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Racconti Trans

06 – adoro i collant a rete

By 20 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Una delle email più curiose che ho ricevuto per i miei annunci è stata senz’altro quella di Gualtiero, si definiva un uomo sulla cinquantina, assolutamente non bello, alto un metro ottanta, di cento chili di peso, senza capelli, camionista spesso di passaggio dalle mie parti, desideroso di conoscermi ed invitarmi a cena una sera, di non essere assolutamente interessato ad un rapporto sessuale, ma solo di passare una serata in piacevole compagnia, è un feticista dei collant a rete, reputandomi, per quello che io avevo scritto sui miei annunci, una persona che merita, di essere sicuro di non ricevere alcuna risposta da parte mia in quanto si riteneva non alla mia altezza.
Leggo attentamente la sua mail, sono curiosa, gli rispondo chiedendogli di farmi sapere dove e quando.
Mi risponde, incredulo, mi fissa un appuntamento presso il parcheggio di un ristorante che conosco, raccomandandosi di indossare dei collant a rete perché vuole ammirare le mie gambe.
Arriva il giorno, mi preparo, un trucco leggero, indosso un vestito corto ed elegante, di color verde, con le spalline il perle bianche, intimo color nero sotto, un paio di collant a rete a maglia media verdi, sandali verdi, mi guardo allo specchio, alzandomi il vestito, mi sembra strano vedermi le gambe ed il sedere fasciati in quel collant, io che sono abituata alle calze o alle autoreggenti, comunque sto bene, mi davano realmente un’aria sexy, prendo la Smart e mi avvio all’appuntamento.
Arrivo con circa un quarto d’ora di ritardo, nel parcheggio c’è una motrice di un camion. Parcheggio e mi avvio verso il camion, scende un uomo, senza capelli, alto, molto robusto, anche se non eccessivamente grasso, non bello, indossa un paio di jeans ed una camicia nera aperta all’ultimo bottone, che cadeva fuori dai pantaloni, mi viene incontro
‘Julia?’
‘Si sono io’
‘Piacere Gualtiero’ mi guarda come sono vestita ‘Complimenti anche per il vestito e per la scelta del colore, non il solito nero’
Entriamo nel ristorante, chiede alla cameriera un posto nella saletta al piano superiore, ci accompagna sulle scale, ci fa accomodare al tavolo. Prende l’ordinazione. Carne alla brace e vino rosso. Consumiamo la nostra cena, Gualtiero mi guarda spesso le gambe, il vestito si è alzato mostrando completamente le cosce. Mi parla dei suoi viaggi, spesso nel Nord Europa. Dei locali in cui va, frequentati da trav e trans, dice di essere timido e di non aver mai avuto il coraggio di avvicinarne una, neanche per parlare. Sono l’unica che ha risposto al suo messaggio, ne ha inviati parecchi, dice. Fa anche domande sulla mia vita ‘en femme’. Mi guarda le gambe, ma non mi sfiora mai. Resta sempre al suo posto, educatamente.
Ordiniamo il caffè.
Sto passato una piacevolissima serata parlando con un uomo che, pur non essendo assolutamente nei canoni dei miei gusti in fatto di genere maschile, si dimostra una persona molto corretta, simpatica, socievole, scendiamo le scale, Gualtiero va a saldare il conto, usciamo dal ristorante e mi accompagna verso la mia macchina
‘Grazie Julia per la piacevolissima serata, spero di poterti invitare ancora a cena’
‘Più che volentieri, cosa fai adesso?’
