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Racconti CuckoldTradimentoTrio

Una vera porca e il suo cuckold. Seconda parte. Venduta!

By 23 Ottobre 2022No Comments

Jenny .
Venerdì scorso, quando ormai gli uffici dell’azienda si stavano svuotando per il week end che si preannunciava di tempo magnifico e faceva voglia di sciamare via verso il meritato riposo, squillò il telefono.
– Dottoressa Jenny? – riconobbi la voce di Cosimo,
– Ciao, che piacere risentirti, tutto bene?
– Si tutto a posto. Jenny, da lunedì, per due o tre giorni, trovandomi da queste parti sarò ospite di un amico che abita non troppo distante da te e, se vuoi, potremmo vederci.
Riemersero allora nella mia mente le immagini emozionanti dei nostri corpi caldi e sudati che si univano palpitanti di piacere, ma cercai di mostrare un po’ di distacco, nonostante l’emozione che montava come una marea. Durante una vacanza, anni prima avevo intrattenuto una breve ma intensa relazione con Cosimo, un militare ospite degli zii nel villaggio dove trascorrevo una vacanza.
– Non so, fammici pensare, devo considerare alcuni appuntamenti. Magari ti richiamo.
In realtà mi era presa una voglia matta. Programmai tutto con cura e il giorno – per farmi desiderare – dopo richiamai: ci accordammo per incontrarci martedì.
L’amico di Cosimo, ci avrebbe messo la sua casa a disposizione per un incontro che mi auguravo bollente, memorabile, da raccontare in seguito a Ricop
La sera stesi a letto in silenzio mentre, dalle finestre aperte, la brezza notturna portava gli effluvi della primavera nel pieno del suo rigoglio, pensai che mi sarebbe piaciuto formulare a bruciapelo a mio marito una domanda:
– Cosa ne diresti se martedì mi facessi scopare?
Ma rimasi in silenzio.

Rico-
Secondo me Jenny mi nasconde qualcosa: la vedo strana, sfuggente. Fa così quando è in fregola e si preannuncia qualche scappatella. Certo la cosa m’intriga e vorrei poter ammirare le sue evoluzioni da autentica puttana, ma capisco che non sempre sia possibile. Poi, se la mia intuizione è giusta, mi renderà edotto.

