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Vacanza alle terme 1°

By 4 Aprile 20222 Comments

Vacanza alle terme.

Dopo uno stressante periodo pre natalizio, che ci tenne indaffarati per oltre un mese 7 giorni su 7, io e Francesco ci trovammo d’accordo sul fatto di avere bisogno di almeno una settimana di relax.
Come tutte le donne, io pensai subito a una vacanza in una spa, fatta di massaggi, peeling, detox, pedicure e manicure, fanghi e piscina.
Okay lo ammetto, mio marito pensava a qualcosa tipo settimane bianche, ma riuscii ad impormi e così diedi a mio marito l’incarico di scegliere e prenotare il tutto.
Comunque Francesco trovò un posto in Austria incentrato su spa e terme, con un piccolo comprensorio sciistico annesso, cosicché saremmo stati entrambi soddisfatti.

Nell’hotel e in quel luogo mi aspettavo di trovare per lo più turisti anziani, tipo come sulle navi da crociera, visto che tutto si incentrava sulle terme presenti, cosicché mi immaginavo una settimana tutta per me senza nessun tipo di uscite mondane.
Immaginavo già di farmi fare un tagliando al corpo: un trattamento di bellezza integrale, una nuova acconciatura con le extensions e simultaneamente ogni tipo di massaggio possibile ed immaginabile.
E forse avrei trovato anche qualche massaggiatore fico.
Un sogno per qualsiasi donna, ero proprio felice.

Finalmente la vigilia della partenza arrivò, feci la mia valigia riempiendola con completi da yoga, tute e scarpe da ginnastica, ciabatte, un paio di morbidi accappatoi e due cosette per qualche eventuale uscita al ristorante o a far shopping (niente di ché in realtà).

Il mattino della partenza ci alzammo prestissimo e dopo una velocissima colazione, partimmo alla volta della nostra mini vacanza.
Per il viaggio avevo optato per un paio di stretch leggings neri effetto pelle, stivali al ginocchio con mini plateau tacco a rocchetto di 12cm (molto simili ai Gucci in realtà) neri pure loro ma con tacco e suola marroni e con una bella fibbia in alto, una maglia di angora color cammello col colletto a morsetto e sotto solo uno bodystocking aperto nel punto strategico e un perizoma (per non rovinare la vista posteriore), sopra la mia immancabile giacca invernale di montone tipo vernice grinzosa nera con l’ampio colletto di pelliccia per coprirmi.
Poi un sacco di bigiotteria oro e dei grandi orecchini a crèoles.
Ero proprio figa, e senza essere volgare!
Il viaggio durò praticamente tutto il giorno per via del maltempo in pianura e delle lunghe code sul Brennero, causate dal traffico regolamentato dei mezzi pesanti.

Arrivammo a destinazione il tardo pomeriggio, il paesaggio era veramente incantevole, una recente nevicata aveva imbiancato tutto quanto, cosicché anche gli alberi erano ancora carichi di neve. Una vera favola.
L’albergo aveva un piccolo giardino in fronte alla strada, con dei vialetti, panchine, una terrazza e così via (probabilmente pensati per l’estate), per questo l’ingresso era distante circa 50 metri dalla sede stradale. Lasciammo quindi la vettura in strada e ci avviammo su per la breve scalinata piena di neve compattata la quale rese difficile il mio cammino a causa dei tacchi.

Entrando nella hall, il rumore dei miei stivali attirò l’attenzione di quasi tutti i presenti, persino di chi era seduto al bar nella sala adiacente.
Mentre eravamo al banco della reception e Francesco compilava i moduli, ammiravo l’ambiente sontuoso di quel vecchio albergo, il mio sguardo vagò per il salone verso l’area del bar che si trovava sulla sinistra, divisa dalla hall solo da un ampio passaggio, e venne attratto da un gruppo di signori seduti al banco, che alzando i loro bicchieri verso di me, mi sorridevano. D’istinto ricambiai il sorriso, evidentemente avevo fatto colpo.

Dopo aver sbrigato le pratiche, l’addetto alla reception ci consegnò le tessere e ci disse di portare la macchina nei parcheggi sotterranei sul retro. Ci offrí l’aiuto di un fattorino, così io non sarei stata costretta a trasportare i bagagli e nello stesso momento ci offrí il drink di benvenuto dicendomi di aspettare mio marito al bar nel mentre il mio bagaglio sarebbe stato trasportato in camera. Il vantaggio di essere donne.

