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La relazione extramatrimoniale di Laura

By 4 Luglio 2021No Comments

1) L’occasione giusta.
Si erano incontrati di nuovo dopo un anno, dopo essersi trovati di nuovo su una chat.
Lei gli aveva chiesto di vederlo, il marito era negli USA per un corso di due settimane, i figli erano in vacanza con i nonni, e la sorpresa di averlo incontrato di nuovo l’aveva eccitata in maniera profonda.
La prima volta che si erano incontrati, Laura aveva provato una profonda attrazione per quell’uomo maturo, dallo sguardo lascivo che l’aveva spogliata con gli occhi, mentre si complimentava per la sua bellezza. Il marito non le faceva complimenti da anni, a mala pena la scopava due volte al mese e lei si sentiva totalmente trascurata.
Quel signore dai modi eleganti, che le mostrava apertamente ammirazione nei suoi confronti, le era sembrata l’occasione che, in fondo, andava cercando da anni, dopo un matrimonio di 18 anni non si sentiva ancora spenta ed aveva voglia di eccitarsi ancora in modo diverso da quanto il marito pretendeva di fare sbrigativamente. Non erano capitate occasioni di incontro per mesi e si sentivano solo di rado sulla chat.
Adesso le circostanze le consentivano una piena libertà di movimento che non aveva mai avuto da troppi anni. Era giunto il tempo di pensare al suo piacere e di sentirsi viva.
Aveva accettato l’invito a pranzo dell’uomo maturo e ne aveva apprezzata la conversazione. Mentre pranzavano, lui le riempiva il bicchiere di un vino bianco fresco e frizzante e Laura non si accorgeva di berlo come se fosse acqua.
Alla fine del pasto, si era alzata ed aveva avuto un mezzo capogiro, lui, premuroso, l’aveva sostenuta ed insistito per accompagnarla a casa con un taxi. Lei aveva accettato e lasciato la sua auto nel parcheggio.
Arrivati a casa di lei, lui aveva mandato via il taxi, insistendo per accompagnarla fino alla porta di casa, sorreggendola. Lei sentiva che le cose stavano andando come sperava, gli aveva detto di essere grata e gli aveva dato le chiavi per aprire il portone.
Erano saliti in ascensore fino all’ultimo piano, senza incontrare nessuno.
Lui le aveva galantemente inserito la chiave nella serratura dell’appartamento di lei, aiutandola a girarla con la sua mano grande e forte. Laura sentiva il forte profumo di muschio che lui emanava e si sentiva confusamente attratta da quella figura forte e rassicurante. Appena entrati, lei l’aveva fatto accomodare in salotto, scusandosi per il disordine (che non c’era, lui aveva detto ridendo di cuore). Si era recata in bagno e si era un po’ rinfrescata la faccia. Si era lavata i denti per togliersi il sapore dell’alcool ingurgitato ed aveva bevuto un bicchiere d’acqua.
Lui era rimasto in piedi in salotto, guardando i sopramobili e le foto. Si era complimentato con Laura delle foto della loro famigliola. Lei lo aveva pregato di sedersi ed era andata in cucina per preparare un caffè.
Lui l’aveva seguita, chiacchierando, in cucina, complimentandosi per l’arredamento e l’aveva aiutata a preparare la moka e caricarla con il caffè. Avevano atteso che il caffè caldo uscisse dalla caffettiera e lo avevano bevuto nelle tazzine senza prendere lo zucchero. Laura si sentiva un po’ meglio e guardava quell’uomo negli occhi intensamente, come a voler capire cosa stesse pensando.
Lui, sorridendole, le aveva detto che era una giornata fortunata dal momento che l’aveva incontrata, ma che non voleva crearle incomodo, specie se il marito fosse rientrato o fossero rientrati i figli. Lei gli aveva detto che per qualche giorno sarebbe stata sola a casa, per godersi un po’ di tranquillità.
