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E’ solo Natura – Prologo

By 26 Settembre 2022One Comment

BREVISSIMO AVVISO:
Questo prologo è volto perlopiù a dare una cornice e un contesto alla storia narrata negli episodi successivi. Se ti interessa solo leggere qualche zozzeria e basta, passa pure al Capitolo 1!

Tutti i miei racconti li puoi leggere gratis, ma ti sarei infinitamente grata se potessi dare un’occhiata ai miei profili:

Twitter: @_missame , e Ko-Fi: Ko-fi.com/missame (dove puoi sostenermi, se vuoi!)

Detto ciò, buon divertimento!
*********************

-Esattamente un secolo, tanto è passato dalla pagina più triste e gloriosa della nostra storia, nostra e di chiunque abbia combattuto al fianco di noi elfi: La Pura Guerra. La summa della lotta del senno contro la follia, dell’autocontrollo contro il caos, della virtù contro il peccato. Una lotta che ci ha visto trionfare sui barbari popoli Orcheschi, prede dei loro stessi irrefrenabili appetiti, anche e soprattutto grazie all’istituzione del Corpo di Caccia, di cui oggi voi, giovani rampolli, entrate a far parte! – un boato accorato riempì la stanza dalle lucide pareti di legno. Ad accendere la platea era stata la Gerarca Filevel Filandi, Protettrice dei Clan, all’annuale cerimonia di ammissione al Corpo di Caccia delle nuove reclute.
-Che fanatica…- mormorò Erdie, il mio ribelle, energico migliore amico.
-Shh! Non facciamoci riconoscere come al solito, di grazia- replicai piccato, esibendo le mie qualità da ventriloquo mentre cercavo di mantenere il sorriso entusiasta sulle labbra.
-Di che ti preoccupi, Aranel? Chi oserebbe mai rimbrottare il nipote del Saggio Capoclan…-
-SSHHH!!-
-E adesso- continuò Filevel in tono solenne -la Consegna dell’Arco. In fila, Cacciatori-
L’ora successiva volò via aspettando il nostro turno per presentarci al cospetto della Gerarca e di mio nonno, Saggio e Capo del nostro clan, per ricevere il primo Arco da Caccia, simbolo e strumento della nostra responsabilità. Quando toccò a me, tremavo dalla testa ai piedi.
-Ahh, tu devi essere Aranel. Tuo nonno parla molto bene di te, ti attende un brillante futuro-
-Lei mi onora, Gerarca…- risposi con un filo di voce. Credevo di star camminando sulle nuvole: la persona che più rispettavo al mondo aveva tessuto le mie lodi alla più alta carica del nostro popolo. E di certo non aiutava l’abbagliante sorriso di Filevel: non avevo mai notato quanto fossero attraenti i suoi forti tratti autoritari, impreziositi da occhi glaciali e capelli biondi di seta.
-Suvvia, Filevel- la riprese mio nonno, burbero ma nascostamente compiaciuto – così gli farai già montare la testa…-
-Sia mai! Ricorda sempre, giovane Aranel: umiltà e virtù. Prendi- e mi porse l’arco: un brivido mi percorse la schiena al contatto con le sue dita. Strinsi forte il legno intarsiato e, con un inchino, mi feci da parte rosso in volto, attendendo la fine della cerimonia. Quando fu terminata e le nuove reclute libere di rompere le righe, la Gerarca si accommiatò con delle ultime frasi di circostanza, non prima di lanciarmi un occhiolino che mi inchiodò sul posto per qualche secondo abbondante.
-Nel? Ti muovi? – fu Erdie a risvegliarmi dal torpore: stava già imboccando la scala a chiocciola che portava giù ai piedi della Grande Quercia, dove si estendeva il villaggio.
Prima che potessi muovere un passo, però, fummo raggiunti dal Saggio.
-Giovani- esordì con voce gracchiante – voi siete risultati le migliori reclute della vostra classe. Sarete assegnati al confine con la Foresta Delirante- profonde rughe di preoccupazione solcavano il suo viso.
Io mi irrigidii, mentre Erdie esclamò emozionato: -Davvero?!-
-Ti sembra che abbia voglia di scherzare, ragazzo? Ora statemi a sentire: sapete benissimo che quella è zona di orchi. Non fate sciocchezze, limitatevi a sorvegliare lungo il Freddofiume e se notate qualcosa di insolito fate immediatamente rapporto. Intesi? Non vi azzardate a fare gli eroi, gli orchi non sanno cosa sia l’autocontrollo! –
-Come se questo ramoscello potesse spaventare qualcuno, men che meno un orco- commentava Erdie poco dopo, mentre attraversavamo il vivace mercato del villaggio.