Jenny –
È giunto il giorno dell’appuntamento. Inizio a prepararmi: in bagno lo specchio mi restituisce l’immagine del corpo procace ma armonioso di una donna di cinquant’anni piuttosto attraente e che dimostra assai meno della sua anagrafe. Carezzo le mie mammelle, titillo i capezzoli pensando con piacere alle attenzioni ben più sensuali che mi aspettano.
Lingerie di classe, vestitino a fiori molto femminile, sandali che mettono in evidenza i miei piedi molto curati.
È una bella giornata di primavera, piuttosto calda e questo esercita effetti afrodisiaci su di me.
Sono felice, eccitata e non ho rimorsi: è solo sesso, voglia di un’evasione per puro divertimento. Con mio marito ci raccontiamo tutto e so che a fronte di un certo rammarico ci sarà la grande eccitazione della narrazione delle mie gesta erotiche. Al lavoro sono proprio di buon umore ed efficiente. All’ingresso il portiere mi aveva squadrato.
– Lei, dottoressa è sempre bella, ma oggi è uno schianto.
– Troppo buono – rispondo sorridendo e sento l’autostima salire alle stelle.
Giunta seguendo le indicazioni raggiungo una vecchia casa colonica della prima collina, a cui si accede da un vialetto alberato; trovo il cancello aperto che si richiude dopo il mio passaggio.
Parcheggiata l’auto, mi si fanno incontro Cosimo e un altro uomo. Mi viene presentato come Tano, media statura, tarchiato, abbronzato, dell’età apparente di quarantacinque anni. Ha labbra carnose, sensuali, la camicia semiaperta scopre un petto villoso. Non ha un aspetto esattamente rassicurante ma trasuda una carica sessuale, animalesca, prorompente ma mi provoca una strana inquieta attrazione.
Nella casa, eccetto noi tre, non c’è anima viva.
Sono contrariata: pensavo di trovarmi da sola con Cosimo che appare incerto, e sembra in sudditanza nei confronti dell’altro uomo. Pazienza, verremo lasciati finalmente soli e avremo modo di rifarci: ho tutto il pomeriggio di fronte a me.
Tano mi invita a sedermi sotto la spessa ombra del portico antistante la casa e mi offre qualcosa da bere.
Si parla del più e del meno e comincio a provare impazienza per la circostanza: son qui per altro, ma perché quel tipo non toglie il disturbo?
Tano parla e continua a servirmi un bianco di buona qualità – con il risultato di rendermi un po’ brilla – e sottilmente sposta la conversazione su argomenti piccanti, licenziosi perfino. Col procedere l’uomo, incalzante, entra su aspetti strettamente personali. Un po’ stolidamente – non son tanto lucida a causa del vino bevuto in eccesso -, tendo alla risatina facile e sono alquanto disinibita. Tano vuol sapere del rapporto con mio marito, se lui è a conoscenza della mia uscita questo pomeriggio, se lo tradisco e con quale frequenza.
Pur con la testa leggera, mi rendo conto che comincio ad averne abbastanza, tanto più che Cosimo non è più lui, è spento, tace e sembra completamente succubo del suo sodale. Faccio l’atto di alzarmi.
– Scusatemi, ma purtroppo devo andare, si è fatto tardi e mi sovviene di un impegno importante che avevo trascurato.
La mia giustificazione risuona puerile anche a me stessa.
Tano me lo impedisce e mi costringe, poggiandomi le sue mani sulle spalle, a rimanere seduta.
– Ma dove vuol andare? Proprio ora che si fa interessante questa bella conversazione.
Sono confusa, perplessa ma non spaventata, almeno per il momento.
– Dottoressa, avrà intuito che c’è un cambiamento di programma: Cosimo è un vero amico che qualche volta ha avuto necessità del mio aiuto. Ora è venuto a trovarmi mentre son qui confinato in questa casa che mi è stata messa a disposizione; devo stare per un po’ fuori circolazione e mi annoio. Mi ha raccontato del vostro incontro l’estate scorsa e, sia per le sue descrizioni sia per qualche immagine presa dal telefonino , stanco delle solite puttane, mi è venuta voglia di lei -. Questo caro ragazzo riconoscente l’ha condotta qui perché possa disporre pienamente e gustare del suo corpo appetitoso. Credo che capirà e saprà adeguarsi: lei non è infatti una ragazzina presa in trappola, ma una donna consapevole, capitata qui con l’intenzione di scopare, di tradire consapevolmente il suo uomo.
Tento una timida protesta, ma ne capisco bene l’inutilità nonostante l’ebbrezza alcolica mi annebbi la mente. In sostanza sono stata ceduta a un uomo perché possa divertirsi con me in cambio di favori riceviti: puttana, peggio, schiava venduta per questo pomeriggio.
La mia camicetta di seta bianca contiene a stento le mie rigogliose mammelle, tanto che i bottoni sembrano sul punto di schizzare via, i capezzoli turgidi si disegnano, in rilievo, sulla seta dalla trama leggera. Avvicino i miei piedi e serro le mie cosce in un istintivo gesto di difesa.