Quindi Francesco si avviò verso l’uscita mentre io mi diressi verso la sala bar.
Mentre stavo passando vicino al bancone, i quattro signori di prima rivolsero l’attenzione verso di me e garbatamente mi fermarono.
Ero ben conscia che stavano guardando le mie gambe, il mio camel toe e il culo, ma pensai che fossero innocui a causa della loro età e in più trovavo divertente fare un po’ la civetta.
Cominciammo a parlare, erano austriaci, solo due parlavano inglese, gli altri due si aiutavano con mani e piedi e qualche parola di spagnolo, il tedesco abbastanza rudimentale che conoscevo per lavoro risultò molto utile, cosicché avevamo pochi problemi ad intenderci.
Si chiamavano Richard, Wilhelm, Ulf e Gerhard. Erano sui sessant’anni, tutti abbastanza alti, più di mio marito, e nessuno di loro era veramente bello. Non che fossero brutti, ma certamente i loro tempi migliori erano passati. Erano tutti in sovrappeso e con le calvizie, chi più e chi meno, Ulf era gigantesco, quasi di sicuro due metri, e aveva una grossa pancia da birra, Wilhelm era invece il più grasso con delle guanciotte rosse (sembrava Babbo Natale, ma senza barba).
Nel mentre ordinavo i drink di benvenuto per me e mio marito, che arrivarono prontamente, i quattro cercavano di essere ognuno al centro delle mie attenzioni, era divertente vederli mentre come galletti si pavoneggiavano di fronte a me.
Uno di loro si alzò dallo sgabello e mi offrí il posto. Non pensai ci fosse nulla di male e quindi accettai e mi arrampicai in alto sulla seduta, conscia del fatto che i loro occhi erano piantati su di me.
Passò un bel po’ di tempo, e avevo finito di bere il mio drink, ma me ne ero trovata di fronte un’altro offerto dalla combriccola.
Di mio marito non c’era traccia.
La conversazione si stava facendo più rilassata e piacevole, i signori non erano poi i quattro idioti per i quali li avevo presi inizialmente, infatti erano veramente divertenti e avevano cominciato pure a toccarmi sulle braccia e le cosce mentre parlavano per attirare la mia attenzione e dare più importanza ai loro argomenti.

Finalmente dopo oltre mezzora arrivò Francesco. Aveva avuto un problema con la scheda e non era riuscito ad entrare nel parcheggio, il che lo costrinse a parcheggiare di nuovo la macchina in strada per poi tornare a farsi cambiare la scheda chiave.
I quattro signori e Francesco si presentarono l’un altro e mio marito prese in mano il suo drink a si unì nei discorsi. Il gruppetto propose di cenare insieme in un ristorante vicino dopo aver bevuto l’aperitivo al bar dell’albergo.
Francesco però rifiutò l’offerta visto che si sentiva spossato dal lungo viaggio e disse che preferiva una veloce cena in albergo, cosa su cui mi trovai d’accordo perché mi sentivo stanca anch’io.
Suggerimmo di prendere comunque l’aperitivo lì, ma prima volevo andare a darmi una rinfrescata, così lasciai il quartetto e mio marito al bar e mi avviai verso la camera.

Arrivata nella nostra camera, andai prima al bagno poi aprii la valigia per estrarre la trousse dei trucchi e sulle prime pensai di avere la valigia di qualcun’altro, perché non riconobbi il contenuto.
Dopo qualche istante realizzai che la valigia era piena dei miei vestiti di pelle.
Mio marito aveva segretamente sostituito il contenuto!

Cominciai a frugare e non c’era un solo articolo che ci avevo messo la sera prima.
Non c’era un singolo pezzo di stoffa, a parte capi di biancheria erotica, calze, reggicalze e qualche striminzito bikini. A parte questo solo capi in pelle, vernice e roba simile.
Le mie tute da ginnastica? Rimpiazzate con una nera lucida della Fiorucci firmata Adidas, e una in materiale similpelle con pantaloni blu e maglia fucsia sempre con le righe della Adidas.
La borsa delle scarpe? Conteneva solo scarpe col tacco: tronchetti con il tacco a spillo, niente ciabatte ma sandaletti, sabot e scarpe col tacco a stiletto, diversi stivali da troia di cui alcuni tipo cuissardes.
Scarpe da ginnastica? Sostituite con stivaletti tipo Harley Quinn della Nike che mai avevo visto prima.
Poi c’erano diversi sex toys.

