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Racconti Trans

Il destino di Matteo, …..diventato Lucrezia!

By 31 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi presento, mi chiamo Matteo e sono un ragioniere di 22 anni residente in un’umida città del nord italia e questa la bizzarra storia che ha stravolto la mia vita e che mai avrei pensato succedesse.
Uscivo da una storia decennale con una fidanzata storica con uno sforzo non indifferente per troncare il nostro rapporto perch&egrave non ho mai brillato di gran coraggio in tal senso.
Una storia stanca che ormai non aveva più nulla da dire e, per dirla tutta, sessualmente finita anche a causa di un mio segreto interesse per l’universo femminile: verso i 19-20 anni, internet mi ha svelato il complesso ed affascinante mondo del transessualismo. L’universo femminile &egrave stato un universo che in qualche forma mi ha sempre affascinato sin dalla pubertà, ma non ne ho mai compreso nitidamente i confini. Le donne mi hanno sempre attratto, ma contemporaneamente mi attraeva anche il loro modo di essere e di vestirsi.
Quindi il mio primo istinto &egrave stato attrattivo e non repulsivo ed anche se un latente senso di colpa e del pudore, dettato dall’educazione, mi ha sempre spinto a tenere tutto celato, ho iniziato ad indossare gli abiti di mia madre ed utilizzare i suoi trucchi, con sempre maggiore frequenza traendone delle vibrazioni incredibili.
Contemporaneamente ho iniziato a fantasticare situazioni erotiche in cui emergeva sempre più il mio lato femminile conquistato dagli uomini.
Il problema &egrave stato che queste fantasie hanno preso sempre più il sopravvento rispetto alla nostra vita sessuale causandomi sempre più insuccessi con la mia compagna a letto. Soltanto una breve storia di sesso con una cara amica ha riacceso la mia virilità, ma i desideri sessuali dettati dal travestimento non mi hanno mai abbandonato, tra alti e bassi.
In ogni caso dovevo ripartire da zero nella mia vita poich&egrave buona parte del mio mondo ruotava intorno alla mia ex: dalle amicizie al lavoro fino al tempo libero.
Così dopo un certo periodo di lavoro in un locale ufficio contabile (sono ragioniere), una amica che di lavoro fà la designer, mi ha proposto un lavoro in Sudamerica presso un ufficio direzionale che gestiva diversi resort della zona di Fortaleza di proprietà di italiani.
Ho accettato immediatamente, viste le condizioni, e lasciando serenamente mia madre nelle mani di mia sorella, già adulta e sposata con la quale ho promesso di tenermi sempre in contatto per qualsiasi evenienza, sono partito alla volta del Brasile con questa amica.
Arrivati all’aereoporto, un furgone della società, ci ha raccolto e, dopo una ora siamo arrivati a destinazione: un paradiso!
Un mini villaggio in zona periferica verso il sud della città e su una collina nell’entroterra dalla quale si aveva una vista eccezionale dell’oceano.
Da subito a me ed a Simona, questo il nome della mia amica, &egrave stato assegnato un alloggio fantastico: una casetta dotata di un ampio soggiorno con cucina, due camere, un bagno, ma sopratutto una splendida veranda arredata con sedie e tavolo di midollino e comodissimi cuscini bianchi.
Non nego un iniziale imbarazzo dato dal fatto che, per la società, fosse scontato che io e Simona dovessimo vivere nella stessa casa. Ma il problema in ogni caso non sussisteva visto che entrambi, oltre a non avere ancora trenta anni entrambi (io 22 e lei 26), eravamo in ogni caso liberi da legami sentimentali. Anche Simona era reduce da una storia complicata e durata per tre anni, ma ormai finita.
Nel villaggio non eravamo in tanti, circa 12-13 persone, tutti italiani provenienti da città e situazioni diverse.
Il responsabile era un certo Adriano di Roma che saltuariamente si recava qui per verificare i lavori, ma che si vedeva poco.
A farne le veci come responsabile era Francesca, una procace quarantacinquenne torinese, separata da cinque anni con una laurea in economia e commercio, molto decisa, determinata e intelligente. Attraverso una breve esperienza in politica aveva conosciuto Adriano ad un meeting e dopo aver lasciato il marito, sposato soli tre anni prima, si era imbarcata in questa avventura con l’aiuto del manager romano. Pettegolezzi del villaggio dicono che per Adriano questa fosse una sorta di “ricompensa” per servigi molto particolari.
Al centro del villaggio, oltre alle abitazioni ed alla piscina, c’era l’ufficio direzionale. Tutto in legno e vetro e dotato di uffici ampi, ben arredati e pieni di piante verdi di ogni tipo. Ognuno di noi aveva la sua postazione. Simona un suo ufficio personale dove si occupava degli arredi e del look di camere, hall e sale relax.
Io ed altre cinque donne eravamo in un ampio open-space con nuovissimi pc per la gestione contabile dei resort. Le mie colleghe: Alessia, Mary, Cristina, Roberta e Michela provenienti da diverse realtà avevano in comune con me il desiderio di cambiare la propria vita.
Alessia e Mary, di Napoli, erano due ragioniere che oltre ad essersi conosciute a scuola avevano deciso di convivere insieme in quanto lesbiche ed innamorate l’una dell’altra.
Cristina, una ragazza milanese di trentacinque anni aveva appena scoperto il marito a tradirla impunemente con la sorella. Aveva così venduto la sua quota di società che condivideva con il marito ed era partita per questa esperienza.
Roberta &egrave una neolaureta bolognese e così anche Michela anche se proveniente da Catania, che non trovando lavoro in Italia hanno deciso per l’esperienza all’estero.
La giovane età di tutti noi intorno ai trenta anni ci ha permesso, da subito, di sviluppare una particolare sinergia ed una produttiva collaborazione. Oltre a noi sei, Francesca e Simona ci sono anche Federica, un architetto che collabora con la mia amica,ed Anita e Mirella, rispettivamente una dottoressa veneziana ed una estetista/fisioterapista romana che si occupano dell’ambito sanitario, salute e bellezza degli hotel ed infine Alfredo, il tuttofare per i vari lavoretti nel minivillaggio o nei resort.
Quindi un harem femminile con due soli uomini!
A parte Alfredo che &egrave solito girare per i resort, la quasi totalità del lavoro si svolge all’interno dell’ufficio direzionale. Soltanto Francesca ogni tanto si reca nei vari hotel per verificare le situazioni e molte volte si porta in ufficio la documentazione che noi poi vagliamo.
Alfredo , l’unico uomo oltre a me, &egrave un toscanaccio cinquantenne con un passato un pò burrascoso, anche con la giustizia, per piccoli furti, ma che ora sembra aver cambiato rotta. Ha lasciato la moglie in Toscana a cui invia parte dello stipendio e si &egrave trasferito qui. Mi ha confidato che la moglie per ora non &egrave intenzionata a trasferirsi e che, in fondo, a lui sta bene così poich&egrave vuole godersi le “bellezze” brasiliane e non solo…
Il lavoro, grazie alla buona collaborazione, non &egrave affatto pesante e verso le 17.00 di ogni giorno siamo liberi e possiamo dedicarci al tempo libero.
La zona costiera offre molti svaghi oltre che diverse aree commerciali dove si può trovare ogni genere di bene.
Io e Simona ne abbiamo approfittato per acquistare diversi oggetti utili in casa per dare un pò di personalità e colore. Conosciamo ormai tutti i mezzi di trasporto e le principali strutture di servizio e ci stiamo destreggiando anche con la lingua.
Abbiamo anche acquistato, con i primi stipendi, una piccola utilitaria per poter girare. Il nostro stipendio &egrave equiparato ad uno stipendio europeo, ma il potere di acquisto &egrave più alto e quindi ci permette una vita piuttosto agiata. Il fine settimana di solito usciamo tutti insieme, prima in spiaggia e poi a cena in uno dei tanti locali e, piano piano, stiamo cementando i nostri rapporti entrando anche nelle nostre intimità.
il clima caldo e soleggiato aiuta ad essere più sereni e rilassati ed Alfredo sembra già si sia messo all’opera con Cristina, così come, a me, la convivenza “forzata” con Simona ha stuzzicato l’appetito, venendo contraccambiato. Ma questo &egrave un altro capitolo…..
La scelta di trasferirsi si &egrave rivelata davvero giusta. il lavoro &egrave ottimo e anche molto remunerativo. Francesca con la sue abilità &egrave riuscita ad ottenere ulteriore lavoro anche da società diverse dalla nostra. Prima completiamo il lavoro della nostra azienda, ma ci resta tempo anche per controllare i conti di queste nuove commesse.
Fondamentalmente sono attività che svolgevo anche in Italia e quindi senza particolare difficoltà.
In ufficio, come dicevo, il rapporto tra colleghi &egrave ottimo e più di tutti ho instaurato una maggiore complicità con Cristina. forse perch&egrave &egrave la più vecchia di noi e la più “quadrata” nel suo modo di essere, quindi la più affidabile e la più vicina al mio modo di essere.
Capita a volte che nella pausa pranzo vada a casa sua a mangiare e si parla della mia e della sua vita:
Mi ha raccontato di quando ha trovato il marito a scopare con la sorella. Lei e il marito si erano sposati dopo un fidanzamento di 10 anni ed era felicissima anche perch&egrave insieme avevano già fatto partire una florida attività di distribuzione bevande di ogni genere; Cristina seguiva la contabilità in ufficio e suo marito la distribuzione nei vari locali.
Una sera di un caldo luglio estivo, mentre tornava anzitempo da una pizzata con le amiche per un leggero mal di testa, aveva notato nel parcheggio dell’azienda l’auto di sua sorella, universitaria di qualche anno più giovane. Chiamata al cellulare, la sorella non aveva risposto.
Essendosi preoccupata era entrata in azienda e vedendo gli uffici vuoti si era recata nel magazzino. Appena entrata avendo sentito strani versi e si era spaventata, ma ascoltando meglio si era accorta che i versi erano di piacere ed, avvicinandosi ad una pila di casse di acqua, erano proprio quelli della sorella. Sporgendosi lievemente dalle casse le si prospettò la scena apocalittica che per qualche momento la impietrì: la sorella con le braccia appoggiate alla parete e la schiena leggermente inarcata se lo stava facendo mettere nel culo dal marito infoiato come un toro e tutto sudato.
La sorella stravolta dal piacere incitava l’uomo a spingere sempre più forte,…”Dai sfondami le chiappe, brutto porco, adesso voglio che mi lavi di sborra” e lui “Ahh siiiii, troia schifosa, adesso di spacco il culetto, non come quel frocio del tuo ragazzo……Sei l’opposto di quel ghiacciolo di tua sorella, il buco del culo non so neppure come ce l’abbia, aahh, siiii..” e dopo averla così insultata, l’ha girata con forza, le ha intimato di inginocchiarsi davanti a lui e con una breve sega le ha scaricato in faccia ampi fiotti di sborra calda. La troia, senza farsi pregare ha leccato e bevuto tutto lo sperma dell’uomo e poi, non paga, ha chiesto di essere lavata con il suo piscio. Immediatamente accontentata, emetteva mugugni di piacere.
Cristina, distrutta, era tornata a casa senza dire nulla, aveva contattato nei giorni seguenti loschi individui non molto affidabili e a questi aveva venduto la sua quota di società. senza poi dire nulla aveva trovato l’annuncio della nostra società, accettato e una mattina senza preavviso era partita e lasciato al marito, sul tavolo, i dati dei suoi nuovi soci oltre che un biglietto di migliori auguri a Lui e a quella puttana della sorella.
La cosa che più di tutte l’aveva scossa era anche il fatto che il marito la considerasse una frigida bacchettona: Lei sapeva di avere un carattere compunto, per usare un eufemismo, ma non pensava che questo aspetto potesse minare anche la sua vita sessuale. Da un lato era arrabbiata perch&egrave il marito non le avesse mai parlato di questo aspetto e dall’altro era, di fatto, arrabbiata anche con se stessa per questo suo modo di essere.
A tal proposito mi aveva confidato di averne parlato con Anita, la dottoressa veneziana. Anita che aveva un passato da neuropsichiatra, era lì in seguito alla morte del marito, un pittore di discreta fama con il quale non aveva mai avuto figli, ma con il quale aveva girato il mondo in lungo ed in largo e con il quale aveva avuto una intensa e lunga storia d’amore. Nel momento in cui potevano godersi il bello della vita verso la pensione, (Anita ha 55 anni), un infarto glielo aveva portato via. Lei era di mentalità aperta e progressista ed aveva lottato in passato perch&egrave le donne potessero rivendicare i loro diritti.
Anita aveva suggerito a Cristina di lasciarsi andare e vivere questa nuova vita più con l’istinto che con la testa tralasciando tutti quei freni inibitori che la sua educazione, la società e il suo essere le avevano imposto. in fondo, qui, chi poteva giudicarla? Noi? tutta gente che si era trasferita a 20.000 da quella società che l’aveva resa così….
Così, confidandosi più nell’intimo con me, mi ha rivelato che aveva deciso di stare al gioco con Alfredo! Infatti il toscano da qualche tempo e sempre più insistentemente ci stava spudoratamente provando con lei. All’inizio la sua rigidità l’aveva spinta a rifiutare le avances dell’uomo, ma dopo il colloquio con Anita aveva deciso di concedere più spazio alla propria istintività, che a differenza della sua testa era fortemente attratta.
Una sera quindi, lo aveva invitato a cena, e a dispetto del suo carattere, complice una buona bottiglia di vino, si era lasciata andare. Dopo cena si erano spostati sul divano e con le luci soffuse l’uomo aveva iniziato a parlarle nell’orecchio e contemporaneamente ad accarezzarle le gambe. Lei si era sentita un calore mai provato prima crescerle addosso ed istintivamente aveva allargato le gambe ed inarcato la testa all’indietro.
Alfredo compreso il clima che si era venuto a creare, aveva iniziato a massaggiarle i seni ed a baciarle collo e labbra con sempre maggiore infoiamento.
Cristina, annebbiata un pò dall’alcol ed abbandonata ormai al godimento aveva iniziato ad emettere versi di piacere e così senza accorgersene si era trovata senza vestito e mutande, con i soli reggiseno, calze e tacchi a spillo. Alfredo, tra un grugnito e l’altro, si stava togliendo anche le mutande, rimanendo così completamente nudo, ma con il cazzo già duro e svettante.
Con una forza da montone aveva preso Cristina e posizionata a gambe larghe sul tavolo, ancora apparecchiato, presa una sedia, le si era posizionato davanti e dicendole “Adesso ti apro le porte del paradiso!”, aveva inziato a leccarle la figa con ampie lappate ed a morderle ogni tanto il clitoride.
Cristina era pervasa da sensazioni mai provate prima; i brividi le crescevano da ogni parte del corpo e senza volerlo si era trovata ad incitare l’uomo ad insistere “dai Siii, leccamela, ahhh siiiii che meraviglia…..”
Ad un certo punto, con un grido sguaiato di piacere, Cristina aveva riversato i suoi umori di piacere nella bocca di Alfredo. L’uomo senza fare un piega si era asciugato la bocca con il braccio ed aveva continuato ancora per cinque minuti a lezzarle la passera.
Dopodich&egrave, con modi sempre piuttosto rozzi, l’aveva presa per un braccio fatta sedere sul divano, le aveva tolto il reggiseno, ciucciato brevemente i capezzoli e poi con le gambe larghe, le braccia sui fianchi ed il bacino leggermente inarcato in avanti le aveva messo in faccia il suo bastone duro come il marmo.
Cristina per un attimo &egrave rimasta attonita non sapendo come comportarsi, ma all’incitamento dell’uomo “me lo devi succhiare!”, ha iniziato con timidezza a prenderlo in mano e muovendolo con delicatezza su e giù, con la lingua ha cominciato a leccare dapprima la cappella e poi il resto della mazza.
Ma non essendo abituata a tanta foga, la sua testa aveva ripreso un pò il sopravvento e così il pompino non era risultato così efficace. Per riparare un pò al danno, Cristina aveva completato l’opera facendo venire l’uomo con una bella sega carica di una gran sborrata sulle proprie tette.
Scusandosi con Alfredo e ringraziandolo per le emozioni provate, si erano ripromessi di provarci un pò alla volta, perch&egrave lei non era abituata a tanto “libertinismo”, ma sicuramente la intrigava; l’uomo un pò insoddisfatto, a malincuore, aveva accettato.
Come già accennato, oltre a Cristina, le cose stavano andando per il verso giusto anche a me. Con Simona, la convivenza aveva rafforzato la nostra intimità e lo scoccare della scintilla era soltanto una questione di giorni.
Lei &egrave una ragazza molto carina, biondina con capelli mossi, due occhi da cerbiatta ed un modo di fare molto intrigante e coinvolgente. Ormai erano tre mesi che dividevamo la stessa casa ed insieme avevamo contribuito ad arredarla.
Simona &egrave una ragazza solare ed, al contrario mio, più fantasiosa, allegra ma anche disordinata, quindi i nostri modi di essere si completavano in modo naturale.
Un sabato sera che non avevamo impegni con gli altri, ho preparato un cena a base di pesce con una buona bottiglia di bianco e facendole trovare un ambiente curato e illuminato solo da candele ho creatol’atmosfera.
Nel rientrare dal lavoro e vedere così la casa, Simona ha subito capito che quella sera si faceva sul serio e in tono malizioso mi ha chiesto “Che intenzioni hai?”, “solo offrire una cena ad una splendida designer”.
Tra battute e risate la serata &egrave scorsa piacevolmente e verso le undici quella maledetta gatta morta mi si avvicina e sedendosi sulle mie gambe mi chiede “Quale &egrave la ricompensa che ti devo per una serata così?”, “secondo te cosa mi merito?” e senza neppure aspettare la risposta mi ha messo la lingua in bocca e le braccia intorno al collo. Poi staccandosi e guardandomi negli occhi mi dice “direi che abbiamo aspettato anche un pò troppo! non perdiamo più tempo!” e così facendo prendendomi per mano mi ha portato in camera. Una volta lì si &egrave spogliata rimanendo soltanto in mutande e reggiseno e mi ha fatto accomodare sul letto, mi ha slacciato i pantaloni e me li ha tolti insieme alle mutande. Risalendo dal ginocchio con baci languidi &egrave arrivata al mio arnese. Da lì ha cominciato un pompino da pornostar professionista guardandomi sempre fisso negli occhi con sorrisini diabolici e leccate degne di un calippo. il mio uccello, per quanto non esagerato, era gonfio all’ennesima potenza e se avesse continuato ancora un minuto le sarei venuto in bocca. Da esperta quale evidentemente &egrave, si &egrave fermata e, una volta spogliatasi completamente nuda, si &egrave messa a pecorina su una cassettiera e mi ha invitato ad inginocchiarmisi dietro per leccarle sia la figa che il buco del culo. “bagnameli bene, perch&egrave poi voglio che me li ripassi per bene”.
Obbediente, mi sono inginocchiato ed ho iniziato, a colpi di saliva, ad umettarle lo sfintere e le grandi labbra, affondando più volte la lingua all’interno titillando il clitoride. la porcellina godeva come una pazza lanciando gridolini di piacere e chieddendomi anche di sditalinarla. Così alla lingua ho aggiunto dapprima un dito, poi due ed infine tre. Sia nel culo che nella figa.
Lei, stravolta, mi ha fatto alzare e dopo avermi brevemente ripassato l’uccello, si &egrave posizionata alla pecora sul letto e perentoriamente mi ha detto “Cosa aspetti, sbattimelo dentro! cominciamo con la passerina, poi mi sfondi il culo!”
Senza farmelo ripetere ho iniziato a pomparla nella sorca con sempre maggiore foga e quando ho sentito che stavo per venire, ho tolto la verga, l’ho posizionata sul buchetto anale e con due o tre colpi le sono entrato nel retto. Sebbene fosse più stretto, mi sono bastati pochi minuti per scaricare due o tre fiotti di sborra nelle sue viscere e dopo averlo estratto , me lo sono fatto ripulire per bene a colpi di lingua.
Esausti ci siamo addormentati così sul letto.
Da quella sera il nostro rapporto di convivenza si &egrave fatto quindi più consistente senza però rendere formale la cosa e questa nuova sessualità mi ha fatto solo che bene.
Gli altri sanno che tra noi c’&egrave qualcosa di più di una convivenza, ma nessun chiede o vuol sapere di più, facendosi la propria vita.
Il bello di questo villaggio &egrave proprio questo: nessun pettegolezzo personale che debba riempire la giornata altrimenti vuota. Ognuno si può fare la propria vita senza paletti o obblighi di ordine morale.
Passiamo molte più serate in intimità e alterniamo scopate furiose a coccole sdolcinate.
Anche Cristina, con la cura Alfredo, &egrave diventata più disinibita e mi racconta di cavalcate sconvolgenti al limite del fetish. Una sera mi ha detto di aver provato il sesso anale e di non volerlo più abbandonare, in più &egrave ormai da tempo che i pompini li fà tutti con ingoio.
Dice che Alfredo le ha proposto una cosa in tre, anche con un’altra donna o un’altro uomo, ma lei preferisce aspettare, anche se ammette che un vulcano erotico così non l’aveva mai provato e non rimpiange gli anni trascorsi a scopare quasi esclusivamente alla missionaria.
Una sera &egrave arrivata addirittura a dirmi che se fosse stata un pò più troia con suo marito forse non sarebbe successo quello che &egrave successo.
Io nel frattempo continuo la mia relazione con Simona, anche se il fantasma del travestimento qualche mese dopo &egrave riapparso a farmi visita.
Una sera che Simona era in ufficio con Federica per completare dei disegni, Mary e Alessia mi hanno invitato in un locale frequentato da omosessuali. Qui ho notato diverse drag queen, ma anche che molti crossdresser. E come la prima volta, i miei sensi rimanevano attratti piuttosto che respinti da queste persone. Mi sono fermato a dialogare con alcuni di loro tranquillamente. Molti di loro durante il giorno sono lavoratori o liberi professionisti con una vita insospettabile, qualcuno anche sposato, e la sera danno libero sfogo al proprio modo di concepire la propria sessualità.