Si erano accomodati sul divano, avevano piacevolmente conversato e Laura, nello spostarsi, aveva appoggiato la sua mano sull’avambraccio si lui, sentendone i possenti muscoli ed il sobbalzo che aveva fatto, come se avesse ricevuto una scossa elettrica. Le sue mani erano grandi e sembravano esprimere una grande mascolinità, della quale lei sentiva bisogno di provare i segni su di sé.
Ad un certo punto si erano alzati, praticamente insieme e lei si era appoggiata a lui, che aveva aperto le braccia e l’aveva tirata a se, guardandola con trasporto. Aveva appoggiato le sue labbra sulla bocca di Laura, che l’aveva lasciato fare, aprendosi alla esplorazione della bocca di lui.
Avevano continuato a baciarsi a lungo, senza riuscire a staccarsi e lei gli si era abbarbicata, lasciando che le sue mani accarezzassero i suoi fianchi sino a scendere fino ai glutei, che aveva spinto per farle sentire la sua erezione sotto i pantaloni.
Come in un sogno, Laura lo aveva accarezzato e la sua mano era scesa sulla patta dei pantaloni, impaziente di esplorare l’eccitazione che aveva provocato. Gli aveva abbassato la zip ed infilato la mano dentro ai pantaloni sino ad abbassare i boxer e liberare il suo cazzo. Lo sentiva teso, duro per l’eccitazione e al tatto sembrava più grande di quello del marito. La cappella che era sgusciata fuori appariva grande e lei prese ad accarezzarlo.
Nel frattempo, lui aveva infilato le sue mani nella camicetta e stava cercando di sfilargliela. Lei sbottonò gli ultimi bottoni e la lasciò cadere. Lui le toccò i seni attraverso il reggipetto, poi, con un solo gesto fece lo fece scivolare in basso lasciando che le bianche mammelle uscissero libere, mostrando grandi aureole che contornavano i capezzoli. Immediatamente, lui li accarezzò subito con le due grandi mani, sfregando piacevolmente i capezzoli, diventati duri, tra le dita e poi chinò lentamente la testa per baciarli a lungo leccandoli con maestria.
Laura sentì un calore fortissimo attraversarle il corpo e con l’altra mano scese sulla gonna, per toccare le sue mutandine. Lui, con una mano, scese ad afferrare la gonna, che arrotolò con cura in altro, scendendo ad accarezzare la sua pancia fino a scendere all’attaccatura delle cosce. Abbassò le mutandine e,dopo essersi insalivato un dito, scese sulla passerina, introducendo in essa il dito, che entrò senza incontrare resistenza in un lago di caldi umori. Lei cominciò ad ansimare, mentre il dito entrava in profondità, imitando una penetrazione che lei ricevette eccitatissima iniziando a mugolare per il piacere provato. Al primo dito se ne accoppiò un altro, inumidito dalla saliva di lei, che aveva accolto la sua mano davanti la bocca leccando le dita, e lo introdusse nuovamente nella passerina, insistendo nei movimenti, che divenivano più decisi e profondi.
Laura lo baciò sulla bocca, tirando fuori la lingua e la fece saettare all’interno della sua bocca, mentre spingeva il suo inguine verso la sua mano, per aumentare la penetrazione. All’improvviso, sentì arrivare, intensissimo, un orgasmo, che non provava da anni, e un grido roco di godimento uscì dalla sua gola mentre il corpo era attraversato da brividi e spasmi.
Lui rimase nella sua fica, allargando la mano come ad afferrarla, sentendo la durezza dell’osso sacro, continuando a titillarla, fino a procurarle un altro orgasmo, in continuazione con il primo.
