vigoroso per riprendere i nostri giochi. La notte è ancora giovane e molto ci attende.
Così il mio cazzo fu stimolato, baciato, leccato, ingoiato, risputato lucido di saliva e succhiato, in un pompino imperiale, fino a riprendere il vigore e la potenza peculiare dei miei trentasei anni.
Mi istigò e chinatasi di fronte a me, tenendosi aperto il solco gluteo con entrambe le mani mentre la figa finiva di gocciolare il mio seme, mi offrì il suo buchetto, invitante e indifeso:
– Il tuo palo è duro allo scopo, adesso lo voglio tutto dentro. Che stai aspettando? Conosci bene la mia predilezione. Ficcamelo nel culo e fatti onore stallone.
Mi piaceva molto il suo linguaggio triviale oltre ai suoi gemiti, miagolii e strilli alquanto arrapanti
Raquel la mia ragazza – assolutamente deliziosa ma non troppo esuberante -, durante gli amplessi si limitava a un sussurrato “oh my god”-
– Sei sempre la troia più arrappante che abbia mai conosciuto.
Comunque non mi feci pregare: anche per me quella pratica era un’assoluta prelibatezza. Entrai, allargai le pareti che mi si stringevano spasmodiche sul pene, mi feci strada, acquistai velocità, intensificai il ritmo; dalle sue labbra un languido lamento e parole sussurrate:
– Ancora…..ancora…..stupendo!
Poi un grido in cui liberò la sua estasi mentre le schizzavo le viscere del seme che ancora mi albergava nelle palle. La notte fu un tormento erotico di assalti estenuanti, di giochi perversi, proibiti sostenuti da un’adrenalinica eccitazione che ci lasciò, al termine, spossati.
L’indomani mattina l’accompagnai alla stazione. Scendendo dall’auto mi sorrise e con espressione libidinosa mi stuzzicò:
– Comunque non facciamo trascorrere altri venti anni prima di una così bella rimpatriata! Ho delle idee interessanti per la prossima occasione.
– Contaci, ci organizziamo per il prossimo mese; come potrei del resto non esaudire il desiderio della mia calda, erotica, dissoluta , zietta preferita. A proposito, non depilarti le ascelle la prossima volta.

vedi La zietta libidinosa e il cane da tartufo.

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