Un tardo pomeriggio approfittando dell’assenza di Simona, mi &egrave venuto uno strano istinto di provarmi gli abiti della mia compagna e, sapendo che non sarebbe tornata fino a sera, mi sono recato in camera e dapprima ho guardato nel cassetto dell’intimo. Il solo contatto con la seta già mi dava alla testa e come un vortice mi ha portato dapprima a mettermi mutandine, reggiseno, autoreggenti nere e poi frugando nel resto del guardaroba, una gonna nera aderente e una camicia aperta di colore creme.
Sentendo il desiderio salire ho recuperato una parrucca nera a caschetto che Simona aveva per una festa fatta in un locale e qualche gioiello di bigiotteria. Nel guardarmi allo specchio così messo la mia eccitazione si &egrave ulteriormente accresciuta.
Ero talmente eccitato che chiamando Simona le ho chiesto per che ora sarebbe tornata così da organizzare la cena e capire in tal modo quanto tempo mi sarebbe rimasto. Lei mi disse che prima delle 20.30/21.00 non sarebbe tornata. Avevo 3 ore e mezza per dar sfogo al mio vizio privato!
Mi sono rispogliato, sono andato in bagno, ho fatto una bella doccia calda e poi mi sono depilato gambe, braccia e petto. Non ho molti peli, ma ero ormai abituato a radermi già con la mia ex e quindi per Simona era normale.
Mi sono asciugato e poi ho scelto uno smalto rosso vivo dai trucchi di Simona, me lo sono passato sulle unghie di mani e piedi, ho aspettato dieci minuti alla tv intanto che asciugava e poi mi sono rimesso l’intimo.
Sono tornato in bagno e ho completato l’opera con fondo tinta, rossetto, mascara, matita ed ombretto.
Dopo la parrucca, ho rimesso la gonna e la camicetta e poi mi sono specchiato: non resistevo più dall’eccitazione. Gli abiti femminili aperti mi fanno impazzire ed il trucco accresce la mia vanità. L’istinto e la voglia mi spingevano ad abbassarmi le mutandine ed il reggiseno, stuzzicarmi i capezzoli mentre l’altra mano avrebbe menato l’uccello fino a schizzare sborra calda, ma volevo resistere e mettere alla prova la mia “femminilità”.
Così ho provato a svolgere le attività di casa in abiti femminili; dalle pulizie alla sistemazione della spesa fino a rifare i letti e pulire il bagno. Ogni momento era carico di piacere e mi risultava naturale e splendido vivere in quel modo. Per un attimo mi ha anche sfiorato l’idea di uscire ed andare a trovare le ragazze in ufficio, ma le complicazioni e la vergogna sarebbero state inarrivabili. così dopo la solita sega in cui immagino di essere posseduta sessualmente da un uomo, mi sono cambiato, ripulito e sistemato le cose in ordine come prima e ho preparato la cena.
I mesi seguenti il desiderio era sempre più forte tanto che sono arrivato a comprarmi anche un paio di sandali aperti con tacco 10 e due otre parrucche di scorta per cambiare il look.
Purtroppo puntuale con l’arrivo del desiderio di travestimento, &egrave arrivato anche il calo di desiderio con Simona: per due o tre volte non sono riuscito ad eccitarmi con conseguente frizione con la mia compagna piuttosto scocciata e risentita.
Una pomeriggio Francesca mi ha chiesto se cortesemente avessi accompagnato Alfredo a prendere delle piante in un resort distante 400 Km da lì per poi trasportarle ad uno più vicino, soltanto che Alfredo non era riuscito a trovare nessuno che gli desse un mano. Saremmo partiti alle 18.00, arrivati alle 23.00 e ripartiti l’indomani mattina con il carico di piante. Avvertita Simona, ho aspettato Alfredo con il furgone e poi siamo partiti.
Dopo pochi chilometri Alfredo mi chiede se ci possiamo fermare a bere un caff&egrave in un bar del centro dove lui conosce alcuni amici e lì parlando del più e del meno mi racconta la sua versione, ovviamente con tono virile, della sua relazione con Cristina, raccontandomi i dettagli, ma non sapendo che io già conoscevo tutto dalla diretta interessata. Terminato il caff&egrave, mentre stiamo per ripartire, un ragazzo sui venti anni si avvicina ad Alfredo e gli chiede se avesse qualche lavoretto da fargli fare per racimolare due soldi. Alfredo mi guarda e mi chiede se avessi avuto problemi a portare lui anzich&egrave me. Io, contento per essermi liberato dall’impiego, gli ho anche detto di partire subito che sarei tornato al villaggio con un taxi dopo aver mangiato un panino.
Infatti dopo aver mangiato il mio panino, ho chiamato un taxi e mi sono fatto riaccompagnare al villaggio. Pagato il tassista, mi sono avviato a piedi verso la mi abitazione. A pochi passi da casa ho notato da fuori che le luci del soggiorno erano accese, nonostante l’ora, le 23.00 e che le voci erano multiple. Così, giusto per curiosità, mi sono avvicinato alla finestra che affaccia verso la campagna retrostante e, come Cristina a suo tempo, sono rimasto impietrito dalla scena che mi si &egrave presentata davanti.
Sul divano, completamente nuda con i soli tacchi a spillo, c’era Simona seduta, che si stava succhiando conteporaneamente due enormi cazzi di due giovani brasiliani mulatti e muscolosi sui venticinque anni anch’essi nudi.
Sembrava molto eccitata e non si lasciava scappare un centimetro di quelle verghe. Poco distante il tavolo ancora apparecchiato con piatti e bicchieri. Quindi prima li aveva invitati a cena e ora gli faceva la festa.
La mia sensazione però fu strana: era un misto di frustrazione ed eccitazione. E non riuscivo a comprendere se l’eccitazione fosse per la troiaggine della mia donna o, incredibile a dirsi, per i bastoni duri dei due ragazzi. Stà di fatto che stetti lì fermo a guardarmi tutta la scena fino alla fine.
Nel frattempo Simona si era messa a quattro zampe sul divano con un ragazzo che le leccava la figa da dietro e l’altro che la pompava ancora in bocca con il suo siluro. Chiedeva, in brasiliano, ai due ragazzi di farla godere come una cagna perch&egrave il suo uomo non era più capace. Senza farsi pregare i due stalloni la fecero alzare e si scambiarono i posti: uno si mise dietro il divano, la posizionarono in ginocchio sul divano di spalle e leggermente inarcata e mentre uno glielo sbatteva in bocca con veemenza, l’altro la stantuffava alla pecora nella figa. Lei era stravolta dal piacere e urlava il suo godimento senza ritegno. Ad un certo punto uno dei due si &egrave seduto sul divano e le ha intimato di farsi infilzare a smorzacandela sul suo bastone mentre il secondo da dietro le ha subito tappato il culo con la sua mazza. Se la stavano montando selvaggiamente in due in tutti e due i buchi e dovettero addirittura tapparle la bocca per le urla che lanciava per il piacere misto al dolore per lo sfondamento doppio. Dopo un’ora di pesanti cavalcate in cui l’avevano presa in tutte le posizioni e pesantemente insultata per la sua porcaggine, la portarono in bagno, le infilarono entrambi i cazzi in bocca, tanto che faticava a respirare, e la riempirono di così tanta sborra che ne riusci a deglutire un parte, ma il resto le colava da tutte le parti sul corpo.
Messa con forza in ginocchio nella doccia, le puntarono i cannoni in faccia e la lavarono con un doppio fiotto di piscio giallo dorato. La troia rideva e godeva della doccia e ne chiedeva sempre di più, tanto da berne ad ampie sorsate.
Lasciata così, se ne andarono dalla porta. Io indeciso sul da farsi, aspettai che Simona sistemasse tutto, si lavasse e si mettesse a letto. Verso l’una e trenta suonai il campanello e lei, sorpresa di vedermi, mi chiese come mai fossi a casa e da quanto. Mentendo, in parte, le dissi che avevo cenato in città e che ero tornato con l’ultimo autobus delle 00.30. Lei più preoccupata di essere scoperta mi fece domande per rassicurarsi che non fossi arrivato prima e neppure una su cosa avessi fatto in città sino a quell’ora.
Mi diede un tenero bacio di buonanotte dicendomi che era felice che fossi a casa e si addormentò.
Io rimuginavo sulla incredibile serata con un enorme desiderio di parlarne a qualcuno per sfogarmi, ma a chi? Probabilmente a Cristina……
L’indomani mattina, ancora scosso dalla sera prima, al risveglio non sapevo come comportarmi con Simona e temevo di farle capire che sapevo della sua performance. Così mi sono svegliato prestissimo, mi son lavato e in tutta fretta sono partito per l’ufficio, sussurrandole all’orecchio una buona giornata. Lei, ancora nel dormiveglia, mi ha baciato e dicendomi “Buona giornata coniglietto” si &egrave girata e riaddormentata.
Già fuori dalla porta di casa rimuginavo su quanto visto la sera prima con i miei stessi occhi e i pensieri, diversi, passavano dallo sconcerto per quello che Simona era arrivata a fare ad un inspiegabile (a me) eccitazione per una arrapantissima scena di sesso a tre.
Ma proprio questo ultimo passaggio mi era, fino ad allora, sconosciuto: il fatto che la mia donna venisse scopata da altri due uomini godendo come una pornostar mi avrebbe dovuto distruggere moralmente senza condizioni per come io mi conoscevo. Invece il vederla così splendidamente nuda che concedeva in modo osceno le proprie pudenda mi aveva fatto rizzare l’uccello e, cosa che mi aveva anche un pò spaventato, quei due uccelli di marmo color ebano mi avevano ipnotizzato anzich&egrave schifarmi.
Con tutti questi pensieri ho trascorso la mattina in ufficio senza riuscire a cavare un ragno dal buco, nell’attesa di decidermi a prendere Cristina e parlarle. Cosa che non aspettavo altro di fare e che non riuscivo a fare vista la presenza di Francesca. in una pausa caff&egrave Cristina, prendendomi in contropiede mi chiede “Cosa hai stamattina? si vede lontano un miglio che hai la testa altrove!” “E’ sapessi……senti mi inviteresti a pranzo che ti dovrei parlare?”, “Ok, nessun problema! Ma tutto ok?”, “Insomma,…poi ti spiego! avverto Simona che sono da te!”.
Così, come si attende un countdown, ho aspettato le 12.30 e con Cristina sono volato a casa sua per parlarle.
Una volta in casa, lei subito preoccupata mi sollecita a parlare. Ci sediamo sul divano, uno di fronte all’altro e dopo averla fissata negli occhi “Non so proprio da dove partire Cristina,…..”, faccio io e “Io direi dal principio, può essere un’idea?” ribatte lei. Così dopo un profondo respiro inizio il mio racconto della sera precedente condito di ogni dettaglio e spiegazione, con un misto di vergogna e titubanza.
Al termine della mia spiegazione lei se ne esce con una frase che mi lascia un pò sbigottito: “Non mi meraviglia sai Matteo. Cristina &egrave da qualche tempo che lamenta che il vostro rapporto &egrave un pò in crisi……se me lo permetti ti dico quello che sò! Sei un amico e non vorrei nasconderti niente!….” . Io completamente stranito la invito a continuare.
“Sai tramite Federica, con la quale seguo l’inventario degli hotel e che &egrave sempre a stretto contatto con Simona, ho saputo che nelle ultime settimane le vostre performances sessuali non sono eccezionali, anzi per dirla tutta, disastrose! Federica mi ha addirittura detto che oltre a far fatica a venire in più di una occasione non ti si &egrave nemmeno alzato. io mi scuso per la brutalità Matteo, ma questo &egrave quello che Simona ha detto!”. Lì per lì l’incazzatura mi &egrave ulteriormente aumentata perch&egrave avevo capito che i cazzi miei ormai li conoscevano nel dettaglio più persone, ma tra l’imbarazzato e lo sconcertato sono riuscito a far uscire solo un “Beh, si insomma…..non &egrave che…….ok, non un periodo eccezzionale!”. “Ascolta Matteo, &egrave vero o non &egrave vero quello che dice Simona?”. A quel punto, dato che ormai ero in completa psicanalisi da una persona amica che sapeva tutto, mi sono lasciato andare: “Sì &egrave vero, ultimamente &egrave proprio un disastro!”.
“Probabilmente non hai più l’attrazione iniziale che avevi per lei. può succedere. O forse dello stress per il lavoro o altro non ti aiuta dal quel punto di vista. Magari dovreste farvi aiutare!”
“In ogni caso, non &egrave che la troia abbia perso tempo a leccarsi le ferite del dolore!” ho ribattuto un pò seccato. Cristina &egrave scoppiata in una breve risata e poi cercando una giustificazione ha aggiunto “E’ vero, avrebbe dovuto affrontare forse diversamente il problema, ma in fondo non &egrave che il vostro sia un rapporto consolidato! inoltre lo sai che lei &egrave una ragazza particolarmente focosa. Sò che Federica, tramite l’Università (frequenta un master qui in Brasile) le ha fatto conoscere un bel giro di amici e con ogni probabilità quei due stalloni venivano da lì!”
Già quella parola, stalloni, mi aveva riacceso quel misterioso brivido di piacere e alle successive parole di Cristina “Magari dovete fare esperienze diverse….”, in un attimo di lucida follia l’ho interrotta e le ho detto: “In effetti un problema, se lo si vuol chiamare così, c’&egrave! e non dipende da Simona!”. Cristina, sgranando gli occhi un pò preoccupata e scandendo le sillabe “e cio&egrave quale?”
“Siediti che nel frattempo ti preparo la pasta mentre te lo dico e scarico un pò di tensione”.
Così, in una situazione che mi sembrava a metà tra un processo ed un film porno le ho raccontato del mio particolare vizietto segreto senza alcuna inibizione, spiegandole per filo e per segno tutto ciò che provavo e sentivo ogni volta che indossavo un abito femminile o mi truccavo il viso. E mi sono accorto che più parlavo con lei e più mi sentivo alleggerito di un peso che per troppo tempo avevo portato da solo. Tra gli annessi e connessi le ho anche detto che l’effetto collaterale di questo piacere segreto era la perdita di piacere con la compagna di turno. prima con la mia ex ed ora con Simona. non subito, ma dopo qualche tempo che ci si frequentava. Soltanto che questo perverso piacere di travestirsi era più forte di me e ciclicamente tornava più potente di prima anche se più volte avevo tentato di opporvi resistenza.
Cristina, con la faccia di una che aveva appena visto gli alieni, mi ha ascoltato fine alla fine e poi con un pò di curiosità ha iniziato a farmi domande inerenti questo mio modo di vivere la sessualità:
“Se me lo avessi raccontato un anno fà ti avrei già catalogato nel girone dei perversi ed immondi, ma non ti nego che questa nuova esperienza brasiliana fuori dai limiti preconcettuali della nostra società italiana, mi spinge a veder le cose in modo diverso. Sicuramente, vedendoti così, mai avrei pensato che potessi avere questa tendenza al travestimento e che ti piacesse in questo modo l’universo femminile,……ma scusa, questo tuo modo di vivere te stesso non &egrave in contrasto con la tua sessualità?!? Voglio dire il vestirsi da donna non dovrebbe nascondere anche tendenze omosessuali? Tu magari se gay e non lo riesci ad esternare?….se ti faccio domande offensive mandami pure a cagare perch&egrave non sono un gran esperta dell’argomento…”
“No tranquilla, anche io me lo sono chiesto più volte, però al di là di aver fantasticato nei miei sogni erotici di essere posseduta da un uomo, in realtà non ci ho mai provato! e poi da uomo, alle prime esperienze, in una relazione con una donna, arrivo a godere senza problemi ottenendo anche l’orgasmo”.
“Non so come spiegarti,…….quello che mi eccita &egrave l’universo femminile in s&egrave. Gli abiti, gli atteggiamenti, il look, le acconciature e così via……”
“Può darsi che tu sia bisex, il tuo desiderio per un uomo non lo hai ancora soddisfatto, però potrebbe portarti anch’esso all’orgasmo.”
“Ma ti vesti spesso? e dove li tieni i vestiti? Ma possiedi anche dei trucchi?” adesso Cristina sembrava quasi più maliziosamente interessata alla mia vita “femminile” piuttosto che alla mia situazione.
“Cristina, scusa! ma io ho un problema e non sò come risolverlo!”.
“Oh scusa, non ti nego che la vicenda ha anche il suo lato intrigante e solo per curiosità, mi piacerebbe vederti in abiti femminili. In ogni caso penso che ne dovremmo parlare con Anita! lei oltre ad essere abbastanza aperta di mentalità ed essere stata una neuropsichiatra, ha esercitato anche come psicologa. Quindi può sicuramente aiutarti. Fidati, a me ha aiutato molto anche ad abbandonare un pò della mia “bigottite acuta” e ne ho tratto solo che giovamento.”
Così due giorni dopo, raccogliendo il coraggio a due mani ed accompagnato da Cristina, sono andato a casa di Anita, la quale ci aspettava con un buon t&egrave caldo e dei biscotti.
Anita era stata sommariamente informata da Cristina e, dopo aver voluto ascoltare nei dettagli le mie esperienze di travestimeto, ha preso la parola: “Sai Matteo, io direttamente non me ne occupavo, ma avevo una collega, con la quale lavoravo a stretto contatto in ospedale, che si occupava del percorso psicologico per le persone che volevano cambiare sesso. Tra le varie tipologie di pazienti, mi aveva parlato di uomini che non avevano mai avuto i tradizionali atteggiamenti effeminati di molti omosessuali, addirittura potevano essere stati sposati per anni, avere figli ed addirittura con una brillante carriera manageriale, i quali, ad un certo punto della loro vita decidevano di cambiare sesso. Si scopriva poi che, probabilmente dall’età della’adolescenza erano soliti travestirsi in segreto per assomigliare sempre più ad una donna. Questo desiderio in loro era sempre più forte sino a portarli a transizionare da uomo a donna.
E molti di loro conservavano il desiderio sessuale verso le donne; altri dimostravano di apprezzare sessualmente sia uomini che donne e solo una piccola percentuale era attratta dai soli uomini.
La loro nuova vita li appagava pienamente e tutti ritenevano che la scelta l’avrebbero dovuta fare tempo prima…”
“Ma io non mi sogno nemmeno di transizionare da uomo a donna, ….non &egrave il mio caso, mi creda dottoressa!”
“Quando ti vesti in quel modo senti soltanto un piacere erotico, oppure senti che il tuo stesso modo di essere e di vivere le cose sia migliore?”. Quella frase in effetti, mi aveva spiazzato, perch&egrave ripensandoci bene, oltre alla solita masturbazione finale che chiudeva i miei travestimenti, traevo un grande benessere anche dal solo vestirmi da donna e compiere le piccole cose di casa (per ora solo nei confini domestici mi ero travestito) o dal vedermi al femminile.
” Beh a dire il vero sì, però non potrei mai vestirmi da donna ed uscire a lavorare, fare spese o andare a mangiare una pizza con le altre persone”
“In Italia sicuramente sì, perch&egrave saresti circondato da tutte le persone che ti conoscono come Matteo, pervase da un preconcetto retrogrado che ti schiaccerebbe come rifiuto errato di una società fatta per i perfetti! Ma qui sei a 20.000 Km di distanza, tra persone che come vedi, insieme a te hanno voluto cambiare la propria vita e l’ultima delle preoccupazioni che hanno &egrave quella di vedere se ti piacciono gli uomini o le donne. Guarda Alessia e Mary, pensando a loro cosa ti viene subito in mente? che sono lesbiche?..”
“In effetti no, penso che siano delle brave commercialiste e che siano particolarmente brave a cucinare…”
“Vedi! Già a me e Cristina questo tuo modo di vivere la tua sessualità non ha stravolto la vita e, a parte Francesca, che prenteredebbe la stessa mole di lavoro che tu sia uomo o donna, le cose non cambierebbero. L’unico rischio &egrave che se risultassi particolarmente carina, rischieresti le avances di Alfredo!”
A quelle parole, Cristina &egrave evidentemente arrossita.
“Questo &egrave il posto ed il clima ideale, se te la senti, per provare a vivere il tuo travestitismo in ogni momento. Se poi non funziona, deciderai tu come gestirlo, ma rimarrai sempre un nostro collaboratore ed amico. Ma se non ci provi non saprai mai fin dove avresti potuto arrivare e quindi non rimpiangerlo un domani. Tu stesso mi hai detto che &egrave più forte di te e più hai tentato di reprimerlo e più &egrave uscito di nuovo!”.
“Io ti consiglio di parlarne innanzitutto con Simona, dicendole inoltre che sai del suo incontro dell’altra sera! in fondo anche quel gesto ti ha aiutato ad esternare il tuo vero io, e con lei valutare attentamente questa ipotesi facendoti aiutare da lei per questo nuovo percorso anche solo come amica convivente. Se vi trovate d’accordo, ne parleremo agli altri e potrai iniziare”.
Tutte quelle parole sono state un vulcano dentro di me e, nonostante riflettessi su tutti i possibili retroscena che avrebbero potuto creare difficoltà, sentivo dentro di me che questa situazione mi creava una forte eccitazione e che il mio istinto non vedeva l’ora di provarci.
Cristina prima di salutarmi, ridendo, ha rincarato la dose “una donna in più nel villaggio che differenza fà?”.
“Dai scherzo, in ogni caso ha ragione Anita. Se non ci provi qua non lo fai più”
La stessa sera non sono riuscito a parlarne a Simona, ma il fine settimana le ho rubato l’intero pomeriggio del sabato per raccontarle l’intera vicenda, compresa la sua colossale scopata.
Lei d’istinto si &egrave difesa “Scusa, ma mi sono lasciata coinvolgere da Federica che mi ha detto che quei due erano davvero due bombe sexy,…….poi tu, erano già da mesi che non godevi con me…..e…….”
“Tranquilla Simo, quella vicenda adesso &egrave secondaria e poi non ti nego che vedervi avvinghiati a scopare più che farmi incazzare, non sò come spiegarmelo, mi eccitava!”
Allora lei, evidentemente più rilassata per il relativo peso che davo al tradimento ha addirittura cambiato atteggiamento diventando più complice e maliziosa.