‘Ho il rimorchio posteggiato ad un paio di chilometri da qui, vado là e mi riposo, domattina mi sveglio abbastanza presto proseguendo fino a Napoli’
‘Non è tardissimo ‘ guardo sul mio cellulare l’orario ‘ ‘Non sono neanche le 11,00, se ti va possiamo continuare a chiacchierare un po”
‘A me andrebbe benissimo, dobbiamo però andare all’altro parcheggio’
‘Nessun problema, ti seguo con la mia auto’
Gualtiero prende la sua motrice, sia avvia, lo seguo, decisa che mi sarei fatta scopare. Neanche cinque minuti di strada, arriviamo nei pressi del suo rimorchio, avvicina la motrice, scende dal camion ed aggancia il rimorchio. Sono in piedi fuori dalla mia auto, lo guardo mentre fa le manovre. Ha finito, mi fa un segno di salire in cabina. Apre un frigobar all’interno dell’abitacolo e mi chiese cosa voglio da bere, ha acqua, lattine di bibite e birra, opto per la birra. Riprendiamo la conversazione interrotta al ristorante, parlando ancora di qualche suo viaggio e di me. Stiamo parlando da mezz’ora, lui continua a guardare le mie gambe, accavallate sul sedile. Visto che lui non fa una mossa, prendo io l’iniziativa
‘Ti piacciono veramente tanto le mie gambe?’ alzo il vestito sopra i miei fianchi, in modo che lui possa vedere completamente le mie gambe, lasciando intravedere anche il nero della stoffa del mio perizoma sotto le maglie larghe e verdi del collant
‘Si molto’ vince la sua timidezza ed allunga, finalmente, una sua mano verso la mia coscia ‘Sono fatte benissimo, morbide’ le sta toccando
‘Ma ti piacciono solo le mie gambe? Ed il resto?’ lo stavo provocando
‘Si Julia mi piaci molto, anche come persona’ è emozionato
Mi avvicino spostandomi sul sedile, mi giro di tre quarti verso di lui, la sua mano scorre sulle mie gambe, E’ caldissima, di dimensioni tali che con le dita riesce a prendermi gran parte della coscia. Non parla più, io resto zitta concentrandomi al tocco della sua mano.Con respiri profondi continua a toccarmi le gambe, anche con l’altra mano. Do un ultimo sorso alla lattina di birra, la appoggio, vuota, al cruscotto. Allungo la mia mano e la porto fra le sue gambe, accarezzandoglielo attraverso la stoffa dei jeans
‘Julia?’
‘Shhhh lasciami fare’
Continuo ad accarezzarglielo. La sua testa è rivolta all’indietro, la sua mano destra sempre sulle mie gambe. Sta godendo di quel mio strofinamento fuori dai suoi pantaloni, lo sento crescere attraverso la tela dei jeans, indurirsi, sono piacevolmente sorpresa dalla sua grossezza. E’ molto dotato. Lo accarezzo per tutta la sua lunghezza, dall’attaccatura dei testicoli fino all’apice che preme contro la cinta dei jeans. Sono appoggiata con la mia fronte alla sua spalla, sono eccitata, con le dita cerco la cintura dei pantaloni, la trovo, slaccio il bottone e gli tiro giù la cerniera.
‘Si continua, ti prego’ sta ansimando
Prendo il suo cazzo nella mia mano, non riesco a chiudere il pugno da quanto è grosso, iniziai a masturbarlo.
‘Aspetta Julia’ si solleva dal sedile, oscura interamente i vetri laterali ed il parabrezza. ‘Così nessuno ci vede, andiamo qui dietro, stiamo più comodi’ mi mostra un letto dietro una tendina posta al di là del sedile.