Prese una sedia e la fece sedere, poi aprì la cinta dei pantaloni, li abbassò fino a terra, facendo scendere del tutto le mutande per liberare il suo cazzo, che svettava a pochi centimetri dalla bocca di lei. Guardandola negli occhi dall’alto in basso disse “Prima di prenderlo in bocca accarezzalo e leccalo”. Lo mise nella mano di lei che accompagnò verso la sua bocca e, lei docilmente iniziò a leccarlo dalle palle alla cappella e viceversa e a segarlo con una mano. Fu per lei naturale portare la cappella davanti alla sua bocca e dire “lo voglio succhiare” ed aprire la bocca per riceverlo.
Iniziò il movimento vai-e-vieni del pompino con lui che le mise una mano dietro la testa spingendole la nuca per cadenzare le movenze della bocca di lei, mentre lui esprimeva il suo gradimento con dei gemiti sommessi. Laura sentì il suo pisello ingrossarsi e lui che iniziava a gemere e a spingere sempre più veloce e profondo, finché lo sentì mormorare: “sto venendo, ti prego, tienilo in bocca ed ingoia subito lo sperma”. Lei continuò il movimento, finché avvertì il flusso di liquido caldo che eruttava all’interno della sua accogliente bocca. Senza aprire le labbra, serrate attorno alla sua asta, tenne la cappella sulla lingua e cercò, gradualmente, di inghiottire, ma la quantità era tale che si sentì di soffocare, per cui fu costretta ad aprire la bocca e in parte il suo caldo liquido scivolò ai bordi delle labbra fino a scendere e sgocciolare sul collo e sul seno. Quando lui le lasciò la nuca, arretrò subito la bocca per prendere aria ed inghiottire la sborra che aveva ancora in bocca. Appena ebbe deglutito, la mano di lui le riposizionò la bocca sul pisello, dicendole: “amore, c’è ancora sperma, afferra il pisello con la tua mano, tira fuori la lingua e leccalo con calma”. Aiutata da lui, lei lo ripulì da ogni goccia di sperma finché il pisello, ormai non più gonfio e lungo, uscì dalla sua bocca.
Lei non lo aveva mai fatto così remissivamente a suo marito e, alla fine dei rari pompini che gli faceva, lo faceva scaricare sul seno, ma non aveva mai fatto l’ingoio che aveva appena praticato all’amante.
Lui la fece alzare e la baciò profondamente limonandola con passione nella bocca, sentendo con la lingua i residui dello sperma che lei aveva ingoiato.
Rimasero attaccati per qualche minuto, finché lei avvertì che il membro di lui si stava risvegliando e tornava a gonfiarsi. Con la mano scese ad accarezzarlo e, chinatasi, lo riprese in bocca riprendendo a leccarlo e succhiarlo. Lo sentii nuovamente grosso come prima.
Lui l’afferrò sotto le ascelle e la mise a sedere sul tavolo della cucina. Lei si distese a gambe aperte, mentre lui le venne sopra e di nuovo entrò con due dita nella sua vagina bagnatissima, baciandola in bocca con la lingua saettante muovendo le dita rapidamente dentro la sua fica, ormai aperta e caldissima.
Fu Laura a sussurrare nel suo orecchio “adesso scopami e vieni nella mia fichetta”. Lui , alzandole le gambe sino a poggiarle sulle spalle ai lati della testa, si strofinò con il pene sulla passera, chiedendole “infilalo tu, con la tua mano”. Lei lo fece immediatamente, appoggiando la cappella tra le piccole labbra, che si aprirono e, con un rumore di sciacquettio lo inghiottirono tutto, fino ai coglioni. “Ahhh, che bello, come lo sento duro dentro di me … Mi sento piena, mi hai riempito tutta.” Lei mugolava, spingendo con le anche per andare incontro ai suoi movimenti avanti-indietro e si sentiva totalmente travolta dalla passione. Si impadronì della bocca di lui, con le sue labbra carnose, muovendo continuamente la sua lingua. Quando sentì che, si stava muovendo dentro di lei con maggiore decisione e spinte più forti lei cominciò a sentire orgasmi vaginali che si ripetevano uno dietro l’altro. La sua vagina accoglieva il pisello di lui, come un caldo fodero che si contraeva quando lui usciva per rientrare subito, con piena dilatazione dei suoi muscoli interni della fica che avevano accolto senza problemi il cazzo di quell’uomo maturo e forte.