“Beh se avessi saputo che quei due uccelli ti eccitavano ti avrei potuto coinvolgere! Chissà, magari, come ha detto Anita, in realtà devi provare per capire…..dai esagero un pò, però &egrave significativo che quella scena ti abbia eccitato! Esattamente come a me! E’ legittimo pensare che abbiamo provato le stesse emozioni per quei due stalloni?!? Comunque sono pienamente dell’idea che tu debba provare. Obiettivamente non puoi negare che tra noi non funzionasse ultimamente. L’ho sentito ancora due mesi fà che avevi qualcosa che non andava. Se poi confermi che nelle ultime settimane il desiderio di travestirsi &egrave aumentato, tutto torna!”
“Io sono pienamente a disposizione per aiutarti in questo percorso, però come amica,……nel senso che se ti piacciono ancora le donne e ci scappa una scopata ogni tanto va bene, ma io voglio anche relazioni con uomini un pò più “machi”. Non ti voglio giudicare, ma come tu hai esternato la tua sessualità, anche io devo ammettere di essere attratta dai montoni carichi di testosterone. Tu hai scelto un modo di essere più “soft”.
“Sì certo, lo capisco perfettamente e lo avevo messo in conto. Questa &egrave una prima conseguenza negativa, ma il desiderio di essere più donna &egrave troppo forte.”
“Vedrai che ti troverai benissimo e io sarò un abile consigliera!”
Tutto mi sembrava così veloce e anche se una parte di me non vedeva l’ora di cominciare, il giorno che Anita ha invitato tutti a casa sua per l’annuncio, non ci volevo andare e mi tremavano le gambe.
Lei però ha avuto un incredibile capacità di descrivere la cosa agli altri con un misto di tecnicismi e amorevolezza materna che hanno reso il tutto estremamente naturale.
Come preventivato Francesca ha richiesto soltanto lo stesso impegno nel lavoro e Alfredo non ha risparmiato battutine oscene.
Le più entusiaste ovviamente sono state Alessia e Mary che hanno promesso di riempirmi il guardaroba di cose nuove ed eleganti e di portarmi fuori con loro.
Mirella si &egrave impegnata a curare il mio aspetto estetico cercando di renderlo il più femminile possibile e Anita, grande donna, si &egrave resa disponibile ad intraprendere un percorso psicologico per valutare le eventuali difficoltà di questo nuovo modo di essere.
In ogni caso tutte si sono dimostrate apertamente disponibili a questo cambiamento che sarebbe iniziato l’indomani.
Federica, prendendo tutti n contropiede mi ha chiesto “Ma scusa, se da domani avrai un aspetto femminile, abiti femminili ed un atteggiamento femminile, chiamarti Matteo mi sembra un pò stridente. come ti dobbiamo chiamare?” A quel punto il mio istinto e la mia testa hanno pensato un nome al contempo elegante e piccante, visto la donna che lo aveva portato: “Lucrezia!”.
Sulla strada verso casa, dopo l’incontro, Simona, visibilmente eccitata per la vicenda anche più di me, mi ha chiesto dove nascondevo in casa i vestiti e sopratutto quanti ne avessi e come, il giorno dopo, mi sarei vestita e truccata.
Simona infatti, dal momento che ho pronunciato il nome Lucrezia, ha letteralmente smesso di chiamarmi al maschile e si &egrave costantemente rivolta a me al femminile. Ha molta più convinzione lei di me sulla mia trasformazione e si &egrave già predisposta anima e corpo per questo mio cambiamento.
Io, per ora, ho soltanto l’istinto che mi coinvolge a pieno. La testa continua a dirmi che non &egrave cosa giusta e che stò facendo una pazzia. Come mi comporterò?: sculetterò? alzerò la voce di due o tre toni simulando una vocina femminile? Dovrò fingere che mi piacciano i giornali scandalistici o dovrei impazzire per le riviste di intimo o abbigliamento? e al sentire quel nome, Lucrezia, avrò l’istinto di essere subito coinvolto in questo ruolo femminile.
Di contraltare, come detto, il mio istinto non vedeva l’ora di lanciarsi in questo nuovo stile di vita: nuovi abiti, scarpe col tacco, nuovi trucchi e modalità diverse di truccarsi; e come detto da Anita, se fossi stato in Italia avrebbe prevalso indubbiamente la testa, ma qui, con queste persone libere ed aperte, l’istinto aveva la meglio.
Una volta a casa ho mostrato a Simona il mio striminzito guardaroba e sentendomi rimbrottato per il fatto che una donna non può avere così pochi vestiti nell’armadio, abbiamo concordato che il giorno seguente avremmo fatto un sostanzioso shopping. Ma nel frattempo dovevamo organizzare il giorno di lavoro.
Simona ed io siamo più o meno alti uguali (circa 1.72) e la mia corporatura non &egrave enorme, così i vestiti per il giorno dopo li ho recuperati da lei: pantaloni larghi di cotone color nero, camicetta nera con scollo a v e volant e maniche corte in pizzo nero.
Per le scarpe, visto che io ho un 41 e Simona un 38, ho tenuto l’unico paio che posseggo, ovvero un paio di sandali decollet&egrave con zeppa da 8 cm e punta aperta di colore nero.
“Ok, ora abbiamo definito l’abbigliamento Lucrezia, adesso dobbiamo curare il corpo! Da domani, in ogni caso, &egrave bene che inizi anche tu, come tutte noi, il tuo rapporto con Mirella, perch&egrave il corpo và sempre curato!”. E detto questo, seguendo scrupolosamente le sue indicazioni, abbiamo iniziato le operazioni:
dapprima mi sono sottoposto ad un bel bagno caldo con crema depilatoria, una volta uscito dalla vasca, Simona ha dapprima provveduto a farmi una ceretta completa (parti intime comprese), poi mi ha cosparso di una crema rinfrescante e lenitiva. Ad ogni passaggio la mia eccitazione aumentava e il mio uccello lo mostrava in modo evidente. Simona non ha mancato di ricordarmelo, “Beh mi sembra che tu stia facendo la scelta giusta! il tuo cazzo parla da solo!” .
“Ora, secondo me, con quegli abiti neri, ti starebbe bene questo smalto rosso scuro, ma se vuoi possiamo andare sul classico con un bel rosso vivo!”, “Ma scusa, devo dipingermi le unghie?”, “No il naso! ovvio che devi dipingerti le unghie, noi tutte lo facciamo!” “E’ che mi fà un pò strano,…..”.
“Ascolta Lucrezia, se vuoi essere davvero femminile, anche il trucco fà la sua parte e ti devi fidare di me, Ok?”
Così, senza più commentare, mi sono seduto in poltrona e mi sono lasciato pittare prima le unghie dei piedi e poi quelle delle mani di colore rosso scuro. Poi mentre si asciugavano, ci siamo fatti una buona camomilla.
“Adesso scegliamo l’intimo giusto per domani mattina e poi, dopo che ti sei vestita, ti trucco, e in attesa che i tuoi capelli siano cresciuti, indosserai una delle tue parrucche. Io ci vedrei bene quella con il caschetto nero!”. Più la serata continuava e meno facevo resistenza, lasciando che Simona mi guidasse nelle varie scelte sempre più eccitato nel mio nuovo ruolo di femmina.
La notte, dopo aver dormito sì e no due ore, mi sono alzata, ho preparato la colazione per tutte e due e sono andata in bagno a lavarmi. Nell’istinto di fare pipì mi sono seduta sul wc, dicendomi che ora dovevo imparare in questo modo.
Come detto da Simona, ho indossato prima un paio di mutandine nere alla brasiliana in pizzo, un reggiseno in tinta sempre di pizzo e poi gli abiti scelti la sera prima. Infine il paio di sandali. Con i miei travestimenti avevo fortunatamente fatto un pò di pratica a camminare sui tacchi, quindi non eccellevo ma neppure sfiguravo. Già il solo essere abbigliata così, istintivamente, mi portava a muovermi sculettando o a porre maggiore grazia nella mia gestualità. Simona poi mi ha invitata a sedermi per completare l’opera con il trucco.
“Per ora ci andiamo leggeri: un pò di fondotinta per nascondere la barba, un rossetto rosa e un eyeliner marrone per i tuoi occhi azzurri! Ricordati che &egrave importante che impari le combinazioni di colore per il trucco. Un buon trucco incide molto nel fascino di una donna”.
Terminato il trucco, Simona mi ha abbigliato con una collana etnica in legno e cuoio, braccialetti dello stesso tipo, due anelli di bigiotteria e due orecchini con le clips, anche se mi ha intimato che, a giorni, avrei dovuto fare i buchi ai lobi. Il tutto abilmente chiuso dalla parrucca nera.
Be, non ci crederete, ma quando mi sono vista allo specchio così agghindata, la mia voglia di femminilità ha raggiunto le stelle e mi ha dato quel pizzico di coraggio che mi mancava per affrontare questa nuova vita.
“Non mi sono mai vista così, &egrave incredibile?”. “Lucrezia sei splendida! secondo me la tua femminilità non &egrave casuale. Hai dei lineamenti e delle curve che altre donne invidierebbero!”
“Questa &egrave la borsetta, ci sono il profumo (e dopo avermelo fatto vedere me ne ha spruzzato un pò su collo e polsi), una piccola trousse per le emergenze, uno specchietto, fazzoletti e poi ci puoi mettere ciò che ti serve visto che non hai più le tasche dei jeans come un uomo”.
“Ah provati anche questi,…” e così dicendo mi ha infilato un paio di suoi occhiali da sole sfumati con la montatura bianca.
“OK, sei perfetta! ora varca quella soglia e permetti a Lucrezia di vivere la sua vita!”.
A quelle parole, orgogliosa ed eccitata per la mia nuova mise, ho aperto la porta e sono uscita all’aperto.
Per un attimo ho avuto una leggera titubanza, visto che era la prima volta che uscivo en femme, ma il sentire il ticchettio deciso dei miei sandali e l’aria fresca che accarezzava il mio corpo grazie ai vestiti femminili, mi hanno rinvigorito e con passo deciso mi sono diretta presso lo stabile degli uffici.
Ma mano che mi avvicinavo sapevo che da qualche porta o finestra le mie colleghe mi stavano osservando, ma sono andata decisa in ufficio tenendo il respiro, come se sapessi che stavo per essere giustiziata.
Ho aperto la porta, ho fatto tre, quattro passi in avanti ed ho aspettato la ghigliottina………
“Dio mio, ma sei bellissima Lucrezia!”,….”Sai, quel culetto a mandolino non te l’ho mai notato prima, brutta stronza!”,….”Hai un portamento innato per gli abiti femminili e i tuoi lineamenti ti fanno molto carina. Davvero!”.
“Oh ragazze, dite davvero o lo fate per compiacermi, perch&egrave io sono un pò disorientato….”, “Ah-ha Lucrezia! disorientata! Tu sei disorientata! Ok! Devi abituarti a vederti come una donna ormai. Per noi lo sei già. Ma anche per te deve essere una cosa scontata, Ok? non vogliamo più sentirti rivolgerti al maschile. Matteo non c’&egrave più! Per noi ora c’&egrave una nuova collega al suo posto. Lucrezia! vero ragazze?”, così all’avvertimento perentorio di Cristina tutte hanno confermato con decisione alle sue parole.
“Ok, per me &egrave un pò difficile. insomma fino a ieri ero Matteo ed oggi sono questa ragazza che cerca di vivere questa nuova vita. Vi ringrazio perch&egrave per me &egrave importante essere accettata. Dovrete aiutarmi molto in questo nuovo ruolo. Ammetto che mi piace moltissimo e il solo vestirmi così mi fa impazzire di gioia. Ma l’universo femminile in tutte le sue sfaccettature lo devo imparare un pò alla volta, anche se non vedo l’ora”. A queste mie parole &egrave scattato automatico un abbraccio collettivo tra tutte noi che mi ha un pò emozionata e da lì ho capito perch&egrave &egrave importante portarsi la trousse dei trucchi sempre a presso.
La giornata &egrave passata veloce tra un calcolo e l’altro e, a parte qualche attenzione affettuosa da parte delle ragazze, non ho vissuto minimamente quella curiosità morbosa e maliziosa che si presta alle persone travestite come me. Anzi, mi suggerivano di accentuare maggiormente atteggiamenti più femminili visto che lì ne avevo l’opportunità e che poi mi sarebbe servito fuori se fossi uscita in locali o negozi.
Molti gesti, sebbene sapevo essere un pò forzati, mi eccitavano molto e quindi il soltanto accavallare le gambe o il digitare sulla tastiera con le dita pittate mi faceva morire di piacere.
Il tocco vellutato dei vestiti femminili sul mio corpo poi faceva il resto.
Ad un certo punto ho dovuto andare in bagno perch&egrave avevo l’uccello di marmo ed ho dovuto svuotare le palle con una sega che &egrave durata dieci secondi visto che l’eccitazione aveva già fatto il di più.
A sera, dopo aver salutato le ragazze, Simona mi aspettava già fuori dagli uffici con l’auto per andare a fare shopping.
“Su dai che dobbiamo rifarti il guardaroba!” ed &egrave stato lì che ho avuto un attimo di paura…
“Ma scherzi, in città conciata così! non esiste!”, “Ah certo! cosa vuoi fare?!? Nel villaggio Lucrezia e fuori Matteo? ma dico scherzi tu o sei seria?”. Adesso Simona si era fatta tremendamente seria ed incazzata e la cosa un pò mi ha messo a disagio. “Ma insomma, abbiamo fatto tutte, compresa e sopratutto tu, lo sforzo di lasciare spazio a Lucrezia e tu lasci che Matteo torni a piacimento a riprenderne il posto quando lo desidera lui!?! Guarda che là fuori non ti conosce nessuno! sono tutti brasiliani o stranieri in ferie! Il vero sforzo &egrave vivere ogni ora come Lucrezia. finch&egrave non deciderai di dare spazio sempre alla donna che &egrave in te, non saprai mai come si vive pienamente la propria femminilità! E poi andiamo in un negozietto particolare in periferia. Salta su, dai troiona!” e così dicendo mi ha sorriso e lanciato un bacio.
Quelle parole decise e ferme mi hanno fatto capire che per Simona esisteva già quella complicità tutta femminile che soltanto due amiche hanno. e così, quasi per solidarietà femminile ho accettato e siamo partite.
Giunte al negozio e superato l’iniziale imbarazzo per la mia condizione che, alle due commesse, non ha peraltro, fatto ne caldo ne freddo, ci siamo sbizzarrite letteralmente negli acquisti: intimo, gonne, top, camicette, vestiti interi, vestaglie, costumi ed altro ancora. Via da lì siamo passate al negozio di scarpe facendo incetta di sandali, stivali, sabot, ballerine e ciabattine per la casa. Infine Simona mi ha portato in un negozio di trucchi dove ho scelto diversi smalti, rossetti, creme per il corpo ecc.
Superato anche il timore per l’uscita in città ho addirittura invitato Simona fuori a cena in un piccolo ristorante proprio come due amiche.
“Allora come ti &egrave sembrata la giornata?”. “Non so che dirti Simona, dire che &egrave stata splendida &egrave dir poco. Ogni gesto, dal camminare al sedersi, fino alla banalità di far pipì seduta mi davano una sensazione di eccitazione ma anche di estrema libertà. E’ incredibile, &egrave come se mi sentissi finalmente appagata e soddisfatta.”
“Aspetta a dire soddisfatta. Quello, forse, dovresti lasciartelo fare da un uomo. Non ci pensi?”
“Oggi sicuramente no! Anche se &egrave un lato oscuro che devo comprendere meglio. Per ora non &egrave nelle mie priorità. Devo ancora capire molto della mia femminilità prima di, eventualmente, concederla!”.
“Ok Lu, in fondo &egrave la tua vita e il solo vederti così radiosa mi rende felice, credimi. Io sono sempre qui, qualsiasi cosa tu abbia bisogno, chiamami! Se lo desideri però, ora che sei un amica e non il mio ragazzo, te lo posso dire. Ho in casa due dildo in gomma che ti potrebbero aiutare a disvelare il piacere della penetrazione. Se li vuoi, devi solo chiedere”. “Per ora non ci penso. ma se dovessero servire, tranquilla che te lo direi”. La serata &egrave passata tranquilla e piacevole e man mano che il tempo trascorreva venivo a conoscenza di fatti tutti en-femme del villaggio che prima nessuna si era sognata di dirmi.
Questo essere donna, evidentemente, aveva sgretolato delle barriere di pudore che il mio essere uomo di prima non poteva superare.
La mia vita, i giorni seguenti trascorreva sempre meglio: al lavoro rendevo quasi due volte di più e per il resto, oltre ad essere una compiacente amica di tutte (conoscevo i dettagli della loro vita quasi fino al dettaglio, compresi i pettegolezzi), mi godevo la mia vita di donna fuori dall’orario lavorativo. Il mio nuovo punto di vista femminile mi aveva portato a riveder molti aspetti della casa. Avevo comprato molti nuovi oggetti per la casa; dai copridivani fino alle borse spiaggia in tinta con le salviette. Avevo diviso le scarpiere mie e di Simona (anche se ormai il numero di scarpe si equivaleva). Il mio abbigliamento si stava facendo sempre più esclusivo e meno dozzinale con abiti anche firmati.
Avevo imparato a truccarmi in moltissimi modi, grazie anche a molti tutorial che guardavo sia su internet che alla tv. I giornali femminili li compravo non per sforzo come pensavo ma perch&egrave desideravo veder nuovi abiti che potessero ispirare la mia femminilità e, non nascondo, che se vedevo un nuovo paio di scarpe o un abito ad una amica, che mi piaceva, scattava una sorta di sana invidia e volevo qualcosa di nuovo anche io che potesse distinguermi dalle altre.
Mirella, l’estetista, mi &egrave stata di fondamentale aiuto: da lei ho cominciato ad andare praticamente da subito. Mi ha sempre tenuto il corpo depilato e curato con diverse creme e poi mi ha consigliato sul resto. Mi ha depilato le ciglia in modo femminile senza però lasciarle troppo sottili. Mi sono fatta crescere le unghie ed adesso, per esempio ho il french alle unghie delle mani. i capelli stanno crescendo e Mirella, visto che &egrave anche parrucchiera, mi ha proposto un taglio con frangetta e capelli lunghi ai lati con una tinta scura. Ogni tanto proviamo colori nuovi per il trucco agli occhi e mi ha proposto anche dei tatuaggi, seppur piccoli, sul piede e sul fondoschiena: una farfalla sul piede e un tribale sopra il culetto.
Per vezzo, oltre ai buchi ai lobi che mi permettono di portare orecchini di ogni tipo, porto un anello al dito del piede ed un bracciale in argento alla caviglia dell’altro piede.
Anche la mia vita sociale si &egrave ampliata. Esco sia da sola, molto spesso, per fare shopping o solo per vedere le vetrine, che con le ragazze. Mary e Alessia mi portano spesso in molti locali e, anche se, molte volte frequentando locali omosessuali ricevo diverse avances da diversi uomini, pur trovandomi bene, non ho ancora trovato la forza di avere una relazione in tal senso. Mi piace molto andare in spiaggia dove sfoggio diversi costumini in due pezzi al limite dell’osceno, devo ammetterlo. ma ci guadagna la mia abbronzatura che evidenzia segni bianchi solo sul seno, il pacco ed il culetto.
Non nego che sia una vita piena anche se il discorso sessualità rimane una questione irrisolta. Gli uomini mi intrigano ma non capisco mai fino quanto. Simona e Federica però me ne hanno dato l’occasione. Per Simona sono un’amica a tutti gli effetti e non manca di dirmi anche delle sue avventure erotiche con dettaglio di particolari. D’altronde era stata chiara quando ho scelto di essere Lucrezia; non avrebbe rinunciato a scoparsi altri uomini. Ed obiettivamente aveva ragione. E’ dotata di una femminilità esplosiva ed &egrave sempre in fremito.
Ma una sera, probabilmente convinta che non fossi in casa, &egrave tornata a casa con l’amica Federica e due uomini italiani conosciuti in un locale. Io che in realtà ero uscita e pensavo di tornare tardi, ero rientrata perch&egrave particolarmente stanca. Ero già a letto quando l’ho sentita rientrare e quando ho visto che &egrave venuta a vedere se c’ero, ho finto di dormire alla grossa. In soggiorno però, tar una risatina e l’altra il clima si era fatto bollente e dopo un inconfondibile verso di piacere, mi sono infilata la vestaglia e di soppiatto sono andata in corridoio a spiare i quattro. Sul divano con l’abito sollevato e le mutandine abbassate c’era Federica che si lasciava leccare il collo e sditalinare la figa da un toro con i capelli rapati a zero sui quarantanni, mentre mugugnava il suo piacere. Simona, che era già soltanto vestita di sandali, autoreggenti e reggicalze, era inginocchiata davanti ad un tipo brizzolato sui cinquanta con il capello un pò lungo ed un pizzetto curato, abbronzatura evidente ed un pò di pancetta. Lui, già completamente nudo, si godeva il pompino ben fatto da Simona che alternava leccate e succhiate a quel’asta di carne. Di li a poco anche Federica era davanti al suo uomo a leccargli asta e palle fino ad allungare la sua lingua al perineo. I due dopo aver spogliato anche Federica praticamente nuda, hanno disposto le due donne sul divano ed hanno iniziato a leccargli vicendevolmente la figa. Con mio grande stupore, mentre succedeva questo, le due troie infoiate dopo essersi guardate ed aver sorriso maliziosamente, per arrapare i loro uomini, hanno iniziato a mettersi la lingua in bocca e poi a leccarsi a vicenda orecchie e tette. Questa troiaggine tutta femminile mi aveva accesso vampate di calore che partivano dal cervello fino al mio uccello ed al mio buchetto del culo. Istintivamente ho abbassato la vestaglia ed ho iniziato a massaggiarmi i capezzoli.
Intanto le due donne si erano scambiate gli uomini. Federica stava leccando buco del culo e perineo del brizzolato, mentre Simona ripassava le palle ed il cazzone del quarantenne. I due senza alcun ritegno le appellavano in modo osceno e le invitavano a succhiare di più. “Come &egrave la tua Giorgio? questa &egrave una battona succhiacazzi di prima categoria”,….”Ahahahah, sììììì, questa mi stà ripulendo il buco del culo come si deve. ha una lingua che entra dappertutto. Dai mignotta, lecca bene che poi te sfondo io il buco del culo, ahh si godo, ahhahh….”.