I due uomini, mi guardano il seno, annuendo fra loro.
– Splendido, una quarta certa direi, esatto? Risponda prego, dottoressa.
– Si…esatto.
Comincio a sudare per la tensione e la camicetta si bagna sotto le ascelle.
Percepisco l’odore del mio sudore, acre per la tensione: mi sento un animale in trappola.
Le mie forme procaci sono oggetto di commenti sempre più triviali e volgari, sento il cuore che batte più veloce, il respiro diventa affannoso e si trasmette ai seni che si innalzano e abbassano sobbalzando.
Tano assume sempre più l’iniziativa – con Cosimo che lo segue complice – e mi apostrofa:
– Dal modo in cui si muovono le sue tette direi che è elettrizzata. Se è venuta per cercare divertimento lo avrà, non tema.
Mi palpeggiano da sopra la camicetta e mi baciano la bocca, il collo. Rimango passiva, ma mi accorgo che la mia agitazione non risiede solo nel comprensibile timore, nel senso di vergogna, ma si fa strada dentro me un’eccitazione che cresce fino a diventare un fuoco.
La mia fessura è talmente bagnata da farmi temere – irrazionalmente – di macchiare la gonna.
Tano mi passa decisamente le mani fra le cosce fino a sentire le mutandine zuppe di umori, le scosta e con le sue tozze dita mi penetra la figa. Nonostante la mia volontà a non cedere, mi ritrovo a gemere con gli occhi chiusi; lui aspira il profumo dalle sue dita intrise della mia intimità, assorto, poi me le infila in bocca perché io possa gustare del mio nettare. Mi piace. É ormai persuaso che la mia resistenza, che cerco debolmente di opporre, è prossima alla resa.
– Anche se finge ritrosia ha una gran voglia, eh? Seguici. Notai che manteneva nei dialoghi la terza persona, certo per dileggiarmi.
Mi fanno alzare: sono incerta sulle gambe che tremano per la tensione e il vino. Mentre Tano ci precede, Cosimo mi sostiene tenendomi per i fianchi e vengo guidata decisamente, attraverso una ripida scala di pietra, al piano superiore fino ad una stanza pavimentata con mattonelle di cotto, un materasso matrimoniale coperto da un lenzuolo azzurro e appoggiato su una semplice rete.
– L’arredamento è scarno, essenziale ma basterà per lo scopo.
Le persiane sono accostate, il sole del caldo pomeriggio filtra fra le stecche. Il pulviscolo danza indifferente. Il sudore mi cola lungo la schiena, e non tanto per il caldo. Considero che anche se il programma originale è stato disatteso, forse il pomeriggio potrà rivelarsi intrigante ma, le parole che seguono di nuovo mi inquietano.
– Quello che faremo sarà di certo di suo gradimento, ma se le venisse voglia di chiamare aiuto, sappia che è inutile visto che non c’è nessuno che possa udirla. Comunque sapendo che razza di femmina calda é finirà con l’apprezzare il programma appositamente studiato allo scopo.
Mi ordinano, con un tono che non ammette repliche, di spogliarmi per loro in corrispondenza delle lame di luce che filtrano dalle persiane. Loro mi guardano in silenzio, il tempo è come sospeso. Mi toccano le grosse mammelle, me le fanno scuotere, si compiacciono del mio folto, bruno vello pubico che ho deciso di mantenere nonostante la moda e che si estende irsuto fino al mio buco del culo, realizzando un intrigante contrasto con il mio corpo per il resto levigato. Mi sento un oggetto, ma ciò non mi dispiace nonostante tutto e anzi finisce con l’accrescere la mia eccitazione.
– Si sdrai sul materasso. Allarghi le gambe, apra bene con le dita la sua bella passera. Si, così va bene. Si masturbi per noi.
Accidenti che voglia che ho! – penso impaziente.
Tano si inginocchia e comincia a leccarmi la vulva umida e odorosa. Mi succhia e beve tutti gli umori vaginali, la sua lingua gioca col mio clitoride – che le sue dita hanno scappucciato -. Miagolo e gemo dal piacere.
– Oooh….oooh…
Squilla il mio cellulare ma non posso certo rispondere. Mi fanno vedere il display e capisco che è Rico.
– Parli pure col cornuto, dottoressa. Tano riprende il cunnilingus con grande impegno.
– No vi prego….ooh non riesco…non potete..oooh…
Cosimo perfidamente mi mette in comunicazione con il viva voce.
– Ciao Jenny, tutto a posto?
– Si Rico…mmmh siiiii…tutto oooh ook.
– Ma stai male?
La lingua di Tano mi sta facendo impazzire, la fatica di non poter esprimere apertamente il godimento che mi fa ribollire, mi costringe a uno sforzo titanico. Cosimo sogghigna divertito.
– Nooo. sto bene….si continua….ti prego basta….No Rico scusa..ma mi stanno facendo aahhr..rabiare….oooh…siii. Scusa ti richiamo. Riattacco.
– Siete due bastardi!
Ridono assai divertiti.