Cominciò allora a riprovare sensazioni perdute, potendo cambiare la posizione delle gambe, e ricavarne sensazioni sessuali diversificate mentre lui la stava pompando come un forsennato.
Lui, si impadroniva decisamente delle gambe di lei e mentre scopava, tenendole per le caviglie e scorrendovi sopra, le brandiva e alzava a suo piacere come cimeli, da autentico dominatore che assecondava il loro movimento con leggeri spostamenti del busto, verso il cielo, con una varietà notevole di inclinazioni e anche di piegamenti che la facevano andare in una eccitazione intensissima, mai provata con gli altri uomini che aveva avuto e che il marito non era riuscito nemmeno lontanamente a farle provare.
Dopo un po’ lei, nella nebbia dei suoi orgasmi che la squassavano, avvertì i sintomi chiari del suo prossimo orgasmo, con i tremiti, i gemiti quasi animaleschi che emetteva, finché dopo un colpo di reni molto forte sentì che la vagina era riempita da un flusso di liquido caldo, mentre lui si inarcava in ultime penetrazioni sino ad abbattersi su di lei come un corpo inerte.
Rimasero immobili per un paio di minuti, poi si girarono in cerca di carta e per ripulirsi: lo sperma, abbondantissimo, colava sulle dalle socchiuse labbra della fica sulle cosce. D’impeto, lei si mise in ginocchio, gli prese in bocca il pisello ormai non più duro e glielo succhiò e leccò fino all’ultima goccia.
Si rialzarono tutti in disordine e provarono a rivestirsi. Lei andò in bagno e ripulirsi e lui si rimise in ordine. Quando lei tornò, era raggiante e lo abbracciò strofinandosi contro di lui.
“Cosa penserai di me ? Che sono una donna di strada e traditrice ? Eppure non so cosa sia successo, è come se ti avessi sempre aspettato, sempre conosciuto”. Lui l’assicurò che aveva avuto la medesima impressione ed un trasporto che non aveva provato mai prima di incontrarla.
Lei lo prese per mano e lo portò nella camera da letto matrimoniale. Si baciarono e si spogliarono completamente. Si misero nudi, uno accanto all’altra, distesi mentre le loro bocche e lingue si toccavano e le mani scorrevano sulla pelle in una scatenata esplorazione.
Ad un certo punto, lui la fece stendere pancia in giù, le allargò le gambe, le baciò le natiche fino a percorrere su e giù il percorso tra l’ano e la fica, procurandole con la ruvida lingua un piacere crescente.
Lui si mise un suo ditone in bocca, e dopo averlo bene insalivato, scese davanti all’orefizio anale, percorse in senso circolare più volte la raggrinzita aureola anale, e, accorgendosi che l’ano era completamente rilassato e si apriva senza difficoltà, introdusse il suo ditone, facendolo entrare lentamente e tentando leggeri movimenti rotatori. “Ti piace ?” chiese e lei gli disse “sì, ma non l’ho mai preso lì”. Lui estrasse il ditone, lo accoppiò al medio, vi sputò sopra e, appoggiatoli sull’orefizio anale, ancora socchiuso premette per farli entrare tutti e due, e una volta introdotti cominciò a ruotarli per allargare il muscolo sfinterico. Lei gemette, provando un leggero dolore iniziale, ma lo lasciò fare chiededogli solo “Stai attento, sono vergine da dietro. Non farmi male”.
Lei lo sentii rispondere – mentre appoggiava una mano sulla sua schiena per tenerla ferma con il sedere alzato – “Hai un bellissimo culetto, che è un peccato che non abbia mai concesso. Tutte le donne l’hanno dato ai loro compagni. Proverò a sverginarti, con delicatezza, perché sembri pronta. Se ti rilassi, non sentirai male. Appena senti dolore, batti con mano sul letto ed io mi fermerò per farti abituare.”