“Adesso, cari i miei stalloni, ci fate vedere quanto siete bravi come dite con le vostre nerchie! Ok? perch&egrave io e la mia amica abbiamo una gran fame di cazzo!” ha sentenziato Simona con una vocina ammiccante e prima di farsi sbattere ha affondato la sua lingua nella bocca dell’amica compiacente.
I due tori, infoiati dalla scena, le hanno allora messe a pecorina sul tappeto, una di fronte all’altra, così che potessero continuare a limonare ed hanno iniziato a stantuffarle da dietro come verri. Lanciavano versi da veri animali e sudavano per lo sforzo. Le due puttanone, più questi affondavano i colpi in modo potente, più lanciavano versi di piacere e sofferenza; anche se continuavano ad invitarli di insistere “Oooohh sìììììììììì daiiii, sfondami la figa così dai, ahhhahhhh siiiiiiiiii che uccellone di ferro che hai, sono un fiume, dai scopami ancora….”.
Io non resistevo più, ormai ero nuda con le sole mutandine e oltre ad umettarmi con la saliva i capezzoli ed il buchetto del culo, massaggiandoli, avevo iniziato a masturbarmi l’uccello.
Nel frattempo i due uomini se le stavano scopando, scambiandosele ancora, a smorzacandela sul divano, una vicina all’altra e nel frattempo leccavano loro in modo osceno sia il collo che le tette con succhiate degne di una mungitura. Le due ragazze ormai non trattenevano più il loro piacere ed urlavano sguaiate la loro eccitazione. Secondo me Simona voleva che sapessi che stavano scopando perch&egrave urla del genere si sentivano anche fuori dalla casa. Infatti notavo che spesso lanciava lo sguardo verso il corridoio ed ad un certo punto, mentre veniva sbattuta violentemente, mi ha notata e con tono di complicità, vedendo che ero nuda, stravolta dall’eccitazione e con il cazzo in mano, mi ha fatto cenno di unirmi a loro. Prontamente l’ho guardata e con un gesto di stizza le ho fatto cenno che preferivo stare dove stavo a godermi la scena.
Ma ormai era evidente anche a lei che quei due maschi, con quei bastoni tra le gambe, mi avevano provocato una tremenda eccitazione.
Simona assecondandomi era tornata a dedicarsi al suo bull, e senza esitazione, aveva chiesto che le sfondasse anche il culo. L’uomo non se l’era fatto ripetere e sempre a smorzacandela, l’aveva inculata fino a farle aumentare le urla. la stessa sorte &egrave capitata a Federica.
Alla fine disposte le due donne in ginocchio le hanno svuotato le palle in gola con fiotti di sperma infiniti. Federica aveva la sborra che le colava addirittura fino alla figa, di li a poco mi sono venuta sulle gambe anche io. Nascondendomi opportunamente nella mia stanza, ho atteso che Federica e i due uomini, dopo una lunga doccia, nella quale hanno ancora scopato, si rivestissero ed andassero per fermarmi a parlare con Simona.
“Lo hai fatto apposta vero? e chi erano quei due?”
“Sono due italiani in Brasile per affari. Erano qui anche per farsi una scopata diversa dalle solite che fanno con le mogli in Italia, e visto che io e Fede stasera eravamo particolarmente cariche ne abbiamo approfittato. Abbiamo fatto male?”
“No per carità, ma perch&egrave volevi che vedessi?”
“Sai all’inizio non ci ho pensato, ma poi nell’entrare ho pensato che fosse una buona occasione per te per capire qualche cosa di più su cosa ti piace e se ne avessi avuto voglia, anche partecipare. Non mi sembra che ti abbia inorridito. Confermo la mia tesi che, a te, l’uccello piace. E prima lo provi e prima te ne rendi conto! Sbaglio?”
Aveva pienamente ragione. Se probabilmente la figa continuava a piacermi, non posso negare che in questa veste di donna, i due uccelli visti questa sera me li sarei divorati!.
Quello splendido spettacolo erotico andato in scena la sera prima nel mio soggiorno continuava a crearmi vampate di piacere anche a distanza di ore. Mi sono masturbata due volte in bagno in ufficio pensando a quei quattro avvinghiati che scopavano come ricci. Ma la cosa che più mi eccitava era stata la vista di quei due bastoni di carne. Avevano acceso in me un desiderio irrefrenabile. La mia testa continuava a non comprendere come potessi essere attratta dal mio stesso sesso. Una parte di me continuava infatti a ripetermi che non esisteva che mi accoppiassi con un uomo, che leccassi un uccello o che, peggio, potessi piegarmi a novanta gradi e prenderlo tra le chiappe.
Per fortuna, da quando ho iniziato questa nuova esperienza en-femme, ho iniziato un percorso psicologico da Anita. una seduta a settimana per fare il punto della situazione e con lei ho affrontato la questione:
“Come va Lucrezia? Tutto bene?”
“Oh si, splendidamente! mi sembra che si veda no?”
“Indubbiamente cara, sei più radiosa, spontanea e lasciamelo dire, bellissima! non che Matteo fosse brutto, ma sembra che il tuo corpo fosse portato per essere femminile.”
“Con il lavoro e con i colleghi come va?”
“Benissimo! ho avuto dei premi produzione. L’energia che mi dà questa nuova femminilità la getto tutta nel lavoro e con buoni risultati. Le ragazze poi sono fantastiche!
Cristina &egrave impagabile. mi chiede sempre come va e si preoccupa per ogni mia necessità. Alessia e Mary si fanno in quattro per cercare di capire cosa mi piaccia di più, in particolare nell’ambito del divertimento. Mirella &egrave stata fondamentale per il mio essere esteticamente più donna. e poi ci sei anche tu, Anita. Senza di te forse oggi non ci sarebbe Lucrezia. Grazie!
“Oh grazie tesoro, ma io ho solo aperto il bozzolo di una splendida farfalla che già viveva in te! E Simona, come funziona la convivenza?”
“Beh Simona &egrave un capitolo a parte…… E’ eccezionale! Penso che sia la mia migliore amica nel senso della complicità tutta femminile: mi consiglia su abiti, trucchi, scarpe ed altre cose. Usciamo spesso insieme per negozi o per divertirci, ma c’&egrave un aspetto che mi lascia un pò incerta…….”
“Cosa?”
“Simona mi ha talmente coinvolto e considerato come amica che alcune volte insiste sulla mia sessualità. Oltre a raccontarmi nel dettaglio delle sue avventure erotiche: dalle dimensioni del pene fino alle posizioni in cui &egrave stata presa o se ha goduto oppure no, insiste perch&egrave io faccia una esperienza con un uomo” e così dicendo le ho raccontato dell’avventura in soggiorno di alcune sere prima.
” Si può dire che Simona abbia la capacità di scardinare i tuoi desideri. in modo un pò brusco forse, ma ci riesce! Quando l’hai beccata che scopava con quei due hai capito che ci poteva essere più spazio per Lucrezia e adesso, mi sembra di capire che, alla vista di questi altri due uomini il tuo istinto ti ha detto che eri particolarmente attratta!”
“Ma Anita, io &egrave molto tempo che mi travesto, ma non ho mai pensato di andare a letto con un uomo. L’associare il mio corpo, unito nell’intimità, con quello di un’altro uomo mi sconcerta.”
“Può darsi, però non pensavi neppure di vivere quotidianamente come una donna fino a tre mesi fà e non ero io quella che &egrave venuta alla vista di quei due stalloni con i loro uccelli n piedi! Giusto? Mi scuso per la franchezza, ma a volte coglie più di mille ragionamenti”
“Oh si, hai ragione, ma la vedo una cosa talmente assurda……io, a letto con un uomo! da fantascienza!”
“Magari devi elaborare la cosa per gradi ed abbattere ancora qualche preconcetto della tua educazione, ma non &egrave una cosa che sottovaluterei. il tuo corpo ha parlato chiaro. Quegli uomini hanno acceso il tuo desiderio.”
“Utilizzi per caso dei sex toys? tipo vibratori, falli in gomma o cose del genere?”
“No! mai fatto!” rispondo io sorpresa e stupita.
“Peccato! prova ad iniziare con quelli, facendoti magari aiutare da Simona, così da capire già cosa provi ad essere penetrata. E’ un ulteriore passo in avanti”
“Simona mi ha già proposto giochini del genere, ma sono stata io ad aspettare”
“Direi che non &egrave più tempo di aspettare per capire, e poi Simona ti può aiutare in questo. Mi sembra dai tuoi racconti che sia piuttosto libertina e disinibita nella sua sessualità. Il contrario di te che ancora ti fai guidare dagli schemi mentali. La sessualità &egrave istinto! non peccato! Desiderare quello che il tuo corpo chiede &egrave del tutto naturale! A chi faresti del male? a nessuno! anzi, faresti solo del bene a te stessa.”
“Beh ne parlerò con Simona. Però c’&egrave anche un altro aspetto che mi assilla…..da qualche settimana mi sono accorta che l’asticella della mia femminilità si &egrave alzata. Se all’inizio mi bastavano i vestiti, i trucchi o le scarpe, adesso invidio alle mie colleghe anche le curve. Intendo dire che ho sempre più spesso il desiderio che il mio corpo assomigli sempre più a quello di una donna vera. A volte mi immagino con un bel paio di tette e i fianchi che mi fanno un culetto più tondo.”
“Lo sai che la soluzione ci sarebbe. Ma quello &egrave un passo ben più importante ed implica una scelta dalla quale &egrave difficile tornare indietro. In ogni caso &egrave incredibile come il tuo istinto stia rispondendo in modo così evidente a questo cambiamento. Sono segnali chiari che il tuo lato femminile, indubbiamente dominante su quello maschile, ti sta lanciando.”
“E’ vero , non sai quante volte in questi giorni sono stata sul punto di chiamare un endocrinologo, ma poi penso ai possibili risvolti della mia vita futura, alla mia famiglia in Italia, ai possibili problemi medici e tutto si blocca.”
“Oggi i problemi medici, con una giusta terapia, sono ridotti al minimo. Per il lavoro qui mi sembra che non ti abbia posto vincoli, anzi potresti essere prossima a delle promozioni e per la tua famiglia non so….”
“In Italia io ho mia madre e mia sorella con la sua famiglia. Ho una zia di mio padre che vive al sud, ma che non vedo da anni. Mio padre &egrave morto molti anni fa’, quando ancora ero un bambino. Con mia sorella ho un bellissimo rapporto. Ha due splendide bimbe e una buona famiglia. Mio cognato lavora come impiegato ed &egrave un tenerissimo papà. Con lei non avrei problemi a parlare,….il problema &egrave forse mia mamma. Sai, &egrave una donna apparentemente di vecchio stampo e non capirebbe neppure questo mio travestimento.”
“Tua sorella non potrebbe aiutarti in questo facendo da filtro tra voi due?”
“Sì, ma non voglio caricarla di un onere che non le spetta. In ogni caso a mia sorella devo parlare, perché oltre che al telefono, non ci siamo più viste ed ancora non sa del mio cambiamento. Poi vedremo…..”.
“Ok Lucrezia, in ogni caso io, se ti fa piacere, contatto i medici del nostro ospedale qui in città che si occupano delle transizioni di sesso da uomo a donna, perché con il mio lavoro ne conosco diversi e programmiamo una cura ormonale adatta a te. L’iter prevede sempre, prima della cura ormonale, almeno sei mesi di vita nei panni di una donna sotto osservazione di uno psicologo e, per anticipare i tempi, se sei sempre dell’idea, potremmo recuperare i tre mesi già fatti con le sedute fatte da me. Tra tre o quattro mesi deciderai cosa fare!”
“Va bene Anita, procediamo così, ma per ora lasciamo che resti una cosa tra me e te!”
I giorni seguenti questo argomento degli ormoni era un chiodo fisso nella mia testa. Inoltre il vedere le mie colleghe con splendidi decolleté e gonne corte che evidenziavano gambe splendide ed abbronzate, non faceva altro che aumentare il mio desiderio di femminilità.
Ad esasperarlo ulteriormente erano anche le avventure amorose di tutte le donne del villaggio: Cristina, impunemente, mi raccontava delle acrobazie sessuali a cui era ormai abituata con Alfredo. Alla fine aveva ceduto alla richiesta di una scopata a tre. Una sera dopo cena, era stata posseduta da Alfredo e da un suo amico brasiliano sui quarantanni, ben dotato e piuttosto belloccio a sentir lei.
L’avevano scopata in tutte le posizioni e l’averla trattata anche un po’ da troia l’aveva eccitata come poche volte. Francesca, ogni qualvolta Adriano veniva qui da noi, passava giornate di fuoco, scopando dalla mattina alla sera. Simona e Federica le avevo vissute direttamente sulla mia pelle. Ma neppure Roberta e Michela erano da meno. Frequentavano due ragazzini sui venti anni, ma che a detta loro trombavano come tori. Instancabili e con due membri da far invidia a Rocco Siffredi.
Mirella aveva una sorta di storia, prendi e lascia con un infermiere dell’ospedale locale con il quale collaborava come fisioterapista. Soltanto che lui era sposato e non se la sentiva di lasciare la moglie. Però alle scopate selvagge con Mirella non riusciva a rinunciare.
Anita, quella apparentemente più anziana e quindi più tranquilla, &egrave stata vista più volte uscire con uomo sui settanta anni, alto, con i capelli lunghi bianchi, raccolti sotto un Borsalino bianco. Sempre vestito elegante e sempre visto con diversi libri sottobraccio ogni volta che si incontravano.
Da indiscrezioni di Francesca, doveva essere un collezionista d’arte che Anita conosceva per il lavoro del suo defunto marito. Sta di fatto che molte volte, dopo cena, capitava che si fermasse a dormire da Anita, ed il giorno dopo la si vedeva molto spesso radiosa e solare.
Alessia e Mary, più innamorate che mai, stavano addirittura pensando di sposarsi.
Io ero l’unica che non consumava, sia che fossero uomini o donne, e in più si arrovellava per non essere simile alle proprie amiche.
Una sera, stanca della situazione, ne ho parlato a Simona, dicendole anche dei discorsi fatti con Anita e lei in tutta risposta &egrave corsa in camera gridando “Finalmente!”, ed &egrave tornata con due falli in gomma. Uno di colore blu in gelatina era piuttosto grosso, sui 22/23 cm, mentre l’altro, un vibratore a tutti gli effetti dotato di pile era di circa 17/18 cm.
“Cosa ti avevo detto! Lo so che non avresti resistito a lungo! A te il cazzo piace, amore, fattene una ragione!”
“Simona?!? grazie per la delicatezza!”
“Ma smettila bacchettona. Quando ti deciderai, sarà sempre troppo tardi! avresti dovuto scopare già quella sera con noi. Assaggiare un uccello vero, caldo e pulsante &egrave impagabile. Sentirtelo nelle viscere che ti pompa dentro &egrave inspiegabile!”
“Ok ho capito, ma ora ci sono io e non so da dove cominciare”
“Ok guido io! Questa sera io sarò, ..come dire,…..l’uomo! e tu la donna. Quindi da ora farai tutto quello che ti dico. Se osi obiettare ad una sola parola chiudo il tutto e da me non riceverai più alcun aiuto. Intese?”.
“Va bene, in fondo devo ammettere che molte volte hai avuto ragione”.
“Perfetto. Ora vai a farti un bel bagno, ti trucchi come se uscissi, ti profumi tutta e ti metti quel nuovo vestito rosso che ti sei presa sabato. Sandali tacco dodici e sotto l’intimo nero con autoreggenti, reggicalze, mutandine e reggiseno in pizzo nero. Vai. io ti aspetto qui”.
Un po’ eccitata ho obbedito agli ordini di Simona e dopo circa un’oretta mi sono ripresentata in soggiorno così agghindata come richiesto.
Simona, con mia sorpresa, era vestita con un abito gessato da uomo ed aveva preparato la tavola con la cena pronta ed illuminato solo con una candela il centro-tavola.
“Buonasera Signorina Lucrezia, mi chiamo Thomas, e questa sera gradirei che accettasse il mio invito a cena!”
Il mio atteggiamento di sorpresa, inizialmente guidato dalla mia testa, mia spingeva a chiudere questa che pareva una sceneggiata. Ma quella sera decisi che sarei stata al gioco fino in fondo per capire come sarebbe andata a finire.
“Oh Mr Thomas che gentiluomo! accetto molto volentieri!”e così, sculettando, mi sono avviata al tavolo, mi sono fatta baciare la mano dal mio commensale ed una volta seduta abbiamo iniziato la cena.
Abbiamo amabilmente dialogato fingendo io di essere una designer e lui un dirigente di una grossa azienda (probabilmente una situazione reale che Simona aveva già vissuto a parti invertite), scolandoci diversi bicchieri di vino.
Ad un certo punto Thomas si &egrave fatto più audace ed invitatami sul divano ha iniziato a baciarmi la mano, risalendo fino al collo ed infine alla mia bocca dove ci siamo dati un bacio molto ardente con le lingue che si muovevano vorticose.
Dopo diversi minuti di palpeggiamenti, il mio compagno mi ha invitato a seguirlo in camera da letto. Con l’eccitazione sempre crescente ho seguito Simona/Thomas in camera ed una volta lì sono stata assalita dalla passione dell’uomo. Dopo avermi palpeggiata sui seni e sul culo, Thomas ha iniziato a spogliarmi tutta, lasciandomi soltanto in sandali, autoreggenti e reggicalze. Poi partendo dalla mia bocca &egrave passato a succhiarmi tutti e due i capezzoli ed infine &egrave arrivato, prima al mio uccello al quale ha dato due leccate veloci e poi al mio buchetto con il quale ha iniziato una lunga operazione di insalivazione per poi iniziare ad introdurci dapprima un dito, poi un secondo ed infine anche un terzo.
Le sensazioni che avevo erano da delirio. Ho iniziato prima un po’ tentennate sentendo il dolore delle dita di Thomas dentro le mie viscere, ma dopo poco una devastante e calda sensazione di piacere &egrave partita dal mio cervello e si &egrave diffusa su tutto il corpo. Non volevo che smettesse più!
Il mio uccello era duro come la pietra ed ad un certo punto ha eiaculato senza che lo toccassi. Thomas contento per questo, ha leccato il mio seme pulendo per bene il mio arnese, poi si &egrave alzato e si &egrave spogliato completamente. Spostandosi verso l’armadietto del letto ha prelevato un tubetto dal quale ha estratto un sorta di gel lubrificante. Mi ha invitata a mettermi alla pecorina e poi posizionatosi dietro di me, mi ha pazientemente spalmato il gel sia sull’orifizio che all’interno delle pareti del retto usando le sue dita affusolate.
Terminata questa operazione, dopo qualche minuto, mi ha fatta girare e con mia grande sorpresa, era in piedi, con le mani sui fianchi ed un grande uccello di gomma semieretto installato con un plug-in tra le sue gambe. Guardandomi deciso mi ha intimato: “Dai sgualdrinella, fammelo diventare duro con la tua boccuccia da troia!”.
Quella frase mi aveva eccitata alla follia ed ora mi trovavo, messa a quattro zampe sul letto, a circa quindici centimetri da quel fallo in gomma, molto reale, che non aspettava altro che il mio battesimo sessuale come donna.
L’attrazione per quell’arnese era tanta che, quella misteriosa troiaggine che non riuscivo a spiegarmi le volte precedenti &egrave uscita in tutta la sua potenza: Continuando a fissare dritto negli occhi il mio uomo con uno sguardo malizioso mi sono avvicinata con la lingua a quel bastone e ho cominciato prima a baciare la cappella e poi a dare ampie leccate a tutta l’asta, fino a quando ho deciso che lo volevo tutto in gola! Ho iniziato a prenderlo tutto fino alla radice, sbavando saliva e rischiando di soffocarmi tanto da far dire a Thomas “Dio quanto sei troia! E’il primo uccello che ti scopi e quasi non ti basta!”.
Sempre in tono malizioso l’ho leccato e succhiato per diversi minuti avidamente e gelosamente, quasi avessi il timore che me lo portassero via; ma ad un certo punto Thomas mi ha bloccata e mi ha ricordato che tutto questo non bastava; dovevo ancora essere scopata!
Mi ha fatta delicatamente girare e dopo aver umettato ancora con un po’ di gel il mio buchetto e l’arnese di gomma, mi ha chiesto se fossi pronta!”
Io a quel punto non aspettavo altro e quasi istintivamente con voce sottile e femminile l’ho incoraggiato: “Oh si dai ti prego, sfondami tutta!”
Thomas, messosi in ginocchio dietro il mio culetto, ha appoggiato la punta dell’uccellone sul mio sfintere, mi ha presa per i fianchi ed ha iniziato a spingere. Al terzo colpo quel magnifico cazzo &egrave entrato tutto nel mio retto e lì ho avuto un sussulto di dolore, ma Thomas, che evidentemente sa come funziona, si &egrave fermato e si &egrave messo a massaggiarmi i seni delicatamente. Il dolore ha lasciato, piano piano, spazio ad un caldo piacere che si faceva man mano più forte.
Allora il mio uomo ha iniziato a pompare, dapprima piano e poi sempre più forte, fino a darmi colpi così potenti che il letto si muoveva avanti ed indietro. il mio piacere ormai era irrefrenabile: senza accorgermi ero venuta una seconda volta e gridavo frasi di piacere di una volgarità unica.
Thomas che aveva evidentemente raggiunto il suo obiettivo facendomi venire più volte scopandomi nella mia fighetta, ha lasciato il posto a Simona che, visibilmente eccitata, si &egrave tolta il plug-in e ha preteso di essere scopata dal mio uccello, sempre più duro ed eretto.
Sebbene temessi di perdere vigore scopando una donna, sono riuscita a prenderla, per diversi minuti, sia nella figa che nel culo, fino addirittura a farla venire in un brodo di umori.
A quel punto ci siamo abbracciate e baciate come due gran lesbiche per diverso tempo, accarezzandoci a vicenda e massaggiandoci le parti intime.
“Uh grazie amore, &egrave stato fantastico! prenderlo nel culo &egrave una sensazione imperdibile. godevo come una cagna in calore. E’ meraviglioso! Non riuscivo nemmeno a controllare la mia eccitazione, tanta ne avevo.
Che goduria! come ho potuto rinunciare al cazzo fino ad ora?”