Rico –
Jenny se la sta sicuramente spassando. Quei mugolii, quel respiro affannoso non mente. Ha a che fare con un amante. Con una scusa, ho telefonato al lavoro qualificandomi come collega e mi è stato riferito che è uscita per un impegno non ben precisato. D’altra parte lavorando per obiettivi non ha vicoli stretti di presenza in ufficio.

Jenny-
Tano si spoglia, è muscoloso, un virile pelo scuro ricopre il suo torace fino al pube, il suo pene mi colpisce più che per la lunghezza per il calibro, dalle dimensioni di un vasetto di marmellata – forse esagero – ma è comunque un cazzo dallo spessore mostruoso – .
– Lo lavori bene.
Me lo appoggia al viso, ed io lo lecco dai testicoli fino al glande violaceo e dalla pelle lucida e tesa; me lo spinge in bocca il più possibile, ma ho difficoltà a contenerlo, visto quanto è largo. Lui, mi prende in giro ridendo:
– Attenta a non soffocare bella signora, sarebbe un peccato, dobbiamo fare ancora tanto…
Mi afferra le caviglie e mi tira sul bordo del letto: inizia a penetrarmi con il suo grande membro: un vero palo di carne! Mi scopa potente e mi sento lacerare, esplodere per quanto è grossa la sua verga: avverto dolore per i tessuti della mia vulva così intensamente stirati; nel frattempo i miei piedi sono all’altezza del suo volto e lui li bacia e lecca, succhia i miei alluci. Mi diverte questo gioco ma soprattutto apprezzo la poderosa cavalcata a cui sono sottoposta. Di getto, al di là del mio controllo esclamo:
– Com’è grosso! È stupendo. Chiavami, sbattimi duramente, continua.
Cosimo si pone a cavalcioni sopra di me all’altezza della faccia e, senza tante cerimonie, mi ficca in bocca il suo lungo pene col quale in diverto e che succhio forsennatamente.
– Si…si …siiiii! Godoooo!
Urlo di piacere al raggiungimento dell’orgasmo fantastico per merito dello strepitoso cazzo di Tano, che da parte sua non appare ancora del tutto soddisfatto.
– Pensi se la vedesse il suo maritino cornuto? Non credo proprio lei voglia già concludere questo piacevole pomeriggio. A proposito, chi ce lo ha più grosso? Lui o io?
Al mio silenzio imbarazzato mi incalza:
– Risponda!
– Lei Tano, ma anche Cosimo.
– Per noi è stato solo una tappa, non abbiamo finito. I nostri coglioni sono gonfi e il meglio ti attende, bella e raffinata maialina.
Quel linguaggio scurrile mi umilia, mi irrita e minaccio di andarmene.
Tano mi strizza crudelmente il monte di Venere, mi fa male e urlo concitata:
– Ahiii, basta.
– Non farmi arrabbiare! – ora finito il gioco mi rivolge a me usando non più il lei ma bensì il tu – apri bene gli orecchi e fai quello che ti ordino. Ci siamo divisi i tuoi buchi e io ho scelto il tuo culetto. Fai come ti diciamo. Seguendo le indicazioni ricevute mi pongo a cavalcioni su Cosimo piegando le ginocchia e mi impalo sul suo durissimo uccello. Cosimo mi serra il dorso fra le sue braccia muscolose, mi scopa vigorosamente e fa in modo che le mie natiche siano in bella esposizione.
Il mio ano è lubrificato da Tano che, ad alta voce, commenta salacemente, dapprima con la lingua che si insinua profondamente provocandomi dei brividi che mi scorrono lungo il dorso. Introduce un dito, due dita, umettate con la saliva. Allarga lo sfintere anale che fa resistenza, ma poi cede lentamente e si prepara alla imminente penetrazione. Sono spaventata all’idea delle dimensioni della verga di Tano, – nonostante il mio culo sia avvezzo a quel gioco – e squittisco.
– Vacci piano, ti prego.
– Quante storie! Cosimo mi ha raccontato, come ben sai, che lui ha risposto proprio alla tua richiesta di sfondarti il culo. Mi divarica le natiche, il suo glande s’appoggia all’orifizio anale.
Mi stanno per scopare il culo e trepido nell’attesa. – Si parte!
Le strette pareti dell’orifizio si oppongono dapprima, ma poi si aprono, vinte sotto i colpi violenti e ritmici del pene larghissimo di Tano che si fa strada insolente, spietato e avverto perfino dolore e fastidio al riempirsi del retto nonostante la preparazione attuata; urlo la mia sofferenza:
– È troppo per me, non resisto. Ho male al culo. Smetti per favore.
Poi finalmente decido di lasciarmi andare e godermela. Provo un sollievo che si trasforma, con un crescendo esaltante, in piacere che si alimenta anche della consapevolezza di addentrarmi in qualcosa che continuo a giudicare – per un retaggio della mia educazione – proibito, illecito. Schiacciata fra quei due corpi sudati vengo posseduta brutalmente da quei due membri nerboruti; mi agito tutta, Cosimo mi succhia con forza le mammelle. L’estasi raggiunta mi proietta in una dimensione onirica, perdo la cognizione spazio temporale. Non più padrona di me con voce roca esclamo:
– Sono la vostra puttana, la vostra schiava. Forza maschi, ficcatemi ancora di più dentro alla figa e al culo i vostri luridi cazzi. Dateci dentro e non fermatevi che sto godendo come non ho mai provato in vita mia. È troppo bello! Venitemi dentro, non esitate!
Raggiungono a loro volta, prima l’uno e poi l’altro, l’orgasmo, lanciando grida strozzate, inondano i miei due orifizi con il loro sperma caldo, di cui mi sento riempita.
Estraggono i loro membri e sento il liquido seminale defluire, gocciolando, all’esterno. Schizzi di sperma, diretti contro di me, mi raggiungono il volto ed io li raccolgo con la lingua.
– Brava la nostra brillante dirigente.
Lecco e ingoio diligentemente. I miei colleghi mi giudicano tutta d’un pezzo e – penso – non potrebbero neppure immaginare i miei comportamenti dissoluti a cui mi sto abbandonando.
Terminato l’orgasmo mi sento spossata, prostrata ma estremamente realizzata. Proprio una avventura bella da vivere e ricordare.