Mentre le teneva la mano sulla schiena, si sdraiò sopra di lei con la cappella appoggiata sull’orifizio anale. Si inumidì le dita con abbondante saliva che mise sulla socchiusa rosetta dell’ano. Introdusse appena all’inizio più volte le due grandi dita ed infine iniziò a spingere con il cazzo tenuto in mano. La cappella piano piano entrò nell’ano, che Laura sentiva scivoloso per la quantità di saliva che lui vi aveva lasciato, e superò il muscolo sfinterico.
Lui si fermò, la baciò lungamente sulla schiena e sul collo, appoggiò la sua bocca accanto al suo orecchio e le disse: “il cazzo è già entrato; quando mi sentirai muovere il pisello appena indietro, spingi come per fare la cacca, vedrai andrà tutto bene”.
Lei gli fece un cenno di assenso con il capo e con gli occhi, e a quel punto lui si inclinò rapido sollevandosi sulla schiena, ritrasse appena il membro senza estrarlo e poi, con un possente colpo di reni, spinse ed il membro per buona parte sprofondò con decisione nel canale rettale e nel retto, mentre lei soffocò un urlo di dolore: si sentiva aperta e dilatata. Lui l’accarezzò e le disse “A questo punto il più è fatto, sono dentro di te: starò fermo qualche minuto per abituare la parte già aperta e poi spingerò avanti ed indietro, lentamente e poi sempre più veloce: stringi i denti, vedrai che passerà presto”.
La lenta penetrazione proseguì per almeno un’ora, allo stesso ritmo: piano piano il dolore che Laura aveva provato era quasi scomparso, sembrava proprio che – come già la vagina – anche l’ano si stesse abituando a prendere il grosso e lungo corpo estraneo.
Lei non sentiva più dolore e cominciava a provare un certo piacere, psicologico prima che fisico, perché quella penetrazione anale, in una posizione a pecorina, la faceva sentire una donna sottomessa, da ogni punto di vista, al suo amante. Si sentiva usata per il suo piacere, ma allo stesso tempo era soddisfatta di dare piacere a lui, come attestavano i colpi di reni che lui alternava nelle penetrazioni e la forza con cui la montava, cercando di non procurarle dolore all’ano ormai dilatato con continue uscite ed introduzioni.
Era la celebrazione ancestrale del massimo grado del rapporto sessuale imposto dal maschio dominatore ad una donna, che era lì per ricevere passivamente, e ciò nonostante per godere: e infatti, piano piano il piacere aumentava con le penetrazioni, il cazzo entrava nel culetto senza incontrare grandi resistenze. Quando lei lo sentii tutto dentro di sé, fu presa da brividi di piacere. Lui se ne accorse dalle contrazioni dello sfintere e dal fatto che lei muoveva il sedere lentamente in senso rotatorio, andando incontro alle penetrazioni. Lui cominciò a scoparla, ora lentamente e ora fortemente, insistendo particolarmente nei colpi isolati fino a metterlo tutto nel culo, mentre le sue mani la serravano per i fianchi.
Lei non provava orgasmi nel primo rapporto anale, ma sentire la pesante pressione fisica dell’amante e il piacere fortissimo che lui provava continuò a procurarle brividi e sensazioni di benessere. Venne con un grido roco dopo pochi minuti riempendole di sborra le viscere. La fece rimanere immobile con il sedere in su, carezzandole dolcemente le natiche, mentre l’ano cominciava a richiudersi. Quando Laura si alzò, solo piccoli rivoli di sperma colavano sulle gambe.
Andò in bagno e si liberò del liquido depositato nel suo intestino.
Adesso i suoi sensi erano appagati e la vita le presentava grandi opportunità di sentirsi viva ed aperta a ritrovati piaceri, che sembravano per sempre negati.
(continua)

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