Mio marito mi aveva giocato. Ero in uno stato tra il panico, divertito, incazzato e perplesso. Ero senza parole.

Dopo lo shock iniziale, mi ripresi e finii di rimettermi a posto per la cena e, ancora frastornata, mi avviai verso l’ascensore. Stavo aspettando l’ascensore di cui fissavo la porta con lo sguardo perso, quando si avvicinò un tizio che cominciò a parlarmi in tedesco.
Questo ridestò i miei sensi. Mi guardai intorno.
Mio marito voleva giocare? Voleva che mi vestissi come piace a lui? Voleva che sembrassi una puttana? Bene! Niente di più facile, d’altronde avevo oltre un decennio di esperienza a fare la zoccola.
Ignorai il tizio, mi girai, e tornai a grandi passi verso la camera.

Arrivata, pensai un attimo sul da farsi e diedi un’occhiata più approfondita al contenuto della valigia. Non volevo perdere troppo tempo.
Mi tolsi la maglia e gli stivali, indossai una giacca di pelle tipo motociclista (il classico chiodo, ma molto corto in vita e fatto in pelle di agnello super morbida) e un paio di peep toe della Fuss con un tacco a spillo vertiginoso in metallo.
Mi misi un rossetto appariscente, mi rifeci il contorno delle labbra più scuro e gli smokey eyes.
Poi mi sovvenne qualcosa che avevo visto nel taschino interno della valigia che quindi andai ad estrarre: una cavigliera appariscente d’oro che mi legai alla caviglia destra e un collarino di vernice per cani che misi al collo.
A mio marito piacevo così? Ne soffrirà le conseguenze.
Feci un bel respiro, lasciai la camera avviandomi verso gli ascensori per scendere di nuovo al bar.

Quando uscii dall’ascensore e attraversai la hall, lo staccato dei miei tacchi in metallo sul pavimento di marmo fece girare tutti mentre mi dirigevo verso il bancone der bar.
Arrivata lì lanciai uno sguardo tra il provocante e lo sdegnato a mio marito alzando un sopracciglio per poi rivolgendomi dimostrativamente agli altri quattro lasciandolo un po’ in disparte.
Tutti e cinque non parlavano più e mi squadravano da cima a piedi come d’altronde faceva il resto dei presenti.
Wilhelm mi fece segno di sedermi sullo sgabello dando dei colpetti con il palmo della mano alla seduta. Agganciando il mio tacco alla sbarra poggiapiedi e dando la mano a Wilhelm, feci leva e mi issai sulla sedia ben conscia del fatto che stavo dando spettacolo.
Con innaturale lentezza poi incrociai le gambe, mettendo la mia destra sul ginocchio sinistro ostentando la mia cavigliera nel mentre lasciavo il tallone fuoriuscire dalla scarpa lasciandola penzolare. A mio marito quasi andò di traverso il suo drink al ché gli rivolsi un mezzo sorriso di superiorità. Ulf mi consegnò uno spritz.

Gli uomini poi continuarono dove si erano interrotti, discutendo, scherzando, traducendo avanti e indietro.
Wilhelm, che sedeva alla mia destra, parlando aveva amichevolmente appoggiato la mano sul mio basso schiena, appena sopra il culo. Mio marito non poteva vedere, visto che era di fronte a me. Trovavo la mossa audace e non dissi nulla, giusto per fargliela pagare a Francesco.
Continuavo a fare la oca, cosa che portò ai primi doppi sensi e comunque si era instaurato un allegro discorso tra tutti i presenti.
Dopo un’ora cominciavo ad essere un po’ alticcia, a causa della stanchezza e dello stomaco ancora vuoto, così decidemmo di procedere con la cena.
Ci salutammo ripromettendoci di trovarci i prossimi giorni, poiché i quattro volevano farmi „conoscere meglio il tedesco“, successe così che mi abbracciarono tutti (chiaramente solo una scusa per toccarmi), Ulf e Wilhelm riuscirono a stamparmi un bacio sulla guancia.