‘Si penso sia meglio’ sorrido ‘Spogliati’
Mi aiuta a salire sul lettino. Posso stare tranquillamente comoda seduta sulle mie ginocchia. Gualtiero si spoglia completamente da seduto, sale anche lui sul letto. Si sdraia sulla schiena, sono in ginocchio fra le sue gambe, gli faccio una sega per fargli riprendere la durezza che ha leggermente perso. E’ tornato duro, come prima, grosso
‘Che bel cazzo che hai’ abbasso la testa e lo prendo in bocca, la sento piena per quanto è gonfia la sua cappella, lo succhio, lo lecco. E’ lungo, in bocca me ne sta solo la metà. Mentre gli sto facendo il pompino, cerco con la mano la mia borsa, la trovo, prendo un preservativo. Gualtiero mi guarda, ansimando
‘Lo voglio in culo’ gli infilo il profilattico
Mi fa sdraiare sulla schiena, prende le mie gambe e le spinge verso il mio viso, le ginocchia mi arrivarono al petto, con la mano sinistra mi tiene entrambi i piedi, ho ancora le scarpe. Mi spinge ancora i piedi, raccolgo con le mie braccia le mie gambe serrandomele al petto. Sono arcuata sulla schiena con il sedere staccato dal letto, il vestito è risalito sino alla vita. Con l’altra mano, Gualtiero, cerca l’estremità del mio collant dietro la mia schiena, me lo fa risalire all’altezza dei miei testicoli. Appoggia le sue mani alle mie cosce, facendomi mantenere la posizione presa. Si abbassa per leccarmi il buchetto posteriore, protetto unicamente dal solo filo del mio perizoma, me lo ammorbidisce con la sua saliva. Si rialza, prese il suo enorme uccello nella mano ed appoggia la cappella al mio buchetto, spinge con la forza delle sue reni e del suo peso, lancio un urlo, non solo di dolore ma anche di godimento appena lo sento entrare
‘Ti ho fatto male’ mi chiede preoccupato, fermandosi per un istante
-‘No continua, mettimelo dentro tutto’
Si fa forza sulle sue ginocchia, me lo spinge fino in fondo con tutto il peso del suo corpo. E’ enorme dentro il mio intestino, continua a spingere
‘Si così, che bel cazzo grosso,continua, scopami dimmi che sono una troia, dimmelo’
‘Si sei una troia, ti sto scopando il culo, troia’ finalmente anche lui accompagna a parole la scopata, come piace a me
Le sue palle sbattono sulle mie natiche, me lo spinge in culo fino alla radice, esce quasi fino alla cappella per rientrare dentro totalmente, in rapida successione,
‘Sto venendo, Julia, sto venendo’
‘Si porco, sborra’
‘Ecco, ecco, troia ti sto sborrando in culo’ è totalmente dentro di me, resta così, con colpi energici del bacino fino a quando non scarica anche l’ultima goccia di sperma nel preservativo. Mi lascia cadere le gambe, si riversa all’indietro, appoggiandosi alla parete del camion. Resto immobile, sdraiata, con le gambe larghe, i collant calati a mezza coscia, i piedi appoggiati sulla coperta del letto. Con le dita cerco il mio forellino posteriore, è ancora aperto, grazie alle dimensioni del suo cazzo, per la scopata che si è fatto nel mio culo per più di mezz’ora.
‘Julia che scopata’
‘Gualtiero, hai un uccello magnifico, mi hai sfondata’
‘Posso chiederti una cosa prima che te ne vai?’
‘Si certo’
‘Tu baci in bocca gli uomini?’
‘A volte si’
‘Mi piacerebbe farlo’
Gli sorrido, si sdraia ancora nudo al mio fianco, mi abbraccia, si avvicina con le labbra semichiuse verso di me, dischiudo le mie, mi mette la lingua in mia bocca, mi bacia con passione.Mentre mi bacia gli tocco ancora l’uccello, è moscio, ma sempre grande, grosso
‘Contattami quando torni ancora da queste parti, voglio ancora il tuo cazzo in culo’
‘Senz’altro tesoro e tu indossa sempre i collant a rete’ mi sorride
Mi ricompongo,si riveste anche lui. Scende dal camion con me per accompagnarmi alla mia auto. Mi bacia in bocca nuovamente. Salgo sulla mia auto e parto. Nel tragitto per casa ripenso ancora al suo uccello, penso a tutti i dotati che mi hanno scopata. Non so se lui è il più grosso, ma senz’altro è fra i primi cinque.
Sono passati u paio di mesi, ricevo una sua nuova mail, mi ringrazia per la serata, per la scopata, ma mi ringrazia soprattutto per averlo aiutato a vincere la sua timidezza. E’ tornato in qualche locale del Nord Europa ed è riuscito a conoscere qualche altra travestita, u paio se le è anche scopate. La prossima settimana torna dalle mie parti. Mi farò inculare ancora sul suo camion.

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