“Vedi, non ti fidi mai della sottoscritta. Devi imparare a lasciarti andare e soddisfare le esigenze di cui senti la necessità e non analizzarle tutte le volte per capirne le conseguenze. Questa sera abbiamo completato un altro pezzo del mosaico che ti porterà ad essere una donna a tutti gli effetti,…..beh per poterlo essere fino in fondo dovresti fare altri passi, ma questa &egrave una scelta che riguarda solo te!”.
“Sì lo so, ne ho già parlato con Anita e devo decidermi ad affrontare la cosa con mia madre e mia sorella, anche perché questo corpo non mi basta più.”
L’indomani avrei chiamato mia sorella Sabrina per spiegarle il tutto e valutare con lei un incontro con mamma per parlare della mia intenzione di diventare donna al 100%; ma anche in questo caso non sapevo che il destino mi avrebbe anticipato.
Avevo deciso di chiamare mia sorella Sabrina verso le 14.00 che corrispondevano alle 19.00 in Italia così che fosse a casa dal lavoro, prepararla alla mia nuova visione come travestito e quindi richiamarla in Skype per farmi così vedere e poterle così parlare della mia possibile scelta di sottopormi ad una cura ormonale. Ma alle 12.40, appena, terminato il lavoro, ricevo da Sabrina un sms che mi chiede di richiamarla al più presto.
Tornato in ufficio, dove a quell’ora non c’era nessuno, ho richiamato mia sorella sforzandomi di utilizzare i residui della mia voce maschile. In quei mesi infatti mi sono esercitata a parlare in modo femminile con qualche tono più alto della voce e, tornare ad avere la voce più bassa, &egrave stato uno sforzo che ha richiesto qualche minuto di esercizio.
“Pronto Sabry, ciao che c’&egrave?”
“Oh ciao Matteo, come stai?”, quel nome stranamente mi diceva ormai poco, ma dovevo per il momento reggere la parte.
“Bene, grazie! ma perch&egrave quel messaggio?”
“Ah sai, avrei voluto chiamarti prima, ma non volevo darti disturbo; vedi, circa un mese fà abbiamo ricoverato mamma per un mancamento e da allora stà sempre peggio. Il problema &egrave il suo cuore debole. I medici non si sono pronunciati, ma mi hanno detto che una prossima ricaduta può essere fatale. Il fatto &egrave che vorrei che la rivedessi un ultima volta”.
Dicendo questo &egrave scoppiata in lacrime, ed a me &egrave venuto un nodo alla gola incredibile ed ho iniziato a piangere in silenzio per non urtare mia sorella! E’ come se la mia nuova parte femminile avesse sviluppato in me una incredibile sensibilità che prima non avevo. Avrei voluto assistere mia madre, giorno e notte, standole al fianco fino alla fine.
“Sabry, parto con il primo volo possibile. Ci vediamo a casa! Grazie! dai fatti forza che tra poco sarò lì con te!”
“Ok, Matteo” e singhiozzando ha abbassato la cornetta.
Ero distrutta. Ora che avevo questa nuova visione tutta femminile comprendevo meglio tutti gli sforzi e l’amore che mia madre ci aveva profuso senza chiedere mai nulla in cambio. Una gran donna che, dopo essere rimasta vedova, si era sobbarcata l’onere di crescere due figli senza mai lamentarsi.
Per me, mia madre, era tutto quello che avevo ed inconsciamente la mia femminilità in buona parte proveniva anche dai suoi modi dolci e gentili che mi avevano sempre affascinato così come i suoi vestiti ed i suoi trucchi che avevo provato a sedici anni per la prima volta.
I giorni seguenti ne ho parlato con le ragazze e sopratutto con Francesca ed Anita: la prima mi ha concesso tutto il tempo necessario e la seconda, addolorata, mi ha consigliato, a questo punto, di non dirle nulla e lasciarle il ricordo del suo Matteo. Lucrezia avrebbe fatto la sua vita dopo!
Con questa ansia il giorno della partenza ho tirato fuori alcuni vestiti di Matteo che conservavo nell’armadio e vestendomi con quegli abiti mi sono sentita a disagio, come se stessi mettendo abiti del sesso opposto a quello di appartenenza. Lì ho rafforzato la mia convinzione che ormai Lucrezia era pienamente parte della mia vita e che il futuro sarebbe stato tutto suo. Inequivocabilmente!
Sono partita ed appena giunta in Italia sono corsa subito a casa di mia sorella, ci siamo abbracciate e siamo riscoppiate a piangere. Il marito era a lavorare e le bimbe da un’amica. Dopo un pò, davanti ad un caff&egrave, ci siamo calmate e mi sono fatta spiegare nel dettaglio tutta la vicenda di mamma.
Sabrina nel parlare aveva notato in me qualche cambiamento: non avevo più peli sulle braccia, le sopracciglia erano più fini, i capelli lunghi e lisci e nonostante mi sforzassi di essere uomo, ogni tanto tradivo gestualità femminile come l’accavallare le gambe o agitare molto le mani per dare spiegazioni. Soltanto che la priorità dettata dalla situazione di mia madre la limitava a sguardi di curiosità e niente più.
Avevo deciso che le avrei parlato a tempo debito, e con ogni probabilità dopo il momento che nessuno di noi voleva arrivasse. Ma quel momento, inesorabile, circa un mese dopo &egrave arrivato. Mamma ci ha lasciato una mattina di settembre, ma lo ha fatto serena ed io felice per avere trascorso con lei l’ultimo mese di vita. Un mese intenso nel quale ci siamo dette cose mai dette prima. Il vedere le cose con l’istinto di una donna ha creato in me e lei una complicità della quale abbiamo tratto giovamento entrambe. E’ come se il suo istinto di donna avesse capito che in me c’era qualcosa di molto diverso, ma la sua testa l’aveva obbligata a veder le cose con la solita logica e cio&egrave solo e soltanto il suo Matteo.
Io ho lasciato fare, ma quella &egrave stata un’altra lezione per me. Ancora una volta avevo capito che vivere con il mio istinto mi avrebbe concesso più libertà e mi sono ripromessa che non avrei più rinunciato a nulla di quello che mi dava soddisfazione!
Dopo il funerale, una mattina, ho chiesto di poter parlare a mia sorella e le ho spiegato tutta la vicenda dall’inizio, dicendole che era ormai mio grande desiderio intraprendere il percorso ormonale che mi avrebbe portato ad essere una donna. E che la vicenda di mamma mi ha aveva ulteriormente rafforzato in questa scelta. Ho concluso dicendo che mamma non avrebbe capito ma che mi sarebbe piaciuto che mia sorella lo sapesse e mi fosse vicina in questo percorso.
Sabrina non &egrave sembrata stupita ed anzi controcorrente ha replicato:
“Sai Matteo, avevo il sospetto che qualcosa di noi donne ti piacesse, e non intendo sessualmente parlando, perch&egrave ogni tanto vedevo i vestiti riposti in modo diverso ed i trucchi in posizioni diverse da dove li avevo lasciati, ma pensavo che si limitasse a qualche travestimento sporadico dettato dal solo piacere.
Beh se la tua scelta &egrave questa non posso che appoggiarla in pieno. sono tua sorella, sei la sola famiglia che mi &egrave rimasta e desidero la tua felicità a tutti i costi. Magari tra sorelle la complicità &egrave anche maggiore ed avremmo qualche cosa in più di cui parlare. le bimbe in fondo sono ancora piccole e possiamo già parlar loro della zia invece che dello zio, e Luca (il marito), anche se sò che farà un pò fatica, capirà sicuramente ed accetterà la situazione. A proposito hai già un nome femminile?”
“Lucrezia!”
“Bellissimo nome. non potevi sceglierne uno migliore! mi piace”.
“Quando pensi di cominciare la cura?”
“Appena tornata in Brasile, incontrerei l’endocrinologo per definire i dosaggi di ormoni e partirei. Ci vogliono fino a due anni per completare il percorso, ma mi hanno spiegato che prima inizio e prima perdo i connotati maschili a favore di quelli femminili. Poi ci sono alcune operazioni chirurgiche a completamento della mia femminizzazione fino alla riassegnazione del sesso che &egrave l’ultima, ma quella la valuterei con calma”.
“Vedi Sabry, per me &egrave stato una rivelazione questo periodo nei panni di Lucrezia. E’ come se fossi uscito da una sorta di limbo per entrare in paradiso. Ma ora mi accorgo che il mio percorso non &egrave terminato e necessito di andare avanti. sembra una banalità, ma l’idea di avere due splendide mammelle mi fà girare la testa e il non averle ora &egrave come se mi sentissi monca di qualcosa.”
“E’ incredibile, ma hai già anche una relazione? intendo, come donna, senti anche il bisogno di avere un uomo al tuo fianco o preferisci ancora le donne?”
“Questo &egrave un capitolo un pò delicato. Nel senso che con uomo non ci sono ancora stata, anche se non ti nego che, contro ogni mia convinzione, ho scoperto che ne ho una forte attrazione. Ma in compenso con l’aiuto di Simona, sai quella mia amica che mi ha chiesto di accompagnarla in questa avventura, ho sperimentato il piacere della penetrazione. un pò me ne vergogno a dirlo così, ma &egrave stato magnifico!”
“Da donna ti capisco, eccome! sai Luca &egrave un gran bravo uomo, ma non si può certo dire un focoso adone e qualche volta, in ufficio, mi &egrave capitato di lasciarmi andare a qualche scappatella con un mio collega di cinque anni più giovane. Ora sei mia sorella e te lo posso dire. L’essere presa e scopata con ardore non ha prezzo. Tanto Luca non lo saprà mai e lo faccio solo per soddisfare delle strane voglie. E’ come se in me, ogni tanto si risvegliasse un istinto da mignotta che vuole qualcosa di diverso, di animale! sai siamo state cresciute a fare tutto nel modo giusto, con coscienza e buon senso, che probabilmente abbiamo sviluppato queste valvole di sfogo alternative. Lo avresti mai detto della tua sorella tanto brava?”.
“Ma brutta stronza, non avrei mai detto che fossi così puttana!” e scoppiando a ridere ci siamo abbracciate.
“Ho un’idea, perch&egrave non ti vesti da Lucrezia per quando torna Luca, così sarà più immediato da spiegare, e poi vorrei vedere la mia sorellina nei suoi abiti en-femme per la prima volta!”.
“Sei sicura? Grazie Sabry, non sai quanto sia importante per me sapere di avere il tuo appoggio in questa scelta delicata”.
Cosi dicendo siamo andate nella sua camera da letto e abbiamo scelto nel suo guardaroba. Sabrina &egrave rimasta molto colpita ed incuriosita dalla mia ormai acquisita abilità nell’abbinamento degli abiti e lo &egrave stata ancora di più quando mi ha visto a truccarmi.
“Ma sei bravissima! Sai usare i trucchi meglio di me!”.
Stà di fatto che, una volta vestitami e truccata, ho truccato anche lei.
“Sei una meraviglia Lucrezia! Hai già le caratteristiche femminili di ogni donna. il portamento, la gestualità,……&egrave incredibile, sei fantastica!…Non avrai intenzione di fare la corte al mio Luca?!?” ha chiuso mezza seria “perch&egrave conciata così fai davvero invidia a molte donne!”.
“No tranquilla, lo lascio a te il tuo Luca, anche se un pò cornuto, rimane sempre davvero molto carino!”.
E così dicendo abbiamo atteso l’arrivo di mio cognato, che, dopo l’iniziale imbarazzo, ha capito la situazione e, da uomo semplice quale &egrave, ha accettato con serenità la vicenda. Hanno promesso che più avanti, quando i miei cambiamenti saranno più evidenti, mi verranno a trovare in Brasile.
Abbiamo già concordato che gireranno sul mio conto corrente la mia quota di soldi derivanti dalla vendita della casa di mamma e di altre proprietà che erano di papà. Questi soldi mi saranno utili per le eventuali operazioni di femminizzazione, ma anche per le cure ormonali, anche se il mio stipendio &egrave più che ottimo.
Rimessi, probabilmente per l’ultima volta, i miei abiti maschili, sono ripartita per il Brasile con la promessa di sentirci e tenere mia sorella aggiornata sugli sviluppi della mia transizione.
Giunta nuovamente al villaggio, sono corsa in camera, mi sono spogliata come se avessi addosso qualcosa di irritante, mi sono fatta una doccia calda, mi sono dipinta le unghie di rosso, sia quelle delle mani che quelle dei piedi, mi sono spalmata su braccia e gambe una crema rinfrescante ed abbronzante. Ho sciolto i capelli e me li sono pettinati con la frangia (prima di partire li avevo tagliati per dar loro delle sembianze un pò più maschili), mi sono lievemente truccata con rossetto e mascara e dopo aver indossato mutandine e reggiseno, mi sono messa un abitino blu estivo con fascia alta. E dopo aver indossato un paio di sabot di pelle con tacco e punta aperta, sono corsa a casa della mia amica Anita e nell’entrare, con un sorriso a trentadue denti le ho detto “Sono pronta Anita! cominciamo! non vedo l’ora!”
“Bene, sono contenta per te! vedrai che ne sarai entusiasta!”.
Qualche giorno dopo, io ed Anita eravamo nella corsia del reparto di endocrinologia dell’ospedale, nell’attesa di essere visitata da una sua amica già informata di tutto.
Una volta entrate in ambulatorio , Anita e Cintia, così si chiamava la dottoressa, si sono salutate ed hanno parlato per un pò di un certo Rogerio. Vedevo che Anita ne sembra lievemente imbarazzata, ma con la sua solita classe ha fugato ogni mio sospetto dicendomi.
“Sai Rogerio &egrave quel bel signore bianco di capelli che tutte voi avete notato venire a casa mia, ma di cui nessuna mi ha mai chiesto niente! Ci frequentiamo! e Cintia lo conosce da un pò”.
“Ma veniamo a noi Cintia. questa &egrave Lucrezia, una mia cara amica di cui ti ho parlato che vorrebbe completare il percorso di trasformazione da uomo a donna, e quindi siamo qui a chiedere a te cosa c’&egrave da fare!”
Dopo avermi avvertito, per prassi, sugli eventuali rischi e controindicazioni, Cintia mi ha visitato ed ha calcolato il dosaggio di ormoni necessari per la mia cura ormonale.
“Sai Lucrezia, la tua &egrave un’età giusta per cominciare la cura, l’ideale sarebbe l’adolescenza, ma anche a 23 anni si riescono ancora a bloccare le caratteristiche maschili e a sviluppare quelle femminili. Per esempio vedo che hai ancora tutti i tuoi capelli, anche se hai un principio minimo di diradamento sulle tempie. Iniziando la cura bloccherai tutto ed i tuoi capelli si infoltiranno, inoltre hai buoni margini di sviluppo del seno. come erano i seni di tua madre e delle donne della tua famiglia?”
“Molto abbondanti, sesta per la nonna e mia madre una quinta abbondante”.
“Benissimo, hai buone probabilità di arrivare anche ad una terza! Può darsi che la cura ti crei malumore o lievi forme di depressione, ma facendola in questo modo completo avrai dei risultati a breve e comunque dovrai sempre tenerti monitorata qui da noi. Come sai poi, la cura non permette la modifica di alcuni aspetti del tuo corpo come la voce o la struttura ossea, ma per questo puoi ricorrere successivamente alla chirurgia estetica che ormai fa miracoli. Se alla fine della cura deciderai anche di cambiare definitivamente sesso, faremo le dovute considerazioni. OK? Per ora, buona fortuna tesoro!”.
Già il giorno seguente avevo in casa tutti i farmaci necessari per iniziare e mi ero fatta una tabella con tutto lo scadenziario di pillole da assumere e le visite da fare.
La cura ha cominciato a dare i suoi frutti già quindici giorni dopo: le areole dei miei capezzoli si sono allargate ed ingrossate diventando molto più sensibili; la pelle si &egrave fatta più sottile e delicata ed i capelli si sono fatti meno grassi e più setosi.
Mi sentivo al settimo cielo! Sentivo di essere come una ragazzina di tredici anni nel pieno del suo sviluppo.
Anche se all’inizio lo sapevamo solo io ed Anita, alle ragazze, la trasformazione, dopo un pò di tempo si &egrave manifestata in tutta la sua potenza: al sesto mese di trattamento ormonale il seno era già di una seconda misura abbondante. i fianchi si erano molto allargati evidenziando un bel culo sodo e la mia pelle si era fatta molto più sensibile. La mia muscolatura era notevolmente diminuita e il grasso corporeo, dall’addome si era spostato sui fianchi e sul culetto. Il mio viso, allo stesso modo aveva perso molti peli della barba e le unghie delle dita si erano fatte più sottili. E’ come se il mio corpo fosse da sempre stato predisposto ad essere femminile e non aspettasse altro per esplodere in tutta la sua bellezza.
Indossare un reggiseno che sosteneva un vero seno mi eccitava già così da morire, in più vedere i miei capelli lunghissimi fino al sedere, lucidi, folti e acconciati con la permanente mi inebriava.
Con il giusto push-up portavo decollete mozzafiato e con varie tinte portavo i capelli come desideravo.
Ero sempre più femmina e me lo sentivo e per completare l’opera avevo già quasi terminato l’eliminazione di barba e peli con l’elettrolisi e con due o tre operazioni chirurgiche avevo femminilizzato il viso: riduzione della fronte, naso più femminile, riduzione di zigomi, mento e mascella, leggero ingrossamento delle labbra ed asportazione del seppur piccolo pomo d’adamo. In programma, a breve, avevo la rimodellazione dei fianchi e la modifica della voce con una tecnica all’avanguardia in una clinica in Corea.
A meno che non mi si vedesse in mezzo alle gambe, anche a detta delle ragazze, non si notava affatto che fossi ancora geneticamente uomo.
Io e Simona, a parte qualche rara scopata (il mio gingillo ormai non tirava quasi più, e per le poche scopate con Simona occorreva tempo per poterlo alzare), siamo diventate grandi amiche: usciamo spesso insieme per negozi e locali, oppure cerchiamo sempre nuove spiagge per prendere il sole ed abbronzarci. Tante volte &egrave lei che mi accompagna per le mie visite dall’endocrinologo. Con lei sono andata a fare la mia prima visita dal ginecologo per il controllo al seno.
Di abiti maschili non ne ho più, neppure via in qualche armadio. In casa nostra ci sono soltanto abiti e scarpe femminili. E’ proprio la casa di due donne. Devo dire che il bagno, con i trucchi e le creme di entrambe, forse, sarebbe meglio fosse un pò più grande. Sul campanello esterno abbiamo anche messo i due nuovi nomi Simona F. e Lucrezia B.
Dopo le due operazioni mancanti, sopracitate, la mia voce &egrave diventata decisamente femminile e la mia silhouette fà invidia a moltissime donne: sopra il culo tondo, la mia vita si restringe per poi riallargarsi con i miei seni che, come predetto dalla dottoressa, stanno per raggiungere ormai la terza misura! Curo ogni dettaglio della mia persona in modo maniacale. Devo sempre avere i capelli perfetti e non voglio neppure un pelo superfluo sulle mie gambe abbronzate.
Il retaggio del vecchio Matteo &egrave soltanto dettato dalla mia precisione e dalla determinazione nelle mie cose e nel mio lavoro. Francesca per questo mi ha nominata responsabile dell’ufficio contabilità ed il mio rendimento &egrave notevolmente aumentato. Le ragazze, cosa che mi interessa di più, si fidano di me e mi hanno legittimato in questo ruolo. Ormai sono diventata anche una buona confidente ed amica di tutte. Sono talmente appassionata di trucchi che, diverse volte, mi chiamano per essere truccate da me.
Ho ampliato anche le mie amicizie: la dottoressa Cintia &egrave diventata ormai una cara amica che ho ospitato a casa per cena diverse volte e che mi ha permesso di conoscere diversi suoi colleghi e colleghe, mi sono fatta un giro di amicizie anche in alcuni locali della città ed in alcuni negozi. Inoltre, uscendo in compagnia con le ragazze del villaggio, ho conosciuto anche io molte delle persone che sono loro amiche.
Tutti, in ogni caso mi conoscono soltanto come Lucrezia e nessuno, a parte le persone del villaggio, sà che prima ero Matteo.
Devo ammettere che tra le diverse amicizie ci sono molti uomini e che le proposte indecenti, da che il mio corpo &egrave praticamente femminile, non sono certo mancate. Alfredo &egrave uno di questi e, vista la sua modalità, mi ha un pò raffreddata in tal senso: una sera in ufficio, rimasta sola per concludere un conteggio, me lo sono ritrovato dietro le spalle e, dopo aver iniziato un innocuo massaggio alle spalle, ha iniziato con le mani a scendere fino a palparmi le tette ed il culo. Al che mi sono girata e ho lasciato intendere che mi dava fastidio e mi imbarazzava. Lui risentito mi ha volgarmente apostrofata “Ma guarda la principessa con il pisello, va beh che ora sei carina e sexy, ma non butterei l’occasione di succhiare un vero cazzo, pensaci!” e nel dire così, fortunatamente se ne &egrave andato.
Se da un lato mi sono sentita umiliata, dall’altro la riflessione sui rapporti con gli uomini mi assillava sempre. Con i sex toys ormai avevo raggiunto buoni livelli: mi &egrave capitato di penetrarmi nel culo con un fallo di 26 cm, aiutata da Simona e così facendo riuscivo a soddisfarmi; ma ovviamente la tentazione di un vero uccello diventava sempre più forte. Soltanto temevo sempre di sbagliare l’approccio ed avevo aspettato tanto anche perch&egrave volevo che il mio corpo fosse il più femminile possibile per essere così pienamente desiderata. Tutte le avances ricevute dai vari uomini e Simona stessa non mi aiutavano in questo: Simo con la sua politica “vedi per provare” non si curava più neanche di capire se fossi in casa o meno per portarci i suoi tori da monta e scopare sguaiatamente in ogni stanza dell’abitazione. Ogni volta che uscivamo poi mi presentava solo uomini o tentava di organizzare, contro la mia volontà, incontri a quattro, che andavano puntualmente buchi per la mia reticenza.
Facevo, in compenso, lunghe sedute e passeggiate con Anita, che ormai consideravo l’amica più saggia. Lei, con me, si &egrave aperta moltissimo man mano che la mia trasformazione in donna procedeva ed &egrave emersa una figura decisa e ferma sulle proprie convinzioni, molto saggia ed intelligente, ma anche piuttosto disinibita nella propria intimità.