Quando i nostri amici furono andati, guardai Francesco diritto negli occhi:
„Ma ti sei impazzito? Cosa diavolo ti é passato per la testa?“ gli dissi a metà tra l’incazzato e il divertito dandogli un pugno sulla spalla.
„Ma cara, ho pensato che fosse l’occasione giusta per pavoneggiarmi un po’ con te.“
Gli diedi un altro pugno: „Palle! Lo so bene cosa vorresti. Ne abbiamo già parlato, ma queste erano ferie pensate per il relax, non per fare maialate!“
„Ma amore, non vedo perché non si possa avere l’uno e l’altro. Non ti senti rilassata dopo una bella trombata?“
„Non é questo il punto! Mi hai giocato!“
Abbracciandomi mi disse „Saprò come farmi perdonare“
„Saprò come vendicarmi vorrai dire…“
„Amore, lo sai che mi piace vederti tutta inguainata in pelle e a casa non é che ti vesti sempre come piace a me…“
„Ma se vesto qualcosa di pelle quasi tutti i giorni?!“
„…beh, avevo pensato che fosse l’occasione giusta per osare un po’ di più, visto che nessuno ci conosce, il posto sembra molto discreto. Ho visto inoltre che ti sei cambiata come piace a me“ guardandomi da capo a piedi „Non avrei mai pensato che avessi il coraggio di indossare il collare in pubblico.“
Ci pensai un attimo mentre sorseggiavo lo spritz.
„Francesco, ne abbiamo parlato, abbiamo in comune le nostre fantasie. Ho sempre avuto una certa vena esibizionistica, lo sai questo, mi piace quando gli uomini mi guardano e mi sbavano dietro. Mi piace quando gli uomini ci provano e fanno a carte false per cercare di scoparmi. E più lo faccio, più ho voglia di alzare la soglia, più mi eccito e più mi fa venire sentire la necessità di farmi fottere.“
„Lo sai che mi piace quando ti vesti tutta sexy e non deve succedere niente se non vuoi.“
„Lo so dove vuoi andare a parare, non ti bastano più le mie scappatelle occasionali. Questo l’ho capito. Mi piace fare sesso, lo farei tutto il giorno e conosci il mio passato e la mia vita movimentata, ma non devo necessariamente tornare ai livelli dei miei tempi universitari per essere soddisfatta.“
„Vedi cara, mi eccita pensare che ti scopi altri uomini. Nella mia mente perversa desidero che tu faccia la troia in giro“
„Sei un maiale! Beh, la mia libertà me l’hai concessa un po’ di tempo fa e insieme ci siamo parecchio divertiti lo ammetto. Lo sai che mi piace il cazzo.“
„Giusto, lo so.“
„Quindi potrei fare qualsiasi cosa in qualsiasi momento con chicchessia, anche senza di te da adesso in poi? Visto i vestiti che mi hai scelto, al più tardi domani tutti mi avranno notato e molti ci proveranno.“
„Giusto, voglio che tu sia la donna più sexy del posto e che tu lo faccia diventare duro a tutti“
„Stai attento. Lo farò. Tu ci hai messo in questa situazione cambiandomi la valigia, e ho deciso che la prenderò come una sfida. Se hai pensato che non avessi il coraggio di mettere il collarino, rimarrai sorpreso nel vedere di cosa sono capace! Anzi, forse non te lo racconterò nemmeno e ti farò le corna dietro alla schiena e tornerò da te odorante di sesso! Farò la parte della brava mogliettina che però si tromba gli amichetti all’insaputa del marito. E questo lo farò anche quando saremo tornati a casa. É questo quello che vuoi?“
„Sentirti dire queste cose mi fa venire voglia“
„Bene! Affari tuoi“ gli dissi divertita mentre bevevo l’ultimo sorso del mio aperitivo, scesi dallo sgabello e lo presi per mano „Vorresti ora accompagnare la tua damigella alla toilette?“
Ci avviammo nella direzione dei bagni del bar mentre alcuni dei presenti guardavano il mio incedere, entrammo nell’antibagno. Ci rifugiammo in uno stallo libero nel bagno degli uomini. Cominciammo subito a limonare come adolescenti.
„Leccami la figa“ sussurrai.
Francesco mi girò con la faccia verso il muro, si accucciò, mi tirò giù i leggings e affondò la faccia tra le mie gambe iniziando a lavorare di lingua aiutandosi con le dita.
Nel mentre c’era un certo viavai nei bagni, probabilmente perché era orario di cena e al bar c’era chi beveva l’aperitivo o chi era già passato ai digestivi.
Francesco ad un certo punto si alzò, tiro fuori il suo cazzo e me lo ficcò dentro tenendomi per la giacca.
„Sei così bagnata che sembri più larga del solito“ mi disse sottovoce in un orecchio
Nel mentre mi sbatteva e miei tacchi facevano parecchio rumore sul pavimento.
„Troverai la mia fica infedele ancora più larga nei prossimi giorni“ ansimai.
„Puttana!“
„Mi vuoi troia?“
„Siii“
„Vuoi che faccia la puttana?“
„Siii“
„Cornuto!“
In quel momento venimmo entrambi, Francesco mi riempi di sborra.