Rico –
Sono proprio ansioso di scoprire cosa avrà combinato. Di sicuro so che quando è infoiata può comportarsi da troia insaziabile. Non oso pensare cosa penserebbero i nostri amici se la potessero vedere in azione!

Jenny –
Per rilassarci, dopo una bella doccia ristoratrice, durante la quale ho ancora l’opportunità di succhiare gli splendidi uccelli dei miei insaziabili amanti, indugiamo al fresco bevendo qualcosa – nel mio caso esclusivamente analcolico -.
Loro sono estremamente soddisfatti. Tano sfrontato:
– Sei stata molto brava, disinibita; ci hai dato grande piacere con il tuo bel corpo burroso. Ho degli amici che son sicuro saranno interessati alle tue prestazioni, e vorrei poterti offrire loro. Mi sembri abbastanza spregiudicata e…
– Perché no? La proposta mi alletta e chissà……
Facendo il viaggio di ritorno chiamo mio marito.
– Ciao Rico, sto tornando.
– Dove sei stata?
– Indovina un po’. È stato molto interessante e gustoso. Con due maschi, pensa. Ti racconterò della esperienza di schiava sessuale in cui ho dato il meglio di me e stasera, al ritorno dal lavoro, ti racconterò; vedrai che sarà un momento speciale quello che ci concederemo. Se ti raccontassi delle frasi che pronunciavo in quei momenti ti stupiresti. Ma non temere, non ti tacerò nulla.
– Aspetto con ansia. Sei la mia inimitabile troia.
– E tu il mio magnifico cornuto.

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