“Vedi Lucrezia, ho fatto delle grandi battaglie perch&egrave noi donne potessimo vivere come meglio desiderassimo la nostra femminilità, ma sopratutto di decidere come meglio credessimo del nostro corpo e della nostra mente. Ma questo non mi ha portato, estremizzando, come &egrave stupidamente successo a molte di noi, ad odiare o respingere gli uomini. Io e mio marito abbiamo vissuto una intensa vita amorosa e a me di lui, piaceva sopratutto la sua prestante virilità oltre alla sua dolcezza ed alla sua intelligenza. Facevamo interessanti discorsi ma non ti nego, anche delle grandi scopate!” e così dicendo abbiamo riso insieme.
“Non bisogna temere la sessualità. E’ una cosa talmente bella che vale la pena viverla nella sua complessità. Anche se occasionale, occorre vivere in modo intenso il momento. Non bisogna negarsi al proprio uomo e non bisogna temerlo. Quel momento occorre costruirlo insieme. In fondo, anche tu, nei panni di Matteo hai avuto dei rapporti sessuali, no?. Il desiderio, finch&egrave c’&egrave stato, &egrave stato tanto suo quanto tuo. Certo che se svanisce non conviene insistere. Non devi temere di appagare a tutti i costi il tuo uomo con l’ansia di non poterci riuscire e vivere poi il senso di colpa. Se hai la passione e non ce la fai a soddisfarlo vuol dire che qualcosa che non va c’&egrave anche in lui. Ma se ti presenti tesa e timorosa di vivere il rapporto, anche l’uomo si blocca e i presupposti perch&egrave possa funzionare, affondano!”
“Ma io sarei anche pronta, solo che ho sviluppato una sorta di ansia da prestazione, per cui temo di non riuscire ad eccitare il mio uomo o peggio che non mi voglia per il mio essere diversa!”
“Sul fatto che tu sia, per ora, una transessuale, seppur molto più bella di molte donne, basta dire la verità al momento giusto! per l’ansia da prestazione non devi avere paura. Se un uomo accetta di venire a letto con te, vuol dire che &egrave sufficientemente eccitato per fare l’amore e anzi, potresti anche farti guidare da lui! Io con Rogerio, ormai mi concedo anche dietro. Perch&egrave non dovrei?!? Lui &egrave dolcissimo ed &egrave arrivato a penetrarmi nell’ano dopo un intenso gioco di complicità. Mi eccita pure ed arrivo anche ad avere l’orgasmo così”
Anita con la sua calma e la sua soave dialettica mi aveva molto aiutata a comprendere cosa fare e come farlo. L’unico aspetto era che non avrei voluto perdere la mi verginità femminile con il primo sconosciuto o tantomeno con un perverso come Alfredo. Avrei voluto che per la prima volta ci fosse un uomo che comprendesse il mio disagio, così che insieme potessimo, conoscendoci, affrontare il momento con maggiore intimità.
Da che vivevo lì, a parte Alfredo e gli amici di Alessia e Mary, non avevo intessuto nuove amicizie maschili così profonde da arrivare a qualcosa di più. Anche gli amici dell’ospedale della dottoressa Cintia erano poco più che formali. Da qualche tempo però, circa tre mesi, avevo conosciuto un ragazzo italiano sui trentacinque anni che, mollato tutto in Italia, aveva aperto un negozio proprio qui a Fortaleza dove vendeva prodotti per la spiaggia. Non era un adone, ma era piacente, buono e simpatico. Alto un metro e settantacinque circa, leggermente sovrappeso ed un poco stempiato. Portava un paio di occhiali e aveva deciso di ricominciare tutto daccapo dopo aver scoperto che la sua ragazza si faceva pompare da un giovanotto di colore. Andrea si chiamava e con lui avevo iniziato un bel rapporto di amicizia che ci aveva portato anche ad uscire a cena o a pranzo diverse volte. Con le donne non &egrave che ci sapesse fare poi tanto, ma in compenso era divertente e con lui potevo parlare di ogni cosa. Inoltre avevo la sensazione di essere enormemente rispettata. Quando voleva essere “piccante” risultava goffo e mi faceva sorridere, ma non oltrepassava mai il limite dell’offesa o della molestia.
Non sapeva della mia trasformazione, ma in compenso gli ho raccontato tutto sul mio lavoro, la mia famiglia in Italia e sul rapporto di amicizia che avevo con le altre persone lì in città. Era anche molto dolce e, nella sua semplicità, mi ero accorta anche che ci provava: qualche regalo dal negozio, inviti improvvisi e gite noi due soli nel tempo libero. Con me si era anche particolarmente aperto e parlava di tutto. L’essere stato prima un uomo e poi essere diventato una quasi-donna mi permetteva di comprendere meglio le riflessioni maschili e quindi di essere molto in sintonia con i problemi che esternava.
Questo aveva accresciuto in lui il desiderio di intimità nei miei confronti e il mio corpo, ormai femminile, con curve mozzafiato, faceva il resto. Ero sempre io che frenavo per le problematiche già elencate in precedenza e lasciavo il tutto sul piano dell’amicizia. Ma dopo le parole di Anita e le riflessioni fatte sulla tipologia di uomo con cui desideravo avere il mio primo rapporto, ho capito che Andrea era l’uomo ideale. Il problema era capire se ci fosse stato ad avere un rapporto con una transessuale. Ho deciso di invitarlo a cena a casa e lasciare che il tutto succedesse con spontaneità: se si fosse offeso, era pur sempre un amico e, per il suo carattere, avrei potuto recuperare il rapporto di amicizia.
Quella sera Simona era elettrica e continuava ad inseguirmi per casa spiegandomi come averi dovuto approciarlo o come fare bene un pompino, o ancora come tenere bene le gambe in un smorzacandela…. non la sopportavo più e per fortuna sapevo che avrebbe dormito da Federica. Questo voleva dire, il giorno dopo, fare il resoconto del day-after a tutte, ma questo era il meno; l’importante sarebbe stato consumare il rapporto con Andrea.
Partita Simona, ho completato la mia preparazione: intimo nero tutto in pizzo con mutandine e reggiseno, nuovo vestitino rosso corto di raso al ginocchio a balze, capelli raccolti con un chignon basso che evidenziava un paio di orecchini in argento e oro con una perla pendente. smalto rigorosamente rosso alle unghie di mani e piedi, un trucco leggero per il viso con gli occhi di un blu scuro marcato per metterli più in evidenza. Una splendida collana in argento con perla finale che faceva il paio con gli orecchini, un paio di stupendi sandali bordeaux di marca e due gocce di chanel. La cena l’avevo ordinata ad un ristorante ed era soltanto da scaldare; io avevo preparato soltanto degli stuzzichini, ma tutto era pronto, anche la candela sul tavolo. Ero emozionatissima e desideravo tanto che tutto andasse per il meglio.
Alle 20.00 il campanello ha suonato ed io speravo con tutta me stessa che dietro quella porta ci fosse l’uomo che mi avrebbe tolto la verginità…..
Ho aperto la porta e dietro c’era Andrea vestito in modo casual con camicia, jeans e scarpe basse, con in una mano una vaschetta di gelato e nell’altra una rosa. E’ rimasto un pò stupito per il mio abbigliamento così elegante e, anche se non proprio una volpe, ha capito subito che le mie intenzioni erano chiare per la serata.
“Wow Lu, sei davvero molto bella!”
“Grazie Andy!” e con un pò di malizia da gatta morta ho aggiunto “Ci tenevo a farti vedere quanto potevo essere sexy!”
Lo vedevo che era un pò in imbarazzo forse per non aver capito subito che finalità avrebbe dovuto avere la cena, ma allo stesso tempo, una volta intuito il possibile epilogo, vedevo crescere in lui anche l’eccitazione.
Nelle sue stesse frasi lo sentivo un pò nervoso, divagando su cose di poca importanza e con la testa a pensare a chissà quale strategia per fare la prima mossa, così da mostrarmi tutta la sua virilità.
Per rompere il ghiaccio, mi sono avvicinata a lui, gli ho dato un bacio sulla guancia, l’ho ringraziato per la rosa, l’ho invitato a porre il gelato in freezer e, dopo essersi lavato le mani, a sedersi a cena che tutto era pronto.
Una volta a tavola ho servito la prima portata ed ho messo in tavola del buon vino rosso, ne ho versato un bicchiere ad Andrea ed uno a me e abbiamo così iniziato la cena.
Durante la cena non lesinavo complimenti alla sua persona ed al suo fisico: mentendo un poco gli ho detto che gli uomini un pò “in carne” mi attiravano più degli altri. Andrea stava rosolando piano piano e la sua eccitazione lo rendeva sempre più nervoso.
Gli ho detto che verso di lui, da subito, ho sentito una forte attrazione erotica e che l’avevo pensato spesso, ma temevo di rovinare la nostra amicizia; solo non c’&egrave l’ho più fatta e questa cena era stata organizzata per dir lui di questo mio desiderio.
Andrea &egrave uscito come una diga in piena, dicendomi che sin dalla prima volta mi desiderava con tutto se stesso e che con me ci stava benissimo e che gli rendevo le giornate piene di vita; con un impeto di virilità ha pure ammesso di avermi già posseduto con il pensiero più e più volte! Io non ero innamorata, anzi, ma temevo di aver tirato troppo la corda, soltanto che la mia eccitazione ormai era a livelli di non ritorno e così, versati due bicchieri di cognac, l’ho invitato sul divano con me.
Il tempo di posare i bicchieri, scambiarci uno sguardo ansimante e l’ho visto lanciarsi con la sua bocca verso la mia. Ho istintivamente aperto la mia ed ospitato quella magnifica lingua saettante che se avesse potuto penetrarmi in gola più di così lo avrebbe subito fatto. Eravamo un fuoco: mi sono messa sopra di lui a cavalcioni e con la lingua, ho cominciato a baciarlo e leccarlo ovunque sul viso, sulle guance, il collo e le orecchie. Sentivo di non avere freni e desideravo quell’uomo ed il suo corpo in modo viscerale. Ho iniziato con le mani a palpargli il petto, la pancia, le gambe ed infine il pacco. Con mia grande sorpresa quel ragazzotto, in mezzo alle gambe, aveva già un cannone di marmo e il solo toccarlo mi aveva sconvolta: lo volevo tutto subito, adesso, dentro di me! Nel frattempo Andrea mi aveva abbassato il vestito fino alla vita e, dopo avermi tolto il reggiseno, mi stava succhiando i capezzoli delle tette rilasciando versi di goduria indescrivibili. Bollivo e non desideravo altro che essere scopata!
Ma in un istante mi sono tornate in mente le parole di Anita e la verità sul mio essere: non potevo continuare senza dirglielo! non doveva scoprirlo da solo, ci tenevo alla sua amicizia e l’averlo scelto era per questo motivo; perch&egrave mi aiutasse in questo momento.
Così, ripresami un attimo dalla foga, mi sono rialzata e mi sono seduta in parte a lui sul divano, sempre con il mio seno fuori, con i capelli scompigliati e con lo sguardo fisso su di lui.
L’uomo stupito, mi ha guardata in attesa di capire cosa stesse succedendo e come mai avessi interrotto quel piacere immenso.
Non sapevo da dove cominciare e rimuginando in pochi istanti cosa dire, in modo diretto gli ho detto:
“Beh, se fossi in te prenderei tutto, mi vestirei e me ne andrei a casa! perch&egrave di fronte hai una bugiarda!”
Andrea, che sembrava catapultato improvvisamente ad un interrogatorio di terzo grado, non riusciva a proferire parola e così continuando ho aggiunto, “Sai Andrea io con te ci stò benissimo e tutto quello che ho detto su di te &egrave vero, però ho omesso di dirti una cosa importante. Ho solo avuto paura di offenderti e ferirti, ma il desiderio di averti &egrave stato , credimi, sempre più forte, solo che……………”
“Solo che cosa Lucrezia?!?” mi ha chiesto lui sempre più confuso…
“Solo che io non sono la donna che credi io sia,…..vedi, io sono il frutto di un cambiamento iniziato più di un anno fà che ho desiderato con tutta me stessa, perch&egrave io sono da sempre Lucrezia, ma nata in un corpo diverso……” e qui &egrave arrivata la frase gelida ed istintiva di Andrea:
“Sei un uomo?”. e dicendola ha posato lo sguardo in mezzo alle mie gambe. Quella frase e quello sguardo mi avevano distrutta e senza volerlo mi ero coperta con una mano il seno e con l’altra tra le gambe.
“Scusa Andrea non volevo rovinare tutto, sei davvero un caro amico per me e, almeno come tale, non ti voglio perdere. Ti prego perdonami e dimentica tutto questo! Ti prego!”
Ero prostrata verso di lui e desideravo con tutta me stessa che mi dicesse qualcosa di tenero per chiudere la vicenda.
Istintivamente mi sono rialzata il vestito sul seno e, come un condannato, attendevo che l’uomo, che nel frattempo si era alzato e mi dava le spalle, se ne andasse in malo modo riabbottonandosi la camicia…
Andrea si &egrave invece fermato in quella posizione per qualche istante a riflettere e poi, rigiratosi verso di me, con la freddezza e la sincerità che pochi dimostrano..”Sai Lucrezia, &egrave incredibile come tu, nonostante ciò, sia una splendida donna e come sprigioni sensualità da tutti i pori. Sei una bomba sexy, e se non me lo avessi detto, mai avrei sospettato che tu avessi l’uccello tra le gambe. Se non hai intenzione di avere una storia seria e sei sessualmente soltanto passiva, io non vedo l’ora di averti tutta mia!”
Non credevo alle mie orecchie e con un impeto di gioia, ho lasciato ricadere il vestito lasciando scivolare fuori le mie tette e, correndo sui tacchi, ho fatto istantaneamente quei due passi necessari a volare tra le braccia del mio uomo. Gli ho infilato la lingua in bocca tenendogli il viso con entrambe le mani per poi lasciarle scendere fino al suo culo sodo ed al suo pacco di marmo che ho stretto in modo avido tra le dita.
Il livello di eccitazione di entrambi &egrave tornato alle stelle ed ora, che ero psicologicamente più rilassata, gli volevo dimostrare veramente quanto potessi essere donna e porca: mentre gli facevo un succhiotto sul collo e mentre lui mi massaggiava le chiappe, gli ho tolto la camicia ed ho iniziato, con colpi leggeri di lingua, a succhiargli i capezzoli già vistosamente duri dall’eccitazione. Poi, fattolo sedere sul divano, mi sono tolta completamente il vestito, e, rimanendo in mutandine e tacchi a spillo, ho appoggiato le mani sulle sue cosce ed esposto bene in fuori le mie chiappe con le gambe ben divaricate, gli ho re-infilato la lingua in bocca. Questa volta il mio bacio si &egrave fatto più languido e vizioso continuando a guardarlo negli occhi. Con voce sensuale l’ho invitato a massaggiarmi le tette ed i capezzoli e, con mia sorpresa Andrea ha preso due cubetti di ghiaccio dai bicchieri del cognac ed ha iniziato a rigirarmeli sulle tette e sui capezzoli. Era una sensazione incredibile: il caldo dell’eccitazione ed il freddo del ghiaccio insieme si mischiavano in un brivido di libidine. Con la bocca sono scesa prima sul collo, poi nuovamente sui suoi capezzoli ed infine sulla sua pancia, mentre con le mani continuavo a massaggiare il suo corpo virilmente villoso al punto giusto. Mi sentivo follemente donna e ardevo dal desiderio. Con lo sguardo ho ripreso gli occhi di Andrea e con un sorriso malizioso ho iniziato a sbottonargli i jeans e dopo averglieli sfilati mi sono inginocchiata tra le sue gambe e risalendo la coscia con piccoli baci sono arrivata al suo pacco.
L’odore acre del suo pene nelle mie narici mi sconvolgeva ed il profumo della sua pelle frastornava i miei sensi. Con un gesto delicato ma deciso gli ho abbassato i boxer e mi sono trovata davanti un cazzo di almeno venti centimetri già dritto e duro come la pietra con sotto un gran paio di coglioni ciondolanti e pelosi. Ho tolto completamente i boxer, gli ho allargato le gambe e con il cuore che mi batteva a mille, mi sono avvicinata al mio tanto agognato regalo.
Non credevo ai miei occhi: davanti a me svettava come uno scettro l’oggetto del mio desiderio più recondito, che fino ad un anno prima mai avrei immaginato di potere anelare. Andrea era anch’egli sconvolto dall’eccitazione e non vedeva l’ora di farsi fare questo pompino da me.
Con la mano destra ho afferrato la base di quell’asta di carne e con movimenti leggeri ho iniziato ad andare su e giù. Era incredibilmente caldo e lo sentivo pulsare dal desiderio. Con un movimento lento l’ho scappellato e ho liberato la sua cappella, rossa e lucida, con un odore inebriante di urina. Non resistevo più! Mi sono avvicinata con la bocca alle palle e socchiudendo gli occhi ed estraendo la lingua le ho soppesate ognuna con ampie lezzate; mi cadevano in bocca prima l’una e poi l’altra ed istintivamente le risucchiavo per poi rilasciarle. Poco alla volta sono risalita fino al bastone di carne ed alternando baci e leccate ho insalivato tutto il membro; arrivata alla cappella, dopo essermi fatta una sniffata della sua urina, l’ho assaggiata con labbra e lingua per poi spalancare la bocca ed ingoiare in un sol colpo quel cannone fino alla radice, con i peli del suo pube schiacciati sul mio viso. L’uomo, eccitato come un porco, mi ha afferrata sulla nuca e mi ha dato due o tre colpi avanti ed indietro, aggiungendo “Ohhh siii dai succhia, siiiiii così, sei proprio una tr….”, allora avendo intuito la sua eccitazione selvaggia volevo che si liberasse ed ho rincarato la dose, “Oh sii dai , dimmelo che sono la tua troia! Io sono qui per questo magnifico uccello e non vedo l’ora di sentirmelo sbattere tra le chiappe, e poi voglio essere purificata e lavata con la tua calda sborra dappertutto, capito caro il mio bel porcone!”. Andrea allora con una sorriso sadico mi ha pesantemente insultata “Bene, quindi vuoi essere una mignotta a tutti gli effetti,….comincia a succhiarmi il cazzo e a leccarmi il buco del culo che poi ci penso io a sfondarti le chiappe con il mio martello. Lecca Puttana!”.
Adesso ero ancora più eccitata ed in un fremito continuo ho continuato il mio pompino in modo magistrale, e come ordinatomi mi sono spostata sul perineo e sul suo buco del culo peloso infilando la lingua nel suo orifizio e leccando come una pazza tutto quello che trovavo. Andrea era pulito, ma residui delle sue feci, all’interno del suo ano mi hanno lasciato un retrogusto in bocca che mi eccitava ancora di più. Intanto sentivo il suo rantolo di piacere farsi sempre più affannoso ed intuendo che a breve avrebbe rilasciato il suo nettare bianco, mi sono sollevata, ho preso in bocca il bastone e con la mano ho iniziato a segarlo velocemente. Sono bastati pochi secondi che mi sono sentita la bocca riempita di caldissimi fiotti, uno dietro l’altro ed in quantità incredibile. Una parte l’ho inghiottita, ma buona parte ho dovuto lasciarla uscire per non soffocare e mi sono trovata le mammelle piene di sborra. Con il sapore salato di quella che avevo ingerito gli ho menato ancora un pò l’uccello per togliere le ultime gocce e con la lingua ho ripulito tutto il suo meraviglioso cazzo. Andrea mugugnava versi da toro da monta con frasi oscene e nel liberare il suo piacere mi aveva dato ogni forma di aggettivo che si poteva dare alla peggiore zoccola dei bassifondi più luridi. Adesso capivo perch&egrave Cristina mi aveva detto che quando era stata presa da Alfredo e dal suo amico ed era stata trattata da troia, godeva ancora di più. Era come se l’uomo, in questo modo, tirasse fuori un lato oscuro, ma eccitante, del nostro lato femminile.
Pulitogli bene il cazzo, Andrea, mi ha fatto i complimenti e mi ha invitata a mettermi a novanta, sopra un mobile, e dopo avermi tolto le mutandine e lasciatami nuda, ha preteso che allargassi bene le gambe per mettere in evidenza il mio buchetto.
“Non hai nulla da invidiare a qualsiasi donna, succhi il cazzo meglio che nei film porno. Però adesso ti devo preparare bene la fichetta che ti trovi dietro perch&egrave te la voglio sfondare a forza di scoparti!”, e così dicendo si &egrave posizionato dietro il mio culetto con la faccia, mi ha allargato per bene le chiappe e poi mi ha sputato sul buco del culo. La saliva che colava sullo sfintere mi ha fatto partire un brivido che &egrave arrivato dritto al cervello e mi ha obbligata a lanciare un versetto di piacere. Andrea ha quindi cominciato a leccarmelo ad ampie lezzate, sputandogli sopra diverse volte ed infilando la lingua più volte nel mio buchetto. Nel mio caso non c’erano rischi di residui perch&egrave mi ero fatta tre clisteri sapendo di doverlo prendere dritto su per il culo. Ero in un brodo di piacere: mentre il mio toro mi leccava da dietro, stravolta, continuavo a lanciare versi di goduria e contemporaneamente mi massaggiavo tette e capezzoli. Ad un certo punto ho sentito un dito di Andrea che si faceva largo nel mio ano per poi roteare bene all’interno così da preparare le mie viscere al suo siluro. Un pò di timore ce l’avevo perch&egrave l’uccello di Andrea, oltre che di venti centimetri era anche piuttosto largo, ma con i falli di gomma ero arrivata a 26 cm, quindi potevo benissimo ospitarne uno di venti. Il problema &egrave stato che il mio uomo non si &egrave limitato ad un dito solo! ha iniziato ad inserirne anche un secondo ed &egrave arrivato ad un terzo. Inizialmente ho provato dolore, ma lui noncurante ha continuato; quando poi il dolore si &egrave trasformato in piacere, non mi trattenevo più ed urlavo il mio godimento, “Ahhahhh siiiiiiiiiiii, dai sfondami il culo con le dita, brutto porco! Ohh si dai godo come una vacca, non resisto, ti prego scopami! scopami! Ti prego, lo voglio tutto su per il culo, ahhaahha, siiiiiiiiii!!” e senza che me ne accorgessi il mio gingillino penzolante perdeva liquido seminale. Senza toccarmi, ero venuta!