Ci ricomponemmo alla meglio, e mentre stavamo per lasciare il bagno ci imbattemmo in un signore che sulle prime rimase sorpreso, poi mi squadrò da testa a piedi al ché gli feci l’occhiolino. Mi divertiva un sacco fare la zoccola.
Andammo diritti verso la sala ristorante che offriva una suggestiva vista alla valle, nonostante fosse già buio, era possibile vedere l’illuminazione dei paesi, delle strade sull’altro versante e le sagome delle montagne innevate.
Le pietanze erano ottime, elaborate, ma senza essere presuntuose (se può far senso).
Ci comportavamo come due amanti freschi freschi. Era veramente stuzzicante.
Sotto il tavolo avevo appoggiato il piede in mezzo alle sue gambe e lo stuzzicavo col tacco.
„Sai caro, al Salone di Francoforte quest’anno pensavo di andare durante i giorni lavorativi, non mi va di perdere il fine settimana di nuovo“
„Ma se ci andiamo sabato per poterci andare insieme, lo sai che altrimenti uno deve stare in ditta, no?“
„Beh ammooore“ calcando molto la parola e aumentando la pressione col tacco sul suo cazzo „potrei andarci da sola, no? Tanto per quello che c’é da fare lì non serve essere in due“
„E vorresti andare proprio da sola?“
„Beh, si. O potrei portare Gianluigi con me.“
„Gianluigi? Ma se non ti leva gli occhi di dosso? E poi hai visto come si é comportato alla festa di Natale! Quello é un porco!“
„Beh, però é competente e lavora da noi da un sacco. E poi lo sai che non farei mai niente che tu non volessi, vero?“ risposi ammiccando.
„Non puoi mica comportarti cosí in ditta“
„Non pensi che lavorerebbero tutti più volentieri con la padrona un po’ mignotta?“
„Ma che…“
„Magari potrei essere più gentile con i rappresentanti dei nostri fornitori e dei nostri clienti… avremmo da guadagnarci tutti“
„Non so cosa tu abbia in testa…“
„Caro, tu vuoi avere la moglie che si comporta da troia? Beeeh, dovrai abituarti a certe cosine che cambieranno da qui in avanti… dí la verità che ti é venuto duro…“
„Ce l’ho duro tutto da tutto il tempo“
„Sarà meglio tornare in camera, sono un po’ stanca, vorrei tornare a casa rilassata e non più stanca di quando siamo partiti, dai andiamo“

Così tornammo in camera e cominciammo a prepararci per andare a letto, mentre ero in doccia gli dissi: „Sai i quattro tipi di prima? Quelli stavano tastando il terreno. Ho avuto anche qualche mano addosso“
„Che?“ rispose Francesco aprendo la doccia „Sei molto più giovane e giochi in una categoria totalmente differente da loro, cosa stai dicendo?“
„E perché? Mi trovano attraente. Sono interessanti e simpatici. Sanno farmi ridere. E poi tu volevi che facessi la puttana con tutti, vero?“ Nel mentre avevo cominciato a titillarmi il clitoride „È così senz’altro a giudicare dai vestiti che mi hai scelto, maritino caro. Voglio proprio vedere dove riesco ad arrivare, e magari comincio proprio con loro. E poi una minchia é una minchia, basta che venga usata bene. Sai come la penso, no?“
„Che troia che sei“ mi disse rigirandomi con la faccia al muro. Mi prese i capezzoli e cominciò a strizzarmeli mentre sentivo il suo cazzo farsi strada nel solco delle chiappe verso la fica.
„Sarò la moglie troia che hai sempre voluto, sarò la tua brava mogliettina infedele che la dà in giro“ in quel momento mi penetrò.
„Sei così bagnata…“
„Mi troverai ancora più bagnata in futuro, piena di sborra dei miei amanti, e magari non ti dirò nemmeno da chi mi faccio fottere. Ti lascerò solo scegliere come vestirmi“
„Voglio che tu sembri una puttana!“
„Ti giuro che domani mi prenderò un cazzo che non sarà il tuo!!“
„Troia!“
„Cornuto!“
E venimmo tutti e due.

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