-I Cacciatori sono rispettati in tutto il mondo-
-Sì sì, ci credo eccome- disse sarcastico Erdie, mentre osservava una graziosa contadina umana cercare di vendere la propria merce a gran voce. Dopo una pausa riprese, con tono provocatorio: – Dai, almeno avremo sempre la possibilità di sedurli, farci sbattere un po’ e poi fuggire mentre dormono-
-Ma che vai blaterando?!-
-Accettalo Nel, siamo tanto virili quanto una donna umana. Guarda lei, per esempio: curve morbide, pelle liscia, capelli fluenti… ti ricorda qualcuno? La tua treccia dorata è più lunga della sua! –
-Tu stai inesorabilmente impazzendo-
-Può darsi, ma chissà… magari scopriamo che ci piace… non sei curioso? – mettermi a disagio era sempre stato il suo passatempo preferito.
-No,no di certo. Ora smettila con queste scemenze- scossi il capo per scacciare quelle immagini scomode.
-No davvero, non sei curioso? Di conoscere un orco, intendo. Sapere la loro versione dei fatti…-
-Mi prendi in giro. Te li fai venire ora questi dubbi? Cosa c’è da sapere poi? Erano dei selvaggi, li abbiamo scacciati, fine della storia. Non farti venire strane idee, e vai a riposare. Domani partiamo-
-…-
-Erdie! Mi ascolti?
-Sì, sì… a domani…- e si allontanò, un po’ pensieroso, un po’ sconsolato. Decisi di ignorare quello strano scambio.
Passò qualche mese, ed io ed Erdie fummo assorbiti dai nostri compiti di Cacciatori: pattuglie, battute di caccia, vigilanza su flora e fauna, controllo del Freddofiume. Tutto filava monotonamente liscio; nonostante ciò, io ero entusiasta di poter finalmente contribuire al benessere del mio clan, Erdie molto meno.
Essendo sempre stato uno spirito curioso ed irrequieto, costantemente in cerca di nuove emozioni, nuove sensazioni, era evidente che quel ruolo gli stesse stretto… e lo vedevo sfiorire giorno dopo giorno: il suo sguardo diventava vacuo, il suo morale fiacco. Cominciò a prendersi dei momenti durante la giornata in cui si allontanava da tutto e da tutti, senza dire a nessuno dove andasse, nemmeno a me permetteva di accompagnarlo. Inizialmente ne fui preoccupato, ma poi mi convinsi a non insistere; d’altronde, era sempre tornato da quelle sortite chissà dove e non aveva mai causato problemi. C’era però qualcosa in lui che non mi faceva dormire sonni tranquilli: quando tornava rivedevo nei suoi occhi dei barlumi della sua proverbiale ma sopita passione, e non me ne spiegavo la fonte. “Bell’amico che sono, dovrei esserne felice” eppure… c’era qualcosa che non andava. Non di rado l’avevo beccato rosso in volto mentre si mordeva il labbro e scrutava nel vuoto, quasi crucciato, come se fosse in procinto di dover fare una scelta difficile…
Un pensiero, un dubbio cominciava a formarsi nella mia mente, ma lo scacciavo con forza. “No, no, non lo farebbe mai”
Poi, una sera, dopo una battuta di caccia, ci lavammo nelle acque del fiume e l’aria fresca, piacevole al contatto con la pelle nuda, ci persuase a rimanere con indosso solo il perizoma di tela e lasciare la tuta da cacciatore ad asciugare.
Tornati al nostro bivacco di fortuna ci sdraiammo accanto al focherello ormai quasi spento. Eravamo esausti: vagai con lo sguardo sugli alberi e gli arbusti attorno a me, sul cielo limpido stellato sopra la mia testa. Era proprio una notte splendida. Poi il mio occhio cadde su Erdie: se ne stava inginocchiato, con gli occhi azzurri ancora una volta intenti a scrutare lontano, la schiena ritta e sinuosa a formare curve poco virili e senza nemmeno l’ombra di peluria, accentuate dalla luce fioca dei tizzoni nel falò. Era bello, come tutti gli elfi, d’altronde, di una bellezza efebica, ambigua e conturbante. Ricordando ciò che mi aveva detto proprio Erdie il giorno della nomina a Cacciatori, mi voltai verso il mio fondoschiena, agguantai un gluteo, lo tastai: al tatto era liscio, morbido, ben tornito. Sospirai amareggiato:
-Mi sa che avevi ragione-
-Mh?-
-Assomigliamo alle donne umane…-
Erdie si riscosse dai suoi pensieri e si girò di scatto verso di me, con un volto illuminato da quello che non voleva essere un complimento. Trattenne a stento un sorriso e mi fissò. Sembrava quasi sul punto di volermi ringraziare, ma si limitò a dire il più classico dei -Te l’avevo detto-