Sconvolta dalla situazione ho pregato Andrea perch&egrave mi sbattesse e così, lui, si &egrave alzato e dopo avermi chiesto di lubrificargli il cazzo con la lingua, mi si &egrave posizionato dietro e lanciandomi uno sguardo mi ha chiesto “Allora sei decisa ad essere scopata come una lurida sgualdrina nel tuo culetto sfondato!”
“Ohhh ti prego, non vedo l’ora, sfondami, ho una voglia di cazzo che non puoi credere! smetti di parlare e scopami!”.
Andrea, sudato ed ingrifato, ha preso in mano il suo uccello per la base ed ha appoggiato la punta del suo cannone sul mio sfintere, con l’altra mano mi ha bloccato il culo ed ha iniziato a spingere. Ho sentito il suo cazzo entrare tutto nelle mie viscere; mi &egrave mancato il respiro e mi &egrave uscito un sorriso d’istinto, perch&egrave finalmente Lucrezia &egrave stata deflorata e sverginata. Un’altro passo verso la mia completa femminilizzazione!
Andrea ha cominciato a pompare nel mio culo con sempre maggiore forza come un verro con la sua scrofa, lanciando versi da vero animale e io sconvolta, ma straeccitata lo invogliavo a spingere sempre più forte, “Ahhahhh siiiiiiiiiiiiiii, &egrave fantastico! siiiii, dai martellami il culo! Uhhuhhh spingi, spingi più forte, ti prego spaccamele queste cazzo di chiappe!”.
Siamo andati avanti così per un buon quarto d’ora, dopodich&egrave Andrea, sedutosi sul divano, ha preteso di impalarmi con uno smorzacandela: allora dopo avergli leccato per bene palle e cazzo, mi sono seduta sul mio scettro del piacere dandogli le spalle ed appoggiandomi sulle sue gambe. Anche lì mi ha pompata per dieci minuti buoni, sudando come un maiale e urlando senza ritegno. Infine mi ha presa di forza e messa di schiena, a gambe all’aria, sul divano. Me le ha allargate per bene e senza pietà mi ha nuovamente inforcata! Questa volta, dopo un pò che pompava, ho capito che stava per venire di nuovo e così l’ho pregato di farmela ingoiare tutta che non volevo perderne neanche una goccia: Si &egrave seduto a gambe larghe sul divano ed io, distesa di lato, come in precedenza, glielo ho preso in mano e ho iniziato a segarlo in modo energico, mentre con la lingua mi sono avvicinata alla sua cappella.
Quando l’ho sentito contrarre i muscoli ed aumentare i versi di piacere, ho ingoiato quel bel bastone e, in pochi istanti, sono stata inondata di calda sborra a fiotti continui.
Mi sono quindi dedicata per dieci minuti abbondanti a ripulire bene la sua asta leccando tutti i residui di sperma che trovavo così da lasciargli l’uccello ben pulito.
Terminato il tutto Andrea mi ha sorpresa abbracciandomi e dandomi un lungo bacio in bocca e chiedendomi se mi era piaciuto.
“Ma dico scherzi, &egrave stato semplicemente fantastico! Davvero Grazie, Andrea! non sai come &egrave stato importante per me farlo con te per la prima volta! Ci tenevo tantissimo che fossi tu!”
“Sai Lucrezia, a parte lo stupore iniziale, che non ti nego, devo ammettere che &egrave stato come fare l’amore con una donna vera! Hai la stessa sensualità e la stessa carica erotica che trasmetterebbe una donna. Se non avessi quel gingillo in mezzo alle gambe, non saprebbero mai che sei stato un uomo, credimi! Sei stata meravigliosa!”
Ero semplicemente estasiata dalle parole di Andrea e sempre più convinta della mia femminilità. Quando Anita mi disse che molti uomini con le mie caratteristiche avrebbero voluto cambiare sesso prima, aveva ragione. Avevo, infatti, come la sensazione di aver perso tempo. Ma ora tutto il tempo davanti a me sarebbe stato solo e soltanto di Lucrezia.
Ci siamo addormentati nudi ed abbracciati e la mattina, mi sono svegliata presto e ho preparato ad Andrea una ricca colazione e gliela ho portata a letto. Ancora infoiata dalla sera precedente, mentre il mio uomo si beveva il caff&egrave, gli ho alzato l’uccello con un egregio pompino e poi mi ci sono seduta sopra per cavalcarlo quel tanto che serviva perch&egrave mi svuotasse la sborra nelle viscere. La nostra scopata &egrave continuata sotto la doccia, dove Andrea mi ha inculata alla pecorina venendo per una seconda volta. Ci siamo vestiti e salutati con una lingua slinguazzata e Andrea mi ha chiesto quando ci saremmo potuti rivedere a breve perch&egrave troppo tempo senza massaggiare il mio culo burroso e scopare il mio buchetto del culo non ci poteva stare.
Da vera troia quale stavo diventando gli ho chiesto se la sera stessa fosse stato troppo tardi per farsi succhiare il cazzo, e subito lui ha accettato. Salutatolo mi sono diretta al lavoro dove, sicuramente, avrei perso almeno un’ora a raccontare della mia avventura erotica. Ma in fondo, tra amiche, si deve fare anche questo! Giusto? Baci baci.
Quando stavo per entrare in ufficio, ancora euforica per la mia notte di fuoco con Andrea, mi sono sentita afferrare il braccio e girandomi ho visto che era Simona: “Dai vieni alla macchinetta del caff&egrave, siamo tutte lì, ansiose di sapere….” e così dicendomi mi ha strattonato fin là.
Giunte nei pressi della macchinetta, le mie amiche, disposte come le damigelle di un matrimonio, erano lì con lo sguardo sospeso di chi stà guardando lo sbarco sulla luna e restavano in attesa di un cenno da me.
Allora, come nei film, dapprima ho finto uno sguardo sempre più triste e poi lanciando un sorriso a trentadue denti ho urlato “Lo abbiamo fatto!!!”. Allora mi sono sentita abbracciata da tutte che si sono complimentate con me.
“hai visto che non era tutto questo male scopare con uomo! E’ eccitante o no? di la verità, non &egrave la fine del mondo essere possedute da un maschio ingrifato?”
“Adesso però, gran troiona, vogliamo i dettagli però, lo sai che tra donne funziona così vero?”. Così, già consapevole di questo epilogo, senza negare un pò d’orgoglio per le doti virili del mio uomo, ho raccontato l’accaduto per filo e per segno.
Qualcuna mi ha apostrofata come ninfomane, le altre mi hanno detto che ho fatto benissimo e che dovevo continuare, ma in ogni caso tutte felici per il mio esordio sessuale al femminile.
La relazione con Andrea continuava più ardente che mai: scopavamo praticamente ovunque. Se avevo cinque minuti liberi in pausa pranzo, correvo in negozio da lui e mi facevo sbattere dove capitava: sugli scaffali, nel retrobottega, addirittura un giorno mi ha scopata in pieno orario di lavoro, sul bancone, con il negozio aperto. Un ragazzo &egrave entrato e vedendoci nella foga dell’amplesso, si &egrave girato lasciandosi sfuggire solo un “oops scusate, passo più tardi….” e se ne &egrave andato.
Il fine settimana chiudevamo praticamente casa e ne uscivamo la sera della domenica esausti e soddisfatti.
Avevo imparato come far godere il mio uomo con fantasie sempre crescenti e a lui piaceva tantissimo.
Un giorno l’ho invitato a casa e mi sono fatta trovare vestita da crocerossina sexy con l’abitino bianco che terminava appena sotto il culo ed una spaccatura vertiginosa sul seno. I capelli raccolti con un cappellino bianco con evidenziata una croce rossa nel mezzo, delle calze bianche a rete e due sandali, tacco 13, bianchi.
Labbra ed unghie rosso fuoco e trucco marcato da vera baldracca. Le tette raccolte in un push-up che le spingeva fuori oltre il dovuto. Infine un finto stetoscopio al collo.
Avvicinandomi a lui a quattro zampe come una gatta, gli ho abbassato i pantaloni e fingendo di visitargli la nerchia gli ho prescritto una cura ricostituente con effetto immediato a base di vigorosi pompini. Cosa che ho fatto immediatamente per poi essere impalata dallo stesso bastone.
Un’altra volta, vestita da segretaria porca, tanto che le mie colleghe qualcosa avevano intuito, l’ho fatto venire in ufficio e, dopo averlo legato alla sedia, mi ci sono messa sopra e mi sono fatta cavalcare tutta sera.
Anche se avevamo raggiunto un intesa eccellente, per me rimaneva sempre e soltanto un gran sesso. Non ero innamorata di Andrea, ma mi piaceva godere un gran tanto con il suo arnese. Invece lui, nonostante le parole spese al primo incontro, mi sembrava sempre più coinvolto, anche sentimentalmente. Non mancava di farmi regali particolari e preferiva sempre più spesso i momenti di coccole rispetto a quelli di sesso puro.
Io ero anche capace a fingere piuttosto bene facendo la gattina morta nei momenti teneri, ma solo perch&egrave volevo la mia razione di cazzo. A me quello interessava, più di tutto!
Da un lato mi dispiaceva, perch&egrave non lo volevo illudere e non volevo perdere la sua amicizia al contempo, ma era più forte di me: se restavo senza sesso per più di un giorno, impazzivo! la scoperta del cazzo mi aveva sconvolta. Non riuscivo più a farne a meno. Avrei dovuto parlargli chiaro, ma nel frattempo iniziavo a guardarmi in giro per allargare le mie cerchie.
Da donna quale ero ormai da tempo, mi ero sempre più convinta del potere che noi femmine potevamo esercitare sugli uomini con le giuste dosi di sensualità e fascino. Andrea, duro e virile, ci era caduto in pieno e da “solo sesso”, adesso desiderava qualcosa di più romantico.
Parlandone con Simona, anche il suo consiglio &egrave stato quello di parlare con Andrea per poter chiarire le cose. Però, nel frattempo mi ha proposto un incontro che solo qualche settimana prima avrei rifiutato e che invece adesso non potevo fare a meno di accettare senza pudore: un incontro, fuori città (così da non destare sospetti ad Andrea) a quattro, con due suoi amici maschi superdotati e disinibiti quanto basta.
La sera dell’incontro ho detto ad Andrea che ero fuori città con Francesca per lavoro (in fondo, un pò di verità nella cosa c’era …..) senza però avergli fatto prima un riconoscente pompino. Così dal tardo pomeriggio io e Simona abbiamo iniziato a prepararci per la serata: lingerie supersexy, capelli già preparati dalla parrucchiera, mini vertiginose e camicette che facevano più intuire che coprire, tacchi rigorosamente 12 e trucco provocante da supermignotte.
Intorno alle 19 siamo partite da casa nostra sulla nostra cabrio in direzione del ristorante nel quale ci saremmo viste con i suoi due amici.
Arrivate sul posto e dopo aver parcheggiato, abbiamo atteso i nostri compagni che dopo qualche istante sono arrivati a bordo di una porsche nuova fiammante. Erano un italiano ed un brasiliano. Enrico, l’italiano, sui 45 anni, gestiva alcune aziende qui in Brasile, mentre Paulo, più giovane di circa dieci anni, era un misto tra un tuttofare ed una guardia del corpo di Enrico.
Enrico, piuttosto stempiato con capelli biondicci e pizzetto curato era magro e non molto alto; Paulo, al contrario, era uno splendido mulatto con un fisico sexy e muscoloso in ogni sua parte, alto con dei capelli e degli occhi nerissimi nei quali mi sono persa da subito.
Enrico nei suoi modi di fare dimostrava di saperci fare con le donne e di averne fatte girare parecchie; Paulo invece, pur dimostrandosi simpatico, stava bene a non togliere il pallino della gestione al suo amico e probabilmente, benefattore.
Enrico, nel presentarci, mi ha subito fatto capire chi fossi mettendomi subito a mio agio: “Piacere Lucrezia, sei una donna davvero incantevole e, guardandoti, direi anche piccante. Non vedo l’ora di conoscerti un pò meglio! Simona si sbagliava nel descriverti, sei molto meglio di quello che mi ha detto.”
La serata &egrave continuata nel ristorante con battute e storie divertenti, ma anche con allusioni decisamente sempre più hot per riscaldare il clima, fino a quando, dopo aver pagato il conto, Enrico ci ha invitato a continuare la serata nella sua villa in riva al mare. Ovviamente noi, sempre più eccitate, abbiamo subito accettato! Li abbiamo così seguiti con la nostra auto sino alla villa di Enrico. Una villa enorme tutta cintata, ma lievemente sollevata sopra una collinetta che le permetteva di vedere il mare di fronte ed con un giardino enorme con piscina ed un fantastico gazebo con molti lettini e cuscini.
Enrico ci ha fatto accomodare proprio lì e ci ha portato una bottiglia di champagne ed un vassoio di frutta. Abbiamo bevuto diversi bicchieri di champagne e, sinceramente, assaggiato poca frutta, tanto che non mi sentivo ubriaca, ma sicuramente molto allegra. In questa situazione, voluta ad arte dai nostri uomini, ma assecondata senza remore da noi due, la mia sorellina troia ha voluto improvvisare uno spogliarello per tutti, fino a restare nuda con i soli tacchi a spillo e le mutandine; dopodich&egrave mi ha invitata a fare lo stesso: così senza pensarci due volte, vistosamente eccitata, mi sono avvicinata alla mia amichetta e provocante come una spogliarellista mi sono tolta tutti i vestiti, tranne tacchi e mutandine e poi riscoprendo una troiaggine che non pensavo a questi livelli, l’ho guardata, l’ho abbracciata e rivolgendomi ai due porci infoiati ho detto “Perch&egrave non riscaldiamo un pò l’ambiente che io ho un pò di freddo” e subito ho infilato la mia lingua nella bocca della mia ex-compagna limonando viziosamente con lei.
Con la coda dell’occhio vedevo i due tori massaggiarsi vigorosamente il pacco e cambiare il colore della pelle da rosa a rossastra; non resistevano più, erano pronti per la nostra miniorgia. Così Simona mi ha invitata ad occuparci di loro e staccateci l’una dall’altra ci siamo inginocchiate tra le gambe dei due, io tra quelle di Enrico e lei tra quelle di Paulo. Come previsto, appena tolti i pantaloni ed abbassate le mutande ne sono usciti due fantastici uccelloni già duri e violacei in punta. A dir la verità l’uccello che mi apprestavo a ciucciare io non superava i venti centimetri, mentre quello di Paulo sarà stato di almeno 28-30 cm e mi ha letteralmente ipnotizzato. Ma l’odore di urina del mio uomo mi ha richiamato ai miei doveri e così , dopo aver afferrato quello splendido cazzo, ho iniziato a ciucciarlo dalle palle fino in punta con ampie leccate e risucchi. Anche se questo era soltanto il mio secondo uomo, mi rendevo conto di quanto fossi veramente puttana con un uccello davanti agli occhi e di come fossi brava nel far eccitare l’uomo di turno. Era più forte di me, sentivo dentro un brivido sconvolgente che mi portava a desiderare visceralmente il cazzo, di succhiarlo, di sentirmelo dentro e di farlo sborrare a più non posso per provocare piacere. A me così piaceva e non potevo farci niente. Il sesso era ormai una droga!
Mentre osservavo la mia sorellina far contorcere il suo uomo con un pompino degno di un’aspirapolvere, ho spogliato il mio uomo completamente e partendo dai suoi capezzoli ho leccato ogni parte del suo corpo finendo di nuovo sul suo uccello e sui coglioni. Poi gli ho chiesto di mettersi a quattro zampe con il culo bene aperto ed allargato e con ampie lezzate gli ho ben ripulito perineo e buco del culo; Enrico gemeva di piacere senza risparmiare versi osceni ed invitandomi a continuare mi ha apostrofata “Dai brutta vacca da monta continua a pulirmi il buco del culo! Non ho mai visto una troia leccamerda sfondata come te!!!”. Incredibilmente, proprio come con Andrea, l’essere trattata da latrina vivente mi eccitava oltre ogni misura; probabilmente era un forma di masochismo recondito, ma non faceva altro che eccitarmi di più, infatti avevo i capezzoli che sembravano due punte di lance.
Poi Enrico ad un certo punto ha invitato l’amico a preparare le nostre passere ad essere sfondate, così mentre Paulo si &egrave fiondato sulla fica di Simona leccandola come un calippo, Enrico mi ha girata a quattro zampe sui cuscini con le chiappe alzate al vento e mi ci si &egrave posizionato dietro, mi ha afferrato le chiappe e poi partendo molto lentamente, mi ha ben insalivato il buchetto. Sentivo che sempre più spesso, con la lingua, entrava anche dentro il mio ano. Sicuramente non era la prima volta che si apprestava ad un operazione del genere e forse, quindi, a scopare con una transessuale. Poi, oltre la lingua, ad un certo punto ho sentito qualcosa d’altro forzarmi lo sfintere, ma al momento non mi sono sembrate dita della mano. Così, girandomi per capire meglio, ho visto che aveva in mano una grossa banana intera e non ancora sbucciata. L’aveva cosparsa di gel lubrificante e, piano piano, cercava di infilarmela nel culo. Operazione che un poco alla volta gli &egrave riuscita perfettamente: ormai avevo la banana completamente nel culo. Con il solo picciolo, la muoveva dentro e fuori e nel frattempo mi leccava le chiappe. Ero sconvolta dal piacere e adesso desideravo solo essere perforata dal suo cannone! così glielo ho espressamente detto “Ascolta maledetto porco, adesso ho solo voglia del tuo cazzo tra le mie chiappe, quindi toglimi quella banana dal culo e sfondami fino a sfinirmi!”. Enrico un pò sorpreso da tanta veemenza nella mia richiesta non se lo &egrave fatto ripetere ed appoggiata la cappella sul buco del culo ha spinto e in un colpo solo mi &egrave entrato dentro, iniziando a cavalcarmi alla pecorina. Quella maiala di Simona, mentre veniva montata a smorzacandela cavalcando il siluro di Paulo, seduto sul divano, mi ha invitata a leccarle i capezzoli delle tette mentre venivo sfondata dietro. Così le ho leccato bene entrambe le poppe, poi un pò incuriosita da Paulo, sono passata dai capezzoli di Simona a quelli di Paulo: belli, duri e sporgenti! Aveva un odore da maschio inebriante e quel fisico possente sembrava non chiedesse altro che scoparmi.
Simona si deve essere accorta di questo mio crescente desiderio verso di lui perch&egrave dopo dieci minuti ha chiesto il cambio e di poter così assaggiare il palo di Enrico.
Scambiateci i partner, non ho esitato un secondo a prendere in bocca, supereccitata, la bestia che Paulo aveva in mezzo alle gambe: era davvero enorme. Visto da vicino non lo inquadravo neppure tutto; leccarlo tutto dai suoi splendidi coglioni ciondolanti alla punta ha richiesto un grande impegno, ma non bastava mai. L’ho leccato ovunque, insalivandolo bene e poi gli ho fatto lo stesso lavoro fatto ad Enrico, ripulendo per bene il suo buco del culo. Mi cresceva l’ansia di secondo in secondo all’idea di essere infilzata dal quel cazzone enorme, ma il desiderio era troppo forte e così lanciatogli uno sguardo malizioso che faceva intendere che quel mostro lo volevo ben conficcato nelle mie viscere, Paulo, mi ha fatta alzare, mi ha fatta mettere a schiena in giù sul divano con le gambe ben divaricate, ha sputato due o tre volte sul mio buchetto per lubrificarlo bene e poi mi ha inculata senza pietà in un sol colpo.
All’inizio mi &egrave mancato il fiato, perch&egrave quel cannone oltre che lungo era anche piuttosto largo, ma poi man mano il mio bull pompava sempre più forte, &egrave subentrato il piacere più osceno: urlavo frasi talmente sconce che Simona ed Enrico mi guardavano quasi stupiti mentre scopavano alla pecorina.
“Aaaaaaahhhhhhh siiiiiiii, dai sfondami!! Porco bastrado che non sei altro, spaccami il culo in due e puliscimi con la tua sborra calda!!!”. Chissà, se fossi nata subito femmina, forse oggi sarei una prostituta navigata o una pornostar!
I due tori ci hanno scopate per una buona mezz’ora ancora, ed infine ci hanno fatte mettere sdraiate sui cuscini a pomiciare tra noi con la lingua, poi ci hanno puntato gli uccelli in faccia e dopo esserseli menati un pò, ci hanno scaricato addosso tutta la loro sborra: Paulo mi ha letteralmente lavata. Continuava a schizzare violentemente fiotti bianchi e caldi sul mio viso, sulle tette, sulla pancia e sulle mie mani. Ancora gocciolante, l’ho preso in mano il suo bel batacchio, e l’ho asciugato per bene con la lingua, ovunque. Volevo ancora godermelo un pò prima di tornare a casa, sapevo che non mi sarebbe ricapitato tanto facilmente ancora un cazzo così gigante. Così glielo fatto tornare duro e con un pompino magistrale l’ho fatto sborrare ancora, ma questa volta me la sono bevuta tutta!
Alla fine, esauste, ma soddisfatte, ci siamo rivestite e dopo aver bevuto ancora qualcosa con Enrico e Paulo, li abbiamo salutati con una calda slinguazzata promettendoci di rivederci ancora e siamo tornate a casa.
Prima di salire in auto, Enrico mi si &egrave avvicinato ed all’orecchio mi ha sussurrato “Sei stata eccezionale questa sera, sei più femmina e troia tu di molte altre donne con cui ho scopato fino ad ora. Buonanotte principessa!”.
Quelle parole, al di là dell’imbarazzo iniziale, mi hanno riempito di orgoglio e confermato ancora una volta, come se non ce ne fosse stato bisogno, che avevo fatto la scelta giusta a diventare Lucrezia!
In auto con Simona, ridendo come due deficienti, parlavamo della nostra prestazione e del fantastico cazzone di Paulo che, in un attimo, mi aveva fatto dimenticare l’uccello di Andrea. Già Andrea,….adesso gli avrei dovuto parlare: o accettava che le nostre sarebbero state solo sane scopate, oppure avrei preferito chiudere il rapporto e restare soltanto amici. In fondo, anche grazie alle mie amiche, di cazzi in giro da assaggiare ce ne erano tanti e probabilmente anche più grossi del suo!
Andrea, come previsto, non prese bene le mie parole sul fatto di ridimensionare un pò il nostro rapporto: io gli ho detto a chiare lettere che se me ne fosse presentata l’occasione sarei andata a letto con qualsiasi uomo mi intrigasse e lui mi ha fatto una mezza scenata di gelosia: quando gli ho detto che gli accordi li aveva stabiliti lui durante il primo incontro, mi ha risposto che in fondo non si sarebbe aspettato neppure lui che si potesse creare un feeling particolare tra di noi….
Alla fine comunque ha accettato le mi richieste e, anche se siamo rimasti amici, le nostre scopate si sono fatte più freddine: quando ce ne capita l’occasione lo facciamo ancora, ma lui si limita a sbattermi e ha svuotare i coglioni nel mio culo o nella mia bocca senza particolari attenzioni o gentilezze. Mi sborra dentro e poi si và a fare la doccia senza degnarmi neppure di uno sguardo. La mia sensazione &egrave doppia, ammetto: da un lato mi eccita perch&egrave mi fà sentire una troia da usare per soddisfare i suoi istinti, ma dall’altro, quello intimo femminile, mi lascia un pò di amaro,…ma tant’&egrave!
Ma se con Andrea le scopate si erano fatte sporadiche, con altri uomini, avevo cominciato a divertirmi alla grande: oltre a frequenti scopate a casa di Enrico e Paulo, grazie all’aiuto di Simona, sono diventata piuttosto troia: La scorsa settimana abbiamo organizzato una serata hot con due fornitori locali brasiliani piuttosto giovani. Sono due artigiani del posto con i quali siamo soliti avere rapporti di lavoro per i nostri resorts. Con la scusa della contabilità del lavoro, gli abbiamo chiesto di trattenersi un pò di più ed avendo tirato ormai le 8.00 di sera gli abbiamo proposto di prendere delle pizze, mangiare qualcosa insieme e poi continuare con il lavoro.
In realtà non c’e n’era affatto bisogno, poich&egrave avevamo già ultimato il tutto, ma ci eravamo talmente invaghite di quei due manzi che i nostri buchetti fremevano all’idea di essere riempiti dai loro manganelli.
Mentre io mi sono spostata in bagno per darmi una ripassata e sistemarmi la lingerie, Simona ha cominciato il lavoro di approccio: dapprima ridendo e scherzando e poi spingendosi oltre facendosi abbracciare, prendere in braccio e toccacciare quà e là. I due tori ormai avevano capito perfettamente l’andazzo della serata e, mentre uno si stava lasciando andare in modo palese, il secondo sembrava più titubante. Spintosi verso il bagno, l’ho incrociato e l’ho fermato:
“Di là la tua amica si stà lasciando un pò troppo andare….”, ed io “e se fosse quello che vogliamo?, siete due bei maschi piazzati bene e ci piacerebbe divertirci con voi! qualche problema?” , “Beh sai, io….so…sono sposato da poco tempo e non vorrei……..” “Hey , guarda che noi vogliamo soltanto divertirci e basta, questa sera puoi tornare dalla tua mogliettina tranquillo , tranquillo!” ed appoggiando la mia mano sul suo considerevole pacco gli ho chiarito, “fai come vuoi, ma io voglio solo questo! e sono sicura di farti impazzire dal piacere se me lo lasci usare!”
Il ragazzo ha accennato un sorriso sornione e guardandomi mi ha afferrata dietro la nuca dicendomi “Beh, in fondo, se vuoi soltanto il cazzo, perch&egrave no……” e subito dopo mi ha messo la lingua in bocca e con una foga inaspettata mi ha spinta contro di s&egrave iniziando a massaggiarmi energeticamente le chiappe. In pochi secondi avevo già le tette al vento e sull’equilibrio precario del mio tacco 12 mi sono trovata con le mani al muro e le chiappe rivolte verso il mio toro che senza pensarci su troppo mi ha alzato il tubino e mi ha abbassato le mutandine fino alle caviglie, ma prima che gli potessi spiegare mi ha anticipata……..”ah che sorpresa, non l’avrei detto, sei una splendida trans e quelle come te mi intrigano molto” . Ecco fatto! ghiaccio rotto! adesso toccava al mio culo essere rotto.
Dopo avermi spogliata completamente nuda, lasciandomi vestita dei soli gioielli, dei tacchi a spillo e del mio profumo, mi ha riportata in sala dove la mia amica vacca, già nuda, era impegnata in un focoso smorzacandela rivolta verso di noi: la vedevo splendidamente stravolta a cavalcare quella mazza di carne. Lei, tra l’altro, non risparmia neppure un grammo del suo piacere e quindi si spendeva in urla e frasi di godimento tipo “oohhh siii, dai sfondami la passera, sfondamela maiale, dai……….scopami tuttaaaaaa!!! aah siii”.
Questa splendida scena non ha fatto altro che infuocare sia me che il mio nuovo bull: allora l’ho fatto sedere a gambe larghe sulla mia sedia d’ufficio, mi ci sono inginocchiata davanti, ho afferrato il suo magnifico cazzo e ho cominciato un sontuoso pompino con tanto di rumorose lezzate.
Dopo avergli ben inumidito il palo e contemporaneamente essermi inumidita il buchino, gli ho chiesto perentoriamente di sfondarmi quanto più potesse. Il maritino intimorito di qualche minuto prima aveva ormai lasciato il posto ad un bufalo ingrifato che sbuffava per impalarmi.
Senza mezze misure mi ha afferrata, girata e piegata a novanta gradi sul tavolo, si &egrave abbassato qualche secondo a ripassarmi con la lingua il buco del culo per essere sicuro di aprirmi bene e poi, puntato il missile sul forellino, lo ha spinto come un toro tutto dentro. Mi &egrave mancato il fiato per qualche secondo, ..era veramente grosso, ma il piacere di essere inculata si &egrave subito manifestato in tutto il mio essere puttana:
“Ooohh sììììì, dai spingi e stantuffami bel porco, sono la tua scrofa, scopami così, ahhha sììììì……”
Il verro, senza farselo ripetere mi ha scopata in questa posizione per un buon quarto d’ora senza sosta, era veramente prestante e potente.
La mia amica troia, chiedendo una breve pausa, mi ha lasciato in consegna anche il suo cannone,………mi sono ritrovata così, sul tappeto, a pecorina, con l’uccello del mio uomo in bocca e quello del suo amico nel culo che pompava come un forsennato. Non che mi dispiacesse, anzi…….
Dopo esserci fatte sfondare in tutti i buchi a disposizione, io e la mia amica baldracca, abbiamo deciso che era venuto il momento di farci inondare di sperma su tutto il corpo. Avevo proprio sete di sborra e non vedevo l’ora di riversamene una bella quantità nello stomaco.
Così io mi sono presa in consegna il cazzo dell’uomo di Simona e lei quello del maritino. Con un egregio lavoro di mani e bocca, leccando anche palle, buco del culo e perineo, in pochi minuti, i due giovani puledri, hanno eruttato il loro seme ad ampi fiotti nelle nostre bocche: io e la Simo, ovviamente, non ne abbiamo perso una goccia e ci siamo scambiate i due tarelli per ripulirmi perfettamente.
Per le nostre colleghe eravamo diventate, ormai, quasi dei modelli di riferimento per l’ambito sessuale: non mancavamo mai di definire ogni dettaglio delle nostre avventure e loro ci ascoltavano il più delle volte stranite e incuriosite.
L’unica che aveva lo stesso vigore sessuale, nei suoi racconti, rimaneva Cristina che, con Alfredo, oltre ad essere abitualmente sbattuta, era costretta (con sua estrema compiacenza) ad incontri con altri uomini. Alfredo si era dimostrato un vero porco perverso, al quale piaceva veder anche la propria donna scopata da altri uomini. Quando ancora ero nei panni di Matteo e quando ero all’inizio della mia transizione mi ripugnava e lo ritenevo soltanto un depravato. Ma ora che il mio lato femminile era uscito allo scoperto, sopratutto in tutta la sua inaspettata troiaggine, apprezzavo sempre di più quel suo lato da maschio dominante che usava la sua donna per soddisfare tutti i propri istinti, anche i più selvaggi.
Sono stata più volte tentata di chiedere a Cristina di essere coinvolta nel loro menage, ma oltre a chiedere qualche dettaglio piccante in più, non mi sono mai spinta oltre. Il mio timore era che Cristina, nonostante Alfredo fosse piuttosto libertino (in diversi sospettavamo che si scopasse altre donne), volesse, all’interno dell’ufficio, una sorta di esclusività.
Parlandone con Simona, il suo suggerimento &egrave stato quello di tastare il polso di Alfredo senza coinvolgere Cristina: Alfredo, per comodità e per non creare complicazioni, non avrebbe coinvolto Cristina nella cosa.
Soltanto che il problema ora sarebbe stato l’approccio, perch&egrave tutte le volte che lui ci aveva provato con me, io mi ero sempre dimostrata riluttante ed offesa. Come potevo dimostrare di aver cambiato radicalmente idea nei suoi confronti?
L’occasione si &egrave presentata quando Cristina, per lavoro, si &egrave dovuta assentare qualche giorno dal villaggio.
Senza perdere tempo, la stessa sera, mi sono agghindata da vera mignotta con tacco 12, abitino corto e lingerie provocante. Alfredo al termine del lavoro era solito frequentare un piccolo locale qui vicino con alcuni amici brasiliani. Mi ci sono recata verso le 21.00 e il mio toro era là, bello e arrogante, a fare il protagonista in mezzo agli altri. Mi sono seduta su un tavolino laterale, ma ben visibile ed, infatti, poco dopo, mi ha notata ed ha subito intuito il motivo della mia presenza, oppure ha fatto lo spaccone come suo solito perch&egrave ha esordito ad alta voce in brasiliano: “Ragazzi vi presento un mio amico,……ah ah ah ah scusate un’amica; sapete, nonostante quelle magnifiche tette che vedete, sotto si nasconde un bel cazzo;….chissà però la ragazza &egrave cambiata, tempo fà il mio cazzo non le piaceva……….”
Cogliendo l’occasione ho ribattuto “Allora mettimi alla prova!”
“Ohoho! Vedo che siamo meno schizzinose………, chi ti dice che sia io, adesso, a non voler più sfondare quel tuo culo da frocetto??”
Sempre sola in quel tavolino e circondata da tutti quei maschi rozzi e assatanati gli ho risposto: “Magari non sai cosa ti perdi!” e nel frattempo quella situazione imbarazzante in cui venivo maltrattata da tutti loro iniziava ad eccitarmi non poco.
“Allora visto che sei così sfrontata e troia e visto che oggi &egrave il compleanno del mio amico Jos&egrave, ho deciso che ti regalerò a lui e gli farò compagnia! nel frattempo gli altri amici potranno guardare!”
La compagnia di porci &egrave scoppiata in grida di felicità e non smetteva di ringraziare il loro magnaccia che gli aveva procurato la donna da sbattere.
Non era quello che avevo in mente, anche perch&egrave una scena così eclatante sarebbe arrivata presto alle orecchie di Cristina, ma quella indescrivibile emozione di donna-oggetto usata esclusivamente per soddisfare gli istinti animali di una sera mi faceva già bollire dall’eccitazione!
Alfredo mi ha afferrata per un braccio e trascinata su per le scale fino ad una stanza, che, visto l’arredo, sembrava destinata alla sola funzione di soddisfacimento delle voglie sessuali dei clienti del locale.
Tre amici di Alfredo si sono posizionati vicino alla porta di ingresso, seduti su tre sedie e con sguardi perversi hanno iniziato a massaggiarsi il pacco in attesa dello spettacolo; il “fortunato” Jos&egrave invece era già quasi completamente nudo ed Alfredo si stava per spogliare lì vicino al letto.
Jos&egrave, tra l’altro piuttosto bruttino, mi si &egrave avvicinato con il cazzo in mano e con un gesto esplicito mi ha intimato di iniziare a succhiargilelo; io, dopo un attimo di riluttanza, anche per un certo odore di urina che emanava, ho incrociato lo sguardo di Alfredo che con severità mi imponeva il suo volere, così ho afferrato quell’uccello quasi duro ed ho cominciato a leccare cappella, asta e palle.
Alfredo nel frattempo, nudo e con il cannone al vento, mi stava slacciando l’abitino e, dopo quello, mi ha tolto pure il reggiseno liberando le mia quarta di poppe: da vero porco me le ha afferrate entrambe massaggiandomele vigorosamente da dietro, mentre spompinavo il suo amico, e guardando il resto della combricola ha commentato “Ah Cazzo! guardate che belle mammelle!! e pensare che due anni fà non esistevano! Adesso ci voglio affondare dentro l’uccello!”.
A quella vista i tre spettatori si erano calati pantaloni e mutande ed avevano iniziato delle vere e proprie seghe.
Alfredo adesso reclamava la sua parte e lasciatami con le sole autoreggenti ed i tacchi a spillo, mi ha posizionata alla pecora sul letto ordinando al suo amico di inumidirmi per bene il buchetto del culo mentre lui si faceva ciucciare il bastone da me.
Finalmente avevo tra le mie mani il cazzo di quel bel maiale e senza pensarci due volte l’ho afferrato alla base e dopo uno sguardo malizioso al verro, con la lingua mi sono messa a leccare il mio tanto agognato premio.
Alfredo aveva un bel tarello, sui 18/20 cm, ma con un diametro consistente; bisognava fare ben attenzione, quando lo si affondava tutto in bocca, a non toccarlo con i denti: dovevo spalancare le fauci il più possibile.
Ma ormai posso dire di essere diventata una pompinara esperta e quindi maneggiavo l’arnese con grande maestria.
La dimostrazione della mia abilità era che quel magnifico bastone mi stesse crescendo in bocca diventando sempre più duro e vigoroso svettando come l’asta di una bandiera sul mio viso.
L’eccitazione tra i presenti stava raggiungendo livelli sempre più elevati: Alfredo, verificato che il buchino fosse pronto ha intimato Jos&egrave di prepararsi a sfondarmi. Allora quello mi si &egrave posizionato dietro, a gambe larghe, afferrandomi i fianchi con una mano e con l’altra guidando il suo uccello verso il mio orifizio. Quando &egrave riuscito, dopo due o tre tentativi, ad incularmi, gli amici porci lo hanno applaudito con quella complicità da camerata tipica degli uomini e lo hanno invitato a pompare sempre più forte. Io, da vera troia, in brasiliano, lo incitavo a sfondarmi sempre di più:
“Ahahahhaaaaa, ohh sìììììì, ti prego sfondami le chiappe bel toro! Ohh sììì daììì, spingi più forte, ti prego!!!”
Mentre venivo montata sempre più forte da dietro, Alfredo mi ha riafferrato il viso con energia e in un colpo solo mi ha ficcato il cazzo in bocca dicendomi “Zitta zoccola! adesso godi ciucciandomi la verga!”.
Così tra un mugugno di piacere e l’altro godevo come una cagna nell’essere presa contemporaneamente davanti e dietro.
“Guardate questo travone, prima era un campione di morale e adesso,………..si farebbe sfondare il culo anche da un cavallo”. Alfredo mi umiliava con estrema serenità e senza pudore suscitando le risate e la stima, nei suoi confronti, degli amici.
Jos&egrave era sempre più ingrifato ed eccitato, tanto che dalla sua bocca sentivo cadere gocce di saliva sulle mie chiappe e in più aveva preso a sculacciarmi con sempre maggiore forza. Intanto Alfredo, da porco esperto, mi faceva muovere la testa a suo piacimento così da leccargli bene il tarello.
Jos&egrave, al culmine del piacere, afferrandomi entrambe le chiappe e spingendomi a s&egrave, mi ha inondato le viscere di sperma mugugnando il suo piacere.
A quel punto Alfredo ha deciso che era il suo turno di sfondarmi, così mi ha girata in modo da centrare il mio culo tra le sue gambe e senza pensarci mi ha infiocinata intimandomi di finire il lavoro a Jos&egrave,..”Dai amico, mettiglielo in bocca che te lo fà tornare lucido e pulito, così tua moglie non si accorge di niente!!” e giù tutti a ridere con complicità.
Così ho eseguito e mi sono bevuta le ultime gocce di sborra che il brasiliano aveva sul cazzo e gli ho lustrato asta e cappella a colpi di lingua. Ma il vero piacere lo sentivo tra le chiappe con il bastone di Alfredo che nel frattempo mi pompava come una mucca e ansimava come un animale.
“E’ incredibile come in poco tempo tu sia diventata una gran troia da cazzo! non hai neppure più dignità! per il cazzo ti stai facendo scopare da persone che neppure conosci! Troia, bagascia e puttana da strada, questo sei diventata!!!”
“E visto che subisci così bene ho deciso che ti sfonderanno il culo anche gli altri”, spaventata da questa affermazione ho controbattuto “No! non riesco, io ero venuta qui solo per te e………”, ma non ho fatto in tempo a finire che, mentre mi scopava, mi ha tirato uno ceffone in faccia zittendomi! “Zitta puttana, sei qui perch&egrave ti piace il cazzo e ne hai una fame spropositata e siccome i miei amici invece hanno voglia di svuotare i coglioni, tu adesso, senza fiatare, gli lecchi l’uccello e ti fai sborrare dentro, chiaro!?!” .
Non avevo mai sentito una sensazione simile,..era un misto di timore ed eccitazione illimitata. Da un lato temevo quei tre uomini, perch&egrave oltre ad essere un pò esausta a forza di essere scopata da i primi due, li vedevo come cacciatori ansimanti della preda e sopratutto ben dotati di cannoni non indifferenti: il mio buchetto e la mi bocca cominciavano ad indolenzirsi. Ma l’idea di essere trattata da cagna dal proprio padrone mi inebriava il cervello!
Ubbidiente, ho così iniziato a leccare a rotazione i tre uccelli degli spettatori, mentre Alfredo continuava a stantuffarmi. Gli uccelli liberi li tenevo “in forma” masturbandoli con le mani. Ero completamente presa da quattro cazzi durissimi ed enormi.
Come Jos&egrave, anche i tre amici non erano particolarmente puliti, sia nel fisico che nell’uccello, sporchi di urina e sudore, ma ormai dovevo eseguire gli ordini del mio bull.
Improvvisamente ho sentito Alfredo aumentare i colpi nel mio retto aumentando anche le urla di godimento, intuendo che stava per eruttare. Anticipandomi, ha tirato fuori il cazzo e come si governa una vacca, mi ha afferrato il muso ficcandomelo in bocca con forza; menandoselo con due o tre colpi secchi ha iniziato ad inondarmi di lava bianca bollente le tonsille! Non finiva più quella calda sborra e, continuando a guardarlo negli occhi, me la sono bevuta tutta.
“Bevi vacca! che ne hai bisogno, tra poco verrai sfondata da altri tre uccelli”; infine gli ho ripulito per bene il cazzo in attesa della sua approvazione, proprio come un cagnolino quando vuole la carezza del suo padrone.
Ancora nudo si &egrave andato a sedere su una sedia occupata in precedenza dai tre amici e sorridendo loro li ha intimati di godere di me perch&egrave voleva vedersi lo spettacolo.
I tre non se lo sono fatto ripetere e con una furia da belve mi hanno scopata nel culo ed in bocca senza ritegno e ne rispetto. Alla fine, distrutta, sul letto, mi sono vista puntare i loro tre bastoni addosso e mi sono vista letteralmente coprire di sborra su tutto il corpo. Ero talmente stanca che non sono riuscita ad accennare una bench&egrave minima reazione lasciandoli fare ciò che volevano.
Il colpo di grazia finale me lo ha inferto sempre Adolfo quando ha chiesto ai suoi quattro amici, compreso Jos&egrave, di non lasciarmi lì sporca sul letto, ma di lavarmi bene, prima di andarsene: mi hanno così portata a braccia nella vasca del bagno adiacente e messisi in fila davanti a me, tutti e cinque, hanno iniziato a pisciarmi addosso la loro urina calda, sulle tette, sulle gambe, sulla pancia e sopratutto su capelli e viso. Un non ancora del tutto spiegabile istinto da mignotta mi ha portata ad aprire la bocca e a berne qualche sorsata, portando Alfredo a sentenziare: ” Sei proprio una latrina umana, se ti cacassimo in bocca, la mangeresti tutta! Cagna rottainculo che non sei altro!”.
Finito di scaricare la vescica, i cinque si sono visti invitare da Alfredo a bere qualcosa per festeggiare l’impresa e così mi hanno lasciata lì nuda, nella vasca, inondata di urina e sfiancata dalle loro scopate! Ci ho impiegato una buona mezz’ora a rialzarmi, lavarmi un poco e rivestirmi alla meglio, prima di tornare a casa. Quando sono scesa nel bar, camminando con estrema fatica passo dopo passo, era rimasto solo il barista e i cinque se ne erano già andati; mi ha accennato un sorriso malizioso e perverso come a giudicare la mia prestazione della quale probabilmente sapeva già tutto.
Lungo la strada, camminavo con le gambe leggermente divaricate per il dolore che sentivo al mio buchetto e perch&egrave le gambe stesse mi reggevano con fatica, indolenzite e spossate dall’interminabile cavalcata dei cinque tori da monta. Ma dentro di me covavo ancora quell’indescrivibile eccitazione di essere stata posseduta in quel modo: lo avrei rifatto altre mille volte. Quello che volevo, lo avevo ottenuto, forse anche meglio di come me lo aspettassi.
Ovviamente, da quel giorno, per Alfredo sono diventata una vacca buona soltanto per soddisfare i suoi istinti animali e quelli dei suoi amici: mi apostrofa sempre in modo volgare e mi palpeggia come una cavalla da riproduzione, ma a me, questo mi fa impazzire e, per quanto mi &egrave possibile, non nego mai le mie prestazioni da prostituta da bassifondi.
Cristina deve aver intuito qualcosa perch&egrave &egrave più fredda con me, nei rapporti personali, ma non me ne importa nulla. Pur di avere dentro di me l’uccello di Alfredo sono disposta a tutto!

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