-Sì, ma non c’è niente di cui essere felici, Erdie…-
-Mmh…-
-Mi dici che ti prende ultimamente? Non mi parli più, sparisci di punto in bianco e non mi racconti dove vai… mi fai preoccupare! –
-Naah, tranquillo…-
-Non vuoi dirmi che hai? –
-Non… non capiresti-
-Mettimi alla prova-
Erdie esitò per un lungo attimo. Poi fece un respiro profondo e mi chiese:
-Perché non possiamo vivere in pace con gli orchi? Cos’hanno in meno rispetto agli altri popoli con cui siamo in ottimi rapporti? –
Ero sconvolto. I miei timori cominciavano a prendere forma.
-Sai che ti dico, hai ragione-
-Davvero lo pensi??- mi incalzò euforico.
-Certo. Hai ragione quando dici che non avrei capito! –
Tutto l’entusiasmo di Erdie evaporò in un istante e lui si accasciò come una marionetta senza fili.
-Quante volte bisogna spiegartelo?? Sono pericolosi! –
-Ma perché? Che ne sai tu??-
-Perché sono dei selvaggi, violenti fuorilegge. Non ragionano come noi, sono dominati dai loro istinti animali! Lo dice il Saggio! –
-Ugh, quel bacucco incartapecorito! Ha passato la sua vita con il naso seppellito fra i libri senza mettere mai un piede fuori dal villaggio! Cosa vuoi che ne sappia degli orchi? –
-Mi spieghi perché sei così ossessionato da loro? –
Per un attimo, Erdie non seppe cosa rispondere: apriva e chiudeva la bocca in cerca di una
spiegazione logica. Nascondeva palesemente qualcosa.
-Loro mi… mi interessano- sentenziò infine.
-Non so più cosa dirti. Smettila di farneticare sugli orchi o sarò costretto a fare rapporto-
Fu la goccia che fece traboccare il vaso: Erdie mi guardò ferito, si sentiva tradito dal suo unico vero amico, ma subito si ricompose e glaciale mi sfidò:
-Fa quello che ti pare- e si incamminò.
-Dove vai ora??-
-Non sono più affari tuoi! –
-Dai Erdie, aspetta, non dicevo sul serio- Erdie accelerò il passo.
-Fermo! Non è sicuro allontanarsi da soli, siamo al confine! –
-Me ne frego! –
-Non hai nemmeno l’equipaggiamento, Erdie!- ma ormai lo avevo perso di vista…
-Bah! – esclamai esasperato -va’ dove vuoi! – e mi rimisi a sedere.
I minuti passavano e lui non tornava, e nel frattempo la mia preoccupazione cresceva.
“Quel pazzo! Non dirmi che…”
Dovevo trovarlo. Se stava andando dove temevo, era in pericolo.
“Non può essere andato lontano”
Con un po’ di pazienza trovai le tracce del passaggio di Erdie, dopotutto ero un Cacciatore: le seguii con perizia fino ad arrivare al fiume, che costeggiai ancora per qualche tempo finché non mi resi conto che portavano nella foresta, sull’altra sponda.
“Maledizione! Sta davvero cercando gli orchi” Ero terribilmente preoccupato, dovevo fare qualcosa: il villaggio era troppo lontano per poter andare a chiedere rinforzi, e se avessi cercato di gridare per chiamarlo avrei allertato tutti gli orchi del confine. Non mi rimaneva che seguire Erdie, cercare di passare inosservato e trascinarlo via da lì, se necessario. Non si rendeva conto del pericolo che stava correndo “Ce la posso fare. Ce la devo fare, devo salvarlo! Tutto questo è anche colpa mia”
Così, mi apprestai a guadare il fiume e a seguire il mio amico. Dopo aver raggiunto l’altra sponda, esitai. Tremavo, e non per l’acqua fredda che inturgidiva i miei capezzoli: le storie che mio nonno mi aveva raccontato riguardo agli orchi mi sovvennero in quel momento: tutte le invasioni, le violenze, gli stupri e le blasfemie che il loro popolo aveva arrecato al mio, tutto ciò che avevamo dovuto subire per causa loro… “Come fa Erdie ad essere attratto da gente del genere??” le gambe non mi reggevano. Ero onestamente tentato di fuggire ed abbandonare Erdie. Ma strinsi i denti, feci un respiro profondo e mi addentrai nella selva ostile.

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One Comment

  • giorgina giorgina ha detto:

    E’ molto ben scritto. Il riferimento al signore degli anelli credo sia dichiarato. Permettimi una critica negativa: la narrazione richiederebbe una stesura più ampia, da romanzo, con un intreccio. Perdona la scarna argomentazione dovuta ai miei limitati strumenti critici. Ciao

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